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SIGNORI !!! NAZISMO,LA SUA VISIONE LA SUA DISTRUZIONE NELLE BIBLIOTECHE D'ITALIA

 

Livello bibliografico

Monografia

 

Tipo di documento

Testo a stampa

 

Autore

Diotti, Davide

 

Titolo

Nazismo : la sua visione , la sua distruzione / Davide Diotti

 

Pubblicazione

Empoli : Ibiskos, stampa 2006

 

Descrizione fisica

197 p. : ill. ; 20 cm.

 

Collezione

Il frangipane

 

Numeri

ISBN - 88-7841-171-X

 

Nomi

· Diotti, Davide

 

Soggetti

Nazionalsocialismo
Germania - 1933-1945
Guerra mondiale 1939-1945 - Germania

 

Paese di pubblicazione

ITALIA

 

Lingua di pubblicazione

ITALIANO

 

Codice del documento

IT\ICCU\CFI\0661385

 

Localizzazioni

 

 

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SEGNALATI ALL'INTERNO DELLA III EDIZIONE DEL CINGARI!!!!,18 OTTOBRE 2008

LIETI DI ANNUNCIARVI IL PRIMO POSTO NEL CONCORSO INTERRETE!!! VAI AL COMUNICATO

IL SAGGIO "GUERRA,IDEOLOGIA,MASSACRO,CENERI: UN ESEMPIO", E' STATO PREMIATO NELLA RASSEGNA DEL PREMIO LETTERARIO CASENTINO DI POPPI DEL 15 GIUGNO 2008.

I MOMENTI DEL NAZISMO SEGNALATO ALL'INTERNO DELLA SESTA RASSEGNA DEL PREMIO "LAGO GERUNDO DI PAULLO", 10 MAGGIO 2008

I momenti del nazismo premiato alla 22a Rassegna d' Arte e Letteratura Città di Viareggio il 10 febbraio 2008. La giuria presieduta dal Prof. F. Predinziani, Presidente del Premio San Domenichino di Massa.

I MOMENTI DEL NAZISMO PRESENTE IN ABEBOOKS E DEA LIBRI

Abstract: I Momenti del nazismo è un saggio di vasta portata storica. Esso parte dall'analisi culturale tedesca, concernente quei filoni ideologico esoterici che andarono ad influenzare pesantemente la Germania tra la fine dell'ottocento e l'inizio del novecento, per introdurre il peso di una distorsione ideologica fortemente motivata all'annientamento di un genere umano definito "inutile alla vita" ed "inferiore" ( l'ebreo ma non solo). La sinistra determinazione del gruppo dirigente nazista viene focalizzata su quello che avrebbe dovuto essere il sistema sanitario di una moderna nazione e che invece si identificò in una feroce e potente macchina di morte. Una spinta all'annientamento che altresì coinvolgerà tutti i settori della vita civile della Germania: la giustizia, l'economia, le istituzioni politiche, la burocrazia trasformata in strumento asettico di sterminio.Il saggio altresì espone anche, all'interno della parabola autodistruttiva del nazismo, come un gruppo di uomini cercò di fermare tutto ciò, seppur fallendo.


Isbn: 88-7418-354-2
Pagine: 97
Prezzo: € 4,00

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L'ITALIA BERLUSCONIZZATA

I misteri, i sospetti e le intercettazioni dell'inchiesta di Bari

Un imprenditore pugliese al telefono parla di feste con le ragazze dal premier

Silvio Berlusconi (Lapresse)

Silvio Berlusconi (Lapresse)

Appalti nel settore della sanità concessi in cambio di mazzette. Sarebbe questa l’inchiesta che agita e rafforza l’idea del «complotto» nell’entourage del presidente del Consiglio. Nel corso dell’indagine sarebbero state infatti intercettate conversazioni che riguardano alcune feste organizzate a palazzo Grazioli e a Villa Certosa. E i personaggi coinvolti avrebbero fatto cenno al versamento di soldi alle ragazze invitate a partecipare a queste occasioni mondane. Gli accertamenti su questo fronte sono appena all’inizio, ma le voci corrono velocemente.

 

Dunque non si esclude che possa essere proprio questa la «scossa al gover­no» della quale ha parlato domenica scorsa Massimo D’Alema per invitare l’op­posizione «a tenersi pron­ta». Del resto due giorni fa era stato lo stesso ministro per i Rapporti con le Regio­ni, Raffaele Fitto, pugliese doc, a chiedere con una di­chiarazione pubblica a qua­li informazioni avesse avu­to accesso D’Alema, paven­tando così il sospetto che si riferisse proprio ad un’in­dagine condotta a Bari. Gli accertamenti sono stati avviati qualche mese fa e riguardano l’attività di un’azienda, la Tecnohospi­tal che si occupa - come è ben evidenziato anche nel suo sito internet - di «tec­nologie ospedaliere». A gui­darla sono due fratelli, Giampaolo e Claudio Taran­tini, che qui in città sono molto conosciuti. Impren­ditori che nel giro di pochi anni hanno fatto crescere la propria azienda fino ad ottenere numerose com­messe.

Ed è proprio su que­sto che gli ufficiali della Guardia di Finanza hanno cominciato a svolgere veri­fiche. L’obiettivo è quello di stabilire se la ditta sia sta­ta favorita negli appalti, da qui l’ipotesi investigativa di corruzione. Giampaolo è noto anche a Porto Rotondo, dove tra­scorre le estati in una splen­dida dimora che si trova non troppo distante da Vil­la Certosa. Con Silvio Berlu­sconi avrebbe avuto rap­porti nel corso degli anni. E sarebbe proprio lui ad avere parlato, durante alcu­ni colloqui telefonici, delle feste alle quali era stato in­vitato dal premier. In particolare sarebbero stati captati diversi contat­ti con ragazze che veniva­no invitate a recarsi nelle residenze di Berlusconi per partecipare a questi eventi.

A suscitare l’interesse dei magistrati è stato il riferi­mento al versamento di sol­di alle donne che accettava­no di partecipare. Bisogna infatti verificare se si tratti di una millanteria o se inve­ce possano esserci stati epi­sodi di induzione alla pro­stituzione. Gli accertamen­ti su questo aspetto dell’in­chiesta sono appena all’ini­zio. Si parla di alcune ragaz­ze che sarebbero state con­vocate in Procura come per­sone informate sui fatti, ma nulla si sa sull’esito di questi interrogatori. Si tratta comunque di una inchiesta destinata a far rumore e infatti dopo la sortita di Massimo D’Ale­ma si sono rincorse voci e indiscrezioni sulla possibi­lità che l’indagine potesse avere sviluppi immediati. Un’inchiesta che però ali­menta i sospetti denunciati dal Cavaliere in questi gior­ni di tentativi giudiziari di indebolirlo.

A Roma la rabbia dei terremotati
"Ci sentiamo umiliati e traditi"

Tanti gli slogan: "Forti e gentili sì, fessi no!". Incontro con Fini: "Ci sentiamo umiliati e traditi"
I sindaci: "Vogliamo fatti, non promesse" E il Tg1 li oscura. Domani Berlusconi all'Aquila

A Roma la rabbia dei terremotati "Ci sentiamo umiliati e traditi"

La tenda montata a
Montecitorio dagli studenti

ROMA - "Se il governo non cambia strategia la ricostruzione della città non ci sarà, ci saranno solo le 15mila casette. E questo significa la morte dell'Aquila, che sarebbe una sconfitta per il Paese''. Le parole del sindaco dell'Aquila, Massimo Cialente, riassumono la rabbia e lo scontento degli sfollati delle tendopoli che oggi hanno inscenato un sit-in a Montecitorio, proprio nel giorno in cui la Camera deve approvare il decreto legge sul terremoto.

Slogan e proteste. Senza bandiere di partito e scandendo vari slogan tra cui "forti e gentili sì, fessi no!", "100% ricostruzione, partecipazione e trasparenza" e "Buffoni, buffoni", un migliaio di aquiliani dei Comitati dei cittadini sono arrivati a Roma con 20 pullman partiti questa mattina alle 9 e 30 da Collemaggio. Presente anche un grande striscione con la scritta: "Case, scuole, Università. Subito. Contro la speculazione ricostruzione dal basso''. Ad imitazione delle tendopoli, alcuni ragazzi montano tende da campeggio sotto l'obelisco che domina la piazza. Sono scesi in piazza anche gli studenti dell'Onda che chiedono che a occuparsi della ricostruzione non sia Impregilo poiché, dicono, fu proprio "la stessa azienda a costruire l'ospedale che poi crollarono".

Le richieste. Gli organizzatori hanno chiesto garanzie sulla riparazione dei danni causati dal terremoto, la riapertura del centro storico, risorse adeguate per risarcire gli imprenditori che hanno avuto le imprese distrutte o danneggiate e un maggiore coinvolgimento della cittadinanza nelle scelte della ricostruzione.

Il Pd presente. Alla manifestazione erano presenti alcuni parlamentari del Pd e dei radicali, Legambiente,il sindaco di L'Aquila, Massimo Cialente, il presidente della Provincia Stefania Pezzopane e molti dei sindaci delle città colpite dal terremoto, che hanno chiesto che le promesse vengano messe "nero su bianco". La vicepresidente della Camera, Rosy Bindi ha raggiunto il sit-in dei terremotati per esprimere la sua solidarietà e ha detto: "Non sono più venuta perché in campagna elettorale non volevo strumentalizzare le vostre difficoltà. Ma, dopo i ballottaggi - ha detto la Bindi -, vi assicuro che verrò una volta alla settimana nelle tendopoli de L'Aquila e a Pescara dagli sfollati". Poi ha aggiunto: "E' finito il tempo delle passerelle e della false promesse. Il governo deve mettere risorse vere per la ricostruzione e dare certezze a tutti sul futuro dell'Aquila e di tutti gli altri centri colpiti dal terremoto. Avete pienamente ragione - ha concluso la vicepresidente della Camera - e sarebbe una vergogna se anche in questo caso il governo decidesse di porre la fiducia, rifiutando di accogliere le vostre richieste e di cambiare il decreto legge".


Critico anche il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini: "Abbiamo assistito ad una passerella di ministri a L'Aquila e in Abruzzo. Oggi in aula c'è solo il sottosegretario Menia. Avrei gradito che la presenza del governo fosse adeguata al dramma che abbiamo vissuto".

Il presidente della regione, Gianni Chiodi, ha invece invitato gli aquilani "ad avere piena fiducia nell'operato del governo, che sta cercando di venire incontro a tutte le esigenze e alle necessità legate alla fase della ricostruzione".

Blackout del Tg1. Ma evidentemente i motivi della protesta non erano abbastanza importanti per il Tg1 che ha mostrato un servizio sulla ricostruzione della casa dello studente per opera della regione Lombardia del governatore Roberto Formigoni. Per il Pd ha protestato Lanfranco Tenaglia: "Nel giorno in cui si sta svolgendo la marcia degli sfollati delle tendopoli dell'Aquila, conclusa con un sit-in a Montecitorio - ha detto - il Tg1 sceglie di parlare del terremoto in Abruzzo con un servizio sulla ricostruzione della Casa dello studente, certamente una buona notizia ma riferita con stile celebrativo, e con tanto di intervista, al presidente della regione Lombardia Formigoni. Gli avvenimenti in corso a Roma sono stati invece del tutto ignorati".

Dal governo nessuna marcia indietro. La lunga giornata dei terremotati d'Abruzzo non ha però sortito gli effetti sperati. Perché in Aula, nonostante l'opposizione abbia praticamente ridotto di oltre un terzo (da circa 500 a poco più di 130 gli emendamenti al dl), le parole del sottosegretario all'Ambiente, Roberto Menia hanno lasciato chiaramente intendere che l'esecutivo non vuole fare marcia indietro e che si punta ad approvare il testo "così com'è" uscito dal Senato. Mentre in Aula sia Casini, sia Soro hanno chiesto ''maggiori garanzie'' sulla copertura dei costi per la ristrutturazione delle seconde case, non è passato ''l'emendamento simbolo di questo terremoto'', come lo ha definito il sindaco dell'Aquila, Massimo Cialente, che estendeva i benefici anche alle case dei non residenti.

"Ci sentiamo umiliati e traditi". Cialente e il presidente della Provincia dell'Aquila, Stefania Pezzopane, sono stati ricevuti dal presidente della Camera, Gianfranco Fini, per un colloquio che è stato molto apprezzato dagli amministratori locali. All'uscita dallo studio di Fini, Cialente ha però tuonato contro l'esecutivo. ''In questo momento ci sentiamo umiliati e traditi dal governo. E' la prima volta che viene fatta una distinzione tra case di residenti e di non residenti in un caso di calamità naturale. Se il governo non cambia strategia la ricostruzione della città non ci sarà, ci saranno solo le 15mila casette. E questo significa la morte dell'Aquila, che sarebbe una sconfitta per il Paese''.

Bloccata via del Corso. Nel tardo pomeriggio una parte di manifestanti ha lasciato piazza Montecitorio con l'intenzione di proseguire la protesta di fronte al Quirinale, ma sono stati bloccati su via del Corso, in direzione di piazza Venezia, dove c'è stato un minuto di silenzio in memoria delle vittime del terremoto. Alcuni hanno anche cercato di avvicinarsi a palazzo Grazioli, residenza romana del premier Silvio Berlusconi. I manifestanti si sono poi allontanati.

Domani Berlusconi all'Aquila. Il corteo, lentamente, si è avvicinato a piazza Venezia. Qui, una catena umana di tutti i manifestanti venuti dall'Abruzzo, mano per mano, ha circondato la piazza dove sono parcheggiati i pullman che li riporteranno all'Aquila e nelle altre città abruzzesi. Domani pomeriggio il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, sarà all'Aquila per un nuovo sopralluogo. Una visita che dovrebbe coincidere col voto finale della Camera.

Guasti e 3 ore di ritardo,
odissea sull’Eurostar

Soste in aperta campagna, carrozze «surriscaldate». Due ragazzi scendono e fanno l’autostop

 

 

MILANO — Mettete di de­cidere, per una volta, di anda­re a Milano non in auto, ma col treno. Un po’ perché in carrozza si può leggere un li­bro e al volante no. E un po’ perché inquina meno e maga­ri il pianeta surriscaldato sen­titamente ringrazia. Mettete che, mentre aspet­tate sotto la pensilina della ri­dente Desenzano del Garda, la voglia di ridere ve la faccia passare l’annuncio che il vo­stro Intercity è soppresso «causa guasto». Comunque potete salire sull’Eurostar che segue, anche se passa quasi un’ora dopo. Mettete che i vagoni arrivi­no già strapieni (capirete, hanno dovuto caricarci tutti quelli rimasti a piedi a Pado­va, fatti trasbordare dopo 40 minuti d’attesa in stazione), che dopo un po’ vi accorgiate che l’aria condizionata ha smesso di funzionare (e i fi­nestrini ovviamente non si aprono) e che, dopo un altro po’, smetta di funzionare pu­re il locomotore: sosta di una decina di minuti prima di Brescia, di un altro quarto d’ora appena dopo e di una buona mezz’ora all’uscita del­la stazione di Treviglio.

 

Mettete insieme tutto que­sto e forse avreste fatto come quella coppia di ragazzi che, a treno fermo in aperta cam­pagna, ha aperto una porta a dispetto d’ogni divieto e chie­sto un passaggio alla prima auto che passava, lungo uno stradello sterrato. O come la signora che, cau­sa calo di idratazione e di sop­portazione, ha preteso che la «controllora» (l’unica, per sua stessa ammissione, a do­ver controllare più o meno 500 passeggeri) la ospitasse nel suo stanzino munito di condizionatore. O come chi se l’è presa con il venditore di bibite, perché «con ’sto caldo e ’sto ritardo, due euro e mezzo per una lat­tina sono un furto bello e buono». O magari come l’im­migrato indiano che «da noi in Kashmir i treni sono mol­to più brutti, ma molto più puntuali» (cenni di assenso da parte di passeggere e pas­seggeri di varie latitudini). Mettete che, quando il tre­no è ripartito, aveste applau­dito di scherno e sollievo an­che voi, pensando che 90 mi­nuti di ritardo potessero ba­stare. E che invece, alla stazione di Lambrate, vi fosse toccato addirittura scendere dall’Eu­rostar armi e bagagli (un’an­ziana è pure incespicata e s’è sbucciata un gomito) ed ele­mosinare un passaggio per la Centrale su un treno regiona­le, perdendo un’altra mez­z’ora buona (e vedendo nel frattempo un treno partire se­mivuoto da un altro binario, ma nessuno s’era premurato di comunicarlo).

Mettete vi dicessero che, giusto domani, col nuovo orario, gli unici ad arrivare puntuali saranno i nuovi rin­cari dei biglietti (però, bontà loro, con gli sconti famiglia). Mettete che ci foste anche voi, ieri mattina, sul treno as­sieme a noi, arrivati a Milano tre ore dopo il previsto (e per fortuna abbiamo perso solo la pazienza e non anche le coincidenze, come è toccato a molti nostri compagni di sventura diretti a Torino, Ver­celli o addirittura Zurigo): al­lora, riscaldamento globale o no, pensate di riprovarci, la prossima volta, a lasciare l’au­to in garage?

Terrorismo, processo nuove Br
14 condanne, risarcito Ichino

Folla in aula, alla fine imputati e pubblico intonano "l'Internazionale" a pugno chiuso
Convalidati gli arresti dei presunti terroristi genovesi. Appello della Digos

Terrorismo, processo nuove Br 14 condanne, risarcito Ichino

Gli imputati mostrano il pugno chiuso in aula

MILANO - Condannate in Assise le nuove Br: 15 anni a Claudio Latino e Davide Bertolato, leader delle cellule milanese e padovana; 13 anni e 10 mesi a Vincenzo Sisi, ritenuto il capo del gruppo torinese. In tutto 14 condanne. Tre le assoluzioni: Andrea Tonello, Michele Magon e Alessandro Toschi.

Pugni chiusi. Alla lettura della sentenza del processo gli imputati e il pubblico presente in aula hanno intonato l'Internazionale e mostrato i pugni chiusi scandendo cori contro la corte: "Contro il fascismo e la repressione, rivoluzione".

Risarcimento a Ichino. Alcuni degli imputati sono stati condannati a risarcire in solido i danni al senatore Pd e giuslavorista Pietro Ichino, nel mirino del gruppo del Partito comunista politico-militare, liquidati dalla Corte d'Assise in via definitiva in 100 mila euro. Un milione va invece alla Presidenza del Consiglio, anch'essa costituita parte civile nel procedinento.

Da parte sua, Ichino ha fatto sapere che rinuncerà all'indennizzo in cambio di un incontro con gli imputati. "Resta valida - ha affermato - la proposta che ho fatto fin dall'inizio del processo: incontriamoci, riconosciamoci reciprocamente come esseri umani, discutiamo delle nostre idee diversissime ma chiarendo che nessun dissenso politico può giustificare l'aggressione fisica gli uni contro gli altri". E ancora: "Finora questa proposta non ha avuto risposta. Se verrà accolta, sono tuttora pronto a rinunciare a qualsiasi altro risarcimento".

Boccassini: "Li abbiamo fermati". "L'unica soddisfazione è che siano stati fermati", aveva detto Boccassini al termine della sua requisitoria in cui aveva chiesto pene più severe. "Nessuna persona intelligente può pensare ad un ritorno degli anni di piombo, ma è certo che alcune persone hanno pagato con la vita il fatto di essere inserite in un contesto sociale, come D' Antona e Biagi. Sono certa che se non li avessimo fermati, ci sarebbero state altre vittime".


Cortei e manifestazioni. All'esterno, in piazza Filangeri, davanti all'aula, una cinquantina di manifestanti urlano slogan al megafono e sventolano bandiere rosse. In corteo, un centinaio di amici degli imputati e militanti del centro sociale Gramigna di Padova, si sono spostati davanti al carcere di San Vittore gridando slogan di protesta come "Fuori i compagni dalle galere", "No alla differenziazione carceraria".

I legali: "Colpita la democrazia". "La sentenza - ha detto Giuseppe Pelazzo, uno dei legali degli imputati - dimostra come gli spazi di democrazia siano ormai ridotti a zero. I tribunali speciali negli anni '20 e '30 erano più rigorosi e garantisti".

Le Br genovesi. Intanto restano in carcere Gianfranco Zoja e Massimo Riccardo Porcile, i due genovesi arrestati giovedì con l'accusa di far parte di un ricostituendo nucleo delle Br che voleva colpire alla Maddalena in occasione del G8, poi sposta all'Aquila. Contestata a Porcile la detenzione delle armi ritrovate nel casolare diSori. Resta in carcere anche Luigi Fallico, l'ex terrorista dell'Ucc, arrestato nella stessa operazione di polizia. E la Digos lancia un appello: "Chi potesse fornire informazioni su Luigi Fallico è pregato di contattare la Questura di Roma".

Il comico presenta il ddl di iniziativa popolare e attacca il lodo Alfano. Poi insulta: «In aula qualche zoccola»

 

 

 

 

ROMA - Limite di due legislature per parlamentare, elezione nominale e nessun inquisito nelle aule di Montecitorio e Palazzo Madama. Beppe Grillo ha presentato alla commissione Affari costituzionali del Senato il ddl di iniziativa popolare di riforma della legge elettorale. Il comico e blogger non ha risparmiato critiche alla classe politica: «Quasi due anni dopo la raccolta delle firme per la legge di iniziativa popolare "Parlamento Pulito" - ha iniziato - ho l'onore di essere ricevuto e ascoltato come primo firmatario della proposta di legge. Due anni per parlare alla Commissione Affari Costituzionali. Una Commissione che valuterà le tre richieste: nessun condannato in Parlamento, limite di due legislature per ogni parlamentare, elezione nominale del candidato. Due anni di attesa per una legge firmata da 350.000 persone. È uno scandalo che 350.000 cittadini italiani non siano stati neppure considerati per due anni».

INDAGATI - «È uno scandalo - ha poi ripetuto Grillo - che siano presenti in Parlamento 20 condannati in via definitiva. Uno schifo che 70 dei nostri rappresentanti siano stati indagati e condannati. Parlamentari come Cuffaro e Dell'Utri sono stati eletti per meriti giudiziari. Sei persone hanno scelto chi mandare in Parlamento: amici, avvocati e, scusate, anche qualche zoccola. Dovreste cominciare a preoccuparvi - ha aggiunto - di gente come De Magistris e Sonia Alfano che hanno ottenuto centinaia di migliaia di preferenze senza avere televisioni o altri mezzi».

LODO ALFANO E INFORMAZIONE - «Oggi - sottolinea Grillo - viene approvata una legge che limita le intercettazioni e mette il bavaglio all’informazione. Io sarò, presumo, il primo condannato perché farò disubbidienza civile. Il primo pensiero dello psiconano non è il Paese, ma sempre e solo non farsi beccare. Avete approvato il lodo Alfano per evitare che Berlusconi finisse in galera, ora volete limitare il diritto del cittadino ad essere informato». Secondo Grillo, però, «la marea sta montando, lo psiconano può fare comizi ormai solo nelle piazze chiuse, in cui fa entrare come a Firenze, come a Prato, solo la sua claque. Ha inventato la piazza chiusa, lo difendono la sua scorta e gli avvocati. Gli sono rimasti quelli, insieme a uno stuolo di giornalisti definiti servi dalla stampa estera. Gli italiani non stanno più con lui, e tantomeno con chi gli ha permesso come Violante e Fassino per 15 anni di superare ogni conflitto di interesse».

TENSIONI - L'audizione di Beppe Grillo registra anche qualche momento di 'frizione' con i senatori presenti. Quando il comico genovese usa l'espressione «siete anti-storici, siete vecchi, lontani dalla realtà», la vice presidente Maria Fortuna Incostante (Pd), che fa le veci di Carlo Vizzini che non presiede, lo interrompe e dice: «Se dobbiamo usare questi toni allora usciamo da questa stanza e ci insultiamo reciprocamente fuori». Grillo, allora chiarisce: «Intendevo vecchi nel concetto di politica, non nel fisico. Voi andate da una parte e il mondo da un'altra».

QUERELA - Al comico risponde più tardi in aula la senatrice della Lega Irene Aderenti: «Il signor Beppe Grillo non si può permettere di delegittimare gratuitamente la rappresentanza femminile al Senato. Non può ergersi a giudice parziale contro tutto a prescindere, colpevolizzando a tappeto i membri del Senato come se lui fosse l'unico santino puro e casto. A nome di tutte le colleghe senatrici informo la presidenza che tutte ci sentiamo profondamente lese nella persona e nel ruolo che ricopriamo, donne di maggioranza e donne di opposizione, lo ricopriamo con serietà e dedizione. Altro che zoccole... ed annunciamo la nostra querela per diffamazione verso il signor Beppe Grillo»."Quasi due anni dopo la raccolta delle firme per la legge di iniziativa popolare
Parlamento Pulito ho l'onore di essere ricevuto e ascoltato come primo firmatario della proposta di legge. Due anni per parlare alla Commissione Affari Costituzionali. Una Commissione che valuterà le tre richieste: nessun condannato in Parlamento, limite di due legislature per ogni parlamentare, elezione nominale del candidato. Due anni di attesa per una legge firmata da 350.000 persone. E' uno scandalo che 350.000 cittadini italiani non siano stati neppure considerati per due anni. E' uno scandalo che in Parlamento siano presenti 20 condannati in via definitiva e prescritti come Berlusconi, D'Alema, Andreotti. E' uno schifo che 70 tra i nostri rappresentanti siano condannati in primo e secondo grado o indagati. Cuffaro e Dell'Utri sono senatori per meriti giudiziari, condannati in primo grado per relazioni mafiose. Questa Commissione, questo Parlamento, non hanno nulla a che fare con la democrazia. sei persone hanno deciso i nomi di chi doveva diventare deputato e senatore. Hanno scelto 993 amici, avvocati e scusate il termine, qualche zoccola, e li hanno eletti. Li hanno eletti loro, non i cittadini che non hanno potuto scegliere il loro rappresentante. Cari membri della Commissione, siete illegali, incostituzionali, anti democratici. Per rispetto a voi stessi e agli italiani dovreste dimettervi al più presto. Luigi De Magistris e Sonia Alfano sono due italiani per bene eletti da tanti cittadini per bene. Dovreste cominnciare a preoccuparvi di questi cittadini. De Magistris ha avuto 450.000 voti, il secondo in Italia, Alfano 165.000 voti, la prima donna in Italia. Chi si è recato alle urne ha potuto sceglierli. Perchè questo non deve essere possibile anche per il Parlamento italiano? I partiti hanno occupato la democrazia, è tempo che tolgano il disturbo. La politica non è un mestiere. Due legislature sono dieci anni. Un lungo periodo, più che sufficiente per servire il Paese, lo fu per De gasperi, poi si ritorna alla propria professione. Voi che mi ascoltate sapete molto bene che molti deputati e senatori hanno il doppio stipendio come Mavalà Ghedini che prende i soldi da deputato e da avvocato dello psiconano. I parlamentari percepiscono un lauto stipendio pagato con le nostre tasse per lavorare per noi in Parlamento, non per lavorare in nero.
Oggi, mentre sono qui per chiedere la semplice attuazione della democrazia e il rispetto della Costituzione, oggi viene approvata in Parlamento una legge che limita le inttercetttazioni e mette il bavaglio all'informazione. Io farò disubbidienza civile. Il primo pensiero dello psiconano non è il Paese, ma sempre e solo non farsi beccare. Avete approvato il Lodo Alfano per evitare che Berlusconi finisse in galera e adesso volete limitare il diritto del cittadino di essere informato.
La marea sta montando, lo psiconano può fare comizi ormai solo nelle piazze chiuse, in cui fa entrare, come a Firenze, come a Prato, solo la sua claque. Lo difendono la sua scorta e gli avvocati. Gli sono rimastti solo quelli insieme a uno stuolo di giornalisti definiti "servi" dalla stampa estera. Gli italiani non stanno più con lui e tanto meno con chi gli ha permesso come Violante e Fassino per quindici anni di superare ogni conflitto di interessi.
Lì fuori c'è qualche milione di persone che vuole restaurare la democrazia. Non vi chede di dargli ascolto. Ve lo ordina. Vi ordina, perchè voi siete loro dipendenti, di portare la proposta di legge Parlamento Pulito al più presto in Senato e di farla discutere pubblicamente. In modo che ogni italiano tragga le sue conclusioni e sappia chi è contro la democrazia e chi no. E' una delle ultime occasioni che avete per salvarvi almeno la faccia. Io ho fiducia negli italiani. Sapranno cacciare, spero con metodi democratici, chi oggi occupa abusivamente le istituzioni e ci rende lo zimbello del mondo. Il tempo e gli eventi stanno precipitando. La disoccupazione è diventate un'epidemia. Mentre voi incassate il vostro stipendio per girarvi dall'altra parte operai e imprenditori si suicidano. Persino il Gran Consiglio seppe cacciare Mussolini per istinto di sopravvivenza. Ascoltate la voce del Paese finchè siete ancora in tempo."

Il Nyt: "Decadente alla Satyricon"
Time: "L'Italia è Berlusconistan"

Sul blog "The Lede" i video e lo speciale di Repubblica e un pesante
giudizio sulla politica italiana: "Immaginate Donald Trump alla Casa Bianca..."

Il Nyt: "Decadente alla Satyricon" Time: "L'Italia è Berlusconistan"

ROMA - La vicenda dei rapporti tra il presidente del Consiglio italiano Silvio Berlusconi e la giovane napoletana Noemi Letizia, e il crescendo di contraddizioni cui si riferiscono le dieci domande di Repubblica ancora senza risposta, continuano a interessare la stampa internazionale in Europa e negli Stati Uniti.

"Le scappatelle del primo ministro alla fine fanno sollevare qualche sopracciglio", titola il
New York Times, che dedica alla vicenda una dettagliata ricostruzione e nota: "Gran parte del successo di Berlusconi nasce dalla sua abilità di leggere gli umori del Paese. Ora molti si chiedono se finalmente non abbia fatto un calcolo sbagliato e non stia spingendo troppo in là i tolleranti italiani, e se la sua reputazione di fine carriera non somigli sempre più alla decadenza imperiale del Satyricon di Fellini".

E sempre sul Nyt, ne parla anche Robert Mackey, blogger di primo piano del quotidiano. Mackey ne scrive
sul suo "The Lede" in un lungo "post" intitolato "Giornale (italiano) preme su Berlusconi perché risponda a domande su una giovane amica". Il "post" è corredato dai video dello speciale di Repubblica.it e dal reportage dell'inglese "Channel 4" e descrive la vicenda e la campagna "delle dieci domande" lanciata da Repubblica. Mackey spiega la paradossale situazione italiana, racconta delle veline candidate e del ministro Mara Carfagna e termina con questo giudizio: ".... In altre parole immaginate un mondo in cui Donald Trump possiede la Nbc, vive alla Casa Bianca e, intanto, avvia Miss California a un seggio al Congresso e sareste appena a metà strada per capire la politica italiana".


Il settimanale americano Time titola: "Berlusconi e la ragazza. Niente di piccante, grazie". L'articolo di Jeff Israely, a lungo corrispondente da Roma, è graffiante: parla dell'Italia come del "Berlusconistan" e in cui i critici "riescono in qualche modo ad andare in tv, sostenendo che il 72enne maestro dei manipolatori ha innescato un ciclo di notizie che in realtà potrebbe portare alla sua fine politica".

Il quotidiano conservatore francese
Le Figaro parla dell'"affaire Noemi" e sottolinea che "Berlusconi ha l'arte di complicarsi la vita".

Il britannico
Guardian dà alla vicenda una lettura "interna": "Per capire quanto sia in difficoltà Berlusconi - titola il giornale - basta il fatto che persino i Blair stanno prendendo le distanze da lui". Cherie parlò "rapita" del viaggio con Tony in Sardegna nel 2004 ospiti del Cavaliere. "Ma allora era allora": quando la ex first lady è intervenuta questa settimana su quel viaggio, lo ha fatto "prendendo in giro la bandana indossata per coprire quello che lei insiste fosse un trapianto di capelli (nonostante il suo rifiuto di ammetterlo)". E ancora: "Nessuno lo accusa di alcun rapporto sessuale improprio, e non ci sono basi per sostenerlo. Ma come avviene in molti scandali che coinvolgono uomini e donne politici, il punto non è quel che Berlusconi ha fatto, ma se stia o meno dicendo la verità. L'opposizione sostiene che chi mente sulla sua vita privata non può governare".

Continuano a occuparsi della vicenda altri grandi quotidiani europei.
El Pais torna oggi con una corrispondenza: "Convertito in un caso globale dalle proprie contraddizioni (ha mentito ripetutamente sulla vicenda), il caso Noemi coinvolge ogni giorno nuove persone". E Libération: "Fiat tenta di acquisire Opel, l'economia italiana soffre la crisi, ma a dieci giorni dalle elezioni europee, l'Italia non ne ha che per papounet. Il velo di misteri e sospetti intorno alla relazione tra Berlusconi e la giovane che gli ha dato questo soprannome, si impone al centro delle discussioni, delle polemiche e ormai della politica".

Infine l'americano
Christian Science Monitor: "Con l'Italia che si prepara a ospitare il summit G8 Berlusconi nel mirino di uno scandalo personale". E il giornale commenta: "Nel mezzo di una crisi economica, l'Italia sembra occuparsi più del presunto affaire del primo ministro con una teenager che del summit di luglio".

 

Il Sistema è a pezzi. Una piccola spinta. Un alito di vento. Una fotografia riservata di papi. E precipita. La Marcegaglia degli inceneritori ha attivato la sirena d’allarme sull’occupazione. Il Vaticano ha invocato di non lasciare soli i disoccupati. I sindacalisti sono buttati giù dal palco. Draghi, governatore della Banca d’Italia, stima in 10% il tasso di disoccupazione. In meno 5% il PIL. E non è finita qui. Ci stiamo sgretolando. Gli zoccoli cominciano a scaldarsi. Quando chiuderanno Pomigliano e Termini Imerese qualcuno dovrà darsi alla fuga. Siamo i gamberi d’Europa. Chi governa il Paese è fuori controllo, anche del suo controllo mentale. La crisi economica dilaga, e lo psiconano parla di sesso piccante e di grumi eversivi della magistratura. Lo fa con chiunque gli capiti a tiro. Come un vecchio molesto e un po’ rincoglionito che ripete sempre la stessa cosa. Parla della Gandus e di Noemi con la Confindustria dei falsi in bilancio (complimenti per gli applausi contro la magistratura, a buon rendere!). Con la Confesercenti che lo fischia. Con i terremotati in Abruzzo che gli gridano di farsi processare. In Parlamento, Antonio Di Pietro chiede l’impeachment per lo psiconano, corruttore di Mills, e non riesce a raccogliere neppure una sessantina di firme necessarie per la mozione. D’Alema e Casini mi sentite? Bene: andate a fanculo! La responsabilità del diluvio che ci aspetta è vostra. Siete i pali della P2, di Testa d’Asfalto. Lui distrugge l’informazione, il senso dello Stato, la giustizia e voi non avete neppure il coraggio di mettere una firma. Dove erano PDmenoelle e UnioneDeiCarcerati quando fu approvato il Lodo Alfano? Violante chi ti ha autorizzato a lasciare le frequenze di tre reti nazionali a Mediaset? Il Paese può essere rifondato solo dal basso. Da cittadini che si fanno Stato. Io sono in tour elettorale per sostenere le Liste Civiche a Cinque Stelle. Nessuno lo sa. Nessun organo di informazione ne parla. Hanno una paura fottuta. Ma, per magia, quando arrivo, le piazze sono piene di gente entusiasta, pulita che vuole sentire parole nuove e prendere in mano la propria vita, dare un futuro ai propri figli. Persone che si autofinanziano per i palchi, i volantini, gli impianti. Non prendono un euro di soldi pubblici. Gente che non affida i figli all’eroe Mangano per farli accompagnare a scuola. Dobbiamo prendere coscienza che non c’è nessuno dall’altra parte. Che questa Italia e questa vita sono solo nostre. Acqua, energia, ambiente. Tutto. È tutto nostro.

Tafferugli in centro tra polizia e manifestanti
 

 

Tafferugli di non grossa entità si stanno verificando a Bari tra la polizia e un gruppo di giovani di centrosinistra che stanno manifestando contro la visita - in corso - del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi nel capoluogo pugliese. La manifestazione, che doveva attuarsi con un sit-in, era stata organizzata in corso Cavour, di fronte al teatro Petruzzelli.

Un gruppo di giovani si è sganciato dagli altri manifestanti cercando di dirigersi verso il vicino corso Vittorio Emanuele dove, in un albergo cittadino, Berlusconi ha tenuto una conferenza stampa. E' stato a quel punto che la polizia ha fatto alcune cariche di alleggerimento disperdendo i manifestanti. Ma i giovani di centrosinistra si sono radunati nuovamente e in questo momento stanno attuando un presidio nel tratto di corso Vittorio Emanuele ad angolo con via Sparano. C'è tensione con la polizia e più volte c'è stato contatto fisico. Le forze dell'ordine hanno schierato anche due furgoni cellulari per impedire che i manifestanti si dirigano verso il gazebo dov'è atteso Berlusconi. Sono stati innalzati striscioni con i quali i manifestanti invitano il premier "a farsi processari" e vengono scanditi slogan contro il governo.

Il numero dei manifestanti è cresciuto col passare dei minuti e sono diventati oltre 300. Il premier è stato costreto a spostare il comizio e l'incontro con i militanti del Pdl, circa cinquemila persone, da corso Vittorio Emanuele in corso Caour, nei pressi della sede della Banca Popolare di Bari. Il centro della città è blindato e il servizio di sicurezza è stato rafforzato anche con la presenza di tiratori scelti.

Il presidente del Consiglio, subito dopo essere arrivato nel capoluogo pugliese, ha tenuto una conferenza stampa in un albergo nel centro della città. Il premier, accompagnato dal ministro delle Regioni, Raffaele Fitto, è stato accolto da una piccola folla di cittadini. Oltre alla conferenza stampa nello stesso albergo dovrebbe incontrare candidati locali del Pdl.

Successivamente, Berlusconi farà una passeggiata lungo il corso principale e raggiungerà Bari vecchia. Durante il tragitto si fermerà a visitare un gazebo elettorale del Pdl che è stato allestito in corso Vittorio Emanuele, a pochi passi dal palazzo della prefettura. La visita a Bari si concluderà con un incontro con imprenditori locali nella sede della Banca Popolare di Bari.

Berlusconi: «Vacanze al mare e crociere
per ragazzi e famiglie terremotate»

«Chi sta in tenda lo fa per propria volontà, la Protezione civile aveva trovato un alloggio per tutti gli sfollati»

Berlusconi nelle zone terremotate (Lapresse)

Berlusconi nelle zone terremotate (Lapresse)

L'AQUILA - I ragazzi e le famiglie abruzzesi che hanno visto le proprie abitazioni distrutte o danneggiate dal terremoto del 6 aprile, non passeranno l'estate nelle tendopoli, ma al mare o in crociera. Lo ha assicurato il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, in visita all'Aquila, aggiungendo la voce «crociere» a quanto già promesso giovedì («vacanze al mare») nel suo intervento all'assemblea della Confesercenti. «Entro settembre contiamo di non avere più gente nelle tende, mentre questa estate vogliamo programmare vacanze al mare per le famiglie e crociere sul Mediterraneo per i ragazzi», ha detto il premier.

 

VACANZE E CROCIERE - «La Protezione civile sarebbe stata in grado di dare un alloggio a tutti gli sfollati. Chi vive nelle tende lo fa perché vuole restare vicino alla propria abitazione. La speranza è che prima dell'inverno ognuno abbia una casa. Sono state già fatte 47.500 verifiche di agibilità, case nelle quali sono stati ripristinati i servizi essenziali. Il 4 giugno firmerò l'ordinanza per le prime case agibili. Chi avrà la casa agibile, pensiamo che debba rientrare dagli alberghi in 15 giorni per consentire alle famiglie in tenda di prendere il loro posto», ha aggiunto il capo del governo. «Stiamo infatti organizzando giorni al mare per le famiglie. I ragazzi, invece, stiamo vedendo di mandarli in crociera nel Mediterraneo». Ricostruzione: «Per le seconde case nei centri storici la ricostruzione sarà al 100% a carico dello Stato. Per quelle che sono fuori dai centri storici, faremo un inventario e decideremo se poter intervenire per la totalità o per i due terzi», ha aggiunto Berlusconi. «A fine giugno, terminate le verifiche e approvato il decreto legge in esame alla Camera, sul quale siamo disponibili a modifiche, si darà seguito alla ricostruzione pesante».

STRISCIONE RIMOSSO - Uno striscione con la scritta in dialetto aquilano «Caccete ji soldi, forti e gentili scì fessi no!!!» è stato esposto su un'auto davanti alla scuola della Guardia di Finanza all'Aquila dal comitato «3.32». Ma è stato fatto rimuovere quasi subito. I comitati che lo hanno esposto hanno sottolineato che «non si tratta di una contestazione politica, ma ai contenuti del decreto. Le rassicurazioni Berlusconi non deve darle solo ai sindaci, ma anche ai cittadini». Quattro manifestanti sono stati poi identificati dalle forze dell'ordine: «In un Paese democratico questo non dovrebbe accadere, ognuno può manifestare liberamente le proprie idee», hanno detto i dimostranti. Ai contestatori ha indirettamente risposto Berlusconi, che in conferenza stampa ha detto: «Qualcuno diceva che questa era una mission impossible, ma se ce la faremo a costruire 4-5 mila alloggi in 80 giorni, avremo portato a termine la prima operazione del genere al mondo per tempi e importanza».

COMMISSIONE DI GARANZIA - Berlusconi ha inoltre reso noto che nella commissione di garanzia che si occuperà di verificare la gestione dei fondi donati per il terremoto (al momento 45 milioni di euro) ci saranno «il senatore Franco Marini, l'ex presidente della Corte costituzionale Cesare Mirabelli, il professore Natalino Irti, il magistrato Cesare D'Ambrosio, l'ex giudice della Corte costituzionale Fernanda Contri».

Seduce 13enne conosciuta su Facebook
Attore 33enne arrestato per stupro

Il comico, noto per il personaggio di «Billy Ballo», ha completamente plagiato la ragazzina invaghita di lui

 

 

Francesco Messina mostra la foto dell'arrestato

Francesco Messina mostra la foto dell'arrestato

MILANO - Si chiama Alessio Saro, ma in arte è «Billy Ballo» e «Neuron», personaggi comici apparsi in vari programmi di Mediaset e AllMusic. È stato arrestato venerdì mattina a Milano con un'accusa molto grave: violenza sessuale su una ragazzina minore di 14 anni, conosciuta su Internet tramite il social network Facebook. L'attore avrebbe approfittato del suo fascino e della sua notorietà per circuire la ragazzina e convincerla a dire bugie ai genitori, per poter fare di lei ciò che voleva. Gli agenti della Squadra Mobile di Milano lo hanno arrestato nel suo appartamento a Sesto San Giovanni (Milano), dove vive da solo.

 

LO STUPRO - Proprio in quell'appartamento è avvenuta anche la violenza sessuale, la notte tra il 6 e il 7 aprile scorso. La ragazzina, invaghita dell'attore, ha accettato il rapporto, ma per legge si tratta comunque di violenza sessuale , perché la minore non aveva raggiunto la cosiddetta «età del consenso» (14 anni).

«DORMO DA UN'AMICA» - In Facebook la ragazzina aveva riconosciuto, sotto lo pseudonimo «Neuron», il comico che aveva visto in televisione, noto anche come «Billy Ballo», protagonista di alcuni videoclip trasmessi dal programma di Italia1 «Mai dire martedì» e ripresi nei siti Internet. La 13enne l'aveva contattato ed era entrata in rapporto con lui, dicendogli anche la sua età: ma lui non si è fermato, anzi ha preso accordi per incontrarla. Così c'è stato il primo incontro, al quale la ragazzina è andata mentendo alla madre e raccontandole: «Vado alla festa di una mia amica e poi resto a dormire da lei». Ma invece passò la notte con l'attore, che, secondo l'accusa, ha avuto con lei un rapporto completo. In seguito i dialoghi tra i due, su Facebook, si sono fatti sempre più espliciti: gli investigatori hanno trovato chiare allusioni alla notte trascorsa insieme, tra il 6 e il 7 aprile. Lui le scriveva di tacere, di mantenere il loro segreto, e intanto continuava ad uscire con lei.

LE INDAGINI DELLA MADRE - Un giorno l'uomo è andato a prendere la ragazzina sotto casa con la sua decappottabile, ma la madre di lei li ha visti e ha telefonato alla figlia. Lui ha detto: «Sono il fratello di una sua compagna di classe, la sto accompagnando da lei», ma la madre non ci ha creduto e ha ordinato alla figlia di tornare a casa. Poi ha cominciato a investigare, scoprendo che la 13enne non aveva mai dormito a casa dell'amica. Attraverso Facebook e parlando con le amichette con cui la ragazzina si era confidata, la madre ha scoperto la relazione; una visita dal ginecologo ha rivelato anche il rapporto sessuale. La madre si è rivolta agli agenti della quarta sezione della squadra Mobile e ha denunciato il 33enne.

LE INTERCETTAZIONI - A carico di Alessio Saro vi sono anche alcune intercettazioni telefoniche e sms nei quali l'attore istruisce la ragazzina su che cosa raccontare alla madre. Saro, nelle conversazioni e negli sms intercettati, convince la ragazzina a dire agli agenti che l'ha imbrogliato, facendogli credere di avere 18 anni. Le consiglia inoltre di raccontare che, nella notte trascorsa insieme, c'era stato «un solo bacio». A quanto si è saputo, proprio poco prima di essere arrestato l'attore stava nuovamente invitando la ragazzina a uscire con lui. Nell'ordine di custodia cautelare eseguito dagli uomini della Squadra Mobile della Questura di Milano, l'arrestato è definito «persona in preda a irrefrenabili impulsi sessuali» nei confronti di «persone molto giovani e perciò solo sicuramente indifese». Nell'audizione protetta la minorenne ha difeso l'uomo, del quale è evidentemente infatuata, riferendo fatti completamente falsi e concordati con lui. Alessio Saro è stato quindi arrestato. La richiesta di arresto del pm Ada Mazzarelli e del carcere disposto dal gip Mariolina Panasiti è motivata dal pericolo di reiterazione del reato e, soprattutto, di inquinamento delle prove.

 

Berlusconi teme il trappolone
"Sono pronto a tornare alle urne". DAL VATICINATO 60% SI E' PASSATO ALLA CONTA DEI LECCACULO A DISPOSIZIONE....

Berlusconi teme il trappolone "Sono pronto a tornare alle urne"

ROMA - Per ora è solo una minaccia. L'arma fine di mondo. Eppure Silvio Berlusconi ha iniziato a sventolarla. Non nelle occasioni ufficiali. Ma nelle riunione informali. Negli ultimi giorni, la "soluzione finale" è stata accennata in più di una circostanza. Quale? Le elezioni anticipate.
Il presidente del consiglio si sente sotto assedio. Stretto tra le inchieste giornalistiche, le indiscrezioni sulle indagini condotte dai magistrati a Napoli e il terrore che altre intercettazioni telefoniche possano improvvisamente riemergere dal silenzio. E allora, ha detto ieri mattina in consiglio dei ministri, "non mi farò piegare". Davanti ai ministri ha evitato con cura di parlare esplicitamente di ricorso alle urne. Eppure nell'ultima settimana con i fedelissimi non ha affatto nascosto che l'ultima carta da giocare sarebbe proprio questa. "Se ci fosse uno show down - sono state le parole ripetute a diversi esponenti del governo - allora dovremmo ripresentarci davanti agli elettori. Chiedere il loro giudizio. E sono convinto che gli italiani staranno ancora con me".

Allo stato, il premier non ha ancora deciso di imbracciare concretamente il fucile che possa porre fine alla legislatura. Vuole aspettare il risultato delle europee. Soprattutto vuole capire se il "Noemigate" e le inchieste napoletane sul termovalorizzatore imboccheranno una svolta decisa. Circostanze che lui definisce "scorciatoie" per disarcionarlo. "Ma se qualcuno insegue scorciatoie - ha ammonito - sarò io il primo a prenderle. Si torna al voto". Uno schema proposto pubblicamente pure dal ministro del Welfare, Maurizio Sacconi: Si cercano armi improprie per far fuori il presidente. Ma gli italiani sono pronti a rivotare". Ragionamenti che in modo meno esplicito il capo del governo ha fatto anche durante la riunione dell'esecutivo di ieri. "Più mi danno delle botte in testa - ha avvertito - più mi sento forte. Di certo tutte queste bugie, tutti questi attacchi non riusciranno a intimidirmi. Io non mi piegherò".


Sta di fatto, che il sospetto di una macchinazione per assestargli una "spallata" è andato via via crescendo nell'ultimo mese. Il fantasma del "ribaltone" guidato nel 1995 da Lamberto Dini è tornato a materializzarsi dalle parti di Via del Plebiscito. Lo spettro di un governo istituzionale magari per realizzare una parte di riforme istituzionali o una nuova legge elettorale aleggia sui tetti di Palazzo Chigi. Le mosse compiute da settori della finanza e dell'industria lo hanno innervosito. Sospetta che anche in quegli ambienti si stia creando una sponda "ribaltonista". Il Cavaliere vuole subito spazzare via tutti i dubbi. Che in una certa misura ha manifestato anche al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Ma soprattutto li ha espressi con veemenza agli alleati. E già, perché dai partner di maggioranza avrebbe voluto più solidarietà dopo la richiesta di divorzio di Veronica, dopo le polemiche sulla famiglia Letizia e dopo la sentenza Mills. Tant'è che ancora in consiglio dei ministri ha protestato per come è stato difeso l'altro ieri nel corso della trasmissione "Porta a porta". Lì, a rappresentare il centrodestra, c'era Ignazio La Russa. "La prossima volta - lo ha rimproverato - chiamami e ti spiego come sono andate le cose". Del resto si è lamentato anche con il presidente della Camera, Gianfranco Fini. Ieri i due sono tornati a parlarsi dopo un bel po' di tempo. Il Cavaliere si è lasciato andare ad un lungo e appassionato sfogo. Non a caso da Montecitorio è uscita una sola indiscrezione sul pranzo: "solidarietà umana all'amico Silvio". Una formula, usata anche dal capo dello Stato, che non ha convinto del tutto il premier. Poi, certo, il capo del governo e il presidente della Camera hanno concordato i prossimi passi da compiere per ridurre il numero dei parlamentari e per le nomine Rai. Ma il cuore dell'incontro sono state le vicissitudini del Cavaliere.

La carta del voto anticipato resta comunque una "extrema ratio". Berlusconi ha fatto sapere di volersi buttare a capofitto nella campagna elettorale. "Le volgarità di Franceschini sono un tonico per me". Adesso considera la frase del segretario democratico sull'educazione dei figli il suo cavallo di battaglia. Secondo il premier, anche il sondaggio recapitato ieri pomeriggio a Via del Plebiscito dimostrerebbe che il passo falso di Franceschini sta penalizzando il Pd. Sebbene sia cresciuta pure l'astensione di centrodestra. "Se poi c'è lo show down...".

 

Istat: una famiglia su 5 è in difficoltà

Il rapporto 2008: il 22% segnalano difficoltà economiche, il 6,3% non riesce ad arrivare a fine mese

 

Operai al lavoro (Emblema)

Operai al lavoro (Emblema)

MILANO - Una famiglia su cinque ha difficoltà economiche crescenti e il 6,3% addirittura non riesce ad arrivare a fine mese. Lo scenario è tratteggiato dall'Istat nel Rapporto annuale 2008. Secondo l'Istituto di statistica, il 22% circa delle famiglie italiane è vulnerabile mentre il 41,5% si può definire «agiato». Nel dettaglio, l'Istat spiega che del 22% di chi ha problemi circa 2 milioni e mezzo di famiglie (il 10,4%) segnalano difficoltà economiche più o meno gravi e risultano potenzialmente vulnerabili soprattutto a causa di forti vincoli di bilancio. Spesso non riescono a effettuare risparmi e nella maggioranza dei casi non hanno risorse per affrontare una spesa imprevista di 700 euro. Sono la Sicilia (20,1% e la Calabria 17,1% le regioni dove è maggiore la frequenza di questo gruppo.

 

DIFFICOLTA' - Circa 1 milione 330 mila famiglie (5,5%) incontra difficoltà nel fronteggiare alcune spese. La maggioranza di queste famiglie si è trovata almeno una volta nel corso del 2007 senza soldi per pagare le spese alimentari, i vestiti, le spese mediche e quelle per i trasporti. Dal punto di vista territoriale «le famiglie in difficoltà per le spese della vita quotidiana» risultano relativamente più diffuse nel Mezzogiorno. In particolare Sicilia 12,3%, Calabria 11,6 e Puglia 10,3%. Circa 1 milione e 500 mila famiglie (6,3%) denunciano, oltre a seri problemi di bilancio e di spesa quotidiana, più alti rischi di arretrati nel pagamento delle spese dell'affitto e delle bollette, nonchè maggiori limitazioni nella possibilità di riscaldare adeguatamente la casa e nella dotazione di beni durevoli. Sono residenti al Sud, in Campania 15,1% e in Puglia 12,3%, mentre in tutte le regione del Centro-Nord rappresentano meno del 5% della popolazione di ciascuna regione. Altri dieci milioni di famiglie (il 41,5% del totale) invece mostrano livelli inesistenti o minimi di disagio economico. Si tratta di famiglie con redditi alti e medio-alti, più diffuse nel Nord del Paese, in particolare residenti in Trentino-Alto Adige e in Valle D'Aosta. Circa 8 milioni e 800 mila famiglie infine (il 36,3%) vivono in condizioni di relativo benessere. Si tratta prevalentemente di famiglie formate da adulti e anziani a reddito medio (concentrate soprattutto in Molise con il 39,4% e in Liguria 36,7%) e di altre più giovani a reddito medio e medio-alto, che hanno come problema quasi esclusivo il rimborso del mutuo. Sono diffuse nelle regioni del Centro e del Nord, in particolare in Lombardia con il 10%, e nelle Marche e in Toscana con il 9,7%.

OCCUPAZIONE - Le condizioni del mercato del lavoro in Italia «peggiorano a causa della crisi in atto». Per la prima volta dal 1995, infatti, la crescita degli occupati nel 2008, che sono aumentati di 183 mila unità rispetto al 2007, è risultata inferiore a quella dei disoccupati, saliti di 186 mila unità sempre rispetto all'anno prima. Lo scorso anno la disoccupazione è tornata a crescere dopo circa dieci anni di diminuzione, coinvolgendo in misura maggiore gli uomini. Il fenomeno ha interessato in particolare il Centro e il Nord-Ovest, anche se il Mezzogiorno si è confermata l'area con la maggiore concentrazione di disoccupati. Nel 2008, inoltre, gli occupati «standard», cioè a tempo pieno e con durata indeterminata, sono risultati circa 18 milioni; i lavoratori «parzialmente standard» (a tempo parziale e con durata non predeterminata) circa 2,6 milioni; gli atipici (dipendenti a termine e collaboratori) quasi 2,8 milioni. Per quanto riguarda gli atipici, evidenzia ancora il rapporto, quasi la metà - nello specifico un milione e 300 mila - sono presenti nel mercato del lavoro da più di dieci anni. Tratteggiato anche l'identikit del «disoccupato medio»: è un uomo di età compresa tra i 35 e i 54 anni che abita nel Centro-Nord, con un livello di istruzione non superiore alla licenza secondaria e che ha perso un lavoro alle dipendenze nell’industria.
Il mercato del lavoro evidenzia ancora una volta un divario strutturale tra il Nord e il Sud del Paese, ma anche nel Mezzogiorno ci sono territori in controtendenza. I lavoratori dipendenti a tempo indeterminato e con orario full time crescono nelle regioni settentrionali e centrali e nelle classi di età adulte, mentre diminuiscono tra i giovani fino a 34 anni e nelle regioni del Mezzogiorno.
Il 2008 è stato caratterizzato da segni negativi e rallentamenti in tutto il mondo del lavoro, tuttavia la flessione più forte degli occupati si è registrata nei settori nell'agricoltura e nell'industria in senso stretto, con la crescita del ricorso alla cassa integrazione, mentre aumentano lievemente nel terziario e solo al Nord i posti di lavoro nelle costruzioni.

REDDITO - L'Italia è anche uno dei paesi europei con «la maggiore diffusione di situazioni di reddito relativamente basso: una persona su cinque è a rischio di vulnerabilità economica» sottolinea ancora il rapporto annuale dell'Istat, evidenziando che «rischi altrettanto elevati» si osservano in Spagna, Grecia, Romania, Regno Unito e nei Paesi baltici. Il rischio di vulnerabilità riguarda, invece, soltanto una persona su dieci nei paesi scandinavi, nei Paesi Bassi, nella Repubblica Ceca e in Slovacchia. Questo si rileva particolarmente nelle regioni meridionali: nel 2007 risultano esposte al rischio meno dell'8% nel Nord-est, poco più del 10% nel Nord-ovest e nel Centro e circa una su tre nel Mezzogiorno.

IMPRESE - Il rapporto evidenzia anche come la crisi per le imprese italiane sia iniziata prima che in altre parti del mondo. Nei primi mesi del 2008, in fase ancora espansiva, la metà delle imprese esportatrici già mostrava una caduta rilevante del livello di export (-12,5%) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, a fronte di un aumento delle esportazioni di circa il 10%. Nel primo bimestre 2009 però più di un’impresa esportatrice su quattro (circa 6.500 imprese) ha registrato incrementi delle vendite all’estero, nonostante la crisi.

URBANIZZAZIONE - L'Istat segnala come continui ancora l'espansione delle aree urbanizzate in Italia, tanto che ogni anno il cemento aumenta in media di 22 metri cubi per abitante. Molise, Puglia, Marche, Basilicata insieme al Veneto le regioni in cui la corsa all'edificazione è più accentuata. Il Rapporto spiega che quest'espansione si è verificata spesso «in assenza di pianificazione urbanistica sovracomunale». Tra il 2001 e il 2008, limitatamente alle regioni per le quali è già in corso il processo di perimetrazione delle aree urbanizzate - si legge nel rapporto -, la superficie edificata è aumentata in misura più consistente in Molise (18%) e in Puglia, Marche e Basilicata (il 12% e il 15%). In Veneto, che sià nel 1991 condivideva con la Lombardia il primato della regione «più costruita» d'Italia, le superfici edificate sono cresciute ancora del 5,4%, «approssimando situazioni di saturazione territoriale», segnala l'Istat. Con Lazio e Puglia - specifica ancora il rapporto - il Veneto è anche la regione dove in assoluto si è costruito di più, con oltre 100 chilometri quadrati di nuove superfici edificate.

IMMIGRAZIONE - Nel 2008 in Italia sono arrivati più extracomunitari che comunitari. Nel corso dell'anno, rende noto l'istituto nel rapporto, sono arrivati 274 mila stranieri extracomunitari, contro 185 mila comunitari. Questo è avvenuto, secondo l'Istat, per il concorso di due cause: il rilascio di un consistente numero di permessi di soggiorno che si sono accumulati nei periodi precedenti, da un lato, e il rallentato ritmo di incremento degli ingressi di neocomunitari, dall'altro. Dei 3 milioni e 900 mila stranieri residenti in Italia al 1 gennaio 2009, la comunità più presente è quella romena (780 mila).
Con quella degli italiani, cresce anche la disoccupazione straniera. Il tasso di disoccupazione della popolazione straniera in Italia nel 2008 è dell'8,5%, due decimi di punto in più rispetto al 2007. Sono 162 mila gli stranieri in cerca di lavoro nel 2008, 26 mila in più rispetto all'anno precedente.

SCUOLA - La crescita del numero degli stranieri nel nostro Paese ha cambiato anche il volto delle nostre classi scolastiche. Nell'anno scolastico 2007-08 gli alunni stranieri nelle scuole italiane arrivano a quota 574 mila, in aumento dell'87% rispetto al 2003/04; in questo periodo, l'incidenza degli alunni stranieri sul totale è passata da 3,5 a 6,4 studenti non italiani ogni 100 iscritti. La maggior presenza di studenti stranieri si registra nelle scuole primarie, sia in termini assoluti (218 mila) sia relativi (7,7 ogni 100 iscritti). Nelle scuole secondarie di secondo grado, invece, l'incidenza di alunni stranieri è più contenuta (4,3 ogni 100 iscritti), anche se la loro presenza è più che raddoppiata rispetto al 2003-04, quando rappresentavano soltanto il 2% degli iscritti.

 


Con una mossa piuttosto disperata, di fronte al vedo-non vedo della legge che assegna i soldi (che ci sarebbero o forse no) per rifare ogni cosa, la giunta comunale dell'Aquila con delibera 147 del 12 maggio scorso avverte i concittadini che si fossero stancati delle tende e degli alberghi di avanzare autonomamente verso le vicinanze di casa. Chiunque abbia un cortiletto, una piazzola, un bordo strada libero può realizzare - a proprie spese s'intende - un box, o anche una dimora in legno, oppure un container, una baracca. Il "manufatto temporaneo" non deve essere più alto di sei metri e più grande di 95 metri quadrati. Casa o negozio, fai tu! S'arrende sconfortato il municipio dell'Aquila e s'arrangi chi può. "Non potevamo comportarci diversamente, abbiamo necessità di restituire un po' di vita alla città e di rispondere alle esigenze minime e urgentissime", commenta Antonello Bernardi, medico e consigliere comunale.

Il moto ondoso degli aiuti e della bontà nazionale sta lentamente acquietandosi. E il fuoco d'artificio aquilano, case a molle bellissime come l'Italia mai ha visto e avuto, pronte per l'uso e il consumo entro fine novembre, si spegne di fronte alla marea di lamiere che tra qualche giorno verrà consegnata alla vista del premier e, sfortuna, dei grandi della Terra per via del G8. Lamiere e baracche, proprio quello che Silvio Berlusconi ha cercato con ogni forza di evitare arrivando a sostenere il più rischioso dei progetti di sistemazione provvisoria: solo tende.

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Il regime di vita, totalmente assistito, prevede in cambio però silenzio e ridotta capacità visiva. La nota della signora N. F., che il timore di rappresaglie induce a negare la propria identità, dimorante al campo base Italtel 1: "Capisco la sicurezza, ma con questa necessità si annienta ogni libertà di espressione. Al mio campo si entra e si esce solo con un badge di identificazione. Una sera iniziai a discutere con amici della necessità di fare qualcosa, muoverci, capire. Si forma un crocchio di una decina di persone e io inizio a interrogarmi ad alta voce. Passa qualche minuto e si fa vivo il muso di una camionetta dei carabinieri. Ci spiegano che ogni assembramento avente natura politica dev'essere autorizzato e che loro, finché non fosse terminato il nostro conciliabolo, sarebbero rimasti lì ad ascoltare".

Guido Bertolaso, manager della ricostruzione, ha puntato tutto sulle case a molle, le palazzine in legno e cemento precompresso a due o tre piani, che devono servire alla nuova L'Aquila. Ha bisogno però di pace e concordia. Per averla ha chiesto aiuto ai carabinieri e convocato il vescovo. Monsignor Molinari gli ha portato tutti i parroci ai quali Bertolaso ha consigliato di farsi attivisti della Protezione civile: alleviare, attutire, sistemare, e - diamine! - zittire se è il caso.

Il conto per tenere gli aquilani (in silenzio) al mare e concedere ogni possibile servizio di catering a chi non ha lasciato la montagna costa tre milioni di euro al giorno. Ai quaranta gradi e alla scelta temeraria delle tende si fa fronte con i condizionatori appena montati. Il reparto di malattie infettive è stato robustamente integrato da medici, tutti i casi di malanno da tenda (gastroenteriti, bronchiti, polmoniti, asma e tubercolosi) saranno presto trattati nell'ala dell'ospedale restituita alla città (cento posti letto) e nelle attrezzature mediche del centro clinico fabbricato per il G8 (ottanta posti letto).

Dove può, Bertolaso mette un cerotto. Ma quale cerotto può coprire la decisione di trasferire la città in quindici little town, a distanza di sicurezza dal centro storico del capoluogo, il punto g del dolore? "Centosessanta ettari, un consumo di territorio infinito dislocato tra località remote. Alloggio sicuro per 15mila persone, ma inutile per L'Aquila che morrà nell'attesa". L'Aquila, dice l'architetto Perrotti, ha bisogno di una flebo immediata e urgente di vita "e invece vedo che corrono in tutt'altra direzione". La zona rossa ancora non è stata valutata dai tecnici e dunque la parte del corpo più ferito e più vitale della città resta abbandonato da ogni cura. "L'Aquila vive se il centro storico si rialza subito. La decisione di Bertolaso di trascinare via gli aquilani e sigillare il centro ammazza ogni speranza", dice Rossella Graziani, dipendente dell'università.

Pronta la risposta del governo. La legge che finanzia la ricostruzione c'è e ciascuno dove vorrà realizzerà quanto chiede. Al Senato sono giunte le norme e i capitoli di spesa sono stati corretti al rialzo. Ma anche qui affiora il dubbio che l'Aquila abbia prodotto, oltre la morte e la distruzione, una inestricabile questione matematica. Se al municipio del capoluogo sono giunte 100mila richieste di primo indennizzo a fronte di 70mila residenti ("c'è un evidente squilibrio, dobbiamo controllare bene", annota il direttore generale del comune) in Parlamento la legge si gonfia di promesse finanziarie senza impegnare un euro in più di quelli già previsti... Sostiene il sen
atore Legnini, del Partito democratico: "Il governo ha deciso di saldare tutta la fattura per la casa ricostruita dal terremotato mettendo a copertura la identica somma. Vi sembra possibile?". Da decreto a legge abracadabra: ogni comma un mistero giacché la ricostruzione pare frutto di un effetto ottico. Ma per fortuna ci penserà Bertolaso. L'ha detto al consiglio comunale: "Lasciate stare la politica, ci sono qua io".

Tregua per Piazza Affari, scivola StM

In forte calo anche Bulgari, Finmeccanica e Unicredit. Contrastato il comparto editoriale

 

MILANO - Si è interrotta la marcia al rialzo delle Borse europee, dopo quattro sedute positive consecutive. Il taglio alle stime sul Pil americano da parte della Fed e la conseguente apertura al ribasso di Wall Street  hanno frenato tutti i listini, sui quali d’altra parte una tregua era stata già messa in conto dagli operatori. La correzione, tuttavia, è stata un po’ più brusca del previsto: Parigi ha ceduto il 2,6%, Francoforte il 2,74% e Londra il 2,75%. A Piazza Affari, invece, mentre i due indici principali si sono sostanzialmente adeguati all’andamento generale (-3,13% l’S&P/Mib, -2,65% il Mibtel), il Midex (medie aziende) ha limitato il calo all’1,66% e l’All Stars (titoli minori ma con alti requisiti) ha addirittura registrato un piccolo rialzo (+0,34%).

Non a caso nel paniere dei titoli principali  non c’è stato oggi nemmeno un rialzo. A perdere di più è stata in questo caso StMicroelectronics (-6,72%) nel giorno dell’assemblea dei soci che ha dato il via libera alla distribuzione di un dividendo di 0,12 dollari per azione. In forte calo anche Bulgari (-5,2%), dopo aver incassato il giudizio negativo di Credit Suisse, che ha ridotto il target-price a 2,7 euro. Nel comparto del lusso made in Italy va poi rilevato l’arretramento di Luxottica (-4,86%), mentre a poco sopra i cinque punti percentuali si sono collocate le perdite di Finmeccanicae Unicredit (-5,01% in entrambi i casi). Flessioni significative, inoltre, per Telecom Italia (-4,17%); Ubi Banca (-3,85%), Prysmian (-3,69%) e Alleanza (-3,54%).

Infine, gli editoriali. Nella prima parte della seduta  hanno proseguito la corsa della seduta precedente, ma nel finale si sono adeguati al ribasso generale, chiudendo tuttavia con flessioni contrastate: Mondadori ha ceduto lo 0,65% e l’Espresso il 5,53%, mentre si sono mantenute nettamente positive le variazioni di Seat Pagine Gialle (+2,6%) e RcsMediaGroup (+2,37%).

Tempi stretti sul verdetto Fiat-Opel

Guttenberg: lunedì primo esame. Marchionne: siamo tranquilli e fiduciosi

BERLINO - Giornata difficile, ieri, per la campagna tedesca di Fiat. Il giorno dopo la presentazione di tre proposte per l’acquisizione di Opel - oltre a quella di Torino, quelle di Magna-Gaz e di Ripplewood - Sergio Marchionne ha dovuto registrare una notizia positiva e parecchie negative. Ciò nonostante, ha detto di avere «la tranquillità e la fiducia necessarie per intraprendere questo progetto ».

La notizia buona è che il ministro dell’Economia Karl-Theodor zu Guttenberg ha assicurato che già lunedì presenterà in cancelleria una prima valutazione dei tre piani. I tempi per una decisione, insomma, non saranno estenuanti: già, nella mattinata di ieri, il presidente Fiat Luca di Montezemolo aveva previsto che «non ci saranno tempi lunghi». Le altre notizie sono negative. Niente di ufficiale. Il fatto, però, è che tutte le indiscrezioni e i commenti puntano nella stessa direzione: a indicare che la proposta Fiat non è quella preferita dai soggetti che hanno il potere di influenzare la decisione finale. Secondo «Der Spiegel», l’americana General Motors, che è la proprietaria di Opel, avrebbe stilato una lista di gradimento: al primo posto il gruppo austro-canadese Magna alleato con i russi del produttore di auto Gaz, al secondo il fondo di private equity newyorkese Ripplewood e solo terza l’idea della Fiat di creare il secondo costruttore mondiale di auto.

Opinione importante, naturalmente, quella del venditore: forse influenzata dal fatto che il gruppo a cui punta Fiat comprende anche Chrysler, diretta rivale di Gm a Detroit. Sul versante politico, oggi la cancelliera Angela Merkel presiederà un’altra riunione sul tema. E dai quattro Länder in cui la Opel ha impianti - Assia, Nord Reno- Westfalia, Renania-Palatinato e Turingia - le arrivano segnali favorevoli sempre a Magna-Gaz: secondo il quotidiano «Süddeutsche Zeitung», oggi chiederanno alla signora Merkel di aprire trattative concrete con la cordata austro- canadese-russa. Sulle valutazioni politiche pesano molto, anche se non solo, sia le conseguenze occupazionali sia le richieste di aiuto pubblico di ognuno dei progetti. Su questo, il quotidiano «Bild» sostiene che il piano Fiat prevederebbe la riduzione di 18 mila posti di lavoro nel nuovo gruppo e una richiesta di garanzie finanziarie a diversi governi europei per sette miliardi (la cifra dei tagli non è stata però confermata da Marchionne).

Sia Magna- Gaz che Ripplewood prevederebbero invece una riduzione di 10 mila posti e garanzie di Stato per cinque miliardi. Anche il sindacato ha ribadito che preferisce l a p r o p o s t a Magna- Gaz. Una quarta proposta inoltre potrebbe arrivare dalla Cina, ha scritto ieri l’agenzia «Bloomberg». Marchionne non si è però limitato ad ascoltare. In un’intervista allo «Spiegel», ha confermato che nel piano Fiat assicura la sopravvivenza dei quattro impianti Opel in Germania. Che la capacità produttiva del nuovo gruppo dovrebbe essere tagliata del 20% in modo omogeneo in Europa, ma che questo non significa un taglio del 20% della forza lavoro. Che le pensioni dei dipendenti Opel saranno garantite dal nuovo gruppo. E che il piano Fiat è quello migliore sul piano del futuro industriale.

Terzo imprenditore suicida in Veneto
Ossessionati dal dover licenziare

 

TREVISO - Temevano di dover licenziare. Per questo si sono uccisi. Sotto il treno, con una corda al collo o un colpo di pistola al cuore: hanno voluto cancellare l'incubo che non sopportavano più. In tre, da ottobre a oggi, tra Treviso e Padova, piccoli imprenditori, artigiani o manager. Dinanzi alll'imperativo di dover cacciare i loro dipendenti travolti dalla crisi economica, hanno preferito scomparire piuttosto che affrontare quello che ai loro occhi era un vero e proprio disonore, un tradimento della fiducia che le maestranze gli avevano concesso.

L'ultima vittima nel Veneto, è un dirigente d'azienda di 43 anni di Villorba, in provincia di Treviso. Stamane si è gettato sotto un treno in viaggio sulla linea Venezia-Bassano del Grappa, a Castello di Godego. A giorni avrebbe dovuto convocare i sindacati per annunciare la cassa integrazione. Non ha lasciato scritti per spiegare il suo gesto il manager, ma chi lo conosce bene non ha dubbi: lo ha ucciso lo stress di queste settimane, le trattative infinite con i rappresentanti sindacali, l'angoscia che la crisi avrebbe annullato l'azienda in cui lavorava.

Come è capitato ieri al titolare di una falegnameria a Lutrano, un paese non lontano da Treviso.
Cinquantotto anni, titolare di un'azienda di famiglia che porta il nome di suo padre e dei suoi fratelli, Walter Ongaro si è impiccato in un capannone della ditta. Era ossessionato dall'idea che la crisi che aveva colpito il settore, lo costringesse a dover lasciare a casa alcuni dei suoi otto dipendenti. Da gennaio gli ordini erano diminuiti e Walter aveva perso il sonno e l'angoscia di non avere alternative ai licenziamenti, lo ha spinto al suicidio.

La depressione per la crisi economica aveva gettato nel baratro anche un altro imprenditore padovano di 60 anni morto il 13 ottobre scorso con un colpo di pistola al petto. Corrado Ossana era preoccupato che qualcuno, con cui aveva contratto debiti, potesse far del male ai suoi figli. Vedovo da tempo, iscritto all'albo dei geometri, era riuscito a costruire un'attività affermata. Ma la crisi di questi mesi aveva peggiorato i suoi affari e dopo una domenica pomeriggio trascorsa chino sui conti che non riusciva più a far quadrare, ha puntato la canna della sua Smith&Wesson calibro 40 contro il cuore, e ha fatto fuoco.

Berlusconi rassicura i terremotati
"A novembre case per 13 mila persone". SI ERA PARTITI A SETTEMBRE, ORA SIAMO A NOVEMBRE. I MILIARDI DOVEVANO ESSERE 12 ED INVECE E' UNO SOLO...FRA UN MESE DIRA' CHE LE CASE SARANNO PRONTE A DICEMBRE, FRA SEI MESI DIRA' CHE LE CASE POSSONO SCORDARSELE...

"Non ci saranno baraccopoli. Questi alloggi serviranno poi come campus universitario"
Confermata l'intenzione dello Stato di ricostruire anche le case distrutte

Berlusconi rassicura i terremotati "A novembre case per 13 mila persone"

ROMA - Silvio Berlusconi è tornato a rassicurare le persone rimaste senza casa dopo il terremoto che ha colpito l'Abruzzo. "Entro il primo novembre saranno pronte case per tredicimila persone", ha detto il premier intervenendo agli stati generali delle costruzioni organizzati dall'Ance, in corso alla Fiera di Roma.

Ovviamente, davanti alla platea dei costruttori, il premier ha parlato anche del Piano casa "che potrebbe liberare in 18 mesi una spesa di 70-150 miliardi di euro". E ha aggiunto: "Credo che entro stasera si trovi l'accordo per il 20% di aumento delle abitazioni monofamiliari e bifamiliari".

Intesa saltata. Ma subito dopo è arrivata una doccia gelata.
E' infatti saltata l'intesa governo-regioni-enti locali sul decreto legge per il Piano casa il cui testo non sarà più portato in Consiglio dei ministri domani. Poco prima, il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, aveva replicato indirettamente a Berlusconi: "Evitiamo di giocare sugli equivoci, il dl di cui si sta parlando è quello sulla semplificazione e non sull'aumento del 20% delle cubature che è un'altra cosa". "Noi - ha aggiunto - stiamo ancora aspettando dal governo delle risposte precise".

La ricostruzione del dopo terremoto. "Entro 6 mesi, a partire dal primo maggio, saranno costruite 4000-4500 case per ospitare 13mila persone. Non ci saranno baraccopoli. Queste case saranno poi utilizzate come campus universitario", ha spiegato Berlusconi, intervenendo al convegno dell'Ance.

Le prime 4500 case serviranno per togliere gli sfollati dalle tende. "Saranno spostate dalle tende perché non vogliamo le baraccopoli", ha aggiunto, spiegando che "queste case verranno costruite su 14-20 aree abitative nel verde". Sempre per quanto riguarda la ricostruzione in Abruzzo, il premier ha detto di ritenere che "degli 8,7 miliardi" stanziati, "più di 7 siano da spendere nel campo delle costruzioni e dell'edilizia in generale", ha precisato il presidente del Consiglio, sottolineando che si tratta di "una cifra pari a quella del ponte sullo Stretto". Ed è tornato a garantire che lo Stato "ricostruirà interamente l'abitazione, dando il 100% di ciò che la forza della natura ha tolto".

Accanto all'intervento diretto dello Stato, Berlusconi ha confermato la formula riservata a quanti volessero riparare la casa lesionata approfittando del contributo di 80mila euro, estensibile a 150mila attraverso la certificazione di un perito pubblico.

Nuovi campus. "Una volta che le case saranno ricostruite - ha sottolineato Berlusconi -, i moduli abitativi diventeranno i nuovi campus universitari in modo tale che gli studenti avranno a disposizione non una stanza ma un vero e proprio appartamento". Il Cavaliere ha spiegato che ''c'è un piano affinché le facoltà presenti e future possano accogliere 20-25mila studenti che avranno un'offerta unica per quanto riguarda la confortevolezza dell'alloggio. Poi ci sono da ricostruire i monumenti, e le strutture pubbliche''.

Le cifre. "Oggi gestiamo 63 mila persone che sono fuori dalla loro casa - ha spiegato Berlusconi - Ed abbiamo anche una buona notizia: tutte le cifre che conosciamo ci dicono che il 53% delle abitazioni sono agibili. A questo si aggiunge un 17% che sono agibili con lavori che si possono effettuare in 30 giorni. Quindi, non appena termineranno le scosse di terremoto, avremo quasi il 70% della popolazione sfollata che potrà rientrare nelle proprie case".

Patto di stabilità. "Stiamo lavorando al patto di stabilità dei Comuni per farli investire nelle opere delle costruzioni", ha detto il premier. Poi Berlusconi ha aggiunto, rivolto al presidente dei costruttori: "Da vecchio collega delle costruzioni ho trovato tutte giuste le richieste e le osservazioni che vuoi farmi. Dimmi quelle che vuoi che io faccia e lo farò senza problema". E per questo il Cavaliere ha dato il suo ok all'idea dei costruttori di un tavolo interministeriale a Palazzo Chigi.

Battute. Il Cavaliere non ha perso l'occasione per sfoderare un paio di battute. Arrivando in ritardo di qualche ora rispetto al programma previsto, e rivolgendosi alla platea, ha scherzato: "So che qualche birichino tra di voi avrà pensato che ero occupato con le veline...". Poi il Cavaliere ha spiegato che era alla Camera per votare sul ddl sicurezza.

La seconda battuta è arrivata dopo la relazione del presidente dell'Ance. "Ha toccato tutto ciò che di vecchio e improvvido c'è nel sistema degli appalti - ha detto - quando vedo i tempi per un appalto, mi cadono le braccia. C'è da mettersi le mani dei capelli, per chi ce li ha", Poi si è rivolto al leader degli edili della Cgil, Walter Schiavella e riferendosi alla sua calvizie ha spiegato che "se vuole un giusto indirizzo glielo posso dare e ne può approfittare", una battuta accolta con risate e qualche fischio isolato.

Pil -5,9% nei primi tre mesi su base annua, MA TUTTO E' ASSOLUTAMENTE NORMALE: LA CRISI NON ESISTE

È il dato peggiore dal 1980, da quando l'Istat effettua le rilevazioni trimestrali

(Ap)

(Ap)

ROMA - Nei primi tre mesi dell'anno in corso il prodotto interno lordo (Pil) dell'Italia ha subito una variazione su base annua pari a -5,9%, il dato peggiore secondo le stime preliminari dal 1980, cioè da quanto l'Istat effettua le rilevazioni. Rispetto al trimestre precedente (il quarto del 2008) il calo è del 2,4%. Su base congiunturale il Pil registra quindi il quarto calo consecutivo. I dati, espressi in termini destagionalizzati e corretti per i giorni lavorativi, sono peggiori rispetto alle previsioni degli analisti. L'Istat ha anche reso noti i dati definitivi dell'inflazione per il mese di aprile: 1,2% annuo, rivista al ribasso di un decimo la stima preliminare.

 

DISCESA - «Il risultato congiunturale del Pil è la sintesi di una diminuzione del valore aggiunto dell'agricoltura, dell'industria e dei servizi», afferma l'Istat in una nota. Il Pil acquisito per il 2009, ovvero la crescita media annua che si avrebbe in caso di variazione nulla nei prossimi tre trimestri, è pari a -4,6%. Le ultime stime governative, diffuse il 1° maggio, danno il Pil in calo nel 2009 del 4,2%.

CALO MONDIALE - Venerdì sono stati diffusi i dati di molte nazioni, che sono più neri delle previsioni. In particolare, la Germania registra il calo peggiore dal 1970. La Francia è entrata nel periodo di recessione più lunga dal 1949. Di seguito i dati Paese per Paese: il prima riguarda il dato del primo trimestre 2009 sul quarto del 2008, il secondo il dato tendenziale annuo.

Veronica Lario prepara il divorzio
Berlusconi: «Provo dolore, non parlo»

Dopo la bufera sulle candidate-veline, la first lady pronta a lasciare il marito. Il premier: «Vice

nda personale»Immagini che oggi sembrano lontanissime. "Mi domando in che paese viviamo - ha raccontato Veronica l'altro giorno a un'amica - , come sia possibile accettare un metodo politico come quello che si è cercato di utilizzare per la composizione delle liste elettorali del centrodestra e come bastino due mie dichiarazioni a generare un immediato dietrofront. Io ho fatto del mio meglio, tutto ciò che ho creduto possibile. Ho cercato di aiutare mio marito, ho implorato coloro che gli stanno accanto di fare altrettanto, come si farebbe con una persona che non sta bene. È stato tutto inutile. Credevo avessero capito, mi sono sbagliata. Adesso dico basta".
 

Veronica Lario e Silvio Berlusconi (Lapresse)

Veronica Lario e Silvio Berlusconi (Lapresse)

MILANO - Veronica Lario «chiude il sipario» sulla sua vita coniugale. Dopo quasi trent’anni, le strade del presidente del Consiglio e di sua moglie si dividono, anche giuridicamente. Dopo le anticipazioni di alcuni quotidiani, la moglie del premier ha confermato domenica mattina all'Ansa di avere avviato le pratiche per la separazione e il divorzio da Silvio Berlusconi.

 

 

Berlusconi saluta  i   giornalisti dal cancello della villa di Arcore (Ansa)

Berlusconi saluta i giornalisti dal cancello della villa di Arcore (Ansa)

«ADDOLORATO» - «È una vicenda personale che mi addolora, che rientra nella dimensione privata, e di cui mi pare doveroso non parlare»: così il Cavaliere, arrivato in elicottero ad Arcore attorno alle 13, ha rotto il silenzio sulla vicenda che lo riguarda personalmente. A villa San Martino il premier ha ricevuto molte visite. Nel primo pomeriggio Berlusconi, ha accompagnato uno dei suoi ospiti al cancello della villa e mentre l'auto della persona che era andato a trovarlo si allontanava, il Cavaliere ha rivolto dei gesti di saluto ad alcuni giornalisti e ad un fotografo che stavano osservando la scena. In mattinata, lasciando Palazzo Grazioli, sua residenza romana, il premier non aveva voluto rilasciare dichiarazioni ai cronisti e si era diretto attorno alle 11 all'aeroporto per poi raggiungere Milano, accompagnato dal fratello Paolo.

 

Praticamente, accusa il dossier (documento pubblico ufficiale, mica elaborazione di qualche ambientalista duro e puro...), un decimo del nostro Paese «è classificato a elevato rischio per alluvioni, frane e valanghe » e questa «situazione di assoluta fragilità» viene «aggravata dal fatto che più di 2/3 delle aree esposte a rischio interessano centri urbani, infrastrutture e aree produttive strettamente connesse con lo sviluppo economico e sociale del Paese ». Una maledizione della natura nemica? Per niente: «Tra le cause del "dissesto idrogeologico", quelle di origine antropica vanno assumendo un peso sempre più rilevante». «La colpa è loro, ma questo non si può dire ai morti», masticò amaro undici anni fa il geologo Fabio Rossi, in uno sfogo raccolto dai giornali, guardando verso la slavina fangosa di Sarno che aveva inghiottito decine di vite. Colpa di chi, non avendo idea dei rischi che correva, aveva violentato la natura ammucchiando case su case là dove c’erano già state cinque frane dal 1841 al 1939 e addirittura trentasei dopo la seconda guerra mondiale. Loro no, forse non lo sapevano. Ma i sindaci, gli assessori, i tecnici comunali che per anni avevano chiuso un occhio? Dice il dossier dell’Ispra, che suona come un pesantissimo atto di accusa contro chi per anni non ha varato un piano di risanamento edilizio anti-sismico, che «l’Italia è uno dei Paesi a maggiore pericolosità in Europa. Le aree a maggiore rischio sismico sono quelle del settore friulano, lungo la dorsale appenninica centromeridionale, il margine calabro-tirrenico e la Sicilia sud-orientale». Non basta: «L’Italia è uno dei Paesi a maggiore pericolosità vulcanica. Le condizioni di maggior rischio riguardano l’area vesuviana e flegrea, l’isola d’Ischia, il settore etneo, le Isole Eolie e i Colli Albani». Di più: «La pericolosità di tali vulcani non è però legata solo alla loro attività, ma è anche da mettere in relazione alla probabilità di attivazione di fenomeni gravitativi con conseguenti onde di maremoto». Eppure, denuncia l’ex assessore campano all’Urbanistica Marco Di Lello, «nel dopo-terremoto del 1980, quello con epicentro in Irpinia, fu varato un "piano Napoli" con la realizzazione di 20mila alloggi dentro la zona rossa, quella sotto il Vesuvio. Per anni e anni hanno fatto finta che fosse una montagna e non un vulcano. Il vincolo di divieto edilizio su 250 chilometri quadrati l’ho messo io, nel 2003». Non solo: il progetto «dilelliano» di convincere la gente ad andarsene dall’area a rischio, dove ci sono «ditte» legate alla camorra che si vantano di tirar su un villino abusivo dalle fondamenta (si fa per dire) al tetto in 288 ore, si è rivelato alla lunga un fiasco: la gente spesso incassava i 30mila euro per trasferirsi e lasciava la casa ad altri. Tanto che, tirate le somme, i dati ufficiali dimostrarono che nel solo 2005 i napoletani che avevano lasciato la metropoli per trasferirsi nella sola San Giorgio a Cremano, per fare un esempio, erano stati 378. Un disastro. Dodici giorni ci metterebbe lo Stato, secondo il «piano d’evacuazione » più recente, a portare in salvo tutta la gente che vive sotto il vulcano. Da brividi. Eppure solo quattro giorni fa, alla vigilia del terremoto dell’Aquila, di quelle interminabili file di bare, delle polemiche sull’ospedale parzialmente crollato, il sindaco di San Sebastiano al Vesuvio Giuseppe Capasso, che è anche presidente della Comunità del Parco nazionale del Vesuvio, ha chiesto a Antonio Bassolino un «patto speciale» per i Comuni dell’area protetta lagnandosi delle voci secondo le quali «i tanto attesi effetti di una possibile ripresa economica» dovuti al «piano casa» berlusconiano «potrebbero non investire l’area vesuviana ». Di qui la richiesta di concedere agli abitanti dell’area «almeno di realizzare i sottotetti a copertura degli immobili esistenti ed assentiti». Ma come: ancora edilizia in piena «zona rossa»? E se domani il Vesuvio si sveglia di nuovo? Immaginiamo la risposta: hiiiiii, vulite fa’ ’o jettatore? Per carità: facciamo finta di niente. Purché, alla prossima tragedia, ci venga risparmiata almeno la lagna sulla «fatalità ». Scrive Luciano De Crescenzo che come la primavera è il pressappoco dell’estate e Bergamo è il pressappoco di Milano, l’Italia è «il pressappoco dell’Occidente ». Ecco, dopo L’Aquila potremmo evitare di fare una legge «pressappoco antisismica»?

«Il lavoro comincia a venir meno»

Berlusconi: «C'è stato un incontro sui temi del lavoro che comincia a venire meno per la crisi mondiale»

 

Silvio Berlusconi (Markanews)

Silvio Berlusconi (Markanews)

ROMA - Per la prima volta anche il premier ha fatto trasparire un poco di preoccupazione davanti alla crisi. «Il lavoro comincia a venire meno in maniera preoccupante» ha detto Silvio Berlusconi nel corso del social summit G8 di Roma dedicato al lavoro.

 

20 MILIONI DI POSTI DI LAVORO IN MENO - «C'è stato un incontro molto approfondito sui temi del lavoro che comincia a venire meno a seguito di una crisi che investe tutto il mondo. Le previsioni sono negative e si parla di 20 milioni di posti di lavoro in meno entro il 2010. C'è una grande preoccupazione» ha dichiarato Berlusconi.
L'economia mondiale e quella italiana dovranno affrontare «ancora almeno due anni, due anni e mezzo di difficoltà», a seguito della crisi ha detto il presidente del Consiglio, ribadendo che «la crisi sarà più o meno lunga a seconda se riusciremo a vincere o meno la paura».
COESIONE SOCIALE - «I governi debbono far sì che sia mantenuta la coesione sociale. È questo il fattore più importante» ha aggiunto Berlusconi. Il premier ha ricordato quanto detto durante il congresso del Pdl e ha ribadito: «Non lasceremo nessuno indietro e porteremo il Paese fuori dalla crisi». Berlusconi ha poi sottolineato come lo Stato «non può disinteressarsi del bene dei lavoratori». DEFICIT - «Non sono spaventato e l'ho detto anche al ministro dell'Economia se dovessimo sfondare il tetto del deficit e del debito per affrontare spese importanti» per fronteggiare la crisi, «lo faremo» ha spiegato ancora il premier, che poi ha aggiunto: «Abbiamo già stanziato 12 miliardi di euro e nell'ultimo Cipe ne abbiamo stanziati altri 8. In tutto sono 36 miliardi, che però possono arrivare a 40 perchè gli italiani hanno di fronte uno Stato che li sosterrà». PATTO GLOBALE - Il presidente del Consiglio si è poi detto pronto a proporre un «social pact» ai governi che parteciperanno al G20 e a quelli che poi a La Maddalena parteciperanno al G8. Un «patto globale che possa sostituire al pessimismo l'ottimismo, alla sfiducia, la fiducia e trasformare la paura in speranza». SUSSIDI - «Interverremo sulla cassa integrazione guadagni, che darà l'80% cento e fino al 100% con diverse forme di sussidi compensantivi per l'apprendimento di altre specialità, per un arricchimento dei lavoratori» ha spiegato Berlusconi. NO A TASSE PER NUOVE IMPRESE - «Come ho già detto non lasceremo solo nessuno ed oltre ad una cassa integrazione allargata ai precari abbiamo previsto aiuti per chi vuole diventare imprenditore fondare un'impresa. Come ho già detto se io stessi in cassa integrazione non starei in casa a guardare la televisione e girarmi i pollici. Ci saranno quindi incentivi nei confronti di nuove forme di imprenditoria. Ci sarà un aiuto importante per chi vuole diventare imprenditore un'esclusione dalla tassazione per i primi tre anni. Un incoraggiamento che però non è stato ancora tradotto in aiuti precisi. Intendiamo attivare forme di incoraggiamento all'imprenditorialità e all'autoimpiego. Anche questo significa non restare con le mani in mano: daremo incentivi a chi, nel caso restasse senza lavoro, decidesse di dedicarsi a forme di intrapresa personale»» ha precisato Berlusconi. FIAT - Berlusconi è poi intervenuto sulle parole del presidente Usa, Barack Obama, rispetto all'intesa Fiat-Chrysler: «E' certamente per tutti gli italiani un riconoscimento della modernità e dell'eccellenza di una nostra importante impresa, spero che questo rapporto si concluda positivamente, anche con i finanziamenti necessari da parte dello stato statunitense e che quindi noi si possa essere coprotagonisti del salvataggio di una grande impresa automobilistica la cui sparizione porterebbe alla perdita di troppi posti di lavoro che nemmeno una grande democrazia e economia come quella usa può permettersi».

 

Contratti, bocciato l'accordo separato
La Cgil: «Il 96,2% ha votato "no"»

Tre milioni e 400mila lavoratori hanno rifiutato l'intesa siglata a fine gennaio da Cisl e Uil

ROMA - Il 96,27% dei lavoratori che ha partecipato al referendum promosso dalla Cgil ha detto "no" all'accordo separato del 22 gennaio sul nuovo modello contrattuale, l'intesa cioè siglata dalla Cisl e dalla Uil senza l’ok del sindacato di Epifani. Secondo i dati forniti in conferenza stampa dal numero uno della Cgil, alla consultazione hanno partecipato 3,6 milioni di lavoratori, pari al 71% dei lavoratori che nel 2007 parteciparono al referendum unitario di cgil, cisl e uil sul protocollo per il welfare.

«3,4 MILIONI I "NO"» - Il 96,7% , pari a 3,4 milioni, ha votato no, mentre il 3,73% (134mila lavoratori) ha votato sì. «Sono dati assolutamente straordinari - ha sottolineato Epifani -: noi avevamo pensato che arrivare a 2,8-2,9 milioni di votanti sarebbe stato un risultato clamoroso, ma l'esito del voto è andato oltre ogni previsione. Ha partecipato molta più gente di quella che è iscritta alla Cgil. È un dato che ha un peso politico alto».

"Quale Paese fallirà per primo?"
l'Italia in cima alle scommesse