I MOMENTI DEL NAZISMO PRESENTE IN ABEBOOKS E DEA
LIBRI
Abstract: I
Momenti del nazismo è un saggio di vasta portata storica. Esso parte
dall'analisi culturale tedesca, concernente quei filoni ideologico
esoterici che andarono ad influenzare pesantemente la Germania tra la
fine dell'ottocento e l'inizio del novecento, per introdurre il peso di
una distorsione ideologica fortemente motivata all'annientamento di un
genere umano definito "inutile alla vita" ed "inferiore" ( l'ebreo ma
non solo). La sinistra determinazione del gruppo dirigente nazista viene
focalizzata su quello che avrebbe dovuto essere il sistema sanitario di
una moderna nazione e che invece si identificò in una feroce e potente
macchina di morte. Una spinta all'annientamento che altresì coinvolgerà
tutti i settori della vita civile della Germania: la giustizia,
l'economia, le istituzioni politiche, la burocrazia trasformata in
strumento asettico di sterminio.Il saggio altresì espone anche,
all'interno della parabola autodistruttiva del nazismo, come un gruppo
di uomini cercò di fermare tutto ciò, seppur fallendo.
Appalti nel settore della sanità concessi in cambio di
mazzette. Sarebbe questa l’inchiesta che agita e rafforza l’idea
del «complotto» nell’entourage del presidente del
Consiglio. Nel corso dell’indagine sarebbero state infatti
intercettate conversazioni che riguardano alcune feste
organizzate a palazzo Grazioli e a Villa Certosa. E i personaggi
coinvolti avrebbero fatto cenno al versamento di soldi alle
ragazze invitate a partecipare a queste occasioni mondane. Gli
accertamenti su questo fronte sono appena all’inizio, ma le voci
corrono velocemente.
Dunque non si esclude che possa essere proprio questa
la «scossa al governo» della quale ha parlato domenica scorsa
Massimo D’Alema per invitare l’opposizione «a tenersi pronta».
Del resto due giorni fa era stato lo stesso ministro per i
Rapporti con le Regioni, Raffaele Fitto, pugliese doc, a
chiedere con una dichiarazione pubblica a quali informazioni
avesse avuto accesso D’Alema, paventando così il sospetto che
si riferisse proprio ad un’indagine condotta a Bari. Gli
accertamenti sono stati avviati qualche mese fa e riguardano
l’attività di un’azienda, la Tecnohospital che si occupa - come
è ben evidenziato anche nel suo sito internet - di «tecnologie
ospedaliere». A guidarla sono due fratelli, Giampaolo e Claudio
Tarantini, che qui in città sono molto conosciuti.
Imprenditori che nel giro di pochi anni hanno fatto crescere la
propria azienda fino ad ottenere numerose commesse.
Ed è proprio su questo che gli ufficiali della
Guardia di Finanza hanno cominciato a svolgere verifiche.
L’obiettivo è quello di stabilire se la ditta sia stata
favorita negli appalti, da qui l’ipotesi investigativa di
corruzione. Giampaolo è noto anche a Porto Rotondo, dove
trascorre le estati in una splendida dimora che si trova non
troppo distante da Villa Certosa. Con Silvio Berlusconi
avrebbe avuto rapporti nel corso degli anni. E sarebbe proprio
lui ad avere parlato, durante alcuni colloqui telefonici, delle
feste alle quali era stato invitato dal premier. In particolare
sarebbero stati captati diversi contatti con ragazze che
venivano invitate a recarsi nelle residenze di Berlusconi per
partecipare a questi eventi.
A suscitare l’interesse dei magistrati è stato il
riferimento al versamento di soldi alle donne che accettavano
di partecipare. Bisogna infatti verificare se si tratti di una
millanteria o se invece possano esserci stati episodi di
induzione alla prostituzione. Gli accertamenti su questo
aspetto dell’inchiesta sono appena all’inizio. Si parla di
alcune ragazze che sarebbero state convocate in Procura come
persone informate sui fatti, ma nulla si sa sull’esito di
questi interrogatori. Si tratta comunque di una inchiesta
destinata a far rumore e infatti dopo la sortita di Massimo D’Alema
si sono rincorse voci e indiscrezioni sulla possibilità che
l’indagine potesse avere sviluppi immediati. Un’inchiesta che
però alimenta i sospetti denunciati dal Cavaliere in questi
giorni di tentativi giudiziari di indebolirlo.
A Roma la rabbia dei terremotati
"Ci sentiamo umiliati e traditi"
Tanti gli slogan: "Forti e gentili sì,
fessi no!". Incontro con Fini: "Ci sentiamo umiliati e traditi"
I sindaci: "Vogliamo fatti, non promesse" E il Tg1 li oscura.
Domani Berlusconi all'Aquila
La tenda montata a
Montecitorio dagli studenti
ROMA - "Se il governo non cambia strategia la
ricostruzione della città non ci sarà, ci saranno solo le
15mila casette. E questo significa la morte dell'Aquila, che
sarebbe una sconfitta per il Paese''. Le parole del sindaco
dell'Aquila, Massimo Cialente, riassumono la rabbia e lo
scontento degli sfollati delle tendopoli che oggi hanno
inscenato un sit-in a Montecitorio, proprio nel giorno in cui
la Camera deve approvare il decreto legge sul terremoto.
Slogan e proteste. Senza bandiere di partito e
scandendo vari slogan tra cui "forti e gentili sì, fessi no!",
"100% ricostruzione, partecipazione e trasparenza" e "Buffoni,
buffoni", un migliaio di aquiliani dei Comitati dei cittadini
sono arrivati a Roma con 20 pullman partiti questa mattina
alle 9 e 30 da Collemaggio. Presente anche un grande
striscione con la scritta: "Case, scuole, Università. Subito.
Contro la speculazione ricostruzione dal basso''. Ad
imitazione delle tendopoli, alcuni ragazzi montano tende da
campeggio sotto l'obelisco che domina la piazza. Sono scesi in
piazza anche gli studenti dell'Onda che chiedono che a
occuparsi della ricostruzione non sia Impregilo poiché,
dicono, fu proprio "la stessa azienda a costruire l'ospedale
che poi crollarono".
Le richieste. Gli organizzatori hanno chiesto garanzie
sulla riparazione dei danni causati dal terremoto, la
riapertura del centro storico, risorse adeguate per risarcire
gli imprenditori che hanno avuto le imprese distrutte o
danneggiate e un maggiore coinvolgimento della cittadinanza
nelle scelte della ricostruzione.
Il Pd presente. Alla manifestazione erano presenti
alcuni parlamentari del Pd e dei radicali, Legambiente,il
sindaco di L'Aquila, Massimo Cialente, il presidente della
Provincia Stefania Pezzopane e molti dei sindaci delle città
colpite dal terremoto, che hanno chiesto che le promesse
vengano messe "nero su bianco". La vicepresidente della
Camera, Rosy Bindi ha raggiunto il sit-in dei terremotati per
esprimere la sua solidarietà e ha detto: "Non sono più venuta
perché in campagna elettorale non volevo strumentalizzare le
vostre difficoltà. Ma, dopo i ballottaggi - ha detto la Bindi
-, vi assicuro che verrò una volta alla settimana nelle
tendopoli de L'Aquila e a Pescara dagli sfollati". Poi ha
aggiunto: "E' finito il tempo delle passerelle e della false
promesse. Il governo deve mettere risorse vere per la
ricostruzione e dare certezze a tutti sul futuro dell'Aquila e
di tutti gli altri centri colpiti dal terremoto. Avete
pienamente ragione - ha concluso la vicepresidente della
Camera - e sarebbe una vergogna se anche in questo caso il
governo decidesse di porre la fiducia, rifiutando di
accogliere le vostre richieste e di cambiare il decreto
legge".
Critico anche il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini:
"Abbiamo assistito ad una passerella di ministri a L'Aquila e
in Abruzzo. Oggi in aula c'è solo il sottosegretario Menia.
Avrei gradito che la presenza del governo fosse adeguata al
dramma che abbiamo vissuto".
Il presidente della regione, Gianni Chiodi, ha invece invitato
gli aquilani "ad avere piena fiducia nell'operato del governo,
che sta cercando di venire incontro a tutte le esigenze e alle
necessità legate alla fase della ricostruzione".
Blackout del Tg1. Ma evidentemente i motivi della
protesta non erano abbastanza importanti per il Tg1 che ha
mostrato un servizio sulla ricostruzione della casa dello
studente per opera della regione Lombardia del governatore
Roberto Formigoni. Per il Pd ha protestato Lanfranco Tenaglia:
"Nel giorno in cui si sta svolgendo la marcia degli sfollati
delle tendopoli dell'Aquila, conclusa con un sit-in a
Montecitorio - ha detto - il Tg1 sceglie di parlare del
terremoto in Abruzzo con un servizio sulla ricostruzione della
Casa dello studente, certamente una buona notizia ma riferita
con stile celebrativo, e con tanto di intervista, al
presidente della regione Lombardia Formigoni. Gli avvenimenti
in corso a Roma sono stati invece del tutto ignorati".
Dal governo nessuna marcia indietro. La lunga giornata
dei terremotati d'Abruzzo non ha però sortito gli effetti
sperati. Perché in Aula, nonostante l'opposizione abbia
praticamente ridotto di oltre un terzo (da circa 500 a poco
più di 130 gli emendamenti al dl), le parole del
sottosegretario all'Ambiente, Roberto Menia hanno lasciato
chiaramente intendere che l'esecutivo non vuole fare marcia
indietro e che si punta ad approvare il testo "così com'è"
uscito dal Senato. Mentre in Aula sia Casini, sia Soro hanno
chiesto ''maggiori garanzie'' sulla copertura dei costi per la
ristrutturazione delle seconde case, non è passato
''l'emendamento simbolo di questo terremoto'', come lo ha
definito il sindaco dell'Aquila, Massimo Cialente, che
estendeva i benefici anche alle case dei non residenti.
"Ci sentiamo umiliati e traditi". Cialente e il
presidente della Provincia dell'Aquila, Stefania Pezzopane,
sono stati ricevuti dal presidente della Camera, Gianfranco
Fini, per un colloquio che è stato molto apprezzato dagli
amministratori locali. All'uscita dallo studio di Fini,
Cialente ha però tuonato contro l'esecutivo. ''In questo
momento ci sentiamo umiliati e traditi dal governo. E' la
prima volta che viene fatta una distinzione tra case di
residenti e di non residenti in un caso di calamità naturale.
Se il governo non cambia strategia la ricostruzione della
città non ci sarà, ci saranno solo le 15mila casette. E questo
significa la morte dell'Aquila, che sarebbe una sconfitta per
il Paese''.
Bloccata via del Corso. Nel tardo pomeriggio una parte
di manifestanti ha lasciato piazza Montecitorio con
l'intenzione di proseguire la protesta di fronte al Quirinale,
ma sono stati bloccati su via del Corso, in direzione di
piazza Venezia, dove c'è stato un minuto di silenzio in
memoria delle vittime del terremoto. Alcuni hanno anche
cercato di avvicinarsi a palazzo Grazioli, residenza romana
del premier Silvio Berlusconi. I manifestanti si sono poi
allontanati.
Domani Berlusconi all'Aquila. Il
corteo, lentamente, si è avvicinato a piazza Venezia. Qui, una
catena umana di tutti i manifestanti venuti dall'Abruzzo, mano
per mano, ha circondato la piazza dove sono parcheggiati i
pullman che li riporteranno all'Aquila e nelle altre città
abruzzesi. Domani pomeriggio il presidente del Consiglio,
Silvio Berlusconi, sarà all'Aquila per un nuovo sopralluogo.
Una visita che dovrebbe coincidere col voto finale della
Camera.
Guasti e 3 ore di ritardo,
odissea sull’Eurostar
Soste in aperta campagna, carrozze «surriscaldate». Due
ragazzi scendono e fanno l’autostop
MILANO — Mettete di decidere, per una volta, di andare
a Milano non in auto, ma col treno. Un po’ perché in carrozza si
può leggere un libro e al volante no. E un po’ perché inquina
meno e magari il pianeta surriscaldato sentitamente ringrazia.
Mettete che, mentre aspettate sotto la pensilina della ridente
Desenzano del Garda, la voglia di ridere ve la faccia passare
l’annuncio che il vostro Intercity è soppresso «causa guasto».
Comunque potete salire sull’Eurostar che segue, anche se passa
quasi un’ora dopo. Mettete che i vagoni arrivino già strapieni
(capirete, hanno dovuto caricarci tutti quelli rimasti a piedi a
Padova, fatti trasbordare dopo 40 minuti d’attesa in stazione),
che dopo un po’ vi accorgiate che l’aria condizionata ha smesso
di funzionare (e i finestrini ovviamente non si aprono) e che,
dopo un altro po’, smetta di funzionare pure il locomotore:
sosta di una decina di minuti prima di Brescia, di un altro
quarto d’ora appena dopo e di una buona mezz’ora all’uscita
della stazione di Treviglio.
Mettete insieme tutto questo e forse avreste fatto
come quella coppia di ragazzi che, a treno fermo in aperta
campagna, ha aperto una porta a dispetto d’ogni divieto e
chiesto un passaggio alla prima auto che passava, lungo uno
stradello sterrato. O come la signora che, causa calo di
idratazione e di sopportazione, ha preteso che la «controllora»
(l’unica, per sua stessa ammissione, a dover controllare più o
meno 500 passeggeri) la ospitasse nel suo stanzino munito di
condizionatore. O come chi se l’è presa con il venditore di
bibite, perché «con ’sto caldo e ’sto ritardo, due euro e mezzo
per una lattina sono un furto bello e buono». O magari come
l’immigrato indiano che «da noi in Kashmir i treni sono molto
più brutti, ma molto più puntuali» (cenni di assenso da parte di
passeggere e passeggeri di varie latitudini). Mettete che,
quando il treno è ripartito, aveste applaudito di scherno e
sollievo anche voi, pensando che 90 minuti di ritardo
potessero bastare. E che invece, alla stazione di Lambrate, vi
fosse toccato addirittura scendere dall’Eurostar armi e bagagli
(un’anziana è pure incespicata e s’è sbucciata un gomito) ed
elemosinare un passaggio per la Centrale su un treno
regionale, perdendo un’altra mezz’ora buona (e vedendo nel
frattempo un treno partire semivuoto da un altro binario, ma
nessuno s’era premurato di comunicarlo).
Mettete vi dicessero che, giusto domani, col nuovo
orario, gli unici ad arrivare puntuali saranno i nuovi rincari
dei biglietti (però, bontà loro, con gli sconti famiglia).
Mettete che ci foste anche voi, ieri mattina, sul treno assieme
a noi, arrivati a Milano tre ore dopo il previsto (e per fortuna
abbiamo perso solo la pazienza e non anche le coincidenze, come
è toccato a molti nostri compagni di sventura diretti a Torino,
Vercelli o addirittura Zurigo): allora, riscaldamento globale
o no, pensate di riprovarci, la prossima volta, a lasciare
l’auto in garage?
Terrorismo, processo nuove Br
14 condanne, risarcito Ichino
Folla in aula, alla fine imputati e
pubblico intonano "l'Internazionale" a pugno chiuso
Convalidati gli arresti dei presunti terroristi genovesi.
Appello della Digos
MILANO - Condannate in Assise
le nuove Br: 15 anni a
Claudio Latino e Davide Bertolato, leader delle
cellule milanese e padovana; 13 anni e 10 mesi a
Vincenzo Sisi, ritenuto il capo del gruppo
torinese. In tutto 14 condanne. Tre le assoluzioni: Andrea
Tonello, Michele Magon e Alessandro Toschi.
Pugni chiusi. Alla lettura della sentenza del processo
gli imputati e il pubblico presente in aula hanno intonato
l'Internazionale e mostrato i pugni chiusi scandendo cori
contro la corte: "Contro il fascismo e la repressione,
rivoluzione".
Risarcimento a Ichino. Alcuni degli imputati sono stati
condannati a risarcire in solido i danni al senatore Pd e
giuslavorista Pietro Ichino, nel mirino del gruppo del Partito
comunista politico-militare, liquidati dalla Corte d'Assise in
via definitiva in 100 mila euro. Un milione va invece alla
Presidenza del Consiglio, anch'essa costituita parte civile
nel procedinento.
Da parte sua, Ichino ha fatto sapere che rinuncerà
all'indennizzo in cambio di un incontro con gli imputati.
"Resta valida - ha affermato - la proposta che ho fatto fin
dall'inizio del processo: incontriamoci, riconosciamoci
reciprocamente come esseri umani, discutiamo delle nostre idee
diversissime ma chiarendo che nessun dissenso politico può
giustificare l'aggressione fisica gli uni contro gli altri". E
ancora: "Finora questa proposta non ha avuto risposta. Se
verrà accolta, sono tuttora pronto a rinunciare a qualsiasi
altro risarcimento".
Boccassini: "Li abbiamo fermati". "L'unica
soddisfazione è che siano stati fermati", aveva detto
Boccassini al termine della sua requisitoria in cui aveva
chiesto pene più severe. "Nessuna persona intelligente può
pensare ad un ritorno degli anni di piombo, ma è certo che
alcune persone hanno pagato con la vita il fatto di essere
inserite in un contesto sociale, come D' Antona e Biagi. Sono
certa che se non li avessimo fermati, ci sarebbero state altre
vittime".
Cortei e manifestazioni. All'esterno, in piazza
Filangeri, davanti all'aula, una cinquantina di manifestanti
urlano slogan al megafono e sventolano bandiere rosse. In
corteo, un centinaio di amici degli imputati e militanti del
centro sociale Gramigna di Padova, si sono spostati davanti al
carcere di San Vittore gridando slogan di protesta come "Fuori
i compagni dalle galere", "No alla differenziazione
carceraria".
I legali: "Colpita la democrazia". "La sentenza - ha
detto Giuseppe Pelazzo, uno dei legali degli imputati -
dimostra come gli spazi di democrazia siano ormai ridotti a
zero. I tribunali speciali negli anni '20 e '30 erano più
rigorosi e garantisti".
Le Br genovesi. Intanto restano in carcere
Gianfranco Zoja e Massimo Riccardo Porcile, i due
genovesi arrestati giovedì con l'accusa di far parte di un
ricostituendo nucleo delle Br che voleva colpire alla
Maddalena in occasione del G8, poi sposta all'Aquila.
Contestata a Porcile la detenzione delle armi ritrovate nel
casolare diSori. Resta in carcere anche Luigi
Fallico, l'ex terrorista dell'Ucc, arrestato nella stessa
operazione di polizia. E la Digos lancia un appello: "Chi
potesse fornire informazioni su Luigi Fallico è pregato di
contattare la Questura di Roma".
Il comico presenta il ddl di iniziativa popolare e
attacca il lodo Alfano. Poi insulta: «In aula qualche
zoccola»
ROMA - Limite di due legislature per parlamentare,
elezione nominale e nessun inquisito nelle aule di
Montecitorio e Palazzo Madama. Beppe Grillo ha presentato
alla commissione Affari costituzionali del Senato il ddl di
iniziativa popolare di riforma della legge elettorale. Il
comico e blogger non ha risparmiato critiche alla classe
politica: «Quasi due anni dopo la raccolta delle firme per
la legge di iniziativa popolare "Parlamento Pulito" - ha
iniziato - ho l'onore di essere ricevuto e ascoltato come
primo firmatario della proposta di legge. Due anni per
parlare alla Commissione Affari Costituzionali. Una
Commissione che valuterà le tre richieste: nessun condannato
in Parlamento, limite di due legislature per ogni
parlamentare, elezione nominale del candidato. Due anni di
attesa per una legge firmata da 350.000 persone. È uno
scandalo che 350.000 cittadini italiani non siano stati
neppure considerati per due anni».
INDAGATI - «È uno scandalo - ha poi ripetuto Grillo -
che siano presenti in Parlamento 20 condannati in via
definitiva. Uno schifo che 70 dei nostri rappresentanti
siano stati indagati e condannati. Parlamentari come Cuffaro
e Dell'Utri sono stati eletti per meriti giudiziari. Sei
persone hanno scelto chi mandare in Parlamento: amici,
avvocati e, scusate, anche qualche zoccola. Dovreste
cominciare a preoccuparvi - ha aggiunto - di gente come De
Magistris e Sonia Alfano che hanno ottenuto centinaia di
migliaia di preferenze senza avere televisioni o altri
mezzi».
LODO ALFANO E INFORMAZIONE - «Oggi - sottolinea
Grillo - viene approvata una legge che limita le
intercettazioni e mette il bavaglio all’informazione. Io
sarò, presumo, il primo condannato perché farò disubbidienza
civile. Il primo pensiero dello psiconano non è il Paese, ma
sempre e solo non farsi beccare. Avete approvato il lodo
Alfano per evitare che Berlusconi finisse in galera, ora
volete limitare il diritto del cittadino ad essere
informato». Secondo Grillo, però, «la marea sta montando, lo
psiconano può fare comizi ormai solo nelle piazze chiuse, in
cui fa entrare come a Firenze, come a Prato, solo la sua
claque. Ha inventato la piazza chiusa, lo difendono la sua
scorta e gli avvocati. Gli sono rimasti quelli, insieme a
uno stuolo di giornalisti definiti servi dalla stampa
estera. Gli italiani non stanno più con lui, e tantomeno con
chi gli ha permesso come Violante e Fassino per 15 anni di
superare ogni conflitto di interesse».
TENSIONI - L'audizione di Beppe Grillo registra anche
qualche momento di 'frizione' con i senatori presenti.
Quando il comico genovese usa l'espressione «siete
anti-storici, siete vecchi, lontani dalla realtà», la vice
presidente Maria Fortuna Incostante (Pd), che fa le veci di
Carlo Vizzini che non presiede, lo interrompe e dice: «Se
dobbiamo usare questi toni allora usciamo da questa stanza e
ci insultiamo reciprocamente fuori». Grillo, allora
chiarisce: «Intendevo vecchi nel concetto di politica, non
nel fisico. Voi andate da una parte e il mondo da un'altra».
QUERELA - Al comico risponde più tardi in aula la
senatrice della Lega Irene Aderenti: «Il signor Beppe Grillo
non si può permettere di delegittimare gratuitamente la
rappresentanza femminile al Senato. Non può ergersi a
giudice parziale contro tutto a prescindere, colpevolizzando
a tappeto i membri del Senato come se lui fosse l'unico
santino puro e casto. A nome di tutte le colleghe senatrici
informo la presidenza che tutte ci sentiamo profondamente
lese nella persona e nel ruolo che ricopriamo, donne di
maggioranza e donne di opposizione, lo ricopriamo con
serietà e dedizione. Altro che zoccole... ed annunciamo la
nostra querela per diffamazione verso il signor Beppe
Grillo»."Quasi due anni dopo la
raccolta delle firme per la legge di iniziativa popolare
Parlamento Pulito ho l'onore di essere ricevuto e
ascoltato come primo firmatario della proposta di legge. Due
anni per parlare alla Commissione Affari
Costituzionali. Una Commissione che valuterà le tre
richieste: nessun condannato in Parlamento, limite di due
legislature per ogni parlamentare, elezione nominale del
candidato. Due anni di attesa per una legge firmata da
350.000 persone. E' uno scandalo che 350.000 cittadini
italiani non siano stati neppure considerati per due anni.
E' uno scandalo che in Parlamento siano presenti 20
condannati in via definitiva e prescritti come Berlusconi,
D'Alema, Andreotti. E' uno schifo che 70 tra i nostri
rappresentanti siano condannati in primo e secondo grado o
indagati. Cuffaro e Dell'Utri sono senatori per meriti
giudiziari, condannati in primo grado per relazioni mafiose.
Questa Commissione, questo Parlamento, non hanno nulla a che
fare con la democrazia. sei persone hanno deciso i nomi di
chi doveva diventare deputato e senatore. Hanno scelto
993 amici, avvocati e scusate il termine,
qualche zoccola, e li hanno eletti. Li hanno eletti loro,
non i cittadini che non hanno potuto scegliere il loro
rappresentante. Cari membri della Commissione, siete
illegali, incostituzionali, anti democratici. Per rispetto a
voi stessi e agli italiani dovreste dimettervi al più
presto. Luigi De Magistris e Sonia Alfano sono due italiani
per bene eletti da tanti cittadini per bene. Dovreste
cominnciare a preoccuparvi di questi cittadini. De
Magistris ha avuto 450.000 voti, il secondo in
Italia, Alfano 165.000 voti, la prima donna in Italia. Chi
si è recato alle urne ha potuto sceglierli. Perchè questo
non deve essere possibile anche per il Parlamento italiano?
I partiti hanno occupato la democrazia, è tempo che tolgano
il disturbo. La politica non è un mestiere. Due legislature
sono dieci anni. Un lungo periodo, più che sufficiente per
servire il Paese, lo fu per De gasperi, poi si ritorna alla
propria professione. Voi che mi ascoltate sapete molto bene
che molti deputati e senatori hanno il doppio stipendio come
Mavalà Ghedini che prende i soldi da deputato e da avvocato
dello psiconano. I parlamentari percepiscono un lauto
stipendio pagato con le nostre tasse per lavorare per noi in
Parlamento, non per lavorare in nero.
Oggi, mentre sono qui per chiedere la semplice attuazione
della democrazia e il rispetto della Costituzione,
oggi viene approvata in Parlamento una legge che limita le
inttercetttazioni e mette il bavaglio all'informazione. Io
farò disubbidienza civile. Il primo pensiero dello psiconano
non è il Paese, ma sempre e solo non farsi beccare. Avete
approvato il Lodo Alfano per evitare che Berlusconi finisse
in galera e adesso volete limitare il diritto del cittadino
di essere informato.
La marea sta montando, lo psiconano può fare comizi ormai
solo nelle piazze chiuse, in cui fa entrare, come a Firenze,
come a Prato, solo la sua claque. Lo difendono la sua scorta
e gli avvocati. Gli sono rimastti solo quelli insieme a uno
stuolo di giornalisti definiti "servi" dalla stampa estera.
Gli italiani non stanno più con lui e tanto meno con chi gli
ha permesso come Violante e Fassino per quindici anni di
superare ogni conflitto di interessi.
Lì fuori c'è qualche milione di persone che vuole restaurare
la democrazia. Non vi chede di dargli ascolto. Ve lo ordina.
Vi ordina, perchè voi siete loro dipendenti, di portare la
proposta di legge Parlamento Pulito al più presto in Senato
e di farla discutere pubblicamente. In modo
che ogni italiano tragga le sue conclusioni e sappia chi è
contro la democrazia e chi no. E' una delle ultime occasioni
che avete per salvarvi almeno la faccia. Io ho fiducia negli
italiani. Sapranno cacciare, spero con metodi democratici,
chi oggi occupa abusivamente le istituzioni e ci rende lo
zimbello del mondo. Il tempo e gli eventi stanno
precipitando. La disoccupazione è diventate un'epidemia.
Mentre voi incassate il vostro stipendio per girarvi
dall'altra parte operai e imprenditori si suicidano. Persino
il Gran Consiglio seppe cacciare Mussolini
per istinto di sopravvivenza. Ascoltate la voce del Paese
finchè siete ancora in tempo."
Il Nyt: "Decadente alla Satyricon"
Time: "L'Italia è Berlusconistan"
Sul blog "The Lede" i video e lo
speciale di Repubblica e un pesante
giudizio sulla politica italiana: "Immaginate Donald Trump alla
Casa Bianca..."
ROMA - La vicenda dei rapporti tra il presidente del
Consiglio italiano Silvio Berlusconi e la giovane napoletana
Noemi Letizia, e il crescendo di contraddizioni cui si
riferiscono le
dieci domande di Repubblica ancora senza risposta,
continuano a interessare la stampa internazionale in Europa e
negli Stati Uniti.
"Le scappatelle del primo ministro alla fine fanno sollevare
qualche sopracciglio", titola il
New York Times, che dedica alla vicenda una
dettagliata ricostruzione e nota: "Gran parte del successo di
Berlusconi nasce dalla sua abilità di leggere gli umori del
Paese. Ora molti si chiedono se finalmente non abbia fatto un
calcolo sbagliato e non stia spingendo troppo in là i
tolleranti italiani, e se la sua reputazione di fine carriera
non somigli sempre più alla decadenza imperiale del Satyricon
di Fellini".
E sempre sul Nyt, ne parla anche Robert Mackey, blogger di
primo piano del quotidiano. Mackey ne scrive
sul suo "The
Lede" in un lungo "post" intitolato "Giornale
(italiano) preme su Berlusconi perché risponda a domande su
una giovane amica". Il "post" è corredato dai video
dello speciale di Repubblica.it e dal reportage
dell'inglese "Channel 4" e descrive la vicenda e la campagna
"delle dieci domande" lanciata da Repubblica. Mackey spiega la
paradossale situazione italiana, racconta delle veline
candidate e del ministro Mara Carfagna e termina con questo
giudizio: ".... In altre parole immaginate un mondo in cui
Donald Trump possiede la Nbc, vive alla Casa Bianca e,
intanto, avvia Miss California a un seggio al Congresso e
sareste appena a metà strada per capire la politica italiana".
Il settimanale americano
Time titola: "Berlusconi e la ragazza.
Niente di piccante, grazie". L'articolo di Jeff Israely, a
lungo corrispondente da Roma, è graffiante: parla dell'Italia
come del "Berlusconistan" e in cui i critici "riescono in
qualche modo ad andare in tv, sostenendo che il 72enne maestro
dei manipolatori ha innescato un ciclo di notizie che in
realtà potrebbe portare alla sua fine politica".
Il quotidiano conservatore francese
Le Figaro parla dell'"affaire Noemi" e
sottolinea che "Berlusconi ha l'arte di complicarsi la vita".
Il britannico
Guardian dà alla vicenda una lettura
"interna": "Per capire quanto sia in difficoltà Berlusconi -
titola il giornale - basta il fatto che persino i Blair stanno
prendendo le distanze da lui". Cherie parlò "rapita" del
viaggio con Tony in Sardegna nel 2004 ospiti del Cavaliere.
"Ma allora era allora": quando la ex first lady è intervenuta
questa settimana su quel viaggio, lo ha fatto "prendendo in
giro la bandana indossata per coprire quello che lei insiste
fosse un trapianto di capelli (nonostante il suo rifiuto di
ammetterlo)". E ancora: "Nessuno lo accusa di alcun rapporto
sessuale improprio, e non ci sono basi per sostenerlo. Ma come
avviene in molti scandali che coinvolgono uomini e donne
politici, il punto non è quel che Berlusconi ha fatto, ma se
stia o meno dicendo la verità. L'opposizione sostiene che chi
mente sulla sua vita privata non può governare".
Continuano a occuparsi della vicenda altri grandi quotidiani
europei.
El Pais torna oggi con una corrispondenza:
"Convertito in un caso globale dalle proprie contraddizioni
(ha mentito ripetutamente sulla vicenda), il caso Noemi
coinvolge ogni giorno nuove persone". E
Libération: "Fiat tenta di acquisire Opel,
l'economia italiana soffre la crisi, ma a dieci giorni dalle
elezioni europee, l'Italia non ne ha che per papounet.
Il velo di misteri e sospetti intorno alla relazione tra
Berlusconi e la giovane che gli ha dato questo soprannome, si
impone al centro delle discussioni, delle polemiche e ormai
della politica".
Infine l'americano
Christian Science Monitor: "Con l'Italia che
si prepara a ospitare il summit G8 Berlusconi nel mirino di
uno scandalo personale". E il giornale commenta: "Nel mezzo di
una crisi economica, l'Italia sembra occuparsi più del
presunto affaire del primo ministro con una teenager che del
summit di luglio".
Il Sistema è a pezzi. Una piccola spinta. Un alito di vento.
Una fotografia riservata di papi. E precipita. La Marcegaglia
degli inceneritori ha attivato la sirena d’allarme
sull’occupazione. Il Vaticano ha invocato di non lasciare soli
i disoccupati. I sindacalisti sono buttati giù dal palco.
Draghi, governatore della Banca d’Italia, stima in 10% il
tasso di disoccupazione. In meno 5% il PIL. E non è finita
qui. Ci stiamo sgretolando. Gli zoccoli cominciano a
scaldarsi. Quando chiuderanno Pomigliano e Termini Imerese
qualcuno dovrà darsi alla fuga. Siamo i gamberi d’Europa. Chi
governa il Paese è fuori controllo, anche del suo controllo
mentale. La crisi economica dilaga, e lo psiconano parla di
sesso piccante e di grumi eversivi della magistratura. Lo fa
con chiunque gli capiti a tiro. Come un vecchio molesto e un
po’ rincoglionito che ripete sempre la stessa cosa. Parla
della Gandus e di Noemi con la Confindustria dei falsi in
bilancio (complimenti per gli applausi contro la magistratura,
a buon rendere!). Con la Confesercenti che lo fischia. Con i
terremotati in Abruzzo che gli gridano di farsi processare. In
Parlamento, Antonio Di Pietro chiede l’impeachment per lo
psiconano, corruttore di Mills, e non riesce a raccogliere
neppure una sessantina di firme necessarie per la mozione. D’Alema
e Casini mi sentite? Bene: andate a fanculo! La responsabilità
del diluvio che ci aspetta è vostra. Siete i pali della P2, di
Testa d’Asfalto. Lui distrugge l’informazione, il senso dello
Stato, la giustizia e voi non avete neppure il coraggio di
mettere una firma. Dove erano PDmenoelle e UnioneDeiCarcerati
quando fu approvato il Lodo Alfano? Violante chi ti ha
autorizzato a lasciare le frequenze di tre reti nazionali a
Mediaset? Il Paese può essere rifondato solo dal basso. Da
cittadini che si fanno Stato. Io sono in tour elettorale per
sostenere le Liste Civiche a Cinque Stelle. Nessuno lo sa.
Nessun organo di informazione ne parla. Hanno una paura
fottuta. Ma, per magia, quando arrivo, le piazze sono piene di
gente entusiasta, pulita che vuole sentire parole nuove e
prendere in mano la propria vita, dare un futuro ai propri
figli. Persone che si autofinanziano per i palchi, i
volantini, gli impianti. Non prendono un euro di soldi
pubblici. Gente che non affida i figli all’eroe Mangano per
farli accompagnare a scuola. Dobbiamo prendere coscienza che
non c’è nessuno dall’altra parte. Che questa Italia e questa
vita sono solo nostre. Acqua, energia, ambiente. Tutto. È
tutto nostro.
Tafferugli in centro tra polizia e manifestanti
Tafferugli di non grossa entità si stanno verificando a
Bari tra la polizia e un gruppo di giovani di centrosinistra
che stanno manifestando contro la visita - in corso - del
presidente del Consiglio Silvio Berlusconi nel capoluogo
pugliese. La manifestazione, che doveva attuarsi con un sit-in,
era stata organizzata in corso Cavour, di fronte al teatro
Petruzzelli.
Un gruppo di giovani si è sganciato dagli altri manifestanti
cercando di dirigersi verso il vicino corso Vittorio Emanuele
dove, in un albergo cittadino, Berlusconi ha tenuto una
conferenza stampa. E' stato a quel punto che la polizia ha
fatto alcune cariche di alleggerimento disperdendo i
manifestanti. Ma i giovani di centrosinistra si sono radunati
nuovamente e in questo momento stanno attuando un presidio nel
tratto di corso Vittorio Emanuele ad angolo con via Sparano.
C'è tensione con la polizia e più volte c'è stato contatto
fisico. Le forze dell'ordine hanno schierato anche due furgoni
cellulari per impedire che i manifestanti si dirigano verso il
gazebo dov'è atteso Berlusconi. Sono stati innalzati
striscioni con i quali i manifestanti invitano il premier "a
farsi processari" e vengono scanditi slogan contro il governo.
Il numero dei manifestanti è cresciuto col passare dei minuti
e sono diventati oltre 300. Il premier è stato costreto a
spostare il comizio e l'incontro con i militanti del Pdl,
circa cinquemila persone, da corso Vittorio Emanuele in corso
Caour, nei pressi della sede della Banca Popolare di Bari. Il
centro della città è blindato e il servizio di sicurezza è
stato rafforzato anche con la presenza di tiratori scelti.
Il presidente del Consiglio, subito dopo essere arrivato nel
capoluogo pugliese, ha tenuto una conferenza stampa in un
albergo nel centro della città. Il premier, accompagnato dal
ministro delle Regioni, Raffaele Fitto, è stato accolto da una
piccola folla di cittadini. Oltre alla conferenza stampa nello
stesso albergo dovrebbe incontrare candidati locali del Pdl.
Successivamente, Berlusconi farà una passeggiata lungo il
corso principale e raggiungerà Bari vecchia. Durante il
tragitto si fermerà a visitare un gazebo elettorale del Pdl
che è stato allestito in corso Vittorio Emanuele, a pochi
passi dal palazzo della prefettura. La visita a Bari si
concluderà con un incontro con imprenditori locali nella sede
della Banca Popolare di Bari.
Berlusconi: «Vacanze al mare e crociere
per ragazzi e famiglie terremotate»
«Chi sta in tenda lo fa per propria volontà, la Protezione
civile aveva trovato un alloggio per tutti gli sfollati»
Berlusconi nelle zone terremotate (Lapresse)
L'AQUILA
- I ragazzi e le famiglie abruzzesi che
hanno visto le proprie abitazioni distrutte o danneggiate dal
terremoto del 6 aprile, non passeranno l'estate nelle
tendopoli, ma al mare o in crociera. Lo ha assicurato il
presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, in visita
all'Aquila, aggiungendo la voce «crociere» a quanto già
promesso giovedì («vacanze al mare») nel suo intervento
all'assemblea della Confesercenti. «Entro settembre contiamo
di non avere più gente nelle tende, mentre questa estate
vogliamo programmare vacanze al mare per le famiglie e
crociere sul Mediterraneo per i ragazzi», ha detto il premier.
VACANZE E CROCIERE -
«La Protezione civile sarebbe stata in grado di dare un
alloggio a tutti gli sfollati. Chi vive nelle tende lo fa
perché vuole restare vicino alla propria abitazione. La
speranza è che prima dell'inverno ognuno abbia una casa. Sono
state già fatte 47.500 verifiche di agibilità, case nelle
quali sono stati ripristinati i servizi essenziali. Il 4
giugno firmerò l'ordinanza per le prime case agibili. Chi avrà
la casa agibile, pensiamo che debba rientrare dagli alberghi
in 15 giorni per consentire alle famiglie in tenda di prendere
il loro posto», ha aggiunto il capo del governo. «Stiamo
infatti organizzando giorni al mare per le famiglie. I
ragazzi, invece, stiamo vedendo di mandarli in crociera nel
Mediterraneo». Ricostruzione: «Per le seconde case nei centri
storici la ricostruzione sarà al 100% a carico dello Stato.
Per quelle che sono fuori dai centri storici, faremo un
inventario e decideremo se poter intervenire per la totalità o
per i due terzi», ha aggiunto Berlusconi. «A fine giugno,
terminate le verifiche e approvato il decreto legge in esame
alla Camera, sul quale siamo disponibili a modifiche, si darà
seguito alla ricostruzione pesante».
STRISCIONE RIMOSSO -
Uno striscione con la scritta in dialetto aquilano «Caccete ji
soldi, forti e gentili scì fessi no!!!» è stato esposto su
un'auto davanti alla scuola della Guardia di Finanza
all'Aquila dal comitato «3.32». Ma è stato fatto rimuovere
quasi subito. I comitati che lo hanno esposto hanno
sottolineato che «non si tratta di una contestazione politica,
ma ai contenuti del decreto. Le rassicurazioni Berlusconi non
deve darle solo ai sindaci, ma anche ai cittadini». Quattro
manifestanti sono stati poi identificati dalle forze
dell'ordine: «In un Paese democratico questo non dovrebbe
accadere, ognuno può manifestare liberamente le proprie idee»,
hanno detto i dimostranti. Ai contestatori ha indirettamente
risposto Berlusconi, che in conferenza stampa ha detto:
«Qualcuno diceva che questa era una
mission impossible, ma
se ce la faremo a costruire 4-5 mila alloggi in 80 giorni,
avremo portato a termine la prima operazione del genere al
mondo per tempi e importanza».
COMMISSIONE DI GARANZIA
- Berlusconi ha inoltre reso noto che nella commissione
di garanzia che si occuperà di verificare la gestione dei
fondi donati per il terremoto (al momento 45 milioni di euro)
ci saranno «il senatore Franco Marini, l'ex presidente della
Corte costituzionale Cesare Mirabelli, il professore Natalino
Irti, il magistrato Cesare D'Ambrosio, l'ex giudice della
Corte costituzionale Fernanda Contri».
Seduce 13enne conosciuta su Facebook
Attore 33enne arrestato per stupro
Il comico, noto per il personaggio di «Billy Ballo», ha
completamente plagiato la ragazzina invaghita di lui
MILANO - Si chiama Alessio Saro, ma in arte è «Billy
Ballo» e «Neuron», personaggi comici apparsi in vari programmi
di Mediaset e AllMusic. È stato arrestato venerdì mattina a
Milano con un'accusa molto grave: violenza sessuale su una
ragazzina minore di 14 anni, conosciuta su Internet tramite il
social network Facebook. L'attore avrebbe approfittato del suo
fascino e della sua notorietà per circuire la ragazzina e
convincerla a dire bugie ai genitori, per poter fare di lei
ciò che voleva. Gli agenti della Squadra Mobile di Milano lo
hanno arrestato nel suo appartamento a Sesto San Giovanni
(Milano), dove vive da solo.
LO STUPRO - Proprio in quell'appartamento è avvenuta
anche la violenza sessuale, la notte tra il 6 e il 7 aprile
scorso. La ragazzina, invaghita dell'attore, ha accettato il
rapporto, ma per legge si tratta comunque di violenza sessuale
, perché la minore non aveva raggiunto la cosiddetta «età del
consenso» (14 anni).
«DORMO DA UN'AMICA» - In Facebook la ragazzina aveva
riconosciuto, sotto lo pseudonimo «Neuron», il comico che
aveva visto in televisione, noto anche come «Billy Ballo»,
protagonista di alcuni videoclip trasmessi dal programma di
Italia1 «Mai dire martedì» e ripresi nei siti Internet. La
13enne l'aveva contattato ed era entrata in rapporto con lui,
dicendogli anche la sua età: ma lui non si è fermato, anzi ha
preso accordi per incontrarla. Così c'è stato il primo
incontro, al quale la ragazzina è andata mentendo alla madre e
raccontandole: «Vado alla festa di una mia amica e poi resto a
dormire da lei». Ma invece passò la notte con l'attore, che,
secondo l'accusa, ha avuto con lei un rapporto completo. In
seguito i dialoghi tra i due, su Facebook, si sono fatti
sempre più espliciti: gli investigatori hanno trovato chiare
allusioni alla notte trascorsa insieme, tra il 6 e il 7
aprile. Lui le scriveva di tacere, di mantenere il loro
segreto, e intanto continuava ad uscire con lei.
LE INDAGINI DELLA MADRE - Un giorno l'uomo è andato
a prendere la ragazzina sotto casa con la sua decappottabile,
ma la madre di lei li ha visti e ha telefonato alla figlia.
Lui ha detto: «Sono il fratello di una sua compagna di classe,
la sto accompagnando da lei», ma la madre non ci ha creduto e
ha ordinato alla figlia di tornare a casa. Poi ha cominciato a
investigare, scoprendo che la 13enne non aveva mai dormito a
casa dell'amica. Attraverso Facebook e parlando con le
amichette con cui la ragazzina si era confidata, la madre ha
scoperto la relazione; una visita dal ginecologo ha rivelato
anche il rapporto sessuale. La madre si è rivolta agli agenti
della quarta sezione della squadra Mobile e ha denunciato il
33enne.
LE INTERCETTAZIONI - A carico di Alessio Saro vi
sono anche alcune intercettazioni telefoniche e sms nei quali
l'attore istruisce la ragazzina su che cosa raccontare alla
madre. Saro, nelle conversazioni e negli sms intercettati,
convince la ragazzina a dire agli agenti che l'ha imbrogliato,
facendogli credere di avere 18 anni. Le consiglia inoltre di
raccontare che, nella notte trascorsa insieme, c'era stato «un
solo bacio». A quanto si è saputo, proprio poco prima di
essere arrestato l'attore stava nuovamente invitando la
ragazzina a uscire con lui. Nell'ordine di custodia cautelare
eseguito dagli uomini della Squadra Mobile della Questura di
Milano, l'arrestato è definito «persona in preda a
irrefrenabili impulsi sessuali» nei confronti di «persone
molto giovani e perciò solo sicuramente indifese».
Nell'audizione protetta la minorenne ha difeso l'uomo, del
quale è evidentemente infatuata, riferendo fatti completamente
falsi e concordati con lui. Alessio Saro è stato quindi
arrestato. La richiesta di arresto del pm Ada Mazzarelli e del
carcere disposto dal gip Mariolina Panasiti è motivata dal
pericolo di reiterazione del reato e, soprattutto, di
inquinamento delle prove.
Berlusconi teme il trappolone
"Sono pronto a tornare alle urne". DAL
VATICINATO 60% SI E' PASSATO ALLA CONTA DEI LECCACULO A
DISPOSIZIONE....
ROMA - Per ora è solo una minaccia. L'arma fine di
mondo. Eppure Silvio Berlusconi ha iniziato a sventolarla. Non
nelle occasioni ufficiali. Ma nelle riunione informali. Negli
ultimi giorni, la "soluzione finale" è stata accennata in più di
una circostanza. Quale? Le elezioni anticipate.
Il presidente del consiglio si sente sotto assedio. Stretto tra
le inchieste giornalistiche, le indiscrezioni sulle indagini
condotte dai magistrati a Napoli e il terrore che altre
intercettazioni telefoniche possano improvvisamente riemergere
dal silenzio. E allora, ha detto ieri mattina in consiglio dei
ministri, "non mi farò piegare". Davanti ai ministri ha evitato
con cura di parlare esplicitamente di ricorso alle urne. Eppure
nell'ultima settimana con i fedelissimi non ha affatto nascosto
che l'ultima carta da giocare sarebbe proprio questa. "Se ci
fosse uno show down - sono state le parole ripetute a diversi
esponenti del governo - allora dovremmo ripresentarci davanti
agli elettori. Chiedere il loro giudizio. E sono convinto che
gli italiani staranno ancora con me".
Allo stato, il premier non ha ancora deciso di imbracciare
concretamente il fucile che possa porre fine alla legislatura.
Vuole aspettare il risultato delle europee. Soprattutto vuole
capire se il "Noemigate" e le inchieste napoletane sul
termovalorizzatore imboccheranno una svolta decisa. Circostanze
che lui definisce "scorciatoie" per disarcionarlo. "Ma se
qualcuno insegue scorciatoie - ha ammonito - sarò io il primo a
prenderle. Si torna al voto". Uno schema proposto pubblicamente
pure dal ministro del Welfare, Maurizio Sacconi: Si cercano armi
improprie per far fuori il presidente. Ma gli italiani sono
pronti a rivotare". Ragionamenti che in modo meno esplicito il
capo del governo ha fatto anche durante la riunione
dell'esecutivo di ieri. "Più mi danno delle botte in testa - ha
avvertito - più mi sento forte. Di certo tutte queste bugie,
tutti questi attacchi non riusciranno a intimidirmi. Io non mi
piegherò".
Sta di fatto, che il sospetto di una macchinazione per
assestargli una "spallata" è andato via via crescendo
nell'ultimo mese. Il fantasma del "ribaltone" guidato nel 1995
da Lamberto Dini è tornato a materializzarsi dalle parti di Via
del Plebiscito. Lo spettro di un governo istituzionale magari
per realizzare una parte di riforme istituzionali o una nuova
legge elettorale aleggia sui tetti di Palazzo Chigi. Le mosse
compiute da settori della finanza e dell'industria lo hanno
innervosito. Sospetta che anche in quegli ambienti si stia
creando una sponda "ribaltonista". Il Cavaliere vuole subito
spazzare via tutti i dubbi. Che in una certa misura ha
manifestato anche al presidente della Repubblica, Giorgio
Napolitano. Ma soprattutto li ha espressi con veemenza agli
alleati. E già, perché dai partner di maggioranza avrebbe voluto
più solidarietà dopo la richiesta di divorzio di Veronica, dopo
le polemiche sulla famiglia Letizia e dopo la sentenza Mills.
Tant'è che ancora in consiglio dei ministri ha protestato per
come è stato difeso l'altro ieri nel corso della trasmissione
"Porta a porta". Lì, a rappresentare il centrodestra, c'era
Ignazio La Russa. "La prossima volta - lo ha rimproverato -
chiamami e ti spiego come sono andate le cose". Del resto si è
lamentato anche con il presidente della Camera, Gianfranco Fini.
Ieri i due sono tornati a parlarsi dopo un bel po' di tempo. Il
Cavaliere si è lasciato andare ad un lungo e appassionato sfogo.
Non a caso da Montecitorio è uscita una sola indiscrezione sul
pranzo: "solidarietà umana all'amico Silvio". Una formula, usata
anche dal capo dello Stato, che non ha convinto del tutto il
premier. Poi, certo, il capo del governo e il presidente della
Camera hanno concordato i prossimi passi da compiere per ridurre
il numero dei parlamentari e per le nomine Rai. Ma il cuore
dell'incontro sono state le vicissitudini del Cavaliere.
La carta del voto anticipato resta comunque
una "extrema ratio". Berlusconi ha fatto sapere di volersi
buttare a capofitto nella campagna elettorale. "Le volgarità di
Franceschini sono un tonico per me". Adesso considera la frase
del segretario democratico sull'educazione dei figli il suo
cavallo di battaglia. Secondo il premier, anche il sondaggio
recapitato ieri pomeriggio a Via del Plebiscito dimostrerebbe
che il passo falso di Franceschini sta penalizzando il Pd.
Sebbene sia cresciuta pure l'astensione di centrodestra. "Se poi
c'è lo show down...".
Istat: una famiglia su 5 è in difficoltà
Il rapporto 2008: il 22% segnalano difficoltà economiche,
il 6,3% non riesce ad arrivare a fine mese
Operai al lavoro (Emblema)
MILANO - Una
famiglia su cinque ha difficoltà economiche crescenti e il
6,3% addirittura non riesce ad arrivare a fine mese. Lo
scenario è tratteggiato dall'Istat nel Rapporto annuale 2008.
Secondo l'Istituto di statistica, il 22% circa delle famiglie
italiane è vulnerabile mentre il 41,5% si può definire
«agiato». Nel dettaglio, l'Istat spiega che del 22% di chi ha
problemi circa 2 milioni e mezzo di famiglie (il 10,4%)
segnalano difficoltà economiche più o meno gravi e risultano
potenzialmente vulnerabili soprattutto a causa di forti
vincoli di bilancio. Spesso non riescono a effettuare risparmi
e nella maggioranza dei casi non hanno risorse per affrontare
una spesa imprevista di 700 euro. Sono la Sicilia (20,1% e la
Calabria 17,1% le regioni dove è maggiore la frequenza di
questo gruppo.
DIFFICOLTA'
- Circa
1 milione 330 mila famiglie (5,5%) incontra difficoltà nel
fronteggiare alcune spese. La maggioranza di queste famiglie
si è trovata almeno una volta nel corso del 2007 senza soldi
per pagare le spese alimentari, i vestiti, le spese mediche e
quelle per i trasporti. Dal punto di vista territoriale «le
famiglie in difficoltà per le spese della vita quotidiana»
risultano relativamente più diffuse nel Mezzogiorno. In
particolare Sicilia 12,3%, Calabria 11,6 e Puglia 10,3%. Circa
1 milione e 500 mila famiglie (6,3%) denunciano, oltre a seri
problemi di bilancio e di spesa quotidiana, più alti rischi di
arretrati nel pagamento delle spese dell'affitto e delle
bollette, nonchè maggiori limitazioni nella possibilità di
riscaldare adeguatamente la casa e nella dotazione di beni
durevoli. Sono residenti al Sud, in Campania 15,1% e in Puglia
12,3%, mentre in tutte le regione del Centro-Nord
rappresentano meno del 5% della popolazione di ciascuna
regione. Altri dieci milioni di famiglie (il 41,5% del totale)
invece mostrano livelli inesistenti o minimi di disagio
economico. Si tratta di famiglie con redditi alti e medio-alti,
più diffuse nel Nord del Paese, in particolare residenti in
Trentino-Alto Adige e in Valle D'Aosta. Circa 8 milioni e 800
mila famiglie infine (il 36,3%) vivono in condizioni di
relativo benessere. Si tratta prevalentemente di famiglie
formate da adulti e anziani a reddito medio (concentrate
soprattutto in Molise con il 39,4% e in Liguria 36,7%) e di
altre più giovani a reddito medio e medio-alto, che hanno come
problema quasi esclusivo il rimborso del mutuo. Sono diffuse
nelle regioni del Centro e del Nord, in particolare in
Lombardia con il 10%, e nelle Marche e in Toscana con il 9,7%.
OCCUPAZIONE
- Le
condizioni del mercato del lavoro in Italia «peggiorano a
causa della crisi in atto». Per la prima volta dal 1995,
infatti, la crescita degli occupati nel 2008, che sono
aumentati di 183 mila unità rispetto al 2007, è risultata
inferiore a quella dei disoccupati, saliti di 186 mila unità
sempre rispetto all'anno prima. Lo scorso anno la
disoccupazione è tornata a crescere dopo circa dieci anni di
diminuzione, coinvolgendo in misura maggiore gli uomini. Il
fenomeno ha interessato in particolare il Centro e il
Nord-Ovest, anche se il Mezzogiorno si è confermata l'area con
la maggiore concentrazione di disoccupati. Nel 2008, inoltre,
gli occupati «standard», cioè a tempo pieno e con durata
indeterminata, sono risultati circa 18 milioni; i lavoratori
«parzialmente standard» (a tempo parziale e con durata non
predeterminata) circa 2,6 milioni; gli atipici (dipendenti a
termine e collaboratori) quasi 2,8 milioni. Per quanto
riguarda gli atipici, evidenzia ancora il rapporto, quasi la
metà - nello specifico un milione e 300 mila - sono presenti
nel mercato del lavoro da più di dieci anni. Tratteggiato
anche l'identikit del «disoccupato medio»: è un uomo di età
compresa tra i 35 e i 54 anni che abita nel Centro-Nord, con
un livello di istruzione non superiore alla licenza secondaria
e che ha perso un lavoro alle dipendenze nell’industria.
Il mercato del lavoro evidenzia ancora una volta un divario
strutturale tra il Nord e il Sud del Paese, ma anche nel
Mezzogiorno ci sono territori in controtendenza. I lavoratori
dipendenti a tempo indeterminato e con orario full time
crescono nelle regioni settentrionali e centrali e nelle
classi di età adulte, mentre diminuiscono tra i giovani fino a
34 anni e nelle regioni del Mezzogiorno.
Il 2008 è stato caratterizzato da segni negativi e
rallentamenti in tutto il mondo del lavoro, tuttavia la
flessione più forte degli occupati si è registrata nei settori
nell'agricoltura e nell'industria in senso stretto, con la
crescita del ricorso alla cassa integrazione, mentre aumentano
lievemente nel terziario e solo al Nord i posti di lavoro
nelle costruzioni.
REDDITO - L'Italia è
anche uno dei paesi europei con «la maggiore diffusione di
situazioni di reddito relativamente basso: una persona su
cinque è a rischio di vulnerabilità economica» sottolinea
ancora il rapporto annuale dell'Istat, evidenziando che
«rischi altrettanto elevati» si osservano in Spagna, Grecia,
Romania, Regno Unito e nei Paesi baltici. Il rischio di
vulnerabilità riguarda, invece, soltanto una persona su dieci
nei paesi scandinavi, nei Paesi Bassi, nella Repubblica Ceca e
in Slovacchia. Questo si rileva particolarmente nelle regioni
meridionali: nel 2007 risultano esposte al rischio meno
dell'8% nel Nord-est, poco più del 10% nel Nord-ovest e nel
Centro e circa una su tre nel Mezzogiorno.
IMPRESE - Il
rapporto evidenzia anche come la crisi per le imprese italiane
sia iniziata prima che in altre parti del mondo. Nei primi
mesi del 2008, in fase ancora espansiva, la metà delle imprese
esportatrici già mostrava una caduta rilevante del livello di
export (-12,5%) rispetto allo stesso periodo dell’anno
precedente, a fronte di un aumento delle esportazioni di circa
il 10%. Nel primo bimestre 2009 però più di un’impresa
esportatrice su quattro (circa 6.500 imprese) ha registrato
incrementi delle vendite all’estero, nonostante la crisi.
URBANIZZAZIONE - L'Istat
segnala come continui ancora l'espansione delle aree
urbanizzate in Italia, tanto che ogni anno il cemento aumenta
in media di 22 metri cubi per abitante. Molise, Puglia,
Marche, Basilicata insieme al Veneto le regioni in cui la
corsa all'edificazione è più accentuata. Il Rapporto spiega
che quest'espansione si è verificata spesso «in assenza di
pianificazione urbanistica sovracomunale». Tra il 2001 e il
2008, limitatamente alle regioni per le quali è già in corso
il processo di perimetrazione delle aree urbanizzate - si
legge nel rapporto -, la superficie edificata è aumentata in
misura più consistente in Molise (18%) e in Puglia, Marche e
Basilicata (il 12% e il 15%). In Veneto, che sià nel 1991
condivideva con la Lombardia il primato della regione «più
costruita» d'Italia, le superfici edificate sono cresciute
ancora del 5,4%, «approssimando situazioni di saturazione
territoriale», segnala l'Istat. Con Lazio e Puglia - specifica
ancora il rapporto - il Veneto è anche la regione dove in
assoluto si è costruito di più, con oltre 100 chilometri
quadrati di nuove superfici edificate.
IMMIGRAZIONE - Nel
2008 in Italia sono arrivati più extracomunitari che
comunitari. Nel corso dell'anno, rende noto l'istituto nel
rapporto, sono arrivati 274 mila stranieri extracomunitari,
contro 185 mila comunitari. Questo è avvenuto, secondo l'Istat,
per il concorso di due cause: il rilascio di un consistente
numero di permessi di soggiorno che si sono accumulati nei
periodi precedenti, da un lato, e il rallentato ritmo di
incremento degli ingressi di neocomunitari, dall'altro. Dei 3
milioni e 900 mila stranieri residenti in Italia al 1 gennaio
2009, la comunità più presente è quella romena (780 mila).
Con quella degli italiani, cresce anche la disoccupazione
straniera. Il tasso di disoccupazione della popolazione
straniera in Italia nel 2008 è dell'8,5%, due decimi di punto
in più rispetto al 2007. Sono 162 mila gli stranieri in cerca
di lavoro nel 2008, 26 mila in più rispetto all'anno
precedente.
SCUOLA
- La crescita
del numero degli stranieri nel nostro Paese ha cambiato anche
il volto delle nostre classi scolastiche. Nell'anno scolastico
2007-08 gli alunni stranieri nelle scuole italiane arrivano a
quota 574 mila, in aumento dell'87% rispetto al 2003/04; in
questo periodo, l'incidenza degli alunni stranieri sul totale
è passata da 3,5 a 6,4 studenti non italiani ogni 100
iscritti. La maggior presenza di studenti stranieri si
registra nelle scuole primarie, sia in termini assoluti (218
mila) sia relativi (7,7 ogni 100 iscritti). Nelle scuole
secondarie di secondo grado, invece, l'incidenza di alunni
stranieri è più contenuta (4,3 ogni 100 iscritti), anche se la
loro presenza è più che raddoppiata rispetto al 2003-04,
quando rappresentavano soltanto il 2% degli iscritti.