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FALLIMENTO

Le banche non sono mai in crisi

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Chi ha causato la crisi? Le banche. Chi guadagna dalla crisi? Le banche. Unicredit e Banca Intesa San Paolo hanno fatto delle semestrali fantastiche. Come avranno mai fatto con tutta questa crisi in giro? Il correntista che deposita i suoi risparmi sul conto ottiene di interesse dallo 0,1 allo 0,5% nei casi più fortunati. Se chiede di più, la risposta è sempre la stessa: "E' colpa dell'Euribor!". Se lo stesso correntista chiede un prestito il tasso di interesse diventa un numero a piacere tra l' 8 e il 10%. In questo caso l'Euribor non c'entra nulla. L'Italia è il Paese dei monopoli, quello bancario è forse il peggiore!

Due anni vissuti pericolosamente
ma i rischi non sono finiti. GIA' PARTITA LA STORICIZZAZIONE DEL PERIODO, SUBITO DIMENTICANZA E VOGLIA DI RICOMINCIARE A DISTRUGGERE. L'OCCASIONE PER UN MONDO MIGLIORE SPRECATA PER SEMPRE.

di FEDERICO RAMPINI

Due anni vissuti pericolosamente ma i rischi non sono finiti


NEW YORK - "Due anni ma non un giorno di più". È quanto sarà durata, con ogni probabilità, la più grave crisi economica dopo la Grande Depressione. Intervistati dal Wall Street Journal, la maggioranza degli economisti americani si dicono certi che la recessione Usa sia finita, e prevedono un aumento del Pil (+2,4%) nel terzo trimestre. Germania e Francia ritrovano a sorpresa la crescita positiva (+0,3%) e la Banca centrale europea usa termini insolitamente ottimisti: "Stabilizzazione, seguita da parziale ripresa". Il Washington Post però lancia l'allarme su quello che potrebbe seguire: "Attenti alla ripresa-fantasma. La vedremo solo nelle statistiche".

America, Europa, Asia, gli ultimi segnali convergono: questo agosto 2009 potrà essere ricordato come il punto di svolta. La fine di un incubo iniziato esattamente due anni fa. E' l'agosto 2007, il mondo sembra ancora destinato a un gioioso boom globale, quando arriva il segnale premonitore. L'origine è negli Stati Uniti, il primo scossone si registra in Europa. A Parigi la Bnp è costretta a congelare i rimborsi su alcuni fondi d'investimento perché il loro patrimonio investito in mutui subprime americani si è volatilizzato. Un incidente di cui la Bce intuisce la pericolosità: anziché chiudere per ferie l'istituto di Francoforte passa il Ferragosto 2007 a inondare i mercati di liquidità. E' un assaggio del ruolo di "pompieri" a cui le banche centrali saranno chiamate in una drammatica escalation che non ha precedenti storici (negli anni Trenta il loro ruolo fu più modesto).

 


Nel settembre 2007 è ancora l'Europa a subire un altro choc con il fallimento della banca inglese Northern Rock, il panico dei risparmiatori. Tecnicamente è nel dicembre 2007 che all'economia americana viene diagnosticato lo stato di recessione, e all'inizio sembra quasi soft: "Solo centomila posti di lavoro eliminati ogni mese", ricorda Christina Romer che dirige la squadra di consiglieri economici di Barack Obama. Nel marzo 2008 fallisce la banca Bear Stearns a Wall Street, il suo cadavere viene ricollocato nelle braccia di JP Morgan Chase, con un aiuto pubblico che costa "soltanto" 30 miliardi di dollari al contribuente: sono spiccioli rispetto a quel che deve ancora accadere. E' nel settembre 2008 che la crisi smette di essere normale, si avvita in una spirale folle, mette a repentaglio la stabilità del capitalismo mondiale. I due giganti dei mutui americani Fannie Mae e Freddie Mac, travolti dal crollo del mercato immobiliare, vengono salvati in extremis da un maxifinanziamento statale.

La bancarotta di Lehman Brothers a metà settembre porta il sistema finanziario globale al collasso. Le banche smettono di avere fiducia le une nelle altre, congelano ogni sorta di finanziamento, strangolano anche l'economia reale. E' il momento in cui i governi si accorgono di aver lasciato crescere una finanza-Frankestein, dei mostri bancari troppo grossi per essere lasciati fallire. L'America ancora governata da Bush vara un piano da 700 miliardi di dollari per salvare le banche ed evitare che Citigroup e Bank of America facciano la fine di Lehman. La bocciatura di quel piano al Congresso, solo momentanea, fa misurare il baratro: il terrore dei mercati evoca il 1929. In Europa tremano i risparmiatori belgi per la crisi di Fortis; va in bancarotta uno Stato intero, l'Islanda; il rischio-paese fa vacillare la fiducia verso altri debitori sovrani: dai paesi dell'Est europeo a quelli mediterranei Italia inclusa. Londra nazionalizza la Bank of Scotland. L'allarme sociale - a quel punto l'economia americana sta distruggendo 700.000 posti al mese - contribuisce alla vittoria di Obama a novembre. E' il periodo dei vertici mondiali a ripetizione, G8 e G20 si susseguono, insieme alle consultazioni febbrili tra le banche centrali. E' la fase delle misure estreme: il 12 dicembre 2008 la Federal Reserve inaugura il "tasso d'interesse zero". E' una conferma del rischio-deflazione, ed è un gesto disperato per arginare i crac bancari. Ma il costo del denaro a quota zero non basta. Visto che gli istituti di credito sono paralizzati dalla paura, le banche centrali si mettono a fare il mestiere dei banchieri privati, iniettano liquidità direttamente nell'economia, prestano alle imprese. Comprano titoli del Tesoro. 5.500 miliardi di dollari vengono messi in circolazione in queste terapie d'urto, tra la fine del 2008 e il marzo 2009. Nel frattempo i due pesi massimi dell'economia mondiale hanno varato a tempo record due maximanovre di spesa pubblica: la Cina stanzia 560 miliardi di dollari nel novembre 2008, il Congresso di Washington approva lo "stimolo Obama" da 787 miliardi di dollari nel gennaio 2009. All'inizio quegli interventi sembrano insufficienti ma gli economisti avvertono: ci vogliono da sei a nove mesi perché abbiano effetto. Per una volta, sembra ci azzecchino.

L'altroieri la Federal Reserve ha annunciato che a ottobre cesseranno i suoi finanziamenti eccezionali. Lo storico dell'economia Nial Ferguson di Harvard fa un bilancio: "Onore al merito. La medaglia d'oro per avere evitato un'altra Grande Depressione va al banchiere centrale Ben Bernanke della Fed; la medaglia d'argento alla Cina; il bronzo a Obama la cui manovra di spesa ha salvato almeno 500.000 posti di lavoro". Come con il New Deal di Roosevelt negli anni Trenta, il capitalismo è stato salvato dalla scesa in campo dello Stato, con un dispiegamento eccezionale di risorse pubbliche. E questa è una delle ragioni per cui, dopo una crisi eccezionale, anche la ripresa rischia di essere anomala. Che succederà a ottobre quando la Fed staccherà la "flebo" di liquidità abbondante che ha inserito nelle arterie dell'economia reale americana? Chi sostituirà il ruolo dello Stato, per sostenere la
crescita? Non sembrano pronti a riprendere quella funzione di locomotiva della crescita i consumatori americani. Proprio ieri si è appreso che le loro spese a luglio sono scese di nuovo (dello 0,1%) nonostante lo stimolo della "rottamazione" agli acquisti di automobili.

Si capisce la prudenza delle famiglie americane, che riscoprono dolorosamente le virtù del risparmio. Tanto più che i deficit pubblici colossali prima o poi si tradurranno in rigore, austerità, strette fiscali. Lo spettro della bancarotta nelle finanze locali costringe molti Stati Usa a seguire l'esempio della California: licenziamenti dei dipendenti, tagli ai servizi essenziali.

Uno studio dell'economista Kenneth Rogoff sull'impatto delle passate crisi finanziarie arriva alla conclusione che la disoccupazione continuerà a salire per almeno altri due anni e mezzo. Lo conferma un'analisi della Federal Reserve, disponibile sul suo sito ufficiale: "Ci vorrà un intero decennio per tornare a un livello di occupazione pre-crisi". E' questa la "ripresa visibile solo nelle statistiche", ma non nel tenore di vita, che fa paura a Obama. E spiega la sua prudenza nel commentare l'ultimo dato sul Pil americano, sceso solo dell'1% nel trimestre aprile-luglio contro il meno 6% dei trimestri precedenti. Obama ha sottolineato che "la ripresa non è reale finché si continua a licenziare". Il Wall Street Journal ieri elencava le "dieci città che muoiono più rapidamente": i grandi centri da Cleveland a Detroit, decimati dalle ristrutturazioni industriali. C'è chi avverte, come l'economista Nouriel Roubini, che una ricaduta è ancora possibile. La probabilità viene stimata al 20%. Anche se dovessimo evitare la famigerata "doppia v" (cioè il ciclo recessione-ripresina-nuova recessione a breve distanza), nessuno riesce a credere in una uscita brillante da questa crisi.

I governi mondiali sono in preda a un'allegria isterica. Hanno salvato le banche, e quindi sé stessi, e si sentono in salvo. Tutto come prima. Stimulus per macchine, CO2, cemento. Per la produzione di beni inutili che alimentano un'economia priva di senso che distrugge il pianeta. PREVISIONE GRILLIANA IMMEDIATAMENTE CONFERMATA DAGLI ORGANI INTERCONTINENTALI OMOLOGATI:

Due anni ma non un giorno di più". È quanto sarà durata, con ogni probabilità, la più grave crisi economica dopo la Grande Depressione. Intervistati dal Wall Street Journal, la maggioranza degli economisti americani si dicono certi che la recessione Usa sia finita, e prevedono un aumento del Pil (+2,4%) nel terzo trimestre. Germania e Francia ritrovano a sorpresa la crescita positiva (+0,3%) e la Banca centrale europea usa termini insolitamente ottimisti: "Stabilizzazione, seguita da parziale ripresa". Il Washington Post però lancia l'allarme su quello che potrebbe seguire: "Attenti alla ripresa-fantasma. La vedremo solo nelle statistiche".

America, Europa, Asia, gli ultimi segnali convergono: questo agosto 2009 potrà essere ricordato come il punto di svolta. La fine di un incubo iniziato esattamente due anni fa. E' l'agosto 2007, il mondo sembra ancora destinato a un gioioso boom globale, quando arriva il segnale premonitore.
L'origine è negli Stati Uniti, il primo scossone si registra in Europa. A Parigi la Bnp è costretta a congelare i rimborsi su alcuni fondi d'investimento perché il loro patrimonio investito in mutui subprime americani si è volatilizzato. Un incidente di cui la Bce intuisce la pericolosità: anziché chiudere per ferie l'istituto di Francoforte passa il Ferragosto 2007 a inondare i mercati di liquidità. E' un assaggio del ruolo di "pompieri" a cui le banche centrali saranno chiamate in una drammatica escalation che non ha precedenti storici (negli anni Trenta il loro ruolo fu più modesto).

Nel settembre 2007 è ancora l'Europa a subire un altro choc con il fallimento della banca inglese Northern Rock, il panico dei risparmiatori. Tecnicamente è nel dicembre 2007 che all'economia americana viene diagnosticato lo stato di recessione, e all'inizio sembra quasi soft: "Solo centomila posti di lavoro eliminati ogni mese", ricorda Christina Romer che dirige la squadra di consiglieri economici di Barack Obama. Nel marzo 2008 fallisce la banca Bear Stearns a Wall Street, il suo cadavere viene ricollocato nelle braccia di JP Morgan Chase, con un aiuto pubblico che costa "soltanto" 30 miliardi di dollari al contribuente: sono spiccioli rispetto a quel che deve ancora accadere. E' nel settembre 2008 che la crisi smette di essere normale, si avvita in una spirale folle, mette a repentaglio la stabilità del capitalismo mondiale. I due giganti dei mutui americani Fannie Mae e Freddie Mac, travolti dal crollo del mercato immobiliare, vengono salvati in extremis da un maxifinanziamento statale.

La bancarotta di Lehman Brothers a metà settembre porta il sistema finanziario globale al collasso. Le banche smettono di avere fiducia le une nelle altre, congelano ogni sorta di finanziamento, strangolano anche l'economia reale. E' il momento in cui i governi si accorgono di aver lasciato crescere una finanza-Frankestein, dei mostri bancari troppo grossi per essere lasciati fallire. L'America ancora governata da Bush vara un piano da 700 miliardi di dollari per salvare le banche ed evitare che Citigroup e Bank of America facciano la fine di Lehman. La bocciatura di quel piano al Congresso, solo momentanea, fa misurare il baratro: il terrore dei mercati evoca il 1929. In Europa tremano i risparmiatori belgi per la crisi di Fortis; va in bancarotta uno Stato intero, l'Islanda; il rischio-paese fa vacillare la fiducia verso altri debitori sovrani: dai paesi dell'Est europeo a quelli mediterranei Italia inclusa. Londra nazionalizza la Bank of Scotland. L'allarme sociale - a quel punto l'economia americana sta distruggendo 700.000 posti al mese - contribuisce alla vittoria di Obama a novembre. E' il periodo dei vertici mondiali a ripetizione, G8 e G20 si susseguono, insieme alle consultazioni febbrili tra le banche centrali. E' la fase delle misure estreme: il 12 dicembre 2008 la Federal Reserve inaugura il "tasso d'interesse zero". E' una conferma del rischio-deflazione, ed è un gesto disperato per arginare i crac bancari. Ma il costo del denaro a quota zero non basta. Visto che gli istituti di credito sono paralizzati dalla paura, le banche centrali si mettono a fare il mestiere dei banchieri privati, iniettano liquidità direttamente nell'economia, prestano alle imprese. Comprano titoli del Tesoro. 5.500 miliardi di dollari vengono messi in circolazione in queste terapie d'urto, tra la fine del 2008 e il marzo 2009. Nel frattempo i due pesi massimi dell'economia mondiale hanno varato a tempo record due maximanovre di spesa pubblica: la Cina stanzia 560 miliardi di dollari nel novembre 2008, il Congresso di Washington approva lo "stimolo Obama" da 787 miliardi di dollari nel gennaio 2009. All'inizio quegli interventi sembrano insufficienti ma gli economisti avvertono: ci vogliono da sei a nove mesi perché abbiano effetto. Per una volta, sembra ci azzecchino.

L'altroieri la Federal Reserve ha annunciato che a ottobre cesseranno i suoi finanziamenti eccezionali. Lo storico dell'economia Nial Ferguson di Harvard fa un bilancio: "Onore al merito. La medaglia d'oro per avere evitato un'altra Grande Depressione va al banchiere centrale Ben Bernanke della Fed; la medaglia d'argento alla Cina; il bronzo a Obama la cui manovra di spesa ha salvato almeno 500.000 posti di lavoro". Come con il New Deal di Roosevelt negli anni Trenta, il capitalismo è stato salvato dalla scesa in campo dello Stato, con un dispiegamento eccezionale di risorse pubbliche. E questa è una delle ragioni per cui, dopo una crisi eccezionale, anche la ripresa rischia di essere anomala.
Che succederà a ottobre quando la Fed staccherà la "flebo" di liquidità abbondante che ha inserito nelle arterie dell'economia reale americana? Chi sostituirà il ruolo dello Stato, per sostenere la crescita? Non sembrano pronti a riprendere quella funzione di locomotiva della crescita i consumatori americani. Proprio ieri si è appreso che le loro spese a luglio sono scese di nuovo (dello 0,1%) nonostante lo stimolo della "rottamazione" agli acquisti di automobili.

Si capisce la prudenza delle famiglie americane, che riscoprono dolorosamente le virtù del risparmio. Tanto più che i deficit pubblici colossali prima o poi si tradurranno in rigore, austerità, strette fiscali. Lo spettro della bancarotta nelle finanze locali costringe molti Stati Usa a seguire l'esempio della California: licenziamenti dei dipendenti, tagli ai servizi essenziali.

Uno studio dell'economista Kenneth Rogoff sull'impatto delle passate crisi finanziarie arriva alla conclusione che la disoccupazione continuerà a salire per almeno altri due anni e mezzo. Lo conferma un'analisi della Federal Reserve, disponibile sul suo sito ufficiale: "Ci vorrà un intero decennio per tornare a un livello di occupazione pre-crisi". E' questa la "ripresa visibile solo nelle statistiche", ma non nel tenore di vita, che fa paura a Obama. E spiega la sua prudenza nel commentare l'ultimo dato sul Pil americano, sceso solo dell'1% nel trimestre aprile-luglio contro il meno 6% dei trimestri precedenti. Obama ha sottolineato che "la ripresa non è reale finché si continua a licenziare". Il Wall Street Journal ieri elencava le "dieci città che muoiono più rapidamente": i grandi centri da Cleveland a Detroit, decimati dalle ristrutturazioni industriali. C'è chi avverte, come l'economista Nouriel Roubini, che una ricaduta è ancora possibile. La probabilità viene stimata al 20%. Anche se dovessimo evitare la famigerata "doppia v" (cioè il ciclo recessione-ripresina-nuova recessione a breve distanza), nessuno riesce a credere in una uscita brillante da questa crisi.

Gli arabi all’assalto dell’Italia ( PARTE B)

·         Che Berlusconi non sia uno stinco di santo lo sanno tutti, a partire dai suoi zerbini che lo santificano un giorno sì e l'altro pure. Perciò lo squisito intrattenimento esquimese per gli ospiti nei suoi palazzi e ville non ha affatto colpito gli ipocriti cristianucci. Anche i laici nemici del cavaliere se ne fregano delle belle escort: le usano come artiglieria nella consueta guerra tra fazioni borghesi. Il puritanesimo anglosassone sembra invece aver preso sul serio la "questione morale"ed ha amplificato a livello planetario le velleità glandolari del premier. Questi barbarici ficcanaso non potranno mai capire l'ineffabile decadenza che ci deriva da ventisette secoli dicivilization. Prendete ad esempio la Chiesa, che è parte integrante di questa civiltà per gli ultimi venti secoli: essa lascia tette e chiappe ai vari Financial Times limitandosi cautamente e saggiamente a "chiedere chiarezza". Sta certamente calcolando i pro e i contro dei sotterranei movimenti di truppe. E volete che la sua millenaria esperienza non le suggerisca qualcosa dopo gli accordi del governo con Putin e Gheddafi? Il cosiddetto gossip potrebbe profumare non di donna ma di petrolio. Il petrolio come panacea di tutti i mali del mondo, anche della prossima islamizzazione dell’Europa ex cristiana. Con un barile di petrolio la Chiesa sposa anche una graduale metamorfosi del vecchio continente: ciò che non riusci’ agli arabi nel 732 , ai turchi ottomani nel 1683 ed ai sovietici nella guerra fredda, sta riuscendo ai poderosi flussi migratori imposti dalla desertificazione e dalla globalizzazione economica, con il potere temporale dei Papi indaffarato ad intessere una rete materiale di scambi con il mondo dei califfi petroliferi allo scopo di diventare un agente privilegiato in un futuro continente trasformato. Così già oggi, volendo, qualche tratto in comune fra Gheddafi e Berlusconi lo si può trovare. Infatti il recente incontro ufficiale sembrava a un reality show, comprese le bizze di prammatica. Sull'immigrazione si è assicurato il popolo che saranno regolati i flussi (già 5 miliardi di dollari furono versati dal Governo Italiano alla Libia nell’agosto 2008….), subito è scattata l'ira contestataria. Solo che i giovani ondivaghi non si sono accorti che il colonnello stava dicendo quello che essi stessi dicono quando manifestano in veste di no-global anti-americani. Tranquilli: continueranno gli "accordi"; gas e petrolio fluiranno; uomini, donne e bambini disperati continueranno ad arrivare o a morire in fondo al mare e nei nuovi campi di concentramento; giovani movimentisti si indigneranno lanciando slogan truculenti contro l'imperialismo. Nel frattempo l’ultimo bastione dell’imperialismo wasp cerca di dimenarsi come può di fronte al suo fiato cortissimo, a quanto pare non è bastato imbastardirsi razzialmente per slanciarsi in avanti: la General Motors è fallita, nazionalizzata e risorta. Il salvataggio della più grossa fabbrica del mondo è costato 100 miliardi di dollari. Un'altra ipoteca sul plusvalore che verrà dallo sfruttamento globalizzato. Oltre ai miliardi per altre operazioni mirate e agli 800 del piano anti-crisi. Quattromila miliardi in tutto l'Occidente, calcola The Economist. I principali istituti finanziari saranno sottoposti all'autorità della FED, che controllerà anche le agenzie di rating e gli investimenti nei fondi chiusi e affini. I giornali scrivono: è dal 1929 che non si vedevano simili piani di intervento statale. Sorgono tendopoli di sfrattati e disoccupati nelle periferie delle maggiori città americane. Si moltiplicano le code per la minestra pubblica. Ma quello con il 1929 è un paragone debole: oggi, a differenza di allora, tutto è già stato escogitato. Infatti non si sta facendo nient'altro che iniettare denaro fittizio dove ce n'è già troppo. E il controllo dello Stato, cioè il fascismo, non ha più effetto. Mentre ha effetto, eccome, l'immobilità del proletariato. Qualche sinistro s'è poi accorto che gli americani sfruttano la rivolta iraniana. Geniale intuizione. Spuntano sempre più numerosi i distinguo, i paralleli con le "rivoluzioni arancione" appoggiate dalla CIA (magari in Ucraina o in Ossetia avvoltolate agli oleodotti che dovevano attraversare la satellite Georgia annessa alla NATO….). C'è chi fa notare l'anti-americanismo e anti-sionismo di Ahmadinejad ricordando che la "rivoluzione komeinista" ha spiazzato le mire imperialistiche di Washington. E che dopo tutto chi si sta rivoltando è la classe media, mentre il proletariato e il contadiname stanno dalla parte del governo, medioevale ma riformatore. L'interpretazione politicantesca trionfa, le spinte materiali che fanno esplodere una rivolta urbana, moderna, sono ignorate. Con la socializzazione estrema della produzione non ha più senso dividere la sfera produttiva da quella improduttiva, perché ogni cosa è integrata alla produzione di valore. Ad esempio è difficile isolare i flussi di informazione pericolosi da quelli considerati innocui o addirittura essenziali, come le transazioni via Internet Business to Business. Se ne è accorta la sbirraglia iraniana che, nel caos sopraggiunto dopo la farsa elettorale, ha tentato di bloccare i flussi di contro-informazione. Tentativo non riuscito, visto che il black-out totale della rete, unico modo per fermare le centinaia di blog e affini, avrebbe significato congelare il sistema produttivo dell'intero paese. Integrati e connessi allo scopo di ritardare il crollo….Tremorti ha una strategia precisa per uscire dalla crisi. Far finta di niente e sperare in Dio. Le sue misure per affrontare la recessione hanno sempre la stessa musica: "No tengo dinero". Il suo obiettivo ora è di scollinare l'estate. Ma: "Settembre poi verrà ma senza sole e forse un altro amore (Draghi,ndr) nascerà...".La pubblicità dovrebbe servire per vendere. In Italia da vent'anni serve per comprare. E' un meccanismo semplice e contorto. Tre frequenze nazionali su quattro sono assegnate da tempo immemore a un privato cittadino. Il soggetto in questione è lo psiconano che gode delle concessioni di Stato a condizioni agevolate. Molto agevolate. Per usarle paga l'uno per cento del fatturato. E' come dare in concessione un nostro appartamento a qualcuno e accontentarsi dell'uno per cento dell'affitto che ne ricava. Solo uno squlibrato o una persona che vuole ottenere altre contropartite lo farebbe. Il Governo D’Alema nel 1999 lo ha fatto, con una legge ad hoc (pag. 32: legge 488, art.27 comma 9, del 23 dicembre 1999).
Il flusso di denaro ottenuto attraverso Publitalia è stato immenso. Da Publitalia è derivata Forza Italia. Una creatura politica pubblicitaria. Che si è sviluppata con le tecniche di persuasione e di marketing della pubblicità. Un partito azienda nato per salvare l'azienda e, quindi, mantenere e aumentare il flusso pubblicitario. Anni fa fu predetto che l'Italia del futuro sarebbe stata plasmata dalle televisioni e non dai partiti e dalle ideologie. L'Italia di oggi è invece figlia della pubblicità. Dei suoi meccanismi. La pubblicità al potere.
Lo psiconano invita a non fare pubblicità sui media catastrofisti. E' come se dicesse di fare pubblicità solo sui media ottimisti che negano la verità economica. In sostanza: i suoi. E' un piazzista della pubblicità in un momento di crollo della pubblicità. Le imprese controllate dallo Stato come l'ENI, le Ferrovie dello Stato, l'ENEL pagano fior di capitali in pubblicità. Quale investimento migliore, dal punto di vista politico, di Mediaset, la televisione commerciale del Presidente del Consiglio? E' un meccanismo straordinario. Soldi di imprese pubbliche finanziano una televisione commerciale che sfrutta frequenze pubbliche pagandole a prezzi di saldo. Soldi che hanno consentito e consentono, la permanenza al Governo del padrone di quelle televisioni.
I soldi della pubblicità controllano la politica, l'informazione, producono l'omologazione di massa. Avviene in modo indiretto, per questo non ce ne rendiamo conto. Il punto di forza di questo sistema marcio fino all'impensabile è la pubblicità, usata come merce di scambio e di potere. Un riciclaggio di favori, un pizzo legale e cercato. Non estorto, ma, anzi, offerto. Una Repubblica Pubblicitaria non poteva finire che con lo spot becero e triviale che si svolge sotto gli occhi di un mondo sbalordito. Si parla di ASSENZA DI OPPOSIZIONE: "PDmenoelle è in mano agli alleati dello psiconano, quelli che gli hanno permesso di trasformarsi nella più grande metastasi della democrazia mondiale. D'Alema, Fassino, Veltroni, Rutelli, Bassolino, Napolitano sono stati, e sono, organici al PDL. Franceschini, il vice disastro secondo il nuovo sindaco di Firenze, è una comparsa della politica, UN UFFICIALE LIQUIDATORE PROBABILMENTE SPEDITO DALL'UNIPOL.
La proposta per l'impeachment dello psiconano di Antonio Di Pietro non ha raccolto una sola firma dai tremuli deputati tuoi colleghi di partito DEL CAZZO ( in riferimento a Deborah Serrachiani in polemica con Beppe Grillo....).

 

Cassa integrazione, a marzo è boom

L'Inps: la cassa integrazione ordinaria è cresciuta del 925% rispetto allo stesso mese del 2008. Eppure per il CORSER è tutto regolare perchè i fondi strutturali per la "difesa" dei nuovi lavori ( I FAMOSI 9 MILIARDI DELLE REGIONI) NON sono stati intaccati- evidentemente perchè NON NE HANNO DIRITTO COME SUCCEDE SPESSO IN ITALIA- altresì il FONDO CIGO consta di 24 miliardi di euro a fronte di 1,5 miliardi spesi.....

ROMA - A marzo la cassa integrazione ordinaria è cresciuta del 925% rispetto allo stesso mese del 2008. Lo comunica l'Inps spiegando che nel primo trimestre 2009 l'aumento è stato del 589% rispetto ai primi tre mesi dello scorso anno.

«INCREMENTO ECCEZIONALE» - Il ricorso delle aziende alla cassa integrazione, tenendo conto sia di quella ordinaria che di quella straordinaria è cresciuto a marzo del 292% rispetto a un anno prima mentre nel trimestre è aumentato del 184% rispetto ai primi tre mesi del 2008. La cassa straordinaria, sottolinea ancora l'Inps, è cresciuta con «un ritmo compatibile con le dinamiche degli anni recenti», mentre l'ordinaria ha avuto un «incremento eccezionale». Le ore autorizzate di cassa integrazione ordinaria a marzo sono state 78,8 milioni mentre quelle di cassa straordinaria sono state di 39,7 milioni.AI SETTORI CON I MAGGIORI INCREMENTI - Nella gestione ordinaria i settori con i maggiori incrementi rispetto a marzo 2008 sono stati il comparto meccanico (+1262%), il metallurgico (+7004%), il chimico (+1345%) e il legno (+1728%).

 

L'Antitrust multa Barclays Bank
per pratiche scorrette sui mutui

Un milione l'ammontare complessivo della sanzione
La babca "si riserva di analizzare le motivazioni per valutare eventuali azioni"

ROMA - L'Antitrust torna a sanzionare una banca per pratiche commerciali scorrette in materia di mutui. Dopo la sanzione di 10 milioni complessivi inflitta nell'agosto dell'anno scorso a 23 banche (e annullata in febbraio dal Tar), oggi l'Authority ha multato Barclays Bank per complessivi 1.015.000 euro In particolare, si legge nel Bollettino dell'Antitrust, le condotte contestate e sanzionate sono tre: ostacoli o costi per la portabilità attiva; ostacoli o costi per la portabilità passiva; assistenza alla clientela tramite customer care con numeri telefonici a tariffazione elevata. Un portavoce della banca replica che "Barclays si riserva di analizzare attentamente le motivazioni per valutare eventuali azioni da intraprendere".

Per l'Autorità la banca ha innanzitutto impedito o reso parzialmente oneroso per i consumatori la portabilità attiva. La banca, nell'offrire alla clientela il prodotto mutuo di surrogazione, ha addebitato in parte al consumatore i costi notarili, contravvenendo alle norme in materia di portabilità gratuita dei mutui, prevista dal dettato normativo. In altre occasioni la banca ha negato la portabilità ma ha offerto la soluzione più costosa della sostituzione del mutuo. La sanzione per questa pratica scorretta è di 335 mila euro. In base agli accertamenti istruttori condotti dall'Autorità, Barclays Bank ha anche adottato comportamenti tesi a ostacolare o rendere più oneroso per i propri clienti il trasferimento ad altri istituti bancari dei mutui da essa concessi. Tra le condotte contestate l'omissione o il ritardo della banca nel fornire riscontro alle richieste dei consumatori, facendo così modo che il perfezionamento dell'accordo sia intervenuto anche dopo 7 o 8 mesi dall'avvio della prima raccomandata. La sanzione per questa pratica scorretta è di 410.000 euro.

L'Autorità ha infine giudicato scorretta l'assenza di un'adeguata rete di assistenza ai consumatori che intendano ottenere informazioni sul contratto di finanziamento o esercitare altri diritti contrattuali, prevedendo come unica forma di comunicazione tra i mutuatari e la banca il numero telefonico a tariffazione elevata del Customer Care 899.899.039, e imponendo così alla clientela un onere economico aggiuntivo, che si è risolto nella frapposizione di un ostacolo all'esercizio di facoltà previste dal contratto.

Dagli atti, infatti, è emersa l'impossibilità per i consumatori di ottenere un riscontro dalla banca, o di ottenerlo in tempi accettabili, attraverso l'utilizzo degli strumenti alternativi al Customer Care indicati dal professionista e ciò anche quando si trattava di esercitare diritti contrattuali. La sanzione per questa pratica scorretta è di 270.000 euro.

Secondo l'Autorità, le tre pratiche di comportamento accertate sono in contrasto con il dovere di diligenza professionale previsto dal Codice del Consumo. Si tratta "di pratiche idonee a falsare in misura apprezzabile le scelte economiche dei consumatori, in quanto attengono ad aspetti essenziali o a informazioni relative ai servizi offerti, impedendo l'adozione di una decisione economica consapevole o l'esercizio di diritti contrattualmente previsti". L'istruttoria era stata avviata alla luce di numerose segnalazione, ricevute anche tramite il Call Center dell'Autorità.

 

Borse europee ko IN PICCHIATA TOTALE, Wall Street scivola
Trichet: la situazione è peggiorata

Ue: cala la fiducia nell'economia di imprese e consumatori, in Italia la flessione più marcata

(Afp)
(Afp)

BRUXELLES - A marzo la fiducia nell'economia continua a deteriorarsi nell'Eurozona, con l'Italia che registra il calo più accentuato trai grandi Paesi. L'Economic Sentiment Indicator (Eic) è calato di 0,7 punti a quota 64,6, mentre nella Ue a 27 è sceso di 0,6 punti a 60,3. Si tratta dei livelli più bassi mai raggiunti dall'indice, ma il decremento è comunque minore rispetto a quelli registrati nei mesi scorsi. Nei dettagli, a pesare sul dato è il calo di due punti, sia nell'Eurozona (ovvero nei Paesi che adottano la moneta unica) che nella Ue, della fiducia dei settori dell'industria e dei servizi. La fiducia dei consumatori resta invece stabile a nella Ue mentre cala di un punto, scendendo a -34, nell'eurozona. Tra i paesi europei, l'Eic manifesta il calo maggiore in Italia (-4,5 punti), mentre si registrano declini più contenuti in Francia (-1), Polonia (-1), Germania (-0,8) e Gran Bretagna (-0,4). Fiducia in ripresa in Spagna (+0,8 punti) e Olanda (+1,3). TRICHET - «La situazione è peggiorata»: ha successivamente detto il presidente della Bce, Jean Claude Trichet, sottolineando come «ci si attende una domanda molto debole per tutto il 2009 con una ripresa graduale nel 2010. Ma le previsioni sono incerte», ha aggiunto intervenendo davanti alla Commissione affari economici e monetari del Parlamento europeo. Ci aspettiamo un tasso di inflazione ben al di sotto del 2% per quest'anno e per il 2010»: ha detto ancora Trichet, pur parlando di «un alto grado di incertezza» su ogni tipo di previsione.
Per il presidente della Banca centrale europea inoltre «l’adozione dell’euro non potrà mai essere il sostituto della necessità di aggiustamenti di politiche nazionali». E’ quanto ha spiegato nel corso di un’audizione al Parlamento europeo spiegando che «è importante tenere a mente che l’adozione prematura dell’euro può rendere più difficile ad un Paese far fronte alle difficoltà che ha davanti».BORSE EUROPEE - E la situazione negativa dell'economia mondiale ha prodotto un avvio di settimana ancora in rosso per le principali borse europee, sulla scia anche del calo registrato in Asia e con la prospettiva (poi rivelatasi vera) di un avvio deludente anche per Wall Street. A Milano il Mibtel cede il 4,78%, e lo S&P Mib addirittura il 5,86%, mentre Parigi cede il 3,75%, Francoforte il 4,31% e Londra il 2,89%. Sotto pressione i bancari e gli assicurativi, ma anche le materie prime e l'auto dopo le condizioni poste dall'amministrazione Usa ai costruttori per ottenere ulteriori aiuti di stato. In particolare a Londra tracollo per i finanziari con Lloyds Banking (-12,4%), Barclays (-11,5%), Aviva (-11,1%) e Rbs (-10,1%) e le materie prime con Xstrata (-8%) e Anglo American (-7,8%). A Francoforte vendite molto pesanti sui bancari con Commerzbank (-11,8%), Deutsche Bank (-9,7%) e Deutsche Postbank (-7,7%) e sui titoli auto con Daimler (-8,2%) e Bmw (-7%). In controtendenza Hypo Re (+32,4%). A Parigi male Credit Agricole (-10,7%) e Bnp Paribas (-9%) fra i bancari, Renault (-9,5%) e Peugeot (-7,6%) dopo il licenziamento dell'amministratore delegato Christian Streiff.AUTO - Le borse europee scivolano dunque anche per i timori suscitati dalle indicazioni dell'amministrazione Usa sulla necessità di maggiori aiuti statali per alcune banche (lo ha detto del segretario al Tesoro Timothy Geithner al canale televisivo Abc) e sulla richiesta di ristrutturazioni più incisive p
er i colossi dell'auto Gm e Chrysler in cambio dell'intervento governativo. Riguardo alla prima il presidente Barack Obama ha chiesto, e ottenuto, la testa del numero uno Richard Wagoner, alla seconda di completare l'alleanza con Fiat entro 30 giorni. Il titolo della casa automobilistica torinese è anch'esso in forte flessione (-8,35%). TISCALI - Intanto il titolo Tiscali sta facendo segnare un calo del 12%. Il gruppo sardo ha comunicato nel weekend di aver chiuso il 2008 con una perdita netta di 242,7 milioni, in peggioramento rispetto alla perdita netta di 65,3 milioni del 2007. Al 31 dicembre 2008, Tiscali conta su disponibilità liquide complessive per 24,2 milioni, a fronte di una posizione finanziaria netta alla stessa data negativa per 601,1 milioni.WALL STREET - Anche la borsa di New York apre in netto calo dopo la bocciatura, da parte della task force dell'auto di Obama, dei piani presentati da Chrysler e General Motors. Nelle prossime ore il presidente degli Stati Uniti presenterà il suo piano per il settore dell'auto. Il Dow Jones perde il 2,5% a 7581,52 punti, il Nasdaq cede il 2,27% a 1510,05 punti, mentre lo S&P 500 arretra del 2,57% a 794,95 punti. Il titolo Gm cede oltre il 25%.

TOKYO - Ma la giornata delle Borse mondiali ha avuto un avvio negativo anche grazie alla Borsa di Tokyo che ha chiuso gli scambi in territorio fortemente negativo: ribasso del 4,53% maturato nell'ultima parte delle contrattazioni. L'indice Nikkei scende a 8.236,08 punti, 390,89 in meno della chiusura di venerdì, scontando lo stop dell'amministrazione Obama ai piani presentati da General Motors e Chrysler, che alimenta i timori di bancarotta

 

IL CINEMA E' LA PROFESSIONE DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO ITALIOTA. LA RAPPRESENTANTE ELITARIA DELL'ORGANISMO CHE RADUNA IL FIOR FIORE DEL CETO PRODUTTIVO ITALIOTA, SECCATA DELL'ATTEGGIAMENTO DA ATTORE DEL PRESIDENTE, HA SBOTTATO:"BASTA CON GLI SPOT, VOGLIAMO I SOLDI CAZZO!!!" ALLARMATO DALLA PESSIMA SCENEGGIATURA, IL PRESIDENTE SI E' SUBITO AFFANNATO NEL RASSICURARE LA REGINA DEGLI INDUSTRIALOTTI. DOPODICHE' LA STESSA REGINA SE NE ESCE CON UN BELLO SPOT PUBBLICITARIO....NEL FRATTEMPO LA CINA CAPITAL-COMUNISTA MINACCIA GLI USA.

"C'era una volta l'esuberante capitale americano. Oggi la Cina presta agli Stati Uniti 700 miliardi di dollari della sua riserva formata con il surplus commericale( La stessa cifra usata dal governo americano per tenere a galla i rifiuti tossico nocivi delle banche...). Gli americani possono comprare cinese, indebitandosi, proprio perché i cinesi comprano americano. Ma i primi comprano merci, i secondi buoni del tesoro, cioè dei "pagherò" di carta il cui valore poggia soltanto sulla "parola" di Washington. I primi mangiano e consumano, i secondi si ammazzano di lavoro. Gli uni sono complementari agli altri. La crisi ridimensiona questo abbraccio mortale: 27 milioni di operai cinesi sono già tornati alla campagna, visto che nei distretti industriali c'è meno lavoro. E il governo di Pechino ha avvertito: se gli USA non risanano l'economia, la Cina non impiegherà più le sue riserve in bond americani,NEI PAGHERO', ma nello sviluppo interno e nell'acquisto di terreni agricoli e siti minerari all'estero.(Ad esempio nel SUDAN,da tempo "colonia" cinese per le sue risorse, così come il MADAGASCAR è divenuto colonia agricola della COREA...) E' una minaccia inaudita, quasi una dichiarazione di guerra."Per gli USA i problemi non finiscono quì. Il loro ruolo di centro del mondo vacilla ed ecco che, allevati nel mito della libera opportunità individuale, gli americani incominciano a sentirsi prigionieri dello Stato. Una parte di America si sente colonizzata dall'altra parte. Per adesso fioriscono forme di ribellione minoritarie anarco-naziste, ma Dennis Blair, nuovo direttore dell'intelligence nazionale di Washington, ha detto che il crollo dell'economia è una forte minaccia alla sicurezza nazionale. Il suo evolversi potrebbe riportare all'"estremismo violento" degli anni '20 e sarebbe "il più grave in decenni, se non in secoli". Dato che gli americani hanno negli armadi 280 milioni di armi portatili, e 400.000 di loro sono organizzati in gruppi eversivi armati, tale paura non è certo priva di fondamento. C'è comunque l'altra parte del ferro di cavallo:Gli Stati Uniti sono all'avanguardia in tutto, anche nel rifiuto di sé stessi: i downshifters sono uomini e donne che scelgono di spendere, lavorare e guadagnare di meno, vivendo in modo più umano. Si tratta di uno stile di vita che senza troppe teorizzazioni mette in discussione nella pratica il consumismo esasperato. Il loro motto è: "ogni cosa che possiedi finisce per possederti". Sono ormai milioni e sembra che stiano aumentando. Il vero problema è che economisti e governi sembra non riescano a comprendere la natura della crisi e non sanno più che pesci pigliare. Hanno le idee chiare solo sulle sue ricadute in termini di ordine pubblico. Francia e Grecia insegnano. Di qui i vari progetti di "controllo totale", che si vorrebbe ottenere installando ovunque telecamere e sistemi di video-sorveglianza, magari collegati a una centrale unica di monitoraggio, con nodi sparsi in tutto il territorio. Tecnologie biometriche permetterebbero il riconoscimento di chiunque, previa schedatura, s'intende. L'Unione romana degli Industriali ha fiutato il business e parteciperà al progetto con 600 milioni di euro(come per magia i soldi saltano fuori sempre....).Tecnologie biometriche per il controllo totale della popolazione a scapito dell'espansione militare però, qualcosa bisogna sacrificarla. Tutto sommato per i paesi che hanno subito 6-7 anni di occupazione la crisi sembra un tocca sana:il segretario della Difesa statunitense, Robert Gates, ha bruscamente ridimensionato gli obiettivi della missione occidentale in Afghanistan. Non può trattarsi più "di creare un qualche Valhalla asiatico", giacché per "ricostruire" il paese nessuno al mondo ha abbastanza soldi, specialmente di questi tempi. È dunque tempo di concentrare tutti gli sforzi sulla guerra vera e propria, e perciò il distruttore-pacifista Obama è subentrato al costruttore-guerrafondaio Bush rinforzando di dodicimila unità il contingente a stelle e strisce. L'Afghanistan non sarà dunque la immensa stanza d'oro dove i guerrieri erano accompagnati dalle Valkirie al cospetto di Odino, ma il solito luogo da sporca guerra,nemmeno una passeggiata quindi  tutto sommato. Ci domandiamo infatti come si possa controllare un paese totalmente montuoso di 700.000 kmq con un Corpo d'Armata... L'occupazione del territorio da una parte.  L'organizzazione statale dell'economia, del lavoro e della vita degli uomini  tipica del fascismo dall'altra. Che ha perso la guerra ma ha vinto la politica, come ormai ammettono persino alcuni democratici. Quindi: nazionalizzazioni dirette o indirette, riduzione dello sciopero a manifestazione virtuale, prefetti nelle banche, sensori elettronici ovunque, ronde popolari, incremento delle pene per reati contro lo Stato, denuncia degli immigrati irregolari malati, poteri prefettizi ai sindaci per questioni di ordine pubblico, repressione dei social-network che inneggino all'eversione e alla violenza, ecc. ecc. La vera democrazia moderna è questa, baby, l'altra, quella degli illuministi, te l'hanno solo data a bere. Nel capitalismo tutto è merce, anche ciò che ai suoi albori non sembrava vendibile, come il cosiddetto "prodotto dell'intelletto", oggi la merce più fetente di tutte. Persino Il Sole 24 Ore annota che la "proprietà intellettuale" compare molto tardi. Naturalmente per il quotidiano della Confindustria "la bellezza del capitalismo è che tutto può diventare proprietà"; ed è proprio questa che ci stiamo "godendo" in pieno. Un momento, però: il capitalismo ultra-socializzato d'oggi nega materialmente la "proprietà" proprio nel momento in cui ideologicamente la esalta; ha ridotto il capitalista a un tagliatore di cedole azionarie demandando le sue funzioni a impiegati di lusso e soprattutto allo Stato. In un mondo che vede fluttuare un milione di miliardi di dollari virtuali in confronto a un valore prodotto che è venti volte meno, il Capitale è "di tutti" cioè "di nessuno". Figuriamoci la proprietà intellettuale, che milioni di ragazzi sfottono già allegramente. Non esiste la proprietà intellettuale e non esiste la proprietà del corpo:il corpo è della specie, e società antiche, non ancora corrotte dalla proprietà, riuscivano benissimo a mettersi in armonia con la natura. Non mettevano i corpi in vendita sul mercato della politica, non avevano il concetto di prezzo né tantomeno quello (infame) di proprietà.

 

Grillo: «Questo governo è illegale»

Il comico lancia a Firenze le liste civiche a lui ispirate che parteciperanno alle prossime amministrative

Beppe Grillo durante la presentazione delle sue liste civiche a Firenze (Ansa)
Beppe Grillo durante la presentazione delle sue liste civiche a Firenze (Ansa)

FIRENZE - «Questo esecutivo è un governo illegale, incostituzionale, eletto senza voti di preferenza. Fatto di nani, ballerine, puttanieri e ruffiani». Lo ha detto Beppe Grillo durante la convention delle liste civiche a lui ispirate in corso in un teatro fiorentino. Riferendosi ai partiti l' attore e comico genovese ha sottolineato: «Se ne sono andati, forse non ci sono mai stati, non si sa cosa siano. C' è il Pdl, il Pd senza la "elle"... Sono tutti finiti». Durante il suo intervento Grillo ha parlato anche della crisi economica: «Dobbiamo preparaci ad una miseria a cui non siamo assolutamente abituati, ma che ci farà molto bene perché toglierà di mezzo tutti i bisogni inutili. È una grande opportunità».

TRAVAGLIO E LA COSTITUZIONE - All'incontro ha preso parte anche Marco Travaglio che ha sottolineato come in Italia sia necessario «ripartire dalla Costituzione», che «non è un ferrovecchio, ma una grande bandiera da sventolare, un testo che ci invidiano». Per Travaglio i «grillini» che saranno eletti nei consigli comunali dovranno «studiare molto la Costituzione e leggere le delibere, studiarne i dettagli e trovare notizie utili per la Corte dei Conti, se c’è sperpero di denaro pubblico, o la magistratura ordinaria, se ci sono invece sconfinamenti nel penale; e spesso ce ne sono». Si dovrà invece «evitare che le liste civiche ripresentino i vizi dei partiti - ha ammonito - se non fanno da trait d’union fra i cittadini e la politica è inutile farle, perché sarebbe l’ennesima replica della Casta».

 

LA CRISI NON ESISTE E NON E' MAI ESISTITA

Qualcuno bussa alla porta. Tu apri e tutto cambia. Il licenziamento è arrivato anche per te. Non fai più parte degli Schiavi Moderni tenuti in vita da uno stipendio miserabile. E neppure dei candidati alle Morti Bianche che però ha un lavoro. Ora sei un Morto di Fame. Hai diritto alla social card. Uno dei due, forse tre, nuovi milioni di disoccupati del 2009.
Il momento del distacco, dell'uscita dalla fabbrica o dall'azienda è uno stato di trance. Il cervello galleggia, tutto è in discussione. Chi l'ha vissuto o lo vive sa che è come un piccolo infarto. Ti senti perso nel nulla e non sai cosa fare. Il giorno prima i cancelli della fabbrica erano aperti e parlavi con i tuoi compagni di politica o di calcio. L'azienda poi chiude, senza un perchè, senza avvisare nessuno. Ti trovi alle 6 del mattino di fronte ai cancelli con i tuoi colleghi e con i celerini. Poca conversazione, molte manganellate.
Se sei precario non hai protezioni. Se sei dipendente hai la cassa integrazione per qualche mese. Sei fuori dal sistema e questo lo capisci solo adesso. La disoccupazione è contagiosa. Se chiude una società, spesso chiudono anche i suoi fornitori. Se i disoccupati in un una zona aumentano, in quella zona chiudono negozi e supermercati. Il disoccupato, il Morto di Fame moderno, è un virus. Abita in un Paese governato dall'uomo più ricco, dai parlamentari più numerosi e più pagati, dalle pensioni a senatori e deputati dopo due anni e mezzo. In città è circondato da Suv, da evasori fiscali che frodano 250 miliardi di euro all'anno allo Stato, da dipendenti della criminalità organizzata, la prima azienda del Paese per fatturato. Lui non è un politico, un evasore, un criminale, per questo è disoccupato. E' vissuto in un mondo a parte in cui la parola onestà aveva un significato.
Vedo persone dignitose chiedere la carità nelle stazioni o premere le gettoniere dei telefoni nelle metropolitane. Una signora mi ha chiesto qualche euro, non mi ha riconosciuto, non sapeva di parlare con un genovese, belin. Mi ha detto che aveva fame. Non era extracomunitaria, clandestina, zingara, era italiana e senza un lavoro. Era una nuova Morta di Fame.
Il blog riceve ogni giorno storie di nuovi Morti di Fame, su come sono stati licenziati. Ho deciso di raccogliere le testimonianze in un libro che pubblicherò in formato digitale scaricabile gratuitamente dal blog.
Raccontate le vostre storie e lucidate i vostri zoccoli.
Loro non si arrenderanno mai (ma gli conviene?). Noi neppure

 

Nel 1987 un referendum sanciva l'uscita dell'Italia dal gruppo di paesi produttori di energia nucleare: attraverso l'abolizione di tre articoli di legge, noi, Popolo italiano, sentenziavamo il rifiuto alla presenza di centrali nucleari sul territorio nazionale. Oggi torniamo sui nostri passi: Silvio Berlusconi e Nicolas Sarkozy hanno siglato un'intesa che prevede la cooperazione tra Francia e Italia sulla produzione di energia nucleare,SENZA CURARSI DI QUELLO CHE PENSA LA POPOLAZIONE IN RELAZIONE A QUESTO BALZO ALL’INDIETRO,VERSO IL GIURASSICO TECNOLOGICO. Il vertice italo-francese a Villa Madama, in cui si è parlato anche di Tav, di Afghanistan, di Libano e, naturalmente, della crisi finanziaria, inaugura così la vecchia-nuova stagione energetica italiana: verranno costruite, da una joint-venture Enel-Edf, quattro centrali nucleari di terza generazione, la prima delle quali sarà accesa nel 2020. Insieme avranno una potenza di 6400 Mw, vale a dire il 25 per cento dei consumi di energia nel nostro Paese. (percentuali tutte estremamente aleatorie:nel 2020 le centrali di terza generazione saranno CERTAMENTE già obsolete. I costi stratosferici di gestione per cadaveri tecnologici andranno ad inficiare pesantemente quel cazzo di 25% che si sono inventato come consumo. OGGI L’ITALIA DALLA FRANCIA IMPORTA ENERGIA PRODOTTA DALL’ATOMO DI NOTTE AD 1/3 DEL COSTO PER CONVOGLIARLA NELLE POMPE IDROVORE DEI LAGHI DEL NORD ITALIA PER SPINGERE A 1000 METRI D’ALTEZZA L’ACQUA PER POI FARLA RICADERE ED AZIONARE LE DINAMO PER PRODURRE ENERGIA ELETTRICA DIURNA FACENDOLA PAGARE AGLI UTENTI IL TRIPLO DI QUELLO CHE COSTA, ECCO A COSA SERVE IL NUCLEARE DI MERDA CHE VOGLIONO….La scelta dei siti che le ospiteranno ed il quadro normativo di riferimento sono rinviati all'approvazione del ddl del ministro dello Sviluppo Economico, Claudio Scajola, ormai a tre quarti del proprio iter parlamentare. Con esso, tra l'altro, verrà istituita l'Agenzia per la sicurezza nucleare e ad essa spetteranno tutti i poteri sui progetti, limitando al minimo le capacità d'intervento degli enti locali nei territori coinvolti. L'accordo firmato da Berlusconi e Sarkozy prevede, inoltre, lo sviluppo della cooperazione industriale tra le imprese della filiera nucleare dei due Paesi, "in particolare tramite la realizzazione di partenariati strategici industriali tra imprese italiane e francesi competenti per l'ingegneria e la realizzazione di ogni tipo di apparecchiature per le centrali elettronucleari". Inoltre, prevede "partenariati in materia di ricerca e di sviluppo tecnologico, in particolare tra gli organismi pubblici Enea e il suo omologo francese Cea, compresi i progetti definiti come reattori di quarta generazione e i reattori di ricerca". Infine il protocollo fissa la "volontà di eliminare gli ostacoli che possono limitare la cooperazione bilaterali nel campo industriale e commerciale". La politica del nucleare rispolverata dal governo Berlusconi appare in PESANTE controtendenza rispetto agli altri paesi occidentli (Obama sta perseguendo la strada delle energie verdi, la Germania e i Paesi scandinavi stanno passando alle fonti rinnovabili e a localizzazioni degli impianti energetici) e contraria agli impegni assunti con l'UE.

Le politiche europee prevedono il piano "20-20-20", secondo cui gli Stati aderenti prendono l'impegno di produrre il 20% del proprio fabbisogno energetico mediante fonti rinnovabili, di ridurre il 20% della propria produzione di CO2, e di ridurre i consumi energetici del 20% entro il 2020. Tuttavia, il nucleare non è una fonte rinnovabile. Per energia "rinnovabile", tecnicamente, si intende qualcosa che può essere prodotta mediante un ciclo produttivo, come la produzione di idrogeno, la riqualificazione della CO2, il teleriscaldamento; un esempio è il combustibile brasiliano ottenuto dalla canna da zucchero fermantata che, bruciato, genera una quantità di CO2 pari a quella che il campo di canna da zucchero elabora per sopravvivere. MA NON E’ FINITA Qui: TESTA D’AFALTO ALLA FIRMA DEGLI ACCORDI DEL PIANO 20-20-20 IMPOSE PESANTI VETI ALLINEANDOSI AI PAESI ARRETRATI DELL’EX CORTINA DI FERRO, COME POLONIA, ROMANIA. Il RISULTATO DI TUTTA QUESTA FOGNA E’ STATA CHE L’ITALIA ,ASSIEME AI PAESI D’OLTRE CORTINA CHE SONO ENTRATI NELLA UE,HA OTTENUTO UN ALLUNGAMENTO DEI TEMPI DI ADEGUAMENTO ALLA RIDUZIONE DEL 20% DELLE IMMISSIONI NOCIVE MANTENENDO UN IMPIANTO PRODUTTIVO GENERALE ITALIOTA OBSOLETO E FORTEMENTE INQUINANTE. Le Centrali al carbone cinese e/o al carbone “verde” SOLO NELLA FANTASIA SONO SOSTENIBILI. Gli indici di inquinamento delle polveri è altissimo, ma non solo. Anche il solare e l'eolico, da un punto di vista tecnico, non sono rinnovabili ma "sostenibili".Tuttavia la legge dà delle definizioni autonome che confondono i concetti tecnici di "rinnovabile", "sostenibile" e "alternativo". Eolico e solare sono, per esempio, "alternativi" al petrolio e in questa definizione, secondo l'intenzione del Governo italiano, sarebbero equiparabili al nucleare. Il nucleare, ad oggi, non ha neanche gli standard tecnici di sostenibilità, dal momento che gli scarti di uranio radioattivo rappresentano ancora un grave problema produttivo. Tuttavia il governo asfaltato italiano con il solito trucchetto delle parole ha equiparato SOSTENIBILE AD ALTERNATIVO, quando in realtà il significato E’ BEN DIVERSO.

Mentre l'Italia, dunque, s'incammina di nuovo lungo la strada del nucleare, abbandonata con una scelta popolare ventuno anni fa e riproposta oggi con un vertice internazionale, apprestandosi fra "appena" dieci anni ad usufruire dei vantaggi - relativi - di questa fonte di energia, non rinnovabile, né sostenibile, ma solo alternativa al petrolio, molti paesi occidentali imboccano strade nuove, come la "localizzazione degli impianti" o l'avanzamento tecnologico delle fonti verdi o si mettono alla ricerca di soluzioni diverse. Fra dieci anni non possiamo sapere quali grandi scoperte avranno cambiato il mondo, ma sappiamo per certo che l'Italia avrà "finalmente" il nucleare, IN UN PAESE GIA’ OGGI TRA I PIU’ INQUINATI D’EUROPA.

400 MILIONI DI EURO IL COSTO DEL REFERENDUM SUPPLETIVO SULLA LEGGE ELETTORALE FOGNA PER LO SPARTIMENTO AB ETERNO DI FONDI PUBBLICI IN RIMBORSI ELETTORALI ANCHE PER CHI NON SUPERA LO SBARRAMENTO IMPOSTO DALLA STESSA LEGGE FINO ALLA FINANZIARIA DEL 2011, 300.000 EURO DI MULTA QUOTIDIANA PER TENERE RETE4 ABUSIVA IN SPREGIO ALLE SENTENZE DEFINITIVE DELL'EUROPA,1000 MILIONI DI EURO PER FINANZIARE LA DISINFORMAZIONE, 5 MILIARDI DI DOLLARI PER "RISARCIRE" LA LIBIA DI NON SI SA BENE CHE COSA,TAGLIO DI 8 MILIARDI DI EURO DI FONDI ALLO STUDIO E RICERCA PER COPRIRE I 3 MILIARDI DI EURO DI DEBITI ALITALIA SVENDUTA ALLA FRANCIA,400 MILIONI DI EURO DATI ALLE TESSERE ANNONARIE FASCISTE ATTRAVERSO IL SACCHEGGIO DEI "CONTI DORMIENTI",TESSERE ALTRESI' IN PARECCHI CASI VUOTE,5 MILIARDI DI MANOVRA ECONOMICA CHE SE NE ANDRANNO PER FINANZIARE L'AUMENTO DEL 700% DI CASSAINTEGRAZIONE A CUI SI UNISCONO LE GRANDI INFRASTRUTTURE INUTILI COME IL CORRIDOIO 5, IL PONTE DI MESSINA E LA TAV,TAGLIANDO QUALSIASI FORMA DI INVESTIMENTO SULLO SPOSTAMENTO ALTERNATIVO,IL TELELAVORO,IL LANCIO DI ECONOMIE SOSTENIBILI CAPACI DI ASSORBIRE LAVORATORI,FINANZIANDO ALTRESì PER LA QUARTA VOLTA IN 10 ANNI LA FIAT CON LA TRUFFA COLOSSALE DEGLI INCENTIVI ALLA ROTTAMAZIONE,PER NON PARLARE DI SPERPERI INFINITI SUGLI INCENERITORI CANCRONISTICI,CONVERSIONI DI CENTRALI AD OLI CON CARBONE DETTO "VERDE",ED E' PASSATO SOLO UN ANNO.....DI ASFALTATURA:

Saccà e Berlusconi (Ansa)
Saccà e Berlusconi (Ansa)

ROMA - La Procura di Roma ha chiesto l'archiviazione del procedimento contro Silvio Berlusconi e Agostino Saccà per la vicenda delle intercettazioni su presunti favori nei confronti di alcune attrici e le presunte trattative per il passaggio all'opposizione di senatori della maggioranza che sosteneva il governo Prodi. Questa la motivazione: «Il quadro probatorio emerso al termine delle indagini e le conclusioni in fatto e in diritto effettuate hanno indotto questo ufficio a ritenere che gli elementi acquisiti non sono idonei a sostenere l'accusa in un eventuale giudizio».DISTRUGGERE INTERCETTAZIONI - La Procura ha chiesto al gip di distruggere le intercettazioni e tutta la documentazione, anche in formato informatico, riferite al capitolo di inchiesta su Berlusconi e Saccà, ovvero le conversazioni tra i due, le conversazioni private fatte dagli indagati con terze persone, tra cui attrici e politici, non coinvolte nell'indagine e i colloqui di Berlusconi con altre persone e ragazze che orbitavano nel mondo dello spettacolo. Nel motivare la richiesta, i magistrati capitolini spiegano che «le conversazioni appaiono irrilevanti» e che c'è «necessità di assicurare il massimo della tutela possibile alla riservatezza dei soggetti coinvolti». Secondo i pm Angelantonio Racanelli e Sergio Colaiocco non ci sono le prove di un accordo corruttivo nella telefonata tra Berlusconi e Saccà del 6 luglio 2007, quando il primo dice al secondo «sai che poi ti ricambierò dall’altra parte quando tu sarai un libero imprenditore...». Nei verbali si spiega che Saccà ride e Berlusconi aggiunge «mi impegno a... eh, a darti un grande sostegno».«NON C'È STATO DO UT DES» - «Non vi è certezza sull'esistenza di un do ut des. Lo stretto legame tra l'onorevole Berlusconi e Saccà, che emerge con l'evidenza dall'attività investigativa, era tale da consentire al primo di effettuare segnalazioni al secondo senza dover promettere o ottenere nulla in cambio - sostiene la Procura di Roma nella richiesta di archiviazione al gup -. Appare verosimile ritenere che l’attenzione prestata alle cortesie richieste, siano state occasionali o sistematiche, sia stata caratteristica di un rapporto asimmetrico nel quale, comunque, l’onorevole Berlusconi non aveva alcuna necessità di garantire indebite utilità per essere ascoltato e per ricevere favori da Saccà». Rispetto alla società che avrebbe dovuto creare Saccà, i magistrati spiegano che «anche l’analitico esame della vicenda relativa al cosiddetto progetto Pegasus non consente di individuare con precisione e con profili di concretezza una promessa da parte dell’onorevole Berlusconi, ma soprattutto non consente di stabilire, con elementi di certezza, un collegamento tra una partecipazione eventuale di società o di soggetti, collegati direttamente o indirettamente all’onorevole Berlusconi, al progetto Pegasus e le segnalazioni effettuate dallo stesso Berlusconi a Saccà in favore di varie attrici e i successivi interventi in tal senso da parte di Saccà».ATTRICI RACCOMANDATE - Berlusconi era stato indagato per corruzione per aver raccomandato nel 2007 all'allora direttore di RaiFiction Saccà cinque attrici in cambio di sostegno finanziario, imprenditoriale e politico. I magistrati romani hanno chiesto di archiviare anche l'altro filone relativo a un presunto accordo corruttivo che legava la commercialista Stefania Tucci, il consulente finanziario Giuseppe Proietti e lo stesso Saccà per la presunta promessa di sostegno finanziario ed economico alla società Pegasus, istituita da quest'ultimo. Entrambi i capitoli di inchiesta erano stati aperti dal pm Vincenzo Piscitelli della Procura di Napoli e poi trasferiti nella capitale. Il gip di Napoli Luigi Giordano, che aveva accolto la richiesta dei legali di Berlusconi di dichiarare l'incompetenza territoriale dell'autorità giudiziaria napoletana, determinò anche la trasmissione delle intercettazioni alla Procura di Roma. Secondo i magistrati partenopei sarebbero cinque o sei le telefonate che proverebbero l'accusa di corruzione nei confronti del premier.PROCEDIMENTO DISCIPLINARE - Parallelamente all'indagine della magistratura, la Rai ha aperto a dicembre 2007 un procedimento disciplinare a carico di Saccà, che a dicembre si è autosospeso da direttore di RaiFiction, per valutare le eventuali violazioni del codice etico aziendale. L'azienda intanto ha deciso la sospensione cautelare del dirigente: a giugno 2008 il giudice del lavoro ha ordinato il reintegro di Saccà alla direzione di RaiFiction, decisione impugnata dall'azienda e ribaltata a luglio dal tribunale del lavoro, che ha accolto il ricorso di Viale Mazzini. Sempre a luglio, al dirigente è arrivata una nuova contestazione disciplinare, basata su una nuova tranche di intercettazioni acquisite dalla Procura di Napoli. Nello stesso mese, il cda della Rai ha bocciato la proposta di licenziamento di Saccà avanzata dal direttore generale Claudio Cappon; il 1° agosto è passata invece la proposta di trasferimento di Saccà alla direzione commerciale di Viale Mazzini.

 

Digitale terrestre, prime sconfitte

Gli esperti tv: «Tecnologia costosa, limitata, obsoleta» Esperienza difficile in Sardegna. E si guarda al satellite

 

Un dubbio, un forte dubbio, sta serpeggiando fra gli operatori del settore: a Mediaset qualcuno non ci dorme la notte; in Rai dicono che non è colpa loro, che se non ci fosse stata di mezzo l'imposizione dell'Unione europea…; al ministero rassicurano, non potendo fare altro. Il dubbio nasce dal fatto che, dopo infiniti rimandi, il digitale terrestre incontra più difficoltà del previsto e che, alla fine, rischia di rivelarsi per quello che è: una tecnologia obsoleta, costosa, limitata. Quello che l'ex ministro Gasparri presentava come il Paradiso terrestre delle comunicazioni pare ogni giorno di più un inferno. La messa in opera del Dtt è in sofferenza, come testimonia la Sardegna, dopo lo switch off di ottobre, lo spegnimento della tradizionale tv analogica e il passaggio coatto alla nuova tecnologia. In molte zone ci sono seri problemi di ricezione: non si vede ancora il nuovo ma non si vede più neanche il vecchio. Della nuova situazione ha approfittato Sky, aumentando il normale trend dei propri abbonamenti sull'isola. Che il passaggio da una tecnologia di vecchio tipo a una nuova comportasse una serie di problemi lo si sapeva, succede in tutti i campi. C'è molta confusione sui decoder (quelli comprati a minor prezzo non danno garanzie di affidabilità, alcuni non hanno nemmeno gli standard europei e quindi non riescono a captare le frequenze Vhf, su cui trasmette la Rai), la sintonizzazione dei canali non è impresa facile, molte antenne vanno sostituite o ripuntate e comunque liberate dei vecchi filtri. Nei centri urbani i risultati cominciano a dare i loro frutti e dove prima si vedevano 20 o 25 canali adesso se ne possono vedere 80, con una migliore qualità dell'immagine. Ma i veri problemi di fondo sono altri, due in particolare. La tecnologia del Dtt è una tecnologia pesante, ha bisogno di molti trasmettitori, più potenti e più capaci dei mille e mille vecchi tralicci con cui, in cinquant'anni di storia, la Rai è riuscita a «illuminare» l'intero Paese.

È vero, come sostiene qualcuno, che anche altri Paesi europei hanno avuto problemi nel passaggio dall'analogico al digitale ma nessun Paese europeo ha la struttura orografica dell'Italia. C'è tutto un fiorire di aneddoti e di leggende sulla straordinaria bravura dei tecnici Rai nel portare il segnale nelle più sperdute e inaccessibili zone delle valli alpine e della dorsale appenninica. Adesso il problema si ripropone, più grande ancora. Come dimostra appunto il caso dell'esperimento Sardegna. E quando, fra poco, toccherà alla Valle d'Aosta, al Piemonte, al Trentino, alla Campania cosa succederà? A fronte di questi intoppi, per altro prevedibili, c'è da registrare un'aggiunta importante: per mantenere attivi i trasmettitori ci vuole un enorme impiego di energia in un paese dove l'energia si compra a caro prezzo. Se si spegnessero tutti i trasmettitori si potrebbe tranquillamente alimentare una città, contribuendo a diminuire l'inquinamento elettromagnetico. Senza contare, al contrario, che il segnale via satellite ha bisogno di minore energia. Il secondo grande problema è questo: il Dtt è la conseguente evoluzione del segnale analogico; si pensava quindi, ragionevolmente, che il passaggio fosse più naturale, meno traumatico, specie in regioni pianeggianti. Con un semplice decoder l'utente trasforma il vecchio televisore in una macchina delle meraviglie. Il che è vero, ma solo in parte. Senza entrare troppo nello specifico, il Dtt è una tecnologia limitata, perché riesce a fornire un numero alto ma pur sempre contenuto di frequenze. Un esempio: in questo momento va in onda il Grande Fratello, un programma la cui caratteristica principale è che le telecamere nella casa romana sono accese 24 ore su 24. Su Sky c'è un canale apposito (Sky Show, 116) per vivere in diretta questa discussa esperienza. Il Dtt ne propone addirittura due, di canali: Extra1- Premium ed Extra 2-Premium. Il Dtt è più ricco del satellite? No, per niente. Su Sky Show c'è un tasto verde con cui si possono scegliere, senza cambiare canale, ben quattro inquadrature differenti, con i rispettivi sonori. Il Dtt, per fornire due inquadrature differenti, deve impiegare non uno ma due canali. Il Grande Fratello può apparire un esempio poco significativo («E chissenefrega di vedere il GF!») ma se noi ragioniamo sul futuro della tv le cose si complicano non poco. La tendenza in tutto il mondo, a partire dagli Stati Uniti, è quella di offrire anche programmi in Alta Definizione. Che è uno strabiliante modo di vedere la tv in grado di cambiare radicalmente le nostre abitudini, non solo per lo sport o per il cinema.

Ma se, per ipotesi, si cercasse di portare l'HD sul Dtt i canali si ridurrebbero drasticamente, perché l'Alta Definizione occupa molto spazio. E poi non si era detto che l'etere bisognava riservarlo alla telefonia? L'Italia non è un paese cablato come gli Stati Uniti, o lo è solo parzialmente. A New York, con circa cento dollari al mese, ci si può collegare al cavo ed avere, contemporaneamente, i servizi televisivi (un'infinità di canali, a secondo del tipo di abbonamento) e quelli telefonici, compreso Internet. L'ideale per l'Italia sarebbe l'introduzione del WiFi, per poter usufruire dei vantaggi della Rete in ogni situazione, per facilitare l'integrazione fra televisore, pc e palmare. O la banda larga via satellite. C'è infine un problema di investimenti: impiantare il Dtt terrestre costa. Bisogna comprare nuove frequenze, bisogna alimentare i trasmettitori, bisogna programmare nuovi decoder interattivi, bisogna… ma in Rai non c'è una lira. Non a caso lo sviluppo del Dtt è asimmetrico, sia dal punto di vista tecnologico che da quello della programmazione. A parte il piccolo miracolo di Rai4, Mediaset è molto più avanti, è come se, paradossalmente, si dovesse tirare dietro il suo competitor (o presunto tale, visto che nel frattempo il posto è stato occupato da Sky). Mediaset sul Dtt ha tre ottimi canali (Mya, Joy e Steel) ma fatica a dare loro la visibilità che meritano. Quanto tempo ci vorrà ancora perché questi tre canali entrino nelle nostre abitudini visive? Per questo, l'invito a pranzo di Fiorello da parte del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi va letto in maniera meno folcloristica di come è stato fatto. Per questo, Mediaset sta pensando di coinvolgere la Rai in una nuova avventura satellitare, Tivù Sat (48% Mediaset, 48% Rai, 4% La7). Eutelsat ha già pronto un satellite con nuovi trasponder, non bisognerà nemmeno spostare la parabola di Sky. A quel punto che fine farà il «vecchio» e costoso digitale terrestre?

Assicurazioni, crollano gli utili
Raccolta premi giù del 10%


ROMA - Crolla nei primi sei mesi del 2008 l'utile del comparto assicurativo italiano. Secondo i dati dell'Isvap, le imprese assicurative hanno conseguito un utile netto complessivo pari a 188,1 milioni di euro, con un crollo del 94,3% rispetto ai 3.287,5 milioni dello stesso periodo 2007, "sostanzialmente - spiega l'Isvap - a causa dello sfavorevole andamento dei mercati finanziari". In calo del 10,2% anche la raccolta premi.

Infatti i premi lordi contabilizzati nei rami vita e danni relativamente al portafoglio italiano ed estero, diretto e indiretto sono ammontati nei primi sei mesi dello scorso anno a 49.400,1 milioni di euro, con un calo del 10,2% rispetto allo stesso periodo del 2007.

A soffrire è stato soprattutto il ramo vita, la cui raccolta è ammontata a 29.220,6 milioni di euro (-15,9%). Con riferimento ai principali rami della gestione vita, la raccolta del ramo 'Assicurazioni sulla durata della vita umana', che è pari a 14.717,6 milioni di euro è cresciuta dell'1,7% rispetto al primo semestre 2007.

Tiene invece il ramo danni, con una raccolta premi di 18.836 milioni di euro, sostanzialmente stabile rispetto ai primi sei mesi del 2007 (+0,1%). All'interno del comparto danni, l'Isvap registra una diminuzione nel primo semestre del 2008 della raccolta del settore Rc auto. I premi contabilizzati dalle assicurazioni nel comparto sono ammontati a 9.306,2 miliardi, in calo del 2,7% rispetto ai primi sei mesi del 2007.

Per quanto riguarda l'utile, l'Isvap evidenzia che la gestione danni ha registrato un utile di periodo di 745,6 milioni di euro (contro 1.765,6 milioni di euro nel primo semestre 2007), mentre nella gestione vita si è rilevata una perdita di periodo di 557,5 milioni di euro (contro i 1.521,9 milioni di euro di utile nel primo semestre 2007).

Bce taglia i tassi dello 0,5%, ora sono al 2%
Trichet: turbolenze finanziarie più forti

Il presidente della Bce: significativo rallentamento dell'economia dei 16 che durerà a lungo

FRANCOFORTE (GERMANIA) - Colpo di scena. La Bce ha deciso con una mossa a sorpresa di tagliare i tassi dello 0,50%, portandoli al 2%, il minimo storico dalla nascita dell'euro. La Banca centrale europea ha anche deciso di tagliare i tassi sui depositi di un punto portandoli all'1%.

CALO - Nell’ultima riunione del 2008 la Bce aveva varato la più consistente riduzione dei tassi mai decisa in un colpo solo, 0,75 punti in meno che ha seguito altri due tagli, in entrambi i casi da mezzo punto percentuale.
 

 Il presidente della Bce Jean-Claude Trichet (LaPresse)
Il presidente della Bce Jean-Claude Trichet (LaPresse)

Lo scorso 8 ottobre, in reazione all’aggravarsi della crisi finanziaria - ora chiaramente estesa a tutta l’economia reale - la Fed, la Bce, la Bank of England e altre delle maggiori banche centrali mondiali avevano deciso un taglio simultaneo dei rispettivi tassi di riferimento per mezzo punto percentuale. Da allora hanno proseguito in ordine sparso. Negli Stati Uniti la Federal Reserve ha proseguito a ridurli aggressivamente, fino ad azzerarli quasi del tutto, da alcune settimane mantiene una forchetta di fluttuazione simbolica tra zero e 0,25 punti. La scorsa settimana si è nuovamente mossa la Banca d’Inghilterra, anch’essa molto decisa in precedenza, con un taglio da mezzo punto che ha portato i tassi per la sterlina all’1,5 per cento, segnando un nuovo minimo sugli oltre tre secoli di storia di questa istituzione.

TRICHET - « Gli ultimi dati disponibili relativi ai mesi di novembre e dicembre indicano un ulteriore peggioramento dell'economia di Eurolandia. Le pressioni inflazionistiche di Eurolandia sono scese ulteriormente, anche se i rischi per la stabilità dei prezzi nel medio e lungo termine continuano ad essere bilanciati. Non è nostra intenzione ritrovarci in una trappola della liquidità» ha dichiarato il presidente della Bce, Jean-Claude Trichet. Le statistiche recenti indicano un «significativo rallentamento» per l'economia di Eurolandia dovuto ad una «intensificazione dell'instabilità finanziaria», e ciò «durerà per un periodo prolungato» ha spiegato Trichet. « «Le pressioni inflazionistiche sono diminuite» ha detto ancora il presidente della Bce secondo il quale però «i tassi d'inflazione fluttueranno fortemente» e «ci aspettiamo che l'inflazione riprenda a salire nel secondo semestre dell'anno».
Poi Trichet si è soffermato sulla possibilità di un ulteriore taglio dei tassi nei prossimi mesi: «Oggi i tassi sono al 2%. Non abbiamo mai detto che sia il limite e che non li ridurremo ulteriormente». Le stime diffuse in dicembre dalla Bce sulla crescita dell'eurozona sono «troppo ottimistiche» e, per quanto riguarda la crescita «saranno probabilmente sottoposte a una consistente revisione al ribasso in marzo», quando saranno diffuse le proiezioni aggiornate ha poi aggiunto Trichet.

 

Ing taglia 7000 posti di lavoro
Philips licenzierà 6000 dipendenti

Riduzioni di personale in tutto il mondo per il gruppo bancario e assicurativo e il big dell'elettronica

 

Un'immagine di una celebre campagna pubblicitaria della Ing (Archivio Corsera)
Un'immagine di una celebre campagna pubblicitaria della Ing (Archivio Corsera)

L'AJA (OLANDA) - Il gruppo bancario e assicurativo olandese Ing ha annunciato oggi per il 2009 il taglio di 7.000 posti di lavoro in tutto il mondo, nell’ambito di un piano di riduzione dei costi di un miliardo di euro. Stando ai risultati provvisori, nel 2008 il gruppo ha registrato una perdita netta di un miliardo di euro. Ing aveva ricevuto nel dicembre scorso un prestito di dieci miliardi di euro dal governo olandese.

 

PHILIPS - Tagli di personale in vista anche per il colosso dell'elettronica Philips, che licenzierà 6000 dipendenti in tutto il mondo. La ristrutturazione, ha aggiunto un portavoce, permetterà di risparmiare circa 400 milioni l'anno, a partire dal secondo semestre del 2009, e tutte le divisioni del gruppo verranno coinvolte. Nel 2008 Philips ha registrato una perdita netta di 186 milioni di euro, contro l'utile di 4,16 miliardi del 2007. I ricavi annui sono stati pari a 26,39 miliardi di euro, in calo dell'1,5% rispetto all'anno precedente. Nell'ultimo trimestre del 2008 Philips ha perso 1,5 miliardi di dollari.

CATERPILLAR - Cattive notizie per l'occupazione anche da oltreoceano dove sono in arrivo drastici tagli a Caterpillar, il colosso americano di veicoli industriali e per l’edilizia. Il gruppo ha annunciato che intende tagliare 20 mila posti la sua forza lavoro globale, ritrutturazioni necessarie a far fronte a un anno che si annuncia "molto difficile", secondo quanto riporta un comunicato, e in cui il gruppo prevede una contrazione del 20% sul fatturato.

SPRINT - Anche la compagnia telefonica Sprint Nextel ha annunciato il taglio di 8000 posti di lavoro.

THUN - Anche il rinomato marchio di porcellana ceca Thun, che ha la fabbrica di produzione a Karlovy Vary, licenzierà questa settimana 1.100 dei 1.800 dipendenti, secondo quanto annunciato dal direttore generale Vlastimil Argman. A suo dire, l'industria, che è in stato di crisi dal 10 dicembre, potrebbe essere salvata solo mettendola in vendita. Nonostante la dichiarazione di fallimento dal 10 dicembre, la produzione nell'impianto andrà avanti fino a fine a marzo.

Le Borse chiudono in calo
Mibtel -1,78 per cento

Wall Street in rally con il Dow Jones che chiude a +3,46 per cento
di VITTORIA PULEDDA

Le Borse chiudono in calo Mibtel -1,78 per cento

MILANO - Giornata sull'ottovolante per le Borse europee. Dopo un'apertura in deciso calo (ad un paio d'ore dall'avvio le perdite erano superiori ai due punti percentuali) le cose sono sembrate migliorare in corrispondenza peraltro con i primi segnali della pre-apertura positiva a Wall Street: gli indici hanno così ritrovato il segno positivo, in particolare Francoforte, su dell'1,5% (mentre Piazza Affari ha giocato tutta la seduta con la maglia nera e anche nel momento migliore ha limitato le perdite allo 0,8%). Ma poi, con il passare delle ore, è tornato a prevalere il pessimismo e la chiusura in Europa è stata contrastata: più 0,5% Francoforte, meno 0,77 Londra, meno 0,67 Parigi e soprattutto meno 1,78% il Mibtel, che si conferma così il peggior listino nel Vecchio Continente. In controtendenza invece Wall Street che dopo il calo pesante della seduta precedente ha chiuso con il Dow Jones a +3,46% e il Nasdaq a +4,42%.

Il minimo comun denominatore di quest'ennesima giornata difficile è stata la crisi delle banche: a partire da Barclays, di cui il mercato teme la completa nazionalizzazione, e che ha vissuto buona parte della seduta in calo di oltre il 30% (anche se poi nell'ultima mezz'ora ha limitato i danni ad un meno 9,33%); in buona compagnia, del resto, con l'altra banca britannica Lloyds, che ha ceduto il 31%, mentre la Royal Bank of Scotland ha vissuto tutta la seduta in forte rialzo, toccando guadagni superiori anche al 20%. Sorte contrastata ma alla fine bilancio positivo anche per Bnp Paribas (che il giorno prima aveva perso nettamente terreno), mentre la svizzera Ubs ha guadagnato l'11%.
Giornata difficile anche per le banche italiane: partite in fortissimo calo, Unicredit e Intesa Sanpaolo hanno concluso gli scambi in maniera contrastata, poco lontano dalla parità la prima (meno 0,67%) in forte calo la seconda (meno 5,26) mentre Mps ha perso il 3,5% e Ubi è rimasta al palo (invariata). In rialzo invece Bpm (più 1,33%) e Banco Popolare (più 3,28%): l'istituto ha dimezzato i guadagni rispetto ai massimi della giornata, sull'onda delle voci speculative - ancora una volta seccamente smentite - di possibili accordi e sulle dichiarazioni rassicurati del neo-ad Saviotti.

Il titolo migliore della giornata è stato invece Fondiaria; sul versante opposto Lottomatica (meno 6,8%) e Mediaset (meno 5,46%) mentre fuori dal listino dei titoli a maggior capitalizzazione Tiscali ha perso l'8,5 nel giorno in cui ha annunciato il piano di razionalizzazione (meno 2,4% Telecom). Positiva, ma ancora sotto i 5 euro, Fiat (più 0,68%).

 

SHELL: IN ROSSO DI 2,8 MILIARDI DOLLARI NEL 4* TRIMESTRE

Il colosso petrolifero anglo-olandese Shell annuncia una perdita netta di 2,8 miliardi di dollari nel quarto trimestre, a fronte di un utile di 8,47 miliardi di dollari nello stesso periodo dell'anno scorso. Il calo dei profitti e' legato alla discesa del prezzo del petrolio. Nel 2008 gli utili netti calano del 16% a 26,28 miliardi di dollari. L'amministratore delegato della Shell Jeroen van der Veer considera "soddisfacenti" i risultati del quarto trimestre, anche in considerazione "delle pressioni sulla domanda di petrolio e di gas dovute all'indebolimento dell'economia globale". E fa sapere che la sociata' intende pagare dividendi "competitivi e progressivi". nel quarto trimestre, con l'esclusione degli oneri per i valori delle scorte, la Shell registra un utile in calo del 28% a 4,79 miliardi di dollari, mentre nel 2008 registra un profitto in crescita del 14% a 31,37 miliardi di dollari.

 

«Nel 2009 il Pil si contrarrà del 2%»

Bankitalia: «Caduta, superiore alle attese, della produzione industriale nell'ultimo scorcio del 2008»

ROMA - Previsioni fosche per l'economia italiana. «Valutiamo che, tenendo conto delle misure di sostegno alla domanda decise dal governo, il Pil si contrarrà del 2% nella media del 2009». Lo afferma Bankitalia nel suo bollettino economico sottolineando come la previsione «tiene conto della caduta, superiore alle attese, della produzione industriale nell'ultimo corcio del 2008, in particolare il dato di novembre» diffuso mercoledì.

PRODUZIONE E CONSUMI - Nel quarto trimestre dell'anno scorso l'indice della produzione industriale sarebbe caduto di circa il 6%. Nella media del 2008 il calo sarebbe stato intorno al 4%.
 

Il Governatore della Banca d'Italia Mario Draghi (Imagoeconomica)
Il Governatore della Banca d'Italia Mario Draghi (Imagoeconomica)

«Si tratterebbe», rilevano i tecnici di Palazzo Koch, «di uno dei peggiori risultati dal secondo dopoguerra; l'intensità del calo è sin qui simile a quella registrata nella crisi 1974-75 in cui, dopo un anno e mezzo, la contrazione dell'attività superò cumulativamente il 20%». E per il futuro poco spazio all'ottimismo: «I sondaggi congiunturali non lasciano intravedere una ripresa dell'attività manifatturiera a breve termine». In grave difficoltà anche l'export. Le vendite italiane all'estero si contrarranno di oltre il 5% nel 2009, per aumentare poi del 4% nel 2010, sulla scia della possibile ripresa degli scambi internazionali e di un lieve guadagno di competitività. La contrazione della domanda interna è destinata a intensificarsi quest'anno, riflettendo in particolare una caduta di oltre il 7% dell'accumulazione di capitale. I consumi, che rimarranno stagnanti, risentiranno meno delle condizioni cicliche avverse, grazie all'impatto favorevole della riduzione dell'inflazione sulla capacità di spesa delle famiglie. Inoltre, potrebbero beneficiare delle misure recentemente approvate dal Governo a favore delle famiglie meno abbienti. L'aumento della spesa in servizi e beni non durevoli compenserebbe il calo di circa il 4% degli acquisti di beni durevoli. Nel 2010, poi, con il miglioramento delle condizioni cicliche, i consumi tornerebbero a crescere a un ritmo appena inferiore a quello previsto per il Pil. Il reddito disponibile del settore privato aumenterebbe in media di circa lo 0,2% in termini reali nel 2009-2010, dopo una marcata diminuzione, superiore all'1%, nel 2008.

RAPPORTO DEBITO-PIL -Il rapporto debito/Pil risale nel 2008 al 105%. Il peggioramento della congiuntura, nota la Banca d'Italia, è destinato ad avere effetti maggiori sui conti pubblici di quest'anno. La manovra di bilancio per il triennio 2009-2011 è stata integrata senza modifiche significative ai saldi programmati con la finanziaria 2009 e con il dl anticrisi che recepisce 5,6 miliardi per quest'anno. Anche il fabbisogno, ricorda il bollettino economico, nel 2008 è tornato a crescere e l'aumento rispetto al 2007 è valutabile in un punto percentuale del Pil. Le entrate tributarie sono rimaste invece pressochè invariate.

INFLAZIONE - «L'inflazione al consumo diminuirà nella media del 2009 all'1,1%, per risalire all'1,4% nel 2010 riflettendo principalmente la caduta dei prezzi delle materie prime della seconda metà del 2008 e l'ipotesi di un recupero moderato nei due anni successivi» spiega ancora via Nazionale nel suo Bollettino.

RIPRESA - In Italia la fase recessiva proseguirà per tutto il 2009 e il prodotto interno lordo tornerà ad espandersi solo nel 2010 «beneficiando di una ripresa dell'economia mondiale e degli scambi internazionali». Bankitalia aggiunge poi che «dopo un calo dello 0,6% nel 2008 e del 2% nel 2009» il pil «aumenterà dello 0,5% nel 2010».

INDEBITAMENTO - Le famiglie italiane sono sempre più indebitate: aumentano, anche se in misura lieve, le componenti dei prestiti bancari a medio e lungo termine e gli oneri sostenuti per il servizio del debito (pagamento degli interessi e restituzione del capitale) che hanno raggiunto l’8,3% del reddito disponibile spiega ancora la Banca d’Italia. Il rapporto tra il debito e il reddito delle famiglie, sottolinea l’istituto di via Nazionale, continua comunque a essere molto basso nel confronto internazionale: è pari a circa la metà di quello medio dell’area dell’euro e a un terzo di quelli di Usa e Regno Unito.

TREMONTI - «Torniamo al 2006, non mi sembra il Medioevo» ha detto il Ministro dell'Economia Giulio Tremonti commentando la previsione del -2% del Pil 2009 fatta da Bankitalia. Tremonti ha anche spiegato che «non è la politica giusta sostenere la domanda facendo nuovo debito».

VELTRONI - Ma la risposta di Tremonti non convince il segretario del Pd Walter Veltroni che in una nota spiega: «I dati sul Pil diffusi oggi dalla Banca d’Italia dimostrano che l’Italia è in emergenza ma nonostante ciò il ministro Tremonti fa finta di nulla. Ormai è chiaro: l'Italia è in emergenza. La Banca d'Italia ci dice che crolla il Pil, al -2%, che precipitano le esportazioni, al -5%, che gli effetti della crisi sui conti pubblici si faranno sentire e che una situazione tanto grave non si vedeva dai tempi della grande crisi petrolifera. Sono numeri drammatici, come drammatica è la situazione per centinaia di migliaia di famiglie, soprattutto per i precari e per quanti rischiano il posto, per i cassintegrati, per le piccole e medie imprese». Eppure, prosegue Veltroni, «anche davanti a questi dati, il ministro Tremonti fa finta di nulla e misura il crollo del Pil sulla disastrosa performance del precedente governo Berlusconi».

Confindustria: 4 miliardi non bastano

Gli industriali giudicano insufficienti gli stanziamenti previsti dal governo nel decreto anti-crisi

ROMA - Quattro miliardi non bastano. Lo stanziamento previsto dal governo nel decreto anti-crisi per il 2009 rischia di essere in sufficiente. Quindi, per fare fronte alla crisi, in Italia «occorre riallocare in fretta un ammontare di risorse ben maggiore». Lo afferma Confindustria nella congiuntura flash del Centro studi sottolineando che è necessario adottare riforme strutturali «che portino risparmi nei prossimi anni e accrescano la credibilità del Paese».

L'AZIONE DEI GOVERNI - Confindustria non esprime un giudizio negativo sul solo esecutivo italiano ma giudica «inadeguate» le azioni dei governi a livello internazionale «perchè lente, contenute, incerte, con tensioni e divisioni interne e tra i Paesi». In particolare è giudicato «controproducente» il tempismo delle decisioni tedesche. «I pacchetti di stimolo all'economia effettivamente adottati dai governi - afferma il Centro studi - sono ancora troppo modesti nell'ammontare e lenti nel varo per invertire la marcia della crisi. Molte misure erano già previste, altre sono annunciate». In dettaglio, per gli interventi in fase di elaborazione in Germania (50 miliardi di euro) e Usa (775 miliardi di dollari) «occorre fare presto perchè stiamo entrando nel culmine della crisi». Nell'Unione europea inoltre «l'efficacia degli stimoli fiscali è ridotta dall'insufficiente livello di coordinamento»

Alitalia, la Moratti: c'è offerta Lufthansa, la Cai aspetti. Invece non ha aspettato:Testa d'Asfalto ha ordinato di procedere con la svendita e che la sgualgia vada aff......o!!!

Nuova Alitalia, poche ore al decolloOggi il «sì» all'intesa con Air France

La mossa SINISTRA del sindaco
di Milano: «Lotterò fino alla fine PERCHE' SONO UNA MEGABORG COI TACCHI A SPILLO ED HO VOGLIA DI RODERGLI IL BUCO DEL  ....». Il ministro Matteoli la critica: «Ha un curioso atteggiamento.SAPEVA BENISSIMO CHE SI TRATTAVA DI UNA SVENDITA A DEBITO PER LO STATO, A NOI DEGLI HUB NON CE NE FOTTE NIENTE E QUINDI CE NE FREGHIAMO DI MALPENSA ED AFFINI»
Il destino di Alitalia purtroppo non è il fallimento ma la riduzione drastica a compagnia minimale LOW COST così come predetto da Grillo in uno spettacolo del 2005 (dopo il crak Parmalat e l'impennata del PIL Usa dopo l'11 settembre 2001,passando per gli Equity Swop del pastone Montezemolo-Gabetti-Grande Stewens,PER IL CROLLO BANCARIO ANNUNCIATO NEL LUGLIO 2008....)

Debito pubblico da record

A ottobre si è attestato a 1670 miliardi. Le entrate tributarie crescono a 344 miliardi

ROMA - È nuovo record per il debito pubblico italiano: a ottobre - secondo quanto risulta dal supplemento al Bollettino Statistico di Bankitalia - si è attestato a 1.670,6 miliardi. A settembre si era registrata invece una contrazione (1.648,6 miliardi) dopo il record raggiunto in agosto (a 1.666,6 miliardi).

ENTRATE TRIBUTARIE - Crescono le entrate tributarie: nei primi 11 mesi del 2008 si sono attestate infatti a 344 miliardi, cioè il 2,8% in più rispetto ai 334,1 del gennaio-novembre 2007. È quanto emerge dal Supplemento al bollettino statistico della Banca d'Italia. Nel solo mese di novembre le entrate tributarie sono state pari a 32,7 miliardi (in linea rispetto ai 32,9 miliardi nel novembre 2007)

Ocse: «Italia maglia nera per la crescita
E la crisi durerà fino a metà 2009»

Le stime dell'organizzazione: «Nessuna possibilità di ripresa fino al 2010»

PARIGI - Penultima, davanti solo al Portogallo. L'Ocse assegna all'Italia la maglia nera per la crescita economica nell'Eurozona negli anni dal 2003 al 2007. È quanto emerge dalla Economic Surveys dell'organizzazione che rappresenta i paesi più avanzati del mondo. Dalla ricerca emerge che, in media, dal 2003 al 2007 la crescita del Pil nel nostro Paese è stata solo dell'1,1%, a fronte di un Pil dell'Eurozona che aumentava del 2%. Peggio dell'Italia c'è solo il Portogallo che cresce dell'1%, mentre l'Irlanda è il paese meglio piazzato, con un +5,5%, seguito dal Lussemburgo (+4,6%) e dalla Grecia (+4,3%). Bene anche la Spagna (+3,5%), mentre i due pesi massimi Germania e Francia registrano rispettivamente un +1,4% e un +1,9%.

RECESSIONE - L'Ocse lancia poi l'allarme sulla crescita economica dell'eurozona e non vede possibilità di ripresa fino a metà del 2010. L'organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico parla di «seri rischi per gli scenari di crescita» e, a causa della crisi finanziaria, prevede «una contrazione nella seconda metà del 2008 e nella prima metà del 2009 e una crescita al di sotto del trend fino a metà 2010»

CREDITO - Sul fronte del credito, l'Ocse nota che la situazione nel settore provato si è «irrigidita», anche se «una forte contrazione nel credito bancario non si è ancora verificata». Inoltre i «rischi al rialzo per la stabilità dei prezzi non sono scomparsi, anche se c'è una bassa evidenza di ampi effetti di secondo livello» e le «aspettative sui prezzi sembrano essere restate ben ancorate». Serve comunque un'«adeguata regolamentazione dell'attività finanziaria». Ciò significa che le autorità europee e nazionali devono essere in grado di far fronte alle difficoltà nel «breve termine», mentre «vanno evitate azioni politiche che potrebbero minare gli obiettivi di lungo periodo». Lo sforzo deve essere perciò quello di «rafforzare le riforme strutturali», puntando alla sostenibilità di bilancio, al miglioramento della ripresa macroeconomica e ad un aumento dei livelli di vita. L'Ocse invita le autorità europee a «muoversi verso una più integrata e centralizzata supervisione» bancaria.

CONTI PUBBLICI - Sul fronte dei bilanci pubblici l'Ocse invita a «migliorare ulteriormente la disciplina di bilancio», ricordando che in «alcuni paesi membri dell'area euro restano alti deficit». Per quanto riguarda l'inflazione l'Ocse prevede che l'andamento «fiacco» dell'economia, «aiuterà ad abbassare ulteriormente» i prezzi, e quindi «in base a queste previsioni potrebbe emergere lo spazio per un ulteriore allentamento della politica monetaria», anche se «resta una grande incertezza per quanto riguarda lo scenario economico». «Se le pressioni inflazionistiche - è scritto nel rapporto - dovessero dimostrarsi più forti delle attese, lo spazio di manovra s

il settore auto a - 46,4%. sacconi: urgente trovare un partner per fiat

Rinascente, record d'incassi
«Ma sono in calo i volontari»

Shopping contro la crisi: circa due milioni di incasso per il grande magazzino del centro

Folla in centro (Tam Tam)
Folla in centro (Tam Tam)

MILANO - Crisi. Crollo. Recessione. Tutto vero, quando si tratta di fare del bene: quest'anno a Milano, oltre ai soldi mancano anche i volontari. Per il resto, e cioè i consumi, sono alti e bassi: in difficoltà i piccoli negozi, in ripresa le grandi catene. Con addirittura un record: sabato sera la Rinascente ha registrato l'incasso più alto della sua storia, intorno ai due milioni di euro in un solo giorno. Oltre 50 mila ingressi dalle 9.30 alle 22 (come ieri, del resto), le casse piene (ma la cifra esatta è top secret) e coda fin dal primo mattino. «È vero, è andata benissimo — ammette quasi imbarazzata Sonia Burgazzi, direttrice dello storico grande magazzino in corso Vittorio Emanuele — : il segreto sta nell'offrire alla clientela un'amplissima varietà di prodotti e di prezzi». Contraddizioni del Natale milanese: mentre sale il volume degli acquisti, scende il numero di chi, durante le feste, sceglie di dedicarsi agli altri. Secondo l'Osservatorio di Milano, negli ospizi, nelle mense dei poveri e sulle ambulanze i volontari sono circa il 30-40 per cento in meno rispetto al 2007. Solidarietà in crisi. Come al Naga, l'ambulatorio medico per immigrati e senza dimora di via Zamenhof che per le prossime due settimane ha deciso di chiudere i battenti. Spiegazione: «Non siamo riusciti a garantire una disponibilità sufficiente da parte dei medici ». Conclusione serafica: «Riapriremo dopo l'Epifania». Al centro Caritas Salesiani di Sesto San Giovanni la preoccupazione si avverte un po' di più : «Disponiamo di cinque auto e pochi autisti: abbiamo bisogno di personale. Con urgenza».Anche l'«Aggiungi un posto a tavola» di Massimo Todisco (famiglie che accolgono in casa i più bisognosi per il pranzo del 25) registra una diminuzione consistente delle adesioni. Come la Croce Verde di pubblica assistenza, da tempo a caccia di volontari disposti a prestare servizio in ambulanza. Il presidente, Sergio Falcone, sospira: «La colpa? Del precariato e dei troppi impegni».

Crescono le grandi mega catene e CRESCE LA RICCHEZZA della popolazione:

"Vi racconto il mio Natale
in cassa integrazione"

di PAOLO GRISERI

"Vi racconto il mio Natale in cassa integrazione"

Quando Laura chiama, cade subito la linea. Il telefono fa un solo squillo, il tempo di un'unica vibrazione. Poi torna silenzioso. Allora Giuseppe sorride e chiama Laura. Così la ricarica di lei dura di più: "Capita - dice lui - che metto nel suo telefono dieci euro ad agosto. Poi può succedere a giugno dell'anno successivo. Perché non devi mai far passare dodici mesi senza mettere almeno dieci euro. Se no il numero si blocca". Laura osserva il marito che racconta i trucchi del povero. È pensierosa. Parla poco: "Non mi piace che gli altri sappiano".
Come si vive con 600 euro al mese? Si vive in una casa con pochi mobili e i muri che un tempo sono stati bianchi: "Per ritinteggiarli, togliere quelle macchie nere sopra i termosifoni, bisogna aspettare tempi migliori". Il tempo presente è fatto di calcoli che non tornano. Prendiamo l'affitto: 425 euro per due camere e cucina in una zona non periferica. Non molto. Troppo per la famiglia di Giuseppe. Perché con le spese si arriva a 475 euro medi al mese e già a questo punto ne resterebbero solo 125 per vivere in tre trenta giorni. Ma siamo solo all'inizio del calcolo. Le bollette si portano via un'altra fetta: 55-60 euro per luce e gas. Si tira sui consumi: "Abbiamo il boiler elettrico. Lo accendiamo solo di notte perché dicono che così si spende meno". Ma il vero spauracchio è il riscaldamento: "Eh, su quello c'è poco da fare. Quando vedo la bolletta nella buca mi prende l'ansia. Non dipende da noi. C'è il teleriscaldamento, non possiamo risparmiare. Ci sono mesi che arrivano bollette enormi, anche 180 euro. Per fortuna non è sempre così. A ottobre, ad esempio, è arrivata da 35 euro". Con le bollette se ne vanno in tutto 95 euro. Ne restano trenta per dar da mangiare e per vestire tre persone.

A questo punto lasci cadere la penna e guardi Giuseppe negli occhi: "Diciamolo, è impossibile". Certo che è impossibile. Laura annuisce, la piccola Simona nasconde la testa tra le braccia abbandonate sul tavolo. E si spera che lo faccia perché ha sonno. Chi fa quadrare i conti in questa famiglia? "Mia madre. È vedova, ha 61 anni e la pensione di reversibilità di mio padre. È vero che si tiene in casa mio fratello ma ogni mese le arrivano 1.000 euro. Così certe volte ci troviamo al supermercato. Mettiamo le cose nel carrello. Poi, arrivati alla cassa, lei mi dice: ?Passa, faccio io'".
Non bisogna immaginare che il carrello della mamma, la signora Teresa, sia stracolmo come quelli della pubblicità. Per Giuseppe e Laura la spesa la fa un particolare personal shopper: "Il volantino, quello che ti mettono nelle buche. È fondamentale. Serve per approfittare dell'offerta del momento e anche per scegliere il supermercato. Che non è sempre lo stesso. In certe settimane conviene comperare la pasta da una parte e la bottiglia di pomodoro dall'altra". Non c'è volantino che riesca a superare certi vincoli del mercato: "La pasta è sempre l'alimento più conveniente. Certe volte con un euro riesci a portarne a casa due pacchi da mezzo chilo". E la carne? "Beh, quella non possiamo permettercela". È un lusso, come dare il bianco alle pareti. Come fate con la bambina? "Ci pensa mia mamma. Prepara la bistecca quando andiamo a mangiare da lei o ce la compera quando ci incontriamo al supermercato". I cassintegrati italiani sono in pauroso aumento. Il 20 per cento in più nel quarto trimestre 2008, secondo le stime della Cgil. Nelle tabelle non compaiono le persone ma i milioni di ore di cassa. Dietro quelle cifre ci sono 1.300 aziende in cassa integrazione straordinaria e centinaia di migliaia di italiani che fanno la vita di Giuseppe. Solo in Fiat i cassintegrati sono 50 mila. La differenza, si spera, è nella durata. Perché a 700-800 euro puoi sopravvivere per due-tre mesi al massimo. Poi devi sperare nella pensione della nonna. Precipitare da una vita di dignitosi sacrifici alla disperazione è un attimo. Quando lavorava in fabbrica Giuseppe guadagnava 1.200 euro. A questi si dovevano aggiungere i 135 di assegni familiari perché Laura, sua moglie, è disoccupata. In tutto 1.335 euro. Ma con la cassa, anche quando l'Inps si deciderà a pagare, il salario scenderà a 750 euro, che con gli assegni diventeranno 885. Nel passaggio dal lavoro alla cassa la perdita netta è di 450 euro, un terzo della busta paga complessiva.
In queste condizioni per Giuseppe e chi vive come lui l'unica alternativa alla paghetta della mamma pensionata è il lavoro clandestino. Chi è in cassa integrazione non può svolgere altre attività: "Rischiamo il licenziamento". Finora i tentativi di Laura sono andati a vuoto: "Una mattina - dice il marito - l'ho accompagnata a un colloquio al Bennet qui sotto casa. Cercavano commesse. Ci speravamo. Nelle nostre condizioni 5-600 euro in più al mese avrebbero fatto comodo. Quando è uscita ha raccontato: ?Mi hanno fatto un po' di domande e poi mi hanno detto: ?Le faremo sapere'. Allora io le ho risposto di mettersi l'anima in pace. Quando dicono così è perché non ti prenderanno mai". Trovare lavoro, anche in nero non è semplice: "La crisi c'è per tutti, anche per i clandestini". E accettare un impiego provvisorio può essere rischioso: "Ho risposto all'annuncio di un'agenzia interinale. Mi offrivano uno stipendio dignitoso ma ho rifiutato perché era un lavoro precario. Per accettare avrei dovuto rinunciare al posto alla Bertone. Non posso permettermi il lusso di rimanere senza busta paga". Così l'unico introito extra sono i sussidi straordinari. Vanno bene tutti: quelli della Regione, che in Piemonte è in mano al centrosinistra, e quelli del governo di Berlusconi. Si partecipa ai bandi e si spera di vincere la lotteria: "Certe volte ti dicono che hai i requisiti ma che siccome hai già preso l'assegno l'anno precedente finisci in coda agli altri quello successivo". Se fosse per i requisiti, Giuseppe vincerebbe sempre: "Ho un reddito Isee di 9.800 euro. La soglia per partecipare è di 17.000. Straccio tutti". Si ride per non piangere nell'alloggio del quartiere di Santa Rita. Impressiona il fatto che la povertà abiti qui, in una zona di media borghesia e non solo nei palazzoni delle periferie. Impressiona il fatto che tra queste mura si sia dovuto aspettare il bonus della Regione (3.100 euro) per regalare a Simona la cameretta nuova. Nel discorso finale, quella specie di confessione che Giuseppe fa, solo, in fondo alle scale del condominio, c'è posto per l'ultima rivelazione: "Oggi sono contento. Ho sentito mia sorella al telefono. Ha promesso che mi passa 100 euro per i regali alla bambina. Così Babbo Natale arriverà anche per Simona
COSì COME E' ARRIVATO PER TANZI:Crac Parmalat, dieci anni a Tanzi. I giudici del tribunale di Milano hanno assolto gli altri imputati, condannando solo l'ex patron

Calisto Tanzi (Ansa)
Calisto Tanzi (Ansa)

MILANO - I giudici del tribunale di Milano hanno condannato a dieci anni di reclusione Calisto Tanzi per la vicenda del crac Parmalat. Il pm aveva chiesto tredici anni. L'ex patron dell'azienda di Collecchio, era imputato insieme ad altre otto, tra persone fisiche e società, per aggiotaggio, falso dei revisori e ostacolo alla Consob. Alla fine del 2003 Parmalat crollò sotto il peso di un buco da oltre 14 miliardi di euro, trascinando nel baratro oltre 100.000 risparmiatori che avevano sottoscritto obbligazioni del gruppo. ASSOLTI GLI ALTRI IMPUTATI - I giudici che hanno condannato Tanzi hanno assolto sette degli altri otto imputati. Tra gli assolti ci sono gli uomini di Bank of America Luca Sala, Antonio Luzi e Louis Moncada e i consiglieri di amministrazione indipendente Paolo Sciumè, Luciano Spilingardi, Enrico Barachini e Giovanni Bonici, ex responsabile di Parmalat Venezuela. All'ottavo imputato, la società Italaudit (ex Grant Thornton), è stata invece comminata una multa. «UNICO RESPONSABILE» - «Prendo atto che l'unico responsabile è evidentemente Calisto Tanzi» ha detto il legale difensore di dell'ex numero uno di Collecchio dopo la sentenza. Ma è presto per parlare di un ricorso in appello: «Prima - ha detto l'avvocato Giampiero Biancolella - dobbiamo leggere i motivi di questa sentenza».BANK OF AMERICA - Calisto Tanzi, dovrà risarcire Bank of America con 80mila euro. È questa una delle decisioni più sorprendenti contenute nella sentenza con cui il tribunale di Milano ha condannato solamente Tanzi a 10 anni di reclusione, assolvendo tutti gli altri imputati e dichiarando che Bank of America non deve essere sanzionata come responsabile civile e non dovrà versare un euro ai risparmiatori. «Siamo molto felici e la consideriamo una sentenza giusta e rispettosa del diritto» ha affermato Jacopo Pensa, legale di Antonio Luzi, ex dipendente di Bank of America, assolto. A un cronista che gli chiedeva se è possibile che Tanzi sia l'unico responsabile, l'avvocato ha risposto: «Può essere così, ma certamente se l'ha fatto con altri, non l'ha fatto con chi è stato assolto questa sera». «CONFERMATO L'IMPIANTO ACCUSATORIO» - Non sembra turbato dalla sentenza del Tribunale di Milano, che ha condannato il solo Calisto Tanzi e ha assolto gli altri imputati, il procuratore aggiunto di Milano, Francesco Greco, il quale analizza la situazione nella sua complessità e ricorda come su 29 imputati complessivi almeno una ventina siano stati condannati o abbiano patteggiato. «Per quanto riguarda il capo d'imputazione riguardante Bank of America - spiega il procuratore aggiunto - è stata riconosciuta la prescrizione, peraltro modificata a seguito della legge Cirielli». Pertanto, per il magistrato, «l'impianto dell'inchiesta rimane confermato». Impugnerete la sentenza? «Vedremo le motivazioni e decideremo».

PATTEGGIAMENTI - I giudici della prima sezione penale del Tribunale di Milano, chiamati anche a decidere se accogliere o meno le richieste di patteggiamento già concordate con la Procura, hanno respinto una richiesta di patteggiamento presentata da due imputati: Maurizio Bianchi e Lorenzo Penca ritenendo la pena patteggiata non congrua e disponendo quindi la separazione delle loro posizioni. Per un'altra decina di imputati è stata invece accolta la richiesta di patteggiamento a pene che vanno dai 5 mesi e 10 giorni ai 2 mesi. BUON NATALE E LA CRISI E' UNA FANTASIA . Nel 2008 calano gli evasori totali
Ma più redditi non dichiarati (+30%) Sono 6.414 quelli scoperti dalla Guardia di Finanza

Il generale Cosimo D'Arrigo (Ansa)
Il generale Cosimo D'Arrigo (Ansa)

ROMA - Ammontano a 27,5 miliardi i redditi non dichiarati e oltre 6.400 gli evasori completamente sconosciuti al fisco scoperti dalla Guardia di Finanza nel 2008. È questo il dato più significativo emerso nel corso della tradizionale conferenza stampa di fine anno che si è tenuta venerdì a Roma presso il comando generale e con la quale le Fiamme Gialle hanno reso noto il bilancio dell'attività operativa svolta quest'anno a tutela della sicurezza economico-finanziaria.

 

6.414 EVASORI TOTALI - Il rapporto annuale 2008 dell'attività operativa del Corpo segnala «un calo generale del numero degli evasori totali scoperti nelle varie aree, pari in media al 24%» ma quelli sottoposti a verifica negli ultimi 11 mesi hanno una «consistenza economica superiore al passato». Sintomo, con ogni probabilita«, del fatto - ha spiegato il generale Giuseppe Vicanolo, capo del III reparto Operazioni - che »i piani di contrasto sviluppati con molta determinazione negli ultimi anni hanno cominciato ad intaccare lo zoccolo duro delle migliaia di evasori sommersi».LAVORO NERO - Considerazione analoga merita la lotta allo sfruttamento del lavoro nero: gli imprenditori risultati non in regola sono stati 5.033, e 172 di loro hanno occupato manodopera in nero pari o superiore al 20% del totale dei dipendenti. Il numero di imprese scoperte ad ingaggiare dipendenti al di fuori delle regole è aumentato del 41% rispetto al 2007. Complessivamente i lavoratori in nero sono risultati 16.612, quelli irregolari 14.497. In »sensibile aumento« anche il rendimento del contrasto all'evasione e all'elusione fiscale internazionale: in questo settore sono state constatate basi imponibili evase per 5,1 miliardi di euro, quasi tre volte di più rispetto a tutto il 2007 (1,9 miliardi). Sul fronte delle frodi penalmente rilevanti, che hanno portato alla denuncia di 7.400 soggetti, si è rilevato un aumento dell'Iva evasa mediante l'emissione e l'utilizzo di fatture per operazioni inesistenti pari a 2,3 miliardi di euro, il 45% in più rispetto a quella scoperta nel 2007. LE CIFRE - Nel rapporto annuale presentato dal comandante generale della Guardia di Finanza, Cosimo D'Arrigo, si legge inoltre che sono state constatate basi imponibili sottratte a tassazione per 27,5 miliardi e Iva evasa per 4,3 miliardi, ancora superiori ai dati del medesimo periodo della scorsa annualità, che già hanno rappresentato il massimo storico dell'ultimo decennio; inoltre sono state rilevate violazioni Irap per 19,4 miliardi, pari a quasi il 30% in più di tutto il 2007. CRESCONO I REDDITI EVASI - I redditi evasi contanti nei riguardi dei 6.414 evasori totali scoperti quest'anno ammontano a 8,8 miliardi, con aumento della resa media di ogni singolo intervento, rispetto a quella dello scorso anno, pari a circa il 30%. Parimenti in sensibile aumento è il rendimento del contrasto all'evasione e all'elusione fiscale internazionale; in questo settore sono state constatate basi imponibili evase per 5,1 miliardi, quasi tre volte a quelle di tutto il 2007, pari a 1,9 miliardi. Anche per le frodi fiscali penalmente rilevanti, che hanno condotto alla denuncia all'autorità giudiziaria di quasi 7400 persone, si è rilevato un aumento dell'Iva evasa mediante l'emissione e l'utilizzo di fatture operazioni inesistenti, pari a 2,3 miliardi, superiore del 45% rispetto a quella scoperta nel 2007. Sul settore della spesa pubblica, per indebite percezioni di incentivi nazionali e comunitari, anche nel settore della spesa sanitaria, sono state scoperte truffe e responsabilità per danni erariali per circa 1,9 miliardi; in questo contesto spicca l'incremento delle frodi al bilancio comunitario, aumentate del 91% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Sono stati, inoltre, sequestrati capitali e patrimoni pari a 582 milioni, costituenti prodotto, profitto o reinvestimento di reati di riciclaggio, usura, falsificazione di mezzi di pagamento, trasferimenti all'estero di valuta e altri reati societari e finanziari.

 

L'OBOLO DI STATO PER LE FAMIGLIE CHE NON ARRIVANO PIÙ A METÀ MESE

È COME DARE L’ASPIRINA
A UN MALATO TERMINALE


I soldi per la spesa finiscono a metà mese. L'autonomia della busta paga scade, invece, alla fine della terza settimana per più di sei milioni di famiglie. Sono i dati allarmanti di un sondaggio Confesercenti-Swg.

 

La manovra finanziaria che dovrebbe rilanciare l’Italia, approvata in dieci minuti dal Consiglio dei ministri, riserva pochi spiccioli a famiglie e imprese. E soltanto per "una volta". «I soldi non si buttano mai via», ha detto Bersani. «Ma ci sono modi meno disgustosi di darli». Così, dopo solenni proclami, la montagna ha partorito un topolino. Siamo all’obolo di Stato. «Misura debole», ha detto Casini, «che vuole accontentare tutti, senza riuscirci». Demagogia, più che l’inizio d’una politica familiare seria.

È un tampone: come dare l’aspirina a un malato terminale. Servirà a poco, non farà ripartire i consumi, né ridurrà quella fascia di famiglie che non arriva a metà mese. La borsa, quella vera, quella colma di denaro, sarà a disposizione delle banche, che hanno bisogno di soldi freschi per i loro affari. La difesa dei risparmiatori è solo un alibi, perché oggi, in Italia, le famiglie non hanno più nulla da risparmiare. E per vivere si indebitano. Per non parlare di chi la spesa la fa tra gli avanzi del mercato o nei cassonetti.

Ricerca di cibo tra gli avanzi del mercato (foto Lobera).
Ricerca di cibo tra gli avanzi del mercato (foto Lobera).

L’elemosina di Stato non modifica d’una virgola la distribuzione del reddito, non lo sostiene, non crea nuovi posti di lavoro. Le grandi opere, finanziate con 16 milioni di euro, sono un libro dei sogni, che nessuno ha aperto (gli esperti hanno pure bocciato il ponte di Messina: troppo caro e pericoloso). La manovra è insufficiente, ci voleva più coraggio, soprattutto a sostegno delle famiglie, cenerentole d’Italia.

Tremonti ha inventato la social card, poteva chiamarla "tessera del pane" (come Mussolini) o "carta della povertà": era lo stesso. Almeno, era più sincero. Si tratta di poco più d’un euro al giorno a famiglia. Impresa degna del "cesarismo" populista, che ha trasformato i diritti in elemosine, come s’addice a sudditi più che a cittadini. È un certificato di povertà, che «emana aria di depressione e richiama la "tessera annonaria" dei tempi di guerra», come ha scritto Gramellini su La Stampa. Si mette alla gogna chi la riceve: è anonima, ma va esibita negli uffici o al supermercato. C’è da vergognarsi, mentre non ha pudore chi si "abbuffa" di soldi pubblici: i partiti italiani sono i più cari d’Europa.

E poi, non è detto che ci siano i soldi per finanziare la social card. Nella lettera inviata a chi ne ha diritto (ma quanta burocrazia per due soldi!), si legge: «Gentile signora/e… sarà ricaricata sulla base dei finanziamenti via via disponibili». È l’ultima beffa. Per ora ci sono, certi, 170 milioni di euro, ne servono 450. Tremonti dice che userà i "conti dormienti" e le multe dell’Antitrust. Ma quei soldi li aveva già promessi alle vittime del crack Parmalat e Cirio.

La social card è meno di quanto la gente ruba per fame nei supermercati. Le quantità di pane, pasta, tonno che saltano le casse, sono aumentate nell’ultimo anno del 16 per cento, per un valore pari a 500 milioni di euro (dati Cia, Confederazione italiana agricoltori). Gli spiccioli di Tremonti non ripagano neppure il "furto per fame". Andranno a un milione e 300 mila famiglie. Ma quelle che non mangiano un pasto normale tutti i giorni sono 7 milioni e mezzo (dati Istat). Chi ha 800 euro di pensione è escluso.

La parola magica è bonus, cioè "carità". Che è cosa buona, ma non deve farla lo Stato.
 

Immobiliare, nel II semestre -1%
E' il primo calo dei prezzi dal 1997

Il dato non è uniforme: in testa Bologna (-4,5%) mentre al Sud va ancora bene per le Agenzie Immobiliari che continuano a mantenere prezzi alti nonostante la forte depressione economica
di ROSARIA AMATO

Immobiliare, nel II semestre -1% E' il primo calo dei prezzi dal 1997


ROMA - I prezzi delle case sono calate per la prima volta dal 1997. A rilevarlo è Nomisma, nel III Rapporto sul Mercato Immobiliare 2008. Il calo, riferito al secondo semestre 2008, è infatti dell'1 per cento rispetto ai primi sei mesi dell'anno, ben diverso certo dalle riduzioni tra il 5 e il 10 per cento riscontrate nello stesso periodo nei principali paesi europei. Ma il mercato è in grande sofferenza: le compravendite a fine anno raggiungeranno un calo del 20 per cento, corrispondenti a 160.000 case vendute in meno, una perdita di valore di circa 24 miliardi di euro.

"Nel quadro di recessione fornito proprio ieri dall'Ocse - spiega il presidente di Nomisma Gualtiero Tamburini - le famiglie si chiudono a riccio, contraggono i consumi e evitano di investire anche nel mattone, storicamente considerato un bene di rifugio, il bene reale per eccellenza".

Esplose le sofferenze. In grave difficoltà anche chi ha già acquistato una casa: nel 2008 le sofferenze sui mutui già stipulati, secondo il rapporto di Nomisma, arriveranno a circa 7 miliardi su un mercato residenziale da 120 miliardi (5,5 per cento). Rispetto al 2006, quando ammontavano a 3,9 miliardi, le sofferenze sono quasi raddoppiate. "Il dato sulla solvibilità non è rassicurante. - sottolinea l'analista di Nomisma Luca Dondi - Ci sono segnali di peggioramento della qualità del credito. In più occorre dire che con tutta probabilità il dato di 7 miliardi del 2008 è sottostimato".

Nel 2009 prezzi -5%. Il calo dei prezzi registrato quest'anno nel mercato immobiliare, spiega Tamburini, è il risultato del "braccio di ferro tra i pochi compratori e i molti venditori", e nel 2009 dovrebbe ampliarsi, fino ad arrivare a circa il 5 per cento. "Nelle grandi aree urbane, però, la flessione potrebbe essere più forte e nell'ordine dell'8-10 per cento", spiegano gli analisti di Nomisma. Già adesso tuttavia ci sono città che hanno superato la media: infatti nel secondo semestre dell'anno i prezzi sono calati del 4,5 per cento a Bologna e del 2,5 per cento a Milano. A soffrire sono soprattutto le abitazioni, mentre 'tengono' i prezzi di uffici e negozi.


Frenano anche gli investimenti. In un mercato che arretra frenano naturalmente anche gli investimenti in nuove costruzioni. Infatti l'attività edilizia ha registrato un calo dell'1,1 per cento nel corso del 2008: per il 2009 le previsioni sono di una ulteriore diminuzione dell'1,5 per cento.

Aumentati i tempi di vendita. Il tempo medio di vendita per le abitazioni è aumentato a 5,8 mesi, che diventano 7,2 mesi per gli uffici, 6,4 per i negozi e 7,6 per i capannoni. Crescono anche gli sconti applicati all'atto della compravendita, e raggiungono il 12,5% per le abitazioni usate, 7% per le nuove, 13% per gli uffici e 12% per negozi e capannoni.

Un mercato a due velocità. Il mercato, rileva Nomisma, ha "due velocità corrispondenti, la prima, agli immobili di qualità per i quali l'offerta è minore e la domanda più solida, la seconda agli immobili senza qualità, con elevata offerta e bassa domanda".

Le differenze città per città. Il rapporto Nomisma analizza in modo particolare tredici grandi aree urbane, che presentano parecchie differenze. A Bari il mercato residenziale nel secondo semestre 2008 ha registrato un aumento dei prezzi delle abitazioni usate dell'1,9%. In controtendenza anche Cagliari (+3,4%), Catania (+0,1%), Genova (+1,1%), Palermo (+1,2%). Prezzi in discesa a Napoli (-19%), Padova (-0,1%), Milano (-2,9%), Firenze (-1,9%), Roma (-0,7%), Torino (-1,5%), Venezia città (-2%) e Venezia terraferma (-1,8%).

Il Sud ancora tiene, il Centro-Nord arretra. Salvo qualche eccezione, l'Italia sembra divisa tra un Mezzogiorno dove ancora i prezzi tengono, e un Centro-Nord dove arretrano. "Al Sud - spiega Luca Dondi - la tendenza rialzista sta venendo meno più lentamente, mentre ci sono una serie di mercati che tendono ad anticipare l'andamento generale, e sono i mercati del Centro-Nord, soprattutto Milano, Venezia, Firenze, Bologna, che hanno avuto tassi di crescita molto accentuati. Lì le quotazioni avevano raggiunto livelli insostenibili, e quindi la domanda ora è ferma. Ma anche al Sud i dati preludono a cali che prevediamo per il primo semestre 2009".

(28 novembre 2008)

 

NON C'E' L'EFFETTO OBAMA:BORSE IN PICCHIATA

Borse, Tokyo in picchiata: -6,53%
In calo anche le piazze europee

  ECONOMIA Il mercato asiatico, ieri l'unico a salutare con favore la vittoria di Obama, subisce l'influenza di Wall Street che nel giorno della vittoria democratica aveva chiuso in forte ribasso.

Borse, Tokyo in picchiata: -6,53%

Il mercato asiatico, ieri l'unico a salutare con favore la vittoria di Obama, subisce l'influenza di Wall Street

 

Perplessità alla Borsa di Tokyo all'indomani dell'Obama day (Afp)

Perplessità alla Borsa di Tokyo all'indomani dell'Obama day (Afp)

MILANO - Nell'Obama Day, il giorno della consacrazione dell'esponente afroamericano uscito vincitore dalle presidenziali americane, la piazza di Tokyo era stata quella che aveva fatto registrare i risultati migliori, un po' in controtendenza rispetto a quanto successo in Europa e negli Usa dove i mercati finanziari non sembrano avere accolto con entusiasmo il successo del candidato democratico. Ma a distanza di 24 ore la Borsa della capitale nipponica fa reistrare un forte arretramento, con l'’indice Nikkei dei 225 titoli guida che alla chiusura ha perso 622,10 punti, pari al 6,53%, scendendo di nuovo sotto quota 9.000 a 8.899,14 punti.

 

EFFETTO WALL STREET - A riportare al pessimismo gli investitori giapponesi è il ritorno in forza dello yen rispetto al dollaro e al tonfo di ieri di Wall Street. L’indice Nikkei aveva recuperato l’11% nel corso delle due sedute precedentii. L’indice Topix, che si riferisce a tutti i titoli principali della Borsa giapponese, ha perso oggi 57,61 punti, pari al 5,96 per cento, scendendo a 909,30 punti. Ieri sera, l’indice Dow Jones della Borsa di New York aveva perso il 5,05%e il Nasdaq il 5,53%, mentre nuovi indicatori hanno ricordato che il presidente Obama dovrà affrontare una situazione molto degradata negli Stati Uniti. Nel mercato dei cambi, lo yen continua a salire rispetto al dollaro e all’euro, una situazione che nuoce alle esportazioni giapponesi. Il dollaro è sceso oggi di nuovo sotto i 98 yen.

EUROPA IN DISCESA - Segnali poco incoraggianti arrivano anche dalle piazze euroee, dove all'apertura sono state registrate prestazioni negative. Milano ha perso il 2,83%, Londra il 2,62 e Francoforte l'1,26. Tra gli operatori finanziari c'è inoltre attesa per le riunioni della Bce e della Boe, previste per oggi, che dovrebbero decidere di tagliare i tassi in Europa e in Gran Bretagna.

 

4-11-2008:L'America ha scelto: Obama Hussein presidente.
Barack: «Il cambiamento è arrivato» .Un nero,dal nome musulmano, alla Casa Bianca sette anni dopo l'attacco di Al Queida agli Stati Uniti. Bush,il peggiore presidente degli USa degli ultimi 150 anni,è riuscito nell'impresa storica di affossare l'economia del mondo portando un nero al vertice supremo dell'ex superpotenza,lo storico cambiamento è tutto merito suo. Ad Obama in eredità delle macerie. Le congratulazioni di Bin Laden, del Mullah Omar e dei Sauditi per l'ottimo "lavoro" svolto dal devastato psichico texano. Fortunatamente gli USA hanno lo spoil system,contrariamente ai sistemi elettorali delle colonie europee.

Mappa Elettorale - Guarda
Barack stravince: è il primo nero alla Casa Bianca.
Mail ai sostenitori: «Abbiamo fatto la storia»
- Il discorso
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   ESTERI E in Senato
i democratici rafforzano la maggioranza sui repubblicani
Multimedia: video e fotoVoto all'esteroLa festa Barack sul palco - 1 2 McCain: la delusione
Video-La voce di Obama: «Io prova che tutto può accadere»Video-McCain: «Ho sbagliato io»

La Commissione Ue: «L'Italia è in recessione, ci resterà anche nel 2009»

Il gigantesco crollo economico finanziario del settembre ottobre 2008 ha un effetto molto più pesante della semplice recessione:E' LA DEFLAZIONE, OVVERO IL CROLLO GENERALE DEI PREZZI.

Apparentemente sarebbe positivo,per chi ha liquidità, ma purtroppo esiste un pericoloso rovescio della medaglia,soprattutto per le economie del debito.

Deflazione: “un termine che fa rabbrividire” lo definisce il New York Times. Se gli americani eleggeranno un nero alla Casa Bianca, un peso determinante lo avrà questa crisi gravissima e rara, un tipo di morbo economico che l’Occidente ha conosciuto una sola volta in un secolo. E se Obama vince dovrà cimentarsi con una sfida che un solo presidente ha affrontato prima di lui, Franklin Delano Roosevelt. La deflazione è molto più di una semplice recessione, non si esaurisce affatto in un arretramento della crescita economica. Le recessioni sono relativamente frequenti (l’ultima in America avvenne nel 2001), sono un male curabile e ben noto alle autorità di politica economica. La deflazione invece è un fenomeno difficile da capire finché non ci si è in mezzo: e allora è troppo tardi. Gli anni Trenta sono l’unico caso precedente di una deflazione globale nell’èra moderna. Quel circolo vizioso oggi viene definito come “un rischio reale” da Nouriel Roubini, l’economista della New York University che seppe prevedere con precisione il grande crac dei mutui e le sue conseguenze.La deflazione non è soltanto dis-inflazione, cioè il contrario del rincaro del costo della vita. Una disinflazione è ben vista dai consumatori perché aumenta il loro potere d’acquisto (anche se il consumatore italiano spesso è l’ultimo a beneficiarne perché monopoli, intermediari e corporazioni parassitarie sequestrano il vantaggio). La deflazione invece è distruttiva. Se stentiamo a capirne la portata reale, è proprio perché abbiamo tendenza a concentrare l’attenzione sui prezzi al consumo, le vendite al dettaglio, le etichette del supermercato, le bollette della luce e del telefono, il costo di un’automobile o di un computer. Ma ci sono altri prezzi che sono ancora più influenti per determinare lo stato di salute dell’economia. Noi consumiamo solo una piccola parte della nostra ricchezza. La spesa annua che dedichiamo ai consumi è una frazione del nostro patrimonio: quest’ultimo include la nostra casa, la liquidità depositata in banca, i risparmi investiti in Bot o in Borsa o in fondi comuni, il Tfr, la pensione già maturata, la polizza vita. A livello nazionale, il patrimonio accumulato dal paese – tutte le proprietà dello Stato, il capitale delle imprese, i portafogli di investimenti delle assicurazioni e delle banche – vale ben di più del flusso annuo che è misurato dal Pil, cioè il reddito prodotto in dodici mesi. Ecco perché bisogna prestare attenzione ai prezzi non solo dei beni di consumo, ma anche dei beni capitali. Se si abbassano sensibilmente i valori di questi patrimoni – case, titoli – noi diventiamo tutti più poveri. E ci comportiamo di conseguenza. Una massiccia deflazione globale in atto da mesi sta svalutando tre categorie fondamentali di beni. In primo luogo le case, che in America hanno perso già il 20% del valore. In secondo luogo i titoli: solo a Wall Street le azioni dell’indice più rappresentativo (S&P 500) sono precipitate del 46% in un anno; un’altra erosione ha colpito anche titoli mobiliari che dovevano essere molto meno rischiosi, cioè le obbligazioni emesse dalle grandi imprese. Infine la tempesta della deflazione ha travolto tutte le materie prime: il petrolio vale la metà del suo prezzo di luglio e un tracollo analogo ha colpito metalli, minerali, derrate agricole. La deflazione ha conseguenze perverse su due fronti, debiti e consumi. L’effetto sui debiti è micidiale. Lo sgonfiamento di valore di ogni bene patrimoniale – come si è visto negli ultimi mesi – destabilizza i debitori fino a spingerli verso l’insolvenza. Banche e hedge fund devono liquidare i loro portafogli, ma vendendo contribuiscono a far precipitare i valori di azioni e obbligazioni: il risultato finale è che i loro patrimoni valgono ancora meno, e il peso dei debiti alla fine si è accresciuto anziché diminuire. Di qui la corsa a chiedere la restituzione dei prestiti fatti alla clientela (imprese e famiglie), e la “glaciazione” dell’attività creditizia. Perfino le aziende più grandi e più solide oggi stentano a reperire fondi. L’impatto della deflazione sui consumi è altrettanto pericoloso. Se ne ebbe una prova in Giappone, l’unico paese ad avere sperimentato la prolungata discesa dei prezzi durante gli anni Novanta (fu tuttavia un caso di deflazione non globale, pertanto assai meno preoccupante dell’attuale). Quando tutti i valori precipitano, il riflesso razionale è di rinviare ogni spesa: non comprare oggi ciò che costerà meno domani. Infatti in una vera deflazione l’unica cosa che acquista valore col passare del tempo è la liquidità, o quella semiliquidità che sono conti correnti, libretti di risparmio, Bot. Il meccanismo è già ben visibile negli Stati Uniti sul mercato immobiliare: per quanto i prezzi siano precipitati, la clientela si convince che potranno scendere ancora. Si notano i sintomi di sciopero degli acquisti: i giapponesi lo fecero negli anni Novanta; in America da alcuni mesi la proverbiale spensieratezza dei consumatori è svaporata. Ma quell’attendismo che appare una scelta razionale per il singolo, ha spaventosi effetti sull’economia e quindi sul benessere collettivo. Lo sciopero della spesa accumula giacenze invendute, le imprese devono tagliare la produzione e gli investimenti, infine licenziano (negli Stati Uniti sono stati persi 760.000 posti di lavoro dall’inizio dell’anno) oppure fanno ampio ricorso alla cassa integrazione (in Italia). Le ripercussioni globali della deflazione sono violente. Tra le potenze emergenti quelle che si erano arricchite prevalentemente esportando materie prime – la Russia, il Golfo Persico, diversi paesi dell’America latina – entrano in una fase di serie difficoltà e turbolenze, con il rischio-bancarotta che incombe su diversi Stati sovrani. Le potenze asiatiche che sono invece delle economie di trasformazione – Cina, India – reggono meglio e tuttavia soffrono per il rattrappirsi dei mercati di sbocco. Fallimenti e licenziamenti di massa sono già in atto nel Guangdong, la regione più industrializzata della Cina. Molti produttori asiatici saranno costretti a ricorrere al dumping, vendendo sottocosto pur di smaltire le scorte. Così facendo accentueranno a loro volta la pressione deflazionistica mondiale. La punizione più crudele che viene inflitta dalla deflazione è quella che colpisce i debitori. Quando tutti i prezzi scendono, i debiti in proporzione aumentano di valore perché sono fissi in termini nominali. Perciò questi sono tempi terribili per chiunque abbia debiti: famiglie, imprese, e anche Stati. Dall’Ungheria all’Argentina, dall’Ucraina al Pakistan, le bancarotte lambiscono interi Stati sovrani. L’Italia, avendo il debito pubblico più alto d’Europa, è in una posizione fragile nonostante l’ombrello protettivo dell’euro. Le cure contro la deflazione sono lunghe e hanno efficacia limitata – lo dimostra la sindrome giapponese durata dieci anni. Ripetuti tagli dei tassi d’interesse, come quelli in atto in questi giorni, furono somministrati dalla Banca del Giappone senza risultato. Il costo del denaro può scendere a zero senza che questo sia sufficiente per invogliare imprese e consumatori a mettere in circolazione quel denaro, cioè a investire e a spendere. Essenziale è ricreare le condizioni di una crescita vigorosa che si misuri presto nel reddito di tutte le famiglie: è uno degli ingredienti del New Deal che l’America e il mondo si aspetteranno da una presidenza Obama.

La terapia
per il credito

di LUIGI SPAVENTA


È POSSIBILE che al contenimento dell'instabilità finanziaria si accompagni una stretta creditizia, con il rischio che "l'inasprimento delle condizioni creditizie per famiglie e imprese e il deterioramento del ciclo economico si rafforzino a vicenda in una spirale negativa" (Draghi). Con una domanda interna ed estera già in calo, occorre evitare questo esito, di cui già si intravedono i segni.

Ovunque, governi e autorità monetarie hanno messo su una robusta rete di sicurezza per impedire una implosione del sistema finanziario, che pareva imminente. Ampliando la provvista di fondi, impegnandosi a non far fallire istituzioni di rilievo, offrendo garanzia ai depositi e a una vasta gamma di debiti delle banche, si è evitato un completo congelamento della liquidità, gravido di danni per la stabilità finanziaria e per l'economia reale. L'altro obiettivo, complementare, è quello di aumentare la capitalizzazione delle banche, la cui situazione patrimoniale è stata compromessa o indebolita dalle perdite inflitte dalla crisi e dai maggiori rischi emersi nei bilanci.

Per adeguare i rapporti patrimoniali alle regole di vigilanza, e a quelle di prudenza imposte dalla situazione presente, vi sono due modi: a parità di attivo si può aumentare il capitale della banca; e/o si può contenere l'attivo con una contrazione del credito concesso. La via del ricorso al mercato per una ricapitalizzazione trova oggi ostacolo nella diffidenza degli investitori, che temono l'emersione di ulteriori perdite e scontano comunque una bassa redditività futura: i fondi sovrani che investirono in banche americane fra la fine dello scorso anno e gli inizi di questo ancora si leccano le ferite delle minusvalenzee subite. Pertanto, la sola alternativa alla stretta del credito è la ricapitalizzazione con fondi pubblici.


Per parte loro, le banche, se non stanno per affogare, non guardano di buon occhio a un intervento pubblico: un aumento di capitale sottoscritto dallo stato diluisce le quote azionarie private e comporta inevitabilmente vincoli espliciti o impliciti. Ciò nondimeno, in molti paesi i governi hanno imposto ad alcune banche una partecipazione pubblica, anche mancandone una estrema necessità: non solo dunque come provvedimento inevitabile per impedire un fallimento, ma anche come misura di cautela e di prevenzione di una contrazione del credito.

Il nostro decreto legge del 9 ottobre, sulla cui conversione le Camere si esprimeranno nei prossimi giorni, non contiene alcuna imposizione siffatta. Prevede invece la possibilità che il ministero dell'Economia sottoscriva aumenti di capitale deliberati da una banca quando la Banca d'Italia accerti una situazione di inadeguatezza patrimoniale ed esprima valutazione positiva sul piano di stabilizzazione. Poiché sinora da noi non si sono manifestate situazioni di urgenza, quella impostazione è condivisibile, anche se potenzialmente l'intervento è più intrusivo poiché non si prescrive, come altrove, che la partecipazione pubblica al capitale sia priva di diritti di voto.

Esso tuttavia, ha un limite notevole: ammettendo un intervento solo se una banca non riesca a porre rimedio ad una situazione di palese carenza di capitale, non è in grado di prevenire fenomeni di stretta del credito. La banca che si trovi prossima a quella situazione, infatti, potrebbe evitarla con una riduzione del suo attivo, e dunque del credito, senza subire l'onere della partecipazione pubblica.

Ci si deve chiedere allora se non converrebbe affidare alla Banca d'Italia la valutazione di un'altra condizione ai fini di una ricapitalizzazione obbligata: quella dell'andamento recente dei crediti erogati. Se ne fosse accertata una palese contrazione (sulla base dei criteri stabiliti dall'organo di vigilanza), l'intervento pubblico sul capitale sarebbe giustificato dalla necessità di evitare che essa si protragga.

Si obietterà, comprensibilmente, che in questo modo si amplia ancora lo spazio di discrezionalità lasciato a un potere politico ansioso di "mettere le mani sulle banche". Il rischio può essere alleviato disponendo, comunque, che la partecipazione dello Stato avvenga, come altrove, con azioni privilegiate prive di diritto di voto. Ma di questi tempi e con i rischi che corriamo non può ci si può rassegnare all'inazione, e non fare quello che in altri paesi - dagli Stati Uniti, all'Inghilterra, all'Olanda, alla Francia - si è fatto e si sta facendo.
 

La riforma doveva essere discussa in settimana ma dopo le proteste
Berlusconi preferisce rimandare. E Bossi rilancia: "Gli atenei vanno finanziati"

Università, stop del governo
"Prima calmiamo le acque"

di CLAUDIO TITO


 

Università, stop del governo "Prima calmiamo le acque"

Mariastella Gelmini

ROMA - "Il clima è troppo acceso. Adesso dobbiamo andare avanti con un po' più di calma". Silvio Berlusconi accende il semaforo rosso. La riforma dell'università deve attendere. Maria Stella Gelmini lascerà per un po' nel cassetto il suo "piano" per gli atenei.

Le manifestazioni di questa settimana, insomma, un effetto l'hanno avuto. E il Cavaliere non vuole correre rischi. Non ha alcuna intenzione di incendiare la piazza. Soprattutto in una fase in cui le proteste di studenti e professori sembrano sempre più intersecarsi con le difficoltà della crisi economica. "Ora - è quindi la scelta del presidente del Consiglio - andiamo avanti con un po' di calma".

Il secondo passo studiato dal governo per ristrutturare l'Istruzione pubblica, dunque, verrà rallentato. Il provvedimento - stavano esaminando pure l'opzione di un nuovo decreto - era previsto per la prossima settimana, ma i tempi si allungheranno. Di un bel po'. Eppure solo quattro giorni fa l'intervento era stato annunciato con tutti i crismi dell'ufficialità dallo stesso ministro dell'Istruzione. "Entro una settimana presenterò il piano sull'università", aveva scandito dopo il sì del Senato alla sua riforma scolastica. Del resto, pure il Cavaliere fino a qualche giorno fa sfidava tutti gli scettici, compresi quelli del centrodestra, ripetendo: "E ora tocca all'università".

Qualcosa, però, negli ultimi giorni è cambiato. Le proteste degli studenti. Le manifestazioni dei docenti. La stagnazione dell'economia. Il clima nei confronti dell'esecutivo non è più lo stesso. Sul tavolo del premier i sondaggi lo confermano. Già una settimana fa i dati avevano impensierito l'inquilino di Palazzo Chigi, e adesso ha avuto una controprova. La riforma Gelmini non è "popolare", soprattutto è stata percepita in senso negativo dalle famiglie. "Non si può insistere subito sullo stesso punto", ha allora fatto sapere il Cavaliere.


Bisogna che si calmino le acque per non trasformare la protesta in un rogo in cui si saldano studenti medi, studenti universitari e professori. Come va ripetendo Umberto Bossi "è inutile far unire anche gli universitari alla protesta della scuola". Il premier, insomma, ha dovuto prendere atto anche delle resistenze all'interno della maggioranza. "Occorre trovare i finanziamenti adatti - ha avvertito ieri il ministro delle Riforme - perché l'università è una cosa importante".

E in effetti il piano, che è già pronto nel cassetto del ministro dell'Istruzione, si metterebbe nella scia della manovra economica approvata a luglio scorso. Il decreto di Tremonti, cioè, che ha sforbiciato gli stanziamenti per gli atenei nei prossimi tre anni. Nel 2009 il Fondo per il finanziamento ordinario dell'università è stato ridotto di oltre 700 milioni, gli importi per l'istruzione universitaria di 1600 milioni, i soldi per il "diritto allo studio" ridotti del 60% e persino le risorse per le facoltà "non statali" - tanto care a Berlusconi - decrescerà di 60 milioni. Per il presidente del consiglio, quindi, "al momento è meglio evitare di andare subito anche sulla riforma dell'università".

Un suggerimento su cui giovedì scorso ha battuto con insistenza pure il presidente della Camera, Gianfranco Fini. Il quale durante una colazione di lavoro, ha sottolineato i rischi di uno scontro che coinvolga i docenti e i giovani universitari. Gli esperti di An poi sono usciti allo scoperto chiedendo un confronto con tutte le parti in causa e bocciando preventivamente la strada del decreto e della fiducia. "Servirebbe - ammette anche Stefano Caldoro, socialista eletto dentro Forza Italia, impegnato a luglio come relatore della manovra Tremonti - un patto con il mondo dell'università. Un patto di stabilità condiviso".

Anche perché la seconda puntata del pacchetto Gelmini prende spunto proprio dai "tagli" stabiliti dal ministro dell'Economia. Secondo alcune indiscrezioni, il progetto punterebbe a bloccare la "proliferazione" dei corsi, a cancellare le sedi distaccate considerate in eccesso e a trasformare gli istituti in Fondazioni di diritto privato (il decreto 112 già contemplava la "possibilità" per i singoli di atenei di compiere questa scelta che diventerebbe invece obbligatoria). Non solo.

Il piano verrebbe accompagnato dalla "sospensione" dei concorsi per i professori - quelli già banditi nel 2007 e nel 2008 - al fine di rendere effettivo il blocco del turn over. Ai piani alti del ministero si sventola una ricerca in cui si evidenza come i docenti italiani assunti a tempo indeterminato siano circa 65 mila e in Germania "solo" 40 mila. Per Berlusconi, però, non è più il tempo di forzare la mano.
(2 novembre 2008)

 

Senato Usa approva il piano
Appello di Bush alla Camera

Introdotti sgravi fiscali a sostegno della classe media
Innalzato a 250 mila dollari il tetto dei depositi garantiti

Il Senato Usa approva il piano Appello di Bush alla Camera


WASHINGTON - Il Senato degli Stati Uniti ha approvato il piano per arginare la crisi finanziaria, in una versione emendata rispetto a quella
bocciata lunedì dalla Camera.

I voti favorevoli sono stati 74 (la maggioranza richiesta era di 60). Venticinque i contrari. Hanno partecipato al voto e si sono espressi a favore i candidati alla Casa Bianca Barack Obama e John McCain, che hanno sospeso per qualche ora la campagna elettorale per votare sul piano. L'unico senatore assente era Ted Kennedy, al quale qualche mese fa è stato diagnosticato un tumore al cervello e che non è rientrato a Washington per la sessione straordinaria del Congresso.

Il piano deve essere votato di nuovo dalla Camera dei Rappresentanti. I deputati sono stati convocati per venerdì. In un comunicato il presidente George W. Bush ha lanciato un appello ai deputati: "Gli americani attendono, e la nostra economia esige, che la Camera approvi questa buona legge questa settimana e la rinvii sul mio tavolo".

Il voto al Senato si è articolato in due fasi. Nella prima sono state approvate le modifiche concordate dalla maggioranza democratica e dai repubblicani rispetto al testo bocciato lunedì. Modifiche con le quali è stato innalzato da 100 mila a 250 mila dollari dell'assicurazione federale sui depositi bancari e sono stati introdotti sgravi fiscali in favore della classe media. E a causa delle quali la stesura del piano è lievitata dalle tre pagine iniziali, redatte dal segretario al Tesoro Henry Paulson, a circa 450.


L'approvazione del piano, avvenuta mentre aprivano i mercati asiatici, è stata preceduta da una fitta serie di consultazioni tra i due schieramenti politici e da appelli al senso di responsabilità nel nome del bene superiore del Paese. C'era stato quello del presidente Bush, l'ennesimo di queste convulse giornate. E poi quelli di Obama e McCain. Prendendo la parola al Senato, il candidato democratico alla Casa Bianca aveva esortato i colleghi a votare a favore del piano: "Fate la cosa giusta per il paese. E' chiaro che il piano rappresenta quello che dobbiamo fare per evitare che la crisi si trasformi in catastrofe". McCain dal canto suo si era detto "fiducioso" che vi sarebbero state abbastanza "persone di buona volontà in entrambi gli schieramenti" che avrebbero anteposto il bene degli Stati Uniti "alla propria ideologia e ai propri interessi".

Il provvedimento prevede una prima trance da 250 miliardi di dollari da usare subito per l'acquisto dei titoli 'spazzatura'. C'è poi la misura bipartisan caldeggiata da Obama e McCain di aumentare le garanzie sui depositi dei correntisti. In particolare La Fdic, l'organismo federale di assicurazione dei depositi bancari, potrà richiedere al Tesoro statunitense prestiti illimitati per garantire i depositi dei risparmiatori nel caso in cui le banche falliscano. La misura aumenta, per un anno, l'ammontare dei prestiti che la Fdic può richiedere al Tesoro dai 30 miliardi attuali a 100 miliardi di dollari. Tra le altre misure, ci sono poi limiti più restrittivi per le operazioni 'mark to market', che contribuiscono alla volatilità dei mercati.
 

A Wall Street vincono i furbetti

di Enrico Pedemonte da New York

Il salvataggio delle Borse? Ha riempito le tasche degli speculatori. Sulla pelle dei contribuenti. è tutto il sistema della finanza Usa che va riformato. Parla il premio Nobel Joseph Stiglitz

 
 

Wall Street è morta, titola il 'Wall Street Journal' in un editoriale destinato a fare storia, ma una vecchia volpe della Borsa come Nariman Behravesh, capo economista della Global Insight, dice che sono solo chiacchiere: "Tutto questo clamore farà spazio agli hedge fund e ai private equity. Dopo la scomparsa delle vecchie banche di investimento si creeranno due mercati con diversa velocità: da una parte le banche commerciali a cui si rivolgeranno i piccoli investitori, dall'altra gli hedge fund e i private equity, cioè un mercato senza regole rivolto ai ricchi e a quelli che vogliono rischiare...".

La dichiarazione di Behravesh esprime bene il clima di incertezza che si respira nel mondo della finanza. Il terremoto che ha scosso Wall Street arriva al crepuscolo dell'amministrazione Bush, in un clima elettorale incandescente, in un'economia sull'orlo della recessione. In meno di due settimane due grandi istituzioni come Fannie Mae e Freddy Mac sono state nazionalizzate, le cinque grandi banche di investimento sono sparite (fallite o assorbite dalle banche tradizionali), la prima delle società di assicurazione americane - la Aig -è stata salvata grazie a una gigantesca iniezione di denaro pubblico.

Alla fine l'amministrazione Bush ha dovuto proporre un'operazione da 750 miliardi di dollari per evitare che l'intero sistema finanziario crollasse come un castello di carte, oppresso da una valanga di mutui ormai senza valore che ha invaso i mercati e devastato i bilanci delle società finanziarie. E nessuno sa dire se questo immane sforzo da parte dell'amministrazione pubblica sarà sufficiente a tamponare una crisi in larga misura incompresa anche dagli addetti ai lavori.

Alla fine i miliardi di dollari finiti in questa epocale operazione di salvataggio saranno oltre mille, forse 2 mila. Ma molti pensano che le operazioni proposte dall'amministrazione Bush serviranno a salvare gli azionisti lasciando però intatto il Far West del sistema finanziario.


Joseph Stiglitz, docente alla Columbia University di New York e premio Nobel per l'Economia, è tra i più critici: "L'operazione di salvataggio orchestrata dal ministro del Tesoro Henry Paulson potrebbe risolversi in un colossale trasferimento di ricchezza dalle tasche dei contribuenti a quelle degli uomini di finanza", afferma nel corso di una lunga intervista a 'L'espresso': "I capi delle banche di investimento stanno stappando bottiglie di champagne perché pensano di avere finalmente trovato qualcuno così stupido da comprare i loro mutui senza valore a spese dei contribuenti".

 

 

La sede di Morgan Stanley

Stiglitz non lo dice, ma la sfiducia manifestata da molti esponenti democratici nei confronti di Paulson, che in un lungo braccio di ferro con il Congresso ha chiesto carta bianca per distribuire 750 miliardi di dollari al mondo finanziario, viene proprio dalla sua storia personale. Paulson ha lavorato per 32 anni alla Goldman Sachs e ne è stato presidente per sei anni, proprio nel periodo in cui le banche di investimento americane si inventavano gli incomprensibili strumenti finanziari che oggi stanno affossando l'economia. Molti pensano che non sia lui, nonostante la sua sapienza tecnica, l'uomo giusto per risanare Wall Street e cambiarne le regole.

D'altra parte questa crisi finanziaria esplode negli ultimi mesi di vita di un'amministrazione che ha creato un buco devastante nelle casse dello Stato. Stiglitz ha studiato a lungo il problema e ha appena pubblicato 'The Three Trillion Dollars War', un libro in cui sostiene che la guerra in Iraq è destinata a costare agli Stati Uniti 3 mila miliardi di dollari. Quando Bush divenne presidente, il debito federale Usa ammontava a circa 5.700 miliardi. Ma negli otto anni di Bush, prima la guerra in Iraq, poi il salvataggio delle società finanziarie hanno triplicato quella cifra, portandola a 15-16 mila miliardi di dollari. "Si tratta di undebito colossale destinato ad abbassare per un lungo periodo il nostro livello di vita".

 

"Mentre tutto il mondo finanziario crolla perchè gli americani non sono in grado di pagare i mutui e i debiti, in Europa si continua a tenere alto il tasso di interesse facendo lievitare il debito dei consumatori, e facendo superare il tetto dei tassi sui mutui, che rasentano per la prima volta dall'introduzione dell'euro il 6%». Ad affermarlo in una nota è Carlo Pileri, il presidente dell'Adoc. E tutto questo, rileva il presidente dell'associazione dei consumatori, «mentre i risparmi delle famiglie sono falcidiati dalle cattive gestioni finanziarie e dal costo della vita che non accenna a fermarsi da 6 anni a questa parte».

PATTI CHIARI CONSIGLIA LEHMAN COME A BASSO RISCHIO, si avete letto bene, consiglia, non consigliava....link di sicurezza storico

PATTI CHIARI E CROLLANINNO,IL TEATRINO ITALONIA

Siccome è una splendida notizia, sperando che sia definitiva, la ritirata dei 18 furbetti della Cai che volevano papparsi Alitalia a spese nostre e dei lavoratori è stata accolta dai nove decimi della stampa italiana come una rovinosa jattura. S’è listato a lutto persino il Tg1 di Johnny Raiotta, che non prenderebbe posizione contro il governo nemmeno se ripristinasse il rogo (“Il Consiglio dei ministri vara il nuovo pacchetto sicurezza per difendere i cittadini dalle streghe e dagli eretici ereditati dal precedente governo: soddisfazione nella maggioranza, possibilista l’opposizione”). Infatti s’è schierato a favore del governo contro i dipendenti Alitalia che si oppongono allo scippo di stipendi e posti di lavoro per ingrassare i compari del Cainano, dunque il cosiddetto servizio pubblico li ha dipinti come figure “bizzarre” che “festeggiano mentre il Titanic affonda”.

E dire che di occasioni per schierarsi sul caso Alitalia, in questi mesi, Raiotta ne avrebbe avute parecchie. Poteva definire “bizzarro” il niet di Al Tappone all’Air France che, grazie a Prodi e Padoa-Schioppa, era pronta a comprarsi Alitalia con dentro tutti i debiti e i tre quarti degli attuali esuberi. Poteva definire “bizzarro” il salvataggio dell’AirOne di Carlo Toto, il patriota dell’italianità che, fra il lusco e il brusco, regalava all’Alitalia, cioè a noi, il suo miliardo di italianissimi debiti. Poteva definire “bizzarri” i conflitti d’interessi di Colaninno, Benetton, Marcegaglia, Gavio, Ligresti, Passera, Tronchetti Dov'Era e compagnia volante. Poteva definire “bizzarro” che il governo cambiasse tre leggi e abolisse l’antitrust per i porci comodi di lorsignori. Poteva definire “bizzarra” la buonuscita di 8 milioni di euro donata al terz’ultimo presidente, Giancarlo Cimoli, nominato dal governo Berlusconi2. Poteva definire “bizzarre” le accuse del governo e dei suoi house-organ alla terribile lobby dei piloti, colpevoli di tutto, anche del buco dell’ozono, visto che un pilota Alitalia costa il 25-30% in meno di un collega di Air France, Lufthansa, British e Iberia e che comunque gli stipendi del personale viaggiante incidono pochissimo sulle spese d’esercizio. Poteva definire “bizzarre” le accuse alla Cgil che, contrariamente a quel che si racconta, ha firmato l’accordo con la Cai per il personale di terra, ma non poteva farlo per i piloti visto che in maggioranza non aderiscono alla triade confederale.

Poteva definire “bizzarra” la latitanza dei politici i quali, dopo aver divorato letteralmente Alitalia per 15 anni, hanno accuratamente evitato - Di Pietro a parte - di portare la loro solidarietà alle migliaia di lavoratori in ansia. Poteva definire “bizzarra” la trattativa clandestina e parallela avviata dal solito Gianni Letta con Lufthansa (tanto più bizzarra in quanto Al Tappone aveva sempre parlato di “cordata italiana”, mentre pare che Lufthansa sia leggerissimamente tedesca, comunque non più di quanto Air France fosse francese). Poteva definire “bizzarra” la minaccia del Cainano ai sindacati di
negare cassintegrazione e mobilità lunga ai dipendenti Alitalia in esubero se fosse stata respinta l’offerta dei suoi 18 amichetti, una sorta di estorsione con mezzi pubblici per fini privati. Poteva definire “bizzarra” la rinuncia del governo e del commissario Fantozzi a cercare sul mercato acquirenti alternativi per una compagnia che - come notava ieri Boeri su Repubblica - ne aveva trovato uno anche quand’era piena di debiti e non dovrebbe faticare a trovarne oggi che non ne ha più (perché li paghiamo noi).

Volendo poi esagerare, Johhny Raiotta e il suo tiggì potevano definire “bizzarra” la malagestione partitocratica dell’Alitalia negli ultimi 15 anni, facendo nomi e cognomi dei manager, anzi dei magnager, che l’hanno spolpata, ciascuno col suo sponsor politico in sovrimpressione. E potevano definire “bizzarre” certe rotte aeree imposte alla compagnia di bandiera da ministri della prima e della seconda Repubblica, ansiosi di atterrare nel cortile di casa propria (il volo Treviso-Roma per far contento il dc Bernini, il volo Crotone-Roma perché l’Udc Tassone ci teneva tanto, il volo Albenga-Roma per recapitare a domicilio il ministro forzista Scajola). Ma, come diceva Victor Hugo, c’è gente che pagherebbe per vendersi. Figurarsi il partigiano Johnny, per giunta alla vigilia dell’annunciato ribaltone alla Rai e, si spera, anche al Tg1. Così ha buttato il cuore oltre l'ostacolo e ha definito “bizzarri” i lavoratori che osano financo difendere lo stipendio e il posto di lavoro. Come sempre, dalla parte dei più deboli. (Marco Travaglio)

 

Patti Chiari, Tasche Vuote

McCain offre una tregua per la crisi
Obama: «No, la gente deve sapere»

23:35   ESTERI Il candidato repubblicano propone di rinviare il confronto tv. L'avversario non accetta. E in una vignetta del New York Times Bush viene ritratto come "neocomunista" perchè nella crisi tradisce il liberismo di E. CarettoGuarda

Alitalia, ufficiale la revoca della Cai
Piloti: "Noi stressati, rischio incidenti"

I dipendenti lanciano un'offerta
 

LA DIRETTA. L'Enac: "Revoca giovedì se non ci sarà progetto credibile". Riaperta l'asta (bando on line). Piloti e steward cercano nuova cordata. Berti (Anpac): "La pressione può generare problemi di sicurezza". La svizzera Ama interessata a 30 automobili di C. FUSANI / REPUBBLICA TV

Alitalia, è finita. Cai ritira l'offerta
Berlusconi: è baratro, colpa della Cgil

 

L'assemblea dei soci
delibera all'unanimità.
Il premier attacca:
«C'è responsabilità politica. La situazione è drammatica». Accuse anche ai piloti
 

17:29  ECONOMIAE Angeletti (Uil): «È catastrofe sindacale e sociale».

Mediobanca, entra Marina Berlusconi

Tronchetti Provera nominato vicepresidente, la figlia del premier nel cda

 

MILANO - Via libera dal patto di Mediobanca alla nuova governance: abbandonata la forma duale (la divisione delle funzioni tra un Consiglio di sorveglianza che definisce le linee guida della società e un Consiglio di gestione, che si occupa dell'amministrazione) si ritorna alla forma di organizzazione tradizionale, che fa capo al Consiglio di amministrazione.

VIA LIBERA - Il voto tuttavia non è stato unanime. Due azionisti del gruppo B (soci industriali) avrebbero infatti mosso alcuni rilievi. Da quanto si apprende uno dei due sarebbe Oscar Zannoni. Voto favorevole alla nuova governance sarebbe comunque arrivato dai rappresentanti di Unicredit. «Unicredit durante l'assemblea del patto non ha detto niente», ha riferito uno dei partecipanti alla riunione, durata circa due ore e mezza. Dai commenti raccolti al termine dell'incontro si è appreso che due piccoli azionisti industriali hanno motivato il loro dissenso alla nuova governance con il fatto che questa nuova forma di governo societario è stata adottata a troppo breve distanza di tempo rispetto al precedente passaggio a duale. «Si poteva aspettare più tempo per fare qualche cambiamento - è stato il commento -, anche perchè il management ha dato dei buoni risultati nel corso di questo esercizio».

LE NUOVE NOMINE - Intanto si iniziano a delineare i nuovi assetti nel gruppo dirigenziale. Vicepresidente di Mediobanca, a fianco del numero uno di Unicredit Dieter Rampl, sarà Marco Tronchetti Provera, il cui nome è uscito a sorpresa dalla riunione del patto. Inoltre è previsto l'ingresso nel Cda della presidente di Fininvest, Marina Berlusconi. A proporre il suon nome è stato il patto di sindacato che controlla la maggioranza di Mediobanca. Il consiglio avrà 22 componenti. Fininvest è socia del patto con l'1% del capitale e detiene un altro 1,2% non vincolato all'accordo parasociale. «La data di scadenza del patto di sindacato di Mediobanca - ha po precisato lo stesso Rampl - resta invariata». Verrà dunque rispettata la scadenza naturale prevista per fine 2009, con proroghe biennali.

Alitalia, convocati i sindacati
Tensione e proteste a Roma
 

Alitalia, tavolo governo-confederaliProtesta degli autonomi al ministero

 

 

A Palazzo Chigi in serata Cgil, Cisl, Uil e Ugl. Associazioni di categoria escluse, bloccata via Veneto. Cori «Buffoni, buffoni»

 

 Intesa sul piano con i confederali. I piloti: carta straccia: "

Allucinanti e fuori dalla realtà le dichiarazioni dei sindacati "allo sbaraglio":sostanzialmente si chiede di lavorare di più e gratis.

Mutui, la rinegoziazione è una favola
(e la surroga quasi impossibile)

Le denunce: "Mi hanno abbassato la rata, ma dovrò pagare per altri 16 anni"
"Ho chiesto il passaggio gratuito a un altro istituto, ma non ce l'avrei fatta senza l'avvocato"
di ROSARIA AMATO

Mutui, la rinegoziazione è una favola (e la surroga quasi impossibile)


ROMA - "Rinegoziando il mutuo guadagnerei un euro": è l'ironica segnalazione di un lettore di Repubblica all'indomani dell'entrata in vigore dell'accordo Abi-governo sui mutui. Un caso limite (in genere le proposte spedite in questi giorni dalle banche sono più sensate...) ma sintomatico della delusione dei titolari di mutuo, che si aspettavano vantaggi autentici dalla nuova normativa. Adesso cominciano invece a sospettare che abbiano ragione le associazioni dei consumatori, che ne sconsigliano in blocco l'adesione, salvo che "si sia già con l'acqua alla gola".

L'accordo è stato presentato dal ministro dell'Economia Giulio Tremonti come un contributo per proteggere il potere d'acquisto delle famiglie. Arriva oltre un anno dopo la surroga, prevista dal decreto Bersani sulle liberalizzazioni, e avviata tra mille difficoltà. Forse perché agli utenti bancari conviene davvero? La inadempienza delle banche è stata anche stigmatizzata dell'Antitrust, che ha inflitto multe per 10 milioni di euro a 23 istituti di credito che di fatto non applicavano le norme sulla portabilità.

Le segnalazioni degli utenti: proposte 'cappio'
"Debito attuale - spiega Manlio Fortini in una lettera a Repubblica - euro 225.000 (rata 1500 euro) con 27 anni ancora da pagare su un mutuo variabile trentennale; mi propongono una rata di 1280 euro, inferiore di circa 220 euro, ma con la sorpresina finale di avere tra 27 anni un debito rimanente sul conto accessorio su cui vanno a confluire i "finti risparmi" ancora di euro 165.000, con ulteriore durata di 197 mesi (16 anni e 5 mesi), sempre che non aumentino i tassi".


C'è chi rinegozierebbe, ma la banca nicchia
Tuttavia c'è chi è convinto che la rinegoziazione potrebbe convenirgli, ma la banca non gliela propone. Alessandro De Marchi, esperto informatico, scrive sul suo blog: "Quattro anni fa ho stipulato un mutuo a tasso variabile con la mia banca ed ora mi ritrovo, come molte persone in Italia, con una rata cresciuta a dismisura". Dato l'aumento dei tassi, la rata di Alessandro è cresciuta dagli iniziali 262 agli attuali 350. E dunque si è rivolto alla banca per rinegoziare, ma è stato scoraggiato. "Se io rinegoziassi a tasso fisso senza variare alcunchè delle altre voci - conclude Alessandro - andrei a pagare una rata di 323 euro e a fine ammortamento avrei restituito ben 5.000 euro in meno alla mia banca di interessi. Ecco perché, da ottimi professionisti, ci sconsigliano di rinegoziare".

Altri ancora sono incerti
C'è chi invece, di fronte alla proposta di rinegoziazione della banca, non sa ancora cosa decidere: "Oggi ho trovato nella cassetta della posta la proposta di rinegoziazione del mio mutuo della mia casa. Si tratta di un mutuo ipotecario stipulato alla fine del 2000 a tasso variabile, per un importo di circa 82.600 euro, 241 rate, spread 1,25%, scadenza fine 2020", scrive l'utente di un forum di discussione specializzato sull'argomento. Secondo la proposta della banca, la rata attuale di 575 euro mensili si abbasserebbe dall'1 gennario 2009 di 508,05 euro. Però alla fine del 2020, se i tassi rimangono invariati, si aggiungeranno altre 28 rate da pagare sempre di 508,05 euro. Il titolare del mutuo è incerto perché, spiega, "Nel 2020 io avrò 60 anni e l'idea di ritrovarmi con anni aggiuntivi di mutuo da pagare mi fa un po' pensare".

Un'alternativa buona, ma quasi impossibile
A questo punto la surroga potrebbe essere invece una valida alternativa. In teoria, il titolare di un mutuo ha davanti a sé l'intero mercato, può traslocare gratuitamente nella banca che preferisce e scegliere le condizioni che preferisce. L'unica cosa che non può cambiare è l'ammontare della somma residua dovuta, ma può risparmiare tanto se, per esempio, trova una banca che gli offre uno spread inferiore di un punto o di un punto e mezzo. Ma accedere alla surroga è un'impresa che richiede tempo, pazienza, pressioni, a volte persino un avvocato. In tanti gettano la spugna.

"Siamo gente che lavora, abbiamo lasciato perdere"
"Ci hanno chiesto 3.000 euro per il trasferimento del mutuo, eppure non avremmo dovuto spendere nulla. Però abbiamo lasciato perdere, perché siamo gente che lavora tutto il giorno e non ci andava di prendere un avvocato". Stefano Mandre, di Pomezia, associato Adusbef, spiega così la resa di fronte all'ostruzionismo della propria banca, che si è rifiutata di applicare le norme sulla surroga, chiedendogli persino 500 euro per la cancellazione della vecchia ipoteca. Quest'ultima somma, però, Stefano non ha voluto pagarla: "Mi hanno detto che l'estinzione dell'ipoteca spettava a me, ma io non ho voluto pagare. Certo, spero che la banca non faccia storie".

"Abbiamo dovuto prendere un avvocato"
Come Stefano, anche Mariangela Grosso, di Cumiana (Torino) si è rivolta all'Adusbef per essere tutelata, ma non è bastato: "Ho dovuto prendere un avvocato altrimenti la pratica sarebbe rimasta ferma. Avevo un mutuo ormai diventato troppo oneroso con la Banca per la Casa, del Gruppo Unicredit. Ho chiesto la surroga con la Banca del Piemonte, ma Banca per la Casa ha fatto sapere anche al notaio di non avere alcuna intenzione di consegnare il documento dell'atto esecutivo e del duplo. Dopo cinque mesi, e grazie a un avvocato al quale nel frattempo mi ero rivolta, ho fatto la surroga. Nonostante ciò, il 29 aprile di quest'anno Banca per la Casa ha comunque prelevato la rata del mutuo, non più dovuta a loro, dal mio conto. Ne ho chiesto la restituzione, e solo dopo molte pressioni sono riuscita a ottenerla dopo ben 44 giorni".

"Ce l'ho fatta, ma è passato un anno"
Invece Alessandra, impiegata di una grande azienda, ce l'ha fatta, anche con l'aiuto del Movimento di difesa del Cittadino. "Avevo con Unicredit un mutuo a tasso variabile con uno spread del 2%, diventato molto oneroso con i recenti aumenti. Di fronte alle mie richieste, mi hanno proposto una diminuzione dello spread dello 0,2%. E così nel novembre scorso ho deciso di cambiare banca, con la surroga. Ma invece mi hanno proposto un trasferimento: avrei dovuto rifare la perizia e pagare le spese notarili. Mi sono rivolta a un'altra banca, che ha accettato la surroga. Unicredit ha però fatto ostruzionismo, non voleva dare i conteggi, li ha dati in ritardo. Però alla fine ce l'ho fatta, e sicuramente ho ottenuto un vantaggio, perché il mio spread attuale è dello 0,80%".

"Ho vinto ricorrendo all'Ombudsman"
Chi è stato costretto in prima battuta ad affrontare spese non dovute, come appunto la perizia, può però recuperarle ricorrendo all'Ombusdman. Grazie alla consulenza di Altroconsumo, Franco Merlini, operaio di Finizzano (Mc), conta di recuperare al più presto le spese notarili pagate e non dovute per la surroga. "Ho stipulato un contratto di mutuo nel dicembre 2005 - racconta - con Bipop Carire, a tasso variabile, consigliato in questa direzione dai funzionari della banca perchè all'epoca i tassi erano molto vantaggiosi. Però dall'anno scorso la mia rata era molto cresciuta, e ho deciso di sostituire il mutuo con un altro prodotto offerto da Unipol Banca. La Unipol per la surroga mi ha chiesto 312 euro per la perizia e 600 euro per le spese notarili. Utilizzando il modello di richiesta di Altroconsumo ne ho chiesto la restituzione, sulla base del decreto Bersani. Mi hanno subito restituito i 312 euro, ma non i 600 perché, hanno replicato, su questo punto la normativa non era abbastanza chiara. A quel punto mi sono rivolto all'Ombusdman, che mi ha dato ragione. Adesso sto aspettando il rimborso: la banca ha 60 giorni di tempo per adempiere".

Rinegoziazioni: "Un regalo alle banche"
"La rinegoziazione è una procedura che non comporta alcun vantaggio per i clienti. - denuncia Fabio Picciolini, segretario nazionale di Adiconsum - Certo, c'è lo slittamento dei pagamenti a una data futura, ma con un gravoso interesse. Può essere considerata l'ultima speranza solo per chi ha la casa pignorata". Analoghe le posizioni delle altre associazioni dei consumatori: "L'accordo Tremonti-Abi è stato fatto in poche ore, segno che c'era un forte interesse da parte delle banche. Mentre sulla surroga, che può davvero venire incontro alle esigenze dei clienti, si è trattato per mesi - dice il presidente del Movimento di difesa del Cittadino Antonio Longo - Certo, se io ho la casa che brucia, la prima cosa è spegnere il fuoco. Ma la rinegoziazione conviene davvero solo a chi ha l'acqua alla gola".

Da una simulazione di Altroconsumo emerge che la rinegoziazione può costare al cliente oltre 20.000 euro in più per un mutuo di 100.000 euro, da pagare in circa 5 anni. "L'accordo è utile solo a chi ha avuto già difficoltà a pagare delle rate", concludono gli esperti dell'associazione. "La surroga è stata osteggiata in ogni modo dalle banche - accusa Elio Lannutti, presidente di Adusbef - e così questo governo, con l'accordo sulla rinegoziazione, ha lanciato agli istituti di credito una ciambella di salvataggio. Un nostro inscritto ci ha segnalato che, se accettasse la proposta della sua banca, sarebbe costretto a pagare rate del mutuo per altri 16 anni dopo la scadenza".

Tra gli esperti c'è però anche chi non vede così male le rinegoziazioni, purché però siano proposte nel modo più conveniente per il cliente: "Nel proporre le rinegoziazioni le banche attualmente offrono il tasso fisso. - osserva Francesca Tedeschi, responsabile del sito Osservatorio Finanziario - Al momento sembra conveniente, ma nei prossimi anni i tassi scenderanno, fino ad avvicinarsi allo zero. Sarebbe molto meglio quindi avere un tasso variabile con uno spread molto basso. E invece, proprio in questi giorni, le banche stanno anche alzando gli spread".

Come funzionanano rinegoziazione e surroga
La rinegoziazione è una possibilità offerta a chi ha sottoscritto un mutuo a tasso variabile prima del 28 maggio 2008. Le circa 300 banche che hanno sottoscritto l'accordo con il ministro Tremonti hanno assunto l'obbligo di inviare una proposta scritta ai propri clienti a partire dal 29 agosto.

L'adesione all'accordo comporta una rata più bassa, ma non cambia le altre condizioni, per cui il cliente a fine mutuo dovrà pagare un conto accessorio nel quale è stata trasferita la cifra rimanente. Pertanto la rata si abbassa, ma la durata del mutuo si allunga, spesso di parecchi anni. La surroga, introdotta invece dalla legge Bersani, prevede il trasferimento senza alcuna spesa accessoria del proprio mutuo dalla vecchia banca a un'altra, che naturalmente offre condizioni più convenienti. L'unica spesa dovrebbe essere il pagamento di una tassa ipotecaria di 35 euro: non è previsto alcun passaggio dal notaio, alcuna nuova perizia e tantomeno il pagamento dell'imposta sostitutiva. Le banche però fanno molte difficoltà di fronte a una richiesta di surroga, e propongono spesso il più oneroso trasferimento, che comporta la chiusura del vecchio mutuo e l'accensione del nuovo in un'altra banca.
 

 

 

 

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

   

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

PRECETTI numero 32, A MANCINI VA IL TITOLO DEL 2005, IL PRECETTO DEL SALUTO AL DERBY DI MERDA ( 27 febbraio 2005 , DAL PAREGGIO DI CAGLIARI ALLA CORAZZATA MALEDETTA,IL SALUTO DEI PRECETTI AGLI OTTAVI DI FINALE DI COPPA DEI RICCONI......del 20 novembre 2004 ,DIRITTI TELEVISIVI,PUGNI E RICCHIONI........del 7 novembre 2004 , L'USCITA DALLA CORSA SCUDETTO ED IL DOMINIO DI JUVENLAN  del 31 ottobre 2004,DALL'UDINESE AL DERBY VIA VALENCIA ,del 25 ottobre 2004 ,DAL DISGRAZIATO PAREGGIO DI ROMA ALLE QUALIFICAZIONI MONDIALI ITALIOTE 14 ottobre 2004 , dal Palermo al Parma,una teoria di pareggi...26 settembre 2004 ,DA GASPARI AL WERDER,IL CLUUB DEI PRECETTINSTEIN del 15 settembre 2004 , IL CLUUB DEI PRECETTI : prima della prima.... ,IL CLUUB DEI PRECETTINSTEIN  : DAL RITORNO DI COPPA DEI RICCONI ALLE ULTIME STRONZATE DEL CALCIO MERCATO... , IL CLUUB DEI PRECETTINSTEIN :DA BASILEA AL CALCIO SCOMMESSE ITALIOTA   DELL'11 AGOSTO 2004 , IL CLUUB DEI PRECETTINSTEIN : sotto assedio..... del 9 agosto 2004 ,IL CLUUB DEI PRECETTINSTEIN  : è già crisi ?? dell'8 agosto 2004 , 'TERMINA IL PRE CAMPIONATO DELL'INTER 2004-2005 7 AGOSTO 2004 ,PARTE IL IL CLUUB DEI PRECETTINSTEIN  del 7 agosto 2004 ,PRECETTINSTEIN : DALL'OLTRETOMBA DEL 1 AGOSTO 2004 ,MORATTENSTEIN : TIFARE INTER PAGARE MILAN del 1 agosto 2004,MORATTENSTEIN : ARTICOLI DAL GENNAIO 2004 AL LUGLIO 2004  ,ULTIMORA ESTATE 2004 dal 6 luglio 2004 ,ULTIMORA ESTATE 2004 del 6 luglio 2004 ,ULTIMORA ESTATE 2004 dal 6 giugno al 6 luglio 2004...... PER I PRECETTI E GLI ARTICOLI PIU' VECCHI GUARDARE IN ARCHIVIO. 

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MILAN-INTER 0-4

 

Milan colpito e affondato
L'Inter ne fa 4 nel derby

La squadra di Leonardo crolla e si sfalda sotto i colpi di Thiago Motta, Milito, Maicon e Stankovic. Mourinho azzecca le mosse, compreso il debutto dal primo minuto di Sneijder. Fischi per i rossoneri, condizionati anche dall'espulsione di Gattuso al 40' del primo tempo

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MILANO, 29 agosto 2009 - Quattro a zero. Anzi, zero a quattro, perché così fa più impressione. L'Inter abbatte il Milan. Lo illude, poi lo stende. Nel primo tempo gliene fa tre: Thiago Motta, Milito e Maicon. Nella ripresa solo uno con Stankovic. Perché può bastare. Asfalta il Milan con insaziabile autorevolezza, approfittando di un avversario impalpabile e senza idee. La realtà è che il Milan non è ancora squadra. Gruppo allo sbando, subisce la potenza dell'Inter e i numeri dei suoi fuoriclasse. Prestazioni immense. Maicon su tutti. E poi Thiago Motta, Eto'o, Milito. E Sneijder. Giganti senza avversari.

José Mourinho. Ap

José Mourinho. Ap

LE MOSSE DI MOU — José Mourinho non regala spunti alla banalità. Di Santon e Muntari non c'è traccia. Il portoghese lancia subito nella mischia l'esperienza di Zanetti e l'imprevedibilità di Sneijder. E' nel suo stile. Sorprendere ed entusiasmare. Decisioni che gli daranno ragione. Come quella sua idea fissa di avere l'olandese che ripaga subito con una grande prestazione. Leonardo, che mai avrebbe immaginato una batosta di queste dimensioni, non può che confermare la formazione di Siena; scelta ineccepibile e in linea con i blandi requisiti della rosa.

Gennaro Gattuso. Ansa

Gennaro Gattuso. Ansa

AVVOLTOI — Il primo affondo è di Milito. Classica giocata dell'argentino con tiro dal limite decisamente alto. Al 6' Marco Storari fa capire di meritare il posto respingendo a mano aperta un bolide di Sneijder dalla stessa distanza. Flamini risponde all'8' con un'incursione in area e un tocco molle dal fondo intercettato da Julio Cesar. Ma cosa si mangia Ronaldinho al 13'. Servito da Pato, dopo una cavalcata imperiosa, il Gaucho spreca oltre la traversa con la porta spalancata. Il Milan sembra avere le idee più chiare, ma l'Inter c'è. Come un avvoltoio aspetta l'attimo giusto. Ricama con i suoi piedi buoni e i suoi muscoli d'acciaio e al 29' trova il guizzo vincente.

DILAGANTI — Splendida azione quella nerazzurra con triangolo chirurgico tra Eto', Milito e Thiago Motta abile a battere con un diagonale imparabile l'incolpevole Storari. In mezzo c'è la sconcertante immobilità di Jankulovski che in bambola completa concede metri e gioco all'Inter. Che, ovviamente, non se lo fa ripetere due volte. Al 36', proprio nel punto in cui Jankulovski dovrebbe fare il suo dovere, Eto'o irrompe in area e subisce fallo dall'acciaccato Gattuso. Per Rizzoli, che ammonisce il rossonero, è rigore netto. Milito sfonda la rete con un tiro centrale e il 2-0 spezza letteralmente gambe e mente al Milan. Gattuso, che aveva chiesto prima del penalty la sostituzione, al 40' abbatte Sneijder e subisce il secondo giallo. Il Milan, che sbuffava in undici, non può competere in dieci e la rete tutta potenza e rabbia di Maicon al 46' ne è l'avvilente conclusione.

L'AFFONDO — Leonardo, che avrebbe dovuto rinunciare a Gattuso sin dai primi minuti, e possibilmente fare a meno anche di Jankulovski, all'inizio della ripresa schiera Seedorf e Ambrosini per Flamini e Borriello. Cambi velleitari che non stravolgono la storia della partita. L'Inter si rilassa; attende e riparte, ma mai con l'intenzione di infierire. Prova la giocata il freddo Sneijder: bolide dai trenta metri che sfiora la traversa all'11'. Mou sostituisce l'acciaccatoThiago Motta: dentro Muntari. Cambio a cui Leo risponde con Huntelaar per l'inguardabile Ronaldinho. Siparietto che precede lo show di Stankovic. Il suo gol, quello del 4-0, è una bomba terrificante da fuori area. Ben vengano i salutari fischi contro il Milan e gli sfottò dei tifosi contro la società. Ma queste sono le conseguenze di un mercato discutibile. Ben vengano anche gli applausi per Sneijder che lascia il posto a Vieira. Un'ulteriore conseguenza del mercato mirato dell'Inter che urla a squarciagola la sua potenza.

Inter, poker nel derby contro il Milan© AP/LaPresse
 

MILANO, 29 agosto - Quattro gol per un derby che ha avuto una sola protagonista: l'Inter di Mourinho. Il Milan è stato travolto per 4-0 dopo un buon inizio. Ad aprire il walzer di reti è stato Thiago Motta che messo il sigillo ad un'azione da manuale che ha annichilito la difesa del Milan al 29'.

CHE ERRORE DI GATTUSO - Passano neanche dieci minuti e i rossoneri si ritrovano in dieci uomini per l'espulsione di Gattuso. In occasione del rosso palese l'errore di valutazione della panchina del Milan: il centrocampista azzurro, dolorante, aveva chiesto il cambio già da alcuni minuti ma Seedorf non era ancora vestito per entrare in campo. Gattuso è stato così costretto a rientrare procurando nel giro di un paio di minuti il rigore dell'Inter poi realizzato da Milito (chiaro il fallo in area su Eto'o) e facendo un'entrataccia a metà campo sull'ottimo Snijder che gli è valso il rosso diretto. 

MAICON CHIUDE I GIOCHI - Sul 2-0 il Milan perde lucidità e va sotto ancora a causa di un grande gol di Maicon in chiusura di primo tempo. La ripresa è pura accademia. Da segnalare solo il gol con una botta dal limite di Stankovic al 67' che chiude la saracinesca su un derby praticamente mai in discussione.

Inter travolgente, Milan a terra
Finisce 4-0, segnano vecchi e nuovi

Equilibrio nella prima mezz'ora, ma Thiago Motta sblocca. A quel punto, Gattuso si infortuna, ma Leonardo non lo sostituisce tempestivamente: verrà espulso dopo aver provocato un rigore. E' l'inizio della fine, di Milito su rigore, Maicon e Stankovic le altre reti di LUIGI PANELLA

Inter travolgente, Milan a terra Finisce 4-0, segnano vecchi e nuovi

MILANO - Il derby dura una ventina di minuti, poi per l'Inter è una cavalcata trionfale. I nerazzurri, dopo una settimana con qualche perplessità, strapazzano il Milan con un nettissimo 4-0 riprendendosi con prepotenza il ruolo di squadra da battere. Del resto le opinioni sono spesso figlie dei risultati ed ora, dopo l'arrivo di Sneijder, calatosi con personalità nelle trequarti, forte è la tentazione di definire la squadra di Mourinho macchina perfetta in tutti i reparti. Non sembra il caso invece di affermare che il Milan debba ripartire dal primo quarto di gara, giocato molto bene. Quello che succede dopo deve infatti far riflettere. La squadra alla prima difficoltà si scioglie, perde qualsiasi controllo tattico e cede anche con i nervi: l'espulsione sul doppio svantaggio di Gattuso, probabilmente prigioniero della propria immagine gladiatoria, è una mannaia sulle già vane speranze di rimonta.

SNEIJDER SUBITO DENTRO - Mourinho secondo il suo stile, ama il gusto di rischio e sorpresa. Ti aspetti Sneijder in tribuna, mentre prende contatto con l'ambiente tra le coccole dell'avvenente compagna, te lo ritrovi subito nella mischia, perno avanzato del rombo mediano a sostegno del tandem Milito-Eto'o. Il tattico è Stankovic, utilizzato davanti alla difesa. Leonardo non cambia nulla rispetto alle premesse: Ronaldinho è il trequartista, spesso anche qualcosa in più, alle spalle di Borriello e Pato.

LA FALSA PISTA - L'inizio ribalta i derby delle ultime stagioni. Sneijder alla prima palla toccata spaventa Storari dalla media distanza, ma le danze le conduce il Milan. Aggressivi i rossoneri, che sfruttano quella che sembra (specifichiamo, sembra) una serata non irresistibile di Maicon: dalla sua parte Flamini e Pato entrano con insospettabile facilità, su assist di quest'ultimo Ronaldinho alza da buona posizione. Borriello è poco appariscente ma lotta: l'ariete, che si fa vedere con una conclusione aerea, quindi non coglie l'attimo su disattenzione in presa di Julio Cesar.


IL MARCHIO DI THIAGO - Falsa pista l'inizio del Milan, perché i rossoneri escono dalla gara alla prima difficoltà. Bellissimo il primo gol interista, frutto del nuovo gioco con palla a terra: azione di prima, con fraseggio sull'asse Eto'o-Milito e chiusura vincente di Thiago Motta con un interno sinistro. Il Milan accusa il colpo e la combina grossa. Su punizione calciata - male - da Pirlo, Maicon lancia Eto'o che va al contropiede uno contro uno contro Gattuso (per giunta infortunato). Il risultato è il rigore, trasformato da Milito, e un bonario Rizzoli che grazia 'ringhiò solo con il giallo.

FOLLIA GATTUSO - Doccia rimandata di pochi minuti per il centrocampista. Gattuso chiede il cambio, Seedorf perde tempo a prepararsi, lui non trattiene la più ingenua delle entrate su Sneijder lasciando la squadra in dieci. Gara finita, ancora di più nel finale di tempo, quando Maicon salta con irrisoria facilità Jankulovski (in colpevole ritardo anche sul primo gol), ottiene sponda da Milito e fulmina Storari con un diagonale.

IL GUIZZO DI STANKOVIC - Della ripresa, sinceramente c'è poco da dire. L'Inter fa possesso palla abbastanza platonico (solo Eto'o e Sneijder cercano con insistenza il gol), e trova il poker con una splendida conclusione dalla media distanza di Stankovic, non nuovo a questo tipo di prodezze. Circa il Milan, da rilevare i fischi a Ronaldinho, che preferisce il passeggio alla corsa, al momento della sostituzione con Huntelaar, e la caparbietà di Pato, l'unico a metterci l'anima per lasciare un segno.

Inter batte Milan 4-0 (3-0)
Milan (4-3-1-2): Storari 6, Zambrotta 5, Nesta 5.5, Thiago Silva 6, Jankulovski 4.5, Gattuso 4.5, Pirlo 5, Flamini 6 (1' st Seedorf 5.5), Ronaldinho 5 (18' st Huntelaar 6), Borriello 5.5 (1' st Ambrosini 5), Pato 6.5 (31 Roma, 5 Onyewu, 20 Abate, 9 Inzaghi). All. Leonardo 5.
Inter (4-3-1-2): Julio Cesar 5.5, Maicon 7, Lucio 6, Samuel 6.5, Chivu 6.5, Zanetti 6, Stankovic 7, Thiago Motta 7 (15' st Muntari 6), Sneijder 7 (29' st Vieira 6), Milito 6.5 (34' st Balotelli sv), Eto'o 6.5. (1 Toldo, 2 Cordoba, 39 Santon, 18 Suazo). All. Mourinho 7.
Arbitro: Rizzoli 6
Reti: nel pt 29' Thiago Motta, 36' Milito (rigore), 46' Maicon; nel st 22' Stankovic
Angoli: 4-2 per l'Inter
Recupero: 3' e 0'
Ammoniti: Chivu, Flamini e Samuel per gioco falloso.
Espulsi: 39' pt Gattuso per doppia ammonizione Spettatori: 78.467

 

 
Cambiasso ha firmato l'1-0. Reuters

Che Inter
5-0 al Genoa!
 

Cambiasso ha firmato l'1-0. Reuters

I nerazzurri sfoderano una prova da incorniciare nonostante l'emergenza e seppelliscono i rossoblu,...

Mou: "Una vittoria di carattere"

Il tecnico loda un'Inter irriducibile, che piega 2-1 una grande Udinese. Decide Sneijder al 93'. Nel primo tempo botta e risposta di Stankovic e Di Natale di LUIGI PANELLA

Mou: "Una vittoria di carattere"

Serie A: Video Gol Inter - Udinese 2 - 1 (7° Giornata)

 


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Eto'o e Domizzi a confronto

MILANO - "E' stata una grande vittoria, di carattere, maturata tra tante difficoltà. Abbiamo Thiago Motta fuori, in corso hanno avuto problemi Milito, Lucio. Siamo stati anche fortunati quando Di Natale ha fallito nel finale una grande occasione, ma il calcio è questo". Josè Mourinho fotografa la soffertissima vittoria dell'Inter su una splendida Udinese, arrivata nel terzo minuto di recupero. Decide Sneijder con un destro molto preciso da posizione decentrata. Non un caso, visto che negli ingranaggi perfetti o quasi della squadra di Marino ("Più contento oggi che nel pari di Napoli, stiamo assimilando un nuovo sistema di gioco" spiega il tecnico), l'olandese è il granello di sabbia in grado di inceppare tutto. Bella partita, forse il pari sarebbe stato più giusto ma l'Inter - che riprende momentaneamente la vetta - ha mostrato più rabbia degli avversari nei momenti topici.

''DA BALOTELLI MI ASPETTO DI PIU' '' - Mourinho tiene in panca gli scalpitanti Santon e Balotelli, confermando il tandem Milito-Eto'o in avanti e sostituendo lo squalificato Maicon in difesa a destra con Zanetti. A proposito di Balotelli, scalpita poco, in quanto Milito molla per problemi muscolari dopo un quarto di gara ("Non posso dire che abbia giocato male - spiega Mou - ma da lui mi aspetto di più"). Marino se la gioca, sceglie il 4-4-2 più spregiudicato possibile, con Sanchez e Pepe sugli esterni e la coppia Floro Flores-Di Natale. Il tecnico dei friulani vede nella copertura dell'Inter sugli esterni il punto debole, anche se i temi tattici della prima frazione sono altri.


SI DECIDE PER VIE CENTRALI - Per vie centrali parte l'azione del vantaggio interista con Eto'o, che offre a Stankovic un assist che il serbo trasforma in rete con uno splendido diagonale di destro. Per vie centrali arriva il pari friulano. Bravissimo Inler a liberarsi di Cambiasso e verticalizzare per Di Natale: Chivu lo tiene in gioco, l'attaccante è gelido al cospetto di Julio Cesar. Inter pericolosa ancora con Eto'o (battuta dalla media distanza e dribbling stretto e impossibile in area), anche se l'occasionissima per andare avanti è dell'Udinese: ancora qualche incertezza della difesa, Sanchez vanifica da pochi passi in girata.

DI NATALE SBAGLIA, SNEIJDER NO - Nella ripresa i temi non cambiano. Macina gioco l'Inter, anche se i ritmi sono leggermente più lenti rispetto alla prima frazione. Un gol clamorosamente sbagliato da Muntari, che alza su una respinta di Handanovic su gran tiro di Stankovic, anticipa una scena da libro 'Cuore'. Muntari esce quasi in lacrime (dentro Suazo), Zanetti e tutti i compagni trasformano i fischi in applausi stringendosi platealmente al giocatore. "Siamo un grande gruppo, i compagni amano Muntari, ma quando torna a San Siro deve mostrare più personalità", spiega Mourinho. Nel finale Eto'o prova a risolvere la questione da solo - bene Handanovic -, l'Udinese piazza un paio di contropiede quasi letali, soprattutto il secondo con Di Natale, ipnotizzato però da Julio Cesar. Il preludio al guizzo vincente di Sneijder, agevolato da un atteggiamento leggero di Zapata, dentro per l'ottimo Basta. Nella stessa azione, Zapata stende Balotelli in area: "Meno male che abbiamo segnato - ghigna Mourinho - così almeno non parliamo dell'arbitro". Insomma, un Mourinho disteso dal successo che replica polemico alle dichiarazioni di Ferrara: "Se uno rispetta l'altro, non è offensivo e non è un problema". Marino invece, sconfitto anche lo scorso anno in circostanze analoghe dall'Inter, la butta sull'ironia: "Non ci voleva, anche dovevo digerire il ko dello scorso campionato... Nessun rimprovero però i ragazzi hanno giocato veramente bene"

Inter batte Udinese 2-1 (1-1).
Inter (4-3-1-2): Julio Cesar 7, Zanetti 6, Lucio 6 (43' st Santon sv), Samuel 6, Chivu 5, Cambiasso 6.5, Stankovic 7, Muntari 5.5 (27' st Suazo 6), Sneijder 7, Eto'o 6.5, Milito 6 (25' pt Balotelli 5). (1 Toldo, 2 Cordoba, 15 Krhin, 30 Mancini).
All.: Mourinho 6.
Udinese (4-4-2): Handanovic 6, Basta 7 (25' st Zapata 5), Coda 6.5, Domizzi 6.5, Lukovic 6.5, Sanchez 6, D'Agostino 6.5, Inler 7, Pepe 6.5 (45' st Pasquale sv), Floro Flores 6 (30' st Corradi sv), Di Natale 6.5. (6 Belardi, 19 Felipe, 14 Sammarco, 84 Lodi). All.: Marino 6.5.
Arbitro: Bergonzi di Genova 6.5
Reti: nel pt 22' Stankovic, 27' Di Natale; nel st 48' Snejider.
Angoli: 3-3.
Ammoniti: Sneijder e Floro Flores per comportamento non regolamentare; Domizzi, Chivu, Lukovic, Corradi e Coda per gioco falloso.
Recupero: 2' e 4'.

MILANO, 3 ottobre 2009 - Con un colpo da biliardo in pieno recupero, Sneijder risolve la partita con l'Udinese e regala i tre punti all'Inter. I nerazzurri vincono 2-1 e per una notte tornano al comando della classifica, in attesa di Sampdoria e Juventus che giocheranno domenica.

in campo — Squadre in campo con le formazioni annunciate: nell'Inter Zanetti sostituisce lo squalificato Maicon sulla destra; Muntari è sulla sinistra del centrocampo, completato da Stankovic e Cambiasso, mentre davanti Sneijder agisce alle spalle della coppia Milito-Eto'o. Sull'altra sponda, Marino conferma Basta sul lato destro della difesa e propone un centrocampo d'assalto con Sanchez e Pepe sulle fasce; in attacco la coppia Di Natale-Floro Flores.

più inter — Nel primo tempo è l'Inter a fare la partita: Cambiasso e Stankovic prendono possesso del centrocampo, Sneijder trova con facilità le punte, Eto'o fa paura ogni volta che entra in possesso di palla. L'Udinese però tiene bene: è corta, la difesa regge, Sanchez e Pepe percorrono chilometri sulle fasce e a turno danno man forte dietro, è veloce a ripartire in contropiede. Le due squadre si annusano nei primi minuti, poi alla prima vera occasione l'Inter passa in vantaggio: al 22' Eto'o affonda centralmente, scarica sulla destra per l'accorrente Stankovic, che entra in area e con un gran destro in diagonale batte Handanovic. Due minuti dopo i nerazzurri perdono Milito, un po' in ombra fin lì: lanciato in profondità, l'argentino si ferma per il riacutizzarsi del problema muscolare patito in settimana. Al suo posto Mourinho manda in campo Balotelli. Ma l'ingresso del giovane attaccante, che negli ultimi tempi sembra avere la nuvoletta di Fantozzi sulla testa, precede di poco il pareggio dei friulani: al 27' Inler ruba palla a centrocampo e pesca in profondità Di Natale, che tutto solo batte Julio Cesar in uscita. Per il capocannoniere della Serie A è il 9° gol in sole 7 partite. Subito il pareggio, l'Inter si butta in avanti come un toro ferito: al 32' Eto'o, pescato in area da Balotelli, semina il panico nella difesa friulana superando tre difensori nello strettissimo, poi non riesce a trovare lo spazio per il tiro. Poi è Balotelli a provarci con un destro da fuori area, ma la palla è bassa e centrale e Handanovic blocca senza difficoltà. C'è molta più Inter in questo finale di primo tempo, ma è l'Udinese ad avere la più grossa chance per il raddoppio: è il 42' quando Sanchez viene pescato tutto solo davanti al portiere, il Niño Maravilla stoppa spalle alla porta, si gira ma calcia alto. E' l'ultimo brivido prima del riposo.

concitato finale — Nessun cambio al ritorno in campo. E anche il tema della partita non cambia. L'Inter comanda le operazioni e prova la conclusione da fuori appena c'è uno spiraglio. L'Udinese tiene bene, ma a differenza del primo tempo fatica a far partire il contropiede. Al 22' Handanovic salva la porta da un gran diagonale di Stankovic: il portiere toglie la palla dall'angolino basso alla sua destra, sulla ribattuta arriva Muntari ma spedisce alto. Cinque minuti dopo il ghanese viene sostituito: lo stadio lo fischia, i compagni lo abbracciano e lo rincuorano. Al suo posto Mourinho manda in campo Suazo e schiera il tridente. Al 29' Floro Flores ci prova da fuori, Julio Cesar blocca senza problemi. Anche Marino fa le sue mosse, ma senza stravolgere la formazione: Zapata al posto dell'infortunato Basta, Corradi per Pasquale. Al 41' altro prodigio di Eto'o nello stretto: nello spazio di pochi centimetri quadrati supera due difensori sulla sinistra, affonda in area e da posizione angolata impegna Handanovic. Poi è l'Udinese a sprecare una grande occasione nel finale: contropiede, Di Natale smarcato bene in area sulla sinistra, rientra con il destro, ma calcia addosso a Julio Cesar. Finale concitato: prima Balotelli cade in area, forse toccato irregolarmente, poi è Sneijder, al 47', che raccoglie sulla sinistra un pallone vagante, entra in area e con un colpo da biliardo batte Handanovic in diagonale. Due a uno, palla a centrocampo, ma ormai non c'è più tempo: l'Inter vince e, almeno per una notte, è di nuovo in testa al campionato.


 

 

Fininvest smentisce, ma indiscrezioni da ambienti finanziari confermano le trattative.

Pubblicato il 01/10/09 in Home, Calcio, Calciomercato|TAG: seriea, milan, berlusconi

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IL TONFO 

gianluca zambrotta

Lo Zurigo passa a San Siro

IL TECNICO 

leonardo

"Buono sì, scemo no"

Le operazioni per la cessione dell'Associazione Calcio Milan hanno avuto inizio; Fininvest smentisce ancora una volta con un comunicato ufficiale, ma secondo indiscrezioni filtrate da ambienti finanziari la holding di famiglia di Silvio Berlusconi avrebbe già trovato l'accordo per la cessione del 40% del pacchetto azionario a tre fondi sovrani libici, il Central Bank of Lybia, il Lybian Investment Authority ed il Lybian Foreign bank, che già controllano poco meno del 5% di Unicredit.

 

Qualche settimana fa fu Repubblica a lanciare l'indiscrezione secondo cui, durante la visita di Stato in Libia e l'incontro con Gheddafi, il Premier Berlusconi "propose" il Milan ai libici. Ora l'indiscrezione viene confermata da voci di corridoio nel mondo dell'alta finanza, che parlano di una "exit strategy" a tappe da parte del gruppo Fininvest che dovrebbe portare al totale passaggio di proprietà nel giro di cinque anni. Così Berlusconi avrà modo di uscire di scena in maniera soft, condizione essenziale per la sua immagine politica, e Gheddafi potrà finalmente sbarcare nel mondo del calcio dopo aver messo un piede nella Juventus, di cui detiene il 7%.

 

Al momento, come detto, nessuno è disposto a confermare, tanto meno Fininvest, e la situazione resta fumosa. Tuttavia da Piazza Affari si rincorrono con sempre maggiore frequenza voci di cambio di proprietà, e del resto il disimpegno delle ultime due stagioni, con la maggiore attenzione prestata al bilancio ed al marketing più che al lato tecnico, testimoniano la necessità da parte di Fininvest di liberarsi del "fardello" Milan.

 

Sempre stando ai rumours, nella trattativa tra Fininvest e i libici potrebbe rientrare anche Adriano Galliani, l'uomo che guida il club di via Turati dal 1986. L'ad rossonero starebbe infatti studiando la possibilità, come riportato in settimana da Il Fatto Quotidiano, di realizzare un "management buyout", ossia un'operazione finanziaria con cui i manager diventano azionisti delle società mantenendo una piccola quota e facendosi affiancare da investitori. Anche nella ricostruzione de Il Fatto, del resto, si parla dell'ingresso, oltre che di finanzieri vicini al Milan (Ruggero Magnoni, banchiere ex socio di De Benedetti ai tempi di Olivetti, ed il petroliere albanese Rezart Taci), dei tre sopra citati fondi libici, che detengono un'immensa liquidità proveniente dalla vendita dei petrolio e che deve essere per forza di cose investita. O almeno così sperano gli ormai disillusi tifosi milanisti.

 

Milan, adesso è crisi nera
Perde a S. Siro con lo Zurigo

I rossoneri si fanno battere 1-0 dagli svizzeri: decide una splendida rete di tacco di Tihinen in avvio. La squadra di Leonardo è anche sfortunata nella ripresa: clamoroso il palo di Zambrotta al 95'

MILANO, 30 settembre 2009 - Abbandonato. Anche dall'inno della Champions. E quello storie sul Dna? La musichetta non funziona più e lo Zurigo diventa una corazzata inaffondabile. Il Milan perde 1-0 con un gol subito dopo soli 10 minuti di gioco. Per 80 insegue inutilmente il pari, ma rischia si subirne altri. Un mix di non gioco e sfortuna, implacabilmente alla ribalta anche al 95', quando Zambrotta va a stampare sul palo l'ultima speranza. Ma è inutile aggrapparsi alla cattiva sorte; il Milan si arrende ai suoi limiti.

Tihinen esulta dopo il gol dell'1-0. Ap

Tihinen esulta dopo il gol dell'1-0. Ap

VALLE DI LACRIME — Parrebbe un buon Milan quello schierato da Leonardo, ancora una volta aggrappato all'idea di Seedorf alle spalle di Pato e Inzaghi. Al pronti e via i rossoneri pressano e uniscono ritmo a tecnica. Al 7' il Milan fa quello che piace tanto al tecnico brasiliano: velocità unita a gioco sulle fasce. Jankulovski si accentra e lancia a destra Abate che la lezione l'ha imparata velocemente. Cross teso in mezzo che diventa un tiro. Goffo Leoni che spazza di piede. Ma basta poco per riportare la squadra con i piedi per terra. Al 10' Seedorf, partito in sordina, mette in angolo. La palla calciata dalla bandierina finisce a Tihinen che con un magistrale colpo di tacco infila alla sinistra di Storari, nell'angolino lasciato sguarnito da Pirlo, con tutta la difesa a guardare. Annichilito, il Milan reagisce come può e con quel che può.

E LO ZURIGO CI PROVA — Al 15' Jankulovski la palla buona a Inzaghi la dà, ma Pippo in scivolata conclude fuori da posizione illuminante. Favorito dalla sconclusionata manovra rossonera, l'atteggiamento difensivo dello Zurigo dilaga; logico e giustificabile. Tra l'altro è molto semplice: attendi il Milan che è la copia carbone di quello del campionato e lo freghi in contropiede. Basta alzare la velocità. Al 23', dopo una conclusione a lato di Seedorf, i rossoneri regalano uno scampolo tragico del loro momento: strada libera per Margairaz che si trova una palla perfetta al centro del limite, ma lo svizzero sfiora clamorosamente la traversa.

Filippo Inzaghi, 36 anni, a terra. Ansa

Filippo Inzaghi, 36 anni, a terra. Ansa

SE NON CI FOSSE NESTA... — Tecnicamente il Milan fa la differenza, ma senza peso in attacco e un'idea precisa di gioco, privo di fantasia e carattere, anche con avversari così tignosi la classe può servire a poco. Al 35' Nesta deve fare il centometrista per togliere la palla dai piedi di Djuric davanti a Storari. Al 37' ancora Djuric tocca debolmente con la porta spalancata. Sotto pressione, la difesa di Leonardo deve fare i conti con un centrocampo che non filtra e concede tutto. Anche la possibilità a Gajic di tirare al 46' dalla distanza e impegnare duramente Storari.

ALL'ATTACCO — Il Milan si ripresenta dagli spogliatoi con Ronaldinho e Zambrotta. Fuori Seedorf e Flamini. Al 3' Inzaghi manca il gol solito gol di rapina, ostacolato dall'uscita di Leoni. Lo Zurigo bada al sodo: palla lunga e pedalare. Anche perché il Milan si affanna in attacco; sbuffa nell'area dello Zurigo sparacchiando senza un'idea precisa. Ronaldinho sembra un guastatore; apre spazi e niente più. La prodezza la sfiora invece Inzaghi al 14'; colpo testa deviato in angolo con bravura da Leoni. Al 15' Nesta alza bandiera bianca; piccoli problemi alla schiena; ecco Onyewu.

L'esultanza finale di Leoni e Tihinen. Reuters

L'esultanza finale di Leoni e Tihinen. Reuters

GIU' IL SIPARIO — Il tempo passa, il Milan ansima. Al 18' Pato sbaglia il gol più facile: bella la presentazione in area, a lato il diagonale. Al 19', però, il Milan deve fare i conti con la sfortuna: il tiro al volo di Inzaghi va a sbattere sui piedi di Leoni, praticamente sulla linea di porta. Ma al 20' Margairaz, sfugge alla "morsa" rossonera, si beve l'americano come se fosse acqua, scarica in porta, ma trova il santo piede di Storari che devia in corner. Nebbia fitta. Il Milan si rivede seriamente in attacco al 37', quando a Inzaghi manca il passo decisivo per battere Leoni. Poi il rasoterra di Ambrosini che scheggia il palo e per finire il clamoroso palo di Zambrotta all'ultimo secondo del recupero. Serata no. Difficile da replicare. Con un Pato imbrocchito, il solito Dinho, la vecchia guardia a pezzi. Giù il sipario.

 

hampions League: Video Gol Rubin Kazan - Inter 1 - 1 (Gruppo F)





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Inter, adesso sono sette
E' pareggio col Rubin

Sette gare senza vittorie per la squadra di Mourinho. In Russia va sotto per il gol di Dominguez, pareggia con Stankovic, ma poi rimane in dieci per il rosso a Balotelli e soffre. Senza Milito non punge il tridente, buona gara dei campioni di Russia

KAZAN (Russia), 29 settembre 2009 - E sono sette. Sette gare senza vittorie in Champions League per l'Inter di Mourinho. Secondo pareggio in due gare nel girone, e anche stavolta (come col Barça) alla fine il punto è guadagnato, perché per lunghi tratti sono i russi del Rubin a essere più pericolosi e perché nel finale solo un palo dice no a Semak. Gara che pareva rimessa in piedi dal gol di Stankovic, poi il rosso a Balotelli complica le cose. In dieci è sofferenza, senza occasioni per Eto'o, orfano di Milito, fermato da un problema muscolare.

Il gol di Dominguez. Ap
Il gol di Dominguez. Ap

i gol — Partenza monstre dei russi, sospinti dai trentamila dello stadio Tsentralnyi, che per la prima volta ospita una gara di Champions: Dominguez ci mette un attimo a saltare Lucio (piuttosto piantato nell'occasione) e a battere Julio Cesar. E' il coronamento di una pressione forte nei primi minuti, che scema solo dopo 25', quando l'Inter inizia a guadagnare campo. Quasi subito dopo il cambio d'inerzia l'Inter trova il pareggio (27'), con un inserimento di Stankovic dimenticato dalla difesa sul cross di Maicon. Da lì in poi i nerazzurri controllano il ritmo della gara, ma i campioni di Russia sono pericolosi con alcune accelerazioni. Almeno fino al rosso di Balotelli, al 15' della ripresa, poi è solo difesa.

L'esultanza di Stankovic. LaPresse
L'esultanza di Stankovic. LaPresse

inter, non va il tridente — Senza Milito, con un tridente con due esterni veri, tocca a Eto'o fare il centravanti: il camerunese giocoforza trova meno palloni giocabili, ma si conferma pericolosissimo ad ogni errore dei difensori e quando riesce a liberarsi. Succede poche volte, però, nella ripresa, anche perché dopo il rosso a Balotelli è lasciato al suo destino. Già, Balotelli: Mario appare in palla, Mourinho lo incita, lui salta l'avversario diretto. Ma quando non ci riesce si innervosisce, con reazioni inutili. Si prende così il primo giallo, mentre il secondo è forse eccessivo, anche se evitabile. Poi c'è il ripescato Mancini: non combina granché, la presunta arma tattica non va mai sul fondo. Quaresma, che lo sostituisce, non farà di più. Soffre all'inizio il settore centrale della difesa, fin qui in stagione impeccabile: Samuel parte "randellando" copiosamente, tanto da meritarsi un giallo dopo un quarto d'ora, quando ha già commesso tre falli netti. Lucio poi semplicemente si addormenta sul gol di Dominguez, facendosi saltare con troppa facilità. Se a questo aggiungiamo un po' di pressapochismo nei rinvii di Chivu ecco spiegata qualche sofferenza di troppo, soprattutto nel primo tempo. Poi, quando l'Inter è in 10 e il Rubin rimette la testa fuori, Lucio e Samuel crescono, quasi avessero bisogno di qualche stimolo in più per chiudere tutti i buchi.

rubin squadra vera — Non si diventa campioni di Russia, partendo da Kazan, per caso. La squadra di Berdyev, tecnico pregante in panchina, non è la classica cenerentola di girone. L'argentino Dominguez è il cervello e spesso il braccio di ogni azione offensiva (non solo il gol), Bukharov è ammirevole nel gioco spalle alla porta e nella capacità di tenere impegnato Samuel anche sulle palle alte. A centrocampo si inseriscono bene Semak e Ryazantsev, mentre dalle fasce scendono con regolarità Ansaldi da un lato e Karadeniz dall'altra. Il rimpianto dell'Inter è forse quello di non aver messo troppo sotto pressione la difesa centrale, forse il settore più debole.

Inter, distrazione fatale
Pazzini-gol, Samp in vetta

I blucerchiati piegano gli uomini di Mourinho con un gol nella ripresa del centravanti, ma è decisivo lo svarione di Santon. Fin lì la partita era stata equlibrata. Cassano e compagni per ora soli in testa alla classifica, mentre per i nerazzurri è il primo k.o. in campionato

GENOVA, 26 settembre 2009 - "Non esistono partite senza storia", aveva detto Del Neri alla vigilia. E quella del Ferraris ne racconta una bellissima: la Samp c'è e abbatte la corazzata Inter con una partita tanto cuore, ma anche tanto cervello. Certo, il gol è un dono della distratta retroguardia nerazzurra, ma i liguri non rubano nulla. Con questa vittoria, i padroni di casa - in attesa della Juve - riconquistano la vetta della classifica e rinverdiscono la favola blucerchiata dopo la sconfitta di Firenze.

supermario & bros — Con Muntari lasciato addirittura alla Pinetina, e Sneijder alle prese con i postumi di una botta all'anca, Mourinho rispolvera Vieira al fianco di Zanetti e Cambiasso a centrocampo (Stankovic si accomoda in panchina); davanti spazio al tridente, con Balotelli, Eto'o e Milito a mettere a dura prova la tenuta della difesa blucerchiata. A sinistra, Santon vince il ballottaggio con Chivu nell'unico dubbio di formazione della vigilia. Dell'ipotetica Samp titolare, invece, mancherebbe solo Semioli sulla destra, ma Del Neri si diverte a stupire: rispetto allo schieramento previsto, dentro Lucchini, Ziegler, Poli, Bellucci e fuori Marco Rossi, Zauri, Tissone e Padalino; davanti, ovviamente, i "nuovi gemelli del gol" Pazzini e Cassano.

Cassano (a sin.) sfugge a Vieira e Santon. Lapresse
Cassano (a sin.) sfugge a Vieira e Santon. Lapresse

battaglia navale — Visto che - come dice Cassano - l'Inter e' una portaerei, Del Neri s'inventa un incrociatore: Bellucci, infatti, in fase di non possesso palla si posiziona appena dietro Pazzini, nel tentativo di schermare Cambiasso e bloccare il gioco nerazzurro. Per dare un po' i numeri, la Samp si schiera con un 4-2-3-1, anche se Cassano largo a sinistra ci sta solo quando ne ha voglia, poi scorazza ovunque e, soprattutto, non torna mai. Ed è proprio sulla fascia mancina, dunque, che la retroguardia blucerchiata soffre, perché il duo Balotelli-Maicon mette in mezzo il povero Ziegler: il giovane Poli, ottima e di personalità la sua prova, tenta anche di sdoppiarsi, ma il suo stato di forma non è pari alla sua generosità, visto che dopo mezz'ora ha già le mani sui fianchi.

poche ma buone — In un primo tempo tutto sommato gradevole, poche però le opportunità da rete: un rigore in movimento di Cambiasso respinto da Castellazzi e Palombo che - libero a centro area - buca una doppia conclusione con tutto lo specchio della porta a disposizione. Non è una vera e propria occasione, ma merita la citazione, il doppio tunnel in area avversaria di Milito (sommerso ad ogni tocco di palla dai fischi del pubblico del Ferraris che non gli perdona i quattro gol in rossoblu della passata stagione), che viene però stoppato al momento della conclusione.

Mucchio della Samp ad abbracciare Pazzini (a sin.). Ap
Mucchio della Samp ad abbracciare Pazzini (a sin.). Ap

a mare aperto — Nel secondo tempo la partita si accende definitivamente, le squadre si allungano e Cassano a sinistra si nasconde sempre dietro a Maicon, che lo soffre maledettamente. Mou, allora, cerca di mettere un po' d'ordine: dentro Stankovic e Chivu, fuori Balotelli e Vieira. L'Inter si trasforma in un 4-3-1-2 con il serbo dietro le punte. Del Neri risponde con Tissone al posto di uno stanchissimo - ma applauditissimo - Poli e con Zauri per Bellucci. Anche il tecnico friulano ridisegna la sua squadra, che passa ad un più classico 4-4-2.

pazza samp — Le mosse dei due tecnici hanno l'effetto di ribloccare la partita. Come spesso accade in questi casi, serve un episodio per rompere l'equilibrio: ci pensa Santon, al 27' del secondo tempo, a fare quello che qualsiasi allenatore della terra vieta - un passaggio laterale al limite dell'area con la squadra in salita - Mannini si butta in area e pesca Pazzini, l'attaccante blucerchiato scarta il regalino e lascia immobile Julio Cesar. Con tutta l'Inter sulle ginocchia, bellissimo il gesto di Eto'o che si fa 100 metri di campo per andare a consolare Santon.

La delusione di Diego Milito. Ansa
La delusione di Diego Milito. Ansa

inter trivela — A questo punto, con niente da perdere, Mou inserisce anche Quaresma al posto di uno spento - e ben controllato - Cambiasso. I nerazzurri assaltano il fortino blucerchiato, cercando di attaccarlo in ampiezza. Al 39' gli ospiti troverebbero anche la via della rete, con una deviazione di Lucio su tiro sbilenco di Quaresma, ma il guardalinee spegne l'esultanza del brasiliano segnalando fuorigioco. A due minuti dalla fine, poi, un'altra protesta di Maicon per presunto fallo di mano in area, ma Rizzoli fa proseguire. Proprio al 90', infine, Castellazzi respinge un missile di Lucio su punizione. Altri quattro minuti di recupero servono solo a mettere a dura prova le coronarie dei tifosi della Samp che, però, quando Rizzoli fischia la fine, abbracciano la vittoria all'urlo di "Salutate la capolista".

Milito colpisce due volte
L'Inter passa a Cagliari in rimonta

La squadra di Mourinho soffre nel primo tempo e va sotto su un rigore di Jeda. Nella ripresa l'argentino ribalta la partita e firma il 2-1 finale. Espulso il tecnico portoghese di GIACOMO LOI

Milito colpisce due volte L'Inter passa a Cagliari in rimonta
CAGLIARI - Se l'Inter di oggi evita di salire sul banco degli imputati deve ringraziare soprattutto Diego Milito. Una doppietta del Principe al Sant'Elia regala un'importante vittoria ai nerazzurri che possono così continuare a tenere nel mirino la vetta della classifica, occupata da Juve e Samp. A Cagliari i campioni d'Italia soffrono oltremodo e dimostrano di non aver risolto gli interrogativi emersi nella sfida di Champions col Barça. Tre punti d'oro per gli uomini di Mourinho ma il risultato non rispecchia quanto visto in campo. Il Cagliari di Allegri avrebbe meritato almeno il pareggio e i rossoblù devono mangiarsi le mani per il 2-0 sfiorato e per le disattenzioni (le uniche forse in tutta la partita) che hanno portato ai gol di Milito.

INTER, SI SALVA L'ATTACCO - L'Inter si salva grazie ai suoi campioni ma ora è attesa da un ciclo molto impegnativo. Si inizia mercoledì con il Napoli a San Siro, quindi è la volta di Samp e Udinese. E dopo la sosta ci sarà il Genoa. Mourinho, oggi particolarmente nervoso ed espulso da Orsato per proteste, dovrà capire cosa non ha funzionato. Cambiasso è sembrato ancora non al meglio e Maicon è stato l'ombra di sé stesso. Bocciati i cambi in difesa. Da verificare le condizioni di Thiago Motta, uscito dal campo per un dolore alla coscia destra. Le certezze arrivano dal tandem offensivo con Milito spietato ed Eto'o insostituibile. Per Allegri un solo punto in quattro partite (nella 'primà a Livorno) ma la prestazione di questo pomeriggio è incoraggiante. Ora comincia una serie di sfide con dirette concorrenti per la salvezza. E già a Bari sarà obbligatorio far risultato.


CAMBIASSO DAL PRIMO MINUTO - Per la sfida al Sant'Elia Mourinho spiazza tutti e propone Esteban Cambiasso dal primo minuto. L'argentino, recuperato dopo l'infortunio dello scorso agosto, sostituisce Thiago Motta e affianca a centrocampo Zanetti e Stankovic. Nemmeno in panchina Muntari. Novità anche in difesa con Cordoba che prende il posto di Samuel al centro e con Santon preferito a Chivu. In attacco il tandem Eto'o - Milito con Snejder a suggerire. Nessuna sorpresa nel Cagliari che deve fare a meno in difesa dei titolari Lopez e Pisano. Coppia centrale Canini-Astori. In avanti Cossu dietro le punte Jeda e Matri con quest'ultimo che vince il ballottaggio con Larrivey.

JEDA SOPRENDE L'INTER - Il Cagliari controlla l'avvio aggressivo degli ospiti e dimostra di non avere nessun timore reverenziale nei confronti dei campioni d'Italia. Allegri è l'unico allenatore che lo scorso anno è riuscito a ottenere quattro punti contro i nerazzurri e anche stavolta vuol fare uno scherzetto allo Special One. I rossoblù vanno in vantaggio grazie a un rigore di Jeda al 16', provocato da un fallo di Maicon su Matri. Poco dopo è lo stesso Matri ad avere l'occasione del raddoppio ma il suo sinistro si spegne sull'esterno della rete. La reazione dell'Inter passa soprattutto per vie centrali ma la coppia Astori-Canini regge benissimo. Marchetti è impegnato soltanto su conclusioni dalla distanza.

MILITO NON PERDONA - Nella ripresa Mourinho dà uno scossone alla squadra. Fuori Cambiasso e Santon, al loro posto Thiago Motta e Balotelli. I nerazzurri non fanno in tempo a sistemare i nuovi assetti che il Cagliari va vicinissimo a chiudere la partita. Prima con un clamoroso palo di Dessena e poi con un colpo di testa di Canini, fuori di poco. Ma come spesso accade arriva la beffa su uno dei pochi errori dei rossoblù. Conti perde la palla e Milito ne approfitta per involarsi in area e infilare Marchetti. Siamo al 6'.

IL PRINCIPE FA IL BIS - Altri quattro minuti e il Principe si ripete. Ancora una palla persa da Conti a centrocampo, lancio lungo per l'argentino che si presenta davanti al portiere e lo supera con un preciso colpo sotto. L'Inter è in vantaggio ma il Cagliari non molla. Mou è nervoso e si fa espellere quando chiede con troppa veemenza un 'rossò ad Astori. L'ingresso di Nené nel Cagliari vivacizza l'attacco rossoblù che si rende pericoloso più volte e sfiora il pareggio nel finale con Jeda. Allegri mette dentro anche Larrivey, ma la mossa della disperazione non produce effetti e neanche i cinque minuti di recupero evitano ai sardi un'ingiusta sconfitta.

Cagliari Inter 1-2 (1-0)
Cagliari (4-3-1-2): Marchetti 6, Marzoratti 6, Astori 6,
Canini 6,5, Agostini 6, Dessena 6,5, Conti 5,5, Biondini 6 (21' st Lazzari 6), Cossu 6.5 (46' st Larrivey sv), Matri 6 (30' st Nenè 6), Jeda 6. (24 Lupatelli, 18 Parola, 16 Sivakov, 20 Barone). All.: Allegri 6.
Inter (4-3-1-2): Julio Cesar 6, Maicon 5.5, Cordoba 6,
Lucio 6, Santon 5.5 (1' st Balotelli 5,5), J. Zanetti 6, Stankovic 6, Cambiasso 5,5 (1' st Thiago Motta 6; 20' st Chivu 6), Sneijder 6, Milito 7, Etòo 6,5. (1 Toldo, 25 Samuel, 14 Viera, 7 Quaresma). All.: Mourinho 5,5.
Arbitro: Orsato di Schio 7.
Reti: nel pt 16' Jeda (rig); nel st 6' e 10' Milito.
Angoli: 4-4.
Recupero: 1' e 5'.
Ammoniti: Cambiasso, Maicon, Astori, Conti, Etòo per gioco scorretto.
Note: al 12' st espulso per proteste l'allenatore dell'Inter Mourihno.
Spettatori: 22 mila circa.

 

 

L'esultanza di Milito dopo il gol

CAGL

Inter-Barça si accontentano

Tra la squadra di Mourinho e i campioni d'Europa un pareggio senza gol e senza emozioni. Solo Messi regala spunti di classe.

MILANO - Inter-Barcellona 0-0: mezzo vuoto o mezzo pieno il bicchiere nerazzurro? Risposta difficile, anche se qualche perplessità sul livello europeo della squadra di Mourinho resta. Va detto che dal punto di vista fisico e tattico, e pur rischiando qualcosa di troppo, il confronto con i campioni d'Europa è stato retto con sufficiente disinvoltura. Tuttavia quella carenza di personalità più volte evidenziata, non è sembrata del tutto colmata. In pratica, pur non brillando, a comandare il gioco è sempre stato il Barça. Inevitabile divagazione sulle gare dei grandi ex: Ibra si è mosso tanto ma ha anche sbagliato parecchio, Eto'o troppo lontano dalla porta e quasi mai incisivo, nel complesso una delusione.

DANI ALVES E MUNTARI - Tutto secondo copione alla lettura delle formazioni. Mourinho presenta il tandem offensivo Eto'o-Milito supportato dal rombo in mediana con Sneijder vertice alto e Thiago Motta davanti alla difesa. In particolare, il tecnico chiede molta attenzione a Muntari sul versante sinistro (dove fa l'ascensore Dani Alves): il ghanese, pur con qualche incertezza al momento di crossare, interpreta bene il ruolo in fase offensiva, pasticciando spesso nella fase di interdizione. Guardiola con una sola novità rispetto alla premesse. Non partecipa al festival degli ex Maxwell: la fascia sinistra va ad Abidal, peraltro in costante difficoltà quando Milito e Maicon occupano la sua zona.
MA IBRA HA UN CUORE? - Anche Ibra ha un cuore? Secondo i tifosi che lo fischiano - niente esagerazioni -, è un pragmatico comunque da rispettare ("Ibra, meglio la tua onestà delle manfrine di Kakà" recita uno striscione). Eppure lo svedese la pressione la sente, quando al pronti via sparacchia alto da ottima posizione dopo un gran controllo a seguire di petto. L'altra grazia a Julio Cesar la fa Keita, che servito da Dani Alves dopo una dormita di Muntari, non inquadra la porta vuota. Il fatto che poi Julio Cesar sia costretto ad opporsi un paio di volte alle iniziative di Messi dalla distanza, testimonia come i catalani gestiscano la situazione. L'Inter di fatto gioca in contropiede. Milito è il più insidioso: il principe trova un solo spazio per la battuta a rete, ma Valdes è attento.

INTER, SOLO CONTROPIEDE - Nella ripresa, almeno nella prima metà, si registra un certo appagamento in campo. L'Inter accentua il controllo in fase difensiva, cercando il successo con la classica fiammata. La prova Sneijder e soprattutto Stankovic (dentro per Muntari): un destro del serbo dal limite dell'area lambisce la traversa. Nel finale esce nuovamente il Barcellona con il suo possesso palla avvolgente: i catalani cercano la zampata, ma spesso sul più bello un Samuel in grande spolvero sventa. Il difensore non potrebbe nulla quando, su un tiro cross di Henry, Messi si avventa sotto misura, alzando però clamorosamente la mira. Poco altro da segnalare, se non che i guardalinee fanno a fare a chi sbaglia più segnalazioni di fuorigioco. Serata deludente insomma, sotto tutti i punti di vista, mentre la Dinamo Kiev (3-1 al Rubin Kazan) va in testa al girone: chissà che Shevchenko non mediti qualche scherzetto...

Inter-Barcellona 0-0.
Inter (4-2-3-1): Julio Cesar 6.5, Maicon 5.5, Lucio 6.5, Samuel 7, Chivu 6, Zanetti 5.5, Thiago Motta 6, Eto'o 5.5, Sneijder 6 (35' st Santon 6), Muntari 5 (19' st Stankovic 6), Milito 6 (40' st Balotelli sv). (1 Toldo, 2 Cordoba, 19 Cambiasso, 14 Vieira). All.: Mourinho 6.5.
Barcellona (4-3-3): Valdes 6, Dani Alves 6.5, Puyol 6.5, Pique 6, Abidal 5, Xavi 6.5, Tourè 6.5, Keita 5.5, Messi 7, Ibrahimovic 5.5, Henry 6 (22' st Iniesta 6). (13 Pinto, 4 Marquez, 19 Maxwell, 16 Busquets, 17 Pedro, 35 Jeffren). All.: Guardiola 6.5.
Arbitro: Wolfgang Stark (Ger) 6.5
Angoli: 4-1 per il Barcellona.
Recupero: 1' e 2'.
Ammoniti: Chivu e Tourè per gioco falloso, Henry per comportamento non regolamentare.
Spettatori: oltre 80 mila.

 

L'Inter lascia San Siro, nel 2014 avrà il nuovo stadio. Foto

E' partito il progetto per il nuovo impianto. Investimento da 400 milioni di euro.

Pubblicato il 08/09/09 in Home, Calcio|TAG: calciomercato, inter, moratti

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Il nuovo stadio dell'Inter, come sarà? Foto

 
Massimo Moratti sogna un nuovo stadio per la sua Inter. Si parla del 2014 come data finale per quello che il patron nerazzurro vuole far diventare la nuova casa dell'Inter.  Il nuovo impianto dovrebbe essere costruito dalle parti di Pero (Nord-Est di Milano), sul territorio dedicato all’Expo e posto fra due stazioni della nuova linea metropolitana.

OGNI COMFORT  -L'idea è quella di creare ogni comfort possibile per il tifoso: schermi palmari a noleggio per vedere i replay dei gol della partita, posti personalizzati per chi è abbonato e tribune riscaldate. Tutto questo potrebbe diventare realtà perchè da tempo Moratti medita di lasciare San Siro.
 
Il progetto sarà simile a quello già elaborato dalla Juventus, sul modello di stadi compatti e polifunzionali come l'Allianz Arena di Monaco o l'Amsterdam Arena di proprietà dell'Ajax.

IL NOME  - Il nome dello Stadio? Dedica a  Giacinto Facchetti simbolo della storia nerazzurra. La visione definitiva si avrà dopo la scelta del progetto promossa da
'Sports Investment Group' fra i migliori gruppi di architettura al mondo.

OTTIMA VISUALE - La capienza, pari a 60-65 mila posti, con angoli di visuale ottimali da ogni parte grazie anche all’assenza della pista d’atletica.  All’interno la sede dell’Inter con la sala dei trofei, il museo e gli spazi riservati al merchandising. Fuori parcheggio da 7-8 mila posti, quanto dovrebbe bastare nei giorni di partita.

I COSTI -  Sui 400 milioni, compresi gli oneri finanziari: gran parte dell’investimento arriverà per l’80% da fondi e banche, il resto dall’azionista. Ma con la possibilità di fare cassa fin dalla presentazione del progetto con l’apporto degli sponsor, specie di quello che darà il nome allo stadio, e delle aziende che prenoteranno box e negozi. Ne dovrebbero scaturire entrate per una quarantina di milioni.

debiti delle società aumentano.

Calciopoli: Processo che non decolla mai

gio, 06 ago 17:05:00 2009

Il processo di Napoli su Calciopoli procede a rilento: prossima udienza, il 13 ottobre. Ma c'è un ulteriore intoppo: alcuni club, Brescia in testa - dopo essere stati riconosciuti come parti civili - vogliono ricusare la corte. Di conseguenza, dovrebbe essere costituito un nuovo collegio giudicante e forse si perderebbe ulteriore tempo. Per ora siamo alle fasi preliminari, nessuna speranza di andare spediti e chiudere in poco tempo. Mancano ancora centinaia di testimoni, inoltre devono parlare i cosidetti capi della cupola, secondo i pm. Il numero 1 è Luciano Moggi, non vede l'ora di poter parlare e chiamare i suoi cinquanta testimoni: l'ex dg della Juve presenterà anche carte del processo Telecom di Milano e chiederà di conoscere intercettazioni sinora sconosciute. Insomma, il processo deve ancora decollare: non sono esclusi colpi di scena. A meno che si arrivi alla prescrizione, e qualcuno forse lo spera...

Da Venezia ad Avellino,

Scompaiono dal calcio professionistico alcune società: dopo Venezia e Avellino, anche Treviso, Pisa e Sambenedettese hanno rinunciato al ricorso alla Covisoc. Ripartiranno dai dilettanti. Ora si aspettano i ripescaggi. Perugia, Pistoiese e Catanzaro sono a rischio.

MILANO, 12 luglio 2009 - Si parte dall’Irpinia e si arriva su, fino in Veneto. Nel mezzo si passa dalle Marche e dalla Toscana. Storie di crisi economica, di tifosi delusi e di calcio che non c’è più. Attraversano lo stivale e abitano tutte in Lega Pro. Anzi abitavano, perché adesso hanno ufficialmente alzato bandiera bianca. Hanno rinunciato a presentare ricorso dopo che le loro richieste d’iscrizione sono state bocciate dalla Covisoc. Con buona pace dei tifosi, ripartiranno dai dilettanti in attesa di tempi migliori. Sono Avellino, Pisa, Treviso, Venezia e Sambenedettese: è l’Italia delle società cancellate.

stop — Tre, Avellino, Pisa e Treviso, scendevano dal piano di sopra, appena retrocesse dalla serie B. Il Venezia veniva da una salvezza acciuffata per i capelli nel playout di Prima divisione contro la Pro Sesto. La Sambenedettese era appena piombata in Seconda, perso lo spareggio salvezza contro il Lecco. Per tutte e cinque è arrivato lo stop più duro: nessuna è riuscita a sopravvivere. Puntuale il commento del presidente della Lega Pro Mario Macalli: "E’ sempre molto doloroso quando si perdono delle società, in questo caso anche molto gloriose". Ma con un piccolo distinguo: "Di tutte queste squadre solo due provengono dal nostro campionato (Sambenedettese e Venezia appunto) e i problemi dei dirigenti delle due società sono legati a motivi extracalcistici. Per i club provenienti dalla B, posso dire che se fossero rimasti in quella serie, avrebbero continuato a giocare anche con 10 milioni di debiti. Da noi è diverso e con centomila euro di debiti si va fuori".

Federico Piovaccari, attaccante del Treviso. Lapresse

Federico Piovaccari, attaccante del Treviso. Lapresse

erano in 5 — Destini simili e futuro incerto per tutti. Prendete il Treviso: fino a 4 anni fa era in Serie A, in una città abituata a respirare solo volley, basket e rugby. Adesso la società scompare seppellita dai debiti, proprio nell’anno del centenario, e il presidente Ettore Setten se la prende con alcuni giocatori (Trotta, Piovaccari e Scaglia) che non hanno accettato la riduzione di una parte dello stipendio in cambio del cartellino. Non se la passano meglio ad Avellino, sotto choc vedendo sciogliere 97 anni di gloriosa storia. E se i tifosi non si rassegnano, già quattro gruppi sembrano pronti a rivelare la società irpina. Arrivano addirittura a 17,7 milioni i debiti del Pisa: da quelle parti il presidente Luca Pomponi continua ad essere introvabile, mentre il sindaco Marco Filippeschi si sta attivando con la Federcalcio per permettere alla squadra di ripartire. La Copra, colosso cooperativo con filiali a Pisa e provincia, proprietaria della squadra di volley di Piacenza campione d’Italia, ha già dato la sua disponibilità per un progetto di medio e lungo termine. Anche a Venezia la situazione è in mano al sindaco: è stato, infatti, lo stesso Cacciari ad annunciare la rinuncia al ricorso alla Covisoc. Panorama desolante anche in casa Samb, unica società di Seconda a scomparire a fronte di una massa debitoria di quasi 3 milioni.

ripescaggi — Se in cinque soccombono, altre provano a salvarsi presentando ricorso. Alghero, Barletta, Igea, Legnano, Pro Sesto e Vibonese (tutte di Seconda) dovrebbero avere saldato le loro pendenze. Più complesse le situazioni di Perugia (Prima), Catanzaro e Pistoiese (Seconda) che non hanno ancora risolto del tutto i loro problemi finanziari. Rimane aperto il capitolo dei ripescaggi: quattro squadre dovranno prendere in Prima Divisione il posto di Pisa, Venezia, Avellino e Treviso. Per questo è prevista una graduatoria mista tra le squadre appena retrocesse e quelle che hanno disputato i playoff di Seconda. Verranno, invece, ripescate in Seconda Divisione ben sette squadre: tra i club che hanno i titoli necessari e faranno richiesta, verranno alternate società retrocesse dalla Seconda e squadre che hanno partecipato ai playoff di D vinti dalla Nocerina.

Inter, partenza alla grande
poi il Palermo rischia di vincere

Nerazzurri in doppio vantaggio a metà gara con Balotelli e Ibra (rigore). Poi nella ripresa i rosanero tornano sotto con Cavani e Succi. E negli ultimi minuti vanno più volte vicini al colpaccio di PAOLO GALLORI

Inter, partenza alla grande poi il Palermo rischia di vincere

MILANO - L'Inter mantiene vive le speranze di rimonta della Juventus dissipando un vantaggio di due gol e facendosi raggiungere in casa dal Palermo. E' la sintesi estrema di una partita che può dare nuove energie ai bianconeri in vista del posticipo col Genoa e soprattutto a una settimana dal decisivo scontro diretto con la capolista.

Cosa è accaduto a San Siro? Dopo gli applausi e gli striscioni di solidarietà per l'Abruzzo, l'Inter approfitta di un Palermo troppo rinunciatario, mantiene il possesso palla al piccolo trotto e chiude il primo tempo in vantaggio per 2-0. Apre le marcature Balotelli con un colpo di testa sotto misura su cross da sinistra di Muntari (15'). Il Palermo perde Liverani al 25' per infortunio, dentro Bovo con Ballardini che rimodella la difesa.

Al 35' Muntari si vede negare un rigore quando va giù in area rosanero per un intervento di Migliaccio in chiaro ritardo. Tre minuti più tardi l'arbitro Russo rimedia fischiando la massima punizione per un'entrata molto meno netta di Kjaer su Ibrahimovic. Lo svedese trasforma e il "Meazza" fa festa. Il tempo si chiude con Balotelli che fallisce il 3-0, controllo mancato solo davanti ad Amelia su contropiede orchestrato sulla sinistra da Maxwell e Ibrahimovic. E con lo svedese che delizia la platea con tocchi di fino poco pratici ma esteticamente godibilissimi.

Proprio l'approccio con cui l'Inter affronta la ripresa. Ormai sin troppo tranquilli, gli uomini di Mourinho non affondano mai i colpi. Quando se ne presenta l'occasione, Ibrahimovic si intestardisce nel cercare il colpo a sensazione piuttosto che servire compagni perfettamente liberi in area. Nel frattempo, Ballardini spedisce in campo gli uomini che determinano il cambio di marcia della sua squadra. A inizio ripresa si vede Bresciano per Migliaccio, quindi al 57' ecco l'attaccante Succi per il sofferente Nocerino.


L'australiano opera praticamente a centrocampo e in assenza di Liverani è lui il principale ispiratore per uomini come Cavani e Miccoli, che nella prima frazione non avevano mai visto una palla. Si arriva così alla fase decisiva del match. Al 72' Cavani impegna Toldo in un difficilissimo intervento con una conclusione dal limite, forte con parabola a scendere, che il portiere alza oltre la traversa con gran colpo di reni. Sull'altro fronte, il sempre più lezioso Ibrahimovic passa praticamente la palla ad Amelia cercando una conclusione effettata, invece di appoggiare a Stankovic solo in area. La ripartenza del Palermo sortisce effetti ben più devastanti: Cassani serve in profondità Cavani che davanti a Toldo non sbaglia. E' il 73', Inter sorpresa e partita riaperta.

Solo tre minuti e il Palermo trasforma il rilassante pomeriggio della difesa interista in un incubo a occhi aperti. Bresciano dalla tre quarti sinistra alza una lunga palla in area nerazzurra, dall'altra parte Miccoli raccoglie sulla linea di fondo e appoggia in mezzo dove Succi ci crede più di Chivu e batte Toldo da distanza ravvicinata. L'Inter adesso è davvero scossa. Mourinho prova a rimetterla in partita con tre cambi. Con Vieira in campo per Balotelli già dopo il gol di Cavani, ecco il momento di Figo e Crespo per Muntari e Maxwell. Effetto uguale allo zero. E' invece il Palermo a sfiorare il colpaccio con Miccoli, che al 90' balla in dribbling al limite dell'area e poi di interno sinistro manda la palla a lambire il palo alla destra di Toldo

Inter, le mani sullo scudetto

La squadra di Mourinho conquista contro l'Udinese tre punti che potrebbero essere decisivi per lo scudetto dopo il passo falso della Juve. Decide uno sfortunato autogol di Isla

Inter, le mani sullo scudetto

Grazie ad un’autorete a 13 minuti dalla fine l’Inter ha vinto per 1-0 sul campo dell’Udinese nella 30.ma giornata del campionato di Serie A aumentando il vantaggio sulla Juventus, ora staccata di nove punti con otto giornate da disputare. Questo perché tre gol pesantissimi di Pellissier potrebbero decidere l'esito del campionato: la sua tripletta e il Chievo pareggia per 3-3 all'Olimpico di Torino contro la Juve. In zona Champions vittorie per il Milan sul Lecce (2-0), per la Fiorentina (2-1 a Bergamo contro l'Atalanta), per la Roma (2-1 all'Olimpico contro il Bologna) e per il Genoa (1-0 a Reggio Calabria contro la Reggina). Successi anche per il Siena (2-0 alla Lazio), il Cagliari (1-0 al Catania) e il Palermo (1-0 al Torino), mentre il Napoli pareggia per 2-2 a Marassi contro la Sampdoria, con un gol al 92' di Denis.

UDINESE-INTER - I nerazzurri hanno sofferto a lungo l’iniziativa dei padroni di casa, che nel primo tempo hanno reclamato un rigore per un contatto in area interista tra l’attaccante bianconero Fabio Quagliarella ed il portiere brasiliano Julio Cesar, poi costretto ad uscire nella ripresa per infortunio. L’autorete che ha deciso il match porta la firma del cileno Mauricio Isla. Il centrocampista sudamericano è incappato in una sfortunata deviazione nel tentativo di chiudere sul francese Patrick Vieira, smarcato sul filo del fuorigioco - in posizione regolare - da un assist dello svedese Zlatan Ibrahimovic. Ad otto giornate dalla fine del campionato l’Inter - in testa a quota 72 punti - ha ora un rassicurante margine di nove lunghezze sulla Juventus.

UDINE - Nella fuga verso il 17° titolo, l'Inter trova... l'Isla della felicità. Mai come questa volta la battuta è calzante visto che in una giornata già di partenza favorevole, dopo il passo falso della Juve nel pomeriggio con il Chievo, i nerazzurri strappano a Udine il miglior risultato possibile con il minimo sforzo. A firmare il gol che vale i 3 punti non è stato infatti nessuno dei tanti fuoriclasse a disposizione di Mourinho, bensì il malcapitato Isla che, nel giorno in cui è stato costretto ad inventarsi difensore per sopperire alle tante assenze nella propria squadra, si è ritrovato ad essere sfortunato protagonista per un tocco involontario in porta dopo un mal riuscito rinvio di Zapata. L'Inter incassa e vola così a 9 a 8 giornate dalla fine. Se non è scudetto davvero poco ci manca.
La sconfitta brucia davvero all'Udinese che avrebbe decisamente meritato qualcosa in più. Se non altro per aver cercato la via della rete con maggior determinazione degli avversari per oltre un'ora. E invece alla fine è costretta a ingoiare un rospo inatteso, per di più figlio di un pasticcio involontario.
BANTI NON VEDE UN RIGORE - Con Santon dirottato a destra per l'infortunio di Maicon e Maxwell rilanciato a sinistra, l'Inter inizialmente ha sofferto la vivacità di un'Udinese sempre pronta a ripartire in velocità. Proprio sulla destra, infatti, Santon ha faticato ad arginare le discese di Floro Flores che più volte ha messo in crisi l'intera retroguardia nerazzurra. E non è un caso che proprio da un lancio dell'ex attaccante dell'Arezzo l'Udinese sia riuscita a creare, al 34', la migliore palla gol del 1° tempo: Quagliarella si è ritrovato solo davanti a Julio Cesar che l'ha atterrato. Rigore netto per tutti tranne che per Banti che ha lasciato proseguire intuendo un inesistente tocco del portiere brasiliano.
IBRA RISVEGLIA L'INTER - L'Inter ha ringraziato e, dopo aver a lungo sonnecchiato, ha atteso la ripresa per dare cenni di vitalità. Merito soprattutto di Ibrahimovic che, dopo 45' anonimi, ha deciso di salire in cattedra dando miglior profondità alla squadra. Lo svedese ha prima mancato di un soffio il bersaglio di testa su una punizione di Balotelli poi, al 64', ha servito a Stankovic un pallone d'oro che il serbo, da due passi, ha incredibilmente calciato a lato. E l'Udinese? Nel frattempo non è stata a guardare e per due volte ha fatto gridare al gol i propri sostenitori con Inler, che ha spedito un destro da fuori a fil di palo, e con Quagliarella, la cui girata è stata alzata in angolo da Julio Cesar.
VIEIRA, INGRESSO PESANTE - La svolta alla gara è arrivata dopo il doppio innesto di Mourinho che ha lanciato nella mischia Vieira e Figo al posto di Santon e Balotelli per cercare maggior fisicità in mezzo al campo. Obiettivo riuscito visto che proprio con un'azione di sfondamento l'Inter è riuscita a trovare la rete da 3 punti: Ibrahimovic ha lanciato in area Vieira che, pur scivolando a due passi dalla porta, ha trovato il modo per costringere Zapata a calciare il pallone addosso a Isla che lo ha fatto carambolare in rete.
L'INTER LEGITTIMA IL SUCCESSO - Il gol ha tranquillizzato l'Inter, che subito dopo, complice un'Udinese inevitabilmente più scoperta, ha voluto legittimare il successo mancando in altre tre circostanze il bersaglio con un sinistro ed un colpo di testa di Ibrahimovic ed una deviazione aerea di Stankovic. Sul fronte opposto l'unico a spaventare Toldo, entrato nel finale al posto di uno Julio Cesar fermato da un problema inguinale, è stato Obodo con un colpo di testa in tuffo su centro di ighalo. Ma ormai era troppo tardi per rimediare al patatrac.

UDINESE-INTER 0-1 (0-0)
Udinese (4-3-3): Belardi 6; Isla 5, Zapata 5, Felipe 6,5, Pasquale 6,5; Inler 6,5 (38' st Obodo sv), D'Agostino 6, Asamoah 7; Pepe 5, Quagliarella 6,5, Floro Flores 7 (40' st Ighalo sv) (12 Koprivec, 99 Sala, 65 Sissoko, 18 Zimling, 66 Bradaschia). All: Marino.
Inter (4-3-1-2): Julio Cesar 7 (28' st Toldo sv); Santon 5,5 (24' st Vieira 6), Cordoba 6, Chivu 6,5, Maxwell 6,5; Zanetti 6,5, Cambiasso 6,5, Muntari 7; Stankovic 6; Balotelli 5 (24' st Figo sv), Ibrahimovic 7 (25 Samuel, 23 Materazzi, 9 Cruz, 18 Crespo). All: Mourinho.
Arbitro: Banti di Livorno, 5
Rete: nel st 32' aut. Isla.
Note: recupero 1' e 6'. Ammoniti: Quagliarella per proteste, Maxwell e Vieira per gioco falloso Angoli: 5 a 5. Spettatori: 24 mila.

 

Ibrahimovic riporta l'Inter a +7. «Andare via? Vedremo...»

Lo svedese avverte la Juve: «Continuiamo così per vincere il campionato, mancano nove partite e faremo di tutto per vincerle». Poi una battuta che fa tremare l'Inter: «Finita la stagione, vediamo cosa succede...»
MILANO, 22 marzo - «È la prima volta che arrivo a 19 gol. Mi mancano ancora tante partite, voglio segnare ancora di più e vediamo dove arrivo». Ibrahimovic promette nuove prodezze nel giorno che lo incorona, per la prima volta da quando è in Italia, capocannoniere della serie A, seppur insieme a marco Di Vaio. La sua seconda doppietta consecutiva ha consentito all'Inter, insieme al gol di Cambiasso, di battere la Reggina e ristabilire le sette lunghezze di vantaggio dalla Juve che insegue: «Non so chi si aspetta che facciamo delle cagate o che sbagliamo- dice l'attaccante nerazzurro a Sky- Noi continuiamo così per vincere il campionato, abbiamo tanta fiducia, mancano nove partite alla fine e faremo di tutto per vincerle».

L'INTER TREMA - La domanda: «Vuoi sgombrare il campo dai dubbi sulla tua permanenza all'Inter?». La risposta: «No». Zlatan Ibrahimovic, parlando alla Rai, insiste nel lasciare in sospeso il suo futuro nell'Inter, dopo la prima frecciata scagliata al termine della gara con la Fiorentina: «Adesso c'è questo campionato e sono molto concentrato per vincerlo- dice l'attaccante svedese- Dopo, vediamo cosa succede».
 

Doppietta di Ibrahimovic, l'Inter stende 2-0 la Fiorentina

Zlatan Ibrahimovic, attaccante dell'Inter

© Foto Liverani

Colpo di testa decisivo dell'attaccante nerazzurro all'11'. Sul calcio di punizione sospetto fuorigioco e gioco pericoloso dello svedese. Gol incredibile fallito da Mutu al 9'. Nella ripresa il rumeno sbaglia ancora. Nel finale espulsione per Mourinho, poi la seconda prodezza di Zlatan al 49'

MILANO, 15 marzo - Ibra spegne i sogni della Juve. L'Inter si riprende subito dall'eliminazione in Champions battendo la Fiorentina con una doppietta dello svedese e tenendo così la squadra di Ranieri ancora a sette punti di distanza. A dieci giornate dalla fine si fa sempre più forte la sensazione che a meno di imprevedibili crolli, i nerazzurri si cuciranno sul petto il loro quarto scudetto di fila. Imbattuta da nove giornate, in casa addirittura da un anno, la capolista ha ribadito di essere tanto fragile in Europa quanto possente in campionato, anche in quelle giornate dove non meriterebbe di vincere.
POCHE OCCASIONI - Tipo questa. Perché a parte la capocciata di Ibrahimovic che ha aperto la gara (su cui pendono sospetti di fuorigioco prima e gioco pericoloso poi) e la fucilata su punizione nel recupero che l'ha chiusa, Frey ha avuto poco altro da fare. Ma la Fiorentina, a differenza dell'Inter, non ha la cattiveria nel suo dna e ha sprecato con Mutu (due volte) e Gilardino le chance per andare in gol. Ai viola resta la magra consolazione di essersi ritrovati dopo la brutta prestazione con il Palermo e la consapevolezza che con un pizzico di freddezza in più forse avrebbe potuto lasciare il Meazza con un punto in tasca utile per tenere la Roma a distanza. Invece i giallorossi adesso sono quinti insieme alla squadra di Prandelli, mentre al quarto posto c'è il Genoa.
CHE AMAREZZA - La classifica fa aumentare l'amarezza, come il ricordo di quell'occasione sprecata da Mutu in apertura, che avrebbe potuto cambiare il corso alla partita. Il romeno spara sui piedi di Julio Cesar al 10' e Ibrahimovic un minuto dopo punisce la Fiorentina di testa, seppur agevolato da un rimpallo fortunoso. Julio Cesar si ripete al 14' su Gilardino, lasciando così all'Inter la possibilità di gestire la gara come meglio crede. I viola inspiegabilmente non spingono e la squadra di Mourinho si adegua, facendosi vedere dalle parti di Frey appena una volta, con un sinistro di Stankovic.
I RISCHI - Ma nel finale l'Inter rischia di pagare a caro prezzo questo atteggiamento e deve ringraziare Julio Cesar (straordinario su una volee di Gilardino) e la cattiva mira di Kuzmanovic e Jorgensen. Mourinho negli spogliatoi cambia Chivu (ancora non in perfette condizioni) con Figo e ridisegna la squadra con un 4-2-3-1 dove Cambiasso fa il centrale di difesa, Zanetti e Muntari i mediani, Figo, Stankovic e Balotelli i trequartisti dietro Ibrahimovic. È ancora Julio Cesar però a fare la differenza, al 7' alza in angolo una frustata di Montolivo. Mutu si divora un'altra palla gol al 18', Julio Cesar salva su Donadel al 37', quindi nel finale, dopo che Mourinho si è fatto cacciare dall'arbitro per proteste, torna in partita l'Inter, che con una super punizione di Ibrahimovic chiude la partita. E sempre di più il discorso scudetto.

Quando non c'è di mezzo la Champions League, l'Inter è capace di fare anche buone partite contro avversari tonici ma sciuponi come la Fiorentina e Ibrahimovic riesce persino a tornare a segnare due gol, pur non disputando una gara memorabile. Nella ventottesima giornata, dopo la Juve, dà spettacolo anche il Milan. I rossoneri, trascinati da Pato e Inzaghi (autori di due doppiette), dilagano a Siena: 5 a 1. SuperPippo festeggia i 300 gol in carriera con una maglia ad hoc e soprattutto permette alla squadra di Ancelotti di rafforzare il terzo posto mantenendo le distanze (+6) dal Genoa, vittorioso sabato a Cagliari (1 a 0). Sempre in zona Champions, la Roma non va oltre il pareggio sul campo della Sampdoria: 2 a 2, doppiette di Pazzini e Julio Baptista. INTER CINICA - L’Inter ha sconfitto per 2-0 la Fiorentina al Meazza nel posticipo della ventottesima giornata del campionato di Serie A. Nerazzurri in vantaggio al 10’ con Zlatan Ibrahimovic (in gioco pericoloso, tocco con una mano e in posizione di dubbio fuorigioco). Al 64’ il difensore nerazzurro Davide Santon è protagonista di una entrata pericolosissima da karateka: con la gamba alta colpisce violentemente al fianco il viola Gianluca Comotto, meriterebbe il cartellino rosso, ma l’arbitro Daniele Orsato di Schio estrae un timido cartellino giallo. Al 93’ l’allenatore nerazzurro Jose Mopurinho trova il coraggio di protestare con l’arbitro per la presunta mancata ammonizione di un viola e si fa cacciare dal campo. E al 94’ arriva il col che chiude il match, firmato ancora da Ibrahimovic, stavolta direttamente su calcio di punizione. La vittoria permette quindi all’Inter di ristabilire le distanze sulla Juventus, con la capolista salita ora a quota 66 punti ed i bianconeri tornati a -7. La sconfitta costa invece alla Fiorentina il quarto posto, occupato ora dal Genoa.IBRAHIMOVIC - Puntare a campionato e coppa Italia: così Zlatan Ibrahimovic, autore dei due gol con i quali l'Inter ha superato la Fiorentina, ai microfoni di Sky Sport. «La squadra deve continuare a giocare così - ha detto Ibra - siamo primi in classifica. Mi dispiace che siamo usciti dalla Champions, era il mio primo obiettivo, ma abbiamo ancora la Coppa Italia e il campionato. E dobbiamo giocare per questi due trofei». Poi aggiunge: «Si è sofferto in tutte le partite, ogni partita è difficile, non è facile. Ogni anno il campionato diventa sempre più difficile e anche quando sei campione e arriva l'anno successivo tutti ti vogliono battere è normale che soffriamo ma alla fine vinciamo».
MILAN SHOW - La trasferta di Siena si rivela dunque una passeggiata per la squadra di Ancelotti. Il tecnico del Milan lascia inizialmente in panchina i tre Palloni d'Oro (Kakà, Ronaldinho, Shevchenko), affidandosi in attacco alla freschezza di Pato e all'esperienza di Inzaghi, supportati da Beckham. Il Milan sblocca subito il risultato: Pirlo, al 7', mette in rete dagli undici metri il rigore concesso per un fallo di Kharja su Flamini. Il raddoppio arriva nel recupero del primo tempo: angolo di Beckham e Inzaghi sigla la sua rete n.299 con un sinistro al volo. Nella ripresa gran gol di Pato al 10', poi - dopo il sussulto di Maccarone - SuperPippo infila in rete in diagonale. Esplode la festa: il bomber mostra una maglietta speciale con il numero «300» stampato sul dorso. Al 33' Pato fissa il risultato sul definitivo 5-1. Unica nota dolente, gli infortuni: per Abbiati si sospetta la lesione dei legamenti del ginocchio destro (stagione a rischio), mentre Kakà è stato costretto a uscire pochi minuti dopo il suo ingresso in campo.
ZONA CHAMPIONS - Una vittoria, quella del Milan, che permette ai rossoneri di mantenere invariato il proprio vantaggio sul Genoa. Nel primo anticipo della 28/ma giornata, la squadra di Gasperini ha infatti espugnato il campo del Cagliari (ridotto in 10 per la discutibile espulsione di Cossu) grazie al gol di Oliveria nel finale, rimanendo al quarto posto (in attesa della Fiorentina). Frena la Roma, che in piena emergenza è costretta al pareggio sul campo della Sampdoria: blucerchiati trascinati da Pazzini (autore di una doppietta), giallorossi che ringraziano soprattutto Julio Baptista (due gol anche per lui).
LE ALTRE - Il Palermo schianta il Lecce: 5 a 2. Reti di Cavani (2), Miccoli, Simplicio e Kjaer. Per gli ospiti, a segno Tiribocchi (2). Amaro esordio per Gigi De Canio sulla panchina dei pugliesi. E' andata meglio per Roberto Donadoni, che ha sostituito Reja alla guida del Napoli: i partenopei hanno pareggiato 1 a 1 a Reggio Calabria. Lavezzi, nella ripresa, ha risposto al gol del vantaggio della Reggina siglato da Corradi. Una doppietta di Floccari permette all'Atalanta di superare il Torino per 2 a 0. La Lazio crolla in casa contro il Chievo: gli ospiti si impongono con un netto 3 a 0, grazie alle reti di Pellissier (2) e Bogdani. Pareggio per 1 a 1 tra Udinese e Catania: alla nuova prodezza di Mascara replica Quagliarella (pochi minuti dopo il suo ingresso in campo).
JUVE OK - Successo netto della Juve che nell'anticipo ha superato il Bologna per 4 a 1. Una vittoria che tiene vive le speranze residue di rimonta. Senza Amauri (infortunato) e Trezeguet (lasciato a casa «dallo staff medico e tecnico» dopo il diverbio a distanza con Ranieri), oltre agli indisponibili Sissoko, Camoranesi, Marchionni, Zanetti, Nedved e Legrottaglie, il tecnico si è affidato in attacco alla coppia obbligata Del Piero-Iaquinta, supportati dalla fantasia di Giovinco e dalle geometrie di Tiago. Il portoghese stavolta delude (tanto da essere sostituito nell'intervallo con Poulsen), mentre il giovane talento bianconero appare ispirato fin dalle primissime battute. Trascinati dai dribbling e dagli assist di Giovinco, in versione «Formica atomica», i padroni di casa partono bene e mettono pressione al Bologna. Ma è la squadra di Mihajlovic ad andare in vantaggio: al 24' Mutarelli si infila nelle maglie centrali della difesa e infila Buffon. La reazione juventina, nella ripresa, è veemente. Il pareggio arriva al 4' del secondo tempo: angolo di Giovinco, colpo di testa vincente di Salihamidzic. Al 26' Iaquinta scatta sul filo del fuorigioco, serve indietro e Giovinco, con un tiro un po' sporco, batte Antonioli. Quattro minuti dopo Del Piero si libera in area e sigla il 3-1. Al 42' il capitano va di nuovo a segno, dopo una ribattuta di Antonioli. E sfiora addirittura la tripletta: tiro dal limite e traversa. Nel finale, Ranieri regala una doppia standing ovation: a Giovinco e a Del Piero.

Subito in vantaggio con un discusso gol dello svedese, i nerazzurri si limitano poi a controllare la Fiorentina che riesce però a costruire parecchie palle gol sprecandole tutte. Poi una potente punizione di Ibra chiude la gara nel recupero. Mourinho espulso, la Juve torna a -7

Il contestato intervento di Ibrahimovic sul cross di Balotelli: dal rimpallo arriverà il suo colpo di testa. Afp
Il contestato intervento di Ibrahimovic sul cross di Balotelli: dal rimpallo arriverà il suo colpo di testa. Afp
MILANO, 15 marzo 2009 - Distanze immutate. L’Inter respinge l’affondo della Juventus battendo la Fiorentina (2-0) con doppietta di Ibrahimovic. Nell’ultima partita giocata con la maglia celebrativa del Centenario, la squadra di Mourinho, espulso poco prima del secondo centro dello svedese, è riuscita a respingere i tentativi di recupero di Mutu e Gilardino. I punti di vantaggio sulla seconda, a dieci giornate dalla fine, restano sette. Il carico di fiducia, dopo aver evitato il contraccolpo da k.o. europeo, è molto più consistente.
IL PIANO - Prandelli aveva impostato la partita nel modo giusto. Il solito arsenale offensivo (Mutu-Gilardino) e un centrocampo a "T": Jorgensen davanti alla difesa per dare qualità alle ripartenze più Felipe Melo, utile sia come uomo radar nella zona di Cambiasso sia come pedina di disturbo nel punto più delicato del rombo interista, piazzato tra Kuzmanovic e Montolivo. Ma se giochi contro una squadra che domina la serie A da tre stagioni sul campo, fallire la Grande occasione complica anche i piani ben congegnati.
SUBITO IBRA - Sono passati 9 minuti quando Chivu buca l’intervento aprendo a Gilardino il corridoio giusto. La palla arriva a Mutu per un rigore in movimento, la conclusione è molle e centrale, pane per i denti di Julio Cesar. Nemmeno 100 secondi ed ecco l’1-0 di Ibrahimovic, pescato da Balotelli e fortunato nel rimpallo provocato dall’uscita di Frey sull’entrata al limite del gioco pericoloso dello svedese. La partita è tutta qui: assalto fallito e immediata stoccata di risposta. Letale.
CONTROLLO - Accomodatasi sul terreno più favorevole, l’Inter arretra di qualche metro adattandosi come un guanto all’avversario. Balotelli arretra spesso e volentieri come un tornante all’antica. Di fatto, al di là del diagonale di Stankovic vicino al bersaglio, Mourinho difende con tre uomini dietro Ibra e controlla la situazione. Gila resta una minaccia costante con i suoi inserimenti, senza comunque intaccare la sicurezza della linea interista.
LA RABBIA DEL GILA - A proposito di difesa, Cambiasso festeggia le 200 partite nerazzurre giocando il secondo tempo da centrale al posto di Chivu. In mezzo va Figo, terzo di destra in un assetto che perde qualcosa in equilibrio. Se la Fiorentina non guadagna subito il premio della sua superiorità territoriale, è comunque per demeriti propri. Mutu fa sbiancare di rabbia Gilardino per un contropiede 4 contro 3 chiuso con un diagonale largo dal romeno (62’). Diversa la considerazione sulla cannonata di Montolivo, precisa ma neutralizzata da Julio Cesar qualche minuto prima.
SAMUEL SALVA - Nell’ultima mezz’ora emerge la freschezza dei viola: Muntari fa una faticaccia a star dietro a Montolivo e in definitiva il contropiede gestito da Figo non è mai incisivo (l’unica eccezione è il tentativo di Maicon). L’Inter insomma va in apnea. E anche se Ibra chiede il rigore per un intervento di Kroldrup senza trovare il consenso di Orsato, subissato dai fischi del Meazza, la prima della classe è costretta a difendere il fortino. Julio Cesar resta in piedi con la collaborazione di Samuel (salvataggio da tre punti su Gilardino a porta spalancata).
TRIBUTO A MOU - E’ l’ultimo brivido che corre sulla schiena del portiere brasiliano, perché la Fiorentina lascia campo a Figo e Santon per due occasioni adatte al raddoppio interista. Clamorosa quella fallita dal baby terzino, ispirato da un’apertura di Ibrahimovic e protagonista indiretto dell’espulsione di Mourinho (per proteste dopo un fallo sul difensore). C’è comunque spazio per il sigillo su un successo più rotondo: arriva proprio mentre lo stadio accompagna l’uscita del tecnico con un boato che rende ancora più solida l’allenza tra il tifo nerazzurro e l’uomo di Setubal. E’ una punizione violenta di Ibrahimovic, con Frey non esente da responsabilità. Il colpo ad effetto che chiude la settimana aperta dall’amara sconfitta di Manchester.

LO SPECIAL ZERO SI CONFERMA SOLO GRAN PARLATORE.

zero europa

Il Manchester batte l'Inter 2-0 come nel 1999,in 10 anni non è cambiato niente: nerazzurri eliminati. Roma fuori ai rigori: 7-6 per l'Arsenal; il giorno prima la Juve eliminata dal Chelsea. Per il secondo anno consecutivo le squadre multinazionali inglesi asfaltano quelle italiote. Le speranze di mantenere i quattro posti d'oro aggrappate ora alla Coppa UEFA

L'Inter passa a Marassi, ma è polemica

L'Inter rinasce a Marassi
Ibra-Balotelli, Genoa ko

Nerazzurri subito in gol con lo svedese, che al 2 produce uno dei suoi colpi di genio. Il raddoppio arriva nella ripresa. I rossoblù non avevano mai perso in casa. Materazzi e Burdisso infortunati: Manchester a rischio
di GIACOMO LOI

L'Inter rinasce a Marassi Ibra-Balotelli, Genoa ko

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GENOVA - Con due reti per tempo, di Ibrahimovic e Balotelli, l'Inter espugna Marassi e allunga almeno temporaneamente sulla Juve. I nerazzurri, oggi in campo con la maglia del Centenario, raccolgono il massimo risultato senza strafare costringendo il Genoa al primo ko interno della stagione. Con la vittoria di oggi Mourinho recupera un po' di tranquillità dopo una settimana segnata dalle polemiche con i colleghi e dalla pesante sconfitta in Coppa Italia, sempre a Marassi, con la Samp. Lo Special One può così preparare al meglio la supersfida di Manchester, per il ritorno degli ottavi di Champions. Unica grana per il tecnico portoghese gli infortuni in difesa di Materazzi e Burdisso, a rischio per mercoledì. La squadra di Gasperini oggi ha ben poco da rimproverarsi. I rossoblù non riescono ad approfittare del mezzo passo falso della Roma in casa con l'Udinese ma alla vigilia una sconfitta con la capolista era certamente stata messa nel conto. Le ambizioni Champions rimangono comunque immutate.
Ibra a freddo - Rispetto alle previsioni della vigilia, Mourinho schiera una squadra con molte novità. Non ci sono Cordoba, Muntari e Adriano. Al loro posto giocano Burdisso, Balotelli e Figo con il portoghese dietro la coppia d'attacco Ibra-Balotelli. Nel Genoa Gasperini butta dentro dall'inizio Jankovic al con Mesto in panchina. L'avvio di partita non è per deboli di cuore. Al fischio di Morganti, il Genoa si porta subito in avanti e va vicino al vantaggio con Thiago Motta. Il brasiliano manda fuori dopo una bella iniziativa. Passa un minuto ed è l'Inter a fare festa. Sul lancio di Stankovic, Ibra controlla il pallone di testa, si porta in area e beffa Rubinho in uscita con un preciso pallonetto.

Julio Cesar protegge - Una volta in vantaggio, l'Inter può giocare con tranquillità. Il Genoa prova a reagire ma senza creare pericoli. A creare apprensione non è il Grifone ma l'infortunio di Materazzi, problemi al flessore della gamba sinistra, che costringe il difensore azzurro a lasciare il campo per Cordoba. I rossoblù non riescono a farsi vivi in attacco fino al 21'. E quando lo fanno trovano uno strepitoso Julio Cesar ad abbassare la saracinesca. Sul cross di Biava, Thiago Motta colpisce di testa a colpo sicuro da distanza ravvicinata ma il portiere dell'Inter si supera e devia. Dieci minuti dopo l'Inter perde un altro pezzo in difesa. Si fa male anche Burdisso (gamba destra) che viene sostituito da Muntari con Cambiasso che arretra. Il Genoa acquista fiducia ma è ancora Julio Cesar nei minuti finali a respingere un tocco sottomisura di Biava.
Balotelli chiude - Nella ripresa non cambia il motivo conduttore. Il Genoa continua a tenere il possesso palla e si avvicina con più insistenza all'area nerazzurra. Ma al 17' l'Inter trova il raddoppio e chiude il match con un'azione da rivedere. Ibrahimovic spizza per Balotelli che entra in area, si libera degli avversari, supera anche Rubinho e mette dentro in diagonale. Sulla linea di porta c'è Marco Rossi che potrebbe spazzare ma pasticcia: la palla è appena dentro. Morganti convalida e la sua decisione appare giusta. Rossi potrebbe farsi perdonare al 21' ma manda malamente alto. Poi l'occasione per l'1-2 è tra i piedi di Biava dieci minuti ma la sua conclusione fa la barba al palo. La carica rossoblù si esaurisce e l'Inter può controllare prima di uscire dal Ferraris con tre punti d'oro.

Genoa-Inter 0-2 (0-1).
Genoa (3-4-3): Rubinho 5, Biava 6, Ferrari 6, Bocchetti 6 (27' st Mesto 5,5), Rossi 6, Thiago Motta 6, Juric 6.5, Criscito 6.5, Sculli 5.5 (21' st Olivera 5), Milito 5.5, Jankovic 5.5
(10' st Palladino 6). (73 Scarpi, 15 Sokratis, 23 Modesto, 77 Milanetto). All.: Gasperini 6.
Inter (4-4-2): Julio Cesar 7, Maicon 7, Burdisso 6 (31' pt Muntari 6), Materazzi 6 (16' pt Cordoba 6), Santon 6.5, Zanetti 7, Cambiasso 7, Stankovic 6.5, Figo 6.5 (27' st Mancini 5.5),
Ibrahimovic 6, Balotelli 5 (1 Toldo, 11 Jimenez, 18 Crespo, 10 Adriano). All.: Mourinho 6,5.
Arbitro: Morganti di Ascoli 5.5.
Reti: nel pt 2' Ibrahimovic; nel st 16' Balotelli.
Angoli: 6-2 per il Genoa
Recupero: 4' e 3'.
Ammoniti: Motta, Biava, Ferrari, Mancini, Ibrahimovic per gioco scorretto; Balotelli e Milito per comportamento antiregolamentare.

 

MILANO, 7 marzo - Si sapeva che per gli arbitri non sarebbe stata una giornata facile, dopo tutte le polemiche seguite a Inter-Roma. Nessuno, però, poteva immaginare che sarebbe stata ancora una volta semidisastrosa. A Roma Tagliavento ignora un netto fallo di mano di Mexes in area, negando un sacrosanto rigore all’Udinese. A Marassi Morganti “regala” un gol all’Inter, giudicando oltre la linea un tiro di Balotelli che in realtà non entra del tutto in porta. I nerazzurri, già avanti 1-0 grazie a una rete di Ibrahimovic dopo appena due minuti, vanno così sul 2-0 spegnendo le velleità di rimonta del Genoa. Il non-gol di Balotelli, comunque, non è l’unica pecca nella direzione di Morganti, che in due occasioni risparmia il secondo giallo proprio al giovane attaccante di origine africana, autore di falli da ammonizione su Criscito e Juric.

Lasciando da parte gli errori arbitrali, sulla partita non c’è moltissimo da dire. A parte i due gol - splendido quello di Ibrahimovic, che parte sul filo del fuorigioco e, dopo un controllo di testa, supera Rubinho con un pallonetto - poche le occasioni da segnalare. Clamorosa, comunque, quella capitata sulla testa di Thiago Motta, che costringe Julio Cesar a un intervento da campione assoluto. In chiave Champions, si fa difficile la situazione in difesa per Mourinho. L’Inter ha infatti perso sia Materazzi sia Burdisso. Difficile pensare che possano essere a disposizione per il ritorno degli ottavi di Champions League di mercoledì a Manchester. considerando che anche Samuel è a rischio, le opzioni per lo Special One rimangono davvero poche.


GENOA-INTER 0-2: CRONACA E TABELLINO

Antonio Cassano, in rete dopo 9 minuti contro l'Inter. Ansa Antonio Cassano, in rete dopo 9 minuti contro

Cassano-Pazzini da urlo!
Sampdoria-Inter 6-0 . MENTRE L'ALLENATORE si industria a lenguasciare come un coglione,la sua squadra prende UNA MERDATA IN FACCIA STORICA CHE CI FA RITORNARE AI TEMPI DI TARDELLI. La squadra che vorrebbe eliminare il Manchester va racimolando primi tempi da diarrea nera, ed il suo allenatore non solo indugia in puttanate, ma continua imperterrito a schierare giocatori  spaventosi come Rivas,Burdisso,Vieira,Maxwell,Mancini; degli zombi allucinanti

Semifinale di andata di Coppa Italia. Nerazzurri travolti nel primo tempo di Marassi: apre Cassano al 9' con un pallonetto dopo un errore di Rivas, poi si scatena l'ex attaccante della Fiorentina con una doppietta (30' e 42')

ULTRAS Un regolamento di conti fa saltare il patto di non belligeranza tra le curve milanesi
Fine della pace a San Siro
Arrestati 7 tifosi rossoneri per rissa e lesioni gravi durante il derby
Una banale rissa per mascherare il vero obiettivo: la storica fine del patto di non belligeranza tra le curve del Milan e dell'Inter. Una pace armata che dura da oltre quindici anni. Questo è avvenuto domenica sera allo stadio di San Siro pochi minuti prima che l'arbitro Rosetti fischiasse l'inizio del derby. La Digos all'alba di ieri ha arrestato sette ultras rossoneri con l'accusa di rissa e lesioni gravi. Si tratta di volti noti della Curva sud, tutti con precedenti, tre legati alle Brigate Rossonere e quattro al gruppo egemone dei Guerrieri. In serata, poi, il giudice ha disposto i domiciliari per due tifosi e l'obbligo di firma per altri due. Gli ultimi tre arrestati conosceranno oggi la decisione.
Ecco allora i fatti: pochi minuti prima della partita inizia lo spettacolo delle coreografie. Partono gli interisti, seguiti a ruota dagli ormai ex cugini. Lo striscione rossonero recita: «Noi padroni di San Siro». E' molto grande e la parte finale scende sotto al primo anello oscurando la vista ai tifosi nerazzurri. Pochi minuti e l'enorme telo di plastica viene tirato, strappato, stracciato. Dalla tana rossonera, che sovrasta il primo anello, partono sputi, minacce, accendini, fumogeni e promesse di ritorsioni. Il regolamento di conti arriva subito dopo con oltre trenta ultras rossoneri che, scesi dalla curva, si sbarazzano dell'inutile cordone degli steward e si mettono a strappare gli striscioni dell'Inter club «Banda Bagaj». Inevitabile la scazzottata. Risultato: quattro tifosi interisti contusi, uno che ancora ieri rischiava di perdere un occhio e un altro con il naso fratturato. Imbarazzante, invece, la reazione delle forze dell'ordine che prima non si vedono, poi arrivano e stanno a guardare e solo a battaglia terminata intervengono. Alla faccia della sicurezza.
Questa la storia ufficiale, raccontata ieri mattina durante una conferenza stampa alla Questura di Milano. Eppure in quei pochi minuti succede ben altro. In realtà sono tre gli scontri che si registrano all'interno dello stadio. Durante la rissa al primo anello, che gli stessi investigatori della Digos interpretano come creata ad hoc, dalla parte opposta dello stadio, nella curva dell'Inter, oltre 300 ultras arrabbiati decidono di farsi giustizia da soli. Tentano di forzare il cordone di polizia, scendere le scale e correre nella curva del Milan. I tafferugli con le forze dell'ordine sono violentissimi. Alcuni agenti sparano diversi lacrimogeni. A questo punto, la maggior parte dei tifosi desiste. Non tutti, però. Una decina di persone, quasi tutti i capi dei Boys, dei Viking e degli Irriducibili, i gruppi storici della Nord, superano i celerini e in pochi minuti sono dall'altra parte. Ecco, allora, il terzo decisivo scontro che mette a serio rischio il patto di non belligeranza tra le due curve, promettendo brutali regolamenti di conti. L'incontro-scontro avviene mentre i trenta ultras rossoneri stanno risalendo al secondo anello. La violenza del gruppetto interista è talmente furiosa da far dimenticare l'inferiorità numerica. A terra resta uno dei capi dei milanisti. A questo punto la scena diventa quasi surreale con i Guerrieri che scappano verso la curva, i capi interisti che li inseguono e gli agenti di polizia che rullano i manganelli. Fortunatamente, gli ultras nerazzurri decideranno di desistere.
La storia, per nulla conclusa, si avvita poi attorno a un foschissimo scenario criminale. Nell'elenco degli indagati, oltre a un personaggio coinvolto in passato per l'omicidio del tifoso del Genoa Vincenzo Claudio Spagnulo, spiccano i nomi dei fratelli Luca e Francesco Lucci, fotografati il 19 dicembre scorso durante una cena natalizia con il vicepresidente del Milan Adriano Galliani e reggenti del potere curvaiolo per conto del grande capo Giancarlo Sandokan Lombardi, imputato nel processo per le estorsioni alla società di via Turati e indagato per tentato omicidio dalla procura di Monza. Lombardi che ieri mattina si aggirava sorridente per i corridoi del Tribunale di Milano dove si stava celebrando il processo per direttissima a carico degli arrestati. Al suo fianco anche il Barone, al secolo Giancarlo Cappelli, pure lui alla sbarra per le estorsioni. Erano lì per confortare i protagonisti di quello che a tutti gli effetti appare un blitz, ordinato dal direttivo del tifo rossonero, per sbaragliare gli equilibri tra le due storiche curve. Già, perché dopo aver conquistato il potere nella Sud a forza di minacce, pestaggi e intimidazioni armate, il vero obiettivo di Lombardi, si sussurra negli ambienti del tifo organizzato, è quello di marciare verso il territorio nerazzurro non per conquistarne i colori, ma per impossessarsi degli interessi economici. Un business che nel prossimo futuro, con lo stadio trasformato in una sorta di centro commerciale, promette guadagni da capogiro. Perché oltre ai biglietti e alla sicurezza, ci saranno da gestire bar, ristoranti e palestre.
L'inquietante scenario trova fondamento nei rapporti di alcuni capi tifosi con la criminalità organizzata. Rapporti che vedono emergere nomi noti della 'ndrangheta e di Cosa nostra. Uno per tutti la cosca Vottari di San Luca coinvolta nella strage di Duisburg. Un legame, quello tra tifo violento e malavita, che, con modalità differenti, emerge a Milano come a Torino, a Napoli come a Roma.
A questa vicenda, però, mancano ancora due elementi: un prologo e un epilogo. Il primo va in scena venerdì 13 febbraio nel piazzale dello sport. Davanti al Baretto sono riunite le sigle del tifo nerazzurro. L'incontro serve per decidere coreografie e striscioni da esibire domenica. Si beve birra e si discute, quando, quasi dal nulla compaiono due luogotenenti di Giancarlo Lombardi. Chi c'era, racconta di persone strafatte di cocaina che urlano e minacciano. In sostanza quel patto a loro non va più bene. Nessun motivo particolare, ma letteralemente «ci siamo rotti i coglioni». Ed ecco, allora, l'epilogo, che, ben lontano dal mettere la parola fine a questa storia, annuncia tempi bui per il tifo milanese. Al termine del derby vinto dall'Inter, un centinaio di ultras nerazzurri si dà appuntamento davanti al bar di piazzale Axum, storico ritrovo dei milanisti. Attenderanno invano perché né i Guerrieri né le Brigate Rossonero si faranno vedere. Un appuntamento probabilmente solo rimandato.

Calcio: diffamazione Inter, Moggi rinviato a giudizio

24 feb  Sport

ROMA - Luciano Moggi, ex direttore generale della Juventus, e' stato rinviato a giudizio con l'accusa di diffamazione nei confronti dell'Inter in riferimento a un'intervista rilasciata il 17 luglio 2006 a 'La Repubblica'. Lo ha stabilito il gup di Roma Filippo Steidl, che ha accolto la richiesta del pm Pierluigi Cipolla. Il processo comincera' il 4 giugno prossimo. (Agr)

 

LA SVENDITA DI UNA NAZIONE

Lo sceicco del City rilancia
Ora vuole il 40% del Milan, GIA' CONTROLLA IL 5% DI MEDIASET (24 febbraio 2009)

Al Mansour offre 500 milioni, i rossoneri pronti a trattare

MILANO — Dopo 23 anni di Milan targati Silvio Berlusconi, potrebbe iniziare una nuova era. Gli sceicchi stanno per sbarcare a San Siro. L'Abu Dhabi United Group for the development and investment è pronto a rilevare il 40% del pacchetto azionario del Milan versando nelle casse sociali una cifra monstre, pari a 500 milioni di euro. Gli arabi avevano avanzato la proposta a margine dei colloqui tenutisi per Kaká nel mese scorso quando il fuoriclasse brasiliano era a un passo dal Manchester City. Se all'epoca lo sceicco Mansour Bin Zayed Al Nayhan aveva puntato sull'ex Pallone d'oro per rendere più prestigioso il marchio della seconda squadra di Manchester, ora ha intenzione di andare oltre, entrando nella proprietà del club più titolato al mondo, la squadra che vanta tre palloni d'oro (Kaká, Ronaldinho e Shevchenko). Pare che nelle ultime ore la Fininvest, di cui il Milan è una controllata, abbia fornito l'ok a iniziare i dialoghi. Nel tempo Silvio Berlusconi ha ripetuto che «il Milan è una questione di cuore», forse ora dopo anni di disavanzo, stufo di ripianare le perdite del club, il Cavaliere potrebbe cambiare idea. Del resto non è un mistero che la figlia Marina, presidente di Fininvest, abbia a più riprese mostrato insofferenza per il mantenimento di un club così costoso. Primo in Italia per fatturato (210 milioni di euro), secondo il report di Deloitte pubblicato solo due settimane fa, il Milan è ottavo in Europa. Ma i contratti dei giocatori sono costati al Milan 124,91 milioni di euro. L'ultimo bilancio si è chiuso con una perdita di esercizio di 31,98 milioni.(Ricordiamo che nel dicembre 2005, attraverso la contabilità creativa,Testa d'Asfalto aveva "cancellato" 180 MILIONI DI EURO DI ROSSO cedendo il marchio "Milan" alla controllata "Milan Entertaintment"...) Tra l'altro è curioso ricordare che Mansour, sceicco appartenente alla famiglia regnante di Abu Dhabi, attraverso il fondo sovrano di Abu Dhabi, controlla già il 5% di Mediaset. Ovvero, dopo Silvio Berlusconi c'è lui. Del resto che facesse sul serio si era già capito nel mese scorso quando aveva messo sul piatto l'equivalente di 108 milioni di euro per strappare ai rossoneri il suo campione più puro, Kaká. Nutriva la speranza che ingaggiando il 22 rossonero, tutti gli altri oggetti del desiderio (da Buffon a Cristiano Ronaldo) si convincessero a seguirlo al City. In quell'occasione Berlusconi acconsentì a iniziare la trattativa e furono solo i progetti fumosi del club inglese e la ritrosia del brasiliano a esiliarsi in una squadra di medio-bassa classifica a far saltare l'affare. Stavolta cosa succederà? Di certo il Milan ha bisogno di quattrini visto che anche ieri Adriano Galliani nel ribadire di voler puntare su Ancelotti per il futuro ha posto delle condizioni ben precise, legate appunto ad aspetti sportivi ed economici. «Mi auguro che raggiungendo gli obiettivi che ci eravamo prefissati si possa andare avanti con lui. Siamo contrari ai mutamenti in panchina ma dobbiamo agguantare i traguardi minimi. Il primo obiettivo del Milan resta il campionato: il secondo o il terzo posto. Non basterebbe neanche vincere la Coppa Uefa per andare in Champions: la Coppa Uefa è molto meno importante del campionato». Quesito: perché la dirigenza rossonera non reputa sufficiente un'eventuale conquista della Coppa Uefa e punta invece a un semplice podio in campionato? Risposta: «I nostri costi sono gli stessi di una squadra che disputa la Champions League ma i ricavi sono stati di circa 30 milioni di euro in meno (ovvero quelli derivanti dalla mancata partecipazione alla competizione più prestigiosa, ndr). Perciò dobbiamo assolutamente tornare in Champions». Certo che se nel frattempo arrivasse nelle casse sociali rossonere un'iniezione di denaro fresco (ovvero 500 milioni di euro!) tutto diverrebbe più semplice.

 

 
 

 

Inter-Siena: il rigore clamorosamente sbagliato da Materazzi
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L'ANTEFATTO 

Mancini e Materazzi nel mirino

Il caso delle intercettazioni telefoniche 

 
Fonti della procura della Repubblica di Milano hanno smentito l'apertura di un'inchiesta sul presunto comportamento illecito dell'Inter nella fase finale dello scorso campionato.
 
A riportare la notizia dell'indagine era stato il quotidiano 'Il Giornale'. Tutto è nato da un’indagine del sostituto procuratore di Milano Stefano Civardi, che avrebbe ordinato un rapporto alla polizia giudiziaria su una fuga di notizie dello scorso maggio riguardante alcune intercettazioni tra Domenico Brescia, pregiudicato poi arrestato per traffico di droga, e alcuni interisti, il tecnico Roberto Mancini e i giocatori Marco Materazzi e Javier Zanetti. Da questa indagine sarebbe poi stato stilato un rapporto di polizia nel quale si ipotizzava che alcuni tesserati dell'Inter, Mancini e Materazzi in primis, avessero compiuto azioni tese a perdere terreno sulle inseguitrici e rilanciare le scommesse sullo Scudetto.
 
Il commento del presidente, Massimo Moratti è stato laconico: "Una buffonata", ha replicato ai giornalisti all'uscita dagli uffici della Saras che gli hanno domandato della notizia mentre la società nerazzurra ha fatto sapere che tutelerà la propria immagine nelle sedi giudiziarie competenti.
 
Su quanto pubblicato dal 'Giornale', è intervenuto stamane anche l'amministratore delegato dell'Inter, Ernesto Paolillo, liquidando la vicenda con una battuta. "Sono stupidaggini - ha detto - ci rido sopra a queste ricostruzioni fantasiose. Sono ipotesi che non vale neppure la pena di commentare".
 
Effettivamente, anche a leggere il resoconto del quotidiano, le presunte prove a carico dei nerazzurri appaiono piuttosto deboli, concentrandosi soprattutto sulle scelte di formazione dell'allenatore Mancini e sul rigore fallito da Materazzi. Nel mirino ci sarebbero anche il fatto che Ibrahimovic è rientrato solo nell'ultimo spezzone dell'ultima partita e che Balotelli è rimasto fuori.

 

Inter, la magistratura smentisce
"Nessuna inchiesta sui punti persi"

Inter, la magistratura smentisce "Nessuna inchiesta sui punti persi"

Roberto Mancini

MILANO - Fonti della procura della Repubblica di Milano hanno smentito l'apertura di un'inchiesta sul presunto comportamento illecito dell'Inter nella fase finale dello scorso campionato. A riportare la notizia dell'indagine era stamane il quotidiano Il Giornale citando un rapporto di polizia nel quale si ipotizza che i nerazzurri avrebbero deliberatamente perso alcune gare della passata stagione per rendere la competizione più avvincente e incentivare le scommesse. In quella fase del campionato la Roma si riavvicinò all'Inter capolista che conquistò il titolo soltanto all'ultima giornata. Secondo quanto si è appreso, il rapporto di polizia sarebbe allegato a un'altra indagine, quella sulla fuga di notizie relative all'inchiesta sul sarto Domenico Brescia (che sfiorò alcuni giocatori nerazzurri e l'allora tecnico Roberto Mancini), ma non è stato utilizzato per aprire un'inchiesta autonoma sull'ultimo campionato.

Su quanto pubblicato dal Giornale (di proprietà della famiglia del patron del Milan Silvio Berlusconi), è intervenuto stamane anche l'amministratore delegato dell'Inter, Ernesto Paolillo, liquidando la vicenda con una battuta. "Sono stupidaggini - ha detto - ci rido sopra a queste ricostruzioni fantasiose. Sono ipotesi che non vale neppure la pena di commentare".

Effettivamente, anche a leggere il resoconto del quotidiano, le presunte prove a carico dei nerazzurri appaiono piuttosto deboli, concentrandosi soprattutto sulle scelte di formazione dell'allenatore Mancini. Nel mirino ci sarebbero in particolare il fatto che Ibrahimovic è rientrato solo nell'ultimo spezzone dell'ultima partita, che Balotelli è rimasto fuori e il rigore tirato, e sbagliato, da Materazzi anzichè dallo specialista Cruz contro il Siena. Errori che tra l'altro il tecnico ha pagato con l'esonero anticipato.

"Il rapporto - ribadisce una nota del Giornale - riguarda le ultime partite del campionato scorso, non siamo stati noi a sollevare dubbi: abbiamo fatto il nostro mestiere di giornalisti, cioè abbiamo dato una notizia, confermata stamattina anche dagli ambienti giudiziari: ognuno è libero di commentarla come crede e anche di riderci su, ma la notizia c'è".
 

passa in dieci, è fuga
Cade la Juve a Udine, Milan beffato

La Roma batte il Palermo, Cassano show contro la Lazio
In coda colpo grosso del Bologna, pareggiano le altre

L'Inter passa in dieci, è fuga Cade la Juve a Udine, Milan beffato

Ibrahimovic in azione

ROMA - L'Inter torna a 6: soffre, coglie tre punti d'oro a Catania e consolida il suo primato. Alle sue spalle la Juve che perde a Udine e il Milan che pareggia con il Genoa. Bene la Roma (quarta vittoria consecutiva): battuto il Palermo. Cassano spinge la Sampdoria lontano dalla zona calda della classifica. Perdono ancora Lazio (in casa Samp) e Napoli (a Firenze). Finiscono in parità le sfide salvezza tra Reggina e Torino e Chievo e Lecce. Ma il colpo grosso è quello del Bologna a Bergamo.

CATANIA INTER 0-2
L'Inter arriva a Catania sull'onda del caso Balotelli. Ma nessuno nota l'assenza del giovane attaccante in aperta polemica con la società. I nerazzurri partono fortissimo e dopo 5 minuti vanno in vantaggio con Stankovic. All'11' l'arbitro annulla il pareggio del Catania. Una decisione aspramente contestata dai giocatori siciliani e dal pubblico di casa. Ma l'Inter è in serata, Stankovic impegna severamente Bizzarri poi Ibrahimovic fa tremare la porta etnea. Poi, però, l'Inter si complica la vita. Muntari falcia Tedesco a centrocampo e si becca il cartellino rosso. Il Catania ci creda ma Mascara, al 33', spreca da buona posizione. Il pressing etneo è asfissiante, quasi allo scadere del primo tempo Cambiasso salva la porta milanese sulla riga. Secondo tempo sempre con il Catania all'arrembaggio. Al 15' il palo salva l'Inter. Ed è allora che spunta Ibrahimovic. Lanciato sul filo del fuorigioco l'attaccante non sbaglia e segna un gol pesantissimo che chiude la partita.


MILAN GENOA 1-1
Il Milan, dopo nove vittorie casalinghe, si deve fermare contro il Genoa. Si fa vedere subito Beckham che ai 20 metri esplode un destro che Rubinho che alza in corner. Al 15' Pirlo trova una punizione delle sue e stampa la sfera sulla traversa. La partita la fanno i rossoneri, al 33' vanno in vantaggio con Beckham. Gran gol direttamente su punizione quello della stella inglese che si ripete dopo la rete di domenica a Bologna. Al 42' il Genoa, su punizione, impegna Abbiati. Un minuto dopo anche Pirlo, ancora punizione e ancora una traversa. C'è spazio anche per Abbiati protagonista di una gran parata quasi allo scadere. Sembra finita ma Milito, a sorpresa, trova il gol del pareggio. Che gela i rossoneri.

UDINESE JUVENTUS 2-1

La Juve crolla a Udine e vede l'Inter più lontana. Straordinario Quagliarella (che la scorsa settimana aveva fallito un rigore) che al 20' riceve in area, anticipa Legrottaglie e batte Buffon con un diagonale millimetrico. Gioca bene l'Udinese che non sembra quella che ha inanellato una serie lunghissima di risultati negativi. Al 43' Buffon deve uscire a valanga su Isla. La Juve soffre e si vede. Il colpo finale è opera di Di Natale che, al 27' della ripresa, salta Grygera e batte Buffon con un colpo millimetrico. C'è ancora tempo per un rigore che l'arbitro concede ai bianconeri per fallo su Grygera. Tira Iaquinta, un ex, e segna. Ma non basta.

L'Inter riprende la fuga:
la Juve ko, il Milan frena

La capolista vince a Catania con Mourinho in tribuna e vola. Quagliarella-Di Natale affondano i bianconeri.

L'Inter passa a Catania, la Roma supera in casa il Palermo, il Milan è frenato sul proprio terreno dal Genoa, mentre la sorpresa sta nella sconfitta della Juventus a Udine e questo permette ai nerazzurri di Mourinho di allungare ancora al vertice della classifica. Da segnalare il Bologna "corsaro" contro l'Atalanta e i successi casalinghi di Fiorentina, Cagliari e Sampdoria. Pari in casa per il Chievo e per il Torino.

L'INTER TORNA A CORRERE - Con un gol per tempo (Stankovic e Ibrahimovic) l'Inter si impone per 2-0 sul difficile campo del Catania. Per quanto successo sugli altri campi, è pesantissima la seconda vittoria di fila dei nerazzurri, che allungano il passo e si proiettano a +6 sulla Juve e +8 sul Milan. L'Inter parte fortissimo. Nei primi cinque minuti tira due volte in porta (Maicon su punizione e Zanetti dalla distanza, Bizzarri è attento), e al 6' passa in vantaggio: Cruz salta Capuano sulla destra e crossa al centro, dove Stankovic, liberissimo, di testa mette in rete l'1-0. I padroni di casa pagano forse uno schieramento troppo spregiudicato, oltre al tridente Morimoto-Paolucci-Mascara in attacco, a centrocampo le numerose assenze hanno spinto Zenga a schierare Martinez, e la squadra ci mette un p0' a trovare l'equilibrio in campo. Al 12' Paolucci pareggia, ma il gioco era già fermo per un fallo di Morimoto su Burdisso. Mascara protesta e viene ammonito (due minuti dopo giallo anche per Ibrahimovic per simulazione). Zenga a fine partita polemizza: «Preferisco non parlare degli arbitri, per me non esistono- dice il tecnico a Sky- non ne parlo più: voi potete dire che la palla era bassa oppure bassa ma tanto si parlerà più dell'espulsione di Muntari che del nostro gol annullato. Tornando al campo in difesa, Mourinho dà ancora fiducia al giovane Santon sulla fascia sinistra al posto di Maxwell. Al 22' azione personale di Ibrahimovic, che dalla sinistra si accentra in area e con un gran tiro scheggia la traversa. È l'Inter a fare la partita, ma quando il Catania riconquista il pallone diventa pericoloso, grazie agli inserimenti di Martinez che creano superiorità numerica e costringono agli straordinari la difesa avversaria. Al 31' Muntari paga forse più caro del dovuto un brutto quanto inutile fallo da dietro a centrocampo: rosso diretto e Inter in 10. Al 34' grande occasione per il Catania, Mascara ha spazio in area ma il suo tiro da ottima posizione finisce altissimo. I rossoazzurri chiudono in forcing il primo tempo, Inter in affanno anche nelle ripartenze. Al 45' sugli sviluppi di un corner, destro di Morimoto, e Cambiasso respinge a due passi dalla linea di porta. Un minuto dopo grande giocata di Capuano, che in area sulla sinistra stoppa il pallone, mette fuori causa Maicon e fa partire una conclusione che finisce di poco fuori. La ripresa si apre con una buona occasione per l'Inter (Bizzarri esce fuori area per anticipare di piede Cruz lanciato a rete, al 5'). Catania meno pericoloso nel secondo tempo, solo al 15' si riaccendono gli etnei, con un tiro dalla distanza di Mascara, palla che si stampa sul palo dopo una deviazione di Burdisso. Beppe Baresi copre l'Inter, inserendo Maxwell al posto di Cruz. La mossa funziona, perché i nerazzurri badano al sodo, si difendono con umiltà e ordine, e al 27' arriva anche il gol del raddoppio: Stankovic lancia Ibrahimovic, che scatta in posizione regolare, salta con un pallonetto Bizzarri e mette in rete. L'Inter gestisce senza problemi il doppio vantaggio e non rischia più nulla, portando così a casa il primo successo in trasferta dopo il tonfo di Bergamo, mentre per il Catania il 2009 è ancora senza vittorie (tre sconfitte e un pari).

LA JUVE SI FERMA - L’Udinese ha battuto 2-1 la Juventus. Allo stadio Friuli di Udine padroni di casa in vantaggio al 20’ con Fabio Quagliarella. Nella rIpresa i friulani raddoppiano con Di Natale al 74’. La Juventus accorcia le distanze su rigore al 77’. Per i bianconeri una sosta improvvisa, ed ecco ribaltato il significato bianconero dell'ultimo mercoledì di campionato: Inter leone, e classifica juventina retrocessa a -6, anzi a +2 sul Milan. Resta bloccata nella foga da ultima chance dell'Udinese. L'uno a zero timbra il match: è il 20esimo minuto, Quagliarella fa polpette della marcatura di Legrottaglie e trova un angolo che nemmeno Buffon può coprire. Il gioco è ingolfato e non c'entra l'assenza di Del Piero. Fa fatica la Juve a togliersi d'impaccio nel 4-4-2 che gli ha incollato addosso Marino. Con un pressing adesivo, e un palleggio - tra D'Agostino, Inler e Asamoah - superiore in tutto a Sissoko e Marchisio. E così il gol arriva. E anche altre occasioni, anche se poi la mira sfasata rovina tutto. Al 13' è Buffon è fortunato in parata su Zapata sotto misura. Dopo il gol è Giovinco che prova a smuovere un po' il copione bianconero. Ranieri lascia il 4-4-2 a Marino e punta sul tridente: dentro Iaquinta, fuori Marchionni. Succede però che, pur in pressione, la Juve non riesca più di tanto a spaventare Handanovic. E dopo un attimo, è Di Natale a sprecare una bella palla servitagli da Asamoah: diagonale troppo stretto. 26 minuti per raccogliere appena un colpo di testa in anticipo di Grygera, alto. Allora l'Udinese prova a chiudere il conto. Di Natale si libera a sinistra, punta il povero Grygera e poi la mette a girare sul palo lontano: una cosa «alla Del Piero». Sembra finita. Ma di là c'è la Juve. Che ci mette 3 minuti a mettersi sul 2-1: Pasquale frana su Grygera in area, e il rigore c'è. Lo tira il redivivo Iaquinta. A proposito di redivivi, Ranieri a una decina di minuti dalla fine mette dentro pure Trezeguet (al rientro dopo 4 mesi). Ma il forcing è molle e il risultato già archiviato. Juve bloccata, Inter sganciata.

I nerazzurri battono 1-0 la Samp e restano a +3 dalla Juve. Espulso Mourinho. Rossoneri 4-1contro il Bologna

E Ibrahimovic punge Kakà
«Il trasferimento al City? Chiedo a Dio»

Battuta dell'interista sulla trattativa che ha coinvolto il brasiliano e gli sceicchi

ROMA - Scherza coi fanti e lascia stare i Santi. Di certo non è un proverbio svedese. Sarà per questo che Ibrahimovic, adorato come una divinità e osannato quasi fosse un idolo dagli interisti, ha fatto riferimento a Dio, in una battuta pungente diretta al rivale-collega Kakà. Anche da spettatore Ibrahimovic fa parlare di sè. Lo svedese, domenica al Meazza per assistere a Inter- Sampdoria, ha rilasciato le seguenti dichiarazioni ad un giornalista Sky: «Come mi comporterei se dovesse venire a cercarmi il Manchester City? Non lo so, dovrei chiamare Dio per saperlo».

 

 
(Ansa)

KAKA' - Parole che suonano come un riferimento al milanista Kakà, che ha raccontato di «aver parlato con Dio» dopo aver ricevuto l'offerta del club inglese di proprietà dello sceicco di Abu Dhabi. «Dio mi ha indicato la via. Resta al Milan», ha svelato dopo la trattativa il brasiliano, atleta di Cristo. «In questi giorni - ha proseguito Kakà al Times - ho pregato molto per capire cosa dovevo fare, e da Dio mi è venuta un'indicazione». Per la verità, Ricardo Izecson dos Santos Leite, convertito alla fede per una caduta in piscina per la quale rischiò di non giocare più, da tempo manifesta la sua religiosità. Indossando sotto i colori sociali la maglia con la scritta «I Belong to Jesus» per esempio. Adesso arriva la parodia di Ibra da Rosengård, con la sua aria sorniona forgiata nel quartiere ghetto di Malmö. Ibra poi ha aggiunto serio: «Quando

 

Il Milan travolge per 4-1 il Bologna ma la valanga rossonera non basta ad insidiare l'Inter che resta da sola in vetta alla classifica battendo la Sampdoria 1-0 nel posticipo. Rossoneri a sei punti. A meno tre la Juve, vittoriosa nell'anticipo di sabato per 1-0 sulla Fiorentina. E la ventesima giornata è ancora una volta stata piuttosto difficile per gli arbitri. Mourinho se la prende con Celi e parla anche di errori pro Juve e Roma. E dopo gli errori di Saccani in Juve-Fiorentina infatti, ha fatto molto discutere anche l'arbitraggio di Morganti in Napoli-Roma. I napoletani, sconfitti alla fine per 3-0, nel primo tempo si sono visti annullare un gol per un dubbio fallo di mano di Zalayeta, mentre la Roma ha segnato il primo gol con Mexes che si trovava probabilmente in fuorigioco. Da segnalare la vittoria per 4-1 del Cagliari sulla Lazio e del Palermo per 3-2 sull'Udinese. Questi gli altri risultati del pomeriggio di domenica: Lecce-Torino 3-3, Genoa-Catania 1-1, Siena-Atalanta 1-0. Nel posticipo pomeridiano di sabato il Chievo aveva superato la Reggina in trasferta per 1-0.

INTER - SAMPDORIA- Adriano colma l'assenza di Ibrahimovic e nel recupero del primo tempo firma l'1-0 a favore dell'Inter nel posticipo dei nerazzurri contro la Sampdoria. Partita tesa, con l'espulsione dell'allenatore dei nerazzurri José Mourinho, decisa al 41esimo del primo tempo dall’arbitro Domenico Celi per le proteste del tecnico contro un'ammonizione a Stankovic. Inter senza Ibrahimovic, Sampdoria senza Cassano e con tanti problemi in difesa. La gara stenta a decollare, solo conclusioni dalla distanza e poche palle-gol. Al 30esimo Raggi salva su Adriano impedendo un colpo di testa a botta sicura. Al 40esimo espulso Mourinho per proteste. L'Inter passa al 47esimo con Adriano che batte Castellazzi sfruttando un assist di Maicon dalla destra. Nella ripresa gara molto più vivace, la Sampdoria perde prima Gastaldello, poi Raggi, gli unici due difensori di ruolo a disposizione di Mazzarri. Nerazzurri vicini al raddoppio in due occasioni con Stankovic che prima impegna Castellazzi e che poi, al 17esimo, centra la traversa. Un minuto dopo Cordoba salva su Pazzini. Al 22esimo Castellazzi respinge un destro di Muntari, mentre al 35esimo la Samp chiede un rigore per un contatto dubbio Cordoba-Pazzini. L'ultimo tentativo è di Dessena al 95esimo, Julio Cesar si salva in angolo. Finisce 1-0 per l'Inter che riscatta il ko di Bergamo e mantiene le distanze dalle inseguitrici. Per la Samp, 20 punti e terza sconfitta consecutiva.

MOURINHO CONTRO GLI ARBITRI - Al termine della partita l'allenatore portoghese espulso se la prende con l'arbitro Celi e non solo: «Preferisco non commentare Celi perché altrimenti dovrei commentare anche quello che è successo oggi o ieri in altri stadi - ha dichiarato a Sky il tecnico nerazzurro -. Non ho mai parlato male degli arbitri italiani, però mi sembra che questo fine settimana è stato chiaro. Io - prosegue il portoghese - sono stato espluso perché ho detto all’arbitro che aveva paura, nel primo tempo sono arrivati tanti cartellini gialli per noi, 3 minuti di recupero nel primo tempo, 6 nel secondo tempo». È proprio l’entità del recupero a risultare sospetta per Mourinho: «Cosa era successo per dare quel recupero? Che l’Inter vinceva 1-0. L’unica cosa che giustifica quel recupero è la nostra difficoltà, se la Sampdoria avesse pareggiato non avrebbe dato 6 minuti, ma 1 o 2». L’affondo nei confronti del direttore di gara non si esaurisce qui: «Mi sembrava troppo contro di noi. Lui era troppo sotto pressione, dopo quello che è successo ieri e poi oggi. Mercoledì si era parlato tanto del nostro gol con 10 centimetri di fuorigioco - ha ricordato Mourinho in relazione al match di Coppa Italia con la Roma -. Gli errori a favore della Juventus? Ci sono errori ed errori, preferisco non parlare. Oggi il gol di Mexes (per la Roma sul campo del Napoli, ndr) era in netto fuorigioco. Oggi poi è arrivato un arbitro senza esperienza, con un osservatore (Pierluigi Collina, designatore arbitrale, seduto in tribuna, ndr) che fa paura e mette troppa pressione».

BOLOGNA-MILAN - Il Milan cala il poker vincente a Bologna e rafforza la propria candidatura per lo scudetto. I rossoneri passano 4-1 in casa dei rossoblu e aprono nel modo migliore il girone di ritorno. La formazione di Carlo Ancelotti non brilla per solidità difensiva, ma in attacco ha risorse in abbondanza per fare bottino pieno sul campo di una squadra imbattuta nei precedenti 9 turni. La vittoria al Dall'Ara porta soprattutto la firma di Ricardo Kakà, che mette lo zampino nella prima rete rossonera e ne sigla altre 2. Anche Beckham, però, si guadagna applausi e titoli con il primo gol della sua avventura italiana. L'inglese fa centro nel secondo tempo, quando la partita è però virtualmente chiusa. Ci aveva pensato Kakà infatti con due reti a mettere al sicuro il risultato. Tutto, o quasi, succede infatti nel primo tempo. I 17 minuti iniziali, in particolare, sono un concentrato di emozioni. Il Bologna sfonda al 9' quando Amoruso si procura un rigore per un intervento a sandwich di Maldini e Senderos. Di Vaio non sbaglia dal dischetto e col 15° centro stagionale firma l'1-0. La reazione rossonera è veemente e la situazione viene rivoluzionata in 4 minuti. Il Milan pareggia i conti al 13' con Seedorf: l'olandese piomba su una respinta corta di Antonioli, in affanno su conclusione di Kaká, e l'1-1 è cosa fatta. Il ribaltone è completo al 17', quando l'arbitro Tagliavento giudica da rigore un contatto tra Bombardini e Zambrotta. Kakà trasforma, 2-1. Alla fine del primo tempo il bolognese Mudingayi viene espulso. In superiorità numerica, il Milan non si fa pregare e chiude subito i conti con Kaká: sinistro da fuori area, palla a fil di palo e 3-1. Poi ci penserà Becckham nella ripresa a siglare il 4-1.

NAPOLI-ROMA - La Roma batte per 3-0 il Napoli al San Paolo e lo raggiunge al quinto posto in classifica a soli 3 punti dal Genoa che per ora ha in mano l'ultima piazza valida per la Champions. Ma la partita del San Paolo, come quella di sabato all'Olimpico di Torino, fa discutere ancora una volta per i presunti errori arbitrali. La Roma, occorre chiarirlo subito, vince meritatamente, ma il primo gol era viziato da una posizione di fuorigioco di Mexes l'autore della rete,, non rilevata dal guardalinee. Inoltre poco prima al Napoli era stato annullato un gol di Zalayeta per un dubbio fallo di mano dell'attaccante uruguaiano. Poi la Roma colpiva ancora grazie ad un colpo di testa di Juan da calcio d'angolo e la partita era finita. Nella ripresa andava ancora a segno Vucinic che rendeva più rotonda la supremazia dei giallorossi, ottimi anche in fase di contenimento.

LE ALTRE PARTITE - Il risultato più sorprendente della prima giornata di ritorno però è forse la vittoria per 4-1 del Cagliari sulla Lazio con ben due calci di rigore falliti dai padroni di casa. Questi gli altri risultati del pomeriggio di domenica: Lecce-Torino 3-3, Genoa-Catania 1-1, Siena-Atalanta 1-0.

JUVE -FIORENTINA - Vittoria sofferta dei bianconeri sulla Fiorentina nell'anticipo di sabato. Il gioco si è sbloccato al 21', quando Marchisio ha segnato grazie a uno splendido assist di Del Piero. Al 33' la Fiorentina ha sfiorato il pareggio con il colpo di testa di Santana che ha colpito la traversa. Nel secondo tempo occasioni su entrambi i fronti ma i tre punti vanno nella cassaforte bianconera. La Juventus si porta momentaneamente al primo posto in classifica, al fianco dei nerazzurri di Mourihno, con 43 punti. Alcune decisioni arbitrali hanno scatenato polemiche, come il rigore negato al 10' alla Fiorentina dall’arbitro Massimiliano Saccani, su fallo di Olof Mellberg ai danni di Stevan Jovetic e il gol annullato ad Alberto Gilardino per un fuorigioco inesistente. È la terza sconfitta consecutiva per la Fiorentina, ferma al settimo posto a quota 32.

LO SFOGO DI DELLA VALLE - E contro l'arbitraggio di Saccani si è scagliato il presidente viola Andrea Della Valle, che ha comunque fatto i complimenti alla squadra: «I ragazzi sono stati fantastici e hanno giocato alla pari contro una grande squadra». Ma sul rigore negato e il gol annullato attacca: «Sono disgustato e indignato. Vedo un atteggiamento continuo delle terne arbitrali nei nostri confronti da varie partite, da quel famoso gol di mano di Alberto Gilardino a Palermo. Noi ci teniamo a lanciare sempre un messaggio di fair play, ma questa sera sono disgustato perché si è trattato di episodi netti, ce li devono spiegare». Della Valle chiama in causa il designatore Pierluigi Collina: «Io non mi so dare spiegazioni, ma le pretendono la squadra e la città di Firenze. E dopo quello visto prenderò delle decisioni, la nostra pazienza è arrivata al limite. C'è buona fede, ma non ce la facciamo più, meritiamo rispetto. Mi aspetto spiegazioni su questo atteggiamento da Collina».

INTER-ROMA 2-1 | FOTO | CRONACA

 
La vittoria sulla Roma e la qualificazione in semifinale di Coppa Italia hanno riavvicinato Mourinho ai suoi e addolcito l'ira furente del tecnico.
 
Perchè, negli spogliatoi di Bergamo, dopo il crollo con l'Atalanta, sarebbero volate frasi pesantissime. Secondo quanto riportato da "Repubblica", Mourinho era così inferocito e avvelenato con la squadra che avrebbe detto: "Il primo scudetto ve l'hanno dato in segreteria, il secondo lo avete vinto perché non c'era nessuno, il terzo all'ultimo minuto. Siete una squadra di merdosi !!".
 
E su sollecitazione di Crespo ("Mister, ci ridice quella cosa, per favore?") la questione sarebbe stata ripresa lunedì alla Pinetina. Con esiti sconsolanti per l'umore generale e della stessa società, a cominciare da Moratti.

in rete Adriano e Ibrahimovic. i blucerchiati passano eliminando l'Udinese ai rigori

Coppa Italia, Inter e Samp in semifinale

I nerazzurri fermano la Roma, vincitrice delle ultime due edizioni. Mourinho: «Una buona risposta a Bergamo»

 

Ibrahimovic in campo (Afp)
Ibrahimovic in campo (Afp)

entus e Napoli.

L'Inter riparte dalla Coppa Italia
La Roma recrimina sull'arbitraggio

L'Inter riparte dalla Coppa Italia La Roma recrimina sull'arbitraggio

Ibrahimovic, ancora protagonista

MILANO -
INTER-ROMA 2-1

 

Floccari-Doni, l'Inter affonda:E' CROLLO TOTALE,PER VEDERE UN'ALTRA SCONFITTA COSI' SCHIFOSA BISOGNA RISALIRE AL SETTEMBRE 2005.....E' LA FINE DEL TRIENNIO. PER MORATTI CI VORRA' UN'ALTRA QUOTAZIONE FARLOCCA DELLA SARAS PER REPERIRE MILIARDI DA INVESTIRE NELLA SUA ACCOZZAGLIA MALFORME!!!!

La squadra di Mourinho sconfitta con un secco 3 a 1 contro l'Atalanta. Il Genoa in zona Champions

Un'Inter mai vista, quest'anno. Mai così brutta e impotente. All'Atalanta basta un tempo per annichilire i campioni d'Italia: a Bergamo, finisce con un clamoroso 3 a 1 per i padroni di casa. Ghiotta occasione per la Juventus, impegnata nel posticipo contro la Lazio all'Olimpico: ma i bianconeri (attualmente a -4 dalla capolista) devono fare i conti con l'emergenza difesa. La Roma supera il Torino per 1 a 0 in trasferta: decide il gol di Baptista al 92'. Il Genoa vince a Lecce (2 a 0) e sale in piena zona Champions. Le altre partite: Cagliari - Udinese 2-0, Catania - Bologna 1-2, Chievo - Napoli 2-1, Sampdoria - Palermo 0-2.

ATALANTA-INTER - Il risultato più clamoroso della giornata arriva però da Bergamo. Mourinho aveva avvisato i suoi: «Sarà una battaglia». Parole cadute nel vuoto: sin dal primo minuto, infatti, i giocatori nerazzurri sono apparsi impreparati. Sull'altro fronte, Del Neri schiera un'Atalanta pressoché perfetta. E i bergamaschi passano in vantaggio già al 18': Floccari è abile a controllare in area e a girare in rete. Al 28' la punizione di Doni viene deviata in porta. Cinque minuti dopo, il centrocampista dell'Atalanta batte di testa Julio Cesar e fissa il risultato sul 3 a 0. Nella ripresa entra Adriano, l'Inter prova a reagire ma le occasioni migliori capitano comunque sui piedi dei bergamaschi. Inutile la rete di Ibrahimovic a te
mpo scaduto.

 

Adriano ride, Ibra incanta
Genoa, l'orgoglio non basta

Ottavi di Coppa Italia: l'Inter batte (3-1) dopo i supplementari la squadra di Gasperini, in dieci dopo 20' per una dubbia espulsione di Biava. L'Imperatore sbaglia un rigore ma poi firma l'1-0. A segno anche Rossi, Cambiasso e lo svedese con un incredibile tunnel a Scarpi. Nei quarti nerazzurri contro la Roma

 
Adriano Leite Ribeiro compirà 27 anni il 17 febbraio. LaPresse
MILANO, 13 gennaio 2009 - Il ritorno al gol di Adriano, l'orgoglio smisurato del Genoa privo di Milito, l'ennesimo colpo ad effetto di Ibrahimovic. Il 3-1 con cui l'Inter approda ai quarti di Coppa Italia (sfiderà la Roma la settimana prossima) è un contenitore pieno di motivi di interesse. Le reti portano la firma dell'attaccante brasiliano e di Rossi nei primi 90', poi di Cambiasso e Ibrahimovic nel primo tempo supplementare.
SPETTACOLO... - Non sembra una partita di Coppa Italia, la competizione più bistrattata degli ultimi anni, quella in cui davvero pochi investono tempo ed energie. C'è meno turn over del previsto, più pubblico e addirittura Diego Armando Maradona in tribuna per studiare gli argentini dell'Inter. C'è soprattutto un equilibrio che diverte: al diavolo i tatticismi, ci si attacca senza il timore di scoprirsi e così viene fuori un primo tempo tiratissimo.
...ED ERRORI - L'unico a essere non all'altezza è, purtroppo, il direttore di gara. Il rigore di Adriano, e la conseguente espulsione di Biava (rigore e fallo fuori area), rappresentano un errore pesante per Gava, che inizialmente vede giusto assegnando la punizione, ma poi torna sui suoi passi dietro segnalazione del suo assistente decretando il penalty. La mancata seconda ammonizione di Muntari, per un'entrata sciagurata su Vanden Borre, viene appena dopo. La qualità dei fischi comunque crescerà nella ripresa, ma non parlatene a Gasperini...
IN DIECI - In dieci dal 21', minuto nel quale Scarpi respinge il tiro dal dischetto di Adriano, il Genoa si compatta e resiste come può. Il tiro al bersaglio dei nerazzurri diventa una ricerca affannosa del risultato. Ci provano Crespo (bravo Ferrari a salvare la sua porta), Chivu (meno bravo davanti al portiere), e ancora Adriano (debole colpo di testa su cross di Maxwell). Per solidarietà, anche dalla parte opposta c'è chi, come Vanden Borre, si iscrive al partito degli spreconi.
ASSALTO A SCARPI - Inevitabile, visto il nervosismo del ghanese, il cambio Obinna-Muntari all'intervallo. Meno prevedibile l'impatto del nigeriano, che non fa nulla di speciale eppure contribuisce ad allargare il gioco sulle fasce come era accaduto con il Cagliari sabato sera, anche se con interpreti diversi. Per almeno quindici minuti Scarpi cala in apnea e respinge tutto quello che può. Maicon, più di ogni altro, gira a un ritmo insostenibile per i difensori del Grifone, che infatti prova a rinforzare l'ultima linea con Criscito e Papastathopoulos. Dai e dai, il gol arriva: a un quarto d'ora dalla fine Maxwell pesca Adriano tra i due centrali e stavolta l'esecuzione è da Imperatore. Colpo di testa perfetto e un bel peso tolto dalle spalle a due mesi e mezzo dall'ultimo centro (all'Anorthosis in Champions).
SUPPLEMENTARI - Sembra fatta per l'Inter e invece Marco Rossi s'inventa un numero da favola, agevolato da un pasticcio di Samuel, appena quattro minuti dopo l'1-0 del brasiliano. Quindi si ritorna al solito copione, quello iniziato a sfogliare dopo la dubbia espulsione di Biava. Genoa in apnea, Inter (con Cambiasso e Ibra) alla carica. Scarpi si fa aiutare da Papastathopoulos per mettere un freno alle giocate dello svedese e resta in piedi fino al 10' del primo supplementare. E' a questo punto che l'Inter, quando il tabellino "dice" 18-1 nei corner, sfrutta l'unica indecisione del portiere, mettendo al sicuro con Cambiasso una qualificazione rimasta a lungo in bilico.
GENIO DI UN ZLATAN - Con un Genoa esausto dopo una partita encomiabile, è evidente che il gol di Cambiasso rappresenta la pietra tombale sull'avventura in Coppa del Grifone. A ravvivare ulteriormente la serata ci pensa Ibrahimovic, che attira a se Scarpi e lo beffa con un debole e diabolico tunnel, un'idea folle per tutti, non per Zlatan. Che prosegue la sua caccia al gol anche nel secondo supplementare. Per il bel Genoa che in campionato aveva strappato un pareggio a San Siro, sarebbe stato davvero troppo.

L'Inter rallenta: 1-1 in casa
Il Cagliari riapre i giochi

Grande partita dei sardi al Meazza: in vantaggio con Acquafresca, vengono ripresi da Ibrahimovic e poi sprecano almeno tre occasioni per vincere. Nerazzurri prevedibili nel primo tempo e poco concreti davanti. Domani la Juve può portarsi a - 4

Zlatan Ibrahimovic realizza il gol dell'1-1 sfruttando l'assist di Crespo. Ansa
Zlatan Ibrahimovic realizza il gol dell'1-1 sfruttando l'assist di Crespo. Ansa
MILANO, 10 gennaio 2009 - Dopo otto vittorie consecutive l'Inter si ferma nella prima gara del 2009. Al Meazza il Cagliari strappa un pareggio, ma poteva essere un'impresa se almeno uno tra Biondini, Acquafresca e Cossu avesse avuto un pizzico di lucidità in più. Avvio lento. Secondo tempo scoppiettante: botta del centravanti sardo a 25' dalla fine, risposta di Ibrahimovic 9 minuti dopo. Poi tre clamorose occasioni buttate alle ortiche dal Cagliari. In ogni caso l'1-1 premia il coraggio di Allegri e la sua voglia di vincere la partita; dall'altra parte risuona un campanello d'allarme per la capolista, che nella peggiore delle ipotesi domani sera andrà a riposare con 4 punti di vantaggio sulla seconda.
IMBUTO - L'aspetto più allarmante dell'inizio anno interista è la prevedibilità della manovra. Se la pressione sui tre centrocampisti è fatta bene (come dimostra il Cagliari nel primo tempo) sono guai: in mezzo l'imbuto è sempre più stretto, e senza esterni che spingono bisogna affidarsi al solito Ibrahimovic. Che non sempre può fare miracoli.
PRESSIONE - Il primo tempo si chiude senza gol per tre buoni motivi. Il primo è rappresentato da Marchetti, il portiere che anche a San Siro (Zanetti ne sa qualcosa) dimostra di poter ambire a grandi traguardi. Gli altri due? I meriti dei rossoblù, corti e pronti a ripartire ma senza peso quando si tratta di concludere, e i demeriti dell'Inter, lenta e mai insidiosa sugli esterni.
CON QUARESMA - Nell'intervallo Cordoba viene sacrificato (ma forse c'è di messo anche un problema alla schiena) per far posto a Quaresma. Il gioco acquista una dimensione diversa perché Figo si allarga a sinistra e Ibra ha un po' di spazio in più rispetto ai suoi guardiani Canini e soprattutto Astori, scuola Milan, un solo errore in questa sorta di derby. Anche se la mira dello svedese lascia a desiderare, l'Inter sembra prendere lo slancio necessario per fiaccare la resistenza del Cagliari. E invece...
PARI IBRA - L'1-0 lo piazza Acquafresca. Sul gol c'è comunque la collaborazione involontaria di Samuel: l'argentino scivola, aprendo il campo al futuro interista. La reazione di Mourinho è istintiva, come quella di un generale che scaraventa sul campo le ultime armi a disposizione. Con Crespo e Mancini l'Inter si dispone con un clamoroso 3-4-3 in cui Quaresma e l'ex romanista rappresentano le ali. A pungere però, è sempre il Cagliari, davvero troppo generoso davanti a Julio Cesar, con Acquafresca e soprattutto Biondini.
QUANTI ERRORI - Il pareggio di Ibrahimovic arriva grazie all'ottimo lavoro di Crespo sulla fascia sinistra. Allegri non fa una piega e ordina ai suoi di continuare a pressare, nonostante l'1-1, in trasferta, contro l'Inter. Se il coraggio del tecnico andasse di pari passo con la mira dei suoi giocatori, Cellino avrebbe un club in zona Uefa. E invece Cossu e ancora Acquafresca, litigano con il pallone, mandando in fumo due occasioni che gridano vendetta: senza avversari il fantasista (parata di Julio Cesar), a porta vuota l'attaccante (alto).
ULTIMI FUOCHI - Troppa grazia sprecata dal Cagliari. Tutti si aspettano il gol nerazzurro, che non arriva nonostante il lavoro di Cruz e Muntari, con il destro del ghanese a sporcare il palo di Marchetti. A un certo punto Mancini la butta dentro sugli sviluppi di una punizione ma è chiaramente in fuorigioco. Mourinho crede che sia fatta, scatta sulla panchina ma a differenza di quanto avvenuto a Siena, lo sprint finale non è dolce per il portoghese. Domani la Juve può accorciare le distanze.

Doppietta di Maicon
L'Inter passa a Siena.Passa a Siena, ma il gol di Maicon è in fuorigioco. Per la terza volta consecutiva CAMPIONE D'INVERNO (2008-09 I
nter;2007-08 Inter;2006-07 Inter; 2005-06-Calciopoli-;2004-05 Juventus;2003-04 Milan;2002-03 Juventus;2001-02 Roma;2000-01 Roma;1999-2000 Juventus;1998-99 Fiorentina;1997-98 Juventus; 1996-97 Juventus; 1995-96 Milan; 1994-95 Juventus; 1993-94 Milan;1992-93 Milan; 1991-92 Milan; 1990-91 Inter; 1989-90 Napoli; 1988-89 Inter; 1987-88 Napoli; 1986-87 Napoli; 1985-86 Juventus; 1984-85 Verona; 1983-84 Juventus; 1982-83 Roma; 1981-82 Fiorentina; 1980-81 Roma; 1979-80 Inter )

Nell'anticipo della 17ª giornata nerazzurri in vantaggio al 38' della ripresa con il terzino che aveva già segnato al 34' del primo tempo. Al 44' il provvisorio pari di Kharja. Mourinho schiera in avanti Ibra e Balotelli. Nella ripresa traversa dello svedese

Duello Del Grosso-Ibrahimovic. Reuters
Duello Del Grosso-Ibrahimovic. Reuters
SIENA, 20 dicembre 2008 - Il primo tempo di Siena-Inter si chiude 1-1. L'anticipo della 17ª giornata si sblocca al 34' con Maicon che sfrutta un liscio di Frick su angolo di Balotelli. Al 44' pari di Kharja con un bel tuffo di testa. Dopo i primi 45' sotto tono Ibra si sveglia nella ripresa e al 14' ha colpito la traversa con un gran tiro da fuori. Al 38' tiro di Cordoba, la palla finisce tra i piedi di Maicon che batte Curci.
L'Inter passa a Siena, ma il gol di Maicon è in fuorigioco
SIENA, 20 dicembre - Tre punti per chiudere l’anno in bellezza e per allungare, almeno per una sera, sulla Juve. È questo che José Mourinho chiedeva all’Inter, impegnata questa sera a Siena nel secondo anticipo della 17ª giornata di serie A. Il tecnico portoghese è stato accontentato e ora i punti di vantaggio sulla Juve, chiamata domani al difficile impegno di Bergamo con l'Atalanta, sono 9. Ma sul successo dei nerazzurri pesa come un macigno la decisione dell'arbitro De Marco di convalidare il secondo gol di Maicon, grande protagonista della gara con una doppietta, che era in nettissimo fuorigioco sul passaggio di Maxwell. Una decisione, quella del direttore di gara, destinata a scatenare polemiche a non finire.

IL PROTAGONISTA - Tornando alla partita, come detto il grande protagonista, in una serata abbastanza opaca per l'Inter, è stato Maicon, a segno la prima volta al 34' e la seconda all'83'. In mezzo, il bel gol di testa di Kharja, che non è bastato però al Siena per evitare la sconfitta. Il raddoppio dell'esterno brasiliano, fra l'altro, ha scatenato la forsennata esultanza di Mourinho, che si è lanciato ad abbracciare il suo giocatore, nel frattempo denudatosi (Vucinic ha fatto scuola) sotto la curva dei tifosi nerazzurri. Grazie ai 3 punti di questa sera, l'Inter è campione d'inverno per la sedicesima volta nella sua storia.

IL PRIMO TEMPO - palle gol dall'altro lato. Dopo un quarto d'ora Frick, dopo una presa incerta di Julio Cesar in uscita, non riesce a trovare la porta. E becca il gol, il Siena. Angolo orribile di Balotelli che trafigge la copertura di Frick, Maicon aggira la difesa come un uomo invisibile e devia a pochi centimetri dalla porta. Uno a zero. Che non significa niente. Perché a un minuto dall'intervallo il Siena pareggia: cross dalla trequarti di Del Grosso, Kharja anticipa di testa Maxwell ed ecco fatto. E chi lo sente, Mourinho nell'intervallo...

LA RIPRESA - L'Inter infatti torna in campo a testa bassa, ma quelli del Siena ce l'hanno invece altissima. Se ne fregano del blasone e attaccano. E allora Mourinho si affida ai "vecchi": dentro Figo e Crespo, fuori Jimenez e Balotelli. Ci prova Muntari, da fuori, sfruttando Ibra che ogni volta che si muove trascina con sé mezza difesa, a lato ma di pochissimo. Allora lo svedese ci prova in prima persona: botta e traversa. Poi manda in porta Crespo, ma lo ferma il guardalinee in posizione forse regolare. Sono lampi senza luce. Dentro pure Quaresma, ma non è una questione di uomini. Magari il concetto vale per il Siena, visto che l'appena entrato Maccarone, servito da Vergassola, non riesce a girare in porta il pallone giusto. Poi il gol decisivo e irregolare: tiro di Cordoba stoppato da Maxwell, tacco-assist per Maicon oltre la linea dei difensori, e palla a scavalcare Curci in uscita. Una festa da Champions, altroché. Mourinho non sta nel cappotto, Maicon si spoglia. Il Siena si arrabbia. E attacca fino alla fine. Ghezzal si mangia una gran palla gol e lancia così l'Inter campione d'inverno tra le polemiche. TITOLO D'INVERNO - «Abbiamo sei punti di vantaggio, vogliamo finire nella stessa situazione e non vogliamo diminuire il distacco. Dobbiamo fare di tutto per vincere». Così aveva parlato José Mourinho alla vigilia della partita a Siena. Vietato anche nominare il
Manchester United (prossimo avversario in Champions) prima di sabato sera. La tensione del tecnico portoghese era tale che al 38' della ripresa, quando Maicon con il secondo gol in nettissimo fuorigioco insieme ad altri due compagni, ha dato la vittoria all'Inter, si è fatto mezzo campo andando ad abbracciare il suo giocatore sotto la curva. Il tecnico però è onesto: «Non meritavamo di vincere». Non è stata la classica partita natalizia, l'Inter ha dovuto sudare l'ottava vittoria consecutiva. Al 34' del primo tempo nerazzurri in vantaggio con Maicon, lesto a deviare in porta un angolo dalla sinistra di Balotelli. Al 43' il Siena trovava il pareggio: cross dalla sinistra di Galloppa e deviazione di testa di Kharja. Nella ripresa, al 38' il raddoppio dei nerazzurri con Maicon: incredibile che il guardalinee, perfettamente piazzato, non abbia visto il fuorigioco di tre interisti. Intense ma inutili le proteste del Siena. A quattro minuti dalla fine Ghezzal da posizione ravvicinata mancava clamorosamente il pareggio per i toscani.

L'Inter ringrazia Maicon, Siena infuriato

Maicon Mourinho©

SIENA, 20 dicembre - All'Inter inarrestabile in campionato serve un regalo dell'arbitro per battere il Siena. Mourinho festeggia l'ottava vittoria consecutiva grazie ad una doppietta di Maicon, che segna il gol-vittoria in fuorigioco, ma la sua Inter stecca la prova e offre una prova opaca e senza piglio. Insomma, i campioni d'Italia questa volta non si vedono. Quanta fatica fanno i nerazzurri. Una gara da comprimari, un gol abbastanza casuale e l'ennesima disattenzione difensiva, poi la svista arbitrale e il gol liberatorio.

AVANTI A FATICA - L'Inter non trova il passo giusto, il pressing alto del Siena infastidisce i nerazzurri e i tessitori di gioco di Mourinho non riescono mai a offrire palle alle punte. Così il primo tempo si chiude sull'1-1. Prima segna Maicon, poi Kharja. Ma a far bella figura è la squadra di Giampaolo, corta, organizzata e con in campo le scommesse Brandao (al debutto) al centro della difesa, e Frick preferito a Maccarone. C'è sempre la fisicità nei gol dell'Inter. Peso, forza e centimetri dei nerazzurri finiscono per fare la differenza, anche quando il gioco non brilla. E allora basta la prestanza fisica di Ibra per aprire la difesa dei bianconeri toscani: su corner di Balotelli, Vergassola e Frick rimbalzano sullo svedese nel tentativo di rinviare e non trovano la palla su cui si avventa Maicon che con il ginocchio la mette dentro anticipando Curci, è il 34'. Il Siena non si scompone e dopo 10 minuti costruisce il pari. Sul cross di Del Grosso, la difesa nerazzurra è impreparata, Kharja in tuffo, di testa, anticipa Maxwell e batte Julio Cesar. Pari giusto per quello che il campo offre.

SIENA CORAGGIOSO - E anche in virtù del coraggio con cui gioca il Siena. La squadra di Giampaolo non se ne sta chiusa all'angolo ad aspettare le cariche dei nerazzurri. Anzi, spinge. Nel primo tempo in due occasioni, prima del pari sfiora anche il vantaggio. Dopo 32 secondi una botta di Kharjia costringe il portiere nerazzurro alla deviazione in angolo e al 15' una uscita maldestra di Julio Cesar consegna consegna la palla a Frick, ma la conclusione della punta è fuori misura. L'Inter sembra svagata, con la testa già in vacanza. Jimenez, che debutta dal primo minuto, non incide, e Balotelli, scelto come spalla di Ibra, sciupa l'occasione offertagli dal tecnico. Nell'intervallo 'Mou' striglia la squadra che torna in campo più convinta. Prima un tiro di Muntari parato da Curci, poi una traversa di Ibra con tiro dalla distanza spaventano il Siena che ora fatica a uscire dalla propria metà campo.

ENTRANO CRESPO E FIGO - Per dare la carica ai suoi, Mourinho richiama Balotelli e Jimenez e dà fiducia a Crespo e Figo. Proprio Crespo, servito da Ibra, ha una buona possibilità, ma viene fermato per un fuorigioco che non c'è. Ma la foga dell'Inter si esaurisce dopo lo sprint iniziale e il Siena può rialzare la testa. Così al 32' Maccarone, appena subentrato a Frick sciupa dal limite dell'area piccola un palla servita da Vergassola.

LA SVISTA - Poi una fiammata, una svista clamorosa dell'arbitro che non vede Maicon in fuorigioco su servizio di Maxwell e il gol del brasiliano di colore che dà la vittoria. Mourinho esulta e va fino sotto la curva ad abbracciare il suo terzino. La rabbia del Siena non basta a riequilibrare le sorti della gara: la conclusione di Ghezzal, allo scadere, deviata da Maxwell finisce fuori. La corsa dell'Inter, con un regalo natalizio dell'arbitro, continua. Il sogno dell'impresa del Siena svanisce.

Inter, stavolta decide Maicon
ma il Siena ha molto da recriminare

<b>Inter, stavolta decide Maicon<br/>ma il Siena ha molto da recriminare</b>

Maicon festeggiato dai compagni di squadra

SIENA - L'Inter - ottavo successo consecutivo - è passata a Siena con una doppietta di Maicon, anche se il secondo gol è viziato da un palese fuorigioco. E' stata una partita molto tirata, contro un bellissimo Siena che l'ha messa in grave difficoltà nel primo tempo, ribattendo con un gol di Kharja in tuffo di testa al fortunoso vantaggio di Maicon.

La squadra di Mourinho, priva di Stankovic a supporto degli attaccanti, ha sofferto il pressing e la velocità dei bianconeri, arrancando alla meglio. Galloppa, Zuniga, Del Grosso, Kharja e l'azione continua di Vergassola hanno permesso al Siena di fare una gran bella figura. L'Inter si è svegliata nella ripresa, quando sono entrati Crespo e Figo al posto dei mediocri Jimenez e Balotelli: con una bordata di Ibrahimovic ha colpito la traversa e poi "Mou", ha inserito pure Quaresma. Ma invece di segnare un attaccante, è stato ancora Maicon (in offside) a decidere e il Siena ha fallito di poco il pareggio.

Vittoria "strappata" con il mestiere, più che meritata col gioco, ma sempre tre punti importanti in questo momento in cui l'Inter, vince anche e molto, ma è spesso in ambasce. Giampaolo, dopo il serio infortunio a Rossettini, ha schierato l'esordiente Brandao (bene) al centro della difesa e ha recuperato Codrea (efficace) a centrocampo e Frick (impalpabile) all'attacco al posto di Maccarone, entrato nel finale.

Josè Mourinho, ha sostituito lo squalificato Stankovic, con Jimenez, scegliendo Balotelli (e non Mancini) per il posto al fianco di Ibrahimovic. L'Inter per mezzora non è esistita: nei primissimi minuti il Siena ha avuto due occasioni: dopo pochi secondi il tiro di Ghezzal ha costretto Julio Cesar a una deviazione in angolo e al 15' su un traversone da sinistra, il portiere nerazzurro ha smanacciato male, perdendo palla e Frick non è riuscito a inquadrare la porta. La squadra bianconera si è dimostrata molto ben organizzata e l'Inter non è riuscita mai ad arrivare al tiro. Balotelli non è sembrato in buona serata, Ibrahimovic vivacchiava, Jimenez non ha certo spinto adeguatamente e il pressing senese a centrocampo ha bilanciato bene la maggiore statura fisica e tecnica dell'Inter.


In due parole, Siena migliore, che ha persin reclamato per un intervento "robusto" di Maicon su Del Grosso in area. Ma siccome il calcio non è una scienza esatta, tutt'altro, al 34' è andata in vantaggio l'Inter su un calcio d'angolo di Muntari da sinistra: sul primo palo Frick ha controllato male, la palla è passata e Maicon l'ha messa alle spalle di Curci con la difesa bianconera ferma. La partita è salita di tono, il Siena si è riversato avanti e al 44' ha pareggiato meritatamente: Del Grosso da sinistra ha messo in mezzo una palla che Kharja in tuffo di testa (forse con un tocco di Maxwell, poco efficace) ha depositato alle spalle di Julio Cesar.

Lenta, macchinosa e prevedibile, l'Inter ha sofferto il ritmo del Siena. Gli errori in fase difensiva hanno fatto il resto. Mourinho nella ripresa ha prima aspettato una riscossa di Jimenez e Balotelli, ma questo non è avvenuto e allora ha cambiato: dentro Crespo e Figo, giocatori d'esperienza. Muntari al 13' ha sfiorato il bersaglio e l'Inter è sembrata più incisiva: una saetta di Ibrahimovic da fermo poco dopo ha fatto tremare la traversa. Insomma, nerazzurri trasformati in meglio, anche se il Siena talvolta si è spinto pericolosamente in avanti.

Un'altra mossa "offensiva" di Mourinho: Quaresma al posto di Muntari e attacco nerazzurro con Ibrahimovic, Crespo, Quaresma e Figo. Giampaolo ha risposto con Maccarone al posto di Frick, non molto incisivo. Il nuovo entrato ha messo alta una bella palla al 33'.
Poi è passata l'Inter, al 38', ma non con uno dei tanti attaccanti mandati in campo, ma ancora con Maicon (oltre i difensori) dopo un'azione Figo-Cordoba-Maxwell: tacco per il terzino brasiliano che con un delizioso tocco da sotto ha superato Curci, fra le proteste dei senesi per la posizione di fuorigioco del difensore nerazzurro. I bianconeri poi si sono mangiati il pareggio al 42' con Ghezzal che non è riuscito a insaccare su respinta di J.Cesar. L'Inter ha chiuso con l'ottava vittoria di seguito - e il titolo virtuale di campione d'inverno a due turni dal termine (tre per i rivali, la Juve, in teoria, distanziata 9 punti, può arrivare a pari merito con l'Inter, avendo perso lo scontro diretto) il 2008, il Siena si consolerà con gli elogi generali, che però non fanno punti.

SIENA-INTER 1-2

SIENA (4-3-1-2): Curci; Zuniga (44' st Calaiò), Brandao, Portanova, Del Grosso; Vergassola, Codrea, Galloppa; Kharja; Ghezzal, Frick (31' st Maccarone). In panchina: Manitta, Rossi, Moti, Jarolim, Barusso.
Allenatore: Giampaolo.
INTER (4-4-2): Julio Cesar; Maicon, Cordoba, Samuel, Maxwell; Zanetti, Cambiasso, Muntari (28' st Quaresma); Jimenez (10' st Figo); Balotelli (10' st Crespo), Ibrahimovic. In panchina: Orlandoni, Materazzi, Chivu, Mancini.
Allenatore: Mourinho.

ARBITRO: De Marco.
RETI: 34' pt e 38' st Maicon, 44' pt Kharja.
NOTE: serata fresca, terreno in buone considerazioni. Spettatori: 21 mila circa. Ammoniti: Balotelli, Vergassola, Kharja, Samuel, Del Grosso, Maicon. Angoli: 6-3. Recupero: 2' pt e 3' st.

Per l'Inter è già tempo di regali
Mourinho abbraccia Maicon dopo il secondo gol al Siena
Doppietta di Maicon, grazie a Frick e De Marco. Mourinho: «Gol in fuorigioco, non meritavamo»
ROBERTO CONDIO, INVIATO A SIENA
Il 2008 dell’Inter padrona del campionato finisce tra i fischi e i veleni. «Buffoni» e «Ladri», urlano i senesi inferociti per un ko immeritato, confezionato da un regalo del loro Frick (pallone ciccato per lo 0-1 di Maicon) e da una svista di De Marco e dell’assistente Griselli, che non vedono il clamoroso fuorigioco di Maicon sull’assist di Maxwell che all’83’ fissa il bugiardo 2-1 per Mourinho. L’8ª vittoria consecutiva (eguagliato l’ultimo Mancini) rispedisce per una notte i nerazzurri a +9 sulla Juve, garantisce loro il titolo di campioni d’inverno in anticipo, ma li fa arrossire. Per il modo con cui hanno stoppato l’imbattibilità interna dei toscani ma pure per la bassa cifra del gioco espresso e per la sofferenza per 90’ contro un Siena pimpante, che ha però sciupato troppo, dal 1’ fino all’86’ quando Ghezzal, nell’area piccola, ha tirato su Maxwell a portiere battuto.

Regali ma anche sorprese in avvio al «Franchi». Giampaolo affronta l’attacco più prolifico con una scelta che sembra un azzardo: centrale accanto a Portanova c’è il 22enne Brandao, esordio in A. Più della disperazione (Rossettini e Ficagna squalificati, Moti disastroso nelle ultime uscite) forse potè la superstizione: il 18 ottobre 2003, a 17 anni, il portoghese celebrò la sua prima partita nella Superliga segnando per il Belenenses proprio contro il Porto di Mourinho. Là dietro, però, l’anello debole della catena non è Brandao ma il tracagnotto colombiano Zuniga: infreddolito, perde palloni a raffica. Buon per lui che l’Inter, lenta e distratta, non ne approfitti.


Anche lo Special One stupisce in avvio. Il rientro di Jimenez, 20’ stagionali prima di ieri, lo aveva già annunciato alla vigilia; Balotelli titolare (non accadeva dal 9 novembre) è il regalo di Natale al talento più puro ma ancora indisciplinato di casa Moratti. Mario, però, non sfrutta l’occasione. Trotterella, gigioneggia, si fa ammonire da sciocco già al 20’. Insomma, aiuta poco o nulla l’Inter in una partita subito tosta. Il Siena, ben organizzato, pressa e sfrutta ogni distrazione altrui per pungere. Codrea e soprattutto Vergassola sono lucidissimi. Ma Frick è sciagurato, non solo nella sua area ma pure in quella avversaria: non sfrutta due voragini aperte da Julio Cesar e compagni già al 1’ e poi al 15’.

La capolista è la stessa che domenica scorsa aveva aspettato gli ultimi 20’ per stendere il Chievo: molle, involuta, Ibra-dipendente. Aggrediscono solo Cambiasso e Muntari, lo svedese è una serata un po’ così. L’Inter gestisce, convinta che prima o poi il gol arriverà. In effetti, dopo lo spavento di un contatto dubbio Maicon-Del Grosso ignorato da De Marco, passa al 34’, al primo vero tentativo. E’ Frick a lisciare l’innocuo corner di Balotelli e a smarcare Maicon dinanzi a Curci: tocco sporco ma decisivo. Rigori (2) a parte, è il primo gol incassato dal Siena dopo 8 partite casalinghe. L’ingiustizia dura appena 10’. Ripara Kharja, tuffandosi di testa per raccogliere il cross di Del Grosso, con il benestare dell’appisolato Maxwell.

Il Siena fa ancora meglio nella ripresa. Salvo una traversa di Ibra, l’unico guizzo, sono i bianconeri a meritare. Ma non la buttano dentro, nemmeno con l’appena entrato Maccarone, incapace di sfruttare l’assist di Vergassola. La beffa, però, è in agguato. La sanciscono De Marco e Griselli, la festeggia Maicon. A torso nudo, raggiunto sulla pista di atletica da un Mourinho che non ci credeva più. «E’ stata l’esultanza di un fortunato - dice -. Non meritavamo di vincere. Per il gol in fuorigioco ma soprattutto perché loro hanno giocato molto meglio. Il calcio è così: ho perso una semifinale di Champions per un errore del genere». Mou finisce il 2008 con un solo punto in meno sul Mancini 2007. E, se la Juve non vince a Bergamo, può andare in vacanza con un vantaggio maggiore sulla seconda.

ECCO L'ARRIVO DELLA PATINATURA LIBERAL ULTRA-PLASTIFICATA:

 

Trionfo Juve, 4-2 al Milan: Del Piero e Amauri che show!

Trionfo Juve, 4-2 al Milan: Del Piero e Amauri che show!
 
Il campionato scopre l'alternativa ai nerazzurri: Juve devastante sulla difesa colabrodo avversaria. Alex su rigore, pari di Pato, poi Chiellini e il brasiliano bianconero. Nella ripresa Ambrosini accorcia, Zambrotta si fa espellere e poi ancora Amauri chiude i conti. Bianconeri a -6 dalla capolista
TORINO, 14 dicembre - Una maestosa Juve travolge il Milan, che esce sconfitto e con le ossa rotte dall'Olimpico. I rossoneri affogano nell'onda anomala bianconera, capace di bucare per quattro volte la difesa avversaria: solo il palo e l'imprecisione delle varie conclusioni hanno impedito alla partita di trasformarsi in un tracollo completo per il Milan. Il campionato rivela così chi possa essere l'anti Inter, per grinta e cattiveria: quella che in questo momento manca alla squadra di Ancelotti e che invece permette ai bianconeri di esaltarsi, unici a rimanere in scia dei nerazzurri.

SI PARTE - Al fischio d'inizio in campo non ci sono Kakà e Flamini, lasciati in tribuna da Ancelotti, oltre alle assenze annunciate di Legrottaglie, Camoranesi e Gattuso. La partita, nonostante il freddo, si scalda subito: Dinho dribbla e Pato bicicletta, e piovono i primi fischi per Zambrotta. Amauri e Marchisio iniziano a prendere le misure della porta, poi al quarto d'ora il match si sblocca: fallo da dietro di Jankulovski su Del Piero (in leggero fuorigioco) e Alex dal dischetto non perdona. I rossoneri reagiscono, Ambrosini si mangia di testa un gol a porta vuota e una punizione di Pirlo deviata impegna Manninger. Nedved intanto sulla sinistra non ha il passo, e per infortunio lascia il posto a De Ceglie alla mezz'ora. Proprio quando il Milan coglie il pareggio con Pato, messo davanti alla porta vuota da Ronaldinho.

RE GIORGIO E IL CARRARMATO, ALLUNGO JUVE - Chiellini però non ci sta: grande stacco di testa su corner di Del Piero e la Juve è di nuovo in vantaggio cinque minuti dopo. La difesa avversaria balla e ne approfitta De Ceglie, libero di sfruttare gli spazi che Zambrotta lascia sulla sua fascia: gran cross al 41' per Amauri e stacco da dominatore del brasiliano, che schiaccia in rete. Il centravanti bianconero continua a segnare e ad inserirsi a pieno titolo nella storia della Juve dei grandi attaccanti, da Vialli a Charles.

RIPRESA, AMBROSINI-AMAURI - Ancelotti ci prova: dentro Sheva, fuori Emerson, e la mossa a livello psicologico aiuta il Milan a crederci: all'11' infatti una conclusione di Ambrosini viene deviata da Chiellini alle spalle di Manninger. Ma i rossoneri restano in 10 per l'espulsione di Zambrotta, che ferma De Ceglie lanciato a rete, e poi capitolano sotto i colpi del carrarmato dai cingoli di velluto: duetto con Sissoko al limite dell'area per poi chiudere i conti. Se si valuta che poco prima del 4-2 un fallo di mani netto di Seedorf in area non veniva fischiato da Rizzoli, che Del Piero al 70' colpisce il palo a porta spalancata e che Iaquinta (che sostituisce Amauri, standing ovation) da solo davanti ad Abbiati non sfrutta un'occasione colossale nel recupero, al Milan è anche andata bene. Galliani, come dichiarato nel prepartita, si dovrà cambiare la cravatta domani mattina, come fa ad ogni sconfitta rossonera.

IL CROLLO DELLE ALLEANZE

Blitz degli ultrà rossoneri
a Controcampo: un arresto

I tifosi hanno fatto irruzione per protestare contro il caro-prezzi e il divieto alle trasferte

Alberto Brandi
Alberto Brandi

ROMA - Blitz di un centinaio di tifosi del Milan nella sede Mediaset di Cologno Monzese. L'irruzione è avvenuta mentre stava andando in diretta "Controcampo". La trasmissione è stata interrotta con un blocco pubblicitario e dopo una decina di minuti i tifosi sono usciti all'esterno, anche perché stavano arrivando i carabinieri avvertiti dalla sorveglianza. Una ventina di ragazzi che non hanno fatto in tempo a salire sulle auto con cui erano arrivati hanno cominciato a lanciare contro i militari accendini, petardi e sassi, uno dei quali ha colpito al mento un carabiniere ferendolo leggermente.

FERMI E ARRESTO - Tra i tifosi ci sono 4 fermati, tra cui un arrestato, M.R. di 24 anni, per resistenza a pubblico ufficiale. Per altri tre milanisti, invece, è scattata una denuncia a piede libero.

Guarda il video dell'irruzione

DELUSIONE - I ragazzi, che nel pomeriggio avevano raggiunto Torino per assistere al posticipo Juventus-Milan, erano rientrati nel capoluogo lombardo in tarda serata, proprio perché senza biglietto. Delusi per non avere potuto tifare per la squadra del cuore, sono così andati davanti agli studi Mediaset, hanno aggirato la sorveglianza e hanno fatto irruzione a "Controcampo" dove hanno inscenato la loro protesta contro il caro biglietti e, come ha spiegato Alberto Brandi, «contro i divieti alle trasferte».

A "Controcampo" blitz in studio dei tifosi del Milan

Un centinaio di tifosi del Milan hanno fatto irruzione, ieri sera, nella sede Mediaset di Cologno Monzese, dove stava andando il diretta la trasmissione sportiva Controcampo. Gli ultras rossoneri hanno iniziato a scandire diversi slogan contro il caro prezzi dei biglietti dello stadio, mentre andava in onda la pubblicità. I ragazzi, che nel pomeriggio avevano raggiunto Torino per assistere al posticipo Juventus-Milan, sono rientrati nel capoluogo lombardo in tarda serata, perchè senza biglietto. Delusi per non avere potuto tifare la squadra del cuore, sono andati davanti agi studi Mediaset, hanno aggirato la sorveglianza e hanno fatto irruzione a Controcampo. L'intervento dei militari ha permesso di fargli lasciare la trasmisisone sportiva ma un gruppo di 20 ragazzi ha iniziato a lanciare diversi sassi contro i carabinieri. Un militare è stato colpito al mento e per lui la prognosi è di 8 giorni. Uno dei tifosi arrestati ha patteggiato otto mesi con la condizionale nel processo per direttissima svoltosi questa mattina al tribunale di Monza. L'ultrà, Roberto M., 24 anni, di San Fermo della Battaglia (Como) è stato condannato per resistenza e violenza a pubblico ufficiale per aver colpito con un sasso un carabiniere.

Controcampo, invasione degli ultras Tafferugli, ferito un carabiniere

Alle 23.45 un centinaio di tifosi milanisti ha fatto irruzione negli studi di Mediaset scandendo cori e slogan per protestare contro il prezzo troppo alto dei biglietti allo stadio. La trasmissione è stata interrotta con un blocco pubblicitario.

 

 

 

Superibra fa volare l'Inter

I nerazzurri superano 4-2 il Chievo grazie a una doppietta decisiva del fenomeno svedese: ora sono a +9 sulle seconde in attesa di Juve-Milan. I giallorossi vincono 3-2 col Cagliari dopo essere andati sotto: centro numero 170 per Totti in serie A. I biancocelesti recuperano 3 gol a Udine: 3-3. Vincono Palermo, Fiorentina e Samp. Pari in Genoa-Atalanta

Il brasiliano Maxwell, subito in rete contro il Chievo. Afp
Il brasiliano Maxwell, subito in rete contro il Chievo. Afp
MILANO, 14 dicembre 2008 - I risultati della 16ª di serie A
Fiorentina-Catania 2-0 (11' s.t. Mutu, 34' s.t. Gilardino)
Genoa-Atalanta 1-1 (17' p.t. Floccari, 44' s.t. Sculli)
Inter-Chievo 4-2 (3' p.t. Maxwell, 2' s.t. Stankovic, 5' s.t. Pellissier, 20' s.t. Bentivoglio, 34' e 43' s.t. Ibrahimovic)
Palermo-Siena 2-0 (30' p.t. Cassani, 9' s.t. Simplicio)
Reggina-Sampdoria 0-2 (20' s.t. rig. Bellucci, 36' s.t. Padalino)
Roma-Cagliari 3-2 (39' p.t. Totti, 13' s.t. Conti, 24' s.t. Jeda, 32' s.t. Perrotta, 45' s.t. Vucinic)
Udinese-Lazio 3-3 (8' p.t. e 9' s.t. Di Natale, 15' p.t. Quagliarella, 14' s.t. Zarate, 27' s.t. Diakite, 39' s.t. Ledesma)

Valanga di gol nella sedicesima giornata. Che sarà ricordata come la giornata delle rimonte. Quelle portate a buon fine, come quella della Roma passata dall'1-2 con il Cagliari al 3-2 finale o della Lazio sotto 3-0 a Udine e capace di raggiungere il 3-3, e quelle fallite, come quella del Chievo. I giocatori veronesi in svantaggio per 2-0 a San Siro con l'Inter riuscivano ad issarsi sul 2-2 per poi cedere nel finale schiacciati da una doppietta di Ibrahimovic. Ora sono 9 i punti di vantaggio dei nerazzurri sulle seconde, Napoli, Juve e Milan. E proprio Juve e Milan se la vedranno nel posticipo domenicale. Questi gli altri risultati: Fiorentina-Catania 2-0, Genoa-Atalanta 1-1, Palermo-Siena 2-0, Reggina-Sampdoria 0-2. Negli anticipi di sabato: Bologna-Torino 5-2, Napoli-Lecce 3-0.

INTER- Vittoria più sofferta del previsto quella dell'Inter a San Siro sul Chievo. E dire che tutto si era messo bene grazie alle reti del brasiliano Maxwell al 3’ del primo tempo e di Dejan Stankovic al 47’. Ma qui cominciava un'altra partita. I veneti infatti riuscivano a rimontare il doppio svantaggio in 14 minuti grazie alle reti di Sergio Pellissier al 51’ e Simone Bentivoglio al 65’. Qui reagiva Mourinho che rivoluzionava la formazione schierando la consueta batteria di attaccanti che è solito mettere in campo quando le cose vanno male. Ma a risolvere l'incontro ci pensava uno che in campo c'era già prima, vale a dire l'unico vero fuoriclasse nerazzurro, Zlatan Ibrahimovic, che con due gol al 79' e all'88' fissava il risultato sul 4-2 e allungava a 9 i punti di vantaggio in classifica sul Napoli, ma soprattutto su Juve e Milan che se la dovranno vedere stasera nel posticipo.

Doppietta dello svedese: Inter-Chievo 4-2

Doppietta dello svedese: Inter-Chievo 4-2
 
Rimonta Lazio da 0-3 a 3-3 a Udine. Vucinic segna al 90': Roma-Cagliari 3-2. Mutu-Gila: Fiorentina-Catania 2-0. La Samp vince 2-0 a Reggio Calabria. Palermo-Siena 2-0, Genoa pari con l'Atalanta

 

TORINO, 14 dicembre - In attesa della sfida di stasera tra Juventus e Milan, che chiuderà la sedicesima giornata della serie A, e dopo le larghe vittorie di Bologna e Napoli (contro Torino e Lecce) negli anticipi di ieri, l'Inter supera 3-2 il Chievo con grande affanno e si porta momentaneamente a più nove dal trio Juve-Milan-Napoli. Decisiva la doppietta nel finale di Ibrahimovic dopo le reti di Maxwell, Stankovic, Pellissier e Bentivoglio.

Ibrahimovic da impazzire
Inter a +9 sulle seconde

A San Siro la squadra di Mourinho fatica ma batte 4-2 il Chievo grazie allo svedese, autore di due gol nel momento più difficile per i nerazzurri. A segno subito Maxwell, poi Stankovic, quindi il 2-2 firmato Pellissier-Bentivoglio. Espulso Morero

Zlatan Ibrahimovic, 27 anni, aveva realizzato una doppietta anche a Palermo. Lapresse
Zlatan Ibrahimovic, 27 anni, aveva realizzato una doppietta anche a Palermo. Lapresse
MILANO, 14 dicembre 2008 - Straordinario Ibrahimovic. Lo svedese risolve una gara complicatissima per l'Inter, raggiunta sul 2-2 a metà ripresa dal Chievo. A segno subito Maxwell, poi nella ripresa il raddoppio di Stankovic e la rimonta veneta firmata da Pellissier e Bentivoglio. Finale incandescente con l'assedio nerazzurro premiato dal lavoro di Figo e Maicon a destra e dalle reti di Ibra.
FIAMMATA - Niente Crespo, niente Balotelli, Adriano al check-in di Malpensa, destinazione Brasile. Così al fianco di Ibrahimovic trova posto Obinna, che con il Chievo ha un legame forte, fatto di gol, fughe e ricorsi all'Uefa. Per disinnescare la schiera di centrocampisti ammassata da Di Carlo, costretto dalle squalifiche a rinunciare a Pinzi e a Mandelli, basta un flash: da Stankovic a Maxwell, che entra in area, finta, dribbla Frey e scarica sotto la traversa a due metri dalla porta. Sembra l'inizio di una nevicata, e invece non scende neppure una goccia di pioggia per 45 minuti.
"TROPPO BASSI" - La solidità difensiva dell'Inter è la cosa migliore del primo tempo nerazzurro. Il resto non soddisfa Mourinho, che chiede ripetutamente al centrocampo di alzarsi, di spingere di più, di non adagiarsi su un vantaggio striminzito, forse anche per dare un segnale dopo la brutta figura di Brema. Il conto della prima fase si chude con le proteste per un mani di Morero in area, un tiro di Ibra fuori misura e qualche bella giocata di Cambiasso. Troppo poco per chiudere la partita.
AGGANCIO CHIEVO - Secondo flash nerazzurro, ancora una volta a inizio tempo. Discesa di Maicon, tocco delicatissimo di Ibra, missile di Stankovic all'angolino. Una fiammata destinata a restare tale. Come nel primo tempo infatti, l'Inter si adagia. Il gesto che riapre la partita è di Pellissier, e per una volta tocca a Julio Cesar salire sul banco degli imputati per il ritardo con cui si lancia, invano, sul pallone. La seconda martellata è di Bentivoglio, comodamente appostato davanti alla porta per firmare il 2-2. E' l'inizio di una nuova partita.
IBRA TRAVOLGENTE - Figo, Balotelli e Crespo. Mourinho rovescia sul tavolo tutto l'arsenale offensivo. Ci sono 25 minuti per spezzare le illusioni di Juve, Milan e Napoli, e per piegare Sorrentino, impeccabile su Balotelli (che occasione sprecata davanti al portiere!). L'operazione 3-2 si mette in moto grazie a Figo. La qualità del portoghese diventa determinante nell'azione del gol firmato da Ibrahimovic su assist di Maicon (Frey protesterà chiedendo un fallo). Ed è un fattore che rischia di pesare sul campionato, con la squadra di Mourinho (106 risultati utili consecutivi in campionato in casa) che grazie al suo uomo, forse l'unico, realmente dominante, conserva il vantaggio massimo sulle inseguitrici.
4-2 - Nel finale c'è anche lo spazio per arrotondare il punteggio, visto che senza Morero (espulso) il fiume nerazzurro tracima a destra. Ibrahimovic sembra in trance e condanna Di Carlo alla visione di un film già visto un anno fa, quando guidava il Parma. L'incredibile staffilata d'interno destro che sfonda le resistenze della difesa veneta è un diamante che offusca le difficoltà affrontate contro l'ultima della classe.
L'Inter vince a fatica con il Chievo
Maxwell, autore del primo gol dell'Inter
La doppietta nel finale di Ibra dà la vittoria (4 a 2) ai nerazzurri. La Fiorentina batte il Catania, la Roma s'impone sul Cagliari. Il Genoa pareggia in casa con l'Atalanta come la Lazio ad Udine
INTER - CHIEVO 4-2
L’Inter ha sconfitto con una certa faticva il Chievo Verona per 4-2 al Meazza di Milano.
I neazzurri hanno risolto il match con una doppietta dello svedese Zlatan Ibrahimovic, andato a segno al 79’ ed all’88’ dopo una rimonta degli ospiti.
Sotto di due gol per effetto delle reti del brasiliano Maxwell al 3’ e del serbo Dejan Stankovic al 47’, i veneti erano infatti riusciti a rimontare il doppio svantaggio in 14 minuti grazie alle reti di Sergio Pellissier al 51’ e Simone Bentivoglio al 65’. Grazie al successo odierno l’Inter ha consolidato il proprio primato in classifica salendo a quota 39 punti con nove lunghezze di margine su Napoli (ieri 3-0 al Lecce), Juventus e Milan. Juventus e Milan animeranno stasera il big match di questo quartultimo turno del girone di andata.

 

Inter, che figuraccia! Perde 2-1 a Brema

Inter, che figuraccia! Perde 2-1 a Brema

© LaPresse

 
Nerazzurri puniti da Pizarro e Rosenberg. Ibra riduce i danni
BREMA, 9 dicembre - L’Inter di Mourinho rimedia la terza figuraccia di fila in Champions League. Dopo il 3-3 a Cipro con l’Anorthosis e la sconfitta casalinga con il Panathinakos, è arrivato anche il ko di Brema contro il Werder. I nerazzurri erano già qualificati e lottavano solo per il primo posto e, come ha detto Mourinho alla vigilia, per l’onore. Ma il tecnico portoghese non ha avuto la risposta che si aspettava. È finita 2-1 per i tedeschi, che hanno punito i nerazzurri con Pizarro al 63’ e con Rosenberg all’81’. A limitare i danni è stato Ibrahimovic, entrato nella ripresa, che all’88’ ha messo dentro l’inutile palla del 2-1.

Per il Werder è tutto facile
L'Inter delude ed è seconda

Nerazzurri schiacciati a Brema e al secondo k.o. di fila in Champions. Özil ispira le reti di Pizarro e Rosenberg, nel finale Ibrahimovic firma il 2-1 spezzando il suo digiuno europeo. Tedeschi in Uefa

Adriano, 26 anni, inseguito da Mertesacker. Reuters
Adriano, 26 anni, inseguito da Mertesacker. Reuters
BREMA (Germania), 9 dicembre 2008 - L'Inter chiude nel modo peggiore la sua avventura nel gruppo B della Champions League. Il Werder, staccato dalle prime in Bundesliga e in corsa esclusivamente per un posto in coppa Uefa, vince con le reti di Pizarro e Rosenberg e le invenzioni di Özil. Nel finale il gol del 2-1 firmato da Ibrahimovic. Il successo del Panathinaikos sull'Anorthosis ridisegna le gerarchie del girone: i greci chiudono al primo posto, la squadra di Mourinho è seconda con un punto di vantaggio sui tedeschi.
TROPPO TENERI - Manca il faro e si sente. Adriano non è così solo perché Quaresma gioca molto più avanti rispetto al solito, eppure non incide. Nell'unica occasione della sua serata, propiziata da Mancini, il pallonetto dell'Imperatore resta in canna. In generale per tutto il primo tempo l'Inter dà l'impressione di viaggiare a marce ridotte: abbandonate le vesti di squadra autoritaria e sicura in campionato, ecco il blocco insicuro e fin troppo tenero visto tante volte in Champions.
JULIO C'E' - Le frecciate lanciate dai verdi muoiono abbondantemente oltre il bersaglio, e quando la mira si raddrizza entra in scena il solito Julio Cesar, che annulla la capocciata di Pizarro sul calcio d'angolo di Özil, tra i migliori di Schaaf. Passata in archivio la lieve trattenuta in area di Cordoba sullo stesso Pizarro al 45', la storia della partita apre un altro capitolo quando Ibrahimovic abbandona il posto in panchina insieme a Maxwell (sospetta frattura alla zigomo per Materazzi dopo uno scontro con Rosenberg).
ÖZIL CREA - Il Werder insiste e meriterebbe di passare, ma al tempo stesso lascia scoperto un fianco della difesa. Fuori Diego (squalificato) è Özil a filtrare ogni possesso e quasi sempre in modo efficace. Dopo l'ennesima cartuccia sprecata da Pizarro (girata alta da buona posizione), l'ex Schalke fa di testa sua, raccogliendo un regalo di Maicon e obbligando il portiere interista all'ennesimo miracolo; stavolta però la respinta favorisce i tedeschi, che passano con l'attaccante peruviano.
VERDI DI RABBIA - L'Inter, che poco prima dell'1-0 aveva imprecato per il salvataggio di Fritz sul colpo di testa di Burdisso, non reagisce. Anzi, si ripiega su se stessa. Il Werder, che può solo sperare in un posto Uefa, legittima il vantaggio mitragliando Julio Cesar. I quattro della difesa nerazzurra sbandano in modo preoccupante nella parte centrale della ripresa e a un certo punto nasce pure l'illusione che la partita, il primo posto, la dignità invocata da Mourinho possano essere "salvate" da un'invenzione, ma a Balotelli (colpo di testa alto da ottima posizione) non si può chiedere la luna dopo una partita con la Primavera.
IBRA DOPO UN ANNO - Il raddoppio di Rosenberg a 9 minuti dalla fine assegna a Özil il riconoscimento di migliore in campo, e acuisce il disagio dei nerazzurri, in balia degli avversari per lunghi tratti, soprattutto a centrocampo. Ibrahimovic, con il primo gol europeo dopo oltre un anno, rende la pillola meno amara. Per fare strada da febbraio in avanti, occorrerà un atteggiamento ben diverso.

La Roma è prima, l’Inter solo seconda. I giallorossi si qualificano agli ottavi di Champions League, superando in casa il Bordeaux per 2 a 0 e concludendo in testa il proprio girone. I nerazzurri, invece, incappano nella seconda sconfitta consecutiva (2 a 1 in casa del Werder Brema) e così lasciano sfumare la possibilità di chiudere il raggruppamento al primo posto. Adesso tocca a Juventus e Fiorentina: i bianconeri, già qualificati, affrontano i bielorussi del Bate Borisov. A Bucarest i viola si giocano la qualificazione in Uefa con la Steaua.

LA ROMA VA AVANTI – Missione compiuta, per i giallorossi. Anche se all'Olimpico non è stato affatto facile, soprattutto per la posta in palio. Spalletti ritrova in difesa Panucci, che va a occupare la fascia destra con la coppia Mexes-Juan in mezzo e Riise sull'altro out. In mezzo spazio a De Rossi con Perrotta e Brighi ai lati mentre Baptista e Menez sono confermati a supporto di Totti. Blanc riporta tra i pali il rientrante Ramè, solo panchina per Jussie e Cavenaghi, è Chamakh il partner d'attacco di Gourcuff. L'inizio è di marca giallorossa, con la prima conclusione firmata da Baptista al 3' (para bene Ramè), ma nel complesso è la formazione di Spalletti a fare la partita, col brasiliano ispirato e Menez e Totti che provano a creare scompiglio nella retroguardia dei Girondini. Opaco il Bordeaux, dove il solo Gourcuff prova a inventare qualcosa, andando a sbattere contro il muro giallorosso, mentre le conclusioni dalla distanza di Fernando hanno poca fortuna. Il primo tempo si mantiene comunque su ritmi blandi, provocati probabilmente dal timore reciproco. Nei primi minuti della ripresa il Bordeaux mette in difficoltà i padroni di casa. Al 16', però, una bella combinazione Baptista-Perrotta mette Brighi davanti al portiere: controllo e gol da pochi passi. Una rete che fa impazzire i tifosi, che scaccia via i fantasmi e che permette ai giallorossi di controllare gli avversari con più tranquillità. E al 34' è Francesco Totti, smarcato da un bel passaggio di Menez, a siglare il raddoppio con un tiro di prima dal limite dell'area. Finisce così 2 a 0: la Roma si qualifica agli ottavi e lo fa come prima del proprio girone. Un risultato che, dopo il pessimo avvio di stagione, è già un piccolo miracolo. Si qualifica anche il Chelsea, vincente per 2-1 sul Cluj, con un bottino di 11 punti.

L'INTER KO– Serata da dimenticare, invece, per l'Inter. I nerazzurri, in campo a Brema contro il Werder per difendere il primo posto, incappano infatti nel secondo ko consecutivo. Mourinho lascia in panchina Ibrahimovic e come terminale d'attacco schiera Adriano. Il primo tentativo in attacco dei nerazzuri al 14': Muntari lancia sulla sinistra Quaresma che si invola ed entrato in area crossa al centro, senza trovare compagni. Sul capovolgimento di fronte, Werder molto pericoloso con una girata di Pizarro dalla sinistra, deviata in corner. Al 19' Mancini lancia al centro Adriano che entra in area, prova il pallonetto, ma è anticipato in due tempi da Wiese in uscita. Al 44' grande risposta con i pugni di Julio Cesar su una girata di testa da due passi di Pizarro. Al rientro in campo Mourinho presenta Maxwell per Materazzi (infortunato) e Ibrahimovic per Adriano. Al 3' è il Werder a non sfruttare una ottima occasione con Pizarro che tutto solo, al centro, servito dalla sinistra, gira alto. Al 10' l'Inter va vicina al gol: corner dalla destra e testa di Burdisso, ma Fritz salva sulla linea. La partita si infiamma ed al 12' Julio Cesar si salva con i pugni sulla conclusione del solito Pizarro. Ma al 17' l'estremo nerazzurro nulla può sulla ribattuta di Pizarro, dopo che aveva respinto a terra un tiro dalla distanza di Ozil: Werder in vantaggio. Mourinho gioca anche la carta Balotelli. Il gol del raddoppio dei tedeschi è però nell'aria e arriva al 36' con Rosenberg smarcato al centro dell'area dal solito Ozil. I nerazzurri al 43' trovano la rete della bandiera con Ibrahimovic che dal limite, ben servito da Maxwell, fulmina Weise. Finisce così 2 a 1 con il Werder che conquista la Coppa Uefa. La squadra di Mourinho chiude al secondo posto con 8 punti, due in meno del Panathinaikos, che nell'altro match supera 1-0 l'Anorthosis.


 

E' un'Inter devastante
Lazio disintegrata 3-0

I nerazzurri sbancano l'Olimpico. Samuel apre dopo due minuti. Poi nel recupero del primo tempo arriva l'autorete di Diakite. Nella ripresa Ibrahimovic chiude il conto. Ora Juve e Milan sono sotto di 9 punti

Samuel festeggia con i compagni dopo il gol dell'1-0. Ansa
Samuel festeggia con i compagni dopo il gol dell'1-0. Ansa
ROMA, 6 dicembre 2008 - Se esistono antidoti e contromisure, qualcuno le tiri fuori: di questo passo il campionato potrebbe chiudersi a Natale. Il 3-0 con cui l'Inter abbatte la Lazio all'Olimpico è così perentorio da far rabbrividire. Classe e inaudita potenza fisica disintegrano i biancocelesti che alzano bandiera bianca dopo pochi secondi sul gol di Samuel. Prova di forza evidenziata alla fine del primo tempo anche con l'autorete di Diakite, perché a far impazzire è l'azione devastante di Ibra e Maicon. La rete nella ripresa dello svedesone è solo la ciliegina, la decorazione elegante che chiude il cerchio attorno all'ennesima strepitosa esibizione.
SCELTE - Delio Rossi lo sapeva: contro l'Inter i timori reverenziali possono risultare fatali. Ecco allora una Lazio spregiudicata, anche se un po' stanca dopo l'impresa contro il Milan in coppa Italia, con Foggia a fare il tridente con Pandev e Zarate. Rivoluzione poi in difesa, rispetto alle previsioni. A sinistra schiera un cursore offensivo come Kolarov. L'Inter invece allinea il suo infallibile rombo. Mourinho sceglie il meglio: Stankovic alle spalle del tandem offensivo Ibrahimovic-Cruz. Trio micidiale, soprattutto quando a supporto ci sono elementi come Cambiasso o Muntari, oppure cursori dell'altezza di Maicon e Maxwell o difensori centrali ai limiti della perfezione e insuperabili come Samuel. E bastano poco meno di due minuti all'Inter per sbrindellare la Lazio. Manovra di accerchiamento, biancocelesti schiacciati; cross dalla sinistra di Muntari con palla in mezzo all'addormentata e infreddolita difesa laziale, dove svetta Samuel: colpo di testa potente e palla che sfonda alla destra di Carrizo.
FORZA FISICA - La squadra di Delio Rossi impiega un po' per riprendersi, ma alzando il baricentro e pressando con più convinzione rientra in partita. Domanda lecita: è sufficiente per spaventare la prima della classe? Zarate e compagni ci provano, ma l'Inter limita tutto respingendo ogni tentativo. Elementare il gioco dei nerazzurri: controllo, possesso palla e ripartenze micidiali, all'insegna di uno strapotere fisico che ha pochi eguali al mondo. Classe? Da vendere. Ma anche tanto sacrificio e non è un caso vedere Cruz dare una mano alla difesa o uno Stankovic dannarsi per chiudere tutti gli spazi. Tra il 28' e il 31' Cruz e Pandev lasciano per problemi muscolari. Entrano Crespo e Rocchi. Il laziale convince di più, ma non incide come vorrebbe Rossi. Apre invece spazi l'argentino anche se il passo di un tempo sembra perduto. Ma ci sono geni pronti a colmare i vuoti. E' in pieno recupero che Ibra, il maestoso Ibra, inquadra Maicon e lo invita a nozze. Cross teso e autorete di Diakite, il migliore, fino a qul punto, della Lazio.
INVINCIBILE ARMATA - Inter micidiale e cinica che all'inizio della ripresa riparte con identico atteggiamento, mentre i romani, con Brocchi al posto di Dabo tentano timidi affondo. Alla Lazio non resta che mantenere alta la pressione, ma quando l'Inter innesta la quarta non ce n'è per nessuno. Come al 10', quando Cambiasso pennella il cross perfetto su cui si avventa il mattatore Ibrahimovic, in posizione dubbia. Ma l'inzuccata è imperiale: 3-0. E nonostante il gap devastante, i nerazzurri non mollano e continuano a pressare e correre, eseguendo alla lettera le indicazioni di Mourinho, insaziabile e incontentabile quanto loro. La Lazio non sta a guardare, ma la differenza è incolmabile. Ci prova Zarate a elencare i suoi numeri e Maicon apprezza. Ma ce ne vorrebbero almeno tre per fare male alla ormai invincibile armata di Mou. Niente di più. Tutti a casa.

Lazio-Inter 0-3    (Conclusa)

ultimo aggiornamento: 22:36 del 06/12/2008
 

di Luigi Panella
Inter tirannica, Lazio senza scampo Straordinaria dimostrazione di forza dell'Inter, che costruisce la sua vittoria sulla rete immediata di Samuel. E se alla fine del primo tempo, chiuso da una sfortunata autorete di Diakitè, il doppio passivo sembrava troppo pesante per la Lazio, nella ripresa non c'è stata storia. Il tris lo sigla Ibrahimovic con un colpo di testa, ma è tutta la squadra di Mourinho che impressiona per la tranquillità delle giocate e la coesione tra i reparti. Lazio: come detto, discreta nel primo tempo, affannata nella ripresa dove vive dei guizzi e Zarate e trova una rete - annullata - su un calcio di punizione di Kolarov. Chiudiamo con i migliori: nella Lazio Zarate e Foggia, nell'Inter Ibrahimovic e Samuel

L'Inter in fuga: Lazio battuta 3-0

La squadra di Mourinho passa all'Olimpico e allunga su Juve e Milan: reti dell'argentino e dello svedese e autogol di Diakitè. Annullato un gol su punizione a Kolarov. Pandev e Cruz ko
Mourinho: «Siamo forti» - D.Rossi: «Nessuna crisi»
FOTO: colpo nerazzurro - Cragnotti in tribuna
FOTOSEQUENZA: lo spettacolare assist volante di Ibra
Fai le tue PAGELLE - Balotelli, doppietta in Primavera

Zlatan Ibrahimovic, Walter Samuel, Cristian Ledesma
 

ROMA, 6 dicembre - L'Inter cala il tris e va in fuga: + 9, almeno fino a domani pomeriggio, su Juventus e Milan. I nerazzurri battono 3-0 la Lazio dimostrando grande solidità, grande compattezza e nessun punto debole. È una squadra, quella di Mourinho, che in questo momento riesce a non far giocare gli avversari e sfrutta al massimo ogni spiraglio che gli viene lasciato.

MOURINHO NON CAMBIA - Il tecnico portoghese all'inizio ripropone la stessa formazione che ha battuto il Napoli, lasciando tutte le novità al collega biancoceleste. Delio Rossi stravolge i pronostici della vigilia e manda in campo il 4-4-2 con la coppia d'attacco Pandev-Zarate. Alle loro spalle il centrocampo formato da Foggia e Mauri sugli esterni, in mezzo Dabo e Ledesma. In difesa promosso Diakitè dopo la bella prova in Coppa Italia, mentre Kolarov prende il posto di Radu sulla corsia sinistra.

SUBITO SAMUEL - Ma l'Inter non si perde in calcoli, cinica e spietata colpisce e affonda dopo due minuti di gioco. È Samuel a metterci la testa dopo aver fiutato aria di derby. L'uomo che, sarà un caso, da quando è piazzato in difesa ai nerazzurri gira tutto bene. Primo gol in campionato per l'ex romanista: di testa e indisturbato, mette dentro un cross ricevuto da Muntari. La Lazio, però, non si perde. Accusa e riparte, come un elastico. Al 7' il lancio di Foggia dal fondo cade in area ma Diakitè non ci arriva, poi è Kolarov a provare il suo tiro potente che però finisce sull'esterno della rete. Sul versante destro si vede De Silvestri: tiro dal limite, palla deviata da Maxwell in calcio d'angolo. Al 30' Pandev scappa via a fondocampo, serve Zarate ma l'argentino è pressato e non riesce a trovare la porta. È l'ultima azione del macedone, già in condizioni precarie dopo il Milan e costretto a lasciare spazio a Rocchi. È un momento in cui le due squadre perdono pezzi. Anche Mourinho, infatti, deve affidarsi a Crespo per Cruz. L'offensiva della Lazio si ferma a un quarto d'ora dalla fine del primo tempo, proprio quando l'Inter capisce e si rimette in mostra. Al 35' Carrizo respinge con i pugni la botta di Stankovic da fuori area, il pallone resta lì, Crespo si avventa ma non vede la porta. Chi invece centra benissimo l'obiettivo è Diakitè. Allo scadere Maicon mette al centro per Crespo ma il difensore laziale è più veloce e spiazza Carrizo con l'istinto del cecchino in piena area.

IBRA CHIUDE I CONTI - Nel secondo tempo l'Inter vuole chiudere i giochi e lo fa con Ibrahimovic. Al 10' lo svedese, in fuorigioco, riceve il cross di Cambiasso e mette dentro la palla del 3-0. Poi è la Lazio a segnare: Kolarov su punizione sfrutta tutta la sua potenza, buca difesa e portiere ma l'arbitro non convalida perchè mezzo secondo prima del tiro aveva fischiato cercando di far arretrare la barriera. Il secondo tempo è tutto predominio e controllo dei nerazzurri, la Lazio prova a reagire fino alla fine ma deve arrendersi alla grande solidità nerazzurra. Per Delio Rossi, comunque reduce dall'impresa con il Milan in Coppa Italia, un solo punto nelle ultime 4 partite di campionato.

Inter bella e cinica, Lazio travolta

Inter bella e cinica, Lazio travolta

© LaPresse

 
3-0 per i nerazzurri che volano a +9 in classifica
ROMA, 6 dicembre - La Lazio non ripete l'impresa di San Siro contro il Milan in Coppa Italia e cade all'Olimpico contro un'Inter brava, cinica e, a tratti, fortunata. La formazione di Mourinho si conferma in testa alla classifica con 36 punti, 9 in più di Juve e Milan, domani impegnate contro Lecce e Catania. Resta a 23 punti la Lazio che incassa la seconda sconfitta consecutiva. I nerazzurri vincono 3-0 una partita che si mette subito in discesa con il gol di Samuel al 2'. La Lazio, con Pandev, Zarate, Mauri e Foggia in campo contemporaneamente, prova l'immmediata reazione, ma si scontra contro la diga del centrocampo nerazzurro. In attacco Ibrahimovic e Cruz (poi sostituito da Crespo) tengono impegnata la retroguardia biancoceleste, sfruttando contropiede e maggiore presenza fisica.

AUTOGOL E IBRA - I padroni di casa ci mettono tanta volontà, senza però trovare i varchi giusti. La Lazio è anche sfortunata quando, nel finale di primo tempo, Diakite devia nella propria porta un cross di Maicon. In vantaggio di due gol l'Inter cerca nella ripresa di chiudere definitivamente la partita. Ci riesce al 55' con Ibrahimovic, la cui posizione iniziale lascia più di qualche dubbio. Passivo pesante per una Lazio che prova a non mollare e cerca fino all'ultimo di riaprire la partita. Niente da fare, però, contro questa Inter che sembra inaffondabile.

E' un'Inter devastante
Lazio disintegrata 3-0

I nerazzurri sbancano l'Olimpico. Samuel apre dopo due minuti. Poi nel recupero del primo tempo arriva l'autorete di Diakite. Nella ripresa Ibrahimovic chiude il conto. Ora Juve e Milan sono sotto di 9 punti

Samuel festeggia con i compagni dopo il gol dell'1-0. Ansa
Samuel festeggia con i compagni dopo il gol dell'1-0. Ansa
ROMA, 6 dicembre 2008 - Se esistono antidoti e contromisure, qualcuno le tiri fuori: di questo passo il campionato potrebbe chiudersi a Natale. Il 3-0 con cui l'Inter abbatte la Lazio all'Olimpico è così perentorio da far rabbrividire. Classe e inaudita potenza fisica disintegrano i biancocelesti che alzano bandiera bianca dopo pochi secondi sul gol di Samuel. Prova di forza evidenziata alla fine del primo tempo anche con l'autorete di Diakite, perché a far impazzire è l'azione devastante di Ibra e Maicon. La rete nella ripresa dello svedesone è solo la ciliegina, la decorazione elegante che chiude il cerchio attorno all'ennesima strepitosa esibizione.
SCELTE - Delio Rossi lo sapeva: contro l'Inter i timori reverenziali possono risultare fatali. Ecco allora una Lazio spregiudicata, anche se un po' stanca dopo l'impresa contro il Milan in coppa Italia, con Foggia a fare il tridente con Pandev e Zarate. Rivoluzione poi in difesa, rispetto alle previsioni. A sinistra schiera un cursore offensivo come Kolarov. L'Inter invece allinea il suo infallibile rombo. Mourinho sceglie il meglio: Stankovic alle spalle del tandem offensivo Ibrahimovic-Cruz. Trio micidiale, soprattutto quando a supporto ci sono elementi come Cambiasso o Muntari, oppure cursori dell'altezza di Maicon e Maxwell o difensori centrali ai limiti della perfezione e insuperabili come Samuel. E bastano poco meno di due minuti all'Inter per sbrindellare la Lazio. Manovra di accerchiamento, biancocelesti schiacciati; cross dalla sinistra di Muntari con palla in mezzo all'addormentata e infreddolita difesa laziale, dove svetta Samuel: colpo di testa potente e palla che sfonda alla destra di Carrizo.
FORZA FISICA - La squadra di Delio Rossi impiega un po' per riprendersi, ma alzando il baricentro e pressando con più convinzione rientra in partita. Domanda lecita: è sufficiente per spaventare la prima della classe? Zarate e compagni ci provano, ma l'Inter limita tutto respingendo ogni tentativo. Elementare il gioco dei nerazzurri: controllo, possesso palla e ripartenze micidiali, all'insegna di uno strapotere fisico che ha pochi eguali al mondo. Classe? Da vendere. Ma anche tanto sacrificio e non è un caso vedere Cruz dare una mano alla difesa o uno Stankovic dannarsi per chiudere tutti gli spazi. Tra il 28' e il 31' Cruz e Pandev lasciano per problemi muscolari. Entrano Crespo e Rocchi. Il laziale convince di più, ma non incide come vorrebbe Rossi. Apre invece spazi l'argentino anche se il passo di un tempo sembra perduto. Ma ci sono geni pronti a colmare i vuoti. E' in pieno recupero che Ibra, il maestoso Ibra, inquadra Maicon e lo invita a nozze. Cross teso e autorete di Diakite, il migliore, fino a qul punto, della Lazio.
INVINCIBILE ARMATA - Inter micidiale e cinica che all'inizio della ripresa riparte con identico atteggiamento, mentre i romani, con Brocchi al posto di Dabo tentano timidi affondo. Alla Lazio non resta che mantenere alta la pressione, ma quando l'Inter innesta la quarta non ce n'è per nessuno. Come al 10', quando Cambiasso pennella il cross perfetto su cui si avventa il mattatore Ibrahimovic, in posizione dubbia. Ma l'inzuccata è imperiale: 3-0. E nonostante il gap devastante, i nerazzurri non mollano e continuano a pressare e correre, eseguendo alla lettera le indicazioni di Mourinho, insaziabile e incontentabile quanto loro. La Lazio non sta a guardare, ma la differenza è incolmabile. Ci prova Zarate a elencare i suoi numeri e Maicon apprezza. Ma ce ne vorrebbero almeno tre per fare male alla ormai invincibile armata di Mou. Niente di più. Tutti a casa

La Lazio caccia fuori il Milan

I biancocelesti si impongono in rimonta a San Siro negli ottavi di coppa Italia: affronteranno la vincente di Fiorentina-Torino. Nella ripresa segna Shevchenko, replica Zarate su rigore. Nei supplementari decisivo il centro di Pandev. Palo di Ronaldinho, Emerson espulso al 66'

Zarate esulta dopo il gol del momentaneo 1-1. LaPresse
Zarate esulta dopo il gol del momentaneo 1-1. LaPresse
MILANO, 3 dicembre 2008 - Il Milan esce dalla coppa Italia, negli ottavi, battuto in casa dalla Lazio. 2-1. Gol di Shevchenko, Zarate su rigore, e Pandev. I biancocelesti affronteranno nei quarti la vincente della sfida Fiorentina-Torino. Quarti meritati con una prova autorevole, che prolunga così il momento difficile del Milan, che ha perso 4 punti nelle ultime due giornate nei confronti dell'Inter capoclassifica, e vede ora sfuggire il primo obiettivo stagionale, seppure quello meno prestigioso. Le tante assenze si sono fatte sentire, ma soprattutto il Milan si è fatto rimontare una volta di più, come già successo in tante, troppe occasioni, in questa stagione. E così l'acuto illusorio di Shevchenko, comunque non molto brillante, non è bastato. La Lazio è tornata ad esprimersi su buoni livelli, dopo la caduta di rendimento recente, che aveva ridimensionato lo splendido inizio di stagione. Dei biancocelesti impressiona il potenziale offensivo: Pandev, Zarate e Rocchi sono tre attaccanti di lusso, che Rossi può schierare insieme o permettersi di ruotare.
OCCASIONI GOL - Il primo tempo non è granchè. Fa freddo, c'è la nebbia, e invece manca il pubblico. Gli stimoli sono pochini, anche se gli allenatori mettono in campo formazioni più che competitive. La coppa Italia non ha grande appeal, ma è pur sempre un trofeo da inseguire. La Lazio è più manovriera e convincente, ma il ritmo è quello che è. Gara equilibrata. Due occasioni per parte. Quelle rossonere: Shevchenko se ne va, lanciato da Ronaldinho, ma solo davanti a Muslera si fa respingere il tiro. Sheva sprecherà poi in un altro paio di occasioni. Poi arriva un diagonale di Flamini fuori di poco. Per la Lazio sfiora il gol Lichtsteiner, che mette appena a lato il destro dal limite dell'area, prima di lasciare il posto, acciaccato, a Meghni. Poi nel recupero arriva un sinistro violento di Pandev, Dida alza sopra la traversa con un intervento provvidenziale. Niente da fare. All'intervallo è ancora 0-0.
NERVI TESI - Si riparte con la Lazio più pericolosa. Prende fiducia con il passare dei minuti. Dida, stasera convincente, para prima sul sinistro di Pandev, poi su punizione di Kolarov. Poi Emerson si fa cacciare ingenuamente dal campo. Il brasiliano viene ammonito per la seconda volta per un fallo su Ledesma a metà campo. Espulso al 21', sette minuti dopo aver subìto il primo giallo di Ayroldi. Il Milan accusa il colpo. E si fa prendere dal nervosismo. L'insospettabile Ronaldinho colpisce con una gomitata Rozenhal, l'arbitro non prende provvedimenti.
SHEVA GOL - Il Milan sembra in difficoltà. Rossi inserisce Zarate per Rocchi. Vuole di più, lo 0-0 non gli basta. Ma il gol lo trova il Milan. Quello del protagonista più atteso, Shevchenko. L'ucraino segna con un sinistro a girare dalla destra, sul palo lungo. Muslera non ci arriva. 1-0 Milan.
REPLICA ZARATE - La Lazio si riversa in avanti. Alla ricerca di un pari che merita. E che trova su rigore. Concesso da Ayroldi per un fallo di Favalli su Pandev. Dal dischetto Zarate trafigge Dida. 1-1.
SUPPLEMENTARI - La Lazio parte forte, galvanizzata dal pari raggiunto in extremis. Pandev segna sottomisura di sinistro dopo che Dida aveva respinto la sua prima conclusione. Gol che il macedone aveva inseguito caparbiamente per tutta la partita, cercando la porta in ogni occasione. Il Milan reagisce d'orgoglio. Concretizzando il suo forcing con un palo di Ronaldinho su punizione. Ma la stanchezza si fa sentire, l'uomo in meno anche, e allora è la Lazio nel secondo tempo supplementare a sfiorare il terzo gol. Ma le basta il 2-1. Lazio ai quarti, Milan fuori.

 

Il Milan crolla a Palermo L'Inter accelera a +6

L'Inter accelera e ora ha sei punti di vantaggio sulle due inseguitrici: Milan e Juventus. Dopo la vittoria della Juve nell'anticipo (4-0 alla Reggina), i nerazzurri superano 2 a 1 il Napoli a San Siro e sfruttano il tracollo del Milan a Palermo (3-1). Prosegue anche la rincorsa della Roma, che batte la Fiorentina per 1 a 0: decisivo capitan Totti. Gli altri risultati: Atalanta-Lazio 2-0, Cagliari-Sampdoria 1-0, Genoa-Bologna 1-1, Siena-Torino 1-0, Udinese-Chievo 0-1. L'altro anticipo, Catania-Lecce, era terminato 1-1.

L'INTER VA - La brutta figura di Champions è già accantonata. L'Inter, pur con qualche sofferenza, riesce infatti a superare il Napoli nel big match della 14/ma giornata. Nella prima mezz'ora di gioco i nerazzurri sono padroni del campo e nell'arco dei dieci minuti a cavallo fra il quarto d'ora e il 25' piazzano l'uno-due che vale i tre punti. Il risultato si sblocca grazie al gol da bomber di razza di Cordoba, che sul corner battuto corto dalla sinistra e prolungato in area da Muntari gira in porta di sinistro con ottima coordinazione lasciando immobile Iezzo. Il 2-0 è invece frutto di una splendida azione corale dell'Inter: doppio tacco, quello di Cruz per servire all'indietro Maicon e quello di Muntari per ribadire in porta il tiro-cross dell'esterno brasiliano. Per il ghanese è il secondo gol consecutivo dopo quello segnato alla Juventus. I campioni d'Italia danno l'impressione di poter gestire il vantaggio fino al riposo, ma non fanno i conti con il genio di Lavezzi, che al 36' riapre la partita. 'El Pocho' semina il panico sulla destra, riceve il pallone di ritorno in area da Zalayeta, anch'egli col tacco, e con un morbido pallonetto batte Julio Cesar in uscita. È un Napoli rigenerato dal gol quello che entra in campo nella ripresa. L'Inter contiene e si affida alle invenzioni di Ibrahimovic, che al 60' impegna Iezzo con un sinistro dal limite. Reja aspetta fino al 66', poi decide di sostituire uno spento Hamsik con Blasi. Cambia anche Mourinho, che concede un quarto d'ora ad Adriano, gettato nella mischia al posto di Cruz. Nel forcing finale del Napoli c'è spazio anche per Denis, che rileva Maggio. I partenopei provano ad aumentare la pressione, ma Julio Cesar non corre particolari rischi. Finisce così 2 a 1: i nerazzurri, sempre in vetta, salgono a 33 punti.

MILAN KO A PALERMO - Il Milan continua a soffrire le trasferte: nelle ultime uscite lontano da S.Siro era riuscito a rimediare un punto (Lecce, Torino e Portsmouth), ma a Palermo ha dovuto pagare l'intera posta. Per oltre 30 minuti nel primo tempo i rossoneri subiscono un vero e proprio assedio nella propria area da un Palermo che gioca a ritmi forsennati. Innumerevoli le occasioni per i rosanero: alcune sbagliate, altre salvate da un grande Abbiati. Ma è il Milan ad avere le maggiori possibilità di passare. Al 27' l'arbitro Rocchi concede un rigore per un'uscita scomposta di Amelia (ammonito) su Pato, che poco prima si era mangiato un gol fatto sparando sul portiere. Il fallo è netto, ma di poco fuori area o forse sulla linea. Batte Ronaldinho (male) e Amelia devia in corner. Subito dopo Pato è costretto a lasciare il campo per Inzaghi. E al 49' Pippo subisce un fallo al limite dell'area. Tira Ronaldinho e colpisce la traversa. Nella ripresa stessa musica e al 4' il Palermo passa con uno splendido tiro dal limite di Miccoli che millimetrico s'infila all'angolo basso del portiere rossonero. Ancelotti vede la squadra in affanno ed effettua un doppio cambio: Shevchenko per Ambrosini ed Emerson per Flamini (ancora spento). Milan in ginocchio al 14': Maldini non salta su un traversone da sinistra e Cavani di testa mette a segno il raddoppio. Al 34' è tracollo con il terzo gol (ancora di testa) di Simplicio. Al 36' l'arbitro concede un altro rigore al Milan per un netto fallo su Ronaldinho, che stavolta segna. Nel finale il Palermo è stanco e i rossoneri, trascinati da Ronaldinho, hanno la reazione della grande squadra che non ci sta a subire una dura lezione, ma termina 3-1.
 

22:27 

Il vuoto dietro l'Inter: +6
brutto stop per il Milan

I rossoneri prendono tre gol nella ripresa a Palermo: Ronaldinho sbaglia rigore
In coda colpo grosso del Chievo, Toro e Samp risucchiate in zona calda
di ALESSANDRO DI MARIA

Il vuoto dietro l'Inter: +6 brutto stop per il Milan

Ibra e Cannavaro su un pallone

ROMA - Una giornata tutta per l'Inter: e per la Juve, che aveva vinto nell'anticipo. Il risultato più clamoroso è il 3-1 del Palermo al Milan: matura nel secondo tempo, con Ronaldinho che aveva sbagliato un rigore sullo 0-0.

Perdono anche Napoli, Lazio e Fiorentina. E si crea la prima frattura nelle zone alte della classifica. Non ne approfittano Udinese e Genoa: i friulani ottengono la quarta sconfitta consecutiva, i liguri non vanno oltre il pareggio con il Bologna. In una giornata con pochi gol, successo importante per il Chievo.

 Serie AI nerazzurri battono i partenopei per 2 a 1. Crollo del Milan a Palermo: 3-1. La Roma supera la Fiorentina grazie a un gol di Totti. Nell'anticipo 4-0 della Juventus sulla Reggina.

Inter italianissima con il Napoli
La rete dell'argentino Lavezzi che portato il risultato sul 2-1
Nerazzurri double-face: dopo i gol di Cordoba e Muntari lascia l'iniziativa alla formazione di Reja. E Mourinho corre in difesa
MARCO ANSALDO
INVIATO A MILANO
L’Inter è una strana squadra. Si comporta come una fuoriserie che spegne inspiegabilmente il motore e si chiude nel box anche se dovrebbe ancora farne di strada. Ieri aveva in mano la partita col Napoli, in fondo a una mezz’ora giocata a tutto volume, quasi fosse la risposta allo sfascio esibito mercoledì con il Panathinaikos. Stava sul 2-0 e dominava: Cordoba aveva punito con il sinistro i lenti riflessi della difesa partenopea su cross di Muntari, lo stesso Muntari aveva infilato di tacco un gol prezioso come siamo più abituati a vedere da Ibra. Insomma stavamo già raccogliendo idee e appunti per descrivere il successo che a un’ora dalla fine appariva certissimo, quando abbiamo visto il gioco dei nerazzurri afflosciarsi.

Non si è gonfiato più. Il Napoli può quasi rammaricarsi di non essere andato oltre il gol bellissimo di Lavezzi al 36’. Nella ripresa ha creato la massa di gioco indispensabile per cogliere il pari ma non l’ha tramutata in occasioni da rete: non ricordiamo una parata di Julio Cesar mentre abbiamo davanti agli occhi i salvataggi di Iezzo sull’unica invenzione di Ibrahimovic e sull’incursione di Zanetti, giunto a tu per tu con il portiere al 42’.

Un difetto dei partenopei (a parte la difesa cui ieri è stato tolto maldestramente Santacroce per puntare sul mediocre Rinaudo) è nella mancanza di un vero attaccante d’area, di quelli che quando non sai come colpire gli avversari servi con una palla semplice e alta, perché qualcosa combinano, magari a spintoni. Se Denis fosse di tale pasta, probabilmente gli sarebbe bastata la decina di minuti per sfruttare il magnifico lavoro di Zalayeta e la verve di Lavezzi, che non è solo un bravo dribblomane ma si spreme come un limone per alimentare iniziative. Così il momento opaco di risultati del Napoli prosegue e si sta allontanando dalla testa della classifica, come si poteva prevedere guardando globalmente al suo organico. Ci sono squadre che esprimono un bel calcio organizzato e a volte diventano irresistibili ma che non hanno ancora la continuità per reggere in campionato alla distanza. Il Napoli di Reja è una dei queste. L’Inter insomma ha subìto nella ripresa, però ne è uscito indenne e ha mantenuto lontane le rivali più importanti. Per vincere lo scudetto è determinante superare giornate come questa, in cui cadi in difficoltà e non ti sorregge il talento dell’uomo più decisivo, Ibrahimovic, quasi straziante nella ricerca dei colpi che non gli riuscivano: lo svedese si sta consumando e dovrebbe rifiatare, perché ha giocato malissimo in Coppa e quasi peggio ieri, tanto da sembrare la brutta copia dell’Ibra che palleggia nello spot natalizio di Mediaset. Purtroppo mancava Uma Thurman. Mourinho non contraddice la propria insospettabile italianità, per quanto provi a nasconderla sotto belle parole.

Si era presentato come un allenatore diverso, e lo è sicuramente fuori dal campo, per spregiudicatezza di pensiero, ma quando deve disegnare le strategie non si distingue troppo dai suoi colleghi istruiti a Coverciano: l’Inter impone subito la propria fisicità, induce gli avversari a un avvio tremebondo, offre il meglio quando rulla il prato a ritmi alti e aggressivi, come fino al 2-0, ma quando sente di avere in mano il match tira a gestirlo, perde intensità e qui nascono le sue incertezze. Infatti mentre guida il campionato, fatica a esprimersi in Champions League e fanno sorridere, di Mourinho, le mosse così splendidamente nostrane, come infoltire la difesa (Burdisso per Stankovic al 39’) per preservare il vantaggio oppure consumare tutti i cambi nel finale per far scorrere il tempo. Di Special c’è poco, la sua è un’antica normalità utile però a tenere l’Inter sulla rotta dello scudetto, sebbene i tifosi chiedano di più come spettacolarità di gioco. Ieri se non altro hanno visto alcune prodezze nel festival del tacco: nel raddoppio l’hanno usato sia Cruz per avviare l’azione, sia Muntari per stupire gli avversari e deviare in porta il tiro cross di Maicon; nella rete partenopea, ci ha messo il tacco Zalayeta per mandare la palla oltre i difensori interisti e dare a Lavezzi l’opportunità di realizzare con un mezzo cucchiaio. Grandi giocate e non un grande gioco. All’Inter però va bene così.
 
Inter ko a San Siro con il Panathinaikos. Ma i nerazzurri sono qualificati

CHE BOTTA!

Inter ko a San Siro con il Panathinaikos. Ma i nerazzurri sono qualificati.DISASTROSA E SCONCERTANTE PRESTAZIONE DEI SUPER MILIARDARI MORATTIANI CHE SI QUALIFICANO GRAZIE AD UN GOL DEL .....WERDER !!!!!

Rete fortunosa di Muntari, la Juve sbanda e scivola a -6 [img no.111246 © inter.it]

MILANO, 22 novembre - Alla fine il derby d'Italia se lo prende l'Inter che scappa via in classifica: subito ko Tiago, la Juve va in difficoltà e non riersce ad uscire dal guscio. Il gol di Muntari al 73' piega la squadra bianconera, che fallisce l'occasione del pari con Del Piero nel finale, ma l'Inter rimane più pericolosa per tutta la gara. La Juve perde contro l'Inter dopo quasi cinque anni e vede interrompersi la serie dei sette successi.

SCELTE A SORPRESA - I botteghini di San Siro sono chiusi: il mondo guarda Inter-Juve, ma per entrare alla Sacala del calcio il tempo è ormai scaduto. Ranieri, stando alle indiscrezioni dell'immediata vigilia, quelle che vengono dalla pancia dello stadio Meazza, ha scelto Marchionni e non Camoranesi per l'ouverture di Inter-Juve. Ranieri ha parlato a lungo coi medici per valutare le condizioni di Camoranesi dopo i 60' giocati in azzurro: poi la conferma della squadra delle sette vittorie di fila. Conferme per tutte le altre posizioni in campo. Dallo spogliatoio interista arriva l'indiscrezione che la squalifica di Cordoba porta Mourinho a scegliere una coppia di centrali mancini, Samuel e Materazzi. In attesa dell'arrivo di pubblico, dirigenti e del riscaldamento l'attesa cresce.

MOU SORPRENDE - Mourinho sorprende tutti, non il presidente MOratti che aveva caldeggiato la presenza di un Adriano in palla: proprio il brasiliano dopo la punizione esemplare per gli stravizi e i ritardi, ma anche dopo la richiesta di chiarimenti fatta piovere dal Brasile dopo il gol al Portogoallo, ecco che Adriano torna titolare. A centrocampo Mou sceglie l'incursore Stankovic al posto di Vieira, ma anche un secondo mancino tra i centrtali di difesa. Al fianco di Samuel, al posto di Cordoba, ecco Materazzi e non Burdisso.

TIAGO KO - Passano solo 3' e Tiago finisce fuori combattimento: appena rientrato dal Brasile, il portoghese s'impunta sull'infame terreno di San Siro, pieno di buche e sabbia, e il suo ginocchio ha una torsione innaturale. Dolore e paura: dentro Marchisio al 4', di un primo tempo nervoso e molto duro.

ERRORI E INTENSITA' - Partita molto intensa da subito, con la Juve che esagera nell'alzare la linea dei difensori e lascia ad Adriano e Ibra buoni corridoi. Due errori in un minuto per Rizzoli: impatto da rigore di Muntari su Marchionni e subito dopo ammonizione senza concedere il vantaggio all'Inter per un fallo di Amauri, con Ibrahimovic lanciato da solo verso la porta difesa da Manninger. Il portiere austriaco protagonista di un bel primo tempo: gran parata su Muntari.

SVOLTA INTER - A metà ripresa Ranieri manda in campo Camoranesi per Marchionni, ma dopo pochi secondio passa l'Inter: Adriano ne travolge due in area, palla a Muntari, difesa Juve ferma, Manninger che invece di parare protesta e Muntari fa 1-0. Sbanda la Juve, sempre troppo alta con la sua linea di difesa. Il tecnico bianconero manda fuori Amauri: dentro Iaquinta, nonostante la squadra bianconera debba recuperare un gol.

MIRACOLO JULIO CESAR - A 10' dal termine finalmente una buona iniziativa: crossa dalla destra e Del Piero irrompe di testa, anticipando Zanetti, Julio Cesar provvidenziale salva la porta interista con un balzo miracoloso. Mourinho manda in campo Cruz e Burdisso al posto di Adriano e Stankovic. Negli ultimi minuti la squadra di Mourinho riesce a mantenere alta la concentrazione fino in fondo, mentre la Juve non riesce a buttarsi avanti. Finisce così 1-0 e la Juve vede interrompersi la sua striscia positiva di sette successi consecutivi, di cui cinque in campionato. La vetta della classifica s'allontana: meno 6 dall'Inter, adesso. Ora la squadra di Ranieri pensa alla trasferta senza importanza per la classifica a San Pietroburogo contro lo Zenit. L'Inter, invece, col morale a mille e gli esprimenti di Mourinho tutte riuscite (Stankovic e Adriano sono stati i migliori in campo) pensa alla sfida di martedì contro il Panathinaikos che può regalare la qualificazione agli ottavi anche l'Inter.
Inter-Juve, la sfida è già cominciata

Mourinho sul pronostico vincente di Cobolli Gigli: «L'ultimo che l'ha fatto ha perso». Ranieri: «Pagherei per vincere»

L'Inter campione d'Italia e capolista riceve la Juventus. Lo snodo della 13esima giornata di Serie A è tutto qui. Il resto, come Fiorentina-Udinese (ore 18 di sabato) e le attese del Milan (in trasferta domenica contro il Torino), si lega all'anticipo di San Siro (ore 20,30). Il risultato, qualunque sarà, non potrà segnare una svolta anticipata del campionato, anche perchè le concorrenti sono tuttora numerose. Ma nel primo «derby d'Italia» della stagione, oltre alla classifica e alla corsa scudetto, sono in ballo rivalità personali e tra tifoserie che non possono far considerare «normale» questa sfida. Nonostante Mourinho, che alla vigilia dice: «E' una partita come le altre». Non la pensa così Massimo Moratti: «La tensione c'è sempre per questo tipo di partite in cui giochi contro un'avversaria classica e come tale la sentono i giocatori, la sente il pubblico».

PRONOSTICI E STRETTE DI MANO - Intanto lo «special one» portoghese (che convoca anche il figliol prodigo Adriano) fa come di consueto sfoggio di affabilità rispondendo al pronostico del presidente della Juve, Cobolli Gigli («2-1 per la Juve): «L'ultima volta che un presidente ha detto che avrebbe vinto contro di me è stato prima di un Porto-Benfica e ha perso... - dice Mourinho - . Io non conosco il presidente della Juve e la sua personalità, nè sono interessato a conoscerla». Conosce invece la personalità di Ranieri e tutti ricordano le scintille del recente passato. Che farà sabato quando lo vedrà? «Tra me e Ranieri è un problema nostro, non vostro - dice Mourinho - non mi piace fare pubblicità a cose personali. Con lui ho parlato a Coverciano, senza stampa e senza spettacolo, come due colleghi che fanno questo lavoro. Per me è sufficiente. Ranieri a San Siro sarà per me esattamente come tutti gli altri. Lo aspetto nel tunnel perché sono io che gioco in casa e devo essere educato con i miei colleghi, ci sarà una stretta di mano come con gli altri». Cortesie formali a parte, l'Inter (come la Juve) arriva alla sfida con parecchi reduci dalle trasferte delle nazionali. Come al solito il tecnico non dà notizie sulla formazione. Ma è probabile che riproponga Cruz accanto a Ibrahimovic e che si affidi ancora al «rombo» con Muntari, Cambiasso, Vieira e Zanetti. Ma la rinuncia al suo 4-3-3 e agli esterni voluti e acquistati (Quaresma e Mancini), per di più a San Siro e in una partita come questa, sarebbe una mezza sconfessione per il credo dello «special one» e quindi non sono escluse sorprese. In difesa, per lo squalificato Cordoba, in vantaggio Materazzi su Burdisso.

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LE SCELTE BIANCONERE - Ranieri, dal canto su, non nasconde che per lui ( e per la Juve, e peri suoi tifosi) questa non è una partita normale. «Pagherei per vincerla» ammette senza remore. Ma non tanto per la sua rivalità con il portoghese. «Mi stringerà la mano a San Siro? Ricambierò ben volentieri. Ma questa non è una partita fra noi due. I tifosi ci chiedono il massimo, ma questo succedeva anche l'anno scorso. L'Inter ha 3 punti di vantaggio, male che vada rischiano di essere raggiunti. Noi pensiamo a fare il nostro campionato. Mi aspetto una partita tirata, vibrante, veloce. Un derby d'Italia-scudetto? Noi stiamo lavorando per arrivare a vincere, stiamo facendo passi da gigante e alla fine vedremo il gap che ci separa dagli altri. Io, però, non vorrei mai essere staccato». Sulla formazione pesa l'incognita delle condizioni dei reduci dagli impegni con le nazionali. Il dubbio principale è su Tiago, tornato dalla trasferta del Portogallo in Brasile. «Ha viaggiato tanto...Ma avrà anche dormito», dice Ranieri. Camoranesi, che ha giocato il primo tempo con gli azzurri contro la Grecia, è reduce da un lungo stop. «Voglio sentire anche lui» confida Ranieri. E' probabile che al via la Juve si schieri con Marchionni sulla fascia e Tiago al centro, anche perchè Poulsen ha subito un nuovo ko e a centrocampo è stato recuperato il solo Marchisio. Camoranesi, con un'autonomia per ora limitata, potrebbe essere impiegato a partita in corso. In attacco nessuna discussione sulla coppia Del Piero-Amauri.

L'ALTRO ANTICIPO - Due deluse dell'ultima giornata, nella quale entrambe hanno perso il passo delle prime, si affrontano a Firenze. I viola e l'Udinese sono tra le migliori formazioni, quanto a gioco espresso quando tutto funziona. Le cadute, specie nel caso della Fiorentina, ne compromettono però la continuità e la classifica. Mutu è pronto al rientro e Prandelli vuole ritrovare tifo ed entusiasmo. «Poche squadre in trasferta hanno fatto meglio di noi. Nelle ultime partite ci hanno condannato soprattutto gli episodi. Adesso c'è l'Udinese, un avversario forte sotto tutti i punti di vista. Dobbiamo avere idee chiare e precise. E soprattutto determinazione e voglia di soffrire e ricreare il clima di fiducia che al Franchi c'è sempre stato in questi anni. Noi dobbiamo avere la voglia di recuperare l'entusiasmo della nostra gente. Non voglio allontanare la squadra dai tifosi. Vogliamo riavvicinarci a loro». Non sarà facile, anche perchè i friulani tuttavia vanno a Firenze per fare punti dopo la sconfitta di San Siro con l'Inter e quella, inattesa, in casa con la Reggina: «Abbiamo le potenzialità e soprattutto la convinzione per fare un risultato positivo - dice Pepe - vogliamo riprendere il cammino positivo che abbiamo iniziato».

LE SFIDE DI DOMENICA - Milan e Napoli scendono in campo con il vantaggio di sapere il risultato di Inter-Juve. I rossoneri a Torino (posticipo delle 20,30) hanno una trasferta alla portata, anche se Abbiati avverte: «Il Toro è un buon gruppo, sono stati sfortunati e secondo me gli manca qualche punto in classifica. La cosa che mi preoccupa di più è la loro voglia di riscatto che potrebbe essere un'arma pericolosa, e inoltre contro le grandi squadre hanno sempre schierato un'ottima formazione. Non sarà una partita facile». Il Napoli è anche più favorito dal turno interno con il Cagliari mentre la Lazio, dopo il ko del derby, riceve un cliente difficile come il Genoa, che vuole riprendersi dal 4-1 subìto dalla Juve. La Roma affronta una difficile trasferta a Lecce. Le altre partite in programma sono Chievo-Siena, Bologna-Palermo, Reggina-Atalanta e Sampdoria-Catania.

Ibrahimovic, micidiale uno-due
Palermo ko, Inter sola in vetta

[img no.111081 © inter.it]L'Inter vola in vetta al 92'
Cruz stende l'Udinese

I nerazzurri battono 1-0 i friulani con una rete a tempo scaduto dell'argentino e, in attesa del posticipo Lecce-Milan, sono primi. Partita senza troppe emozioni, ma la squadra di Mourinho ci crede e nel finale trova un palo di Zanetti e la rete decisiva

 
Inter in testa, Milan sbadato Insegue un gruppo di Grandi

Cruz contro D'Agostino:
è lui l'uomo del match


La partita più attesa viene decisa nell'ultimo minuto di recupero: è Cruz che doma l'Udinese e regala all'Inter il primato. Il Milan si ferma sul pari a Lecce e viene sorpassato. Tiene il passo il Napoli che, con fatica e fortuna (errore dell'assistente dell'arbitro sul gol di Cassano) supera la Sampdoria. Altra standing ovation per Alex Del Piero, a Verona. Ancora una punizione vincente nel giorno del suo 34° compleanno. Ma l'uomo del giorno è Milito: tripletta per l'attaccante del Genoa, che inguaia la Reggina di Nevio Orlandi. Importante successo del Catania, che rimonta il Cagliari nel finale di gara, e ritorno della Lazio, che batte il Siena nel secondo tempo.

 

 

 


 

 


 

 

Dopo ROMA-INTER 0-4 del 19 ottobre sembrava ritornata l'Inter del triennio manciniano ma non è così: la scadente prova con i dilettanti dell'Anortosis ed il deludente pareggio casalingo col Genoa, con una squadra caotica che non riesce a passare pur se in superiorità numerica, denunciano un malessere strisciante che questo nuovo allenatore  non riesce a mandare via. La rosa galattica poi appare piena di infortunati che si ri-infortunano a ripetizione dando la sensazione di una perenne fatica che si decuplica soprattutto nelle partite casalinghe, quando la squadra sembra pesante, poco veloce e reattiva, confusionaria anche nelle scelte del tecnico che si abbandona a schieramenti bizzarri con 4-5 punte senza centrocampo. Probabilmente il cambio è stato mal digerito, anche perchè continuano le problematiche di spogliatoio che già esistevano sotto Mancini: gente che si da a bagordi,anarchia scomposta,fancazzisti imperituri con il particolare di essere miliardari.....Perplessi

Magia di Ibra, l'Inter batte il Bologna
I nerazzurri agganciano la vetta,5 ottobre 2008

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Calciopoli, Moggi e Lotito a giudizio
Prosciolti Carraro e Ghirelli

NAPOLI - Rinviati a giudizio dalla giustizia ordinaria Luciano Moggi e altri 25 imputati nell'inchiesta su Calciopoli. Prosciolti l'ex presidente e l'ex segretario della Figc, Franco Carraro e Francesco Ghirelli. Lo ha deciso il gup Eduardo De Gregorio che ha accolto le richieste dei pm Filippo Beatrice e Giuseppe Narducci. Il processo comincerà il 20 gennaio 2009 davanti alla nona sezione del Tribunale, collegio A. Le accuse contestate vanno dall'associazione per delinquere alla frode per competizioni sportive.


Ecco l'elenco dei 25 imputati di Calciopoli che compariranno davanti alla nona sezione del tribunale il 20 gennaio prossimo. Si tratta di Marcello Ambrosino, Paolo Bergamo, Paolo Bertini, Enrico Ceniccola, Antonio Dattilo, Massimo De Santis, Andrea Della Valle, Diego Della Valle, Mariano Fabiani, Maria Grazia Fazi, Pasquale Foti, Marco Gabriele, Silvio Gemignani, Claudio Lotito, Gennaro Mazzei, Innocenzo Mazzini, Leonardo Meani, Sandro Mencucci, Luciano Moggi, Pierluigi Pairetto, Claudio Puglisi, Salvatore Racalbuto, Pasquale Rodomonti, Ignazio Scardina, Stefano Titomanlio.

Si preannuncia un processo lunghissimo, a rischio prescrizione. Ci si attende che gli imputati chiedano perizie sulle intercettazioni e le testimonianze (notai, giornalisti, personaggi del mondo del calcio e non solo). Attese sorprese, molte delle verità che sono emerse, finora, solo tra i tecnici, potrebbero venire alla luce, visto che il processo penale è più articolato e pubblico di quello sportivo, che fisiologicamente è veloce, sbrigativo, privo di contraddittorio.


Per altri dieci personaggi, che hanno scelto il rito abbreviato, ci sarà già la sentenza il 23 ottobre: si tratta di Lanese, Cassarà, Baglioni, Messina, Rocchi, Dondarini, Griselli, Foschetti, Gabriele.

 

Luciano Moggi
Luciano Moggi
NAPOLI - L’ex dg della Juve, Luciano Moggi e altri 25 imputati dell’inchiesta Calciopoli, sono stati rinviati a giudizio. Lo ha deciso il gup Eduardo De Gregorio che ha accolto le richieste dei pm Filippo Beatrice e Giuseppe Narducci. Il processo comincerà il 20 gennaio 2009 davanti alla nona sezione del Tribunale di Napoli, collegio A. Il giudice ha prosciolto l’ex presidente della Figc, Franco Carraro, e l’ex segretario della Figc, Francesco Ghirelli.
DIECI MESI - L'udienza preliminare è durata quasi 10 mesi, essendo iniziata il 15 dicembre 2007. Coinvolti all'inizio 39 imputati che nel 2006 avevano sconvolto il mondo del pallone dando vita allo scandolo di «Calciopoli», nome che evoca il più grosso imbroglio della storia dello sport più amato dagli italiani (o se si preferisce, «Moggiopoli», che rimanda al ruolo centrale rivestito dall'ex dg della Juventus nel condizionare, come sostiene l'accusa, i risultati dei campionati». Un'inchiesta dai grandi numeri condotta dai pm napoletani e con accuse pesanti: frode sportiva per tutti, mentre per venti di loro vi è aggiunta la contestazione più grave di associazione per delinquere.
TRENTA PARTITE INCRIMINATE - Sono sfilati in questi mesi quasi un centinaio di testimoni citati dall'accusa, mentre trenta erano le partite incriminate relative al campionato 2004-2005 (quello "monitorato" dalle intercettazioni), decine di migliaia le telefonate intercettate con i tabulati relative alle chiamate ad arbitri e designatori, alla vigilia delle partite, fatte attraverso le schede sim segrete fornite da Moggi.
SENTENZA PER GLI ARBITRI - Il 23 ottobre invece ci sarà già una prima sentenza per chi ha chiesto il rito abbreviato. In particolare, per gli arbitri Lanese, Griselli, Foschetti, Gabriele, Baglioni, Dondarini, Cassarà, Messina, Rocchi. Luciano Moggi, tra l'altro, è indagato anche dalla procura di Roma con l'accusa di calunnia e minacce nell'ambito di un processo sull'agenzia di procuratori sportivi. L’inchiesta sull’ex dg bianconero nasce dalle dichiarazioni rilasciate da quest’ultimo nel giugno scorso, durante il processo ai dirigenti della Gea World in corso a Roma in cui Moggi è imputato per illecita concorrenza insieme al figlio Alessandro e, tra gli altri, anche a Davide Lippi, figlio del ct della nazionale di calcio Marcello. Secondo Moggi, il militare e Baldini avrebbero ordito un complotto contro di lui, di fatto concordando le testimonianze. E a sua volta Moggi avrebbe pronunciato una serie di minacce contro l’ex ds della Roma (come “Guarda che così finisci male”), proprio per le affermazioni fatte durante la testimonianza.
RIMARRA' LA SUPERCOPPA ITALIOTA ED IL TITOLO DI VICE CAMPIONE DEI CAMPIONI INTERCONTINENTALI....
 Giusto un anno fa l'Inter distruggeva la Roma in casa sua (4-1) in una partita che poi risultò decisiva per le sorti del campionato, che già appare un lontanissimo ricordo a 4 mesi di distanza. A chi vi scrive il cambio di allenatore proprio non è piaciuto così come non è piaciuta la sconfitta,ennesima, nel derby cittadino: era dai tempi di Tardelli (2000-2001) che non si vedeva giocare così male l'Inter in un derby. Squadra con poco mordente, con due fantasmi in campo, costati quasi 40 milioni di euro,che è riuscita a prendere un gol a difesa schierata con un colpo di testa di uno che quando salta "scava una fossa"...Eppure fioccano dichiarazioni di estrema sicurezza, a mio avviso millantata perchè quando si incominciano a far discorsi del tipo "ma tanto gli altri sono indietro...", significa che qualcosa si è rotto o che comunque ci sono dei problemi. Con le chiacchere siamo senz'altro campioni assoluti, ma il sottoscritto ha una nostalgia assoluta dei silenzi di chi è riuscito a dare 3 scudetti consecutivi ad una pseudo società che non ne vinceva da 17. Non solo: la società, il dirigente maggiore, l'AZDIMAG per antonomasia, ha sempre gridato l'algida purezza dei suoi intenti, salvo poi invischiarsi in cose non proprio pulite in borsa per coprire perdite colossali (vedi indagini SARAS)(SARAS2). In un anno l'Inter precipita dal primo al terzo posto, perde una partita in trasferta dopo solo 5 giornate di campionato quando in precedenza ci vollero BEN DUE ANNI per vedere l'Inter perdere, ed ancora una volta viene fatto un favore alla squadra governativa. Purtroppo ci dobbiamo già attaccare ai ricordi di una supercoppa estiva ed ad un titolo platonico (il Vice titolo scovato su wikipedia....)pappagallando l'impianto mediatico di un certo club governativo stomachevole. (ulteriori documenti sull'inchiesta SARAS)

The Moratti's history

Calcio e cambiali

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Foto: Cambiale fiorentina del 1800

L'Inter di Moratti e del tronchetto dell'infelicità, quest'ultimo onnipresente sui giornali a spiegarci che la banda larga è il futuro dell'Italia quando negli altri Paesi è già presente, e nelle università ad ammorbare gli studenti con i suoi discorsi, ha avuto un lampo di genio.

Ha avviato un'operazione di "alta tecnica finanziaria". Ma vediamo i fatti.

L'Inter ha chiuso il bilancio in rosso per 118 milioni di euro. Mi immagino Moratti, Tronchetti, Buora e Facchetti chiusi nella stanza a chiedersi: "e adesso che si fa?"

Facile, basta un po' di finanza creativa:

• Si cede in leasing per 10 anni il marchio neroazzurro ad una banca (Banca Italease)
• Italease da' in cambio 160 miloni di euro all'Inter
• L'Inter si impegna a riprendersi il marchio con dieci comode rate e una commissione. E paga subito il 20% a Italease pari a 32 milioni.
• 160 milioni incassati, 32 milioni di euro pagati, marchio ceduto in leasing e un po' di cambiali da pagare e il rosso dello scorso anno non c'è più.

E bravi Moratti, Tronchetti. Avete aperto la strada ad un nuovo miracolo italiano basato sulle cambiali.


Massimo Moratti mi ha inviato questa lettera che pubblico e della quale lo ringrazio.

"Caro Beppe,

nel tuo Blog dell’11/11/05 ho trovato una notizia riguardante me, Tronchetti e l’Inter in generale, a proposito di una operazione di leasing con la Banca Italease. Mi permetto di risponderti personalmente per confermarti che abbiamo studiato questa possibilità, con la Banca da te citata, ma che non siamo arrivati a nessuna conclusione. Per quanto riguarda, invece, le perdite di bilancio dell’anno scorso, sono state già da me e dagli altri azionisti appianate e così anche quelle potenziali dei primi mesi dell’anno in corso. Rimane lo studio per valorizzare patrimonialmente il marchio dell’Inter, cosa che continuo a considerare una buona opportunità per la Società. Quindi, purtroppo, il miracolo finanziario a cui accennavi non è accaduto e non può accadere.

A presto. Grazie."

Massimo Moratti

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Scrivevo di emmemmme Massimo Moratti nel blog il 23 aprile 2007, diciassette mesi fa:
“Ogni tanto il fratello maggiore Gianmarco gli chiede di mettere una firma sui collocamenti. La gente si fida di lui, del suo aspetto da Bugs Bunny buono. E così è stato anche per il debutto di
Saras in Borsa. I Moratti hanno incassato 1,7 miliardi di euro, ne avevano bisogno per rinforzare la squadra. Il titolo fu quotato a 6 euro in un momento di crollo del settore energetico. Chi lo comprò perse il 12% in un solo giorno. Riassunto: qualcuno decide che il prezzo di 6 euro è giusto, i risparmiatori ci credono, comprano, perdono. I Moratti e le banche ci guadagnano e la procura indaga. La Consob dov’era? Cardia illuminaci.”

Emmeemme farfugliò di querele contro di me di cui non ho avuto notizia. Quelle che ho comunque mi bastano.
Diciassette mesi dopo il post “
Senza rubare”, il 23 settembre 2008, il consulente tecnico della Procura di Milano ha descritto l’operazione Saras in 400 pagine.
Il consulente, come riportato da
Repubblica: “ha ipotizzato che l’incasso della quotazione sia servito soprattutto a un ramo della famiglia, quello di Massimo Moratti, per far fronte ai debiti dell’Inter. Con un contestuale danno per il mercato di 770 milioni di euro”.
In sostanza le azioni sono state quotate a un prezzo molto superiore al loro valore. I Moratti e le banche hanno incassato. Chi ha comprato ha perso 770 milioni di euro.
Le banche hanno offerto un aiuto prezioso per la collocazione dei titoli. Le email sequestrate dalla magistratura:
- “E’ vitale che davanti al prezzo ci sia un 6”, Federico Imbert, Jp Morgan
- “Devi essere al corrente del fatto che abbiamo ottenuto 1,6 miliardi di euro, cioè da entrambi i fratelli, ma uno dei due deve ripagare 500 milioni di debiti, così quella parte non la vedremo per lungo tempo” Emilio Saracco, Jp Morgan
- “Parlato a lungo con Miccichè di Intesa. E’ contento del lavoro fatto insieme su Saras e Intercos. E’ personalmente a disposizione per stimolare forza vendita specialmente su Saras. Chiede di informarlo se vediamo problemi o sgranature. Tiene ovviamente molto al successo data l’esposizione sua e di Passera con i Moratti. E’ stato da lui Galeazzo Pecori Girali di Morgan Stanley consigliando di non esagerare sul prezzo. Lui crede che lo faccia per invidia nei nostri confronti” Federico Imbert, Jp Morgan.
Che Saràs, Saràs …:
- Moratti, incasso 1,6 miliardi di euro
- Jp Morgan, incasso 26,7 milioni di euro
- Banca Caboto, incasso 18 milioni di euro
- Morgan Stanley, incasso 20,9 milioni di euro
- Azionisti, perdita 770 milioni di euro
.

Serie A - Inchiesta Saras, Moratti: "Calunnie...". Dopo la chiusura in cavalleria del falso in bilancio del 2006, grazie alla depenalizzazione del reato, dopo l'oscura vicenda dei pedinamenti tramite la società collegata Telecom dell'ex presidente Provera,allegata allo scambio di plusvalenze truffaldino,Moratti di nuovo sotto inchiesta.

Guai per Massimo Moratti: falso in prospetto

Guai giudiziari per Massimo Moratti. E´ stata, infatti, avviata un´inchiesta legata al titolo Saras, di proprietà del presidente dell´Inter. La perizia dei pm indica in 700 milioni il plusvalore pagato per la società.
Il valore reale del titolo era tra 4 e 5
euro per azione, mentre le azioni sono state piazzate sul mercato borsistico a 6 euro. Secondo la ricostruzione del consulente tecnico della procura di Milano, Marco Honegger, per riuscire a farlo sarebbero stati occultati alcuni dati rilevanti nel prospetto informativo. L´ipotesi a cui stanno lavorando gli inquirenti, quindi, sarebbe di falso in prospetto. Un dettaglio interessante sarebbe emerso da un´è-mail di Jp Morgani: "500 milioni per coprire i debiti di uno dei fratelli".

 

Eurosport - mar, 23 set 15:06:00 2008

La società petrolifera del presidente dell'Inter, Massimo Moratti, sarebbe al centro di un'indagine della magistratura

C'è un'indagine in corso sulla Saras, la società petrolifera di proprietà della famiglia Moratti: lo ha anticipato sulle proprie pagine il quotidiano Repubblica e lo confermano anche gli operatori borsistici alle prese con un mercato che sta dando segnali abbastanza chiari di sfiducia nei confronti di questo titolo.

Secondo le indiscrezioni la società petrolifera dei Moratti sarebbe stata collocata in Borsa ad un valore superiore a quello reale per ripianare i debiti dell'Inter. Repubblica riporta anche alcuni stralci della perizia tecnica che i Pm della Procura di Milano avevano richiesto quando poco dopo il collocamento in borsa del titolo, il valore delle azioni si abbassò considerevolmente.

Stando alle ricostruzioni dei periti interpellati dai magistrati il titolo Saras doveva essere collocato a un valore indicativo compreso tra i 4 e i 5 euro; imposto invece a 6 euro perse immediatamente più del 10% di fronte a un mercato che evidentemente aveva interpretato il valore del titolo non adeguato a quello della società.

Un'operazione che avrebbe comunque portato nelle casse di famiglia tantissimi soldi, almeno 1 miliardo e mezzo di euro. Il valore gonfiato delle azioni, apparentemente non necessario, sarebbe testimoniato invece da una serie di e-mail intercettate dagli inquirenti nelle quali si parla di un debito di 500 milioni di euro circa da ripianare.

L'indagine degli inquirenti vorrebbe dimostrare gli estremi di una possibile truffa nei confronti di piccoli azionisti e risparmiatori che avrebbero aderito a un piano di investimento non del tutto rispondente alla realtà. Le banche che si sono occupate di tutta l'operazione, JpMorgan, Banca Caboto e Morgan Stanley, specializzate in grandi transazioni e operazioni borsistiche per enormi capitali di investimento, nel loro fitto carteggio elettronico, sembra dessero per scontato che parte dei proventi dell'operazione borsistica, i famosi 500 milioni di euro di debito, erano da considerare "un capitale ormai bruciato e difficilmente recuperabile".

"Sono calunnie, niente di più". Così il presidente dell'Inter e amministratore delegato della Saras, Massimo Moratti, ha liquidato le indagini della Guardia di Finanza sui titoli della Saras, da cui emergerebbero plusvalori destinati a coprire le spese della sua squadra di calcio. Moratti non ha voluto aggiungere altro perché "c'é un'indagine in corso".

Il titolo Saras dopo le indiscrezioni di Repubblica intanto è sceso ancora: alle 12.10 era valutato 3.09 euro con una flessione dell'1.90 rispetto alla quotazione di ieri. E continua a scendere. Segno di un'evidente sfiducia da parte del mercato borsistico. E forse anche di una certa insicurezza.

 

Articolo 2623 (Falso in prospetto). - Chiunque, allo scopo di conseguire per se' o per altri un ingiusto profitto, nei prospetti richiesti ai fini della sollecitazione all'investimento o dell'ammissione alla quotazione nei mercati regolamentati, ovvero nei documenti da pubblicare in occasione delle offerte pubbliche di acquisto o di scambio, con la consapevolezza della falsita' e l'intenzione di ingannare i destinatari del prospetto, espone false informazioni od occulta dati o notizie in modo idoneo ad indurre in errore i suddetti destinatari e' punito, se la condotta non ha loro cagionato un danno patrimoniale, con l'arresto fino ad un anno.
Se la condotta di cui al primo comma ha cagionato un danno patrimoniale ai destinatari del prospetto, la pena e' dalla reclusione da uno a tre anni.

L'aggiotaggio è un reato, disciplinato dal codice penale, che all'articolo 501, intitolato "Rialzo e ribasso fraudolento di prezzi sul pubblico mercato o nelle borse di commercio", recita:

«Chiunque, al fine di turbare il mercato interno dei valori o delle merci, pubblica o altrimenti divulga notizie false, esagerate o tendenziose o adopera altri artifici atti a cagionare un aumento o una diminuzione del prezzo delle merci, ovvero dei valori ammessi nelle liste di borsa o negoziabili nel pubblico mercato, è punito con la reclusione fino a tre anni e con la multa da uno a cinquanta milioni.
Se l'aumento o la diminuzione del prezzo delle merci o dei valori si verifica, le pene sono aumentate.
Le pene sono raddoppiate:
  1. se il fatto è commesso dal cittadino per favorire interessi stranieri;
  2. se dal fatto deriva un deprezzamento della valuta nazionale o dei titoli dello Stato, ovvero il rincaro di merci di comune o largo consumo.
Le pene stabilite nelle disposizioni precedenti si applicano anche se il fatto è commesso all'estero, in danno della valuta nazionale o di titoli pubblici italiani.
La condanna importa l'interdizione dai pubblici uffici».

Nonostante l'inchiesta della Procura di Milano sul FALSO IN PROSPETTO DELLA SARAS(VEDI),

La Juve spreca, l'Inter no ed è sola
Roma e Fiorentina ko, risale il Milan

Zenga ferma i bianconeri, Cruz decide la sfida col Lecce. La Lazio travolge i viola ed è seconda con l'Atalanta

È durato appena 72 ore il primato condiviso di Inter e Juve.

“SOLO CALUNNIE SU SARAS” – Vigilia di partita “inquieta” per il presidente Massimo Moratti. Tutto per via dell’indagine della Guardia di Finanza relativa ai titoli della Saras, l’azienda petrolifera gestita dal presidente dell’Inter insieme al fratello Gianmarco. La società, stando a un'inchiesta del quotidiano "La Repubblica"  sarebbe nel mirino della Procura di Milano in quanto, al momento della collocazione in Borsa, avrebbe collocato le proprie azioni ad un prezzo “maggiorato” rispetto al loro reale valoregenerando un "plusvalore" che sarebbe poi servito a Moratti per coprire i debiti del club. Il numero uno di Via Durini si è limitato a commentare: “Sono solo calunnie”, mentre nella serata di ieri la Saras ha emesso un comunicato nel quale ribadisce di aver operato “in modo trasparente e assolutamente rispettoso delle normative vigenti”.

RIECCO BERETTA
– Milanese e milanista, Mario Beretta, tecnico del Lecce, è uno che sa come mettere un freno all’Inter: se ne ha avuta la prova lo scorso maggio, quando, alla penultima giornata di campionato, è riuscito a far saltare i piani di festa tricolore a San Siro del popolo interista, bloccando i nerazzurri sul 2-2 con il suo Siena e costringendo la squadra di Mancini a rimandare di novanta minuti la conquista del 16esimo scudetto.Non solo, Berette fu artefice della vittoria del Parma sull'Inter nell'aprile 2006 (1-0), partita che segnò poi il viatico disastroso dei nero azzurri in quel di Villareal in un "pauroso" quarto di finale di Coppa dei Campioni. Eccolo dettare alla squadra giallorosa la ricetta per provare a fermare la corazzata interista: “Conosciamo la forza dell’Inter, per cui dovremo disputare una gara perfetta sul piano atletico e tattico per tenere in piedi una speranza di risultato, sapendo che – aggiunge – anche loro avranno dei punti deboli, perché nessuna squadra è perfetta”.

LE ULTIME – Per la prima volta, nell’elenco dei convocati dell’Inter c’è il nigeriano Obinna, che potrebbe andare in panchina. Burdisso e Cordoba nella linea difensiva con Maicon e Chivu, sembra Quaresma il favorito per partire dal primo minuto nel tridente d’attacco. Beretta si affida al 4-4-2, col debutto dal primo minuto dell’argentino Castillo a fianco di Tiribocchi. Ballottaggio in difesa per la fascia destra tra Angelo e il “neopapà” Polenghi.

Dirige l’incontro il signor Bergonzi di Genova, già quarto uomo domenica scorsa a Torino. Il fischietto ligure, alla prima direzione ufficiale stagionale con i nerazzurri. sarà coadiuvato da Giachero e Comito. Il quarto uomo sarà invece Marelli. In 12 precedenti in campionato, il Lecce è stato capace di battere l’Inter a San Siro solo nella stagione 2000-2001: 0-1, rete di Vugrinec. L’ultimo precedente, del settembre 2005, terminò 3-0 per i nerazzurri, con gol di Martins, Stankovic e Cruz. .


 Grazie al Catania, allenato dall’ex interista Walter Zenga, riuscito a strappare un prezioso 1-1 a Torino con la Juventus, l’Inter resta sola al comando della Serie A piegando con un sofferto 1-0 il Lecce al Meazza di Milano. Salato il prezzo del pari interno della Juve, slittata al quarto posto in classifica per via delle vittorie della Lazio e della sorpresa Atalanta, seconde a quota 9, uno in meno rispetto alla capolista. Ma è più dutro il verdetto di due squadre attese come protagoniste. La Fiorentina viene travolta dalla Lazio 3-0 (nella ripresa tre gol in 8 minuti), la Roma cade rovinosamente a Marassi contro il Genoa (3-1). E' il momento del Napoli: batte il Palermo 2-1 e agguanta la Juve.

MILAN E NAPOLI RISALGONO - La squadra di Reja è diventata più continua e sicura rispetto all'anno scorso. Hamsick è una garanzia e apre le marcature. Anche l'assenza di Lavezzi non si fa sentire: Zalayeta fa il 2-0 prima del rigore di Miccoli. Il Genoa sfrutta anche la superiorità numerica nella ripresa, dopo l'espulsione di De Rossi, che nel primo tempo aveva segnato il pareggio giallorosso dopo l'1-0 di Sculli. Doppietta di Milito e gerarchie rovesciate in campo e in classifica. Intanto il Milan si riavvicina al vertice. Il gioco non è convincente, ma intanto ora i risultati arrivano: a Reggio Calabria batte la Reggina 2-1 con gol di Borriello (poi uscito per infortunio) e Pato. «Sono molto contento per il gol - ha detto Pato ai microfoni di Sky -, arrivato su un grande passaggio di Kakà. Ma ora c'è l'Inter, una partita molto importante, da vincere. Se voglio giocare il derby? Certo - ha concluso il brasiliano - e voglio che la mia squadra vinca». Il Milan ha 6 punti e insieme a Genoa e Palermo è ottavo in classifica alle spalle di Catania e Udinese (7). Roma e Fiorentina hanno 4 punti, gli stessi del Lecce.

INTER E JUVE - L’Inter rimane dunque sola al comando della classifica battendo il Lecce 1-0 e grazie al pareggio della Juve. Decide il match una rete di Julio Cruz al 79'. Ma i nerazzurri faticano molto a trovare spazi e gioco. Una traversa di Ibrahimovic e un'occasione sprecata da Adriano non bastano a dare entusiasmo. Senza spazi offerti dagli avversari la squadra di Mourinho è soffocata e deve attendere invenzioni personali. Diverso il discorso della Juve di questo inizio di campionato: Sa andare in vantaggio presto ma non riesce mai a chiudere la partita. Così a Torino con il Catania, come a Firenze con i viola, viene punita. E anche a Cagliari ha rischiato di buttare via tre punti. Come nella passata stagione i bianconeri non riescono ad avere ragione dei siciliani e per la terza volta di fila il risultato finale è 1-1, con Plasmati (23' della ripresa) che pareggia l'iniziale vantaggio di Amauri (16'), al terzo gol in campionato. Nell'assalto finale la Juve è anche sfortunata: due traverse nella stessa azione, diverse mischie finite male. Ma non si capisce come mai anche cambiando i protagonisti (stasera Giovinco al debutto al posto di Nedved) non cambi l'atteggiamento: doppo l'1-0 la Juve si ferma, crea poco e quel poco lo spreca. Così rischia, anche perchè l'errore ci può essere sempre come nell'occasione del gol del Catania: cross da sinistra «bucato» prima da Legrottaglie poi da Chiellini, anche per uno strano rimbalzo del pallone.

L'Inter vola anche in trasferta
Travolto in Toro con tre gol

<b>L'Inter vola anche in trasferta<br/>Travolto in Toro con tre gol</b>

L'esultanza di Maicon

TORINO - Dopo una partenza blanda, l'Inter ha preso spunto da un autogol di Pisano (tiro di Mancini), il terzo autogol in due partite, per vincere a mani basse. Unico neo, il finale. I nerazzurri hanno mollato, il Torino ha segnato e ha colpito una traversa. Uno strepitoso gol di Maicon e un contropiede micidiale di Ibrahimovic hanno atterrato il Toro che nulla ha potuto.

I granata avevano cominciato bene, ma l'autogol di Pisano li ha stroncati e certo non hanno giocato a favore della squadra di De Biasi gli infortuni di Rosina e Corini. Poi il bel finale, con una bella prestazione di Abbruscato. L'Inter comunque è risalita in cattedra e, in vista del derby della Madonnina, ha fatto capire di voler tornare padrona del campionato.

De Biasi si è affidato a una formazione già ben collaudata, con tre attaccanti: Rosina, Amoruso e Bianchi. Il capitano non è stato fortunato: è dovuto uscire per un problema al polpaccio, solo Amoruso si è mosso bene. Mourinho ha recuperato Chivu in difesa, mentre a centrocampo J.Zanetti ha sostituito lo squalificato Muntari.

Davanti, tre punte dall'inizio: Adriano, Ibrahimovic e Mancini. Il Torino inizialente è parso meglio messo in campo, nei primi venti minuti, in cui l'Inter ha fatto parecchi errori nel gestire la palla. A centrocampo il Toro ha conquistato parecchi palloni ed è andato avanti, senza tuttavia portare reali pericoli a Julio Cesar: tiri fuori dello specchio della porta, qualche colpo di testa di Bianchi, iniziative di Amoruso senza fortuna.

Poi, l'Inter. Dopo una conclusione di Ibrahimovic, rasoterra, parato, i nerazzurri hanno preso in mano improvvisamente la partita: apertura di Adriano sulla destra per Mancini, che è andato sul fondo e ha messo in mezzo; Pisano (sfortunato) ha deviato alle spalle di Sereni. E' il terzo autogol di cui usufruisce l'Inter in questa stagione, anzi in due partite. Torino col morale a terra e raddoppio fulmineo della squadra di Mourinho nel giro di due minuti.


Vieira ha aperto su Maicon che dalla destra si è accentrato e, dal vertice dell'area, ha sparato un destro all'incrocio dei pali alla destra di Sereni, che nulla ha potuto. Un uno-due micidiale per il Torino che ha perso Rosina per infortunio. Mancini è stato anticipato da Pisano in extremis, ma l'Inter si è limitata ad amministrare la partita sino alla fine del primo tempo, da grande squadra, prima del rilassamento finale.

De Biasi ha cercato di tamponare la situazione con Barone al posto di Corini che non aveva fatto male.

Mourinho ha chiamato in causa Quaresma e Balotelli al posto di Mancini e Adriano. L'Inter si è addormentata un pò e il Torino ha attaccato: Saumel ha messo da sinistra una palla per Abbruscato che ha insaccato anticipando i centrali nerazzurri. Poi lo stesso Abbruscato ha colpito una traversa in tuffo di testa e il Torino ha chiuso in crescendo. Mourinho striglierà i suoi per la chiusura in calando.

TORINO-INTER 1-3
TORINO: Sereni; Diana, Di Loreto, Pratali, Pisano; P.Zanetti (21'st Ogbonna), Corini (1'st Barone), Saumel; Rosina (29'pt Abbruscato), Amoruso;
Bianchi. In panchina: Calderoni, Colombo, Rubin, Ventola. Allenatore: De Biasi.

INTER: J.Cesar; Maicon, Burdisso, Materazzi, Chivu; Vieira, Cambiasso, J.Zanetti; Adriano (22'st Balotelli), Ibrahimovic (43'st Cruz), Mancini (18'st Quaresma).
In panchina: Toldo, Cordoba, Rivas, Crespo.
Allenatore: Mourinho.

ARBITRO: Farina di Novi Ligure.

RETI: 24'pt aut. Pisano, 25'pt Maicon, 6'st Ibrahimovic, 31'st Abbruscato.

NOTE: giornata grigia, terreno in mediocri condizioni, spettatori 20.000 circa. Angoli 5-0 per il Torino. Ammoniti P.Zanetti, Pisano, Balotelli, Pratali. Recupero: 1'; 2'.
 

La Juve batte in casa lo Zenit
Pari per la Fiorentina a Lione

Con i russi decide una punizione di Del Piero (1-0). I viola pareggiano per 2-2 dopo aver condotto per 2-0

MILANO - La Juventus supera l'esame di russo, grazie ad una punizione di Del Piero e batte in casa per 1-0 lo Zenit San Pietroburgo nella prima partita della fase a gironi della Champions. A Lione la Fiorentina pareggia per 2-2 dopo aver condotto per 2-0. Martedì vittoria per 2-0 in Grecia dell'Inter sul Panathinaikos, mentre la Roma veniva sconfitta in casa per 2-1 dai romeni del Cluj.

JUVE VINCE A FATICA - La Juventus riabbraccia la Champions League con una vittoria. Allo stadio Olimpico di Torino la formazione bianconera ha sconfitto per 1-0 i russi dello Zenit San Pietroburgo grazie ad una rete siglata da Alessandro Del Piero al 76’ direttamente da calcio di punizione. Partita equilibrata, senza grandi emozioni, che nel primo tempo aveva regalato un’occasione da rete per parte: all’11’ Danny sciupa a un passo da Buffon, 15 minuti dopo il palo esterno ferma un colpo di testa di Camoranesi. L’Italo-argentino è stato costretto poco dopo a lasciare il campo a causa di una contusione, facendo spazio a Salihamidzic. Squadre accorte anche nella ripresa anche se, a onor del vero, lo Zenit controllava a lungo la gara con una serie di azioni che mettevano in difficoltà la difesa bianconera. Ma nel calcio sisa, contano i gol e quindi a decidere la gara è stato un calcio di punizione a girare di Del Piero che ha trafitto il portiere avversario Malafeev che, in verità, è sembrato decisamente colpevole, senza nulla togliere al grande gesto tecnico del capitano bianconero. Finale senza troppi sussulti per la retroguardia di Ranieri che saluta il ritorno nell’Europa che conta con i 3 punti.

PARI PER I VIOLA A LIONE - Un pareggio che sta stretto, quello conquistato dalla Fiorentina a Lione. Il 2-2 finale infatti è arrivato a soli 5 minuti dalla fine di una partita condotta a lungo sul 2-0 dalla squadra toscana. Che può recriminare decisamente sulla prima rete dei francesi, arrivata al termine di un azione regolare sì, ma decisamente antisportiva, visto che i francesi approfittavano di uno Zauri rimasto tramortito nell'area di rigore viola per sfuggire al fuorigioco e siglare la rete del temporaneo 1-2. Partenza ottima dei viola che al 12' sbloccavano il punteggio: splendido cross di Zauri per Gilardino che correggeva di testa con palla in fondo al sacco. Al 42' il raddoppio era servito da Mutu (perfetto cross) e Gilardino (colpo di testa ravvicinato). Al 27' il Lione accorciava le distanze. Zauri dolorante in piena area viola ma i francesi proseguivano l'azione: Benzema serviva il solissimo Piquionne che da due passi batteva Frey. Al 40' Benzema girava in rete un assist di Juninho per il definitivo 2-2.

 

 

Anche l'Italia pallonara in crisi: società iper indebitate che non riescono più a compare, abbonamenti che non crescono,diminuzione degli introiti televisivi già bruciati negli anni d'oro.....ma si continua ugualmente:

 

Crisi Milan, ma Galliani conferma
la fiducia ad Ancelotti

Seconda sconfitta consecutiva in campionato: 2 a 0 sul campo del Genoa. Il Napoli rimonta sulla Fiorentina

SONDAGGIO

Seconda sconfitta consecutiva per il Milan, Ancelotti va esonerato?

 

ROMA - Peggio, per il Milan, non poteva andare: seconda sconfitta consecutiva in campionato. La squadra rossonera ha perso 2 a 0 sul campo del Genoa. La seconda giornata ha invece proiettato Lazio e Atalanta al comando della classifica a punteggio pieno. Ottima prova della squadra di Delio Rossi che, dopo la vittoria sul Cagliari, grazie a una splendida rete, la terza in campionato, dell'argentino Zarate e al gol, anche questo di pregevole fattura di Goran Pandev, ha avuto la meglio per 2-0 di un'attenta Sampdoria, con Cassano che ha però inciso poco sulla sfida. L'Atalanta conquista, invece, i tre punti a Bologna. I nerazzurri si impongono 1-0 grazie alla rete di Guarente nel primo tempo. Vittorie importanti anche per il Lecce che ha superato, 2-0, il Chievo con una rete ad inizio ripresa di Caserta ed il raddoppio di Castillo, appena entrato in campo; e il Siena che si è imposto, sempre 2-0, sul Cagliari con una rete di Calaiò ed il raddoppio di Ghezzal. Pareggio per 1-1 tra Reggina e Torino con i gol di Amoroso e l'autorete di Di Loreto.

NEL POSTICIPO LA JUVENTUS BATTE L'UDINESE - Un gol di Amauri regala alla Juventus la prima vittoria in campionato. La squadra di Ranieri si impone per 1-0 sull'Udinese nel posticipo della seconda giornata di campionato, a decidere la partita il gol del brasiliano ex Palermo al 22' della ripresa. Ranieri sceglie la coppia Amauri-Iaquinta, in panchina Del Piero e Trezeguet. Marino si affida al 3-4-3. Parte bene la Juventus. Dopo un destro di Iaquinta, al 16' Amauri colpisce il palo di testa su cross di Camoranesi. Handanovic ha il suo da fare sui tentativi di Nedved e dei due attaccanti bianconeri, ma la difesa dell'Udinese se la cava sempre. I friulani si fanno vedere nel finale di primo tempo ma è centrale il colpo di testa di Quagliarella su cross di Di Natale. Nella ripresa ancora Juve. All'11 traversa di Poulsen, al 22' il gol di Amauri che sfrutta un rimpallo in area e con il piatto destro infila Handanovic. L'Udinese ci prova con Inler e, al 43', con Floro Flores che, solo davanti a Buffon, finisce a terra dopo un contatto con Chiellini, l'arbitro lascia correre. Finisce 1-0 per la Juventus, i bianconeri salgono a quota 4 punti, l'Udinese resta a 3.

MILAN IN AFFANO - E' rimasto solo il Cagliari a condividere l'ultimo posto in classifica con i rossoneri, che dopo due sole giornate devono già confrontarsi con la parola "crisi". La sconfitta per 2-0 sul campo del Genoa è più di un campanello d'allarme per Carlo Ancelotti. La squadra si muove poco e male, l'assortimento di assi non regala scintille. Il risultato premia la squadra migliore. Il Genoa è vivace e aggressivo, al contrario del Milan. I rossoblu provano ad innescare Diego Milito: l'argentino non lascia il segno come bomber ma si ricicla con successo come suggeritore. È suo l'assist che libera Sculli nell'area del Diavolo: Abbiati battuto, 1-0. I rossoneri "giochicchiano" in modo lento e impreciso, senza creare una vera occasione da gol. Kakà e Ronaldinho faticano a dialogare, Shevchenko non affonda. Il trio di Palloni d'oro sparisce nell'intervallo, quando Ancelotti prova a cambiare volto alla sua squadra. Fuori Ronaldinho e dentro Seedorf, fuori Shevchenko e dentro Borriello. L'attaccante italiano, ex di turno, prova a rendersi pericoloso ma sbatte contro Rubinho. Dall'altra parte si vede il solito Sculli. È lui al 59' a presentarsi davanti ad Abbiati: sinistro potente, il portiere respinge. La retroguardia del Milan accusa amnesie e regala troppo agli avversari. Al 64' ne approfitta Gasbarroni che scodella al centro un pallone da spingere in rete: nessuno arriva all'appuntamento col 2-0 e Zambrotta salva. Ancelotti cala l'ultima carta a disposizione e inserisce Pato. Al 70' il brasiliano manda subito un segnale con un colpo di testa che spedisce il pallone a fil di palo. All'83' il numero 7 ha una chance ancora più ghiotta ma non riesce a superare Rubinho. I tentativi disperati di Ambrosini e Zambrotta servono a poco, la benzina del Diavolo finisce. Il Genoa può affondare il colpo nel finale: Maldini stende Milito, rigore. E' lu stesso a segnare il 2-0, e il Milan esce in ginocchio in ginocchio.

GALLIANI: «ANCELOTTI RESTA» - Adriano Galliani, sul fatto che Ancelotti resti sulla panchina del Milan, comunque non ha dubbi e lo ribadisce: «Assolutamente sì, però non è che ve lo posso dire tutte le volte perchè diventa stucchevole. D'ora in poi non ve lo dirò più ma non è perché cambierò opinione: è l'ultima volta che ve lo dico. Certo che Ancelotti rimane in panchina». «Quali sono i rimedi? Lavorare e uscire da questo problema, se le Nazionali ce lo consentiranno... Adesso - prosegue Galliani - abbiamo tre settimane tutte per noi. Non è una scusante, ma finora il nostro campionato non è iniziato perchè non siamo mai riusciti a lavorare tutti insieme per gli impegni delle Nazionali».

LA RIMONTA DEL NAPOLI - Anche se le curve erano vuote il Napoli al San Paolo contro la Fiorentina ha fatto tutto quello che doveva fare. Finisce 2-1 per i partenopei, che vanno al riposo sotto di un gol (Mutu) e rimontano nella ripresa grazie ad Hamsik e all'ex viola Maggio. Un successo che proietta la squadra di Reja nelle parti alte della classifica con 4 punti. I viola restano invece fermi a un punto. Poche occasioni nella prima mezz'ora ma ritmi alti e alcuni spunti individuali interessanti. La retroguardia viola, senza l'infortunato Gamberini e con l'inedita coppia di centrali formata da Dainelli e Da Costa (preferito a Kroldrup), fa fatica a contenere l'estro di Ezequiel Lavezzi. Le emozioni vere, però, si concentrano tutte negli ultimi 10 minuti del primo tempo. Fra il 36' e il 37' tremano le traverse: Gilardino si procura una punizione dal limite e Mutu centra l'incrocio dei pali con un destro potente a giro; poi, sul capovolgimento di fronte, Frey compie un miracolo sulla prima conclusione da distanza ravvicinata di Hamsik e Lavezzi sul tap-in si divora un gol giá fatto limitandosi a pareggiare il conto dei legni. Lo spettacolo prosegue al 40' e questa volta la coppia d'assi viola non sbaglia: Gilardino ispira con uno splendido colpo di tacco l'incursione di Mutu (in posizione dubbia), il romeno di sinistro anticipa Iezzo e manda al riposo i suoi in vantaggio di un gol. Il match cambia volto nella ripresa: al 48' Lavezzi si fa perdonare il clamoroso errore del primo tempo seminando il panico sulla destra e pennellando al centro per il solito Hamsik, che pareggia anche il conto dei gol. Poi, al 71', i partenopei mettono la freccia: ennesima sgroppata di Vitale sulla sinistra e palla al centro, Da Costa prolunga e serve un involontario assist per Maggio che di testa punisce Frey. Prandelli, sotto di un gol, corre ai ripari: fuori uno stanco Mutu e dentro Osvaldo, dentro anche Pazzini per Montolivo. La Fiorentina aumenta la pressione e a -10 dal termine reclama per un sospetto contatto in area fra Cannavaro e Gilardino. Iezzo fa buona guardia su un'incornata di Pazzini (84') e si ripete su un secondo tentativo della punta viola cinque minuti più tardi. Forcing confuso della Fiorentina nei 2' di recupero, ma il risultato non cambia.

GLI ANTICIPI DEL SABATO - Anticipi nel segno dello spettacolo e dei grandi gol. Nel pomeriggio di sabato la Roma priva di Totti paga dazio a Palermo. Un super Miccoli, autore di una doppietta, stende i giallorossi, al secondo passo falso consecutivo dopo il pareggio ottenuto settimana scorsa in casa contro il Napoli. Primi punti ed esordio col botto per Ballardini, il tecnico rosanero scelto dal patron Zamparini per sostituire in panchina Colantuono.

INTER GRINTOSA - L'episodio chiave di San Siro è al 3' del secondo tempo, quando una lunga rimessa laterale di Maicon viene deviata di testa dal difensore catanese Terlizzi; la palla sbatte contro l'interno del palo prima che il portiere Bizzarri la blocci. Nemmeno i replay chiariscono se il pallone abbia o meno varcato interamente la linea.
Gara vivace e ricca di colpi di scena. Al 42' del primo tempo il vantaggio del Catania con Plasmati che gira di testa in rete un perfetto cross di Tedesco. Un minuto dopo il pareggio nerazzurro con la «trivela» di Quaresma, specialità del calciatore portoghese. Al 45' Muntari viene espulso dal direttore di gara per un manata in faccia a Tedesco (ammonito). Al 3' della ripresa Inter avanti nel punteggio con l'autorete-giallo di Terlizzi.
 

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DOMINIO ROSANERO - Al «Renzo Barbera» i giallorossi partono forte e trovano il vantaggio all’8’ con gol di Julio Baptista (su assist di Okaka), ma poi è un dominio rosanero. Pareggio di Miccoli al 20’ con un gran tiro dalla distanza; Miccoli raddoppia al 56’ concretizzando al meglio una verticalizzazione di Simplicio che ruba palla a Pizarro a centrocampo e appoggia al fantasista salentino. Cavani al 72’ fissa il risultato. Da segnalare l’infortunio a Daniele De Rossi, costretto ad uscire dal campo al 38’ per una presunta contrattura al collo e sostituito da Brighi.

 

Crolla il Milan, il Napoli frena la Roma
e Gila fredda gli entusiasmi della Juve.Spopolano le "due parole su Ronaldinho..." de "90 minuto" tornato alla RAI dopo 3 anni. Enorme successo per il calcio gratis via web.

Ronaldinho: «È un peccato aver perso»; Sheva: «Sono dispiaciuto». Trionfa il Torino contro il Lecce (3-0)

 

Juventus e Fiorentina pareggiano 1-1 nel posticipo della prima giornata del campionato di Serie A. Allo stadio Artemio Franchi di Firenze i bianconeri sbloccano al 39’ con Nedved che di sinistro raccoglie un cross rasoterra di Grygera dalla destra. Nella ripresa i viola si trovano in dieci uomini per l’espulsione all’83’ di Felipe Melo per un fallo a centrocampo su Poulsen. Il pareggio della squadra di casa arriva allo scadere (89’) con una girata di destro in area di Gilardino. «Mi sento bene fisicamente e psicologicamente e ho il grande appoggio del pubblico e dei compagni - ha detto l'attaccante - Sono contento. Peccato perché sull'1 a 0 ho avuto qualche occasione che non ho sfruttato al meglio. Poi è arrivato il gol, ma se insistevamo un po' di più potevamo vincere».

Il Milan di Ronaldinho e Shevchenko crolla sul campo di San Siro. Il Bologna ha battuto i padroni di casa per 2-1. La squadra neo-promossa in Serie A è andata in vantaggio al 18’ del primo tempo con Di Vaio, poi Ambrosini ha recuperato al 41’. Ma nel secondo tempo la sconfitta con il gol di Valiani al 34'.

Nessuna vittoria delle «grandi» nella prima giornata di campionato. Dopo il pareggio dell'Inter con la Samp, nell'anticipo serale di sabato, anche la Roma è stata bloccata dal Napoli con Hamsik, dopo il vantaggio di Aquilani. Un Napoli per quasi un tempo in inferiorità numerica, a causa dell'espulsione di Santacroce. Ma la partita Roma - Napoli è stata segnata da un prepartita, caratterizzato da atti di vandalismo alle stazioni alla partenza e all'arrivo del treno che trasportava i tifosi azzurri.

Trionfa il Torino all'Olimpico contro il Lecce per 3-0 (rigore di Rosina e due gol Zanetti e Bianchi). Vittoria netta anche per la Lazio contro il Cagliari battuto per 1-4. Doppietta di Zarate, i gol di Foggia e Pandev. Vittorie casalinghe di misura per l'Atalanta, che batte il Siena con un gol di Padoin, e per il Catania, che supera il Genoa con una rete di Mascara. Ottimo esordio anche per l'altra neopromossa Chievo, che in casa supera 2-1 la Reggina (rigori di Corradi e Marcolini, gol vittoria di Italiano).

ANCELOTTI - È comunque soddisfatto della sua squadra il tecnico del Milan, Carlo Ancelotti: «Non credo che ci siano state grosse mancanze. È stata una buona partita, un po' strana, un po' atipica. Abbiamo attaccato per 90' e siamo stati puniti eccessivamente in due occasioni in cui Bologna ha avuto più lucidità». Nessun dramma per la sconfitta in casa con il Bologna, «sono le sorprese di inizio campionato, quando ci sono squadre non al top che trovano squadre più preparate come il Bologna oggi» ha detto il ct rossonero.

RONALDINHO: «PECCATO» - «È un peccato perdere una partita così alla prima, davanti al nostro pubblico». È il commento deluso di Ronaldinho al suo esordio in maglia rossonera. «Ma c'è tutto un campionato, dobbiamo continuare a lavorare per trovare il ritmo giusto» aggiunge il brasiliano.

SHEVA: «SONO DISPIACIUTO» - Mostra una certa delusione anche Andryi Shevchenko di ritorno a San Siro dopo la parentesi al Chelsea. «Sicuramente non me l'aspettavo questo risultato, sono dispiaciuto, il Milan ha giocato bene e creato tanto» ha detto l'attaccante che ha voluto ringraziare i tifosi. «È stata una grande emozione. Non me l'aspettavo così, sono stati fantastici» ha aggiunto Sheva.

SPALLETTI - Più critico il tecnico della Roma, Luciano Spalletti, che dà un giudizio positivo alla sua squadra, ma con riserva. «Ha giocato complessivamente una buona partita, anche se psicologicamente e di spirito deve fare dei miglioramenti. La gara l'abbiamo fatta bene e poi c'è stato un episodio e questo mi da fastidio» ha detto Spalletti. «L'espulsione ha determinato uno sviluppo diverso, loro sono tornati in partita e poi è stata incerta e aperta a qualsiasi risultato fino alla fine» ha spiegato il ct.

GLI ANTICIPI - Il tanto atteso debutto di Mourinho non c'è stato. È stato un successo a metà, perché il gol di Ibrahimovic non è bastato a portare l'Inter alla vittoria contro la Sampdoria. La prima partita dei Campioni d'Italia si è infatti fermata sull'1-1. Al 33' del primo tempo Ibrahimovic ha portato in vantaggio l'Inter, ma Delvecchio ha rimontato la situazione al 23' del secondo tempo, firmando il pareggio. La prima vittoria del nuovo campionato è dell'Udinese che ha battuto per 3-1 il Palermo nell'anticipo pomeridiano della prima giornata di serie A. Le reti dei padroni di casa portano le firme di Di Natale (9' pt e 34' pt) e Inler (26' st). Il gol del Palermo è di Bresciano, al 24' del secondo tempo. «Sono stati bravi i ragazzi, il merito è loro». Un modesto Totò Di Natale, autore di una doppietta, commenfa a Sky Sport la vittoria contro il Palermo. L'obiettivo del 2008/2009? «I 40 punti per salvarci, ci sono tante partite».

 

 
 
 
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

 

 

LE RECENSIONI
DEL MESE di Rosy

 Ro
 
Lo stupro delle Fräulein
Donne cercano di sopravvivere nella città distrutta dalle bombe
Germania, un film rompe un tabù: le donne violentate dai soldati russi furono milioni
LORRAINE ROSSIGNOL
BERLINO
Ci sono. Questa volta è sicuro. Nella Berlino assediata alla fine dell’aprile 1945 non si parla d’altro. L’improvvisa amplificazione dei tiri di artiglieria non lascia dubbi. I russi sono arrivati. Rintanate, insieme ai vecchi e ai bambini, nel buio delle cantine e dei bunker, senza notizie dei loro uomini al fronte, le donne della capitale del Terzo Reich sanno che cosa aspettarsi. La propaganda nazista contro «quelle bestie dei russi» ha ottenuto il suo scopo. I soldati russi, spesso provenienti da paesini della Siberia, del Caucaso o della Mongolia, vogliono le donne, simbolo della loro vittoria sulla Germania hitleriana. Madri di famiglia, adolescenti, sessantenni... tutte corrispondono all’idea che gli «Ivan» - come li chiamano - hanno delle «deutsche Fräulein».

Che saranno strappate dalle loro topaie e trascinate negli angoli bui, negli androni, nelle scale, per essere violentate. Gli storici parlano di centomila stupri commessi a Berlino tra l’aprile e il settembre 1945 e di due milioni di tedesche violentate sul fronte sovietico. Da allora sono passati quasi 65 anni. Ogni famiglia tedesca porta questo dramma impresso nella memoria. Nessuno però ha mai osato parlarne (soprattutto all’Est, dov’era proibito criticare il «grande fratello» russo). Troppo forti l’umiliazione, la vergogna, il dolore. Il tabù sembrava insuperabile. Tanto più che, rispetto ai crimini commessi dai nazisti, un tacito divieto impediva ai tedeschi di evocare le proprie sofferenze: sarebbero stati accusati di revisionismo. Oggi però la parola sembra essersi liberata delle catene.

Badando sempre a ricordare la responsabilità iniziale del nazimo, telefilm e documentari cominciano a evocare il tributo pagato dai tedeschi al loro Führer e agli alleati: il bombardamento di Dresda, l’affondamento della nave Gustloff con i suoi diecimila passeggeri, l’espulsione di 12 milioni di tedeschi dai territori orientali. Con il film «Anonyma, una donna a Berlino», di Max Färberböck, protagonista Nina Ross, per la prima volta viene affrontato al cinema il tema degli stupri di massa commessi dai russi nel 1945. Il film è l’adattamento cinematografico di «Une femme à Berlin» (Gallimard 2006), il diario tenuto tra il 20 aprile e il 22 giugno 1945 da Marta Hillers (1911-2001), una giornalista berlinese che all’epoca dei fatti aveva 34 anni e racconta la quotidianità nella capitale nazista consegnata ai russi: l’assenza di acqua corrente e di elettricità, la ricerca del cibo, i razionamenti, i saccheggi. Nulla di eccezionale, di diari simili ce ne sono molti.

Ma la testimonianza della giornalista resta senza uguali perché, mescolando lucidità e cinismo a una precisione rigorosa, Marta Hillers rende conto, giorno dopo giorno, degli stupri che subisce. Il film cerca di raccontare al grande pubblico l’irraccontabile, fornendone una versione un po’ edulcorata e trasformando in storia d’amore una relazione sostanzialmente pragmatica: quella che la giornalista berlinese ha cercato e intrattenuto, dopo essere stata violentata da diversi «Ivan», con un maggiore dell’Armata rossa. «Come Marta Hillers molte tedesche hanno usato questa strategia: se il destino era essere violentate, tanto valeva esserlo sempre dallo stesso uomo, possibilmente qualcuno la cui autorità tenesse gli altri a distanza e assicurasse protezione e sostentamento. Le madri di famiglia, in particolare, vi hanno visto un mezzo per nutrire i figli», spiega la giornalista Ingeborg Jacobs, che ha appena pubblicato «Freiwild» («Prede», edizioni Propyläen), un’inchiesta per la quale ha incontrato quasi duecento donne violentate dai russi nel 1945.

«La storia di Anonyma è un po’ quella di mia madre», racconta Ingrid Holzhüer. Aveva nove anni quando i russi arrivarono a Vogelsdorf, un paese non lontano da Berlino dove si erano rifugiate dopo che l’appartamento della famiglia nella capitale era stato distrutto dalle bombe. «Era una signora particolarmente carina, i russi l’hanno subito individuata. E tornavano tutte le notti, con i pantaloni già aperti. La sentivo supplicarli, chiedere aiuto... Poi divenne l’amante di un alto grado, che ci prese sotto la sua ala». Molto diffusa, questa strategia di sopravvivenza sarà molto mal vista nella Germania del dopoguerra. Gli uomini che tornano dal fronte «si allontanano dalle loro mogli o fidanzate, che considerano sporche o indegne», racconta Ingeborg Jacobs. «Siete peggio delle cagne», sbotta l’amico di Marta Hillers, quando lei gli fa leggere il diario.

Sarà pubblicato negli Stati Uniti nel 1954. E dovranno passare altri cinque anni prima che una casa editrice svizzera pubblichi una versione tedesca, che fece grande scandalo. Marta Hillers fu accusata di essere una «prostituta», per tutta la vita si nascose dietro lo pseudonimo «Anonyma», anonima. La sua vera identità fu scoperta dalla stampa soltanto nel 2003, due anni dopo la sua morte.
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Golden Army

HELLBOY - THE GOLDEN ARMY - Uscita: 16 luglio 2008

Genere: Action-Thriller

Cast: Ron Perlman, Selma Blair, Doug Jones, Luke Goss

Diretto da: Guillermo del Toro

Sceneggiatura di: Guillermo del Toro

Storia di: Guillermo del Toro & Mike Mignola

Tratto dal Fumetto

Dark Horse di: Mike Mignola

Prodotto da: Lawrence Gordon, Lloyd Levin, Mike Richardson

Produttore Esecutivo: Chris Symes

 

Con la sua caratteristica mescolanza di azione, umorismo e personaggi spettacolari, la saga dell'intrepido eroe che proviene dall'Inferno, continua in questo sequel: Hellboy - The Golden Army , diretto dal regista nominato all' Oscar® Guillermo del Toro ( Pan's Labyrinth ,  Hellboy ), e caratterizzato da muscoli ancora più grandi, da armi ancora più sofisticate e da esseri ancora più malvagi.

 

Dopo la rottura di un'antica tregua fra la razza umana e l'invisibile regno fantastico, l'Inferno sta per scatenarsi ancora una volta sulla Terra. Un leader spietato che calpesta i due mondi, sfida la sua stirpe, e risveglia un'indomito esercito di creature. Toccherà quindi al supereroe più forte del pianeta combattere contro il sanguinario dittatore e i suoi predoni. Che sia rosso, che abbia le corna, che sia in fondo un incompreso, solo Hellboy (Ron Perlman) può toglierlo di mezzo.

 

La squadra del Bureau for Paranormal Research and Defense (Dipartimento per la Ricerca Paranormale e la Difesa) , composta dalla pirocinetica fidanzata Liz (Selma Blair), dal mutante acquatico Abe (Doug Jones) e dal mistico protoplasmatico Johann, si muoverà fra la superfice terrestre e la magica area invisibile dove le creature fantastiche acquistano un corpo. Hellboy, una creatura di due mondi che non è accettato da nessuno di essi, deve scegliere fra la vita che conosce e l'ignoto destino che lo attende.

Note di produzione

Nel 2004, il visionario regista e sceneggiatore GUILLERMO DEL TORO ha portato sul grande schermo l'eroe del fumetto di MIKE MIGNOLA Hellboy (RON PERLMAN di Blade II , Alien: la clonazione ). Il muscolosissimo agente segreto, con tanto di corna, coda e caratteraccio, era un Signor nessuno che sarebbe diventato il favorito di tanti ragazzi a appassionati del genere in tutto il mondo, compreso del Toro. Del Toro ha fatto conoscere il riluttante combattente del crimine ad un pubblico globale con la pellicola Hellboy , e lo spirito del film, le splendide scene d‘azione e gli ingegnosi effetti speciali lo hanno trasformato in un successo commerciale e di critica apprezzato sia dagli amanti del fumetto che dal pubblico in genere.

L'odissea epica del cineasta continua con l‘action-thriller Hellboy: The Golden Army , film che segue il suo capolavoro del 2006, vincitore di tre Oscar ® Il labirinto del fauno . Con muscoli più grandi, armi più potenti, moltitudini di mostri e un piccolo conflitto domestico, ritorna il nostro eroe rosso amante dei gattini. E questa volta prenderà a calci nel sedere molti più cattivi.

Hellboy combatte la giusta battaglia quando il dovere lo chiama attraverso il suo ‚datore di lavoro‘: il top-secret Bureau for Paranormal Research and Defense (Istituto per la Ricerca e Difesa del Paranormale - un'agenzia clandestina creata nel 1943 da Roosevelt che utilizza tecnologie segrete, poteri misteriosi e una rete di operativi con poteri fuori dal comune per difendere il mondo dai più violenti esseri soprannaturali — noto anche come B.P.R.D. Preferirebbe di gran lunga starsene rilassato a fumare un sigaro, bere una birra confezione da sei, con la sua pirocinetica fidanzata Liz Sherman (SELMA BLAIR di La rivincita delle bionde , In Good Company ) e i loro innumerevoli gatti. Ma il destino ha in serbo per loro progetti più importanti.

Con la rottura di un'antica tregua tra l'umanità e i figli originari della Terra, sta per scatenarsi un putiferio. L'anarchico Principe degli inferi Nuada (LUKE GOSS di Blade II , Unearthed ) si è stancato di secoli di rispetto e ubbidienza verso il genere umano. Trama di risvegliare un esercito di macchine assassine a lungo sopite per riavere quello che appartiene al suo popolo; tutte le creature magiche dovranno essere libere di aggirarsi di nuovo per il mondo. Solo Hellboy può fermare il tenebroso sovrano e salvare il nostro mondo dalla distruzione.

Si uniscono all'arguto demone dagli occhi d'ambra e alla sua infiammabile fidanzata gli interpreti principali del precedente Hellboy — tra cui il sensitivo e brillante essere anfibio del Bureau Abe Sapien (DOUG JONES di Il labirinto del fauno , I fantastici Quattro e Silver Surfer ) e il burocrate del B.P.R.D. Tom Manning (JEFFREY TAMBOR di Superhero Movie , Ti presento i miei ). Anche l'acclamato attore JOHN HURT ( Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo , V per Vendetta ) torna in questo nuovissimo episodio del franchise nei panni del padre ‚adottivo‘ di Hellboy (quello che lo ha salvato dai Nazisti) il Professor Trevor Broom. Nuova della squadra è la faccia, ora pubblica, del prima clandestino medium ectoplasmico del B.P.R.D., Johann Krauss, ruolo condiviso da JOHN ALEXANDER ( Mighty Joe Young , Gorilla nella nebbia : la storia di Dian Fossey ) e dall‘esordiente JAMES DODD; la voce di Krauss è di SETH M AC FARLANE, creatore del grande successo della FOX Family Guy e voce maschile di tanti personaggi di questa serie televisiva.

Il crudele desiderio di vendetta di Nuada è bilanciato dalla regale compassione della sua gemella, la bella ed eterea Principessa Nuala (ANNA WALTON di The Mutant Chronicles , A Girl and a Gun ). ROY DOTRICE ( Il cacciatore di alieni , Amadeus ) interpreta il loro angosciato padre Re Balor e BRIAN STEELE ( Hellboy ) veste i panni dello scagnozzo del Principe, Wink, e di molti altri personaggi secondari del mondo creato da del Toro. L'artista del movimento Jones si unisce a Steele nell'interpretare varie bestie, tra cui il più alto Ciambellano di corte del re e quella straordinaria creatura che è l'Angelo della Morte.

Per questa battaglia, il B.P.R.D. deve viaggiare tra gli strati superficiali della terra abitati dagli umani e quelli magici sotterranei in cui regnano creature della fantasia. E Hellboy, creatura di entrambi i mondi, ma emarginato da tutti e due, deve scegliere tra la vita che conosce e un ignoto destino che lo chiama.

La troupe dietro la macchina da presa di Hellboy: The Golden Army è una stimata squadra di artisti, tra i quali ci sono collaboratori di lunga data di del Toro: il direttore della fotografia, premio Oscar ®, GUILLERMO NAVARRO ( Il labirinto del fauno , Una notte al museo ), lo scenografo STEPHEN SCOTT ( Hellboy , Doom ), il montatore BERNAT VILAPLANA ( Il labirinto del fauno , La Monja ) e il responsabile delle creature e degli effetti speciali di make-up MIKE ELIZALDE ( Hellboy , X-Men: Conflitto finale ). Si uniscono alla troupe del film per questo episodio di Hellboy : la costumista SAMMY SHELDON ( V per Vendetta , Black Hawk Down – Black Hawduk abbattuto ), il supervisore agli effetti speciali MICHAEL J. WASSEL ( Un'impresa da dio, Fast and Furious 2 ) e il compositore, candidato per tre volte all‘Oscar ®, DANNY ELFMAN ( Spider-Man 2 , Wanted ).

Con una sceneggiatura di del Toro, il soggetto di Hellboy: The Golden Army è stato scritto da del Toro & Mike Mignola, dal fumetto edito dalla Dark Horse creato dal co-produttore esecutivo Mignola. Ritornano per questo film i noti produttori LAWRENCE GORDON ( Hellboy , Tomb Raider , Die Hard – Trappola di cristallo ), Lloyd Levin ( Hellboy , United 93 ) e il presidente e fondatore della Dark Horse Comics MIKE RICHARDSON ( Hellboy , 30 Days of Night ). CHRIS SYMES ( Resident Evil , Alien vs. Predator ) è il produttore esecutivo.

I PERSONAGGI PRINCIPALI

 

Hellboy

Nato tra le fiamme dell'inferno e portato sulla Terra da piccolo per perpetrare il male, Hellboy è stato salvato da oscure forze Naziste dal benevolo Dr. Trevor Broom che lo ha cresciuto per farlo diventare il più inverosimile degli eroi. Adesso tocca al supereroe più duro e impetuoso del pianeta, a questo amante dei gattini, combattere contro un principe crudele e il suo esercito di macchine assassine. Sarà pure rosso, cornuto e incompreso, ma quando hai bisogno di un lavoro ben fatto, è il momento di chiamare in causa Hellboy. E non guasta il fatto che questo enorme gigante abbia un braccio ‘speciale' (una mazza virtuale sotto forma di un'invulnerabile pietra rossa attaccata al suo avambraccio). Se questo non basta, lui ha “Big Baby”, un ibrido di fucile/revolver con pallottole grandi quanto barattoli di pappa per neonati.

Liz

La pirocinetica Liz Sherman ha soltanto cominciato a conoscere e usare i grandiosi poteri che si sono manifestati per la prima volta quando aveva 11 anni e che hanno tragicamente distrutto la sua famiglia. Emarginata e scansata da piccola a causa di questo suo ‘dono', la timida Liz ha trovato non solo una casa nel B.P.R.D., ma anche l'amore della sua vita in Hellboy. Stanca di sentirsi come un fenomeno da baraccone, Liz accetta di unirsi alla squadra e di non tenere più nascosti i suoi poteri. All'occorrenza, ripete ad alta voce: “Il fuoco non è mio nemico, il fuoco è in me. Il fuoco sono io” per lanciare una scarica di fiamme contro qualunque nemico minacci amici o innocenti.

Abe

Essere acquatico che ha circa 150 anni, il brillante Abe Sapien ha il potere psicogeno di leggere gli oggetti e di conoscere il loro passato e futuro. La smodata gentilezza di Abe, consumato gentleman, è uguagliata solo dalla sua passione per le deliziose uova marce. L' “Ichthyo Sapien” deve usare un Polmone-Aqua per fornire ossigeno al suo corpo quando è fuori dall'acqua e mantiene un posto molto speciale nel suo cuore per la misteriosa Principessa Nuala che condivide alcune delle sue qualità e il suo senso di giustizia.

Johann

Nuovo membro del B.P.R.D., Johann Krauss è un medium protoplasmico che può brevemente prendere il controllo di entità, sia meccaniche che organiche, e riattivare i loro sensi neurali. Addestrato all'arte della teleplastia e vestito di una spessa tuta di contenimento che impedisce la fuoriuscita dei suoi ectoplasmi gassosi, la capacità di Johann di abitare l'inanimato sarà molto utile a Hellboy, Liz e Abe mentre questi sono alla ricerca dei mostri che si aggirano nell'oscurità della notte…

Manning

L'agente speciale Tom Manning, il più importante collegamento del B.P.R.D. con l'FBI, ha trascorso decenni a tenere nascosta al pubblico l'esistenza del gruppo segreto di supereroi. Anche se ha evitato alla squadra molte catastrofi davanti all'opinione pubblica (e ha eluso molte domande e curiosità dei tabloid avidi di dare notizie su un uomo-diavolo) l'agente speciale Manning è stato infine travolto dagli exploit ‘pubblici' di Hellboy a Manhattan. Ora che l'esistenza del B.P.R.D. si è rivelata agli occhi di un mondo sbalordito, il lavoro di Manning è a rischio e Washington pretende che sia Johann Krauss il nuovo volto pubblico dell'agenzia prima segreta.

Principe Nuada

Leader crudele che minaccia sia il mondo di sopra che quello di sotto, il Principe Nuada ha disobbedito ai predecessori del suo stesso sangue per risvegliare un inarrestabile esercito di creature noto come il Golden Army, l'esercito d'oro. E' ritornato dall'esilio al regno di Bethmoora per rivendicare la terra e la libertà che lui crede siano state tolte al suo popolo. Perché questo avvenga, Nuada sa di aver bisogno dell'aiuto dei buoni, dei cattivi e … dei cattivissimi.

Principessa Nuala

La Principessa Nuala, bellezza esile e senza tempo, ha una strana somiglianza con il suo brutale fratello gemello, il Principe Nuada – fino alle piccole cicatrici che rovinano il suo viso perfetto. Lei è la parte femminile benevola della malvagia componente maschile di suo fratello. Figlia preferita di Re Balor, a Nuala è stato affidato l'ultimo pezzo della Corona Reale di Bethmoora, un tesoro d'oro che porterà la pace nell'universo o segnerà la sua distruzione.

Wink

Mostruoso attendente del Principe Nuada, il troll Wink esegue gli ordini del suo viscido padrone – a prescindere da quanto violente siano le istruzioni. Da aiutare a liberare un'orda di fatine dei denti su una folla innocente a perlustrare il Mercato dei Troll in cerca di una rissa, Wink è una creatura viscida e orrenda. Il suo enorme pugno con la mazza di ferro estendibile fa il paio con la ‘speciale' mano destra di Hellboy.

L' Angelo della Morte

L'Angelo della Morte, terrificante e senza tempo, ha atteso nella sua tana sotterranea per anni incalcolabili per rivelare a Liz e Hellboy una profezia che riguarda e influenza il loro oggi e il futuro del mondo. Con un cuore fatto esclusivamente di polvere e sabbia – e la sola occasionale compagnia del Goblin di Bethmoora — darà ai due membri del B.P.R.D. la possibilità di scegliere: conquistare una nuova vita o inaugurare un'era di morte.


 

LA PRODUZIONE

 

Più grande, più cattivo... ma ancora rosso:

ritorna Hellboy

Le prime avventure di Hellboy sono state pubblicate dalla Dark Horse Comics nel 1994. L'esordio come regista cinematografico di Guillermo del Toro è avvenuto un anno prima con il film horror, acclamato dalla critica, Cronos , con Ron Perlman nei panni del malvivente alla ricerca di un dispositivo per l'immortalità. Mentre il lavoro di del Toro attirava l'attenzione internazionale, il regista ha tenuto d'occhio la creazione di Mignola come possibile futuro film. “Sono sempre stato un ammiratore di Mike Mignola” dice il regista. “Mi sono innamorato del suo lavoro d'atmosfera, meditativo, gotico. Quando stavo girando Mimic nel 1997, la parte più bella della giornata era andare al negozio di fumetti a cercare i numeri di Hellboy . Al tempo ho pensato che stava prendendo la giusta direzione per diventare un film.“

Del Toro ammette di aver immaginato la versione filmica di Hellboy proprio come Mignola l'aveva scritta nei suoi fumetti: “un operaio – idraulico o elettricista – che arriva con la scatola degli attrezzi e dice ‚Dov'è la perdita?‘ e va a ripararla. Ma lui è un investigatore sfinito, riluttante; il suo metodo di investigazione è ridurre i mostri in poltiglia.”

L'interesse del cineasta nel trasformare il demone in una star cinematografica ha sorpreso il pragmatico Mignola, che credeva che le storie dei suoi antieroi sarebbero rimaste per sempre sulla pagina.“Non ho mai creduto che, nemmeno fra un miliardo di anni, Hellboy sarebbe diventato un film, e quando se ne è discusso ho detto ‚Certo, buona fortuna‘. Ma quando ho conosciuto Guillermo, ho subito capito che se qualcuno avrebbe mai dovuto farlo, speravo veramente fosse lui. Siamo stati subito d'accordo sul fatto che Hellboy doveva essere Ron Perlman.”

In un mondo di eroi che ostentano corpi cesellati e bellezza e professano valori tutti americani, il pubblico ha trovato una piacevole novità vedere un bravo ragazzo così, beh, brutto. Il produttore Mike Richardson dice: “Hellboy non è il solito supereroe. Questo è un personaggio che ha le corna e la coda e sembra il diavolo; si rade e si spunta le corna per cercare di sembrare più umano possibile. Lui è un eroe colletto-blu che vuole solo essere uno di noi.“

Nel corso dei cinque anni di sviluppo preceduti al via libera per Hellboy , la squadra creativa dietro al progetto ha mantenuto la concentrazione. “In quel periodo sono arrivate alcune offerte per fare Hellboy ” ricorda il produttore di blockbuster Lawrence Gordon, “ma erano circa cinque anni prima che Guillermo si creasse un curriculum e dei precedenti commerciali per fare il film nel modo in cui lui lo immaginava. La sua credibilità come artista e il successo dei film che ha realizzato durante quegli anni - La spina del diavolo e Blade II — sono stati determinanti.”

Il primo film, con Ron Perlman, Selma Blair, Doug Jones e Jeffrey Tambor come membri dell'elitario B.P.R.D. è stato prodotto da Revolution Studios con Dark Horse Entertainment, Lawrence Gordon Productions e Starlite Films. Ha ottenuto un solido successo commerciale e ha incassato un totale di 100 milioni di dollari al botteghino internazionale, oltre a trovare un pubblico foltissimo attraverso la vendita di DVD.

Con figure importanti nel mondo dell‘action-thriller e il crescente successo internazionale di del Toro riscosso con la favola per adulti Il labirinto del fauno , del Toro aveva finalmente il potere per avere via libera per il secondo capitolo delle avventure di Hellboy. Dei cambiamenti nell'industria cinematografica, tuttavia, hanno portato il sequel di Hellboy a una nuova società di produzione. “Dato che la Revolution ha chiuso i battenti, siamo stati in grado di ri-portare il sequel alla Universal dove, molti anni prima, avevamo iniziato a sviluppare Hellboy ” dice il produttore Lloyd Levin. “L'opportunità di fare il sequel con la Universal è stata per noi una grande gioia perché avevamo sempre desiderato che Hellboy facesse parte della grande famiglia della Universal Monsters.” (Non a caso, ogni domenica da bambino del Toro andava a vedere al cinema della sua città due film degli Universal Monster, da Frankenstein a Il mostro della laguna nera ).

Questa volta, del Toro voleva raccontare la storia di Red (il soprannome che Liz ha dato a Hellboy) in una scala più grande, includendo molte più creature che abitavano l'universo che Mignola aveva creato. Il produttore Gordon dice “lui mangia, dorme e respira cinema” e ammette che aspirava a portare Hellboy sia negli angoli oscuri del mondo fantastico che all'aperto per un pubblico beatamente ignorante. Come già precedentemente, ha progettato almeno metà dei goblin immaginati, dei troll e delle creature della notte per essere interpretati da attori con un trucco prostetico eleboratissimo. I burattinai avrebbero aumentato il range dei loro movimenti con animatronic radio-controllati.

“L'universo di Mignola richiede alle creature una componente fisica molto forte” dice del Toro. Specialmente quando quel mondo comprende anche esseri nati dall'immaginazione di del Toro, come il fedele servitore e scagnozzo del Principe Nuada, il troll Wink; l'enigmatico e alato Angelo della Morte; e una serie di altri goblin, ciambellani e cattivi.

Scrivendo la sceneggiatura del sequel, del Toro ha capito di aver di nuovo bisogno di effetti generati al computer (CGI) da usare quando gli effetti fisici o meccanici non erano possibili. La Double Negative Visual Effects è salita a bordo per eseguire la sua idea dello spietato robotico Esercito d‘Oro che il Re con un braccio solo Balor, sovrano di Bethmoora, ha creato un millennio prima, oltre all'inarrestabile creatura Elementale e ad altri effetti fantastici.

Per Hellboy II , del Toro e Mignola volevano nella storia più strati e livelli di quanti non fossero riusciti a realizzare in Hellboy , perché questa volta non dovevano più preoccuparsi della storia delle origini ben narrata dal primo film.“Mitologia e folklore sono sempre stati presenti nei fumetti di ‘ Hellboy ', ma nel primo film non li abbiamo mostrati“ nota Mignola. „Così invece di Rasputin, dei Nazi, di scienziati matti e di roba del genere di H.P. Lovecraft, abbiamo optato per il soprannaturale.“

Dopo aver lavorato al soggetto e alle linee guida della storia con Mignola, del Toro ha trascorso due anni e mezzo a scrivere la sceneggiatura di Hellboy: The Golden Army . Ha ignorato le solite convenzioni dei sequel, dato che la storia delle origini dell'eroe e dello sfondo era stata già narrata nel primo film, e si è concentrato sul racconto di una favola dark in cui il mondo di creature magiche che hanno vissuto per secoli al di sotto degli uomini, alla fine ne hanno abbastanza e iniziano una rivolta. Era tempo per Hellboy di fare una scelta: da quale parte della barricata sta?

“Non c'era bisogno di ricapitolare o rispiegare chi fossero tutti” dice del Toro. “Siamo andati avanti. E‘ una storia completamente nuova, una favola dark, toccante. Si può prendere l'aspetto più terribile, melodrammatico e sottolinearlo, ma dato che lo stai facendo interpretare a dei mostri, assume da solo un significato diverso. Il bello di queste storie è che, in un universo irriconoscibile, ci sono delle riconoscibilissime emozioni umane.”

Salvare il mondo è un lavoro del diavolo, ma Hellboy è pronto; è quello che è nato per fare. L'aiuto arriva a Red con un assortimento di altri mostri, nascosti in un bunker high-tech al quartier generale del B.P.R.D. del New Jersey. Ufficialmente l'organizzazione non esiste, ma un paio di civili attoniti hanno visto il corpulento pistolero rosso e la sua schiera di creature ultraterrene in azione. E, che gli piaccia o meno, è ora che Hellboy esca allo scoperto.

L'ultima volta che l‘abbiamo incontrato, Hellboy aveva salvato l'umanità da un monaco matto e vecchio secoli determinato a far piovere distruzione sulla Terra. Ora, sta per affrontare un principe che non aspettava altro che la sua occasione di guidare le sue creature del buio per riprendersi quello che un tempo era stato loro. Sul fronte personale, Hellboy ha un periodo ancora più duro a casa. Lui e Liz stanno insieme da un anno e la luna di miele è decisamente finita.

Con la sceneggiatura pronta, i realizzatori del film hanno cominciato la ricerca dei mostri e delle anomale creature che si adattassero naturalmente all'universo di Hellboy. Fortunatamente c'è voluto poco più che una telefonata per far ritornare il compatto gruppo di interpreti del primo film alle loro uniformi del B.P.R.D..

Dal B.P.R.D. a Bethmoora:

Scegliere gli attori per il film

Hellboy non sarebbe stato Hellboy senza Ron Perlman come protagonista. Fortunatamente l'attore ha accettato di ritornare nei panni del suo eroe preferito, un personaggio che lui descrive come “uno zoticone completamente al di sotto delle sue possibilità e pigro… un bevitore di birra, un medio maschio americano che guarda il football e non ha nessun desiderio di essere un supereroe” spiega Perlman. “Possiede per caso questi poteri commisurati al posto da dove viene e da chi è. La sua idea di giornata perfetta è pizza e birra e guardare i film dei The Three Stooges (I tre Marmittoni) e dei Fratelli Marx. I suoi poteri straordinari sono una coincidenza e non qualcosa alla quale lui aspiri.”

Perlman non vedeva l'ora di lavorare di nuovo con il suo amato regista. Di del Toro, dice: “La profondità del suo intelletto e la conoscenza accumulata, basata sulla sua curiosità vorace di leggere qualsiasi cosa sul perché la gente ha bisogno di raccontare storie – inclusi tutti i tipi di mitologia di tutte le culture – è quello che lo contraddistingue.” Inoltre lui subisce, come il cineasta, la fascinazione del narrare questo tipo di storia. “Guillermo è un gran narratore perché capisce il bisogno che le persone hanno di tramandare favole e miti, oltre a guardare agli enormi errori che gli umani hanno commesso a causa delle loro fragilità e vulnerabilità.”

Del Toro sapeva anche che Hellboy non sarebbe potuto ritornare in scena senza che la sua sarcastica, romantica compagna, Liz, fosse con lui per un altro giro di abbaglianti pirokinesie. La partner di Perlman nel combattimento contro il crimine è di nuovo l'attrice Selma Blair, l'unica che, secondo il regista e i produttori, può rendere giustizia a Liz. Del Toro dice: “Nel fumetto, Liz è sempre molto meditabonda, scura, molto distante; non è mai rilassata. Selma ha afferrato questo aspetto.”

Blair ha rispettato il fatto che nei cuori dei fan del fumetto e del primo film Liz occupa un posto speciale. La pirocinetica è rimasta bellissima ma intoccabile da chiunque, per paura che lei possa incidentalmente ferire … fino a che non ha conosciuto Hellboy. Blair riflette: “ Hellboy ha molti fan duri-a-morire, e noi tutti siamo grati del fatto che la loro devozione ci ha dato la possibilità di raccontare questa storia con Guillermo.”

Mentre la relazione di Liz e Red va avanti, i due hanno a che fare con la maggior parte dei problemi e degli screzi delle coppie… più dei numeri unici che ocorrono solo quando un demone in via di guarigione si innamora di una genera-fuoco. “Delle cose trascurabili, insignificanti vengono davvero amplificate quando si hanno dei superpoteri” ride Blair, il cui personaggio ha finalmente imparato a comprendere e usare l'energia pirocinetica che aveva minacciato chiunque le si avvicinasse. “Quando Hellboy e Liz litigano, non è solo ‘Ok, vado a farmi una passeggiata, ci vediamo dopo'” spiega l'attrice. “E' più ‘Farò saltare in aria questa dannata cucina e ci vediamo dopo.'”

A vestire di nuovo i panni del mangiatore di uova marce, la brillante e empatica creatura acquatica Abe Sapien è stato l'attore e specialista del movimento (mimo, contorsionista…) Doug Jones. Di questo personaggio del Toro dice: “Essendo mezzo pesce e mezzo mammifero, Abe possiede un unico lobo frontale. Un po' come succede nei delfini, questo lobo può ricevere e trasmettere informazioni e immagini racchiuse in oggetti o persone. In termini di sapienza occulta, Abe è anche l'intellettuale del gruppo.”

Prima e fino al suo primo film di Hellboy , il collaboratore di lunga data di del Toro si è creato una affascinante nicchia nella performance di strane creature. Negli ultimi tempi - sia nei panni di Pale Man che del protagonista di Il labirinto del fauno , che in quelli dell'intergalattico servitore a contratto Norin Radd in I Fantastici Quattro e Silver Surfer che in una serie di diavoletti in lotta con The Rock in DOOM - Jones si è tenuto occupato.

Anzitutto Jones è stato contento di confrontarsi di nuovo con Abe dato che, francamente “questa volta c'era molto più da fare.” L'attore riflette: “In questo film Abe prende molte più decisioni; il personaggio ha uno sviluppo… e questa volta maneggia anche un'arma.” Sorridendo Jones aggiunge: “Io con un fucile – è davvero divertente.”

Jones ha anche apprezzato il fatto che questo personaggio acquatico abbia finalmente avuto l'opportunità di provare il vero amore, questa volta per l'incantevole Principessa Nuala. L'unico problema è che lei è legata a suo fratello gemello. Jones riflette: “Quello che il primo amore non fa ad una persona, alla sua capacità decisionale…!!! Nell'adolescenza ci rende sciocchi. Abe attraversa un periodo della vita adolescenziale ed è bello avere la possibilità di rivivere e rivisitare quegli anni.”

Come se non fosse già abbastanza impegnativo interpretare Abe, un processo che ha richiesto cinque ore al giorno in sala trucco, Jones ha accettato di interpretare sia il grasso Ciambellano di corte che vive al servizio di Re Balor che l'elusivo, multi-alato Angelo della Morte, che da a Liz un aut-aut inimmaginabile. Il collega Perlman, membro del B.P.R.D., si complimenta con la versatilità di Jones nell'interpretare i ruoli: “Doug mi stupisce davvero. Lui è uno di quei tipi che più gli dai da fare più ti sorprendono. E' un uomo umile, gentile e piacevole che non attira mai l'attenzione su di sé. Da il massimo in ogni ruolo e lo fa ogni volta. Se si fanno 30 ciac con Doug, saranno buoni tutti e trenta.”

Per aggiungere al danno la beffa, i boss dell'agenzia di Washington hanno rifilato al B.P.R.D. un nuovo leader, uno capace di contenere i danni provocati dal fortuito ‘outing' di Hellboy sull'agenzia. La squadra non può più nascondersi a Trenton, in New Jersey, sotto le mentite spoglie della Società per la Raccolta dei Rifiuti Super Pulito . Un tempo umano in carne e ossa, il Dr. Johann Krauss esiste ora solo come gas ectoplasmico all'interno di una tuta di contenimento. Lui è un tipo ‘da protocollo', e si aspetta la stessa cosa dalla sua squadra, specialmente da quel brontolone di Hellboy. Sfortunatamente per lui, ogni volta che emette un ordine con il suo incisivo accento tedesco, Hellboy ci vede rosso.

La voce di Krauss è di Seth MacFarlane, e i movimenti sono condivisi da John Alexander (che interpreta anche il Goblin di Bethmoora) e James Dodd. Dodd spiega l'aspetto del suo personaggio: “Johann sta in una tuta di contenimento, che sembra una di quelle mute da immersione fuorimoda, e ha una testa con una bolla di vetro sopra. Anni prima si è trasformato da umano a ectoplasma e ha creato questa tuta di contenimento così, in questa forma più umanoide, sarebbe stato più facilmente accettato dalla gente. Ha poteri speciali e può rianimare gli oggetti aprendo il cappuccio di un dito sui suoi guanti e rilasciando fumo ectoplasmico nel morto per poi fargli domande.” Curiosamente Dodd ha dovuto affrontare questo mondo guardandolo attraverso un vetro che ogni tanto si annebbiava.

A ritornare nei panni dell'agente del B.P.R.D. Tom Manning, il burocrate che vuole solo tenere Hellboy sotto controllo, c'è Jeffrey Tambor. Tambor, al quale non era permesso leggere fumetti da bambino, si è rifatto del tempo perduto in gioventù lavorando con del Toro. L'attore ha una sagace teoria sul motivo per cui questo personaggio fa presa sui fan: “Quello che mi piace di tutte queste creature è che sono convinto che noi tutti pensiamo di essere dei mostri… e ci amiamo immensamente. E' una cosa che rimuoviamo ed è difficile. Per questo io non credo ci sia qualcuno che non è in grado di identificarsi con Hellboy. Siamo tutti Hellboy, Liz e Abe. Qualcuno di noi è Tom Manning. Grazie al cielo!”

Tutto cambia per il B.P.R.D. dopo aver risposto ad un'emergenza in una casa d'aste dell'Upper East Side di Manhattan. Ogni membro della squadra viene portato allo stremo dalla catena di eventi cataclismatici sguinzagliati in quella piovosa notte di settembre da un incavolato figlio della terra: il Principe Nuada Silverlance, esule del Regno di Bethmoora. L'auto-proclamatosi rivoluzionario degli elfi, dei mostri e delle creature delle ombre ha vissuto delle briciole del mondo industrializzato mentre il suo amato pianeta avvizziva sotto padroni umani. Non è sempre stato così e il principe è determinato a cambiare gli equilibri di potere, anche se questo significa disobbedire a suo padre e mettere in pericolo la sua amata sorella gemella.

“Il principe è un cattivo straordinario perché è molto pericoloso ed è un gran combattente, ma ha anche una forte motivazione morale per quello che fa“ spiega del Toro. “Ho scritto la parte pensando a Luke Goss e lui è stato bravissimo.”

Goss che, per del Toro, ha vestito i panni del vampiro Nomak in Blade II , si è identificato con il Principe e si è allenato per renderlo un degno avversario. “Lui vuole riportare l'equilibrio“ dice Goss. “Io lo capisco. Vuole godersi il pianeta, non distruggerlo. Quando entra nella casa d'asta Blackwood, vede quelle persone lì sedute che non hanno la più pallida idea di quello che stanno cercando di comprare. Stanno vendendo la sua storia e questo lo offende.“

Il principe non è emerso con l'intenzione di scontrarsi con Hellboy, ma non importa. E‘ pronto ad attaccarlo sia fisicamente che psicologicamente. Nuada sa anche come raggiungere i meandri segreti dell'anima di Hellboy. In un momento cruciale, lo chiama e lo costringe a chiedersi chi sia veramente e a chi debba essere leale. “Guillermo, in questo film, ne ha fatte passare tante a Hellboy“ dice Perlman. “Alla fine Hellboy deve chiedersi il perché stia lavorando per un bureau che si dedica alla neutralizzazione di creature che sono in fondo del suo stesso genere.“

L'attrice inglese Anna Walton è stata scelta per interpretare la Principessa Nuala. Walton è stata attratta dal ruolo per l'opportunità che offriva di interpretare un personaggio diviso dalla sua stessa coscienza. L'attrice dice:“Tutti hanno una specie di diavoletto in un orecchio e un angioletto nell'altro. Il fratello di Nuala è il suo cuore e la sua passione. Da una parte lo ammira ma sa che deve sopprimere questo lato in sé perché non può essere. E‘ molto difficile per lei ma alla fine non lo lascerà vincere.“

Di Nuala, il produttore Levin dice: “Anna è fenomenale perché Nuala è un personaggio etereo che, nelle mani sbagliate, può fluttuare via. Ma Anna fa un lavoro magnifico tenendola ‚a terra‘ e rendendo anche plausibile che lei possa avere una realzione romantica con un pesce... voglio dire Abe Sapien”

L'attore John Hurt è stato ri-chiamato, per una scena che mostra un flashback chiave, nella parte del padre di Hellboy, il Professor Trevor Broom, mentre a Roy Dotrice è stato assegnato il compito di interpretare il rugoso sovrano di Bethmoora, Re Balor. Brian Steele si è unito al cast per interpretare quattro ruoli: il servitore/scagnozzo del Principe Nuada, il troll Wink; il Capo Cattedrale di nome e di fatto (un venditore ambulante che da alla Principessa Nuala un inestimabile dono di suo padre); la troll Fragglewump; e Cronie Troll. Un gran numero di mimi e attori del movimento hanno interpretato le varie creature, da venditori di pesce, girini e arti a affilatori di organi e macellai. Da notare, i macellai erano originariamente pensati come creature di sfondo ma alla fine sono diventate guardie necessarie del Re Balor.

 

Sotto la superficie:

Le scenografie di Hellboy: The Golden Army

Questa serie di missioni portano la squadra del B.P.R.D. in nuovi mondi segreti di cui si parlava da anni ma la cui esistenza non era mai stata accertata. Ognuna di queste terre è stata immaginata da del Toro in maniera dettagliata e minuziosa e abbozzata sul suo onnipresente taccuino molto prima dell'inizio della lavorazione del film. Lo scenografo Stephen Scott ha avuto l'incarico di dare vita a questi disegni.

Del Toro ha immaginato che le avventure di questo capitolo di Hellboy avessero luogo non solo in vari spazi ma anche in nuovi regni. Il regista dice: “Nel primo film stavamo sempre nelle fogne e nella metropolitana, mai all'aperto, tra l''alta' società o tra gli umani. Questo invece ci porta lì e nel mondo magico.” Per fare questo del Toro ha dovuto spostarsi in Ungheria e in Irlanda.

Il più stravagante di questi ambienti è indubbiamente il Mercato dei Troll. Situato sotto il Ponte di Brooklin e raggiungibile dal retro di una macelleria, questo è uno dei pochi luoghi in cui i mostri non si sentono degli emarginati. Hellboy, Liz, Abe e Johann trovano il Mercato dei Troll seguendo le indicazioni estorte dalle labbra di una fatina dei denti rianimata, una piccola bestia disgraziata con un insaziabile appetito per il calcio.

Gli esseri magici sono gli unici che hanno accesso al mercato, un ricetto affollato di venditori di pozioni magiche e di fabbricatori di artefatti rimasto nascosto agli occhi degli umani per millenni. “Il Mercato dei Troll è come un suk che puoi trovare in Marocco, con l'unica differenza che non ci sono esseri umani” spiega Ron Perlman. “E' Guillermo del Toro che si immerge nelle più estreme profondità della sua immaginazione.”

Accessibile attraverso un'entrata circolare alta circa 4 metri con tanto di meccanismi rotanti – una serratura con una complessa combinazione con simboli che pochi riescono a interpretare – il Mercato dei Troll è pieno di tutto quello di cui un abitante del mondo sotterraneo possa aver bisogno: oggetti scartati dalla città soprastante, novità fuori mercato come la pelle umana, un barbiere, una fumeria d'oppio, un enorme molatore di carne e una bacheca per i messaggi della comunità. E' anche, naturalmente, strapiena di troll. Più di 200 comparse sono state ingaggiate per abitare le nicchie e gli anfratti di questo confuso inferno. Fortunatamente per Hellboy, Johann, nella sua forma gassosa, riesce ad aprire la porta.

Lo sceneggiatore/regista voleva creare un luogo che il pubblico avesse la sensazione di aver scoperto per caso – un mondo di cui ci si dovessero chiedere poche spiegazioni, piuttosto un mondo in cui le creature semplicemente vivevano e lavoravano. L'artista concettuale FRANCISCO RUIZ VELASCO spiega: “Ogni artista che ha lavorato a questa produzione ha tirato fuori idee folli ed esotiche per arrivare a creare le diverse creature che dovevano popolare il Mercato dei Troll, ‘dove puoi trovare di tutto, anche ciò che non è in vendita'” Lo hanno fatto per sviluppare le fantasie di del Toro e Mignola.

Per tradurre questo mondo in film, lo scenografo Scott ha avuto tre mesi per trasformare un sotterraneo di 4.000 metri quadrati, recentemente utilizzato per la coltivazione di funghi, nell'idea di del Toro di questo brulicante mercato. La grotta ha dovuto ospitare luci, acting, stunt ed effetti – come acqua gocciolante e vapore fluttuante – insieme a centinaia di attori, uomini della troupe, goblin e troll. La location sotterranea, una ex cava calcarea, è stata trovata 25 miglia a sudovest di Budapest nel paesino di Tarnok, in Ungheria.

Oltre a creare nuove uniformi del B.P.R.D., la costumista Sammy Sheldon ha dovuto anche assicurarsi che nessuno avrebbe mai potuto confondere i troll con gli umani in quello spazio enorme. “Abbiamo dato loro delle strane gobbe sul davanti e sul dietro, grandi pance, grandi sederi, guanti con tre dita, scarpe alte… tutto quello che ci è venuto in mente per cercare di cambiare la forma di un essere umano” dice. “Ogni personaggio nel Mercato dei Troll ha il viso coperto.”

Sia il Mercato dei Troll che l'imponente Sala dell'Esercito d'Oro (Golden Army) sono state progettate in netto contrasto con il sovrastante regno degli umani. “Il mondo degli umani è lineare, con linee dritte e angoli acuti” dice Scott, “mentre le forme del mondo sotterraneo sono curvilinee e fluide, con una miscela di influenze indiane, marocchine e nordafricane.”

La sala dell'Armata d'Oro ospita un'arma di distruzione di massa commissionata dal Re Balor molti secoli prima. Secondo del Toro: “Il re ha detto, ‘Voglio un esercito che non abbia bisogno di mangiare, dormire, bere o riposare.' Per questo i goblin hanno creato un massivo esercito composto da soldati meccanici alti circa 5 metri che sono macchine da guerra. Ma non conoscono la differenza tra un uomo, una donna e un bambino – una vittima innocente e un soldato.” Una volta accortosi dell'orrore che la sua richiesta ha generato, il sovrano capisce che la forza è controllo, non brutalità, e mette l'Armata d'Oro sotto chiave per l'eternità, con la speranza che non possa mai più fare del male. Fino a quando suo figlio libera di nuovo questo potere distruttivo.

Il recinto che contiene questi robot è stato costruito a Budapest in una cavernosa arena sportiva di un college, solo parzialmente completata, e soprannominata dalla troupe Stadio Spikey , per le sue sporgenze tipo-Sputnik sul tetto. Dato che lo spazio era rimasto inutilizzato per moltissimo tempo, aveva un aspetto vuoto, privo di vita adatto a questo enorme set. La sua torreggiante altezza, inoltre, offriva dei vantaggi di ordine pratico per la costruzione e per le riprese delle importanti scene di ri sveglio e ri-attivazione dell'esercito.

Mentre le cineprese di Navarro giravano in queste e altre location nella meravigliosa Budapest, gli addetti alle costruzioni della troupe lavoravano senza sosta ai Korda Studios, realizzando le strade di New York come specificate dallo scenografo. Quando, il 9 giugno 2007, sono iniziate le riprese, Manhattan non era altro che una spoglia impalcatura di metallo sulla quale dozzine di uomini montavano ogni giorno per costruire. Con il passare dei mesi è cresciuta fino a racchiudere tre blocchi di squallidi negozi, un impianto di imballaggio di carne, imbarcazioni, un concessionario di auto, una banca, enormi poster pubblicitari, un hotel e un café trendy.

La strada di New York ha ospitato molte scene cruciali, inclusa quella del confronto tra Hellboy e l' Elementale, un potente tipo di creatura-vite con abbastanza forza vitale da squarciare il marciapiede. Per combattere l'ultimo trucco dal repertorio di Nuada, Hellboy deve arrampicarsi su una vacillante insegna al neon di un hotel per evitare i suoi tenaci tentacoli e le sue mosse spezza-ossa. Per questo lavoro è stato chiamato il campione ungherese di alpinismo CSABA KOMONDI, che ha fatto la controfigura di Hellboy. Con addosso stivali, pantaloni di pelle, un pesante cappotto, un fucile enorme, una coda animatronic, imbracatura, e la mano destra del giudizio — per non parlare poi del neonato che sta salvando — quest'uomo di 72 chili ne pesava circa 109 mentre si arrampicava sulle cinque lettere dell'insegna… in un unico piano- sequenza.

Questa scena notturna è stata girata a novembre con il set spazzato da forti venti e dal nevischio. Anche se gli attori e la troupe tremavano dal freddo, ognuno era fiducioso del fatto che l'hotel avrebbe sopportato queste condizioni. “Abbiamo usato un sistema di tubi metallici dietro la facciata per impedire che volasse via” spiega Scott..

La squadra del B.P.R.D. visita anche il Giant's Causeway (Selciato del Gigante), un posto antico di miti e leggende, ritenuto da molti l'Ottava Meraviglia del Mondo. Anche se sono state fatte fotografie aeree del posto reale che si trova sulla costa settentrionale dell'Irlanda, gli attori hanno interpretato le loro scene sul Selciato in un campo collinoso vicino alla città di Soskut nella campagna ungherese. Se riescono a offrire la giusta ricompensa al Goblin di Bethmoora che è di guardia, a Hellboy, Liz e Abe sarà concesso di arrivare all'Angelo della Morte… progetto alquanto complicato.

I ‘mostri' vivono dove lavorano, al quartier generale del B.P.R.D. Anche i set del B.P.R.D. di Hellboy: The Golden Army sono stati costruiti a Budapest e dintorni. Il ben rifornito “corridoio dei mostri” del Bureau, l'infermeria e le sale riunioni sono state costruite in teatri di posa agli Studios Korda, come anche la tana personale di Hellboy – con tanto di dozzine di televisioni e gatti.

La sontuosa biblioteca del Professor Broom, il luogo del fondamentale confronto tra Hellboy e Nuada, ha occupato un altro teatro della nuovissima struttura di Korda. Anche la piccola capanna e la base militare in cui il Professor Broom ha cresciuto il giovane Hellboy sono state costruite lì. E' proprio qui che, da bambino, Hellboy ha sentito parlare della storia sanguinosa dell'Esercito d'Oro tra l'umanità e i forestieri.

Infine è stata immaginata Bethmoora, la cruciale ambientazione in cui il Principe Nuada rinfaccia a suo padre le sue mancanze come leader. La città dove il Re Balor è sovrano di un pacifico regno con la sua figlia preferita, la Principessa Nuala, è stata costruita all'interno di un'enorme caverna, e gli edifici sono scolpiti tra le pareti rocciose. Questo luogo in stato di rovina è stato teatro di sangue per innumerevoli millenni e le ceneri coprono la regione.

All'interno della tana dell'Angelo c'è un'incisione sul pavimento che rappresenta un diagramma dell'universo. Gli spettatori attenti scorgeranno le molte icone e simboli zodiacali di Mike Mignola (incisi dopo che molti disegni dettagliati sono stati visionati da del Toro). Il più importante è un glifo che rappresenta Hellboy alla fine dei giorni, alternativamente come salvatore o, al contrario, come messaggero della distruzione dell'umanità… dipende da come si leggono le rune.

I realizzatori del film sono stati orgogliosi di mostrare i progetti e le creazioni dei molti artisti che hanno contribuito al film. “E' stato molto bello vedere i complicati schizzi diventare vivi e reali” commenta il produttore Levin. “Questi mondi fantastici e queste creature sono state davvero immaginate con molta attenzione e cura da Guillermo e dai tanti artisti che hanno lavorato a Hellboy II . E' stato particolarmente eccitante trovare i disegni dettagliati diventare dei complicati set.”

Fatine dei denti e Venditori di arti:

le creature del mondo di Hellboy

“Mi sono sempre piaciuti i film in cui la star è il mostro. Questo ha segnato sempre la mia visione dell'arte e del racconto” dice del Toro. Il regista dimostra questa devozione ai mostri di tutte le forme e misure in Hellboy: The Golden Army . “Nel primo film abbiamo fatto delle creature grandi, grandissime” dice. “Una cosa che volevo provare questa volta era che cosa sarebbe accaduto se il primo attacco fosse venuto da creature minuscole che in fondo sono anche carine.”

E allora sono nate le fatine dei denti. Delicate e simili a Campanellino, le fate sono voraci di calcio e sono felicissime quando mangiano carni umane per arrivare alle ossa e ai denti. “Guillermo ha superato sé stesso rendendo questi esseri estremamente carini, ma sono delle creature disgustose” dice Selma Blair.

I Solution Studios hanno creato una fatina dei denti animatronic per una scena nell'infermeria del B.P.R.D. nella quale Johann rianima la fata, ma tutte le altre fate, misteriose predatrici che infestano la casa d'asta, sono state create dalla squadra di effetti visivi di Mike Wassel. Lui ha creato lo sciame che attacca il B.P.R.D. dopo che le carnivore si sono già nutrite di un gran numero di ospiti dell'asta. La squadra di Wassel ha dovuto far sembrare che Hellboy, Liz e Abe sparassero freneticamente e infiammassero tra il groviglio di fate.

Il gruppo di Wassel ha anche creato la creatura Elementale, simile a una pianta, alta più di 21 metri dopo che l'acqua ha attivato le sue caratteristiche. E‘ interessante il fatto che il ‚seme‘ dell‘Elementale venga dalla granata di Nuada; l'arma spara spore magiche che, dopo aver toccato l'acqua germogliano in una foresta e che soffocano tutto quello che trovano nel loro cammino verso la meta della riforestazione. Originariamente usate dagli elfi per far crescere un ecosistema, era da millenni che non se ne attivava una.

La Solution ha anche ideato i giganteschi e forti soldati della Armata d'Oro, che sullo schermo sono dei robot meccanici alti circa 5 metri che si trasformano da uno stato embrionale tipo uovo ad una completa milizia. Questo Esercito d‘Oro è rimasto dormiente da quando il Re Balor lo aveva messo a riposo, ma ha silenziosamente atteso un nuovo sovrano che lo comandasse. Del Toro ha chiesto agli artisti una sala enorme che potesse ospitare le centinaia di uova d'oro. Gli strordinari disegni e progetti sono stati creati alla Solution.

Le creature fatte di protesi e maschere abbondano in Hellboy: The Golden Army . Con più di due dozzine di queste sul set per tutto il corso delle riprese, il dipartimento delle creature di Hellboy II è stato uno dei più grandi. La Spectral Motion di Los Angeles si è incaricata di 15 personaggi. Le inglesi Solution Studios, Creature Effects e Euroart Studios, la spagnola DDT e l‘ungherese Filmefex hanno anch'esse contribuito alle orde di troll, goblin e creature della notte.

“Questo è il film più grosso al quale io abbia mai lavorato“ dice Mike Elizalde, il fondatore della Spectral Motion. “E‘ stato molto impegnativo ma anche remunerativo per l'ingegnosità dei personaggi e per l'importanza che ognuno di essi ha nella storia.“

I molti ‚prodotti‘ della Spectral Motion includono Wink, lo scagnozzo del Principe, pari a Hellboy in quanto a forza bruta. E‘ interpretato dall'attore Brian Steele, che è alto circa 1,85, ma circa 2 metri e 20 nei panni della sciocca bestia. Il costume di Wink, capolavoro dell‘ animatronic, pesa 60 chili. Adattato alla massa corporea di Steele, il costume è stato sorprendentemente manovrabile, ma camminarci è stata un'impresa. Le espressioni facciali di Wink e i movimenti della sua mano tipo-arma (con mazza incorporata) venivano controllati via radio dai ‚burattinai‘.

“La raffinatezza, la qualità, la meccanica, l'articolazione e la personalità che sono state date a questi personaggi protesici è incredibile. La prima volta che abbiamo visto Wink, non potevamo crederci. L'intero set si è fermato e gli è andato intorno; era incantevole“ elogia il produttore esecutivo Chris Symes.

Il coordinatore degli stunt BRAD ALLAN riassume il rispetto del cast e della troupe per il lavoro di Brian Steele: “Lo sforzo che Brian fa solo per far camminare il suo personaggio è sorprendente, non parliamo poi del combattere.“

La coscienziosa e accurata routine quotidiana di Elizalde comprendeva l'applicazione del trucco protesico a Hellboy. L'intera faccia di Perlman veniva coperta, come gran parte del collo, delle braccia e del torso, procedimento che richiedeva di solito tre ore. “Avere la gomma incollata al corpo e alla faccia e andare davanti alla macchina da presa e, al momento giusto, trasmettere l'emozione richiesta, è duro“ dice Elizalde. “Ron è un grande attore e le sue emozioni vanno oltre il trucco.“

Del Toro concorda: “Talvolta devo spingere o limitare un attore che indossa le protesi fino a che lui o lei non trovi la giusta lunghezza d'onda“ spiega. “Ma con Ron non ce n'è bisogno. Quell'uomo è un mostro col trucco!”

Come già notato, agli artisti del trucco THOM FLOUTZ e SIMON WEBBER ci volevano cinque ore ogni giorno per trasformare Doug Jones in Abe Sapien. Il procedimento che i suoi due nuovi personaggi richiedevano, l'imponente Angelo della Morte e l'affettato Ciambellano, non erano meno laboriosi.

Perlman ricorda: “L‘ Angelo della Morte per me è stato il più sbalorditivo tra i nuovi trucchi e concetti creati per il film. Ha otto ali ed è alto 2,74 metri su una cornice di 37 chilogrammi.“

“Recito sempre personaggi sotto strati di trucco e protesi davvero impegnative“ riflette Jones. “Talvolta sono pesanti, talvolta calde; altre volte sono incollate addosso… oppure c'è una maschera con dei meccanismi che mi impediscono di sentire le battute degli altri personaggi, oppure c'è un problema di vista e io non riesco a vedere dove devo andare. Ma il mio lavoro è quello di apparire come se mi svegliassi così ogni mattina, e queste maschere e questi ‘costumi' sono così meravigliosi che è molto divertente per me farli muovere e vivere.”

Dodd spiega la necessità di più performer per il personaggio di Johann: “Ho due animatori che si trovano su grandissime unità di radio-controllo. Uno anima la mia bocca, che è fondamentalmente fatta di due piccole cose che vanno su e giù a tempo con quello che sto dicendo. E l'altro controlla quanto fumo si può vedere nella mia bolla di vetro, oltre a – in molti momenti chiave – queste due cose tipo occhi che sono davanti alla maschera che sono una forma di apparato respiratorio. Ogni volta che Johann vuole sospirare, o c'è un momento cruciale, il fumo verrà sparato da quei punti.”

Per le molte altre creature – dal venditore di girini al Capo Cattedrale, alla frotta di troll - del Toro ha dato l'incarico delle loro creazioni a un gran numero di artisti. E' famoso per far rimbalzare le idee da un artista all'altro, e il risultato è un'amalgama di creature che sembrano essere esistite sin dall'alba dei tempi.

Facciamo partire l‘ingranaggio!

Combattere contro un esercito di robot

Il chiarimento che avviene nella Sala dell'Esercito d'Oro, proprio vicino al rifugio dell'Angelo della Morte, è il climax drammatico di Hellboy: The Golden Army . Questo spettacolo sontuosamente coreografato ha coinvolto ogni reparto della produzione.

La squadra degli stunt ha lavorato a stretto contatto con il reparto degli effetti visivi nel pianificare la battaglia di Hellboy con i soldati dell'Esercito d'Oro generati al computer. Ma la lotta faccia a faccia tra Hellboy e il principe è un incontro in carne e ossa che ha richiesto una stretta collaborazione tra gli stunt e gli effetti speciali, per non parlare di quella tra Ron Perlman e Luke Goss.

Il design teatrale della Sala dell'Esercito d'Oro ha intensificato la ferocia della lotta. Le enormi ruote dell'ingranaggio che stanno ai lati del palco in cui il principe ispeziona imperialmente l'esercito diventano l'arena dei due combattenti. Il movimento dei denti delle ruote è anche l'innesco che porta in vita l'Esercito d'Oro. L'azione è iniziata con il grido “Facciamo partire gli ingranaggi!” dell'aiuto regista CLIFF LANNING. “Ogni film ha un range leggermente diverso di effetti e, in questo, sono i denti della ruota a fare la differenza” dice l'assistente supervisore SFX , MANEX EFREM, che ha supervisionato la loro costruzione e le loro operazioni. “Grazie alle ruote, questa è una lotta che non avete mai visto. Le ruote girano, alcune si muovono verticalmente, altre sono dei meccanismi a leva. Somiglia molto a una danza di guerra.”

Questi ingranaggi hanno ispirato il coordinatore degli stunt Brad Allan. “Abbiamo visto la possibilità per un po' di comicità e di agitazione. Abbiamo unito un po' di Charlie Chaplin in Tempi Moderni e un po' di Jackie Chan, più il nostro proprio sapore Hellboy .”

I due combattenti hanno due stili di combattimento completamente differenti, suggerisce Allan. “Hellboy è un uomo di forza, un litigioso dal pugno di pietra. Il principe è tutto velocità e furtività, è abile e fulmineo.“

Sebbene sia stato Luke Goss a recitare la maggior parte del lavoro di lancia e spada, Allan ha alzato la posta in gioco mischiando dei grandi artisti di arti marziali cinesi. Come Allan, sono veterani della squadra di stunt di Jackie Chan. Dato che la tecnica di lotta del principe si basa sulla sorpresa e la difesa, del Toro e Allan hanno deciso di aggiungere alle sue mosse capriole e salti mortali.

“Non avevo idea di come avrei fatto a trovare un bravo acrobata della statura e con il fisico di Luke Goss, perché la maggior parte di loro è bassa e tozza” dice Allan.

“Ma digitando ‘acrobata' su YouTube, ho trovato DAMIEN WALTERS — un ragazzo alto, magro, biondo e con gli occhi azzurri che oggi è il nr.3 nel mondo. Non è uno stunt professionista, ma le sue abilità e qualità erano proprio quelle che cercavamo e il suo lavoro è stato così straordinario che la troupe scoppiava in applausi dopo la maggior parte delle sue scene.”

Nel brandire l'antica lancia di Bethmoora, il Principe Nuada non conosce rivali. Infatti, in una precedente lotta a quella nella Sala, quasi distrugge Hellboy. L'artista concettuale Velasco parla della prima versione della lancia ideata e creata da PABLO ANGELES: “L'idea principale era che la lancia fosse una sorta di congegno ad incastro, così quando è corta può essere usata come una spada a doppia lama che poi si estende fino a diventare lancia.” dice. “Tutte le armi dei reali degli elfi sono riccamente decorate. Abbiamo deciso di evitare i motivi soltanto celtici e di creare dei disegni nuovi. Alla fine, ci siamo orientati verso degli ornamenti più orientali e islamici.”

Dos Guillermos:

Compadres alle cineprese

 

Guillermo del Toro e il suo direttore della fotografia Guillermo Navarro, sono alla loro quinta collaborazione. La più recente, Il labirinto del fauno , ha portato a Navarro l'Oscar ® per migliore fotografia nel 2007. La coppia ha anche fatto il primo Hellboy insieme. In verità i due amici di vecchia data hanno pianificato i loro movimenti di macchina prima che iniziasse la produzione.

“Guillermo Navarro è il braccio destro creativo di GDT“ osserva Doug Jones. “Quasi ogni ripresa in Hellboy II ha un movimento di camera e, essendo un attore che dipende dal movimento, mi piace che anche la macchina da presa si muove.“

Del Toro descrive il suo modo di lavorare con Navarro: “Noi lavoriamo sempre prima del film. E‘ cominciato con Cronos e oggi è la stessa cosa. Guardiamo film insieme e discutiamo sulla possibile fotografia e quando la fotografia del film che dobbiamo fare non ha precedenti in film già realizzati, discutiamo su dipinti o fumetti. Se non troviamo riferimenti discutiamo dei generi stilistici, buttiamo giù delle linee guida, parliamo di che grana vogliamo, che tipo di luce e poi facciamo i test. Testiamo il guardaroba, il trucco, le acconciature e tutte le luci che useremo, e poi raramente riparliamo di tutto questo durante le riprese.

Per i due filmmaker è stato importante girare un film diverso da tutti quelli che la gente ha visto. Creando questo regno magico, il mondo degli elfi e dei nuovi punti di vista rispetto alla mitologia celtica, volevano mostrare un universo che era molto più esotico e orientale di quello che il pubblico si aspettasse. Le riprese sono state spesso complicate, specialmente quando Jones aveva due personaggi in una scena (per es. c'è stato bisogno di una controfigura vestita da Abe Sapien davanti alla camera dell'Angelo della Morte, dove Jones era tutto truccato e vestito – con ali da 20 chili – appunto da Angelo. )”

“Guillermo è un amico e io ho fiducia in lui come artista e come partner” dice del Toro. “Mi ha insegnato molto, e siamo compadres . Lui rischia con me senza paura.”

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Finite le riprese, tirati via strati di protesi e trucco e con il suo taccuino molto più logoro, il regista e sceneggiatore del Toro riflette sull'attrazione dell'eroe che ha trascorso la maggior parte dell'ultimo decennio a spiegare: “Hellboy è un bravo ragazzo con un atteggiamento operaio e un grande cuore per la sua famiglia di mostri. Io mi identifico in lui al 100 per cento . Ha un lavoro straordinario ma una mentalità da operaio. Lotta con i suoi demoni interiori e combatte contro quello che gli altri vedono come il suo destino. La sua è una storia di natura contro educazione, che offre delle verità semplici ma meravigliose su cosa significhi essere umano.”

E questa è il tipo di storia che del Toro sa raccontare meglio. “Mi piacerebbe che la gente trovasse all'interno dei film di Hellboy i suoi mostri preferiti” conclude. “Abbiamo tutti bisogno di mostri per sognare, e questo è quello che stiamo facendo.”

Universal Pictures presenta, in associazione con Relativity Media, una Produzione Lawrence Gordon/Lloyd Levin, in associazione con Dark Horse Entertainment— un film di Guillermo del Toro— Hellboy: The Golden Army , con Ron Perlman, Selma Blair, Doug Jones, Jeffrey Tambor e John Hurt. La musica è di Danny Elfman ; la costumista è Sammy Sheldon. Le creature di questo action-thriller e gli effetti trucco sono curati da Mike Elizalde; il montatore è Bernat Vilaplana. Lo scenografo di Hellboy: The Golden Army è Stephen Scott. Il direttore della fotografia è Guillermo Navarro, ASC; il co-produttore esecutivo è Mike Mignola. Il produttore esecutivo è Chris Symes. Il film è prodotto da Lawrence Gordon, Mike Richardson, Lloyd Levin. E' tratto dal fumetto della Dark Horse creato da Mike Mignola. La storia è di Guillermo del Toro & Mike Mignola. La sceneggiatura di Hellboy : The Golden Army è scritta da Guillermo del Toro, il film è diretto da Guillermo del Toro. © 2008 Universal Studios. www.hellboymovie.com

GLI INTERPRETI

 

La collaborazione creativa di RON PERLMAN (Hellboy) con Guillermo del Toro è iniziata con il primo film del regista, Cronos , nel 1993. L'attore e il regista hanno poi lavorato di nuovo insieme nove anni dopo per Blade II . Nel 2004, del Toro ha realizzato un sogno di vecchia data e ha scelto Perlman come protagonista di Hellboy .

Il pluripremiato attore si è costruito un'intrigante carriera al cinema, in televisione e a teatro nel corso di più di 30 anni. Con un master in lettere dell'Università del Minnesota, ha cominciato la sua carriera professionale a teatro nella sua nativa New York, immergendosi nelle opere sia di autori contemporanei come Pinter e Beckett che di classici come Shakespeare, Marlowe, Ibsen e Chekov. Di recente è tornato due volte sul palco a Broadway in A Few Good Men e Bus Stop .

La sua carriera cinematografica è iniziata nel 1981 con un ruolo da protagonista nel film del regista francese Jean-Jacques Annaud, vincitore di vari premi, La guerra del fuoco . Per il suo ritratto dell'uomo delle caverne Amoukar, Perlman ha ricevuto una nomination ai Canada's Genie Award. Cinque anni più tardi, Annaud lo ha scelto per il ruolo del gobbo Salvatore nell'adattamento cinematografico di “Il nome della rosa” di Umberto Eco.

Il lavoro di Perlman con registi francesi è continuato con un ruolo da protagonista nel film pluripremiato di Jean- Pierre Jeunet e Marc Caro La città perduta, candidato alla Palma d'Oro a Cannes nel 1995 e come Miglior Film Straniero agli Independent Spirit Awards, e con una nuova collaborazione con Annaud in Il nemico alle porte , con Jude Law e Rachel Weisz. Jeunet lo ha anche scelto per il ruolo di Johner, accanto a Sigourney Weaver e Winona Ryder, nel suo Alien – La clonazione del 1997.

I suoi altri crediti cinematografici includono ruoli in film d'avventura di importanti major come L'isola perduta ; Triplo gioco ; Fluke ; Le avventure di Huck Finn ; I sonnambuli ; Happy, Texas ; e Star Trek: La Nemesi . Tra i film indipendenti ricordiamo Una cena quasi perfetta e il cortometraggio, vincitore dell'Oscar ® Two Soldiers .

Le tre stagioni di Perlman nell'acclamata serie televisiva La Bella e la Bestia le sono valse un Golden Globe come Miglior Attore, due nomination agli Emmy e tre Viewers for Quality Television Awards. I suoi altri lavori in televisione includono La seconda guerra civile americana della HBO, Mr. Stitch , The Adventures of Captain Zoom in Outer Space , l'adattamento di Rob Nilsson del classico di Rod Serling A Town Has Turned to Dust e The Magnificent Seven .

I suoi più recenti crediti cinematografici e televisivi comprendono: la miniserie di Stephen King Desperation ; l'indie di Larry Fessenden, acclamato dalla critica, The Last Winter ; The Mutant Chronicles di prossima uscita, con Thomas Jane e John Malkovich; I Sell the Dead , con Dominic Monaghan; Outlander , con Jim Caviezel e John Hurt; The Dark Country , esordio alla regia di Thomas Jane; e Bunraku , con Demi Moore, Josh Hartnett e Woody Harrelson.

Una delle attrici più emozionanti e versatili di oggi, SELMA BLAIR (Liz Sherman) ha conquistato per la prima volta l'attenzione del pubblico per la sua performance in Prima regola Non innamorarsi , una versione giovanile del romanzo clessico “Le relazioni periscolose”.

  Dopo essersi diplomata in Michigan, Blair si è trasferita a New York City per realizzare il suo sogno di diventare una fotografa ma si è ritrovata a studiare recitazione allo Stella Adler Conservatory e al The Column Theatre.

Blair sarà presto vista in My Mom's New Boyfriend di George Gallo, con Antonio Banderas, Meg Ryan e Colin Hanks, e in The Poker House di Lori Petty. Sul piccolo schermo Blair interpreterà, insieme a Molly Shannon, lo spettacolo della NBC Kath and

Kim , tratto dall'omonimo spettacolo di grande successo australiano, e che andrà in onda nell'autunno 2008.

Blair ha interpretato per due stagioni la protagonista di Zoe, Duncan, Jack & Jane della WB ed è apparsa nella commedia di successo La rivincita delle bionde , accanto a Reese Witherspoon. Ha poi recitato accanto a Cameron Diaz e Christina Applegate in La cosa più dolce e in due film indipendenti che le hanno fatto riscuotere gli elogi dei critici: Kill Me Later di Dana Lustig e il controverso Storytelling di Todd Solondz.

  Blair ha recitato in Hellboy di Guillermo del Toro ed è apparsa in A Dirty Shame di John Waters. I suoi altri crediti cinematografici recenti includono: In Good Company di Paul Weitz con Topher Grace; Pretty Persuasion di Marcos Siega; e The Big Empty di Newton Thomas Sigel, con Elias Koteas. E' stata di recente vista recitare accanto a Greg Kinnear e Morgan Freeman in Feast of Love di Robert Bentos; in Purple Violets di Ed Burn e in Waz di Tom Shankland, con Stellan Skarsgård.

Il più piccolo di quattro fratelli, DOUG JONES (Abe Sapien/Ciambellano/Angelo della Morte) è nato il 24 maggio 1960 a Indianapolis, nell'Indiana, ed è cresciuto nella parte nordorientale della città. Dopo aver frequentato la Bishop Chatard High School, è approdato alla Ball State University dove si è laureato in telecomunicazioni e teatro nel 1982.

Mentre studiava alla Ball State, Jones è entrato in un gruppo dal nome “Mime Over Matter”. L'estato dopo la laurea ha lavorato come mimo nel parco a tema Kings Island a Cincinnati, in Ohio. Ha anche lavorato come contorsionista.

Dopo un breve periodo in teatro a Indiana, Jones si è trasferito a Los Angeles nel 1985. Da allora ha recitato in più di 30 film, in molte serie televisive (tra cui la pluripremiata Buffy l'Ammazzavampiri — il suo episodio “Hush” ha ricevuto due nomination agli Emmy), più di 90 spot pubblicitari e video musicali per artisti del calibro di Madonna, The Red Hot Chili Peppers e Marilyn Manson.

La sua ‘sensitiva' ed empatica interpretazione nei panni di Abe Sapien in Hellboy del regista Guillermo del Toro ha accresciuto la sua fama sia tra il pubblico che tra i critici nel 2004. Un anno dopo, del Toro gli ha dato la parte del protagonista nel film più importante della sua carriera Il labirinto del Fauno . Oltre a interpretare Pan, Jones ha anche vestito i panni di The Pale Man, un macabro personaggio con l'inclinazione a mangiare i bambini. Lavorando con addosso pesanti protesi per entrambi i personaggi, l'attore ha scelto di imparare e recitare le sue battute in spagnolo arcaico. Il labirinto del fauno è stato candidato a sei Oscars ® e ne ha vinti tre, tra cui Miglior Trucco.

Il 2005 è stato un anno molto ricco per Jones. Oltre a Il labirinto del fauno , ha interpretato Doom , Gli scaldapanchina e Lady in the Water di M. Night Shyamalan. Nel 2006, ha vestito gli abiti di Silver Surfer creando un altro personaggio-icona del grande schermo nel blockbuster campione d'incassi I fantastici Quattro e Silver Surfer .

Anche se noto per il suo lavoro con maschere e protesi, come lo zombie Billy nel classico di Halloween Hocus Pocus , o la Spia Morlock nel remake del 2002 di The Time Machine , Jones ha recitato anche senza in film come Adaptation , con Nicolas Cage; Mystery Men , con Ben Stiller; Batman – Il ritorno , con Danny DeVito; e film indie come Stalled di Stefan Haves e A Series of Small Things di Phil Donlon. Ha interpretato Cesare nel remake di David Lee Fisher del 2005 del classico muto del 1919 Il Gabinetto del Dr. Caligari , che ha vinto tre premi allo Screamfest Horror Film Festival, tra cui il Premio del Pubblico.

Jones era senza ‘maschera' e trucco anche nel suo ruolo guest nei panni di un tossicodeipendente nell'epidosio “Blood Hungry” della serie televisiva Criminal Minds .

Vedremo presto Jones in Legion , e di nuovo in protesi nei film indipendenti Super Capers e My Name Is Jerry .

Con personaggi memorabili al suo attivo, tra i quali Hank Kingsley, la spalla in La mia vita nella famiglia Brady - The Larry Sanders Show e il patriarca George Bluth Senior in Ti presento i miei (stagione 1) , JEFFREY TAMBOR (Tom Manning) ha lasciato il segno nella cultura popolare e, nel corso della sua carriera, ha ricevuto sei nomination agli Emmy.

Nato e cresciuto a San Francisco, Tambor ha iniziato a studiare recitazione a 12 anni. Si è laureato in letteere alla San Francisco State University e ha conseguito un master in teatro alla Wayne State University.

Ha esordito al cinema nel 1979nei panni dello squilibrato socio di Al Pacino in … E giustizia per tutti di Norman Jewison. Da allora i suoi crediti hanno incluso film provocatori come Pollock, l'omaggio di Ed Harris all'artista Jackson Pollock, e commedie come Il Grinch, per cui Ron Howard ha scelto Tambor come Sindaco della Città dei Chi.

Tambor ha recitato accanto a Winona Ryder e Angelina Jolie in Ragazze interrotte e ha interpretato anche: Ti presento Joe Black , Dr. Dolittle , Tutti pazzi per Mary , Scappo dalla città (La vita, l'amore e le vacche) , Mr. Mom , Pastime , Crossing the Bridge , Article 99 , Che vita da cani di Mel Brooks, L'ora della rivincita , Saturday the 14th , Lisa , No Small Affair – Una cotta importante , Face Dancer , Under Pressure , La casa sulle colline , Benvenutio a Radioland di George Lucas , Heavy Weights , Il grande bullo , Never Again , Get Well Soon e Learning Curves . Tambor ha prestato la sua voce al Re Nettuno in SpongeBob il film .

Tambor ha ricevuto due nomination agli Emmy come Miglior Attore non protagonista in una Commedia per il suo ritratto di George Bluth Sr. nella serie, vincitrice dell' Emmy Ti presento i miei . Questa acclamata serie è stata candidate a due Golden Globe per Migliore Commedia e Tambor ha vinto un Golden Satellite Award per Miglior Attore non protagonista.

Nel corso dei suoi sei anni nel pluripremiato The Larry Sanders Show , è stato candidato quattro volte agli Emmy e quattro ai CableACE Awards. Ha anche ricevuto una nomination all'American Comedy Award.

Tambor ha recitato accanto al veterano attore John Lithgow nella sitcom Twenty Good Years . I suoi tanti crediti televisivi includono ruoli ricorrenti e apparizioni in serie come: Hill Street Blues , L.A. Law , American Dreamer , Studio 5-B e Max Headroom: 20 Minutes Into the Future . Ha interpretato la sua serie Mr. Sunshine , e ha fatto un apparizione guest nell'episodio “ Dead Right” della serie antologia dell'horror della HBO Tales from the Crypt .

Tambor è tornato al palcoscenico nel corso di tutta la sua carriera. Di recente è apparso nei panni di Max Detweiler nella produzione dell' Hollywood Bowl di The Sound of Music . A Broadway, ha recitato accanto a Alan Alda e Liev Schreiber nel revival, vincitore del Tony, di Glengarry Glen Ross , e in Sly Fox , diretto da Arthur Penn. I suoi crediti includono anche produzione per il New York Shakespeare Festival di Misura per Misura e produzioni di Los Angeles di Sly Fox , The Hands of Its Enemy , A Flea in Her Ear , American Mosaic e Il gabbiano .

Ha diretto Burn This di Lanford Wilson allo Skylight Theatre di Los Angeles e ha recitato e diretto con molte prestigiose compagnie della regione come il Seattle Repertory Theatre, l'Actors Theatre of Louisville, il Milwaukee Repertory Theater, l'Academy Festival Theatre a Chicago, lo Shakespeare Festival di San Diego, il South Coast Repertory Theatre e il Loeb Drama Center della Harvard University.

Quando non recita, Tambor insegna recitazione al Santa Monica Playhouse.

Tambor vive a Los Angeles con sua moglie Kasia, suo figlio Gabriel e sua figlia Eve.

 

L'attore LUKE GOSS (Principe Nuada) era membro della band inglese multi-platino Bros. A 20 anni Goss aveva già vinto il Brit Award, si era esibito allo Stadio Wembley e a concerti tutto-esaurito in tutta Europa, Giappone, Australia e Canada. La sua autobiografia sulla sua esperienza, diventata un bestseller, “I Owe You Nothing”, è stta pubblicata dalla Harper Collins nel 1993.

Goss ha poi cominciato una nuova carriera, e ha trovato un nuovo pubblico, interpretandoDanny Zuko nel musical di grande successo Grease al West End di Londra. E' poi andato in tournee con lo spettacolo in tutto il Regno Unito.

Goss si è fatto riconoscere come attore del grande schermo nel 2002 con performance in due film molto diversi fra loro: il film drammatico indipendente di David S. Goyer ZigZag , con John Leguizamo, Oliver Platt, Natasha Lyonne e Wesley Snipes; e il successo di Guillermo del Toro Blade II , con Snipes e Ron Perlman. L'anno successivo ha interpretato il ruolo del protagonista nel film inglese di gangster, che ha ricevuto ottime recensioni, Charlie , e nella miniserie della Hallmark, vincitrice dell'Emmy, Frankenstein , con Donald Sutherland e William Hurt.

Nel 2005, Goss si è spostato in India per interpretare il protagonista dell'epica biblica One Night with the King , con Omar Sharif e Peter O'Toole. I suoi crediti recenti includono anche: The Man – La talpa , con Samuel L. Jackson e Eugene Levy; Mercenary con Steven Seagal; Bone Dry , con Lance Henriksen; Unearthed , con Emmanuelle Vaugier; Deep Winter , con Michael Madsen; e Shanghai Baby , con Bai Ling. Goss ha di recente finito di girare Tekken , un film di fantascienza tratto dal popolare videogioco. Goss vive a Los Angeles.

 

Nato nel 1940 da Arnold Herbert (un parroco anglicano) e Phyllis Maseey (ingegniere e attrice dilettante), JOHN HURT (Trevor “Broom” Buttenholm) ha frequentato la scuola in Kent e Lincoln. Era macchinista al Lincoln Repertory e ha studiato alla St. Martin's School di Londra prima di vincere una borsa di studio per la Royal Academy of Dramatic Art.

Hurt è diventato uno degli attori inglesi più conosciuti, stimati dalla critica e versatili. Ha debuttato al West End nel 1962 e ha continuato vincendo il Critics' Award per Miglior Attore Esordiente con I nani di Harold Pinter. Sul palcoscenico ha anche recitato in The Caretaker di Pinter; The Shadow of a Gunman di Seán O'Casey; Travesties di Tom Stoppard e Un mese in campagna di Ivan Turgenev. L'anno 2000 ha visto la sua grande performance in Krapp's Last Tape di Samuel Beckett al West End di Londra.

L'imponente lavoro di Hurt in televisione è cominciato nel 1961 e ha incluso ruoli importanti come Caligola in I, Claudius , Raskolnikov in Delitto e Castigo e, ancora più memorabile, Quentin Crisp nell'autobiografico The Naked Civil Servant (Il funzionario nudo) , per il quale ha ricevuto un Emmy come Miglior Attore e un BAFTA come miglior Attore Televisivo, e che ha portato Crisp a dire che “John Hurt è il mio rappresentante qui sulla Terra.”

Sul grande schermo sono stati i suoi ruoli nei panni di Max in Fuga di mezzanotte (1978) e di John Merrick in The Elephant Man (1980) che lo hanno portato sotto i riflettori internazionali con nomination agli Oscar ® rispettivamente per Miglior Attore Non Protagonista e Miglior Attore. Il suo lavoro per il cinema include un trio di ruoli nel 1984 che gli sono valsi quell'anno l' Evening Standard per Miglior Attore: Vendetta e Champions . I suoi molti film comprendono: Un uomo per tutte le stagioni , Il campo , Scandal – Il caso Profumo , Rob Roy , Two Nudes Bathing di John Boorman - per il quale ha ricevuto un CableAce Award nel 1995 – e un'acclamata interpretazione in Amore e morte a Long Island di Richard Kwietniowski . Hurt è stato visto nel ruolo del Dr. Iannis in Il mandolino del Capitano Corelli , diretto da John Madden.

Hurt ha girato Krapp's Last Tape di Beckett per la regia di Atom Egoyan nel 1999, e Tabloid , diretto da David Blair, nel 2000. Nel 2001, Hurt ha interpretato Tripla Identità , diretto da Marc Munden, Harry Potter e la pietra filosofale , diretto da Chris Columbus e Owning Mahowny , diretto da Richard Kwietniowski.

Nel 2002, Hurt ha vinto il Variety Club Award insieme a Penelope Wilton per la loro interpretazione in Afterplay di Brian Friel. A questo è seguito il film Hellboy , diretto da Guillermo del Toro, e The Alan Clark Diaries per la BBC.

Nel 2004, Hurt ha girato The Skeleton Key , diretto da Iain Softley, Shooting Dogs , diretto da Michael Caton-Jones per la BBC Films, e La proposta , diretto da John Hillcoat. E' stato anche premiato con un C.B.E.

Nel 2005, Hurt ha interpretato V per Vendetta per la Warner Bros.; è apparso al Wyndham's Theatre in Heroes di Gerald Sibleyras, adattato da Tom Stoppard e diretto da Thea Sharrock; e ha vinto l'Olivier Award 2006 per Miglior Commedia. Nello stesso anno ha interpretato Boxes , scritto e diretto da Jane Birkin, e Outlander .

Nel 2007, Hurt ha girato Oxford Murders – Teorema di un delitto , diretto da Álex de la Iglesia; Lezione 21 diretto da   Alessandro Baricco ; Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo per Steven Spielberg (uscito a maggio 2008); e Recount , diretto da Jay Roach, dove ha vestito i panni dell'ex Segretario di Stato Warren Christopher.

Hurt ha di recente finito di girare un nuovo film di Jim Jarmusch, ed è in preparazione con 44 Inch Chest , scritto da Louis Mellis e David Scinto ( Sexy Best ) che verrà diretto da Malcolm Venville.

Nato a Renfrew in Scozia, JOHN ALEXANDER (Johann Kraus, il Goblin di Bethmoora) ha cominciato la sua carriera artistica studiando danza moderna e movimento con la leggendaria Margaret Morris al Celtic Ballet College di Glasgow.

Ancora adolescente si è trasferito a Londra per continuare a studiare danza, recitazione e acrobatica, ed è andato in tournee per tutta l'Europa e la Scandinavia con un gruppo comico acrobatico francese. Dopo un lungo ingaggio alla Follies Bergère a Las Vegas, è tornado a Londra per esibirsi i musical al West End. Nel corso di una stagione di due anni con Michael Crawford in Barnum al London Palladium, ha sentito di un provino per una parte in cui gli attori dovevano interpretare delle scimmie. Alexander è apparso per la prima volta sullo schermo mascherato in Greystoke: La leggenda di Tarzan signore delle scimmie nei panni del leader dei primati White Eyes.

Dopo aver interpretato il Leone Codardo e uno dei Wheelers in Nel fantastico mondo di Oz , gli è stta offerta la parte di Digit nel film diretto da Michael Apted Gorillas nella nebbia: la storia di Dian Fossey . Questo ruolo estremamente impegnativo ha richiesto ad Alexander di far combaciare i suoi movimenti con quelli di un vero gorilla. Gli ha anche dato l'opportunità di lavorare con il leggendario makeup artist Rick Baker.

Il suo successivo lavoro con Baker è stato Mighty Joe Young , un viaggio creativo durato più di due anni dai primi ‘passi'concettuali fino alla fine delle riprese. La carriera di Alexander ha compreso anche collaborazioni con gli Stan Winston Studios sui film Congo , Relic: l'evoluzione del terrore e Zathura: Un'avventura spaziale .

Come attore la faccia di Alexander viene di solito completamente oscurata dale sue caratterizzazioni di scimmie, zombie e alieni. Nel suo ritratto di Jarra in Men in Black II , tuttavia, è riconoscibile nonostante il trucco e le protesi.

Oltre a recitare, Alexander ha lavorato come coordinatore del movimento e consulente per molti film. Lui e sua moglie Angela vivono a Los Angeles dal1993.

Il più giovane ad aver mai creato una serie televisiva, SETH M AC FARLANE (Johann Krauss – Voice) ha cominciato la sua carriera studiando animazione e design alla Scuola di Design di Rhode Island, dove ha creato il corto animato The Life of Larry .  I dirigenti della Hanna-Barbera, colpiti dal suo lavoro, hanno incoraggiato MacFarlane a spostarsi a Los Angeles nel 1995 per creare e dirigere un cortometraggio per loro. Dopo essersi trasferito a Los Angeles,ha continuato a lavorare su molte serie animate, tra cui Ace Ventura: Pet Detective , Jungle Cubs e Johnny Bravo .

La grande opportunità è arrivata per MacFarlane quando i produttori della MADtv hanno scoperto The Life of Larry e lo hanno contattato per mandarlo in onda diviso in quattro brevi segmenti. Sebbene l'accordo non andò a buon fine, i dirigenti della FOX hanno riconosciuto il suo talento e gli hanno dato la possibilità di creare una sua serie animata da trasmettere in prima serata. Per i successivi sei mesi, MacFarlane ha creato, animato, scritto, diretto e dato voce a tutti i personaggi maschili di quello che sarebbe diventato Family Guy .  Utilizzando tutti i suoi contatti, amici e tutte le sue risorse per produrre il corto di sette minuti, lo ha consegnato a maggio 1998 e, poche settimane dopo, questo è stato comprato. MacFarlane ha poi ricevuto un Emmy per la sua Performance Vocale nel ruolo di Stewie Griffin, e Family Guy ha raccolto due nomination come Miglior Serie Animata. Nel 2002, ha ricevuto un altro Emmy per le musiche e ibrani originali di Family Guy

MacFarlane lavora anche come co-creatore/produttore esecutivo/voce della serie animate della FOX American Dad! , e sta producendo esecutivamente la serie live-action della FOX The Winner . I suoi altri crediti televisivi includono un lavoro come consulente produttore in The Pitts e ruoli guest in Gilmore Girls .

Nato e cresciuto in Connecticut, MacFarlane vive a Los Angeles.

ANNA WALTON (Principessa Nuala) si è diplomata alla Scuola di Arte Drammatica di Oxford nel 2004.  Poco dopo ha interpretato il film Vampire Diary , un cult di grande successo ambientato nella scena trendy neo-gotica di Londra, per il quale ha vinto il premio come Miglior Attrice al Festival Internazionale di Milano del 2008. Walton ha poi interpretato The Mutant Chronicles di Simon Hunter, con Ron Perlman, John Malkovich, Devon Aoki e Thomas Jane.  E' apparsa in produzioni della BBC come Caravaggio , The Forgotten Pilot , The Fast Show e Bright Hair .  A teatro a Oxford ha recitato ruoli da protagonista in A Collier's Friday Night , The Country Wife , The Cherry Orchard e Picnic

Quest'estate Walton comincerà le riprese, nel ruolo della protagonista femminile Susannah, dell'importante nuova serie della NBC Robinson Crusoe , che andrà in onda a settembre 2008.

Walton vive a Londra con suo marito e suo figlio.

Nato a Milford, in Michigan, BRIAN STEELE (Wink, Cronie Troll, Capo Cattedrale , Fragglewump), soprannominato “Creature Boy”, negli ultimi 20 anni si è trasformato in innumerevoli creature terribili e in poche amabili. Nel primo Hellboy , era l'implacabilmente prolisso demone Sammael, che si moltiplicava ogni volta veniva ucciso.

Il primo lavoro di Steele dopo essersi trasferito a Los Angeles nel 1987, è stato diventare il mostro di Frankenstein nel parco a tema degli Universal Studios. E' stato qui che ha trovato la sua vera strada! Mentre lavorava nel parco a tema, ha affilato le sue capacità nel dare vita ai personaggi. Nel 1992, ha fatto un provino per diventare l'amabile Bigfoot nello spettacolo televisivo Harry e gli Hendersons . Ha recitato come sostituto per una stagione, poi più tardi ha ottenuto il ruolo per completare la serie. Destinato a recitatre in ‘maschera', ha cominciato a lavorare in un'altra serie televisiva dal titolo Earth 2 , in cui interpreta un Terrian. Poco dopo ha avuto la sua prima opportunità sul grande schermo con il ruolo di Kothoga in Relic – L'evoluzione del terrore .

“Per un ragazzo di provincial che correva a casa dopo scuola per guardare Monster Week su Channel 50, questa è la più bella carriera del mondo! dice Steele.

I suoi altri crediti cinematografici includono: Men in Black II , Resident Evil: Extinction , Lady in the Water , Doom , The Cave – Il nascondiglio del diavolo , Blade: Trinity , Underworld , The Edge , Underworld: Evolution , Relic – L'evoluzione del terrore e Underworld: Rise of The Lycans .

 

I REALIZZATORI DEL FILM:

 

Da quando ha vinto il Premio della Critica al Festival di Cannes 1993 e nove Oscar Messicani per il suo primo film, la co-produzione USA-Messico Cronos , GUILLERMO DEL TORO (Regia di/Sceneggiatura di/Storia di) si è affermato come uno tra i più ammirati e ricercati scrittori-registi internazionali. Con l'uscita del suo film in lingua spagnola Il labirinto del fauno , che, alla sua presentazione al Festival di Cannes, è stato accolto con una standing ovation senza precedenti di 25 minuti, del Toro ha sigillato la sua posizione come successo sia di critica che commerciale.

La Picturehouse ha distribuito Il labirinto del fauno in USA a dicembre 2006. Il film ha ricevuto sei nomination agli Oscar ® (tra cui Miglior Film Straniero e Miglior Sceneggiatura Originale per del Toro) e ne ha vinti tre. Ha anche vinto nove Ariel Awards (tra cui Miglior Regia per del Toro) - di dodici nomination - tre BAFTA (incluso Miglior Film Straniero) e sette Goya Awards – di 13 nomination - (incluso Miglior Sceneggiatura per del Toro). Inoltre, Il labirinto del fauno ha ricevuto premi della critica a Boston, Los Angeles e New York, ed è stato selezionato dalla National Society of Film Critics come miglior film dell'anno. Ha anche ricevuto una nomination ai Golden Globe èper Miglior Film Straniero. E' attualmente il film in lingua spagnola che ha incassato di più di tutti i tempi negli USA e il quinto film in lingua straniera con i maggiori incassi nella storia dei botteghini americani: 37,6 milioni di dollari.

D el Toro ha costruito la sua carriera muovendosi avanti e indietro tra film indipendenti, film in lingua spagnola e produzioni ad altissimo budget. Appassionato del genere horror gotico, del Toro ha fatto seguire a Cronos il film horror Mimic , che ha diretto e co-sceneggiato per la Dimension Films. Mira Sorvino, Jeremy Northam, Josh Brolin e Charles S. Dutton sono gli interpreti principali del film. E' poi tornato a soggetti spagnoli con il soprannaturale film sulla Gueera Civile spagnola, La spina del diavolo . Distribuito in USA dalla Sony Classics, il film è apparso nell'elenco dei “Migliori 2001” di pubblicazioni come The New York Times e Newsweek . Nel 2004, dopo aver completato il film di vampire della New Line Blade II , con Wesley Snipes e Kris Kristofferson, del Toro ha cominciato a lavorare a Hellboy per Revolution Studios. Basato sulle graphic novels di Mike Mignola per la Dark Horse, il film ha preparato il terreno a questa sua attuale produzione Hellboy: The Golden Army , per la Universal Pictures.

La sua riuscita collaborazione con la Universal in Hellboy: The Golden Army ha portato del Toro a programmare con la società nuove avventure. Ha siglato un accordo per il quale scriverà e svilupperà progetti sia per lui come regista che per altri cineasti. Inoltre, lui e i suoi colleghi, i filmmaker messicani Alfonso Cuarón e Alejandro González-Iñárritu hanno creato la Cha Cha Cha, una società di produzione che produrrà cinque film per Universal Studios e Focus Features. I tre cineasti, che insieme hanno 17 nomination agli Oscar ® e più di un miliardo di dollari di incassi ai botteghini internazionali, dirigeranno ognuno un film e supervisioneranno altri due film di altri registi. Il primo film che uscirà da questa partnership è Rudi y Cursi , diretto da Carlos Cuarón, con Gael García Bernal e Diego Luna.

Nel 2007, del Toro ha prodotto il film spagnolo The Orphanage , che è diventato il film in lingua che ha incassato di più nella storia spagnola. La Picturehouse ha distribuito il film nelle sale USA a dicembre 2007. Del Toro produrrà il remake Americano del film nell'inverno di quest'anno. Produrrà anche il film horror gotico Don't Be Afraid of the Dark per la Miramax. Del Toro lavora come produttore esecutivo sul film di prossima uscita per la Gaumont Splice , diretto da Vincenzo Natali e con Adrien Brody e Sarah Polley. Altri progetti in sviluppo di del Toro includono: The Witches , tratto dal romanzo di Roald Dahl, per la Warner Bros., che lui produrrà con Alfonso Cuarón, e The Left Hand of Darkness , con la società americana di Francis Coppola Zoetrope.

Gli interessi di del Toro si estendono anche al mondo della televisione, dei giochi e delle graphic novel. Insieme al creatore di “Hellboy” Mike Mignola, del Toro ha supervisionato la prodzione di un videogioco del franchise “Hellboy”, uscito come gioco per la Playstation 3. Per la Dark Horse, sta creando due graphic novel originali e una serie di action figure.

Nel campo dell'animazione, del Toro ha lavorato come consulente creativo nei film Hellboy: Sword of Storms , Hellboy: Blood and Iron e Hellboy: The Phantom Claw , prodotti da Revolution Studios e Konami. Inoltre è socio della società d'animazione internazionale Magic Box, che svilupperà e produrrà film d'animazione che riuniscono talenti creativi europei, giapponesi e americani.

Nato nel 1964 a Guadalajara, in messico, del Toro ha frequentato l'Università di Guadalajara. Ha studiato con l'artista degli effetti speciali e del trucco, vincitore dell'Oscar ® Dick Smith per poi creare la sua società di effetti speciali e trucco, la Necropolis, S.A., a Guadalajara. All'inizio della sua carriera ha prodotto e diretto molti film e programmi televisivi in Messico. Ha creato e diretto molti episodi della serie TV messicana Hora Marcada per la Televisa. Nel 1985, a 21 anni, ha prodotto il film Dona Herlinda and Her Son con la regia di Jaime Humberto Hermosillo.

Del Toro è stato membro di molte giurie di festival cinematografici. E' stato giurato dell'Independent Film Project's Spirit Awards nel 1999 e nel 2000. E' stao giudice e mentore ai NHK Awards del 2000 e ha presentato questi premi al Sundance Film Festival lo stesso anno. Inoltre, del Toro è stato mentore di molti giovani filmmaker e ha lavorato da dietro le quinte per il Festival Cinematografico di Guadalajara e per il lab per filmmaker del Sundance Institute che si tiene ogni anno a Guadalajara.

Del Toro è autore di uno studio critico sul cinema di Alfred Hitchcock, pubblicato dalla University of Guadalajara Press. La Miracle Press ha pubblicato la sua sceneggiatura di Cronos in Messico. La sua sceneggiatura di Hellboy , insieme al suo lavoro concettuale per il film, sono stati di recente pubblicati dalla Dark Horse Publications.

MIKE MIGNOLA (Storia di/Tratto dal Fumetto della Dark Horse Comic di/Co-produttore esecutivo) è nato il 16 settembre 1960 a Berkeley, in California, ed è cresciuto nella vicina Oakland, figlio maggiore di un duro e coriaceo ebanista. La sua passione per fantasmi e mostri è cominciata quando era un bambino (non ricorda come) e leggere “ Dracula” a 12 anni gli ha aperto il mondo della letteratura e del folklore vittoriani dai quali non si è mai più ripreso.

Dopo la laurea al California College of Arts and Crafts nel 1982 (con la speranza di disegnare mostri per guadagnare), Mignola si è trasferito a New York per iniziare una carriera nel campo del fumetto. Cominciando dalla gavetta per la Marvel Comics, si è velocemente trasformato in un artista non-male in fumetti come “ Rocket Raccoon”, “Alpha Flight” e “Hulk”. Alla fine degli anni'80 ha cominciato a sviluppare il suo proprio stile grafico e ha lavorato su progetti di profilo commerciale più alto come “ Cosmic Odyssey” (1988) e “Dall'inferno a Gotham” (Gotham by Gaslight, 1989) per la DC Comics, e sul non così commerciale “Fafhrd and the Gray Mouser” (1990) per la Marvel. Nel 1992 ha disegnato l'adattamento a fumetti del film Dracula di Bram Stoker per la Topps Comics, che lo ha portato a lavorare (brevemente) con Francis Ford Coppola sul film.

Nel 1993, Mignola si è unito ad altri creatori di fumetti (John Byrne, Frank Miller, Geof Darrow, etc.) per creare la serie editoriale Legend alla Dark Horse Comics, e qui ha ideato Hellboy , un duro e coriaceo agente segreto che potrebbe – o non potrebbe – essere la bestia dell'apocalisse. La prima storia di “ Hellboy” (“ Seed of Destruction”, 1994) l'ha scritta insieme a John Byrne, poi Mignola ha continuato a scrivere da solo e, scritte da lui, ci sono sei graphic novel di “ Hellboy” (alte sono in cantiere), molti spin-off (“ Hellboy: Weird Tales”, “Hellboy Junior”, “B.P.R.D.”), due antologie di racconti in prosa, molti romanzi, due film d'animazione e i film live action con Ron Perlman. “ Hellboy” ha riscosso una grande quantità di premi nel mondo del fumetto e viene pubblicato in molti paesi.

Mignola ha anche lavorato come scenografo per il film Disney Atlantis: l'impero perduto (2001) ed è stato consulente visuale del regista Guillermo del Toro in Blade II (2002) e Hellboy (2004).

Nel 2001, Mignola ha creato il fumetto pluripremiato “ The Amazing Screw-On Head” (recentemente trasformato in animazione) Nel 2006, ha scritto insieme a Christopher Golden il romanzo “ Baltimore: or the Steadfast Tin Soldier and the Vampire ”, pubblicato dalla Bantam Books nel 2007.

Mignola vive da qualche parte nella California del Sud con sua moglie, sua figlia e il gatto.

In 40 anni di carriera LAWRENCE GORDON (Prodotto da) si è affermato come uno dei produttori più di successo e prolifici dell'industria dello spettacolo. Al suo attivo ha film senza tempo come L'uomo dei sogni , candidato a tre premi Oscar ® incluso quello per Miglior Film; la pietra miliare dell'action Die Hard – Trappola di cristallo ; e l'importante “buddy picture” 48 ore , con Eddie Murphy e Nick Nolte. Ha portato Hellboy sul grande schermo nel 2004.

Nato a Yazoo City, in Mississippi, Gordon si è laureato in business administration alla Tulane University. Dopo essersi trasferito a Los Angeles all'inizio degli anni '60, è andato a lavorare come assistente esecutivo di Aaron Spelling alla Four Star Television ed è presto diventato scrittore e produttore associato di molti spettacoli di Spelling. Ha continuato con un breve periodo come capo dello sviluppo talenti della West Coast per la ABC Television e poi come executive con la Bob Banner Associates. Nel 1968, si è unito a Sam Arkoff e Jim Nicholson alla American International Pictures (AIP) come story editor e ha fatto carriera fino a diventare vice presidente incaricato dello sviluppo. Si è poi spostato alla Screen Gems, la divisione televisiva della Columbia Pictures, come vice presidente, e ha contribuito a mettere insieme il film TV classico Brian's Song , e il primo “romanzo per la televisione”, l'adattamento di “QB VII” di Leon Uris.

Accettando l'offerta di diventare il primo executive nella storia della società a dirigere la produzione internazionale, Gordon è tornato alla AIP. I suoi tanti progetti hanno incluso: Coffy ; Foxy Brown ; Gli angeli dell'inferno '69 ; Quattordici o guerra ; Dillinger di John Milius , (che Gordon ha anche prodotto esecutivamente); e il pionieristico e controverso successo di animazione di Ralph Bakshi Heavy Traffic (uno dei film inseriti nella classifica dei Top-10 dal The New York Times nel 1973).

Gordon ha poi creato la Lawrence Gordon Productions, cominciando una lunga collaborazione di grande successo con il regista Walter Hill. Tra i titoli memorabili del duo ci sono: L'eroe della strada , con Charles Bronson; Driver l'imprendibile , con Ryan O'Neal e Isabelle Adjani; il film cult I guerrieri della notte ; 48 ore , con Nick Nolte e un ancora sconosciuto Eddie Murphy; la favola rock-and-roll Strade di fuoco ; Chi più spende… più guadagna , con Richard Pryor e John Candy; e Ancora 48 ore , con la stessa squadra del primo film. Gordon ha anche prodotto la commedia di successo La fine… della fine , con Burt Reynolds, e ha di nuovo lavorato con l'attore nel film campione d'incassi Collo d'acciaio . In questo stesso periodo Gordon ha prodotto il film scritto da Paul Schrader Rolling Thunder , con William Devane e Tommy Lee Jones; e il musical, diventato uncult, Xanadu , con Olivia Newton-John e Gene Kelly. Nel 1982, si è ri-unito con il suo vecchio capo Aaron Spelling per creare e produrre esecutivamente la serie televisiva della ABC di lunga programmazione Matt Houston .

Nel 1984, Gordon è diventato presidente e chief operating officer della 20 th Century Fox e ha supervisionato titoli di successo come Aliens : Scontro finale di James Cameron; Dentro la notizia - Broadcast News di James L. Brooks; Commando , con Arnold Schwarzenegger; e Il gioiello del Nilo , con Michael Douglas, Kathleen Turner e Danny DeVito. Durante il suo incarico è stata creata la serie televisiva The Simpsons da Matt Groening e James L. Brooks, e altre serie di Stephen Bochco e David E. Kelley.

Dopo un periodo di lavoro alla Fox, Gordon ha prodotto il film, acclamato dalla critica, Lucas , l'esordio alla regia di David Seltzer; e Jumpin' Jack Flash , con Whoopi Goldberg, il primo film di Penny Marshall come regista.

Gordon ha anche prodotto per il teatro. Per Broadway, ha prodotto il musical Smile , con musiche del vincitore del Tony, del Grammy e dell'Oscar ® Marvin Hamlisch e libretto e testi del vincitore del Tony e dell'Oscar ® Howard Ashman. Off-Broadway Gordon è stato premiato con il prestigioso Drama Desk Award per il suo revival di Joe Orton Entertaining Mr. Sloane .

Nel 1987, Gordon ha prodotto il successo dell'estate Predator , con Arnold Schwarzenegger, e più tardi, il sequel. Poi, nel 1988, ha prodotto il blockbuster Die Hard – Trappola di cristallo , che ha presentato Bruce Willis come un eroe d'azione. Il film ha continuato con due sequel di successo affermandosi come uno dei franchise di maggiore successo e più imitati della storia del cinema.

Nel 1989, Gordon ha prodotto L'uomo dei sogni , l'amatissimo film con Kevin Costner diretto da Phil Alden Robinson. Questa distribuzione Universal ha ricevuto tre nomination agli Oscar ® , tra cui quella per Miglior Film, mentre il titolo “uomo dei sogni” è entrato a far parte del linguaggio americano.

Successivamente, Gordon ha prodotto Affari di famiglia , diretto da Sidney Lumet e con Sean Connery, Dustin Hoffman e Matthew Broderick; la commedia di successo Poliziotto a quattro zampe con James Belushi; Rocketeer , diretto da Joe Johnston, per la Walt Disney; e Lock Up , con Sylvester Stallone.

Nel 1989, Gordon ha creato la Largo Entertainment con il sostegno della JVC Entertainment, Inc. giapponese, che rappresenta il primo grande investimento dei nipponici nell'industria dell'intrattenimento. Come amministratore delegato e chief executive officer della società, Gordon è stato responsabile della produzione di film come Point Break , con Patrick Swayze e Keanu Reeves; Abuso di potere , con Kurt Russell, Ray Liotta e Madeleine Stowe; La vedova americana , con Shirley MacLaine, Jessica Tandy, Kathy Bates, Marcia Gay Harden e Marcello Mastroianni; e Timecop – Indagine dal futuro , con Jean-Claude Van Damme. La Largo ha anche co-finanziato e gestito la distribuzione all'estero dell'acclamato Malcolm X , diretto da Spike Lee e con Denzel Washington nei panni del protagonista.

Nel 1994, Gordon ha lasciato la Largo per un contratto di produzione a lunga scadenza con la Universal Pictures. Alla Universal, la sua prima produzione è stato il controverso film con Kevin Costner Waterworld , che ha incassato 300 milioni di dollari in tutto il mondo. Tra le altre produzioni di Lawrence Gordon ci sono: L'ombra del diavolo , con Harrison Ford e Brad Pitt; l'acclamtao dalla critica Boogie Nights , diretto da Paul Thomas Anderson e con Mark Wahlberg, Burt Reynolds, Heather Graham e Julianne Moore; e Mystery Men , con Ben Stiller.

Nel 2001, Gordon ha prodotto due film che hanno aperto al primo posto al botteghino: il successo dell'estate Tomb Raider , con il premio Oscar ® Angelina Jolie, e l'acclamato K-PAX , con il due volte premio Oscar ® Kevin Spacey e il quattro volte candidato all' Oscar ® Jeff Bridges. Nell'estate 2003, è uscito Tomb Raider: la culla della vita con Angelina Jolie di nuovo nel ruolo di Lara Croft. Gordon ha prodotto Hellboy , con la regia di Guillermo del Toro, nel 2004.

Gordon va ancora forte. A settembre il regista Zack Snyder ( 300 ) ha cominciato le riprese dell'attessissimo Watchmen , tratto dalla graphic novel di Alan Moore (nella classifica dei “100 romanzi più belli” della rivista Time ). Watchmen uscirà nelle sale americane a marzo 2009.

Gordon è membro del Consiglio d'Amministrazione della Producers Guild of America. E' stato membro del Consiglio della Academy of Motion Picture Arts and Sciences, e dell' American Film Institute. E' stato onorato con il premio alla carriera della ShoWest e con il prestigioso premio David O. Selznick della Producers Guild of America.

 

MIKE RICHARDSON (Prodotto da) è presidente e fondatore della Dark Horse Comics, la pluripremiata casa editrice internazionale che ha fondato nel 1986. E' anche presidente della Dark Horse Entertainment, per la quale ha prodotto numerosi progetti per il cinema e la televisione.

Oltre a produrre film come My Name Is Bruce , Hellboy e Mystery Men , ha anche prodotto film tratti da molte delle sue creazioni, tra cui The Mask e Timecop – Indagine dal futuro . Richardson possiede una catena di negozi di cultura pop “Things From Another World” situati dalla Universal CityWalk di Los Angeles fino alla sua città di nascita in Milwaukie, Oregon.

Le recenti attività imprenditoriali includono la sua nuova casa editrice, M Press, una divisione giocattoli, la Dark Horse Deluxe e un pluripremiato sito web. Richardson ha scritto numerose graphic novels e serie di fumetti, oltre a “Comics Between the Panels” e “Blast Off!”, due libri sulla cultura pop che hanno riscosso un geande successo di critica. Vive con sua moglie Karie e le loro tre figlie a Lake Oswego, in Oregon.

Hellboy: The Golden Army  è il sequel di Hellboy del 2004 , tratto dalla serie di fumetti pluripremiata firmata Mike Mignola, diretto dal candidato all'Oscar ® Guillermo del Toro, e con Ron Perlman, Selma Blair, Doug Jones e Jeffrey Tambor.  Il film ha incassato 100 milioni di dollari in tutto il mondo e ha riscosso un ancora maggiore successo in DVD.

LLOYD LEVIN (Prodotto da) ha prodotto Hellboy: The Golden Army con Lawrence Gordon continuando un sodalizio lavorativo cominciato a metà degli anni '80. I due stanno attualmente producendo Watchmen , tratto dall'importante romanzo a fumetti di Alan Moore e Dave Gibbons, diretto da Zack Snyder e con Malin Akerman, Billy Crudup, Matthew Goode, Jackie Earle Hayley, Jeffrey Dean Morgan e Patrick Wilson.  Pubblicato dalla DC Comics tra il 1986 e il 1987, Watchmen è l'unica graphic Novel ad aver vinto l'Hugo Award e ad essere stato inserito nella lista della rivista Time dei “100 Migliori Romanzi in lingua inglese dal 1923 a oggi”.

Recentemente Levin ha prodotto United 93 con la Working Title Films per la Universal Pictures.  Diretto da Paul Greengrass, United 93 è stato candidato a due premi Oscar ® , tra cui Miglior Regia, ed è stato nominato Miglior Film dell'Anno dal New York Film Critics Circle.  E' stato candidato a sei premi BAFTA, incluso Miglior Film Inglese, e ha vinto due BAFTA per Miglior Regista e Miglior MOntaggio.

La collaborazione di Levin con Greengrass continua con il nuovo film del regista, un thriller ancora senza titolo sulla guerra in Iraq, tratto dal libro del giornalista Rajiv Chandrasekaran, acclamato dalla critica, Imperial Life in the Emerald City , e ha come interpreti Matt Damon, Greg Kinnear, Amy Ryan, Jason Isaacs e Brendan Gleeson.

Il primo film di Levin, come produttore associato, è stato Die Hard – Trappola di cristallo , tratto da “Nothing Lasts Forever”, un libro che Levin ha portato all'attenzione di Lawrence Gordon e di cui, una volta diventato film, ha supervisionato lo sviluppo. Levin ha lavorato come produttore associato in due film candidati all'Oscar® L'uomo dei sogni (1989), diretto da Phil Alden Robinson e con Kevin Costner, e Poliziotto a quattro zampe (1989), con James Belushi. Nel 1990, Levin è stato produttore esecutivo di 58 minuti per morire ( Die Hard 2) e Predator 2 .  Nel 1991, ha prodotto Rocketeer , diretto da Joe Johnston con Billy Campbell e Jennifer Connelly.

Alla Largo Entertainment, Levin ha lavorato come direttore di produzione, supervisionando la produzione di film di grande successo come Point Break , diretto da Kathryn Bigelow con Keanu Reeves e Patrick Swayze; Abuso di potere , con Kurt Russell e Ray Liotta; and Timecop – Indagine dal futuro , con Jean-Claude Van Damme. Ha anche prodotto esecutivamente La vedova americana , con Shirley MacLaine, Kathy Bates e Marcello Mastroianni.

      Dopo aver lasciato la Largo, Levin ha continuato il suo sodalizio con Gordon da produttore. Nel 1997, ha prodotto esecutivamente L'ombra del diavolo , con Harrison Ford e Brad Pitt. Nello stesso anno ha anche prodotto Punto di non ritorno, con Laurence Fishburne e Sam Neill. Nel 1998, ha prodotto l'originalissimo film di Paul Thomas Anderson Boogie Nights . Candidato a tre premi Oscar®; Boogie Nights è stato interpretato da Mark Wahlberg, Julianne Moore, William H. Macy, Philip Seymour Hoffman, John C. Reilly, Heather Graham e Burt Reynolds. Nel 1999, Levin ha prodotto Mystery Men , con Ben Stiller, William H. Macy e Geoffrey Rush, seguito da Tomb Raider , con Angelina Jolie. Il film, che si basa sull'omonimo videogame, ha incassato in tutto il mondo più di 280 milioni di dollari, diventando la pellicola action con una protagonista femminile di maggiore successo di tutti i tempi. Ha anche prodotto K-PAX – Da un altro mondo , diretto da Iain Softley con Kevin Spacey e Jeff Bridges, e Tomb Raider: la culla della vita .

CHRIS SYMES (Produttore esecutivo) ha già lavorato in Ungheria come produttore esecutivo dell'avventura fantasy Eragon nel 2006. I suoi crediti cinematografici includono anche AVP: Alien vs. Predator , Resident Evil e The Match . Ha prodotto un pilot televisivo The Sight .

Symes ha completato i suoi studi con lode all'Accademia di Belle Arti di Bath nel 1985 prima di iniziare una carriera in produzione al televisione e al cinema. Nel corso dei numerosi anni di lavoro freelance, ha prodotto video musicali e, nel 1991, è entrato alla Propaganda Films Europe ( Sleepers , Ritratto di signora , Cuore selvaggio ) con base a Hollywood. E' diventato capo della produzione europea nel 1994, e un anno più tardi è stato nominato manager della Propaganda Films Europe, diventato responsabile dell'intero reparto budget europeo, di tutti gli aspetti della produzione e dello sviluppo di nuovi progetti e dei talenti creativi.

Symes vive a Londra.

Il direttore della fotografia premio Oscar ® GUILLERMO NAVARRO (Direttore della fotografia) è nato e cresciuto a Città del Messico. Ha collaborato a lungo con Guillermo del Toro, e ha girato con lui Cronos , La spina del diavolo , Hellboy e Il labirinto del fauno . Il suo lavoro per El Laberinto del Fauno , come è noto in Spagna, gli è valso, tra gli altri, un Oscar ® , un Film Independent's Spirit Award, un Ariel Award messicano e un New York Film Critics Circle Award.

All'inizio della sua carriera, Navarro si è trasferito in Europa per lavorare come apprendista e assistente del direttore della fotografia Ricardo Aronovich, AFC, in Francia. Al suo ritorno in Messico, Navarro ha curato la fotografia del film, acclamato dalla critica, Cabeza de Vaca per il regista Nicolás Echeverría, guadagnando un premio per Miglior Fotografia alla Mexican Academy. Il film è entrato nella rosa degli Oscar ® come Film Straniero.

Da allora Navarro si è trasferito a Los Angeles e ha ripetutamente collaborato con i registi Robert Rodriguez e Quentin Tarantino in film come Desperado , Four Rooms , Dal tramonto all'alba e Jackie Brown . Navarro ha curato la fotografia di importanti film action e di effetti speciali come Spy , Zathura: Un'avventura spaziale , Spawn e Stuart Little . Il suo lavoro è stato visto di recente nel film del regista Shawn Levy Una notte al museo , con Robin Williams e Ben Stiller.

 

STEPHEN SCOTT (Scenografo) ha cominciato la sua carriera nel reparto scenografia della BBC Television per poi migrare come freelance nell'industria cinematografica un decennio dopo. E' un professionista di grande esperienza, avendo cominciato dalla gavetta per poi salire fino alla vetta accumulando esperienza e sapere sul campo ed è noto nell'industria dell'intrattenimento per il suo approccio innovativo alla scenografia in tutte le scale e nei diversi argomenti, con una raffinata e coscienziosa attenzione per i dettagli.

I crediti di Scott come scenografo includono il primo Hellboy di Guillermo del Toro. Scott ha anche ideato le scenografie di: Doom , Highlander: Endgame e di episodi della serie televisiva Britannica Doctor Who . Altri crediti come art director includono: 007 – La morte può attendere , 007 – Il domani non muore mai , Il primo cavaliere , Occhi nel buio , Indiana Jones e l'ultima crociata , Madame Sousatzka e Inspector Morse . Ha lavorato come assistente art director in Intervista con il Vampiro e Indiana Jones e il tempio maledetto .

Scott vive a Londra ma gli piace lavorare in tutti gli angoli del mondo – ovunque il lavoro lo porti. Il suo lavoro e la sua forte energia creativa sono largamente stimate dagli altri e della sua generosità di spirito e della sua autorità molti hanno fatto tesoro.

BERNAT VILAPLANA (Montatore) ha lavorato per la prima volta con il regista Guillermo del Toro in Il labirinto del fauno , girato in Spagna e qui noto come El Laberinto del Fauno . Il suo lavoro sul film è stato premiato con due premi per Miglior Montaggio, il Goya e il Cinema Writers Circle Award, entrambi in Spagna. E' stato anche candidato al messicano Ariel Award. I crediti cinematografici di Vilaplana includono: il pluripremiato La Zona , Lo Mejor de mi , La Monja , Morir en San Hilario , Business , Yo Puta , Beyond Re-Animator , La Simetria , Maresme e La Escapada . Per la televisione spagnola ha montato Rumors .

Vilaplana vive a Barcellona.

 

MIKE ELIZALDE (Creature e Effetti Trucco creati da) è nato a Mazatlan Sinaloa, in Messico nel 1960 ed è emigrato negli Stati Uniti con i suoi genitori quando aveva cinque anni. Si è cominciato ad interessare ai mostri e agli effetti da bambino guardando film come Frankenstein e Il mostro della laguna nera . Il lavoro di Rick Baker in Un lupo mannaro Americano a Londra gli ha fatto desiderare di lavorare per l'industria dell'intrattenimento come artista e tecnico.

Con le inestimabili informazioni evidenziate nel libro di Lee Baygan “ Techniques of Three Dimensional Makeup ”, Elizalde ha messo insieme un portfolio di disegni originali e ne ha mandato copie a molte società di makeup-effects mentre faceva il servizio militare. E' entrato nell'industria nel 1987 dopo essere stato congedato con onore dale forze armate e si è subito fatto notare come scultore, makeup artist e designer, e come uno degli ingegnieri dell'animatronic più bravi.

Elizalde ha lavorato a più di 60 film, tra cui Men in Black , A.I . Intelligenza artificiale , Hellboy e X-Men: Conflitto finale . Con sua moglie Mary ha creato nel 1994 la Spectral Motion Incorporated per mezzo della quale produrre e vendere una serie di modelli originali scolpiti da Elizalde. Il travolgente successo di questa impresa ha accresciuto il suo desiderio di aprire una sua società di mostri e makeup effects. Negli anni successivi la Spectral Motion ha partecipato alla creazione di creature e effetti trucco in collaborazione con società di effetti di altissimo livello come la Cinovation di Rick Baker e la Stan Winston Studio. L'opportunità per diventare indipendenti arrivò quando il regista Guillermo del Toro gli ha offerto un contratto per creare gli effetti per Hellboy , il quarto film di larga distribuzione di del Toro.

Oggi la Spectral Motion è riconosciuta come una delle società di creazione di creature e di effetti trucco leader nell'industria dello spettacolo e ha ricevuto due riconoscimenti dall' Academy of Motion Picture Arts and Sciences e un premio Saturn per Miglio Trucco dall' Academy of Science Fiction, Fantasy and Horror Films nel 2004 per Hellboy .

Come capo della Spectral Motion, Elizalde traduce le richieste di creature e trucco di registi e produttori dei film che lui supervisiona. Il risultato finale è un arazzo di personaggi esibiti nel crescente elenco di film presenti nel curriculum della Spectral Motion. E' membro della Screen Actors Guild e della Makeup and Hairstylists Guild, Local 706.

Laureata al Wimbledon College of Art, SAMMY SHELDON (Costumista) ha cominciato la sua carriera come assistente costumista in film come Il Gladiatore di Ridley Scott e Plunkett & Macleane di Jake Scott. Ha continuato curando i costumi per Black Hawk Down – Black Hawduk abbattuto di Scott e per il mockumentary, The Calcium Kid , con Orlando Bloom. Ha ricevuto la sua seconda nomination ai BAFTA per Migliori Costumi per Il mercante di Venezia , con Al Pacino e Jeremy Irons. Sheldon era stata già nominata per il suo lavoro sull'adattamento in chiave moderna della BBC di I racconti di Canterbury .

Sheldon ha anche ideato i costumi per la commedia Kinky Boots , The Hitchhiker's Guide to the Galaxy , V per Vendetta e Stardust di Matthew Vaughn, con Claire Danes, Michelle Pfeiffer, Sienna Miller e Robert De Niro. Dopo Hellboy: The Golden Army , ha curato i costumi per il thriller, ancora senza titolo, del regista Paul Greengrass con Matt Damon. Sheldon è nata a Manchester e vive a Londra.

DANNY ELFMAN (Musica di) è nato nel 1953, a Los Angeles, in California dove attualmente risiede. Nel corso degli ultimi 20 anni è diventato uno dei più importanti compositori per il cinema di Hollywood. Elfman ha scritto quasi 50 colonne sonore con il suo sound unico, tra cui Batman , Spider-Man , Men in Black , Beetlejuice – Spiritello porcello , Edward mani di forbice, Nightmare Before Christmas e Pee-wee's Big Adventure . Inoltre ha curato le musiche per film come Big Fish – Le storie di una vita incredibile , Will Hunting – Genio ribelle , L'ultima eclissi , Fuga di mezzanotte , Da morire , Dollari sporchi , Sommersby e Chicago . Per la televisione, Elfman ha creato i temi contaminati di The Simpsons e Desperate Housewives . I suoi riconoscimenti includono un Grammy, un Emmy e tre nomination agli Oscar ® .

La prima esperienza di Elfman come compositore, e come performer, è stata per un gruppo teatrale francese, Le Grand Magic Circus, a 18 anni. L'anno successivo ha collaborato con suo fratello Richard esibendosi con un teatro-musical sulle strade della California. Elfman ha poi lavorato con il “cabaret musical surrealistico” per sei anni, usando quest'esperienza per esplorare molti e diversi generi musicali. Per 17 anni ha scritto e suonato con la rock band Oingo Boingo, producendo successi come “Weird Science” e “Dead Man's Party.”

Nel 2005, Elfman ha lavorato con il regista Tim Burton per i film Charlie e la fabbrica di cioccolato e il film musical d'animazione stop-motion La sposa cadavere . I suoi altri progetti nel 2006 e 2007 includono le colonne sonore per il film d'animazione computerizzata I Robinson – Una famiglia spaziale , il recente adattamento di La tela di Carlotta e The Kingdom . Sta attualmente lavorando a Wanted , con James McAvoy, Morgan Freeman e Angelina Jolie.

 
DAL  MOLIN....


A Vicenza il 5 ottobre una grande occasione di coscienza italiana. Non è in ballo solo la Dal Molin, ma la riscossa critica di un Paese "in coma".
o.b.

Ricevo & pubblico
(da
www.nodalmolin.it)

Se la
nuova base militare destinata a Vicenza fosse alimentata da energie rinnovabili, costruita con materiali ecologici e perfettamente coibentata, avremmo un bel po’ di problemi in meno. Potremmo parlare “solo” di guerra, meccanismi di ordine mondiale, progetti di dominio territoriale…
Ma le cose non stanno così e il discutibile fine della “Ederle 2” va a braccetto con il suo cattivo funzionamento. Quest’ultimo, però, non si presta ad ogni tipo di idea, opinione, ideologia o teoria. Si tratta di cifre: dati scritti per mano americana e rilevazioni di esperti italiani mai smentite dai colleghi statunitensi. E se questa è la realtà, allora diamo un po’ i numeri!

Facciamolo con ordine,
esaminando punto per punto ciò che servirebbe per la nuova base USA, come hanno fatto i tecnici del movimento No Dal Molin.
Elettricità: l’allacciamento della corrente elettrica costerebbe 9.360.000 euro, di cui poco più di un quindicesimo pagato dagli statunitensi, tutto il resto (8.730.000 euro) dall’AIM, ovvero da noi vicentini. Inoltre, le basi USA acquistano l’energia elettrica in esenzione di tasse e con tariffe agevolate.
Fognature: l’allacciamento alla rete fognaria costerebbe ancora di più e sarebbe interamente a carico di AIM, cioè di noi vicentini. In aggiunta, i costi per l’utilizzo del depuratore (oltre 500.000 euro annui) se li aggiudicherebbero i vicentini, di nuovo.
Acqua: la nuova base USA ha chiesto da un minimo di 60 ad un massimo di 260 litri/secondo. AIM oggi può servire 7 litri/secondo e con una nuova linea potrebbe arrivare a 30. La quantità d’acqua richiesta è troppo onerosa per la nostra falda acquifera. Senza contare che i costi, circa 350.000 euro, sarebbero sostenuti dai vicentini tramite AIM.
Gas: lo fornirebbero AIM-AMCPS, usando le tasse dei vicentini.
Telefonia: idem
Immondizie: allo smaltimento di rifiuti e immondizie provvederebbe ancora AIM.
Strade: alla manutenzione delle strade ci penserebbe invece AMCPS, ma poco cambia perché la paghiamo sempre noi vicentini con le tasse.
Spese di gestione: il 41% dei costi di gestione delle basi Usa sono a carico del paese che le ospita. Solo per la Ederle l’Italia paga già 65 milioni di euro annui.

Consumi, spese e bollette: ma possibile che non ci guadagniamo nemmeno un euro? Gli statunitensi non portavano “schei”? Sì un po’ di soldi ne portano, anche se nulla in confronto a quelli che ci fanno spendere. Ma il problema principale è: dove vanno a finire questi dollari?
Affari: generalmente intorno alle basi USA, autosufficienti in tutto, non fioriscono attività commerciali.
Posti di lavoro: oggi circa 700 cittadini vicentini lavorano direttamente per gli statunitensi, con stipendi per 23 milioni di euro annui. Ma se i 65 milioni di euro/anno da noi spesi per mantenere la Ederle venissero investiti in Sanità, Protezione Civile, Scuola e altri servizi per la cittadinanza si creerebbero oltre 2000 posti di lavoro.
Investimenti: dei 475 milioni di euro definitivamente destinati dal Congresso Americano ad opere edili (tra cui costruzione della nuova base militare ed alloggi per le famiglie dei soldati, ristrutturazione Ederle e Site Pluto) solo 45 milioni li guadagnerebbero ditte vicentine, mentre il grosso del bottino, ben 430 milioni di euro, andrebbe a C.m.c. e Lega delle Cooperative, altre ditte non venete e ditte straniere.
Spese annuali sul territorio: attualmente, le entrate che la città registra grazie all’utilizzo di infrastrutture, beni e servizi e agli affitti statunitensi sono pari a 127 milioni di euro. Dopo la realizzazione di nuovi villaggi, strutture ricreative ed altri aggiustamenti tecnici previsti, le spese statunitensi sul territorio si ridurrebbero da 127 a 50 milioni di euro/anno. Le 13.400 aziende che operano a Vicenza fatturano 7.000 milioni di euro/anno. Questi 50 milioni rappresenterebbero lo 0,7% dell’economia vicentina.

Sembriamo venali? Bene, veniamo a
problemi di tipo non pecuniario.
Inquinamento: secondo l’EPA (l’agenzia per la protezione dell’ambiente incaricata dal Congresso statunitense di potenziare e far rispettare le leggi in materia) le basi militari rappresentano il maggior inquinatore degli Stati Uniti, producono rifiuti dal gravissimo impatto sull’ambiente e sulla salute dei cittadini (si pensi ai periclorati e al TCE). Gli ordini imposti dell’EPA sono stati in passato disattesi dal Pentagono che si è rifiutato di bonificare basi e firmare accordi previsti per legge.
Falda acquifera: data la scarsa consistenza del terreno su cui si è scelto di costruire l’insediamento militare, risulterebbe necessario piantare migliaia di pali di consolidamento fino ad una profondità di venti metri. Questi, uniti al previsto tunnel della “tangenziale nord” che passerebbe sotto alla base militare (a circa 40 metri di profondità), creerebbero una barriera allo scorrimento dell’acqua che costituisce la preziosa falda acquifera che serve le zone di Vicenza, Padova e Rovigo. A nord della barriera la falda crescerebbe mentre a sud subirebbe un abbassamento.
Abitazioni e capannoni industriali: queste modificazioni della falda e del terreno porterebbero le costruzioni ad abbassarsi da un lato e ad alzarsi dall’altro. Pochi millimetri possono essere sufficienti a provocare danni ingenti ad ogni tipo d’edificio.
Impunità: come insegna il Cermis, i reati commessi da soldati statunitensi, anche all’esterno delle basi, non sono soggetti alla giurisdizione italiana.
Sofferenza psichica: i casi di disagio sociale e mentale non si contano tra i reduci di guerra. Vicenza ha conosciuto prima di altre città la diffusione di droghe pesanti, proprio grazie ai reduci del Vietnam.

Insomma, se la matematica non è un’opinione, da tutti questi numeri ricaviamo l’ennesima carrellata di motivazioni per essere contrari alla nuova base militare e
andare a votare Sì alla consultazione del prossimo 5 ottobre.
Sì, l’aria deve restare pulita!
Sì, la falda acquifera deve continuare a dare acqua ai cittadini!
Sì, AIM deve fornire servizi utili alla comunità vicentina!
Sì, AMCPS deve essere libera da ingenti spese aggiuntive che non portano vantaggi alla cittadinanza!
Sì, il 100% delle nostre tasse deve servire per fini da noi condivisi!
Sì, le sofferenze psichiche vanno alleviate e non incrementate!
Sì, siamo contrari alla base militare!

A meno che non si decida di usare due pesi e due misure, come fanno gli statunitensi che qui vorrebbero costruire basi militari nel cuore di una città UNESCO mentre negli States le situano ad almeno 30 km dai centri urbani.

La mummia - La tomba dell'imperatore dragone
Titolo originale: The Mummy - Tomb of the Dragon Emperor
USA, Germania, Canada: 2008 Regia di: Rob Cohen Genere: Azione Durata: 114'
Interpreti: Brendan Fraser, Michelle Yeoh, Maria Bello, Luke Ford, Jet Li, John Hannah, Russell Wong, Isabella Leong
Sito web:
www.themummy.com
Nelle sale dal:
26/09/2008
Voto:
7
Trailer
Recensione di:
Riccardo Balzano

themummy_leggero.jpegAlex O' Connell, figlio dei celebri archeologi Rick ed Evelyn O'Connell, rinviene in Cina la tomba dell'imperatore Han che duemila anni prima aveva sottomesso l'intera nazione e, vittima di un incantesimo, era stato mutato in argilla assieme a tutto il suo esercito. Un gruppo di militari vuole però riportare in vita il temibile guerriero e, per fare ciò, intende raggiungere Shangri-la, una località segreta dove è costodita la pozione che dona la vita eterna. Gli O'Connell (padre, madre e figlio) cercheranno però di fermarli.

Niente più scenari soleggiati e sabbiosi, come quelli del deserto egiziano dei primi due episodi, scritti e diretti da Stephen Sommers, nè piramidi e geroglifici. L'azione si sposta in Oriente nel nuovo capitolo diretto da Rob Cohen, da Shangai fin sopra l'Himalaya, dove gli Yeti sono pronti ad aiutare i protagonisti. Il tutto rimanda un pò alla saga spielberghiana di "Indiana Jones" (soprattutto per la scelta di coinvolgere l'intera famiglia nell'impresa, come nell'ultimo film dell'avventuriero) e al contempo ai tanti film intrisi di arti marziali, da "La tigre e il dragone" a "Hero", e manco a farla apposta nel cast compaiono Michelle Yeoh e Jet Li. Brendan Fraser veste ancora i panni dell'impavido e muscoloso Rick (Richard) O'Connell e Jhon Hannah quelli di Johnatan, lo sbadato fratello della signora O'Connell. E' proprio il personaggio di Evy (Evelyn) a cambiar volto: ad interpretarla non è più Rachel Weisz, che ha dovuto rifiutare il ruolo per prendersi cura dei suoi neonati, ma Maria Bello. La regia di Cohen ( "XXX", "Fast and Furious" ) non ha nulla da invidiare a quella di Sommers anzi, forse la passione del regista per la cultura cinese (nata sul set di "Dragonheart") ha contribuito a un suo maggiore coinvolgimento. Le musiche, funzionali, sono di Randy Edelman ( "27 volte in bianco" ), le imponenti scenografie del bravo Nigel Phelps ( "Troy", "Pearl Harbor" ). E' complessivamente un buon film, che diverte e intrattiene, non privo di sequenze spettacolari e di un ritmo incalzante.
E' difficile annoiarsi, tutto accade molto in fretta (il che potrebbe anche essere un difetto), gli effetti speciali abbondano e i duelli non finiscono mai. "La tomba dell'imperatore dragone" è tutto qua in fin dei conti, per chi cerca un pò di svago e avventura va benissimo, a chi desidera altro non è consigliato.

 

Recensione del film Gomorra tratto dal romanzo bestseller di Roberto Saviano


Ecco finalmente nelle nostre sale la tanto attesa trasposizione cinematografica del romanzo-inchiesta di Roberto Saviano, impreziosita per di più dalla presentazione
nel concorso ufficiale al Festival di Cannes. Se già le premesse contenute nel testo originale – un atto d’accusa preciso e documentato contro le attività illecite della camorra in Campania e più in generale sul nostro territorio - costituivano materia di enorme interesse, il fatto che a dirigere
Gomorra sia stato chiamato un cineasta spigoloso e coerente come Matteo Garrone non fa che aggiungere interesse al progetto. Ma già dai primi minuti di proiezione si capisce che proprio tale scelta è l’arma in più che il film possiede rispetto a tanta produzione italiana, in quanto propone allo spettatore un’idea di cinema estremamente rigorosa, che si adatta con difficile crudeltà alla materia trattata. Garrone, che in passato ha dimostrato - soprattutto con Primo amore - di essere un cineasta che non fa sconti, anche questa volta predilige una visione asciutta, sintetica, che in molti momenti raggiunge una forma filmica stilizzata ed assai pungente. Con Gomorra mette in scena la quotidianità e la semplicità del crimine organizzato in maniera semplicissima, evitando ogni concessione allo spettacolo di genere o al melodramma sociale. Da punto di vista strettamente cinematografico Gomorra si presenta quindi come un lungometraggio importante, costruito secondo un rigore estetico che nel nostro paese pochissimi registi hanno saputo proporre negli ultimi anni con l’equilibrio di Matteo Garrone.

Detto delle qualità più propriamente estetiche del film, c’è però anche da evidenziare a nostro avviso un’evidente incertezza narrativa presente nella sceneggiatura, scritta dallo stesso cineasta. Se risulta palese che il lavoro di condensazione e scrematura del testo di Saviano era opera dalla difficoltà comunque rilevante, tuttavia lo script non riesce del tutto a legare tra loro le varie storie che adopera per sottolineare come la criminalità organizzata agisca e corrompa più di uno strato sociale, ma soprattutto quello più basso e meno abbiente; e già forse questo è un limite, perché se gli episodi che coinvolgono i giovani hanno una loro potenza espressiva, quello riguardante il racket dello smaltimento dei rifiuti tossici sembra reggersi più in virtù dell’istrionismo di un ottimo Toni Servillo che secondo un’evoluzione narrativa ben articolata. In più Garrone, che in molte parti lascia giustamente spazio alla densità delle situazioni e delle immagini, in almeno un paio di punti invece si concede un eccesso di didascalismo che indebolisce la presa emotiva sullo spettatore; sotto questo punto di vista si ha più volte la sensazione che la sceneggiatura sia maggiormente funzionale all’idea di messa in scena dell’autore che veramente intesa a “problematizzare” quanto il regista ha scelto di esporre: che Garrone si sia lasciato trasportare eccessivamente dalla sua poetica cinematografica? Il dubbio appare legittimo.

A parte le sbavature sopra esposte, la trasposizione cinematografica di uno dei più importanti e necessari testi letterari italiani degli ultimi anni è comunque pienamente riuscita, perché appunto riesce nel passaggio più difficile, quello di diventare un film di Matteo Garrone da un romanzo di Roberto Saviano. Gomorra quindi rispecchia in pieno l’idea estetica del suo realizzatore, che è cineasta di notevole lucidità, capace di imporre a tutti i testi fino ad ora trattati uno sguardo duro, mai condiscendente, molto spesso in grado di sedurre lo spettatore con l’incisività dell’immagine mai fine a sé stessa. Il risultato è un lungometraggio che a tratti, soprattutto nella storia dei due adolescenti ribelli ed anarchici a qualsiasi legge – anche quella criminale – sprigiona un realismo in grado di trasformarsi in lirismo della realtà.

 

Il divo - la recensione

Il cinema di denuncia (civile, sociale e politica che sia) ha una lunga e rispettabile trazione nella storia dell’industria cinematografica nostrana. Ma come molte altre lunghe e rispettabili tradizioni, anche questa ha subito una flessione qualitativa e quantitativa nel corso degli ultimi due-tre decenni, vuoi per l’assenza di cineasti in grado di gestire la materia con efficacia e competenza, vuoi per la complicazione della situazione italiana a livello generale.
Poi sono arrivati Matteo Garrone e Paolo Sorrentino, che con
Gomorra e Il divo sono riusciti a rinverdire e onorare quel certo tipo di cinema, conquistando anche pubblico e giuria del festival di Cannes. E lo hanno fatto rielaborando in maniera personale un genere che, se declinato secondo le “vecchie” modalità, rischiava di non avere più efficacia e senso.

È chiaro ed evidente che con Il divo Paolo Sorrentino ha voluto (ri)raccontare le tante ombre incarnate dal politico Andreotti, simbolo vivente ed enigmatico dei tanti misteri d’Italia (anche forse in maniera indipendente dalle effettive responsabilità personali). Attraverso Andreotti, infatti, il regista napoletano ci parla del rapimento Moro, delle collusioni tra politica e Cosa Nostra, di loggia P2, di intrecci politico-finanziari che coinvolgono lo Stato, il Vaticano e la Massoneria. Ma Il divo non sarebbe stato (altrettanto?) efficace in questo suo percorso “di denuncia” se non fosse stato declinato in maniera personalissima e creativa, rifiutando con intelligenza la militanza diretta ed accusatoria; non sarebbe stato il gran film che è se non fosse stato in primo luogo Cinema con la “C” maiuscola e non si fosse primariamente concentrato su quello che è il mistero più affascinante ed enigmatico di tutti: quello rappresentato dal Giulio Andreotti politico e dal Giulio Andreotti uomo, partendo dal presupposto che nulla di quel che viene denunciato si può capire veramente se non si cerca di comprendere l’uomo che è al centro di tutto. Tentativo di comprensione magari vano, ma fondamentale ed irrinunciabile.

Il divo non ambisce quindi a svelare del tutto il mistero profondo e impenetrabile di Andreotti, dell’uomo che nel bene e nel male ha rappresentato il Potere per decenni, ma con coraggio e abilità cerca di raccontarne psiche, di mostrarne capacità e debolezze e, soprattutto, di ipotizzarne le imperscrutabili spinte motivazionali. L’Andreotti impersonato da Toni Servillo – bravissimo del dosare personalità e mimetismo mai fine a sé stesso, nel “diventare” il personaggio rimanendo cosciente della sua natura di attore e non di camaleonte – è un politico abilissimo e cinico, convinto della necessità di fare Male per raggiungere il Bene (collettivo?); ma è anche un uomo ossessionato dalla morte di Moro e dalle parole spietate che il compagno di partito lasciò scritte su di lui, un uomo in qualche modo oppresso dalle responsabilità dirette e indirette che lui stesso ha voluto caricarsi addosso, ferito dalla mancata elezione alla Presidenza della Repubblica e dal tradimento di molti, che affronta con fiera e sottile aggressività le denunce più infamanti ma è costretto ad abbassare il capo quando la moglie gli dice che in fondo non è quel politico coltissimo e intelligentissimo che tutti credono ma solo una persona mediamente erudita che ha la battuta pronta e grande capacità di concentrazione.

Se quindi ne Il divo il velo del mistero Andreotti non viene coscientemente squarciato del tutto, il regista è bravissimo a strapparlo qui e là e a condurci a sbirciare quel che vi si nasconde dietro, con uno stile formale e narrativo che non ha eguali nel nostro paese – e probabilmente non solo.
Sorrentino è un visionario, un regista vero, attento tanto al cinema inteso come arte audiovisiva quanto alla storia che racconta, in grado di sorprendere con scelte visive (e musicali) creative e bizzarre. Scelte che rendono il suo film lontanissimo dal realismo (vero o presunto) del cinema italiano di denuncia e non, ma che è in grado di essere tanto più inquietante ed efficace nella descrizione di pagine oscure della nostra storia quanto più è surreale e barocco, grottesco ma mai eccessivo.

Che poi Sorrentino sia perfettamente cosciente (e di conseguenza un pelo compiaciuto) del suo talento e dell’unicità della sua visione cinematografica è un altro dato più che evidente. Ma finché si esprime in queste forme, qualche peccatuccio di arroganza al regista napoletano glielo possiamo pure perdonare.

La strage dei derivati sul credito

L'intero mercato dei derivati sul credito, quello che cresce più rapidamente nella bolla speculativa globale dei derivati, è gravemente scosso da una crisi. Come spiegato nell'ultimo numero dello Strategic alert dell'EIR (nell'articolo riprodotto di seguito), la categoria più labile di questi derivati sul credito sono i CDO (Obbligazioni di Debito Collateralizzato).
Un'altra categoria di derivati si chiama "capital structure arbitrage" (CSA) e rappresenta una delle ultime innovazioni sul mercato dei derivati. Anche le CSA, come i CDO, altro non sono che scommesse sul debito delle imprese, o derivati su quel debito. Ma lo schema è reso più complesso dall'aggiunta di un altro elemento: la quotazione in borsa delle azioni di una certa impresa. Gli hedge funds hanno infatti scoperto che quando un'impresa finisce nei guai, solitamente la sua quotazione in borsa crolla molto più rapidamente del prezzo dei suoi bonds o dei CDO emessi sul suo debito.
Quando era ormai certo che il debito GM sarebbe retrocesso a livello "junk", a marzo, un nutrito gruppo di hedge funds si è riversato a fare scommesse CSA sul debito GM. E adesso arriva il problema: nella stessa settimana sono venuti a coincidere: 1) l'annuncio di Kirk Kerkorian di un forte acquisto di titoli GM, che in borsa hanno di conseguenza avuto un rialzo del 20%, 2) il taglio del rating di GM da parte di Standard & Poor's, che ha fatto ribassare di colpo il prezzo dei bond GM. Questo ha rappresentato per gli operatori dei CSA il disastro peggiore possibile.
In un articolo intitolato "Il ticchettio della bomba nei prodotti creditizi strutturati", il 19 maggio quotidiano elvetico <I>Neue Zuercher Zeitung<P> ha posto in risalto la precarietà estrema in cui versa il mercato dei CSA: l'acquisto di titoli GM da parte di Kerkorian ha causato un 'incendio nella prateria' e una 'reazione a catena' nel mercato obbligazionario che ha finito per colpire in particolare i fondi specializzati in CSA e CDO. Gli hedge funds hanno subito perdite "dolorose" quando il premio di rischio dei titoli GM è "esploso" ed i prezzi dei derivati collegati sono crollati, mentre le azioni GM si sono rivalutate. Cercando di sottrarsi alle conseguenze dell'avventura con i CDO, gli investitori "ad un certo punto hanno cominciato a svendere in preda al panico, facendo così deragliare il mercato dei derivati sul credito".
Nessuno è in grado di dire quanti siano gli hedge funds colati a picco nelle ultime tre settimane. Ma tra la fine di maggio e la chiusura del secondo trimestre, il 31 giugno, "i cadaveri degli hedge funds saranno riversati sulla spiaggia", ha commentato un esperto di Londra. Le vendite per coprire le posizioni degli hedge funds sono già enormi, e saranno accentuate dal ritiro dei clienti che scopriranno le perdite alla lettura del bollettino a fine mese. Ma questa ritirata degli investitori in preda al panico è proprio ciò che aggrava i problemi del settore. L'improvvisa risalita del dollaro e la caduta dei prezzi delle materie prime, petrolio compreso, vengono direttamente attribuiti a queste "vendite per disperazione" degli hedge funds.
Non si può dubitare del fatto che anche le grandi banche, e non solo gli hedge funds che esse hanno creato nelle proprie orbite, siano finite nei guai. Questo è evidente anche dal fatto che esse hanno cominciato ad accusarsi vicendevolmente. Ad essere tenuta d'occhio ora è soprattutto la Deutsche Bank. Il 17 maggio la Merrill Lynch ha pubblicato un rapporto in cui si fa notare come la Deutsche Bank abbia probabilmente subito grosse perdite negli sviluppi di GM e Ford. Il volume delle emissioni di bond gestite da Deutsche Bank è diminuito drasticamente nel secondo trimestre, e la banca probabilmente ha sofferto dal minore fatturato degli hedge funds come conseguenza delle "recenti turbolenze" nei mercati dei derivati sul credito, come pure dalle perdite nelle transazioni da essa effettuate. "La Deutsche sta forse attraversando un'esperienza dolorosa", conclude il rapporto, che è stato diffuso proprio il giorno prima dell'assemblea degli azionisti della banca di Francoforte. Secondo Merrill Lynch circa il 17% dei clienti di Deutsche Bank, nelle attività di trading e vendite di bonds, sono hedge funds.
Quando la Deutsche Bank è stata indicata come una delle vittime del capitombolo di GM e Ford, il primo responsabile finanziario della banca Clemens Boersing è stato costretto ad affermare, in una conferenza stampa data l'11 maggio a New York, che la banca non ha posizioni scoperte, ma che tutte le operazioni sono "pienamente collateralizzate". Boersing ha aggiunto che l'unità della banca attiva sui mercati globali "non ha fatto investimenti negli hedge funds". La banca ha un approccio "molto cauto" alle attività con i fondi e applica "criteri molto severi" nella selezione della clientela. Non di meno, nel rapporto annuale 2004 di Deutsche Bank figurano posizioni in derivati, soprattutto derivati sui cambi: un volume nominale pari a 21500 miliardi di dollari, quasi venti volte il volume del PIL italiano.
 

Allarme rosso per il sistema finanziario

Il taglio del rating dei titoli General Motors e Ford, passati dalla categoria "investment" a quella di "spazzatura", che ha investito la montagna del debito delle due grandi case automobilistiche pari a 453 miliardi, non rappresenta soltanto un "disastro nazionale" per gli Stati Uniti, ma rischia di diventare l'innesco di una crisi monetaria e finanziaria sistemica. Questo è il giudizio dato a caldo il 5 maggio dal fondatore dell'EIR Lyndon LaRouche, prontamente confermato a pochissimi giorni di distanza dal diffondersi della paura di una riedizione del disastro finanziario della Long-Term Capital Investment (LTCM) che portò l'intero sistema mondiale sull'orlo della disintegrazione, nell'autunno del 1998. I mercati azionari e obbligazionari hanno subito gravi perdite il 10 maggio quando diversi traders hanno posto in rilievo le difficoltà in cui sono finiti alcuni grandi hedge funds, come conseguenza diretta della retrocessione di GM e Ford. L'allarme riguarda soprattutto fondi come Highbridge Capital negli USA, GLG Partners a Londra, e due fondi di Singapore: Asam Capital Management e Sovereign Capital. La parola "LTCM" è finita sulle labbra di tutti, mentre le azioni delle grandi banche che strinsero il patto di sangue per salvare allora LTCM sono state svendute in preda al panico. Queste sono soprattutto Citigroup, JP Morgan Chase, Goldman Sachs e Deutsche Bank.
Il taglio del rating alle due case automobilistiche ha raddoppiato di colpo il volume degli investimenti valutati come "spazzatura" negli USA, un fatto le cui conseguenze si fanno sentire in maniera devastante in particolare nelle operazioni finanziarie derivate, di diverso tipo e natura. I primi ad essere colpiti sono stati i titoli denominati obbligazioni collaterali di debito (CDO). Nel periodo recente gli hedge funds hanno notevolmente aumentato la propria esposizione con strumenti finanziari di questo tipo, giacché altri investimenti prospettavano ritorni insufficienti. I CDO sono emessi su un ventaglio di titoli di credito (i bonds sono considerati crediti) di vario tipo e piazzati agli investitori, un po' sul modello della cartolarizzazione. Gli speculatori possono così acquistare ciò che viene denominata la "equity tranche" di un CDO, accollandosi quasi tutto il rischio di insolvenza del debito sottostante. Ovviamente qui i ritorni prospettati sono i più alti. Però, nel caso di insolvenza o di forti tagli del rating del debito sottostante, l'hedge fund deve improntare grosse somme in contante, che in molti casi potrebbero superare persino l'intero capitale del fondo. A quel punto, per sopravvivere, il fondo svende ogni proprietà liquidabile. Ed è proprio questo che sono stati costretti a fare alcuni hedge funds il 10 maggio e nei giorni successivi, riferiscono esperti del settore.
 

"Più grande di LTCM"

Secondo un analista finanziario con grande esperienza internazionale consultato dall'EIR, la dimensione della crisi che si abbatte in particolare sul settore dei derivati a seguito della crisi GM e Ford, "è di un'ordine di grandezza maggiore di quella di LTCM". Adesso si può esser certi che la Federal Reserve, la squadra di emergenza finanziaria di Bush (nota come President's Commission on Financial Markets) e i relativi organismi delle banche centrali di tutto il mondo sono entrati in uno stato da "allarme rosso". La discussione è partita dalla situazione di Sovereign Capital, l'hedge funds legatissimo alla Lazard Brothers in Inghilterra, particolarmente attivo nei mercati asiatici, il cui dissesto ha messo in moto reazioni di panico tra i banchieri asiatici.
L'esperto ha confermato che Sovereign Capital "è uno di loro", uno degli hedge funds "che sta per scoppiare". Ha poi aggiunto che i rischi per l'Europa sono notevoli, giacché il 50% dei CDO sono denominati in euro (mentre il 44% è denominato in dollari e il resto in altre monete). L'esperto ha poi indicato delle pericolose anomalie che caratterizzano la situazione attuale:
Primo, il divario tra il rating dell'affidabilità creditizia delle imprese e il valore dei titoli azionari continua a crescere. Mentre il rating del debito di GM e Ford è stato declassato a "junk", le loro azioni si sono rivalutate come conseguenza della voce secondo cui lo speculatore Kerkorian fosse in procinto di rastrellare azioni GM. Il divario ha l'effetto di destabilizzare ancora di più la situazione.
Secondo, il dollaro si è rivalutato rispetto all'euro, toccando il massimo in sei mesi. Il motivo è la svendita di titoli stranieri da parte degli hedge funds costretti a liquidare per raccogliere il contante con cui coprire le perdite. Si tratta di un altro fenomeno che rivela come il mondo finanziario reagisca irrazionalmente alla realtà dello sfascio del sistema del dollaro.
Terzo, hedge funds e banche negano pubblicamente che si siano verificati problemi seri nei mercati dei derivati. Infatti, se ammettessero le proprie perdite prima di aver concordato un meccanismo di salvataggio, crollerebbero di colpo. Il fatto che tutti sostengono a spada tratta la propria solvibilità rappresenta un'altra fonte di instabilità.
Non c'è dubbio, ha continuato l'esperto, che la Federal Reserve ed altre banche centrali stiano riversando segretamente nuova liquidità nel sistema. Ma ciò non sarà reso pubblico ancora per qualche settimana, fino a quando le banche centrali non dovranno riferire sull'offerta di denaro.
La situazione ha raggiunto ormai il punto in cui la crisi sfugge dal controllo anche come conseguenza dell'eccesso di fiducia nei meccanismi di controllo dei derivati sul credito, fattore che rappresenta un grande errore di calcolo.

 

 

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Lazio, un derby per l'Inter

 

Inter-Liverpool
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David Suazo, 8 gol in campionato, e Santiago Solari. Reuters

 

  • Capolista comunque col fiatone
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    "Le lacrime non hanno colore: Gabbo uno di noi. Curva Sud". Questo il messaggio di uno striscione che i tifosi della Roma espongono sotto la Nord, occupata dai sostenitori della Lazio. A sorreggerlo, tra gli altri, anche Francesco Totti, che prima aveva portato, insieme con Tommaso Rocchi, un mazzo di fiori sotto la gradinata in memoria di Gabriele Sandri, ucciso sulla A1 da un colpo di pistola esploso da un poliziotto. Si apre così, col gesto più bello della serata, lo "strano" derby capitolino della ventinovesima giornata, scattato alle 21.15, 45' dopo le altre partite di serata, per motivi di ordine pubblico, dopo una vigilia all'insegna degli inviti incrociati al fair play. Per i giallorossi è un'occasione d'oro, soprattutto dopo il pareggio dell'Inter a Marassi col Genoa, Totti e compagni con un successo salirebbero a -4 dalla capolista.

    Qualche sorpresa fra gli ospiti, Spalletti opta per Cicinho al posto di Panucci, Aquilani e non Pizarro, Vucinic e non Giuly. Delio Rossi è senza Radu, tocca a Kolarov, confermato il tridente Rocchi-Bianchi-Pandev. Dopo 6' il primo brivido, Doni sbaglia a calcolare la traiettoria di una punizione dalla corsia di destra proprio del serbo, ma si salva con l'aiuto della traversa. Poco più tardi Bianchi chiede inutilmente a Morganti un rigore per un contatto veniale con De Rossi.

    Perrotta sfiora il sette di testa alla prima occasione per la Roma, bello il clima fra i 22 in campo. La partita ha una prima svolta al 30' con il... gollonzo di Taddei: Behrami, nel tentativo di spazzare l'area, spara sul brasiliano, palla che rimbalza fra petto, spalla e collo e s'infila lasciando di sale Ballotta. Ma Pandev rimette le cose a posto pareggiando, al termine di una bella azione corale, al 43', sfortunato, questa volta, Doni, che smanaccia proprio sui piedi del macedone, è 1-1 all'intervallo (con l'Inter ancora avanti a Genova).

    La ripresa è un'emozione unica, prima Perrotta sfiora il 2-1, poi Totti (netto offside) se lo vede annullare, passa invece la Lazio che, dopo una punizione a fil di palo del solito Kolarov, capitalizza al 57' con Rocchi dagli 11 metri un rigore concesso da Morganti per trattenuta di Juan su Bianchi, ora la Roma, in virtù del pareggio dei nerazzurri al Ferraris, sarebbe a -7.

    Ma il vantaggio dei padroni di casa dura un amen, una manovra da manuale sull'asse Totti-Vucinic spalanca a Perrotta (bravo di suo) la porta di Ballotta per il 2-2 al 61'. Dentro Giuly da una parte e il rientrante Mutarelli e Mauri (per Bianchi) dall'altra, meglio gli ospiti adesso, largo un destro di Behrami sugli sviluppi di un corner all'80' però. Altri cambi, Mancini per Vucinic, Mudingayi per uno stremato Dabo.

    Qualche protesta, da una parte dall'altra, perchè il direttore di gara sorvola su un paio di interventi al limite su Rocchi e Cicinho, che a 4' dalla fine contiene lo scatenato Pandev, innescato dal "gemello". Cassetti accusa un colpo e deve lasciare il posto a Panucci. Si gioca sino al 95', la Roma ci prova, ma viene punita al 92', la mette dentro, arrivando dalle retrovie di gran carriera, Behrami, che sfrutta una mezza indecisione della difesa avversaria su geniale apertura di Pandev per Mauri.

    Finale tutto cuore dei giallorossi, che aggrediscono i "cugini", ma è la Lazio a chiudere col pallone fra i piedi, restituito il 3-2 dell'andata, per la Roma è un'occasione di accorciare in classifica gettata al vento, uomini di Spalletti a -7 dall'Inter, ma la squadra di Delio Rossi non ruba proprio nulla.

    Inter di nuovo col fiatone
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    I nerazzurri s'impongono per 2-1 sul Palermo. Juve-Napoli 1-0
    L'Inter riporta a +6 il distacco sulla Roma

    (Afp)

    La vittoria di sabato sera della Roma sul Milan (2-1) non riapre la partita-scudetto. L'Inter infatti, battendo il Palermo per 2-1 ha riportato a +6 il distacco in classifica. In zona Champions bene la Fiorentina che piega il Genoa per 3-1. Vittorie importanti anche per Cagliari (3-0 sul Torino), Reggina (4-0 sul Siena), Sampdoria (3-1 sul Catania) e Atalanta (4-1 sull'Empoli). Finisce in pareggio (1-1) Livorno-Parma. Nell'altro anticipo di sabato Udinese-Lazio era finita 2-2. Nel posticipo Juve-Napoli 1-0
    VITTORIA PER L'INTER, MA IBRA CONTESTA MANCINI - Tutto facile per l'Inter sul Palermo, anche se per qualche minuto i nerazzurri riuscivano a complicarsi la vita grazie a un autogol di Materazzi. Allo stadio «Meazza», i padroni di casa passano in vantaggio dopo soli 5’ di gioco con un colpo di testa di Patrick Vieira, ben servito in area di rigore da Zlatan Ibrahimovic. Il pareggio della formazione rosanero arriva al 25’ con un autogol di Marco Materazzi che, dopo un batti e ribatti in area di rigore, ha involontariamente messo la palla alle spalle di Julio Cesar. Due minuti più tardi, all’Inter viene annullato un gol messo a segno da Luis Jimenez, partito in netta posizione di fuorigioco. Il centrocampista cileno è però riuscito a riportare in vantaggio i nerazzurri al 36’, battendo Alberto Fontana dopo un buon controllo in area di rigore. Nella ripresa l’Inter non riesce a trovare il gol della tranquillità, ma un Palermo poco incisivo non impensierisce quasi mai Julio Cesar. Con questa vittoria i nerazzurri salgono a quota 67 punti e riportano a +6 il vantaggio sulla Roma. Qualche nuvola nel cielo nerazzurro resta comunque, almeno sotto il profilo psicologico, vista la contestazione di Ibra contro la sua sostituzione, decisa da Mancina al 33esimo della ripresa per far entrare Crespo.

    BENE LA FIORENTINA - Il ritorno di Mutu coincide con il ritorno al successo in campionato per la Fiorentina. I viola hanno dominato la gara con il Genoa fin dal primo tempo. A segno Santana, su assist di Mutu, poi gol del romeno. Tripletta dei gigliati grazie a Pazzini, poi i liguri accorciavano il risultato, ma la rimonta non riusciva.
    LE ALTRE PARTITE - La ventottesima giornata è stata caratterizzata anche da importanti risultati sul fronte della lotta per la salvezza. Sorprendenti i successi del Cagliari (3-0) sul Torino e della Reggina (4-0 sul Siena), mentre l'altro scontro per non retrocedere vale a dire Livorno-Parma terminava 1-1. Per la lotta per l'Uefa successi importanti per la Sampdoria (3-1 sul Catania) e per l'Atalanta (4-1 sull'Empoli).
    ROMA-MILAN - Nonostante la vittoria dell'Inter la Roma conserva ancora possibilità di scudetto. Eppure, fino al gol di Giuly, sembrava proprio che i giallorossi fossero destinati ad ammainare bandiera bianca. Perché quello sceso all'Olimpico è stato un ottimo Milan: Pato, Seedorf, Pirlo e Kakà mettono più volte in apprensione la retroguardia di Spalletti, chiamando Doni a diversi difficili interventi. Alla fine del primo tempo un episodio particolare: è il secondo minuto di recupero, calcio d'angolo per la Roma, Pizarro fa finta di sistemare il pallone sulla lunetta e lo sfiora, quasi di nascosto, Taddei va come per battere al suo posto e invece prosegue l'azione, con la difesa del Milan impreparata. Il guardalinee ferma tutto perché il pallone non avrebbe avuto un movimento «percettibile». Insomma, palla non in gioco, nessuna azione da sviluppare. Proteste giallorosse inutili. Dopo la pausa, le squadre rientrano in campo ma il copione non cambia. E all'11' arriva, meritato, il gol di Kakà: cross dalla destra e piatto preciso del brasiliano sotto la traversa. La reazione della Roma non è immediata. La manovra è lenta, e i rossoneri riescono a controllare il match, con un Maldini in forma smagliante. A pescare i jolly, dalla panchina, ci pensa il tecnico Spalletti: che fa entrare prima Vucinic e poi Giuly, al posto di Mancini e Pizarro. Ed è proprio il francese, in mezza rovesciata, a siglare al 33' la rete del pareggio. Tre giri di orologio e tocca a Vucinic, lanciato in rete, battere Kalac con un preciso rasoterra. Finisce 2 a 1: da una parte una Roma orgogliosa e concreta, dall'altra probabilmente il più bel Milan della stagione.
    IL POSTICIPO - Nel posticipo la Juventus soffre, ma alla fine vince, battendo per 1-0 il Napoli con un gol di Iaquinta all'89'. I bianconeri si impongono alla fine di una gara combattuta ma non bella. Nella Juve c'è Stendardo al centro della difesa, Tiago al fianco di Sissoko e Nedved trequartista alle spalle di Del Piero e Trezeguet. Più propositivo, nella prima parte della gara, il Napoli che con Hamsik e Calaiò si fa vedere dalle parti di Buffon. La Juve risponde con Del Piero, ma di azioni pericolose se ne vedono pochissime, qualche azione dubbia dentro l'area di rigore del Napoli, tanti falli e molte entrate dure, poi al 46' l'occasionissima per gli azzurri con Garics che si presenta tutto solo davanti a Buffon e prova un improbabile pallonetto che finisce fuori. Nella ripresa Juve più intraprendente, ci provano Del Piero e Nedved, poi Tiago, ma senza fortuna. Entra anche Iaquinta, ma il Napoli controlla bene la partita. Soltanto al 44' Iaquinta trova il gol della vittoria con un destro ravvicinato su assist di Del Piero. La Juve si porta quindi a quota 55 punti e mantiene quattro lunghezze di vantaggio sulla Fiorentina.
     

     

    Ibrahimovic più Burdisso
    L'Inter festeggia i 100 anni

    Nell'anticipo della 27ª giornata, Reggina k.o. in un San Siro vestito a festa: di fronte ai grandi campioni del passato, i nerazzurri chiudono il conto nel primo tempo, poi un grande Julio Cesar mette al sicuro il risultato. Le sorprese del Centenario fino alle 21.30

    Zlatan Ibrahimovic, 26 anni, 15 reti in campionato. Ap
    Zlatan Ibrahimovic, 26 anni, 15 reti in campionato. Ap
    MILANO, 8 marzo 2008 - E' tornata l'Inter. Non è ancora la squadra che ha stravolto il campionato da settembre a gennaio, ma i segnali lanciati contro una buona Reggina (battuta 2-0 con gol di Ibrahimovic e Burdisso dopo 4 partite senza vittorie), fanno ben sperare a tre giorni dall'incrocio dell'anno con il Liverpool.
    BOLLETTINO CHAMPIONS – Lo svedese è tornato a segnare, anche se su rigore. Il difensore argentino ha condito una serie di chiusure stellari con il primo gol della sua stagione. Per il resto qualche sorriso da Vieira, che sta tornando il "bestione" apprezzato più in Nazionale che all'Inter, e Stankovic, partito bene e in campo fino alla fine nonostante il dolore al piede. Quanto a Julio Cesar, il portiere è in condizione stratosferica e maschera le insicurezze di una difesa sguarnita dagli infortuni.
    CELEBRAZIONI – Gli idoli di ieri, da Facchetti a Prisco, e quelli di oggi, da Ibrahimovic a Julio Cesar. La Milano nerazzurra ha trasformato una parte della città in un'unica spettacolare coreografia, versando litri di entusiasmo nel motore della squadra che accoglierà martedì il Liverpool. Nell'atmosfera energizzante di San Siro la Reggina non si è fatta impressionare, pungendo più di una volta Julio Cesar a cavallo dei due gol interisti, ma commettendo un errore fatale in difesa, quello del 2-0.
    SUPER JULIO – L'inizio è di Brienza (girata di testa appena fuori misura), l'uomo piazzato alle spalle di Amoruso per non dare riferimenti a Materazzi e Burdisso. Una mossa giusta, ma che diventa troppo "leggera" quando Brighi concede un rigore abbastanza controverso per atterramento di Cambiasso (Valdez interviene fuori area, Tognozzi forse sulla riga). Registrate le proteste reggine, l'1-0 di Ibrahimovic dal dischetto spacca in due la partita, anche se Aronica, Modesto (due volte), Barreto e Valdez trasformano Julio Cesar nel miglior uomo del primo tempo con una raffica di conclusioni insidiose. La squadra di Orlandi in sostanza paga l'errore di Missiroli con l'impossibilità di raggiungere un pareggio meritato: il 2-0 nasce da un inutile raddoppio su Maicon che lascia Burdisso libero di colpire a centro area e stende la partita sul versante migliore per l'Inter, che al 45' centra la traversa con una punizione di Ibra.
    MURO BURDISSO – Nella ripresa Suazo rileva Crespo (taglio al capo dopo un contatto con Cirillo). Con l'honduregno in campo l'Inter lascia qualche metro di campo alla Reggina che inserisce Cozza e Hallfredsson. Il fantasista apre un corridoio ad Amoruso al 61', ma Julio Cesar segna un altro "gol" con una rapidità impressionante sul tiro ravvicinato dell'attaccante. La Reggina si fa apprezzare per la capacità di creare occasioni negli ultimi venti metri. Hallfredsson centra la porta sfruttando una deviazione su Maicon, Cozza invece ci prova da lontano, ma il guardiano dell'Inter non ne fa passare una.
    FESTA – Con Makinwa il potenziale offensivo calabrese raggiunge il punto più alto, ma è tutto inutile. I nerazzurri chiudono sul 2-0 e possono concedersi qualche ora di svago con lo spettacolo organizzato per la notte del Centenario e la sfilata di 200 campioni del passato. Prima di puntare lo sguardo sul rosso fuoco di una notte da Grande Inter.

    Si sono conclusi nella notte di ieri i Festeggiamenti per il Centenario dell'Inter ma le immagini di quanto accaduto in questi 2 giorni di festa rimarranno impresse per sempre nella storia e nei cuori di tutti coloro che si sentono Interisti.

    Dopo aver detto e letto tutto su quanto accaduto sabato, ieri si è svolta la Cerimonia dello scoccare del Centesimo anno cronologico della Società Inter.

    La Nord come annunciato si è radunata in Piazza Mercanti ed alle 22.40 è partito l'imponente corteo verso l'incrocio tra Piazza del Duomo e Corso Vittorio Emanuele dove, agli inizi del '900, era dislocato il Ristorante L'Orologio nel quale i primi 17 firmatari sottoscrissero il documento di fondazione dell'F.C.Internazionale.

    Dopo aver percorso il tragitto verso la meta, la Nord si è stretta in un semicerchio attorno alla colonna sulla quale era già stata posizionata ed accuratamente coperta la Targa Celebrativa.

    Tra cori, torce ed un irrefrenabile entusiasmo si è atteso il momento del Centenario.
    Alle 23.15 l'entusiasmo ha raggiunto il suo apice quando oltre agli attesi Gianfelice Facchetti con la Bellissima Sorella, sono giunti sul posto anche i "volontari" Enrico Bertolino, Ruben Sosa, Davide Fontolan e Riccardo Ferri per consacrare insieme alla Nord il magico momento.

    Per 15 minuti l'urlo della Nord è parso inarrestabile e gli ospiti hanno mostrato di gradire moltissimo l'iniziativa della Curva.

    Alle 23 '29 ''50 è partito il conto alla rovescia corale e finalmente alle 23.30 Franco Caravita, Gianfelice Facchetti e Sorella hanno mostrato la meravigliosa Targa con la frase di Giorgio Muggiani creatore del simbolo dell'Internazionale di Milano.

    Gli Ultras hanno celebrato con l'accensione di Cento Torce che hanno illuminato l'intera Piazza.

    Dopo l'esplosione di luce un nuovo corteo si è mosso verso la Piazza adiacente Palazzo Reale dove il Presidente in Persona attendeva il Suo Dodicesimo Uomo.
    La Coreo durante la Festa
    Alle 23.50 una nuova esplosione di luce ha accolto le parole di un commosso Massimo Moratti che ha voluto esprimere il proprio ringraziamento per l'incitamento e lo spettacolo offerto in occasione della Festa allo Stadio ed ha voluto rivolgere l'invito di farci sentire più che mai nell'incontro che ci aspetta martedi.

    Alle 00.00 la Nord ha concluso gli indimenticabili festeggiamenti per i Cento anni appena compiuti dall'Inter ed ha cominciato ad abbandonare la Piazza con già in testa la notte di Champions che incombe.

    Inter-Reggina Festa Centenario IL RETTILINEO ARANCIO

    Inter-Reggina Festa Centenario LA NORD

     

    Inter-Reggina Festa Centenario LA SUD
     

     

     

     

    [img no.104374 © inter.it]Totti illude la Roma
    ma Zanetti salva l'Inter
    mezzo scudetto è suo
    L'Inter salva tutto
     
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    Archiviato il derby di Torino, anticipo di martedì, la venticinquesima giornata, sesta di ritorno, di serie A, programmata come turno infrasettimanale, vive soprattutto del confronto del Meazza fra Inter e Roma, di mercoledì come ad aprile, quando, in quello che doveva essere il match scudetto per i nerazzurri, i giallorossi passarono 3-1 obbligando la capolista a rinviare (di poco) la festa per il tricolore. I punti di distacco al calcio d'inizio sono nove, arbitra Rosetti, sorprese nelle formazioni, Spalletti tiene Juan e Amantino Mancini, non al top, in panchina, dietro a Totti ci sono Perrotta, Taddei e Vucinic, in regia uno degli ex di turno, Pizarro. Roberto Mancini opta per una punta unica, come all'andata all'Olimpico, quando finì 4-1 per i meneghini, il prescelto è Crespo, dietro all'argentino agiscono Figo e Stankovic, Vieira di nuovo titolare nonostante la "querelle" di Genova al momento del cambio, non ci sono, fra gli altri, Ibrahimovic e Cruz, Materazzi è in panchina.

    Ma il menù di serata è ricco, il Milan cerca conferme a Catania dopo l'aggancio alla Fiorentina al quarto posto, Ancelotti ha gli uomini contati, coppia offensiva Inzaghi-Pato. I viola dal canto loro devono dimenticare il ko di Roma nel derby del Franchi col Livorno, senza Mutu, fermo un mese, però. Ci sono anche Atalanta-Sampdoria (senza Cassano), Genoa-Napoli, Lazio-Reggina (con gli ex Bianchi e Makinwa dal 1'), Palermo-Empoli, Parma-Udinese (più di un'ultima spiaggia per Di Carlo, con il fantasma di De Biasi che aleggia sul Tardini, Marino non "perdona" ad Handanovic le incertezze col Genoa e fra i pali bianconeri rispolvera Chimenti) e Siena-Cagliari.

    Prima palla gol a Marassi, Santos non approfitta di una scellerata uscita di Gianello, primo gol a Bergamo, gran botta nel sette dal limite di Volpi e blucerchiati avanti al 2', poi Castellazzi neutralizza l'ex Doni, che al secondo tentativo, però, pochi minuti dopo su cross di Langella, pareggia di testa. A Milano Julio Cesar deve uscire su percussione ospite per anticipare Perrotta, alto un destro in contropiede di Crespo al quarto d'ora e solo la sfortuna nega a "Valdanito" uno dei gol più belli della sua carriera poco dopo, acrobazia da applausi, girata che si stampa sul palo e danza a un palmo dalla linea di porta con Doni fuori causa, Cambiasso non ci arriva, Meazza in piedi, ma si resta 0-0.

    Vantaggio del Palermo al Barbera al 14', Bassi non trattiene un colpo di testa non irresistibile di Cavani, Simplicio anticipa Buscè e l'Empoli, reduce da tre vittorie di fila, è sotto. A Parma invece Lucarelli, tutto solo davanti a Chimenti, si dimentica per un attimo di essere un bomber e spreca. Il palo salva il Napoli su gran punizione da fuori di Bovo, screzi fra Siviglia e Makinwa all'Olimpico. Alla mezzora Doni firma la sua doppietta e completa la rimonta dell'Atalanta sulla Samp, Castellazzi ferma Manfredini, ma ci sono tre nerazzurri pronti al tap in, per il capitano dei bergamaschi è il gol numero 10 in campionato. Sussulto del Milan a Catania, Edusei e Polito contengono in corner Seedorf, regista di turno fra i rossoneri, ma anche Kalac, che prende una botta al dito infortunato, è attento su Baiocco.

    La Samp non c'è più all'Azzurri d'Italia, Langella ruba palla e innesca un contropiede perfetto, finalizzato di testa da Floccari sottoporta, 3-1. A Milano ritmo soporifero, nonostante l'importanza della posta in palio, la scossa però arriva al 37', ed è di quelle che possono riaprire l'intero torneo, palla rubata da Vucinic e cross di Tonetto, Totti fa fare brutta figura all'ex compagno Chivu e firma con una zampata sul primo palo il vantaggio, San Siro ammutolisce per l'ennesimo sgarbo del capitano giallorosso all'Inter.

    Raddoppio del Palermo su un Empoli inerme, il 2-0 è di Rinaudo, sblocca con merito la partita del Ferraris il Genoa, segna Sculli, ma subito dopo ci vuole il miglior Scarpi, sostituto dello squalificato Rubinho, per bloccare Sosa. Sfortunata la Fiorentina, distorsione al ginocchio per Semioli, tocca a Papa Waigo. Al 43' Aronica stende Pandev, rigore per la Lazio, affidato proprio a Rolando Bianchi (non cè Rocchi, che gli negò la trasformazione con l'Atalanta), niente da fare per Campagnolo e primo gol dal suo ritorno in Italia dell'ex Manchester City (e Reggina, ovviamente).

    Prima del riposo, un'Inter frastornata ha un colpo di coda, incornata alta di Burdisso, ma al 45' la Roma è avanti 1-0, con questo risultato il campionato si riaprirebbe, coi giallorossi a -6.

    Ripresa, Mancini gioca la carta Suazo, gli fa spazio un impalpabile Stankovic. Imbarazzante la difesa di Mazzarri a Bergamo, poker dell'Atalanta firmato Capelli, al secondo gol stagionale, su centro del sempre più convincente Guarente. Al Massimino torna al gol Pato, quinto centro stagionale, bel rasoterra di destro dalla distanza, Polito ha però responsabilità evidenti, e il Catania deve inseguire il Milan. Stravolta tatticamente l'Inter, si passa al 4-3-3 con il baby Balotelli al posto di Cambiasso, il rischio è inevitabile, al quarto d'ora Totti offre una palla d'oro a Taddei, tentativo di cucchiaio pretenzioso, la capolista si salva, Spalletti inserisce Aquilani per Pizarro. Annullato per offside un gol di Inzaghi su assist di Seedorf, segnalazione corretta e due minuti dopo, al 62', il Catania pareggia con Spinesi di testa da due passi su gran cross di Vargas, male la difesa del Milan, il bomber rossazzurro, escluso da Baldini, era appena entrato in campo. A Firenze Bogdani si divora il gol del possibile colpaccio per il Livorno, ma al 58' arriva, in tuffo di testa su azione d'angolo, il primo gol in A con la Fiorentina di Papa Waigo.

    Terzo cambio per l'Inter, dentro Pelè per Figo, ma si fa male subito dopo Maxwell, nerazzurri in dieci e Aquilani manca il raddoppio (bravo anche Julio Cesar). Annullato, dopo un palo di Mascara, un gol anche al Catania, dubbi sull'eventuale spinta di Silvestri su Bonera prima del tocco del 2-1. Imbarazzante supremazia della Roma, che colleziona corner e palle gol, al Meazza. Al 74' rigore per il Genoa, Domizzi, espulso, stende Borriello davanti a Gianello, dal dischetto il capocannoniere della serie A, fa 2-0, saluta Trezeguet salendo a quota 16 gol e non esulta da buon partenopeo. Secondo gol annullato agli etnei a Catania, fuorigioco millimetrico di Colucci.

    Fiammata di Lucarelli e del Parma nella noia del Tardini, al 77' diagonale potente e preciso e l'Udinese è al tappeto. Si scuotono i campioni d'Italia (con Burdisso graziato da Rosetti per un'entrata durissima), il più attivo è proprio Balotelli, coraggioso Doni in uscita, si ristabilisce a 6' dalla fine la parità numerica, mezza sciocchezza di Mexes (forse "furbo" Crespo), secondo giallo e anche la Roma è in dieci, ci vuole un miracolo di Doni che alza sopra la traversa una grande girata di testa di Crespo, per salvare gli ospiti, ma il pareggio dei nerazzurri è rimandato di pochi secondi, sul corner susseguente capolavoro da fuori di Zanetti, che, da capitano, replica a Totti con una grandissima stoccata da fuori, 1-1 all'88'.

    Raddoppia il Parma sull'Udinese (e forse salva il suo tecnico), con un rigore trasformato da Cigarini, acuto del Siena con Maccarone, tre punti d'oro per i toscani, Cagliari beffato. Ben quattro i minuti di recupero a San Siro, la partita intanto si è un po' incattivita, infortunio alla spalla per Cassetti, a cambi anche questa volta già conclusi (scampoli di match per Juan e Giuly) e ospiti in nove, dopo un destro largo di Balotelli Rosetti fischia la fine, Inter sempre a +9 e con mezzo scudetto in tasca, ma che occasione persa per la banda Spalletti.

    Javier ZanettiIl capitano mette lo scudetto in cassaforte. Una rete di Javier Zanetti a tre minuti dal novantesimo consente all'Inter di mantenere invariato il vantaggio sulla Roma (9 punti) e di chiudere virtualmente il campionato. A San Siro, il big match di serie A finisce infatti 1 a 1: i giallorossi vanno in vantaggio con Totti nel primo tempo, nella ripresa mettono più volte i brividi a Julio Cesar ma la squadra di Mancini ha l'orgoglio, e la capacità, di raddrizzare una partita che sembrava compromessa. In zona Champions, il Milan pareggia a Catania (1 a 1), la Fiorentina vince con il Livorno (1 a 0). Gli altri risultati: Lazio-Reggina 1 a 0, Atalanta-Sampdoria 4 a 1, Siena-Cagliari 1 a 0, Genoa-Napoli 2 a 0, Palermo-Empoli 2 a 0, Parma-Udinese 2 a 0. Nell'anticipo di martedì, 0 a 0 tra Juventus e Torino.  (continua)

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    inter.it 104191
    Sampdoria-Inter 1-1: in gol Crespo
    Domenica, 24 Febbraio 2008 16:50:11
    [FOTO Domenica, 24 Febbraio 2008 16:50:11]

    GENOVA - L'Inter pareggia 1-1 contro la Sampdoria in una gara valida per la 24^ giornata della serie A Tim 2007-2008.

    Le due squadre si affrontano a viso aperto alla ricerca del gol per sbloccare la partita. Julio Cesar è decisivo in un paio di occasioni su Maggio (4') e Cassano (33'), Inter pericolsa tre volte con Crespo (2' e 25') e Suazo (29').

    Nella riprresa Sampdoria in vantaggio al 20': Cassano entra in area dalla destra e mette all'incrocio dei pali di collo destro. Passano undici minuti e l'Inter pareggia: bel cross di Stankovic dalla sinistra, strepitoso colpo di testa di Crespo a centro area e palla in rete.

    Il prossimo impegno dei nerazzurri sarà mercoledì 27 febbraio contro la Roma nel turno infrasettimanale valido per la 25^ giornata della Serie A Tim 2007-2008 (stadio "Giuseppe Meazza" - ore 20,30).

    SAMPDORIA-INTER 1-1

    Marcatori: 20' st Cassano, 31' st Crespo

    SAMPDORIA: 1 Castellazzi; 16 Campagnaro, 6 Lucchini, 5 Accardi (35' st 32 Miglionico); 7 Maggio, 40 Delvecchio (19' st 21 Sammarco), 17 Palombo, 19 Franceschini, 46 Pieri; 11 Bellucci (42' pt 13 Bonazzoli), 99 Cassano.
    A disposizione: 83 Mirante, 3 Ziegler, 22 Kalu, 77 Zenoni.
    All.: Walter Mazzarri.

    INTER: 12 Julio Cesar; 13 Maicon, 24 Rivas, 23 Materazzi, 6 Maxwell (21' st  7 Figo); 4 Zanetti, 14 Vieira (36' st 28 Maniche), 19 Cambiasso, 5 Stankovic (38' st 30 Pelé); 18 Crespo, 29 Suazo.
    A disposizione: 1 Toldo, 16 Burdisso, 26 Chivu, 21 Solari.
    All.: Roberto Mancini.

    ARBITRO: Gianluca Rocchi di Firenze

    Ammoniti: Vieira, Materazzi, Rivas

     

     

     

     

    Turnover? Suazo fa per due
    inter.it 103917

    Inter-Livorno: 2-0, doppietta di Suazo
    Sabato, 16 Febbraio 2008 17:56:01
    [FOTO Sabato, 16 Febbraio 2008 17:56:01]

    MILANO - L'Inter vince 2-0 contro il Livorno in una gara valida per l'anticipo della 23^ gioranta della Serie A Tim 2007-2008. Inter subito in avanti alla ricerca della rete per sbloccare il risultato. Il Livorno è molto chiuso e prova a sfruttare le ripartenze in contropiede. Nei primi dieci minuti i nerazzurri ci provano con alcune conclusioni da fuori area. Al 14' arriva il gol del vantaggio: punizione per l'Inter dalla destra fischiata da De Marco per un fallo dell'ex Pasquale su Maicon, calcia Chivu e Suazo di testa non lascia scampo ad Amelia. Passano solo quattro minuti (18') e l'Inter raddoppia: preciso cross di Maxwell dalla sinistra, Suazo sfrutta un rimpallo in area e segna il suo secondo gol personale, il suo 109° da quando gioca in Italia. Al 34' Inter vicina al terzo gol: Maicon ottimamente lanciato sull'out di destra, controlla la sfera e prova la conclusione, il tiro termina poco al di sopra della traversa della porta di Amelia. Nerazzurri ancora pericolosi al 45': Crespo entra nell'area cagliaritana dalla destra e serve un assist invitante a centro area dove Suazo, disturbato da Galante che si lancia in scivolata deviando il pallone, non trova la deviazione vincente. La prima frazione di gioco si chiude dopo 2 minuti di recupero.

    La ripresa si apre con le formazioni invariate rispetto al primo tempo. La prima occasione degna di nota della ripresa è ancora per i nerazzurri: angolo battuto da Chivu dalla destra stacco imperioso di Burdisso che colpisce di testa con incredibile potenza, la palla termina alta di un soffio. Al 16' doppia occasione per il Livorno: prima Diamanti, direttamente su calcio di punizione, centra il palo alla destra di Julio Cesar, poi sugli sviluppi dell'azione Vidigal colpisce di testa da distanza ravvicinata. Julio Cesar sembra battuto, ma con un incredibile colpo di reni respinge il pallone in tuffo. Un minuto più tardi è l'Inter a sfiorare la segnatura: Suazo penetra in area dalla destra e mette al centro per Cambiasso che calcia prontamente, Amelia respinge di piede. Da segnalare poco prima della mezz'ora della ripresa il ritorno in campo di Luis Figo, infortunatosi lo scorso 4 novembre nella gara giocata a Torino contro la Juventus. Al 93' l'ultima emozione dell'incontro: A.Filippini controlla la sfera e batte a rete dai venti metri, Julio Cesar blocca con qualche difficoltà. Un minuto piu' tardi il direttore di gara De Marco fischia la fine delle ostilita. Inter batte Livorno 2-0 e centra il 29esimo risultato utile consecutivo.

     

    INTER-LIVORNO 2-0

    Marcatori: 14' e 18' pt Suazo

    Inter (4-4-2): 12 Julio Cesar; 13 Maicon (28' st 7 Figo), 16 Burdisso, 26 Chivu, 6 Maxwell; 4 Zanetti, 30 Pelé, 19 Cambiasso, 5 Stankovic (23' st 28 Maniche); 29 Suazo, 18 Crespo (40' st 23 Materazzi).
    A disposizione: 1 Toldo, 8 Ibrahimovic, 9 Cruz, 24 Rivas.
    All.: Roberto Mancini.

    Livorno (3-5-2): 1 Amelia; 77 Grandoni, 15 Knezevic, 6 Galante; 69 Balleri (26' st 20 Rossini), 7 Pulzetti (23' st 86 Vailatti), 11 De Vezze (35' st 3 a.Filippini) , 8 Vidigal, 26 Pasquale; 23 Diamanti, 81 Bogdani.
    A disposizione: 14 De Lucia, 3 A.Filippini, 4 E.Filippini, 17 Alvarez, 32 Pavan.
    All.: Giancarlo Camolese.

    Arbitro: Andrea De Marco (Chiavari).

    Ammoniti: Balleri, Pulzetti

     

    Nessun problema per l'Inter, che batte il Livorno (2-0) grazie alla doppietta dell'honduregno. Maicon e Stankovic tra i migliori, Figo entra nella ripresa: buone notizie in vista di Liverpool

    David Suazo, 28 anni, 7 gol in 16 partite di campionato. Ansa
    David Suazo, 28 anni, 7 gol in 16 partite di campionato. Ansa
    MILANO, 16 febbraio 2008 - Ci siamo. Il momento più importante della stagione interista è arrivato. Mancini può accantonare le polemiche ed essere fiducioso: a quanto s'è visto contro il Livorno (2-0, firma unica, quella di Suazo), la sua squadra è pronta per un ciclo da duri: Liverpool e Sampdoria fuori casa, Roma al Meazza nel giro di 15 giorni. Ad Anfield ci saranno Maicon e Stankovic perché il test di oggi è andato bene, come sperava Mancini. E anche Figo, magari in panchina, rientrato a tre mesi dall'infortunio di Torino.
    DOPPIO SUAZO - E' turnover dichiarato. Crespo ha l'opportunità di giocare una partita intera per impressionare il suo allenatore. "Valdanito" non segna da Mosca in Champions (23 ottobre), ma nel primo tempo non combina granché. Sarà perché la scena è tutta di Suazo dopo pochi minuti: l'honduregno apre di testa al 14' trasformando in oro un calcio di punizione di Chivu; quattro minuti dopo approfitta dell'autoscontro in area toscana (Knezevic frana su Diamanti) per il raddoppio che di fatto chiude la partita.
    FIAMMATA - Il Livorno, senza Tavano e Tristan, è troppo tenero davanti. Così i nerazzurri ci mettono poco per tenere a distanza di sicurezza Pulzetti, a segno contro il Milan, e Bogdani. Quando si è troppo sicuri del proprio dominio si rischia qualcosa (Pelè manca in qualche appoggio), ed ecco che i toscani confenzionano due occasioni "vere": il palo di Diamanti su punizione e la zuccata di Vidigal su cui si esibisce Julio Cesar. Una fiammata che non accende la partita, perché a metà ripresa Cambiasso divora il 3-0 dopo un'invenzione di Suazo.
    FIGO - Con Rossini più Vailatti, Camolese gioca l'ultima carta passando a quattro dietro. La sostanza però non cambia e non basta nemmeno la tradizione favorevole (2-2 all'andata): il Livorno, una delle 4 squadre ad aver fermato l'Inter in campionato, non va oltre qualche buon tentativo di Diamanti e deve arrendersi. Gli applausi di San Siro si concentrano su Luis Figo, tornato a giocare una gara ufficiale dopo più di 100 giorni. Un'altra buona notizia in chiave Liverpool...

     

     

  •  solo per l'errore sul primo gol, beccato dal pubblico ad ogni fischio.

  • Catania-Inter: 0-2, Cambiasso e Suazo
    Domenica, 10 Febbraio 2008 22:25:33
    [FOTO Domenica, 10 Febbraio 2008 22:25:33]

    Cambiasso e Suazo
    Inter ok tra le polemiche
     

    Il Catania resiste un tempo e mezzo, ma sul primo gol dei nerazzurri pesa la posizione irregolare dell'argentino. Di Ibrahimovic l'assist per il 2-0 dell'honduregno. Jimenez k.o.

    L'azione contestata dell'1-0: Cambiasso insacca ma è in fuorigioco. Ap
    L'azione contestata dell'1-0: Cambiasso insacca ma è in fuorigioco. Ap
    CATANIA, 10 febbraio 2008 - Il menu è quello di sempre. Gol, vittoria, primo posto

     

    CATANIA - Esteban Cambiasso e David Suazo. Due azioni ispirate sul nascere da Zlatan Ibrahimovic, nella prima assist gol di Javier Zanetti su cross di Maxwell. Con due reti in meno di tre minuti, l'Inter conquista la 17^ vittoria in campionato, la settima esterna, vincendo in casa del Catania che, in una sola occasione, nel primo tempo con Izco, spaventa i nerazzurri. Tre punti conquistati nella ripresa e legittimati nel finale di partita, con varie occasioni, compreso un palo di Julio Cruz.

    Primo tempo. Il Catania conferma il modulo (4-3-3, molto difensivo... ), ma a centrocampo c'è Izco al posto dell'annunciato Tedesco. Mancini sceglie Burdisso terzino destro, con Maxwell a sinistra e Chivu a centrocampo. Jimenez lavora dietro le punte e, in fase di copertura, copre sulla fascia destra. Quindi, per l'Inter, si può parlare di 4-4-2 flessibile. Serata gradevole, terreno in buone condizioni malgrado qualche goccia di pioggia caduta in giornata sulla città siciliana, stadio praticamente esaurito con una massiccia presenza di tifosi nerazzurri. Pressing a tutto campo del Catania, con otto uomini dietro la linea della palla. Nei primi trenta minuti, oltre a qualche mischia, da segnalare la sostituzione di Jimenez con Pelè: il cileno lamenta un dolore dietro la gamba sinistra (risentimento muscolare), probabile conseguenza di una dura entrata pronti-via. Pelè fa coppia in mezzo al ring con Cambiasso, Zanetti è l'esterno destro di centrocampo. La partita, molto bloccata, si accende al minuto 35': gran destra dai trenta metri di Izco, pericoloso, appena alto sopra la traversa di Julio Cesar. Mancini muove le pedine sul binario di sinistra: Maxwell sale a centrocampo, Chivu fa il terzino. E nasce proprio dal piede mancino del romeno (44') l'azione più calda dei nerazzurri: il portiere del Catania, Polito, salva in mischia su Burdisso. Nei minuti finali del primo tempo, l'Inter alza la pressione, soprattutto con Cambiasso, è rompe il ritmo del possesso palla dei siciliani.

    Secondo tempo. Gara sempre frenetica. Poca precisione. Dopo quattro minuti Inter avanti con una combinazione veloce Cambiasso-Cruz, anticipato nell'attimo fatale. Mancini gioca di mazzo, punta sui cambi di velocità: entra Suazo per Chivu, con Maxwell che torna sulla linea dei difensori e Cruz fa il terzo attaccante a sinistra. Leggermente più lunghe le squadre. 18': Ibra di testa per Suazo, tiro bloccato. Un minuto dopo arriva il gol del vantaggio nerazzurro. Azione di Ibrahimovic che lancia Maxwell sulla fascia sinistra, traversone lungo del brasiliano su Zanetti che, dal secondo palo, rimette in mezzo di testa: arriva Cambiasso e, da perfetto giocatore di basket, va al rimbalzo e segna: 0-1. Il Catania reclama per la posizione del centrocampista argentino, che sembra regolare in partenza. Pochi minuti dopo, ovvero al 22', 'Ibra' lancia Suazo che, in posizione regolarissima, salta il portiere in uscita e insacca: 0-2, in tre minuti. L'uno-due stende il Catania, che lascia all'Inter una terza occasione da gol, con un esterno di Zanetti (28') che sfiora il palo lungo da posizione ravvicinata. La squadra di Baldini, dopo tante corse, non trova più il fiato per replicare, quindi è ancora Cruz (40') che impegna Polito con un tiro centrale. Poi vola Suazo (43'), soluzione centrale: controllata. Poi, nel finale (44' st), clamoroso palo di Cruz. Peccato, era una bella conclusione, ma può bastare così: 2-0 Inter, sempre prima a +8.

    CATANIA-INTER: 0-2

    CATANIA (4-3-3): 16 Polito; 2 Sardo, 21 Silvestri, 6 Stovini, 7 Vargas; 13 Izco, 8 Edusei, 17 Baiocco; 9 Colucci (22' st 25 Martinez), 24 Spinesi, 10 Mascara (37' st 11 Pià).

    In panchina: 18 Rossi, 5 Silvestre, 19 Tedesco, 22 Alvarez, 27 Biangianti.

    Allenatore: Baldini.

    INTER (4-4-2): 12 Julio Cesar; 16 Burdisso, 2 Cordoba, 23 Materazzi, 6 Maxwell; 11 Jimenez (26'pt 30 Pelè), 4 Zanetti, 19 Cambiasso, 26 Chivu (10' st 29 Suazo); 8 Ibrahimovc (26' st 28 Maniche), 9 Cruz.

    In panchina: 1 Toldo, 24 Rivas, 21 Solari, 18 Crespo.

    Allenatore: Mancini.

    ARBITRO: Farina di Novi Ligure.

    MARCATORI: 19' st Cambiasso; 22' st Suazo.

    AMMONITI: Cordoba (I), Vargas (C), Spinesi (C), Pelè (I), Silvestri (C).

    NOTE - Terreno in buone condizioni. Recupero: 2' (pt), 3' (st).

     

    «Senza truffe, Inter campione il 5 maggio»

    Moratti: «Se non ci fosse stata quella "banda" avremmo vinto con qualche punto di vantaggio»

     

    Massimo Moratti (Emblema)

    MILANO - Con la sua Inter impegnata nella lotta per vincere il terzo scudetto consecutivo, Massimo Moratti torna a parlare del famoso 5 maggio del 2002, quando i nerazzurri - in testa alla classifica - persero il titolo all'ultima giornata di campionato dopo la sconfitta per 4 a 2 all'Olimpico contro la Lazio. «Il 5 maggio - ha spiegato il presidente dell'Inter ai microfoni di Sky - se non ci fosse stata quella banda di truffatori avremmo vinto con qualche punto di vantaggio».

    «LA ROMA MI PREOCCUPA» - E sulle parole di Roberto Mancini, che ha detto di voler vincere il campionato con due punti di vantaggio anziché con 15, per non perdere il valore della vittoria, il presidente nerazzurro ha spiegato: «È l’esperienza del passato, visto quello che è successo l'anno scorso. In questo caso però lui lo dice per provocare e abituare la squadra a lottare partita per partita». Con la Roma che ha accorciato le distanze, Moratti chiede ai suoi giocatori di «avere la forza e la costanza di andare avanti nella stessa maniera». «Mi preoccupa il fatto che la Roma giochi bene - ha concluso il numero uno interista -, continui a vincere e che abbia una squadra importante. Noi finora abbiamo fatto un campionato molto buono ma dobbiamo avere forza e la costanza di andare avanti nella stessa maniera, e non è facilissimo».

     

     

     

    inter.it 99457

    SESTA GIORNATA CAMPIONATO 2007-2008, 29 SETTEMBRE 2007, ROMA

    [img no.99469 © inter.it]

    Roma-Inter 1-4: gol e spettacolo all'Olimpico
    Sabato, 29 Settembre 2007 19:52:50
    [FOTO Sabato, 29 Settembre 2007 19:52:50]

    ROMA - Roma-Inter 1-4. L'Inter è impegnata all''Olimpico' contro la Roma di Spalletti nell'anticipo pomeridiano della sesta giornata della Serie A Tim. Le due formazioni, appaiate in vetta alla classifica si affrontano in una cornice di pubblico spettacolare, quasi 70mila i tifosi presenti sugli spalti. Roberto Mancini schiera: Julio Cesar tra i pali; Zanetti, Cordoba, Samuel, e Maxwell in difesa; Stankovic, Dacourt, Cambiasso sulla linea mediana; Cesar e Figo alle spalle dell'unica punta Ibrahimovic.

    Calcio d'inizio battuto dai nerazzurri. Al 2' padroni di casa vicini al vantaggio. Calcio di punizione dai 25 metri battuto da Totti, Julio Cesar si distende in tuffo e respinge, la palla arriva sui piedi di Mancini che calcia prontamente, Julio Cesar respinge in due tempi. Dopo l'avvio scoppiettante dei giallorossi, l'Inter, prende le misure agli avversari Al 14' nerazzurri pericolosi in avanti con Ibrahimovic che controlla il pallone nell'area avversaria e cerca di resistere alla carica di due avversari, lo svedese trattenuto vistosamente per la maglia da Mexes conclude debolmente. Al 17' discesa sulla fascia di Zanetti, cross teso deviato da Tonetto, la palla giunge comunque dalle parti di Cambiasso che calcia al volo di prima intenzione. Conclusione potente ma centrale, Doni para. Al 22' Roma vicina al gol: azione centrale dei giallorossi che porta al tiro Mancini, destro potente a fil di palo, Julio Cesar devia in corner. Al 29' Inter in vantaggio. Maxwell ruba palla su un angolo9 battuto troppo frettolosamente da Totti e lancia in contropiede Cesar, cavalcata del brasiliano che arriva davanti alla porta e calcia su Doni in uscita. La respinta arriva dalle parti di Ibrahimovic che di testa inquadra la porta, Giuly respinge la palla di mano sulla linea di porta, il direttore di gara espelle il romanista e decreta, ovviamente, la massima punizione. Calcia Ibrahimovic, destro potente a fil di palo e Doni è battuto. Da segnalare al 44' una conclusione dalla distanza di Dacourt terminata alta sopra la traversa della porta di Doni. La prima frazione di gioco si chiude dopo un minuto di recupero.

    Le squadre rientrano in campo con le stesse formazioni che avevano iniziato la gara, ma dopo sei minuti Mancini inserisce Cruz e Crespo per Ibrahimovic e Dacourt. Al 54' la Roma pareggia: disimpegno errato di Maxwell, Perrotta ruba palla e calcia di destro a fil di palo Julio Cesar è battuto. La reazione dell'Inter è veemente e al 55' Cruz centra un clamoroso palo con un destro potente scagliato dal limite dell'area. Un minuto più tardi l'Inter raddoppia. Conclusione potente ma centrale di Cambiasso, Doni respinge ma non trattiene, sulla respinta si avventa come un falco sul pallone, sforbiciata di destro e Doni capitola. Al 60' l'Inter cala il tris: tocco ravvicinato di Figo per Cruz sull'out di destra, l'argentino calcia di sinistro sul primo palo, freddando ancora Doni. Al 23' il tris diventa un poker: perfetto cross di Figo dalla sinistra, sul secondo palo, dove è appostato Cordoba, stacco imperioso e palla in fondo al sacco. L'Inter in vantaggio di tre reti e in 11 uomini contro 10, gestisce agevolmente la gara fino al triplice fischio del signor Rizzoli che arriva dopo due minuti di recupero. L'Inter espugna l'Olimpico con una prestazione da manuale del gioco del calcio e prende il comando della classifica in solitaria.

     

    ROMA-INTER 1-4

    Marcatori: 29' pt Ibrahimovic (Rig.), 9' st Perrotta, 11' st Crespo, 15' st Cruz, 23' st Cordoba

    ROMA: 32 Doni; 2 Panucci (23' st 3 Cicinho), 5 Mexes, 4 Juan, 22 Tonetto; 16 De Rossi, 7 Pizarro; 14 Giuly, 20 Perrotta, 30 Mancini (23' st 9 Vuvinic); 10 Totti (31' st 18 Esposito)
    A disposizione: 1 Curci, 18 Esposito, 21 Ferrari, 29, Barusso, 33 Brighi
    All.: Luciano Spalletti

    INTER: 12 Julio Cesar; 4 Zanetti, 2 Cordoba, 25 Samuel, 6 Maxwell; 5 Stankovic, 15 Dacourt (6' st 18 Crespo), 19 Cambiasso; 7 Figo (31' st 30 Pelè), 8 Ibrahimovic (6' st 9 Cruz), 31 Cesar
    A disposizione: 1 Toldo, 10 Adriano, 21 Solari, 29 Suazo.
    All.: Roberto Mancini


    Arbitro: Nicola Rizzoli di Bologna

    Ammoniti: Samuel, Pizarro

    Espulsi: Giuly

     

     

    Con due gol di Ibrahimovic i nerazzurri portano a casa tre punti preziosi
    L'Inter a Empoli scaccia la crisi con un 2 a 0. Dopo il disastro di Barcellona (0-5), dopo la sconfitta in super

    coppa con la Roma (0-1), dopo il pari interno con l'Udinese,con la palla al piede Adriano,L'Inter, seppur ancora

    indietro di condizione,passa ad Empoli. Recoba ceduto,purtroppo in prestito, al Torino.

    Empoli-Inter 0-2: doppietta di Ibrahimovic
    Sabato, 01 Settembre 2007 22:19:17
    [FOTO Sabato, 01 Settembre 2007 22:19:17]
    Zlatan Ibrahimovic, 25 anni, prima doppietta in stagione. Ap
    Zlatan Ibrahimovic, 25 anni, prima doppietta in stagione. Ap

    EMPOLI - Empoli-Inter 0-2. Roberto Mancini schiera Toldo tra i pali, Maicon, Cordoba, Samuel e Maxwell in difesa, Zanetti, Cambiasso, Stankovic e Cesar sulla mediana; Ibrahimovic e Suazo in attacco. Maglia e calzettoni azzurri con pantaloncini neri per i padroni di casa. Inter con la splendida maglia del centenario: bianca con la croce rossa, simbolo di Milano; pantaloncini e calzettoni bianchi. La prima azione degna di nota è dei nerazzurri al 5'. Cesar scambia con Ibrahimovic, si accentra e conclude a rete. La palla termina di poco a lato. La replica dei toscani è affidata a Martzoratti che, al 7', raccoglie di testa un angolo battuto dalla destra e conclude di un soffio sopra la traversa della porta di Toldo. Inter in vantaggio al 14'. Maicon supera il diretto marcatore e crossa a giro sul secondo palo dove è appostato Ibrahimovic. Tocco di esterno destro dello svedese e palla che si insacca passando sotto le gambe di Balli. Empoli vicino al pareggio al 36'. Antonini ottimamente servito da un compagno si trova a tu per tu con Toldo. Conclusione potente in diagonale di esterno destro e palla che termina un metro alla sinistra del palo della porta nerazzurra. Nuovo pericolo per l'Inter al 43'. Cross teso dalla sinistra di Vannucchi per Saudati, Toldo è costretto ad una difficile respinta con i pugni. Nerazzurri vicini al raddoppio al 44'. Suazo avanza sulla trequarti e lascia partire un destro violentissimo indirizzato all'incrocio dei pali. Balli compie un intervento miracoloso e devia in angolo. È ancora Inter nei due minuti di recupero concessi dal diretore di gara Ayroldi. Mischia confusa sottoporta ma ne Cambiasso, ne Suazo inquadrano il bersaglio. Subito dopo si chiude il primo tempo.


    La ripresa si apre con un'occasionissima per i nerazzurri. Assist di Ibrahimovic per Suazo che si libera di un avversario e calcia di destro in corsa, il tiro è potente ma Balli riesce a opporsi con i piedi. Al 55' Moro, da oltre trenta metri, cerca di sorprendere Toldo, con una conclusione potentissima, ma il numero uno interista non si fa sorprendere e para in due tempi. Toscani pericolosi al 62'. Tosto lascia partire un tiro-cross dalla traiettoria molto insidiosa, Toldo fuori dai pali, recupera la posizione e mette il pallone sopra la traversa. Al 66' Maxwell scambia con Cesar e penetra in velocità nell'area empolese, ma è anticipato un istante prima della battuta a rete. Due minuti più tardi è l'Empoli a sfiorare il pareggio. Cross teso dalla sinistra, Pozzi colpisce di testa dall'interno dell'area piccola ma Toldo neutralizza da autentico campione. Al 78' è il neo-entrato Figo a impegnare severamente Balli con un destro teso dai venti metri. Al minuto 83' l'Inter raddoppia. Azione che si sviluppa sulla destra, da Figo la palla giunge sui piedi di Cesar, assist rapido e preciso per Ibrahimovic che da distanza ravvicinata batte di destro e supera ancora Balli. Dopo tre minuti di recupero il direttore di gara Ayroldi fischia la fine dell'incontro. Dopo il pareggio interno con l'Udinese, l'Inter centra un importante e meritato successo su un campo difficile come il 'Castellani'.


    EMPOLI-INTER 0-2


    Marcatori: 14' pt e 38' st Ibrahimovic


    EMPOLI: 23 Balli; 46 Raggi, 16 Marzoratti, 14 Adani (21' st 6 Abate), 7 Tosto; 24 Buscé, 18 Giacomazzi, 5 Moro, 77 Antonini (14' st 21 Giovinco); 10 Vannucchi; 11 Saudati (1' st 9 Pozzi)
    A disposizione: 1 Bassi 15 Vanigli, 19 Marchisio, 8 Marianini
    All.: Luigi Cagni

    INTER: 1 Toldo, 13 Maicon, 2 Cordoba, 25 Samuel, 6 Maxwell (30' st 26 Chivu), 4 Zanetti, 5 Stankovic, 19 Cambiasso, 31 Cesar (43' st 15 Dacourt), 8 Ibrahimovic, 29 Suazo (28' st 7 Figo)
    A disposizione: 22 Orlandoni, 16 Burdisso, 18 Crespo, 9 Cruz
    All.: Roberto Mancini

    Arbitro: Nicola Ayroldi di Molfetta


    Ammoniti: Giacomazzi, Cesar, Marzoratti

     

    All'Inter di Roberto Mancini bastano due zampate di Ibrahimovic per vincere a Empoli nell'anticipo della seconda giornata di campionato. Primo tempo dai due volti.

    Primo tempo dai due volti. Inter più spavalda nei primi venti minuti ed Empoli che esce alla distanza. Il primo gol dei nerazzurri è frutto della bravura di Maicon, che dalla destra lascia partire un cross che Ibrahimovic con astuzia insacca d'esterno destro alle spalle di Balli. Passano i minuti e i toscani vanno vicini al pareggio. È il 36' quando Giacomazzi pesca sulla sinistra Antonini, ma il centrocampista dell'Empoli mette fuori da buona posizione. Toscani tonici anche nella ripresa, quando tengono il pallino del gioco e vanno vicini al pareggio al 24' con un colpo di testa di Pozzi respinto da Toldo. Passano i minuti e l'Inter anestetizza l'incontro fino al 38', quando Ibrahimovic mette a segno il 2-0. Azione di contropiede dei nerazzurri ben orchestrata da Figo che serve Cesar.
    Il brasiliano vede Ibrahimovic e lo serve, a questo punto allo svedese non resta altro che spingere in rete il 2-0.

    Parlando ai microfoni di Sky Sport nel dopo partita di Empoli-Inter, Roberto Mancini ha lasciato capire che Adriano è uno dei due giocatori dell'Inter esclusi dalla lista per la Champions League. Rispondendo a una domanda sul brasiliano, Mancini ha detto che «quando consegneremo lista vedremo cosa è stato deciso. Chi è rimasto fuori è rimasto fuori con gran dispiacere da parte mia. Sono rimasti fuori in due purtroppo». Cosa deve fare di più Adriano per riconquistare il posto, è stato chiesto al tecnico nerazzurro: «gliel'ho detto a quattr'occhi cosa deve fare di più, non c'è bisogno di dirlo pubblicamente, l'abbiamo detto in questi anni, anche ieri. La fiducia da parte mia c'è sempre stata, anche quando lui è stato escluso nelle partite, anche adesso. Sono convinto che potrà tornare ad essere quello che è stato qualche tempo fa. Noi ci metteremo del nostro, se lo si fa in due ci si riesce, altrimenti no».

     

     

    Recoba sa ancora far gol quando non conta un cazzo......
    Il trofeo della fuffa lo vince l'Inter in un Ferragosto asfissiante. Di nuovo squadre infarcite di bambini, ma a cosa servono sti tornei del cazzo?? Sperando negli Dei ultimo stipendio ladrato da un fenomeno del nulla...

    Una rete dell'uruguaiano nel derby con il Milan decide il 7° trofeo Tim. Negli altri incontri i nerazzurri battono la Juventus ai rigori dopo lo 0-0 dei regolamentari, bianconeri sconfitti anche dal Diavolo, a segno con Gilardino

    Il gol di Alvaro Recoba nel derby con il Milan al Trofeo Tim. Dfp
    Il gol di Alvaro Recoba nel derby con il Milan al Trofeo Tim. Dfp
    MILANO, 14 agosto 2007 - Sotto gli occhi del c.t. azzurro Donadoni, Inter, Milan e Juventus danno vita a un trofeo Tim che lascia intatti tutti i dubbi della vigilia sulle big del calcio italiano. Reduci da un pre-campionato fitto di amichevoli insidiose, le due squadre milanesi e i bianconeri di Ranieri si sfidano a San Siro ruotando molto gli uomini a disposizione. Alla fine, dopo tre match da 45’ giocati a ritmi non forsennati ma accettabili, la settima edizione del torneo va all’Inter, che tornerà su questo campo domenica contro la Roma nella Supercoppa italiana. Per stasera decide Recoba, che potrebbe aver giocato una delle ultime gare in maglia nerazzurra.
    INTER-MILAN 1-0 - Nella terza e decisiva partita, il derby milanese prende quota quando Gourcuff impegna Orlandoni con un gran diagonale. Gli risponde subito un Crespo pericoloso a dispetto delle precarie condizioni fisiche, ma Dida è attento. Poi Inzaghi fa la cosa più bella della serata, una torsione volante su cross di Cafu che solo il riflesso del portiere interista leva dall’angolino giusto. Orlandoni è in serata: semplicemente strepitosa la sua deviazione sul palo dopo una sventola dell’ispirato Gourcuff. Ma a metà tempo Mancini lo sostituisce misteriosamente con Toldo, tra qualche mormorio di disapprovazione. Malumore che sparisce quasi subito, perché Recoba illumina la sua mezz’ora di gioco con una parabola che al 28’ fulmina Kalac. E’ l’1-0. Pirlo prova a rispondergli su punizione ma trova pronto Toldo, l’intensità aumenta e Balotelli scalda le mani a Kalac. I cambi si susseguono, ma Inzaghi è sempre lì e per poco non fa centro di testa. Per poco. Ci riproverà venerdì sera contro la Juve nel trofeo Berlusconi: ultime prove tcniche, perché poi si comincerà a fare sul serio.
    MILAN-JUVENTUS 1-0- Nella seconda mini-partita del trofeo Tim è la squadra di Ancelotti a partire forte, pressando una Juve che rispetto alla sfida con l’Inter ha in campo Grygera, Molinaro, Nocerino, Palladino e Trezeguet. Ma la difesa bianconera dimostra di aver compiuto qualche progresso rispetto alle inquietanti amichevoli delle ultime settimane e regge l’urto del 4-3-2-1 avversario. Quando la Juve mette fuori il naso lo fa con Nedved, che servito da un preciso cross di Zanetti incorna fra le braccia di Dida. E Palladino ci prova dal limite poco dopo, colpendo male.
    Gli va meglio quando, a metà tempo, stacca e fa centro di testa, ma l’arbitro Gervasoni vede una spinta su Oddo e annulla. Si va dall’altra parte e il Milan trova il gol: Gattuso vede il corridoio per Gilardino, che brucia Andrade e batte Buffon per l’1-0. E se i rossoneri non raddoppiano subito il merito è del portiere della Nazionale, che si oppone a un diagonale rasoterra di Kakà. Nel quarto d’ora finale, Ranieri va col 4-3-3, riproponendo Iaquinta e riportando Nocerino a una più opportuna posizione di centrocampista centrale, con Olivera largo a destra. Ma il Milan non soffre più di tanto e sale a quota 3 punti, eliminando la Juventus dalla corsa per il trofeo, che si deciderà nel derby conclusivo.
    INTER-JUVE 5-4 - La 7ª edizione del Trofeo Tim, tradizionale appuntamento del calcio d’agosto, inizia con uno 0-0 tra Inter e Juventus nella prima delle tra mini-sfide da 45’, con vittoria ai rigori della squadra di Mancini. Un’Inter, per la verità, priva di dieci grandi firme: i giocatori lasciati a riposo da Mancini (Julio Cesar, Materazzi, Chivu, Maxwell, Vieira, Dacourt, Stankovic, Figo, Ibrahimovic e Suazo) formerebbero una squadra capace di competere con tutte le potenze del calcio europeo. In campo, però, ci sono i reduci dalla coppa America, in un undici interamente sudamericano a eccezione di Toldo. Dall’altra parte, Ranieri sceglie una formazione più simile a quella titolare e sostituisce Tiago (messo k.o. da problemi intestinali) con Cristiano Zanetti. In un Meazza non proprio gremito, il pubblico trova comunque modo di divertirsi.
    La prima emozione è un destro di Iaquinta fuori misura, la seconda un erroraccio dello stesso attaccante liberato in area da Nedved. L’iniziale predominio juventino prosegue con un tiro centrale di Zanetti e una punizione di Del Piero procurata da Salihamidzic e respinta da Toldo. L’Inter si scuote e si vede annullare giustamente un gol di Cordoba per fuorigioco. Poi i nerazzurri sfruttano una certa supremazia fisica sui calci da fermo per impegnare Buffon con Samuel. Iaquinta manca ancora il gol, Zebina chiude bene su un insidioso cross di Solari e si arriva ai rigori, dove decide la parata di Toldo su Criscito. Due punti all’Inter e uno alla Juve.

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    Inter, altro tonfo! Dopo lo 0-3 di Birmingham
    L'Az Alkmaar vince 4-2 con finale in rissa. In mattinata scompariva il team manager Susini.

    Contro gli olandesi di Van Gaal, i nerazzurri patiscono il pressing e vanno subito sotto: 2-0, poi accorcia Stankovic ma inizio ripresa è già 4-1. Espulso Solari, segnali di risveglio nel finale con il gol di Cruz su punizione

    Luis Figo contrastato nel match con l'Aston Villa. Ansa

    NERVI A FIOR DI PELLE - La tensione sale e Dacourt decide di farsi giustizia da solo. Una, due entrate, alla terza l'arbitro estrae il giallo e scattano le proteste: espulso Solari appena entrato. Tutto questo con l'Az avanti per 4-1, grazie all'uno, due piazzato a inizio ripresa (autorete di Materazzi e gol di Ari). In dieci, la squadra di Mancini cresce e accorcia le distanze con una punizione del subentrato Cruz: proprio il tridente con l'argentino, Suazo e Adriano è l'esperimento più interessante del match. L'Az, intanto, ha fallito almeno altre tre occasione limpide, una con Pellé. Erroraccio, ma niente in confronto al gesto di Stankovic, che per il nervosismo scaglia e terra e pesta il lutto indossato per ricordare Guido Susini, il team manager nerazzurro scomparso stamani.

     

     

    DOPO ATALANTA - INTER, FORSE SCIOGLIMENTO DELLA CURVA NORD

    Ci sarebbe piaciuto raccontare dell'ennesimo record conquistato dai Nostri Ragazzi e del colore che avevamo già pronto per Atalanta-Inter ultima trasferta di campionato ma purtroppo dobbiamo ancora una volta denunciare lo stupro subito dalla Nostra Libertà d'andare ad assistere ad un incontro di calcio.

    Dopo esserci imbarcati sul regionale delle 11.55 con destinazione Bergamo assieme a diversi altri passeggeri (tra cui ovviamente donne, bambini e anziani) che nulla avevano a che fare con la Nostra trasferta, la giornata era cominciata con l'incursione d'un gruppo di Atalantini che, casco in testa e bastoni in mano, sono riusciti a far arrestare il convoglio sul quale viaggiavamo in una stazione secondaria ad alcuni chilometri da Bergamo.
    All'azione mordi e fuggi molto ben organizzata ed all'insegna del "Nessuna Regola" ma dimenticandosi che solo i vili in una guerra attaccano anche donne, bambini ed anziani, ha fatto seguito la Nostra reazione con un prolungato inseguimento per le vie della frazione Bergamasca seminando il panico tra i residenti in attesa che alla "provocazione" seguisse anche uno scontro.
    Delusi dall'impossibilità di ottenere anche un confronto fisico all'insegna del "Nessuna Regola", oltre cento Interisti hanno fatto così ritorno al convoglio ferroviario realizzando che l'incursione non aveva sortito altro effetto che spaventare a morte i passeggeri del treno e danneggiare diversi vetri del convoglio medesimo.
    Nessuno tra coloro che occupavano il treno ha riportato ferite di rilievo se non alcuni graffi dovuti al frantumarsi dei finestrini colpiti mentre il treno si arrestava.

    Dopo questi accadimenti che fanno parte delle Nostra realtà, riguardo i quali non abbiamo nulla da rimproverarci e sui quali non c'è bisogno di dilungarsi, sono accaduti i fatti più vergognosi della giornata.

    Il treno è ripartito senza alcun motivo di tensione tra i Tifosi Neroazzurri e le forze dell'ordine sopraggiunte e dopo pochi chilometri si è giunti presso la stazione di Ponte S.Pietro.

    La stazione era già presidiata da un ingente numero di "tutori" dell'ordine ed al nostro arrivo i funzionari presenti ci hanno fatto intendere che saremmo stati accompagnati allo stadio con degli autobus e fin qui tutto pareva nella norma.

    All'arrivo di 5 autobus tutti gli Interisti sono saliti tranquillamente sui mezzi ma qui è iniziata un'interminabile attesa.

    Verso le 14.45 ci è stato comunicato che "il ministero" a roma aveva deciso che non potevamo assistere all'incontro per motivi di ordine pubblico e che pertanto dovevamo far rientro a Milano.

    Inutile sottolineare l'incredulità generale e la rabbia suscitata in una situazione di assoluta tranquillità dove nessuno fino a quel momento aveva eccepito ad alcuna delle disposizioni imposte dalle forze dell'ordine.

    Dopo gli inutili tentativi di dissuadere diplomaticamente i responsabili della polizia dalle proprie vergognose posizioni giustificate col solito scarica barile delle responsabilità, la massa si è arresa all'impossibilità d'ogni altra forma di reazione data la sproporzione delle forze eventualmente in campo.

    Si è dovuti perciò convivere in uno stato di segregazione a ridosso di una stazione ferroviaria isolata e circondati da decine di cellulari di polizia in pieno assetto anti sommossa.

    Quanto subito dalle forze dell'ordine non può esser certo definito un sistema di "prevenzione" a tutela di un ordine pubblico mai messo in discussione con la Nostra presenza, quanto subito è stato un vero e proprio vergognosissimo sequestro di persona immotivato.

    La Curva Nord al ritorno a Milano ha subito effettuato una riunione per definire quale linea comportamentale adottare nell'ultimo incontro di campionato ed insieme si è raggiunta la controversa decisione di mantenere fino in fondo la linea adottata per tutto il corso della stagione ossia quella di mantenere su due piani differenti il Nostro impegno a condanna di tutti gli eventi repressivi che il mondo Ultras è costretto a subire e l'organizzazione dell'incitamento ai Nostri colori che non hanno colpe per ciò che accade nei rapporti che regolano le relazioni tra Tifosi e forze di polizia.

    In occasione dell'incontro col Torino la Nord pertanto porterà a conclusione il proprio piano coreografico di questa stagione con l'intento di onorare per l'ultima volta i risultati ottenuti sul campo dai Nostri Campioni.

    Dopo l'incontro col Torino la Nord si riserva di iniziare un lungo periodo di riflessione per impegnarsi al meglio nella lotta alla repressione incostituzionale che si è dimostrata essere abbondantemente fallimentare in termini di risoluzione delle problematiche inerenti la violenza negli stadi.
    I fatti di oggi hanno dimostrato ancora una volta che l'erroneo approccio a certe problematiche non sortisce altro effetto se non quello di spostare il problema.

    Qualora nel corso dell'estate non si verifichino dei cambi di direzione da parte delle istituzioni in riferimento a tutte quelle misure palesemente incostituzionali attualmente in vergognoso vigore, la Curva Nord è fermamente intenzionata a rivedere integralmente le proprie linee organizzative valutando la possibilità di sciogliere ogni forma organizzativa al fine di negare totalmente ogni possibilità di ricondurre ad essa responsabilità di alcun tipo riguardo i comportamenti tenuti dai tifosi Interisti in futuro.
     

     

     

    La gara di ritorno a San Siro: 2 a 1 per l'Inter
     
    Inutili le reti di Crespo e Cruz, MA L'INTER HA GIOCATO CON CUORE ED ORGOGLIO SIN DALL'INIZIO. DISASTROSO L'ARBITRAGGIO. SUL 2-0 ESPULSO IN MODO DECISIVO CORDOBA. Gara nervosa: espulsi Cordoba, Panucci. Mancini: «Noi straordinari, male l'arbitro»
    STRUMENTI
    Totti in azione a San Siro (Ap)
    Totti in azione a San Siro (Ap)

    MILANO - La Coppa Italia va alla Roma ma dopo atroci, anche se prevedibili, sofferenze. All'Inter non basta un super-Crespo e l'orgoglio ritrovato per rovesciare il tennistico punteggio dell'andata (6-2). I manciniani le provano tutte, spingono e spingono ma riescono a sfondare solo nella ripresa. L'uno-due di Crespo e Cruz in cinque minuti riaccende la speranza. Il muro romanista sembra crollare ma ci pensa Perrotta all'82' a spegnere definitivamente i sogni nerazzurri. A San Siro è la Roma che alza la Coppa Italia, l'ottava che finisce nella bacheca del club. Per Spalletti, abbondantemente innaffiato dai suoi giocatori mentre parla ai microfoni Rai, è il primo trofeo in carriera. Un po' di nervosismo in campo. Il tecnico Mancini viene allontanato per proteste. Le due squadre finiscono in dieci per le espulsioni di Cordoba e Panucci.

    I COMMENTI - Soddisfatto a fine partita il capitano della Roma, Totti: «Noi cerchiamo di ripartire da questa Coppa Italia, questo non è l'ultimo trofeo, ma il primo di tanti. Ci eravamo abituati a vedere vincere sempre l'Inter e non era possibile. Era giusto alzare qualche trofeo con questa squadra e siamo venuti con l'idea di farcela e ci siamo riusciti». La dedica di Totti è scontata: «Oltre a Chanel, la dedico a Ilary ed a Christian, alla mia famiglia, che mi è stata vicina nei momenti più importanti».
    Sul fronte interista Mancini elogia il comportamento della sua squadra: «Siamo stati straordinari, abbiamo fatto una gara eccezionale. Ma la Coppa l'abbiamo perso all'andata». Mancini riserva un brutto voto all'arbitro Morganti: «Ci ha negato un rigore netto, diciamo che non era in giornata: non mi è piaciuto».
     
     
     
     

     

    Inter-Lazio 4-3: reti di Crespo (3) e Materazzi

     

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    Domenica, 13 Maggio 2007 16:57:59
    [FOTO Domenica, 13 Maggio 2007 16:57:59]

    MILANO - Inter-Lazio 4-3. L'Inter ospita la Lazio, autentica rivelazione del torneo, nella gara valida per la trentaseiesima giornata della Serie A Tim. Il tecnico nerazzurro Roberto Mancini, schiera Julio Cesar tra i pali, Maicon, Burdisso, Materazzi e Maxwell in difesa, Vieira, Stankovic, Zanetti e Solari sulla linea mediana, Crespo e Recoba in attacco. Inter nella consueta tenuta nerazzurra, per l'occasione caratterizzata dallo sponsor Pirellifilm.com. Lazio nella classica divisa da trasferta con maglia e pantaloncini bianchi. Terreno di gioco in buone condizioni, temperatura vicina ai 30° C. Avvio fortissimo della Lazio che va in gol due volte nei primi 5 minuti. Prima grazie ad un autogol di Materazzi che tenta di intervenire su una conclusione di Pandev, poi con Mutarelli che raccoglie di testa un preciso cross di Jimenez. Sotto di due reti l'Inter si scuote e comincia finalmente a giocare. È Hernan Crespo l'uomo della riscossa. Al 20' accorcia le distanze deviando in rete un assist di Maicon innescato da Vieira. Al 35' da un cross di Vieira dalla destra, è ancora il bomber di Florida a segnare con un tocco dall'interno dell'area piccola. Al 41' arriva la doccia fredda del terzo gol laziale. Punizione magistralmente battuta da Ledesma dai 20 metri, la palla aggira la barriera, sbatte sul palo e si insacca alle spalle dell'esterrefatto Julio Cesar. La prima frazione di gioco si chiude dopo due minuti di recupero con il punteggio di 3-2 in favore della Lazio. Nella ripresa l'Inter si riversa in avanti alla ricerca del pareggio che arriva al 81' nenanche a dirlo con Crespo che raccoglie un perfetto cross di Gonzalez. Quattro minuti più tardi è Marco Materazzi a portare in vantaggio i nerazzurri. Angolo battuto dalla destra Da Stankovic, il Marco nazionale, stacca più in alto di tutti e con un potente colpo di testa fulmina Ballotta. Il risultato non cambia più fino al triplice fischio del signor Banti che arriva dopo tre minuti di recupero. Inter batte Lazio 4-3. L'Inter centra la 29esima vittoria in Campionato e arriva alla vertiginosa cifra di 93 punti in classifica. La Lazio, seppur sconfitta, conserva 7 punti di vantaggio sulla quinta in classifica che a meno due turni dalla conclusione del torneo significano l'accesso al preliminare di Champions Lague.

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    INTER-LAZIO 4-3

    Marcatori: 3' p.t. Materazzi (Autogol), 5' p.t. Mutarelli, 20' p.t. Crespo, 35' p.t. Crespo, 41' p.t. Ledesma, 36' s.t. Crespo, 40' s.t. Materazzi

     

    INTER: 12 Julio Cesar; 13 Maicon, 16 Burdisso, 23 Materazzi, 6 Maxwell; 14 Vieira, 5 Stankovic, 21 Solari, 4 Zanetti; 20 Recoba, 18 Crespo.

    A disposizione: 1 Toldo, 77 Andreolli, 15 Dacourt, 19 Cambiasso, 7 Figo, 91 Mariano Gonzalez, 99 Choutos.

    Allenatore: Roberto Mancini.

     

    LAZIO: 32 Ballotta; 85 Behrami, 13 Siviglia, 25 Cribari, 8 Zauri; 26 Mudingayi, 24 Ledesma, 77 Jimenez, 5 Mutarelli; 19 Pandev, 18 Rocchi.

    A disposizione: 14 Berni, 2 Stendardo, 3 Bonetto, 4 Firmani, 68 Manfredini, 20 Makinwa, 7 Belleri.

    Allenatore: Delio Rossi.

     

    Arbitro: Luca Banti (Sezione Arbitrale di Livorno).

     

    Ammoniti: Mudingayi, Burdisso.

     

    Espulso: Siviglia.

     

     

    Tim Cup, finale di andata: Roma-Inter 6-2 : un ringraziamento vivissimo A DEI PEZZI DI MERDA CHE SE NE FREGANO DELLA GENTE CHE SI FA 1200 KM PER ANDARE A VEDERE DEGLI STRONZI IN CAMPO. GRAZIE!
    Mercoledì, 09 Maggio 2007 20:00:42
    [FOTO Mercoledì, 09 Maggio 2007 20:00:42]

    ROMA - Roma-Inter 6-2. Roberto Mancini schiera Toldo tra i pali, Maicon, Cordoba, Materazzi e Maxwell sulla linea difensiva, Stankovic, Dacourt, Zanetti e Figo a centrocampo, Crespo e Adriano in attacco. Partenza fortissima della Roma che passa in vantaggio al 1'. Cross rasoterra dalla destra di Taddei per Totti appostato all'interno dell'area nerazzurra, controllo di destro e tiro immediato a fil di palo che fulmina l'incolpevole Toldo. La Roma raddoppia al 5'. Angolo dalla sinistra per Mexes che liberissimo calcia a rete al volo, in diagonale dalla destra, deviazione vincente sottoporta di De Rossi che forse tocca il pallone con un braccio. Altre due nitide occasioni da rete per i giallorossi nei primi dieci minuti, la prima con Taddei neutralizzata da Toldo, la seconda con Mancini che conclude alto sopra la traversa. Al 15' arriva anche il terzo gol della Roma. Chivu affonda sulla fascia sinistra, preciso tocco di Perrotta che in scivolata anticipa Materazzi e batte nuovamente Toldo. Al 20', prima rete nerazzurra. Crespo approfitta di un retropassaggio errato di Pizarro, ruba palla, dribbla Doni e deposita in rete con un tocco in diagonale. Al 30' quarta rete della Roma. Cross dalla destra di Panucci, Toldo devia la traiettoria del pallone che finisce sui piedi di Mancini che insacca di destro. Al 35 ' Roma nuovamente vicina al gol con Totti che direttamente su calcio di punizione sfiora il montante alla destra di Toldo. Da segnalare un clamoroso palo colpito da Figo al 40' con una potente conclusione dal limite dell'area. La prima frazione di gioco si chiude dopo un solo minuto di recupero.

    Il secondo tempo si apre con una conclusione bomba di Adriano da quasi 30 metri, Doni è chamato a compiere un intervento prodigioso per deviare il pallone in angolo. Al 54' quinta rete dei giallorossi. Angolo dalla sinistra di Pizarro per la testa di Panucci che batte ancora Toldo. Un minuto più tardi, ancora Crespo, accorcia le distanze. Cross dalla fascia sinistra di Maicon per Crespo che anticipa Panucci e con un preciso colpo di testa fredda Doni. Al 65' Miracolo di Toldo su una conclusione dalla corta distanza di Totti. La palla calciata d'esterno dal capitano giallorosso è indirizzata all'angolino basso, Toldo si distende in tuffo e con la punta delle dita devia in angolo. Al 77' pericolosa combinazione Aquilani-Totti, la conclusione del capitano della Roma sorvola la traversa della porta nerazzurra. Un minuto più tardi è Recoba a impegnare severamente Doni con un tiro di destro indirizzata al sette. Al minuto 87' da segnalare una buona conclusione di Dacourt che servito da Stankovic calciava appena alto sopra la traversa. La Roma non è appagata e a un minuto dal termine trova anche il sesto gol. Punizione dalla distanza di Totti, Toldo respinge ma non trattiene, il più lesto ad arrivare sul pallone è Panucci che batte Toldo con un tocco in diagonale. Dopo tre minuti di recupero il direttore di gara Saccani fischia la fine dell'incontro, Roma batte Inter 6-2.

     

    ROMA-INTER 6-2

     

    Marcatori: 1' p.t. Totti, 5' p.t. De Rossi, 15' p.t. Perrotta, 20' p.t. Crespo, 30' p.t. Mancini, 9' s.t. Panucci, 10' s.t. Crespo, 44' s.t. Panucci.

     

    ROMA: 32 Doni; 2 Panucci, 5 Mexes (1' s.t. 77 Cassetti), 21 Ferrari, 13 Chivu; 11 Taddei (30' s.t. 8 Aquilani), 7 Pizarro (41' s.t. 22 Tonetto), 16 De Rossi, 20 Perrotta, 30 Mancini; 10 Totti

    A disposizione: 1 Curci, 4 Wilhelmsson, 17 Tavano, 23 Vucinic.

    All.: Luciano Spalletti

     

     

    INTER: 1 Toldo; 13 Maicon, 2 Cordoba, 23 Materazzi, 6 Maxwell (22' s.t. 11 Grosso); 5 Stankovic, 15 Dacourt, 4 Zanetti, 7 Figo (7' s.t. 14 Vieira); 18 Crespo, 10 Adriano (12' s.t. 20 Recoba).

    A disposizone: 12 Julio Cesar, 16 Burdisso, 21 Solari, 91 Mariano Gonzalez

    All.: Roberto Mancini

     

    Arbitro: Massimiliano Saccani

     

    Ammoniti: Mancini, Maicon, Cordoba, Dacourt, Vieira, Materazzi, Tonetto.

    Ufficio Stampa

     

     

    Inter festeggia lo scudetto
    come al solito: vincendo

    L'adunata di San Siro per il tricolore n. 15 culmina con il 3-1 sull'Empoli, 27° successo in campionato. A Cruz risponde Saudati, poi, in due minuti, chiudono Recoba e Stankovic. E la gioia continua

    Cruz-Materazzi, i due volti dell'nter. Afp
    Cruz-Materazzi, i due volti dell'nter. Afp
    MILANO, 29 aprile 2007 - Festa doveva essere, e festa è stata. L’Inter ha celebrato il 15° scudetto di fronte al proprio pubblico battendo 3-1 un Empoli pimpante, che merita l’Europa (probabile la qualificazione alla prossima coppa Uefa) a fine campionato. Ma i toscani nel ruolo di sciupafeste sono stati meno efficaci della Roma, che aveva rinviato il tricolore nerazzurro. Stavolta festa sarebbe stata comunque, lo scudetto era già in bacheca, ma così, con un successo, è stata più compiuta. Il Meazza offre un bel colpo d’occhio: il pubblico, per un’occasione tanto speciale, attesa da 18 anni, è accorso numeroso nonostante il ponte del primo maggio e la domenica estiva. Tutti vestiti di nerazzurro, ad intonare cori: tributi e incoraggiamenti agli eroi scudettati. Ogni palla gol è l’occasione per spellarsi le mani con gli applausi, ma vale anche per i recuperi, e le volate sulla fascia. Stasera vale tutto. Tra i migliori si segnalano Julio Cesar, Cruz e Recoba, tra i più applauditi Materazzi è il mattatore. Boato per capitan Zanetti, subentrato dalla panca. Per Recoba grandi applausi, per Figo un coro "resta a Milano" che sa di conferma popolare.
    LA PARTITA - Festa dunque, sugli spalti fin dal pregara, ma c’era anche una partita da giocare. È stata divertente e ricca di emozioni, anche perchè le difese non erano esattamente chiuse a doppia mandata. Il primo tempo è piacevole ed equilibrato. L’Empoli parte meglio, sospinto dai suoi due giocatori di maggior talento, Almiron e Vannucchi. L’argentino è lucido in regia, pericoloso al tiro e negli inserimenti. Il fantasista, che parte dalla fascia sinistra, mette in difficoltà il giovane Andreolli, involandosi spesso e volentieri fin sul fondo. Sui suoi cross sfiora il gol due volte Saudati: sul sinistro dell’attaccante Julio Cesar si supera respingendo in angolo, poi sul secondo tentativo, di esterno destro, il portiere brasiliano è ancora attento (ascolta Julio Cesar). L’Inter si scuote, spinta dal pubblico. Anche i nerazzurri sono vivaci in avanti, con un Recoba smanioso dalla voglia di giocare che colpisce un palo dopo un assist di Cruz, e appunto il jardinero, la solita enciclopedia calcistica in movimento su tutto il fronte offensivo. Arriva così l’invocato gol dell’Inter: Recoba si accentra dalla destra, salta un uomo e rifinisce per Cambiasso, che inventa un tacco geniale per Cruz, che di sinistro mette dentro l’1-0. È il 7° gol in campionato per l’argentino, poi costretto a lasciare il campo per infortunio. Dentro Gonzalez. Vannucchi ora gioca dietro le punte, nella sua posizione più naturale, ma è un pizzico meno efficace, perchè finisce per sbattere contro la diga Dacourt. Allora è il turno di Almiron di spaventare l’Inter: la botta di destro finisce di poco a lato. Prima dell’intervallo Gonzalez trova il tempo di divorarsi un gol in contropiede su un gentile omaggio di Figo.
    RECOBA GOL - A inizio ripresa Julio Cesar, che prova a far di tutto per meritarsi la conferma da titolare e allontanare il fantasma di mercato di Buffon, respinge alla grande una punizione di Vannucchi ed un colpo di testa di Pozzi. Poi Saudati, imbeccato da Almiron, trova dal limite dell’area il destro vincente: 1-1. Ma l’Inter reagisce subito, cambiando marcia, e chiude la partita con un uno-due clamoroso in un paio di minuti. Prima Recoba trova la prima rete personale in campionato, addirittura su angolo da destra - la sua parabola velenosa a rientrare si insacca complice un errore di posizione del portiere empolese Bassi - poi, palla al centro, e Stankovic chiude i conti con un destro in diagonale: 3-1. Le occasioni adesso si sprecano su entrambe i fronti, ma il risultato non cambia. Il popolo nerazzurro esulta. La festa è completa.

     

     

     

     

    INTER CAMPIONE D'ITALIA PER LA 15A VOLTA !!!!

    L'Inter vince lo scudettoMaterazzi esulta dopo i due gol che valgono lo scudetto (Elias)L'Inter vince la partita con il Siena e, quel che più conta, lo scudetto. La Roma infatti ha perso per 2-1 a Bergamo con l'Atalanta, regalando ai nerazzurri matematicamente il titolo di campioni d'Italia 2006-2007. Può cosi esplodere la gioia dei dirigenti e dei tifosi nerazzurri (continua)

    Battendo il Siena 2-1 i nerazzurri conquistano il 15° scudetto della loro storia.

    Materazzi e Stankovic esultano dopo l'1-0. Inside
    Materazzi e Stankovic esultano dopo l'1-0. Inside
    MILANO, 18 aprile 2007 - L'Inter è campione d'Italia. Per la quindicesima volta nella sua storia. Uno scudetto conquistato con cinque giornate di anticipo, con una sola sconfitta. Lo scudetto dei record. Come e più di quello del 1988-89, l'ultimo tricolore conquistato sul campo. Prima di quello dell'anno scorso, arrivato a tavolino. Un dominio assoluto. Il cielo è nerazzurro.
    È lo scudetto di Massimo Moratti. Presidente, magnate, papà nerazzurro. Ma soprattutto tifoso. Ha speso tanto, dal 1995. Soldi, emozioni. Tutto per arrivare alle 16.45 di stasera, al triplice fischio finale di Siena-Inter. Per godersi un trionfo strameritato. Perchè chi ha sofferto tanto sa gustare più profondamente la vittoria. Per guardare tutti dall'alto. Per vedere San Siro vestito di nerazzurro. Per continuare la tradizione familiare di successi.
    È lo scudetto di Roberto Mancini. Un passato da grande giocatore. Un presente da grande allenatore. Invidiato. Discusso. Ma capace di vincere, anzi di stravincere, e di farlo con il gioco sempre come filo conduttore. Forte nel gestire un gruppo di tanti campioni, ma capace di tendere la mano a chi ha sbagliato (vero Adriano?) senza anteporre l'orgoglio al buon senso. Forte delle proprie idee. Capace di parlare senza dover per forza usare il "politichese".
    È lo scudetto dei giocatori. Perchè in campo ci vanno loro. E quindi merito alla vecchia guardia, a Zanetti, a Materazzi, che in campo ci hanno messo l'esempio, e fuori la faccia. E non da oggi. Merito ai nuovi acquisti, decisivi per compiere il salto di qualità. Alle sorprese come Maicon, alle conferme come Vieira, e al campione consacrato in nerazzurro. Indovinato: parliamo di Ibrahimovic. Talento cristallino diventato continuo, genio che ha saputo ridurre la sregolatezza, attaccante illuminato diventato spietato goleador.
    È lo scudetto dei tifosi. Innamorati. A prescindere. Nelle gioie e nei (passati) dolori. Si sono cementati nelle delusioni, sfogati in pomeriggi e serate amare. È l'ora del riscatto. Della liberazione. Dell'orgoglio. Della gioia sfrenata. Perchè è scudetto. Perchè per loro nerazzurro è sempre stato sinonimo di bello. Ma da stasera lo è ancora di più. C'è più gusto ad essere interisti.

    SIENA - Siena-Inter 1-2, nerazzurri Campioni d'Italia. Giornata splendida, spalti completamente gremiti,

     temperatura di quasi 30° C e terreno di gioco in condizioni superbe allo stadio 'Artemio Franchi' di Siena per l'incontro della 33° giornata della Serie A Tim 2006-'07.
    Roberto
    Mancini schiera Julio Cesar tra i pali, Maicon, Cordoba, Materazzi e Burdisso sulla linea difensiva, Zanetti, Cambiasso, Stankovic e Solari a centrocampo, Cruz e Ibrahimovic in attacco. La prima conclusione a rete è sei nerazzurri al minuto numero 5. Cambiasso apre per Zanetti, il capitano salta un paio di avversari al limite dell'area e calcia verso la porta di Manninger. La conclusione è potente e angolata, l'estremo difensore bianconero sembra in ritardo, ma la palla termina di poco a lato. Al 17' nerazzurri pericolosissimi. Scambio rasoterra tra Ibrahimovic e Cruz, la conclusione dell'argentino è ribattuta in angolo dalla difesa toscana. Sul corner stacca Cordoba, Manninger respinge d'istinto in angolo. Battuta a centro area, sulla conclusione respinta di Maicon si avventa in mischia Materazzi che di sinistro in scivolata anticipa tutti depositando in rete i pallone. Al 21' il Siena pareggia. Indecisione della difesa nerazzurra e Negro di testa raccoglie un assist dalla destra di Reinaudo, battendo Julio Cesar. Al 32' pregevole discesa di ti Solari sulla sinistra, cross a centro area per la testa di Ibrahimovic che colpisce indisturbato centrando Manninger. Il primo tempo scivola via senza ulteriori emozioni e senza neanche un minuto di recupero.
    La ripresa si apre con un doppio infortunio per i nerazzurri. Prima è
    Burdisso a rimanere a terra in seguito ad uno scontro con Alberto, poi è Julio Cesar che si scontra in mischia con Cordoba e rimedia un violento colpo al naso. Pressione dell'Inter intorno al decimo del secondo tempo, il Siena è alle corde ma sembra resistere. Al 14' Cruz approfitta di un retropassaggio errato della difesa toscana e s'invola a vero la porta, uscita tempestiva di Manninger che lo atterra e Ayroldi decreta la massima punizione. Batte Materazzi: palla sotto l'incrocio dei pali. Ayroldi dice che bisogna ripetere. Momento di massima tensione. Materazzi torna sul dischetto cambia angolo e batte nuovamente Manninger con un preciso rasoterra a fil di palo. Al 71' sugli sviluppi di una punizione di Chiesa si accende una mischia furibonda nell'area nerazzurra. Ayroldi ferma il gioco per un fallo ai danni di Julio Cesar. Al 75' Inter vicina al terzo gol. Punizione di Recoba sul secondo palo, sbuca dalle retrovie Materazzi che colpisce di testa da distanza ravvicinata. La palla termina alta sopra la traversa. Sul ribaltamento di fronte è il Siena a sfiorare il gol. La conclusione ravvicinata di Galoppa è respinta sulla linea di porta da Maicon. L'Inter controlla agevolmente la partita fino al triplice fischio del direttore di gara Ayroldi che arriva dopo 5 minuti di recupero, Inter batte Siena per due reti ad una. La concomitante sconfitta della Roma a Bergamo per 2-0, consegna nelle mani dell'Inter di Roberto Mancini il 15° scudetto della storia nerazzurra.



    SIENA-INTER 1-2

    Marcatori: 18' p.t. Materazzi, 21' p.t. Negro, 15' s.t. Materazzi (r),

    SIENA: 1 Manninger; 2 Negro, 83 Rinaudo, 46 Gastaldello, 21 Rossi; 22 Alberto, 14 Galloppa (30' s.t. 77 Antonini), 8 Vergassola, 23 Eremenko; 9 Corvia, 10 Chiesa (35' s.t. 35 Cozza).
    A disposizione: 18 Benussi, 38 Bartolucci, 5 Brevi, 6 Codrea, 7 Frick
    All.: Mario Beretta

    INTER: 12
    Julio Cesar; 13 Maicon, 2 Cordoba, 23 Materazzi, 16 Burdisso (6' s.t. 6 Maxwell); 4 Zanetti, 19 Cambiasso, 21 Solari (17' s.t. 20 Recoba), 5 Stankovic; 8 Ibrahimovic (25' s.t. 15 Dacourt), 9 Cruz.
    A disposizione: 1
    Toldo, 11 Grosso, 77 Andreolli, 91 Mariano Gonzalez.
    All.: Roberto Mancini.

    Arbitro: Nicola Ayroldi di Molfetta.

    Ammoniti:
    Burdisso, Manninger, Materazzi, Vergassola.

     

     

    INTER-PALERMO 2-2: CRUZ E ADRIANO
    Inter-Palermo
    Domenica, 15 Aprile 2007 22:28:29
    [FOTO Domenica, 15 Aprile 2007 22:28:29]

     

    img no.94186 © inter.it

    MILANO - L'Inter pareggia 2-2 contro il Palermo in una gara valida per la 32^ giornata della Serie A Tim 2006-2007.
    Siciliani in vantaggio già al 3': Simplicio prova la conclusione dal limite destro dell'area, Caracciolo sotto porta devia la palla e beffa
    Julio Cesar. I nerazzurri reagiscono e cercano il gol per pareggiare la partita. Al 17' clamorosa trattenuta di Cassani su Crespo in area, Rizzoli lascia correre inspiegabilmente. Poi l'attaccante argentino deve uscire per un problema fisico e al suo posto entra Cruz. Raddoppio del Palermo nel primo dei due minuti di recupero concessi da Rizzoli allo scadere del primo tempo (46'): Zaccardo, smarcato da Barzagli in area sulla sinistra, controlla e tira, Julio Cesar non può nulla sul suo diagonale che sbatte sulla traversa prima di entrare in rete.
    Nella ripresa è tutta un'altra Inter e il Palermo non riesce quasi più a superare la propria metà campo. I nerazzurri accorciano le distanze al 22': bel cross di
    Figo dalla sinistra, gran colpo di testa in tuffo di Cruz in area e palla alle spalle di Fontana. Dopo soli sette minuti (29') arriva la rete del pareggio: altro splendido cross di Figo dalla sinistra, Fontana non può nulla sul colpo di testa di Adriano in area. Poi tante altre altre occasioni per l'Inter, ma la il risultato resta bloccato sul 2-2.
    Il prossimo impegno dei nerazzurri in
    Campionato sarà mercoledì 18 aprile contro la Roma in una gara valida per il recupero della 22^ giornata della Serie A Tim 2006-2007 in programma allo stadio "Giuseppe Meazza" (ore 17,30).

    INTER-PALERMO 2-2

    Marcatori: 3' pt Caracciolo, 46' pt Zaccardo. 22' st Cruz, 29' st Adriano

    INTER: 12 Julio Cesar; 13 maicon, 16 Burdisso, 23 Materazzi, 11 Grosso (8' st 5 Stankovic); 19 Cambiasso, 15 Dacourt (18' st 8 Ibrahimovic), 4 Zanetti, 7 Figo; 10 Adriano, 18 Crespo (32' pt 9 Cruz)
    A disposizione: 1 Toldo, 2 Cordoba, 21 Solari, 20 Recoba
    All.: Roberto Mancini

    PALERMO: 12 Fontana; 2 Zaccardo, 43 Barzagli, 15 Dellafiore, 16 Cassani; 14 Guana, 30 Simplicio, 23 Bresciano, 8 Diana; 7 Cavani, 10 Caracciolo (26' st 18 Giacomazzi)
    A disposizione: 1 Agliardi, 4 Tedesco, 5 Corini, 22 Ciaramitaro, 90 Brienza, 17 Di Michele
    All.: Francesco Guidolin

    Arbitro: Nicola Rizzoli di Bologna

    Ammoniti: Caracciolo, Cavani, Cruz, Giacomazzi

     

     

    INTER-PARMA 2-0: MAXWELL E CRESPO
    Domenica, 01 Aprile 2007 16:54:18
    [FOTO Domenica, 01 Aprile 2007 16:54:18]

     

    MILANO - L'Inter vince 2-0 contro il Parma in una gara valida per la 30^ giornata della Serie A Tim 2006-07.
    Nel primo tempo netta superiorità territoriale nerazzurra, il Parma si chiude bene ed è sempre pronto a ripartire in contropiede quando recupera il pallone.
    Nella ripresa Inter in vantaggio dopo soli 10 minuti con un meraviglioso gol di
    Maxwell, il suo primo ufficiale con la maglia nerazzurra: il brasiliano tiene in campo con un numero una palla sulla fascia sinistra, poi scambia con Crespo, entra in area, supera 3 avversari e, decentrandosi sulla sinistra, infila Bucci con un diagonale imparabile all'incrocio dei pali. Al 25' raddoppio nerazzurro: bellissima azione personale di Adriano che arriva solo davanti a Bucci, poi tocco per Crespo libero davanti alla porta vuota e gol dell'argentino. I nerazzurri avrebbero tante altre occasioni per aumentare il bottino di reti, su tutte una traversa colpita di testa da Adriano, ben pescato in area da Recoba, al 35'.
    Il prossimo impegno dei nerazzurri in
    Campionato sarà il 7 aprile contro la Reggina in una gara valida per la 31^ giornata della Serie A Tim 2006-2007 in programma allo stadio "Granillo" di Reggio Calabria (ore 15.00).

     

    INTER-PARMA 2-0

    Marcatori: 10' st Maxwell, 25' st Crespo

    Inter: 1 Toldo; 13 Maicon, 16 Burdisso, 23 Materazzi, 6 Maxwell (25' st 15 Dacourt); 4 J. Zanetti, 19 Cambiasso, 5 Stankovic; 7 Figo (25' st 20 Recoba); 18 Crespo (34' st 91 Mariano Gonzalez), 10 Adriano
    A disposizione: 12 Julio Cesar; 2 Cordoba, 11 Grosso, 21 Solari
    All.: Roberto Mancini

    Parma: 5 Bucci; 26 Ferronetti, 28 Paci (40' st 80 Bocchetti), 24 Couto, 14 Contini, 7 Castellini (28' st 6 Bolano); 18 Gasbarroni, 4 Dessena, 55 Parravicini; 20 Budan (28' st 10 Morfeo), 8 Rossi
    A disposizione: 23 De Lucia; 25 Perna, 21 Cigarini, 9 Muslimovic
    All.: Claudio Ranieri

    Arbitro: Stefano Farina di Novi Ligure

    Ammoniti: Paci, Dessena, Adriano, Materazzi, Morfeo

     

     

    ASCOLI-INTER 1-2, DOPPIETTA DI IBRAHIMOVIC
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    Domenica, 18 Marzo 2007 16:54:52
    Ad Ascoli i nerazzurri si concedono un primo tempo a passo di diesel, poi nella ripresa decidono di vincere: entrano Adriano e Crespo e Ibra fa doppietta. L'Ascoli merita il gol finale su rigore
    Zlatan Ibrahimovic, autore di 2 gol. Congiu
    Zlatan Ibrahimovic, autore di 2 gol. Congiu
    ASCOLI, 18 marzo 2007 - Sarà la pressoché totale assenza di biandiere nerazzure sugli spalti (ad Ascoli l'ingresso è ancora appannaggio esclusivo degli abbonati). Sarà una certa preoccupazione suscitata dalla bella vittoria portata a casa da Siena, domenica scorsa, dai bianconeri. Sta di fatto che l'Inter avvia la partita a mo' di diesel, e per l'intero primo tempo si ricorda raramente di premere l'acceleratore.
    SOLITO IBRA - Eppure il motore non appare affatto inceppato. Ibrahimovic si adegua, spesso lo si vede a sinistra in posizione quasi da terzino, ma poi appena viene avanti combina come sa con Cruz e Stankovic e inventa un po' di tutto: compresa una caduta in area che gli vale l'ammonizione per simulazione e un turno di stop, visto che era diffidato. Per il resto ci sono Maxwell e Maicon che spuntano dalle rispettive fasce in area avversaria a fare paura, c'è un Burdisso in versione centromediano che trova qualche buon lancio e c'è un Cruz come al solito molto utile tatticamente.
    PESCE GUIZZANTE - Dall'altra parte, però, visto che l'Inter non forza, si osa via via un po'. C'è per esempio Pesce sulla sinistra che si intende bene con Fini e Paolucci, producendo alcuni buoni assist per Bjelanovic in grado di non far mai annoiare Julio Cesar, fino alla fine del primo tempo.
    LA RIPRESA - Dopo l'intervallo, però, l'Inter cambia marcia. Figo, in campo nonostante la testa fasciata (gomitata di Lombardi nel primo tempo) si schiera decisamente a destra (prima la sua posizione non era chiarissima) e inizia a copstruire pericoli. E Mancini inizia a mettere mano ai cambi. Prima gioca la carta Adriano, che subito sfiora il palo dalla distanza. Poi tocca a Crespo, che porta a tre uomini la linea degli attaccanti (esce Maxwell). E il gol arriva subito, grazie a un Adriano che si improvvisa ala destra e inventa un cross millimetrico per Ibra, che a centro area devia al volo di destro in rete. L'Ascoli, che Sonetti aveva ulteriormente coperto togliendo Paolucci per Melara, deve così cambiare assetto, ma mentre ci prova l'Inter chiude la gara con una nuova combinazione Adriano-Ibra. Il generoso Ascoli continua a cercare la porta, soprattutto con i potenti tiri di Boudianski, e alla fine viene premiato con un rigore concesso per fallo di Samuel su Bjelanovic. Giusto così, con i padroni di casa che salvano l'orgoglio e l'Inter che vola a +18 sulla Roma.
     

     

     

    INTER-MILAN 2-1: CRUZ E IBRAHIMOVIC. Milan distrutto, perde anche il derby di ritorno.Non accadeva dal 1981-82.I rossoneri non hanno mai visto la palla, aggrappati solo al gol di Trombaldo...
     
    Domenica, 11 Marzo 2007 16:59:21

      Il boato della massa nero azzurra al gol di Ibra....

     COLORATISSIME ORDE DI INTERISTI A VALENCIA,5 GIORNI PRIMA...

    [FOTO Domenica, 11 Marzo 2007 16:59:21]

    MILANO - Inter-Milan: segna Ronaldo, poi Cruz e Ibra 2-1(Nella foto Ansa Ibrahimovic e Maldini)Match della verità a Milano quello tra Inter e Milan. A mettere pepe alla partita più importante della 28esima giornata del campionato di calcio di serie A c'era il ritorno di Ronaldo in un derby della Madonnina anche se sulla «sponda sbagliata», come ebbe a dire Moratti. E proprio Ronie segna il classico gol dell'ex al 39'. Milan in vantaggio 1-0 alla fine del primo tempo. Entra nella ripresa Cruz al posto di Crespo e realizza il gol dell'1-1. E al 74' c'è anche il raddoppio di Ibra. Risultato finale Inter-Milan 2-1. In zona Champions League da segnalare l'1-1 tra Palermo e Fiorentina e la vittoria per 3-2 a Reggio Calabria della Lazio sulla Reggina. Con questa vittoria i laziali raggiungono i palermitani al terzo posto in classifica. Nel posticipo la Roma batte l'Udinese 3 a 1.  (continua)img no.92942 © inter.it

     

    Il presidente dell'Inter: "Il gol di Ronaldo? Così sono contenti tutti". Mancini: "Stagione straordinaria e irrepetibile". Crespo: "Berlusconi ci ha fatto i complimenti"
    Tutta la gioia di Ibrahimovic. Richiardi
    Tutta la gioia di Ibrahimovic. Richiardi
    MILANO, 11 marzo 2007 - Il fantasma di Ronaldo è sfumato. Ma Massimo Moratti, da signore qual è, non infierisce. Anzi, al termine della vittoria nel derby rilascia poche e compunte dichiarazioni: "È stato un capolavoro". Sul gol di Ronaldo? "Così sono contenti tutti" ha risposto. E se ne è andato visibilmente soddisfatto.
    STAGIONE IRREPETIBILE - Roberto Mancini si gode il 2-1 del derby e la gioia del presidente Moratti: "Scudetto? Io non me parlo - spiega sorridendo ai microfoni di Sky - ma se continua così è una stagione straordinaria e, credo, irripetibile. Moratti parla di capolavoro nel derby? Se sono tutti felici a me va bene. Nel primo tempo abbiamo fatto bene ma non siamo stati troppo cattivi sotto rete. Poi abbiamo fatto meglio e abbiamo vinto. Ibra? Decisiva è stata l'opera del massaggiatore dopo il primo tempo. Dispiace per Valencia: il 2-2 d'andata ci ha condizionato, in Champions non puoi permetterti di sbagliare nulla. Speriamo di festeggiare il prossimo anno il centenario dell'Inter con la Coppa".
    I COMPLIMENTI DI BERLUSCONI - "Nello spogliatoio si è presentato Berlusconi a farci i complimenti. È stato un signore, con le sue parole si è guadagnato il nostro applauso, è stato molto sportivo, siamo davvero contenti", racconta Hernan Crespo. "I derby si devono festeggiare, ne abbiamo vinti due quest'anno, è una soddisfazione enorme, che arriva dopo una settimana molto dura, il derby caduto è arrivato a pennello per risollevarci il morale, è stata una grande prova calcistica, una vittoria enorme. Siamo molto vicini allo scudetto, aspettiamo che la matematica ci dia ragione e poi festeggeremo. Siamo molto vicini, oggi abbiamo vinto una partita importante". Crespo parla anche della sua sostituzione: "Stavo giocando bene, al di là degli errori nelle conclusioni, ci tenevo a restare in campo. Pensavo uscisse Ibra, che aveva un mal di schiena terribile. Però sono contento che sia entrato Cruz, che merita tanto e ci ha fatto vincere questo derby".
    IL GOL DI RONALDO - "Io e Ronaldo siamo amici, lui è un campione. Non volevo prendere gol da lui, però ha fatto una gran giocata, ha tirato bene di sinistro. Ero arrabbiato, fosse stato un altro sarebbe stato diverso, ma poi alla fine ci abbiamo scherzato su". Julio Cesar racconta così l'episodio del gol di Ronaldo. Poi, è arrivata la rimonta nerazzurra e la diciannovesima vittoria nelle ultime venti partite: per lo scudetto è quasi esclusivamente una questione di matematica: "Mancano ancora 11 partite, un derby è un campionato a parte dove ognuno vuole vincere. Questo è il mio quarto derby, ne ho vinti tre e sono contento. Tutta la squadra ha meritato questo risultato, il mister ha messo bene la squadra, tant'è che il primo tiro ci è arrivato al minuto 40". Dida è apparso un po' incerto in occasione del pareggio nerazzurro: "Per me lui è un campione, lo rispetto per tutto quello che ha fatto nella sua carriera e basta", ha concluso Julio Cesar.img no.92940 © inter.it

    L'Inter vince 2-1 contro il Milan nel 266° derby di Milano valido per la 28° giornata della Serie A Tim 2006-2007. Prima del calcio d'inizio minuto di silenzio in ricordo della leggenda nerazzurra Benito Lorenzi.
    Le due squadre si affrontano a viso aperto e cercano la rete per sbloccare la gara. Sono dell'Inter le migliori occasioni per passare in vantaggio.
    Crespo va vicino al gol al 2' (tiro da fuori area), al 24' (conclusione a giro dal limite destro dell'area) e al 38' (gran colpo di testa su cross di Figo dalla destra che sfiora il palo a Dida battuto). Al 30' Ibra entra in area dalla sinistra e viene falciato da Bonera, Rizzoli inspiegabilmente ammonisce lo svedese per simulazione (dalle immagini si vede che era rigore netto). Anche Figo sfiora la realizzazione personale al 39': il portoghese si libera di due avversari sulla sinistra, entra in area e prova il diagonale da posizione defilata, palla sul fondo di un soffio. Al 40' rossoneri in vantaggio con Ronaldo che si libera al tiro limite destro dell'area e beffa Julio Cesar con un diagonale.img no.92929 © inter.it
    Reazione Inter per l'ingiusto svantaggio nella ripresa. Prima Dida è decisivo al 5'su un diagonale da dentro l'area di Ibra. Al 9' entra Julio
    Cruz il quale, dopo un solo minuto, pareggia per i nerazzurri (10'): grande azione personale di Ibra sulla destra, lo svedese si libera di Maldini e mette in mezzo, Dida devia ma non trattiene, Cruz appostato sotto porta infila la porta avversaria. L'Inter, pericolosa anche in altre occasioni, raddoppia al 30': Cruz ruba palla a Pirlo sulla destra, poi palla a centro area per Ibra, Dida non può nulla sul diagonale dello svedese. img no.92941 © inter.it
    Il prossimo impegno dei nerazzurri in
    Campionato sarà domenica 18 marzo contro l'Ascoli in una valida per la 29^ giornata della Serie A Tim 2006-2007 in programma allo stadio "Del Duca" (ore 15,00).



    INTER-MILAN 2-1 (primo tempo 0-1)

    Marcatori
    : 40' pt Ronaldo, 10' st Cruz, 30' st Ibrahimovic

    INTER: 12 Julio Cesar; 16 Burdisso, 2 Cordoba, 23 Materazzi, 11 Grosso (18' pt 6 Maxwell); 5 Stankovic, 15 Dacourt (1' st 25 Samuel), 7 Figo, 4 Zanetti; 8 Ibrahimovic, 18 Crespo (9' st 9 Cruz)
    A Disposizione: 1 Toldo, 21 Solari, 91 Mariano Gonzalez, 20 Recoba
    All.: Roberto Mancini

    MILAN: 1 Dida; 44 Oddo (17' st 2 Cafu), 25 Bonera, 3 Maldini, 18 Jankulovski; 8 Gattuso (34' st 20 Gourcuff), 21 Pirlo, 23 Ambrosini, 10 Seedorf (25' st 11 Gilardino); 22 Kakà; 99 Ronaldo
    A disposizione: 16 Kalac, 17 Simic, 32 Brocchi, 7 Oliveira
    All.: Carlo Ancelotti

    Arbitro: Nicola Rizzoli di Bologna

    Ammoniti
    : Ibrahimovic, Samuel, Pirlo, Cordoba

     

     

    LIVORNO-INTER 1-2: CRUZ E IBRAHIMOVIC
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    La Lazio sul collo del Palermo per la ChampionsLuca Toni (Ansa)Lazio a due punti dal terzo posto del Palermo (e con una partita in meno): rosanero sconfitti nel derby a Messina. Tracollo del Torino a Firenze (5-1, doppietta di Toni, nella foto Ansa). L'Empoli passa a Udine. Negli anticipi di sabato la Roma ha perso ancora terreno sull'Inter pareggiando 1-1 ad Ascoli. L'Inter ha battuto 2-1 il Livorno. Il Milan ha superato il Chievo 3-1. (continua)

    Inter-Udinese (2°tempo)

    Sabato, 03 Marzo 2007 16:55:37
    [FOTO Sabato, 03 Marzo 2007 16:55:37]

    LIVORNO - L'Inter contro il Livorno nell'anticipo della 27^ giornata della Serie A Tim 2006-2007. Prima dell'inizio minuto di silenzio in ricordo di Giorgio Tosatti. Inter sfortunata al 27^: gran conclusione di Stankovic da fuori area in posizione defilata sulla destra. La palla sbatte sul palo ad Amelia battuto e ritorna in campo. Livorno in vantaggio cinque minuti dopo (27'): Lucarelli batte una punizione dalla sinistra, palla all'incrocio dei pali alle spalle di Julio Cesar. Meraviglioso gol dell'Inter al 35': bel cross di Grosso dalla sinistra, Ibra con un numero incredibile di tacco in area smarca Cruz davanti ad Amelia, girata dell'argentino al volo e pareggio nerazzurro.
    Nella ripresa Inter in vantaggio al 21': Ibra batte una punizione dal limite sinistro dell'area, la palla, deviata da Rezaei, finisce alle spalle di Amelia. L'Inter gioca gli ultimi minuti della gara in dieci per l'espulsione di
    Maicon, nell'occasione espulso anche Roberto mancini per proteste.
    Il prossimo impegno dei nerazzurri sarà martedì 6 marzo nell'Uefa
    Champions League in una gara valida per il ritorno degli ottavi di finale (andata 2-2 a Milano), in programma allo stadio "Mestalla" (ore 20,45).

    LIVORNO-INTER 1-2

    Marcatori
    : 27' pt Lucarelli, 35' pt Cruz, 21' st Ibrahimovic

    LIVORNO: 1 Amelia; 69 Balleri (26' st 21 Paulinho), 18 Rezaei, 6 Galante, 26 Pasquale; 3 Filippini, 4 Morrone (36' st 8 Vidigal), 28 Passoni, 32 Pavan (36' st 7 Pfertzel); 19 Fiore; 99 Lucarelli
    A disposizione: 23 Manitta, 24 Coppola, 77 Grandoni, 22 Cesar
    All.: Daniele Arrigoni

    INTER
    : 12 Julio Cesar; 16 Burdisso, 23 Materazzi, 25 Samuel, 11 Grosso (21' st 7 Figo); 4 Zanetti, 15 Dacourt (10' st 13 Maicon), 6 Maxwell, 5 Stankovic (36' st 2 Cordoba); 8 Ibrahimovic, 9 Cruz
    A disposizione: 1 Toldo, 21 Solari, 91 Mariano Gonzalez, 20 Recoba
    All.: Roberto Mancini

    Arbitro: Emidio Morganti di Ascoli Piceno

    Ammoniti
    : Materazzi, Dacourt, Passoni, Figo, Maicon

    Espulsi: Maicon

    Note: al 38' del secondo tempo espulso Roberto Mancini

     

     

    Inter-Valencia

     

    In Italia l'Inter resta imbattibile: 17° centro

    L'esultanza dell'interista Samuel (Afp)

    In Italia non c'è storia: l'Inter procede a passo di corazzata. Sconfitto anche il Catania sul neutro di Cesena (5 a 2). La Roma resta 14 punti dietro (3 a 0 alla Reggina). Exploit a Cagliari della Lazio, che sale al quarto posto. In serata il Milan vince in extremis contro la Sampdoria 1-0 (gol di Ambrosini), in un Meazza a porte aperte.

    GOLEADA INTER - La diciasettesima vittima del campionato che non c'è viene stritolata con un uno-due micidiale. Tra il colpo di testa di Samuel (45' del primo tempo) e il tiro di Solari (4' della ripresa) passano pochi minuti. Quanto basta per chiudere la pratica. Il resto della partita con il Catania è per l'Inter una lunga cavalcata trionfale. Dopo gli affanni in Champions, la squadra nerazzurra ritrova gioco e risultati (ma quelli in Italia non sono mai mancati). Quando tutto è già scritto, Mancini decide che il castigo per Adriano può finire e lo manda in campo. Pochi minuti che non incidono sul risultato. Quello è stato messo al sicuro oltre che dalla doppietta argentina di Samuel-Solari, da Grosso (tiro beffardo a giro), Ibrahimovic (destro in diagonale) e da Cruz. Di Spinesi e Corona i gol per i siciliani.
     

     

     

    INTER-VALENCIA 2-2: CAMBIASSO E MAICON
    Ibrahimovic vince un duello con Albiol. Reuters
     


     

    Mercoledì, 21 Febbraio 2007 22:41:37
    [FOTO Mercoledì, 21 Febbraio 2007 22:41:37]

    MILANO - L'Inter contro il Valencia in una gara valida per l'andata degli ottavi di finale dell'Uefa Champions League.
    I nerazzurri partono subito molto bene e creano subito una grande occasione con Zltana
    Ibrahimovic che, su cross dalla destra di Stankovic, colpisce di testa il palo interno alla sinistra di Canizares (11'). L'Inter prosegue ad attaccare alla ricerca del gol per sbloccare la gara, rete che arriva al 29': Figo batte una punizione dalla destra, gran parata di Canizares sul tocco di Ibra a centro area, Cambiasso, appostato sotto porta, ribadisce in rete di testa. Al 43' nerazzurri vicini al raddoppio: bel cross di Stankovic dalla destra, il gran colpo di testa in tuffo di Crespo sotto porta è fuori di un soffio alla sinistra di Canizares.
    Nella ripresa arriva il pareggio del Valencia al 19': VIlla batte una punizione dai 30 metri circa, la palla, calciatra con potenza e precisione, si infila alle spalle di
    Julio Cesar. Nerazzurri nuovamente in vantaggio al 31': Maicon triangola con Cruz in area sulla destra, sul diagonale del brasiliano Canizares non riesce a intervenire. Gli spagnoli, però, non mollano e raggiungono nuovamente il pareggio al 41': Julio Cesar non può nulla sul sinistro al volo di Silva da fuori area
    Il prossimo impegno dei nerazzurri sarà contro il Catania in una gara valida per la 25^ giornata della
    Serie A Tim 2006-2007 in programma domenica 25 febbraio (ore 15.00, stadio "Dino Manuzzi" di Cesena).


    INTER-VALENCIA 2-2

    Marcatori:
    29' pt Cambiasso, 19' st Villa, 31' st Maicon, 41' st Silva

    INTER
    : 12 Julio Cesar; 13 Maicon, 2 Cordoba, 23 Materazzi, 16 Burdisso; 5 Stankovic, 4 Zanetti, 19 Cambiasso (31' pt 19 Cambiasso), 7 Figo (44' st 21 Solari); 18 Crespo (23' st 9 Cruz), 8 Ibrahimovic
    A disposizione: 1 Toldo, 6 Maxwell, 25 Samuel, 10 Adriano
    All.: Roberto Mancini

    VALENCIA: 1 Canizares; 2 Miguel, 4 Ayala, 20 Albiol, 24 Moretti, 10 Angulo (38' st 15 Joaquin), 5 Marchena, 6 Albelda, 21 Silva (46' st 18 Lopez), 7 Villa, 9 Morientes (32' st 16 Hugo Viana)
    A disposizione: 25 Butelle, 23 Curro Torres, 17 Navarro, 31 Pallardo
    All.: Quique Sanchez Flores

    Arbitro: Martin Hansson (Svezia)

    Ammoniti
    : Albelda, Marchena, Burdisso, Zanetti

     

     

    CHIEVO-INTER 0-2, GOL DI ADRIANO E CRESPO
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    Domenica, 11 Febbraio 2007 16:55:18
     

     

    SAMPDORIA-INTER 0-2, GOL DI IBRA E MAICON
     
    Domenica, 28 Gennaio 2007 22:21:43
    [FOTO Domenica, 28 Gennaio 2007 22:21:43]

     

    L'Inter fa 14 con Ibrahimovic-Maicon
    Delvecchio fa lo Zidane: Materazzi ko
    La squadra di Mancini vince 2-0 in casa della Samp: apre una zuccata dello svedese, chiude il brasiliano in contropiede. È la vittoria numero 14 di fila in campionato. Blucerchiati in 10 uomini dal 7': il centrocampista colpisce con una testata sul mento il difensore e viene espulso
    L'espulsione di Delvecchio (a sx incredulo). Reuters
    L'espulsione di Delvecchio (a sx incredulo). Reuters
    GENOVA, 28 gennaio 2007 - La squadra di Mancini vince 2-0 in casa della Samp: apre una zuccata dello svedese, chiude il brasiliano in contropiede. È la vittoria numero 14 di fila in campionato. Blucerchiati in 10 uomini dal 7': il centrocampista colpisce con una testata sul mento il difensore e viene espulso.
     

     Sampdoria-Inter 0-2. Si conclude con un successo dell’Inter la seconda delle tre sfide che, tra Campionato e Tim Cup, vedono contrapposti nerazzurri e blucerchiati per tre volte in otto giorni. I padroni di casa indossano la consueta casacca blucerchiata con pantaloncini bianchi, divisa da trasferta per i nerazzurri che sfoggiano maglia bianca e pantaloncini neri. Lutto al braccio per l’Inter, in ricordo dello scomparso ingegner Leopoldo Pirelli. “Luigi Ferraris” di Genova Marassi gremitissimo per la sfida con la capolista, terreno di gioco in non perette condizioni. Roberto Mancini schiera Julio Cesar tra i pali, Maicon, Burdisso, Materazzi e Maxwell sulla linea difensiva, Zanetti, Cambiasso, Vieira e Stankovic a centrocampo, Adriano e Ibrahimovic in avanti. Scintille in avvio tra Materazzi e Delvecchio, l’intersita rimprovera energicamente il sampdoriano per aver colpito il portiere Julio Cesar e viene ammonito. Delvecchio risponde con una testata al volto del campione del mondo e il direttore di gara Rizzoli lo espelle giustamente. Al 18’ Adriano segna sulla difettosa respinta di Castellazzi che si oppone alla conclusione potente di Ibahimovic, ma Rizzoli annulla per fuorigioco dell’attaccante carioca. Anche Burdisso termina sul taccuino del signor Rizzoli alla voce ammoniti, diffidato, salterà la sfida con la Roma di domenica prossima. Al 21’ Samp pericolosa su calcio di punizione di Quagliarella. Il tiro del doriano termina di poco a lato. Dopo il buon avvio dei nerazzurri è la Sampdoria, pur in inferiorità numerica, a fare la partita, dalla mezz’ora al termine della prima frazione di gioco, invece, è veemente la pressione dei nerazzurri che schiacciano gli avversari nella loro metà campo. La grande mole di gioco sviluppata dagli uomini di Mancini culmina con la rete del vantaggio che arriva al minuto numero 37. Preciso cross tagliato di Maicon dalla fascia destra per la testa di Ibrahimovic che batte Castellazzi e sulla conclusione s’infortuna leggermente scontrandosi con il difensore blucerchiato Falcone. Il primo tempo si conclude dopo due minuti di recupero. Nella ripresa Mancini schiera Figo al posto di Stankovic, diffidato. Al 55’ Sampdoria pericolosa con un calcio di punizione battuto da Flachi che sfiora l’incrocio dei pali. Al 65’ azione da manuale dei nerazzurri che liberano Ibrahimovic davanti alla porta di Castellazzi, solo l’estremo intervento di Falcone evita il gol del raddoppio nerazzurro. Al 68’ Mancini inserisce Crespo al posto dell’affaticato Adriano, autore comunque di una buona prestazione. L’Inter raddoppia al 75’. Ibrahimovic vince un rimpallo e si libera sulla destra, va sul fondo e crossa a centro area dove l’accorrente Maicon calcia di prima intenzione battendo Castellazzi. Prima rete in Serie A per il difensore brasiliano autore di una prestazione maiuscola. A cinque minuti dal termine Mancini inserisce Cordoba per Maxwell. Al 44' Figo libera Zanetti al tiro. La conclusione potente del capitano nerazzurro sorvola di poco la traversa della porta di Castellazzi. La partita si chiude senza ulteriori emozioni dopo tre minti di recupero. L'Inter centra la quattordicesima vittoria consecutiva in Campionato e mantiene gli 11 punti di vantaggio sulla Roma, prima delle inseguitrici, in vista dello scontro diretto di domenica 4 febbraio al 'Meazza'.

    SAMPDORIA-INTER 0-2

    Marcatori: 37’ p.t.
    Ibrahimovic, 30’ s.t. Maicon.

    SAMPDORIA: 1 Castellazzi; 7 Maggio, 14 Sala, 19 Falcone, 33 Bastrini (37’ s.t. 9 Bazzani); 77 Zenoni, 40 Delvecchio, 17 Palombo, 21 Franceschini; 10 Flachi (24’ s.t. , 20 Bonazzoli), 27 Quagliarella
    A disposizione: 15 Zotti, 46 Pieri, 66 Da Mota, 18 Parola, 8 Olivera
    All. : Walter Novellino

    INTER: 12
    Julio Cesar; 13 Maicon, 16 Burdisso, 23 Materazzi, 6 Maxwell (40' s.t. 2 Cordoba); 14 Vieira, 19 Cambiasso, 4 Zanetti, 5 Stankovic (1’ s.t. , 7 Figo); 8 Ibrahimovic, 10 Adriano (23’ s.t. 18 Crespo)
    A disposizione: 1 Toldo, 11 Grosso, 15 Dacourt, 9 Cruz
    All. : Roberto Mancini

    Arbitro: Nicola Rizzoli di Bologna

    Ammoniti:
    Materazzi, Sala, Burdisso, Maxwell, Parola, Zenoni

    Espulsi: Delvecchio

     

     

    TIM CUP, SAMP-INTER 0-3: GARA PERFETTA

    img no.91403 © inter.it
     

    Mercoledì, 24 Gennaio 2007 22:46:41
    [FOTO Mercoledì, 24 Gennaio 2007 22:46:41]

    GENOVA -

    Inter tritatutto: finale ipotecata
    I nerazzurri battono 3-0 la Sampdoria a Marassi nell'andata della semifinale di coppa Italia. Doppietta di Burdisso e centro di Crespo, giovedì prossimo il ritorno
    Nicolas Burdisso esulta al gol dell'1-0. Pegasonews
    Nicolas Burdisso esulta al gol dell'1-0. Pegasonews
    GENOVA, 24 gennaio 2007 - Un'Inter prepotente. Che vince 3-0 a Genova contro la Sampdoria e ipoteca la finale di coppa Italia. Segnano l'eroe per caso Burdisso, che addirittura realizza una doppietta, e Valdanito Crespo, che ricorda a tutti che nell'attacco nerazzurro la sua figura lui la fa sempre, e pazienza se Adriano è tornato l'Imperatore e lo ha costretto alla panchina in campionato. L'Inter comincia così il trittico di 3 partite in 9 giorni con la Samp nel migliore dei modi. Domenica sera è in programma la rivincita in campionato, ancora a Marassi, poi giovedì il ritorno di coppa, una gara che avrà poco da dire, se non certificare ufficialmente la finale raggiunta dal'Inter contro la vincente del doppio confronto Milan-Roma. L'Inter dominatrice di campionato non ha fatto sconti. Chi la immaginava con la pancia piena si è sbagliato. Battendo fragorosamente la squadra di Novellino - l'unica capace di pareggiare in serie A quest'anno a San Siro, reduce da 7 vittorie di fila in coppa Italia - ha prolungato il momento magico delle 13 vittorie consecutive in campionato.
    Nella prima mezzora l'Inter è padrona del campo. Comanda la partita, al di là del gioco e delle occasioni create. Ha pure la fortuna di trovare subito il vantaggio con una deviazione sottomisura di Burdisso su punizione da sinistra di Figo. E' il terzo gol di Burdisso in coppa Italia. Stavolta anticipa Maggio, per la verità inchiodato colpevolmente a terra. I nerazzurri macinano gioco. Figo regala giocate di qualità, Gonzalez accelerazioni prepotenti, Crespo svaria su tutto il fronte offensivo senza lasciare punti di riferimento ai difensori doriani. Dacourt e Zanetti vanno a caccia di palloni con l'avidità di cacciatori di diamanti. Il raddoppio è nell'aria. E arriva puntuale: colpo di testa vincente di Crespo su cross dalla sinistra di Figo. Sembra che la Samp rischi l'imbarcata. E invece i blucerchiati si aggrappano all'orgoglio, e reagiscono rabbiosamente. Trascinati dai due giocatori di maggiore classe, Quagliarella, oggi esterno di destra di centrocampo, e Flachi, seconda punta al fianco della boa Bonazzoli. In particolare è Quagliarella a tentare ripetutamente la conclusione, Toldo è sempre attento e sicuro. Si va al riposo sul 2-0 per la squadra di Mancini, l'indimenticato ex di lungo corso. Vantaggio giusto, ma un po' pesante per la Samp, che recrimina per un mani in avvio di Cardoba in area, che Tagliavento non ha sanzionato con il rigore.
    Si riparte. Sampdoria con una punta in meno. Novellino mette in campo una formazione più equilibrata, con Quagliarella che va a fare la punta, il suo ruolo naturale, e Maggio che avanza a centrocampo, con Zenoni a coprirgli le spalle. La prima occasione è però ancora targata Inter: Solari inventa per Crespo, che sottimisura mette alto. Il terzo gol arriva ancora su calcio piazzato. Specialità di casa Inter. E ancora con Burdisso, stavolta di testa, su angolo dalla destra, ancora di Figo, al terzo passaggio gol. L'Inter continua a giocare bene, gestendo la gara facendo girare palla e provando ad affondare sugli esterni. La Samp è soprattutto l'indemoniato Quagliarella, che ci prova ancora, di testa, Toldo alza sopra la traversa. Finisce 3-0 per l'Inter.

    Nome: Nicolas. Cognome: Burdisso. Mestiere: difensore. Segni particolare: capocannoniere assoluto di Tim Cup con quattro reti. Dopo la doppietta contro il Messina a Milano, l’argentino di Altos de Chipion concede la replica a Genova, nella semifinale d’andata di Tim Cup 2006-2007. Burdisso segna il primo e il terzo gol che regalano ai nerazzurri la vittoria da ribadire fra una settimana e conquistare la terza finale consecutiva nel torneo nazionale. In mezzo al doppio Nicolas, il gol di Hernan Crespo. In tutte le occasioni l’assistenza magica di Luis Figo, autore di tre assist telecomandati (una punizione, un cross in corsa, un calcio d’angolo). Alla Sampdoria non restano che le briciole: arriva anche volentieri al tiro, ma quando trova la porta, soprattutto con Quagliarella, incrocia in un perfetto Francesco Toldo. La vittoria dell’Inter (25 risultati utili consecutivi, 21 successi) non ha ombre. È un velo inesistente il rigore reclamato dai blucerchiati in avvio di gara. La superiorità è netta e ribadita azione dopo azione, il gioco corre veloce, la concretezza è figlia di una mentalità vorace, ogni pallone è una sfida da vincere per se stessi e per il gruppo. Giovedì prossimo, allo stadio “Giuseppe Meazza” in San Siro, alle ore 21, semifinale di ritorno: prezzi scontati per essere in tanti a sostenere quest’Inter che merita un grande abbraccio.
    Vento dal mare, serata fredda nel catino all’inglese del “Luigi Ferraris”, terreno gibboso, 12mila e 400 spettatori sugli spalti. Avanti che si gioca, l’Inter non vuole fermarsi.
    Mancini ripropone dal primo minuto gli ex infortunati Ivan Cordoba, Fabio Grosso, Olivier Dacourt e Crespo. In panchina si rivede Julio Ricardo Cruz. La sfida si accende con la prima ammonizione dopo due minuti (il giallo è per Dacourt; nella ripresa toccherà a Solari). La Sampdoria attacca ed è pericolosa sulle prime palle inattive. I blucerchiati reclama un rigore (oramai è una moda... ) perché un tiro dal limite di Franceschini tocca le mani di Cordoba che tenta di ripararsi dal forte tentativo (4’). Gli altri parlano, i nerazzurri segnano dopo aver già messo i brividi al portiere Zotti su calcio d’angolo: la punizione da sinistra di Figo cade tagliata sul secondo palo, cross infido e perfetto come l’inserimento di Burdisso che tocca piano e fa 0-1 (9’). Terzo gol stagionale in Tim Cup per il difensore argentino, schierato nell’occasione terzino destro della difesa “a quattro” davanti a Toldo che (al 16’) blocca facile un conclusione di Delvecchio al quale replicano, in una manciata di secondi, Crespo e Figo (Zotti controlla i tiri centrali).
    L’Inter è una macchina spietata. Dopo aver conquistato il possesso palla, non lo molla più e chiude la Sampdoria nella propria metà campo. Ogni volta che i blucerchiati provano a ripartire, c’è un nerazzurro che ruba palla (
    Dacourt è diga e fionda), così l’azione ripartire. Una squadra, quella di Mancini, che non molla la presa, che si diverte a giocare e a segnare. Ancora un cross ‘al bacio’ di Figo (lanciato sulla fascia sinistra con la nuca da Solari), palla con i giri giusti, Crespo è un avvoltoio che anticipa Accardi e, di testa, firma il raddoppio: 0-2 dopo 24 minuti di partita, decima rete stagionale per il bomber argentino. La squadra di Novellino accusa l’uno-due, Figo ci prova direttamente (27’), ma trova la testa di un avversario che devia a portiere battuto. Samuel (28’, blocca Zotti) non è fortunato nella deviazione d’istinto dopo un tentativo a vuoto di Crespo su splendita iniziativa di Grosso. Sarebbe disumano giocare così, a tutta velocità, per novanta minuti: il calo è fisiologico, i blucerchiati si riprendono trainati da Quagliarella in decollo da destra e capitan Flachi che non si arrende. In tre minuti la Sampdoria arriva quattro volte alla conclusione (tre con l’attaccante-ala) e sulla sua strada trova sempre un preciso Toldo, bravo soprattutto a mettere in calcio d’angolo una forte conclusione vicino al palo di Quagliarella (30’).
    Alla fine del primo tempo si può raccontare che la Sampdoria ha tirato di più (9 volte nello specchio e 3 fuori), ma l’Inter si è presa la partita quando voleva prendersela e ha tracciato la linea della differenza con le reti di
    Burdisso e Crespo (in totale, 5 conclusioni nello specchio e 1 fuori). In avvio di ripresa Novellino toglie Bonazzoli, inserisce Zanoni, avanza Maggio sulla fascia e sposta Quagliarella al centro dell’attacco. I nerazzurri replicano (2’ st) con un’altra palla-gol. Solari scardina Accardi e, da sinistra, serve Crespo: il tocco sotto porta dell’argentino è alto sopra la traversa malgrado il perfetto anticipo sul marcatore diretto. Nella Sampdoria entra Bastrini ed esce Pieri, Bisogna solo aspettare altri nove minuti per vedere il terzo sigillo dei manciniani: calcio d’angolo da destra, ancora il piede vellutato di Figo, ancora la testata vincente di Burdisso che fionda il pallone con forza e precisione, Zotti può solo sfiorare: 0-3 al minuto 11 del secondo tempo. Giusto così e meritata soddisfazione per il bomber di Tim Cup, il prezioso Nicolas.
    Quello che resta è una Samp che ci prova sempre (anche con l'ultimo neo-entrato, Da Motta), ma
    Toldo non ha voglia di chinare la schiena davanti ai tentativi di Quagliarella, il più pericoloso dei suoi. Quello che si vede sempre è un’Inter che, ogni volta che riparte, può andare in gol e sfiora il poker con Crespo, Solari, Figo. Nel finale si celebrano il ritorno in campo di Cruz (20 minuti al posto di Crespo; Julio non giocava in gara ufficiale dal 19 novembre e sfiora anche lui il bersaglio), la seconda presenza nerazzurra di Lambros Choutos (6 minuti più recupero al posto di Figo) e la quarta del Primavera Ibrahim Maaroufi (6 minuti più recupero al posto di Zanetti). E domenica sera, stesso stadio, stesso avversario, si replica in Campionato . Sarà ancora Sampdoria-Inter.

    Questo il tabellino della partita:

    SAMPDORIA-INTER 0-3

    Marcatori: 9' pt e 11' st
    Burdisso, 24' pt Crespo

    SAMPDORIA: 15 Zotti; 7 Maggio, 14 Sala, 5 Accardi, 46 Pieri (9' st 33 Bastrini); 27 Quagliarella, 40 Delvecchio (26' st 66 da Mota), 17 Palombo, 21 Franceschini; 10 Flachi, 20 Bonazzoli (1' st 77 Zenoni)
    A disposizione: 22 Di Gennaro, 16 Soddimo, 9 Bazzani, 25 Ferrari
    All.: Walter Novellino

    INTER: 1
    Toldo; 16 Burdisso, 2 Cordoba, 25 Samuel, 11 Grosso; 7 Figo (39' st 99 Choutos), 4 Zanetti (39' st 50 Maaroufi), 15 Dacourt, 21 Solari; 91 Mariano Gonzalez; 18 Crespo (26' st 9 Cruz)
    A disposizione: 79 Carini, 6 Maxwell, 51 Bonucci, 19 Cambiasso
    All.: Roberto Mancini

    Arbitro: Paolo Tagliavento di Terni

    Ammoniti:
    Dacourt, Solari

     

     

    INTER-FIORENTINA 3-1: STANKOVIC-ADRI-IBRA
     
    Domenica, 21 Gennaio 2007 17:00:01
    [FOTO Domenica, 21 Gennaio 2007 17:00:01]

    MILANO - L'Inter vince 3-1 contro la Fiorentina in una gara valida per la 20^ giornata della Serie A Tim 2006-2007.
    Fiorentina in vantaggio al 5': Liverani batte una punizione dal lato corto sinistro dell'area nerazzurra,
    Toldo non può nulla sul colpo di testa sotto porta di Toni. L'Inter, che ha proseguito ad attaccare con continuità, trova il meritato pareggio al 20': Ibra serve Adriano sula sinistra, il brasiliano entra in area e pesca il taglio centrale dell'accorrente Stankovic, il piatto destro al volo del serbo è imparabile per Frey. Dopo soli quattro minuti nerazzurri in vantaggio (24'): punizione dal limite destro dell'area avversaria, il diagonale sinistro potente e preciso di Adriano si infila alle spalle di Frey.
    Nella ripresa tris nerazzurro al 25': punizione per l'Inter dalla destra. Batte
    Stankovic, miracolo di Frey sul colpo di testa di Ibra, la palla torna allo svedese che conclude a rete. Frey, completamente dentro la porta, con un guizzo respinge ancora, ma l'arbitro, dopo la segnalazione del guardalinee, convalida il gol.
    Il prossimo impegno dei nerazzurri sarà mercoledì 24 gennaio contro la Sampdoria in una gara valida per l'andata delle semifinali della
    Tim Cup 2006-2007 (stadio "Luigi Ferraris").

    INTER-FIORENTINA 3-1

    Marcatori
    : 5' pt Toni, 20' pt Stankovic, 24' pt Adriano, 25' st Ibrahimovic

    Inter: 1 Toldo; 13 Maicon, 16 Burdisso, 23 Materazzi, 6 Maxwell (24' st 2 Cordoba); 14 Vieira, 19 Cambiasso, 4 Zanetti, 5 Stankovic (36' st 15 Dacourt); 8 Ibrahimovic, 10 Adriano (41' st 18 Crespo)
    A disposizione: 79 Carini, 11 Grosso, 7 Figo, 21 Solari
    All.: Roberto Mancini

    Fiorentina: 1 Frey, 6 Potenza, 3 Dainelli, 5 Gamberini, 23 Pasqual, 11 Liverani (31' pt 29 Pazzini), 4 Donadel, 17 Blasi (17' st 83 Reginado), 19 Gobbi (30' st 18 Montolivo), 20 Jorgensen, 30 Toni
    A disposizione: 28 Lupatelli, 2 Kroldrup, 8 Pazienza, 32 Brivio
    All.: Cesare Prandelli

    Arbitro: Emidio Morganti di Ascoli

    Ammoniti
    : Liverani, Burdisso, Montolivo, Stankovic

     

     

    SCUDETTO 2005-'06: NESSUNA SOSPENSIVA


     

    Giovedì, 18 Gennaio 2007 11:12:38
    [FOTO Giovedì, 18 Gennaio 2007 11:12:38]

    MILANO - Questa mattina anche l'associazione di tifosi Juventini "Giùlemanidallajuve" - come aveva già fatto giovedi scorso l'associazione "L'Ego di Napoli" - ha dichiarato davanti al TAR Lazio, alla presenza dei legali del CONI, della FIGC e di FC Internazionale, la propria volontà di rinunciare, tra l'altro, alla richiesta di sospensiva del provvedimento di assegnazione dello scudetto della passata stagione al club nerazzurro. I giudici ne hanno preso atto. L'assegnazione del titolo alla società nerazzurra rimane impregiudicata.
     

     

     

    Adriano è tornato numero uno. Sport Image

    TORINO - INTER  1-3

    Adriano è tornato numero uno. Sport Image
    TORINO, 13 gennaio 2007 - Questa Inter adesso è nella storia. Espressione talvolta abusata, in questo caso veritiera. La squadra nerazzurra vince a Torino 3-1 con i gol del ritrovato Adriano e del mai perso Ibrahimovic (nel finale è poi arrivato il centro di Materazzi su rigore), e allunga a 12 capitoli la serie di successi consecutivi in campionato. Record ogni epoca. Dà la solita impressione di squadra schiacciasassi, e si gode una coppia del gol da fare invidia. Adriano, il figliol prodigo, è tornato per davvero: oggi ha firmato il terzo gol nelle ultime tre gare (contro Atalanta e Toro in campionato e ad Empoli in coppa Italia). E dire che sono i primi gol stagionali. Ibra potrebbe essere il testimonial del sistema di accensione di qualche macchina di lusso: avvia e spegne il motore in rapida successione, in base a come gli gira la luna. E' che quando gli prendono i cinque minuti buoni è in grado di cambiare il corso di una gara. Oggi nel primo tempo ha dispensato assist, poi, stufo degli sprechi dei compagni, si è messo in proprio, esibendosi in un gol meraviglioso, giusta sigla per una serata storica. Il tutto corredato dalle solite pause, ma non si può pretendere continuità dagli artisti. E Mancini, che da giocatore era pure lui un geniaccio, lo sa bene. E lo lascia fare.
    Il primo tempo è nerazzurro. Il Torino parte discretamente, ma è più fumo che arrosto. Insomma, Rosina con i suoi tocchi morbidi e Lazetic con la progressione prepotente ci provano, ma danno sempre l'impressione che manchi loro sempre un centesimo per fare un euro. L'Inter è poco appariscente, ma spietata. Ha la faccia cattiva di Vieira, che in alcuni momenti sembra un uomo in mezzo ai ragazzi. Strapotente, strabordante, una roccia. L'Inter è Stankovic, oggi mediano, capace di saltabeccare in ogni zona del campo sempre con costrutto. L'Inter è Materazzi, àncora di una difesa - la seconda migliore del campionato, a un gol dalla Roma con una partita in più - che sembra inaffondabile. Ma l'Inter è tornata soprattutto ad essere Adriano. L'Imperatore inizia nel peggiore dei modi: si fa male alla caviglia sinistra ed esce dal campo. Le solite Cassandre sono già pronte a prevedere un futuro a tinte fosche: sostituzione e ritorno del tunnel dal quale sembrava appena uscito. E invece no. L'Imperatore stringe i denti, rientra e timbra il vantaggio, segnando di testa su cross da destra di Maicon. L'Inter adesso domina. E sfiora il raddoppio con un destro violento di Vieira dopo un colpo di tacco illuminante di Ibrahimovic, Abbiati respinge di pugno. Poi Adriano si mangia la doppietta a porta spalancata su assist delizioso di Ibrahimovic, al solito più a suo agio nelle vesti di suggeritore che di primo stoccatore.
    La ripresa parte sonnecchiosa. Poi in un paio di minuti arrivano, imprevisti, i fuochi d'artificio. Partono quasi per caso: un piattone destro di Fiore, all'apparenza innocuo, incoccia su Materazzi, che mette alle spalle di Julio Cesar. Lesa maestà - deve pensare Ibrahimovic -. Palla al centro e lo svedese semina in maniera impietosa Cioffi e si inventa un diagonale da cineteca per l'immediato 2-1. Tutto come prima dei fuochi d'artificio. Ma molto più bello. Il gesto tecnico di Ibra vale da solo il prezzo del biglietto. E Inter di nuovo in vantaggio. L'ultimo botto è firmato Stellone, che ci prova di testa in tuffo, ma trova le manone di Julio Cesar. Niente da fare. La gara ora è più equilibrata. Il Toro tira fuori il cuore granata e ci prova, disordinato ma generoso. L'Inter in contropiede spreca, Mancini si infuria. Ma i nerazzurri riescono comunque a chiudere la gara: Adriano se ne va sul filo del fuorigioco, Abbiati lo butta giù in area. Rigore, e rosso per il portiere. Materazzi dal dischetto chiude i conti. L'Inter non si ferma e vola a più 10 sulla Roma. Che domani contro il Messina sarà ancora obbligata a non sbagliare.

     

     
    TORINO-INTER 1-3: ADRI-IBRA-MATERAZZI
     
    Sabato, 13 Gennaio 2007 22:32:46
    [FOTO Sabato, 13 Gennaio 2007 22:32:46]

    TORINO - L'Inter vice 3-1 contro il Torino in una gara valida per l'anticipo della 19^ giornata della Serie A Tim 2006-2007 (ultima del girone di andata) e centra la 12^ vittoria consecutiva in Campionato . I nerazzurri fanno la partita e cercano il gol per sbloccare la gara, il granata si chiudono molto bene e sono sempre pronti a ripartire in contropiede. Inter in vantaggio al 25' con il terzo gol di Adriano nelle ultime tre partite ufficiali: bel cross di Maicon dalla destra, Abbiati non può nulla sul colpo di testa di Adri a centro area. Prima della conclusione del tempo nerazzurri vicini al raddoppio sempre con Adriano che, da buona posizione a centro area, calcia sul fondo un cross di Ibra dalla destra.
    Nella ripresa il Torino trova fortunosamente il pareggi al 14': Fiore prova il tiro da fuori area, la palla sbatte su
    Materazzi sotto porta e beffa Julio Cesar che si stava tuffando dalla parte opposta. L'Inter pareggia dopo solo un minuto (15') con un meravigliosa rete di Ibra: gran lancio di Stankovic per lo svedese che entra in area dalla destra e infila Abbiati con uno splendido destro incrociato. I nerazzurri chiudono la gara al 40' quando Marco Materazzi trasforma un calcio di rigore concesso da Saccani per atterramento di Adriano in area di rigore (nell'occasione è stato espulso Abbiati).
    Il prossimo impegno dei nerazzurri sarà mercoledì 17 gennaio contro l'Empoli nella gara di ritorno dei quarti di finale della
    Tim Cup 2006-2007 (ore 21.00, stadio "Giuseppe Meazza").

    TORINO-INTER 1-3

    Marcatori
    : 25' pt Adriano, 14' st Fiore, 15' st Ibrahimovic, 40' st 23 Materazzi rig.

    TORINO: 32 Abbiati; 25 Di Loreto, 6 Cioffi, 14 Franceschini; 2 Pancaro (33' st 19 Abbruscato), 23 Ardito, 15 De Ascentis; 17 Lazetic (1' st 7 Fiore), 3 Balestri; 10 Rosina, 11 Stellone (40' st 1 Taibi)
    A disposizione: 4 Brevi, 5 Gallo, 9 Muzzi, 21 Music
    All.: Alberto Zaccheroni

    INTER
    : 12 Julio Cesar; 13 Maicon, 16 Burdisso, 23 Materazzi, 6 Maxwell (36' st 2 Cordoba); 4 Zanetti, 14 Vieira, 5 Stankovic; 7 Figo (19' st 19 Cambiasso); 8 Ibrahimovic, 10 Adriano (41' st 21 Solari)
    A disposizione: 1 Toldo, 15 Dacourt, 91 Mariano Gonzalez, 18 Crespo
    All.: Roberto Mancini

    Arbitro: Massimiliano Saccani di Mantova

    Ammoniti
    : Lazetic, Figo, Vieira, Balestri

    Espulsi: Abbiati

     

     

     

     

    Inter, uguagliato il record di vittorie: undici

     

    INTER-ATALANTA 2-1: IN GOL ADRIANO
     
    Sabato, 23 Dicembre 2006 16:56:58
    [FOTO Sabato, 23 Dicembre 2006 16:56:58]

    MILANO - L'Inter vince 2-1 contro l'Atalanta in una gara valida per la 18^ giornata di Serie A Tim 2006-2007 e centra l'undicesima vittoria consecutiva in Campionato . Inter sfortunata a inizio gara, i nerazzurri devono rinunciare dopo soli 9' ad Alvaro Recoba costretto ad abbandonare il campo per un problema fisico. Atalanta in vantaggio al 17': Ariatti pesca Doni al limite dell'area nerazzurra, sul tiro dell'attaccante dell'Atalanta non può nulla Julio Cesar.
    Nella ripresa l'Inter crea diverse palle gol per segnare il gol del pareggio, rete che arriva al 20' con
    Adriano: cross di Figo dal limite sinistro dell'aria, gran colpo di testa in tuffo di Adriano a centro area e palla alle spalle di Calderoni. Passano dieci minuti (30') e i nerazzurri passano in vantaggio: punizione per l'Inter dalla trequarti sinistra battuta da Figo: la palla, deviata prima da Carrozzieri e poi da Loria, finisce alle spalle di Calderoni.
    Il prossimo impegno dei nerazzurri in
    Campionato sarà dopo la sosta per le festività natalizie contro il Torino in occasione della 19^ e ultima giornata del girone di andata della Serie A Tim 2006-2007, in progrmma allo stadio "Olimpico" di Torino sabato 13 gennaio (ore 20.30).

    INTER-ATALANTA 2-1

    Marcatori: 17' pt Doni, 20' st
    Adriano, 30' st aut. Loria

    INTER: 12 Julio Cesar; 13 Maicon, 16 Burdisso, 77 Andreolli, 6 Maxwell; 4 Zanetti, 19 Cambiasso (1' st 7 Figo), 14 Vieira, 5 Stankovic; 18 Crespo (46' st 21 Solari), 20 Recoba (9' pt 10 Adriano)
    A disposizione: 1 Toldo, 46 Esposito, 50 Maaroufi, 91 Mariano Gonzalez
    All.: Roberto Mancini

    ATALANTA: 27 Calderoni; 16 Rivalta, 15 Loria, 80 Carrozzieri, 6 Bellini; 26 Migliaccio (11' st 8 Bernardini), 19 Ariatti, 5 Donati, 79 Ferreira Pinto (34' st 10 Ventola); 72 Doni (27' st 21 Tissone), 9 Zampagna
    A disposizione: 18 Ivan, 3
    Adriano, 7 Bombardini, 10 Ventola, 34 Defendi
    All.: Stefano Colantuono

    Arbitro: Paolo Bertini di Arezzo

    Ammoniti:
    Vieira, Donati, Crespo, Carrozzieri, Ariatti, Zampagna
     

     

    Adriano (Omega)

    Con la vittoria 2-1 sull'Atalanta, l'Inter ha uguagliato il record di undici vittorie consecutive in serie A, detenuto dalla Roma. I giallorossi però non mollano. Successi anche per Catania e Lazio. Il Milan passa 3-0 a Udine

    INTER RECORD - Undicesima vittoria consecutiva, uguagliato il record per la seria A realizzato nello scorso campionato dalla Roma. L'Inter sembra inarrestabile, nonostante abbbia stentato molto più del previsto a S.Siro con l'Atalanta. Bergamaschi in vantaggio al 16' con Doni, pareggio di Adriano al 64' (il brasiliano è tornato al gol: l'ultimo l'aveva realizzato lo scorso 11 marzo), autogol di Loria al 75'.
    ALLE SPALLE - Alle spalle dell'Inter, però, le inseguitrici non mollano, eccetto il Palermo. La Roma ha superato 2-0 uno spento Cagliari con reti di Taddei (grandissima rovesciata) e Mancini. Il Palermo ha pareggiato 1-1 a Siena, mentre il Catania si è sbarazzato con un pererentorio 4-2 della Sampdoria, la Lazio ha vinto 3-1 a Parma.
    MILAN E FIORENTINA - Buone partite di Milan e Fiorentina. I rossoneri hanno battuto 3-0 l'Udinese (ritorno al gol anche di Oliveira), i viola hanno superato 4-0 il Messina.
    GLI ALTRI RISULTATI - Ascoli-Chievo 3-0, Livorno-Torino 1-1, Reggina-Empoli 4-1.

    PROSSIMO TURNO - Squadre di nuovo in campo il 14 gennaio con Cagliari-Ascoli, Sampdoria-Fiorentina, Torino-Inter, Messina-Roma, Palermo-Udinese, Chievo-Catania, Empoli-Parma, Atalanta-Livorno, Milan-Reggina, Lazio-Siena

     

    LAZIO-INTER 0-2: CAMPIONI D'INVERNO (non accadeva dal 1991, Lazio battuta in casa sua dopo 10 anni)
    Mercoledì, 20 Dicembre 2006 22:27:46
    [FOTO Mercoledì, 20 Dicembre 2006 22:27:46]

     

    ROMA - Lazio-Inter 0-2. Terreno di gioco in perfette condizioni. Squadre nelle classiche divise: biancoceleste per i padroni di casa, nerazzurra per gli ospiti. Il tecnico Roberto Mancini schiera come di consueto Julio Cesar tra i pali; Maicon, Burdisso, Materazzi e Maxwell in difesa. Zanetti, Cambiasso, Stankovic e Vieira a centrocampo; Crespo e Ibrahimovic in avanti. Dopo una avvio piuttosto prudente è la Lazio a rompere gli indugi al minuto numero 8. Makinwa approfitta di una respinta difettosa di Materazzi, si accentra e calcia di potenza a girare sul secondo palo. Julio Cesar si distende in tuffo e neutralizza la conclusione. Lazio intraprendente intorno al quarto d'ora, l'Inter è costretta nella propria metà campo. La replica dei nerazzurri non si fa attendere. Al 18' su angolo battuto dalla destra, stacca Vieira, palla alta sopra la traversa. Due minuti più tardi dopo un'ottima incursione sulla destra di Maicon è Cambiasso a concludere a rete dalla media distanza: la palla termina a lato di poco. Lazio pericolosa al 23'. Makinwa entra in area in velocità, ma frana a terra prima di concludere a rete. Al 34' occasionissima per i nerazzurri. Spettacolare combinazione Ibrahimovic- Cambiasso, la conclusione del centrocampista argentino è deviata in angolo dalla difesa biancoceleste. Inter ancora vicina al gol al 37'. Lancio di Stankovic per Ibrahimovic, delizioso assist di petto per l'accorrente Crespo che solo davanti a Peruzzi, calcia incredibilmente a lato. L'Inter passa in vantaggio al 39'. Crespo entra in area dalla sinistra, s'incunea tra due avversari e serve un preciso assit per Cambiasso che in scivolata batte a rete superando Peruzzi. La prima frazione di gioco si chiude con l'espulsione, per somma di ammonizioni di Ibrahimovic, reo di aver calciato la palla a gioco fermo.

    Lazio aggressiva in avvio di ripresa, la retroguardia nerazzurra si difende con ordine. Al minuto numero 56' grande occasione per i nerazzurri. Angolo battuto da Stankovic dalla destra, stacco imperioso di Burdisso e palla che sfiora l'incrocio dei pali. Pregevole combinazione Stankovic- Adriano- Crespo al 65'. L'attaccante argentino non trova la deviazione vincente. Al 72' Inter ancora vicina al gol. Punizione potentissima di Stankovic da quasi 30 metri, Peruzzi è impegnato severamente.
    Al 36' pericolo per la porta nerazzurra. Punizione di Oddo dalla grande  distanza, il tiro è deviato dalla barriera e
    Julio Cesar compie una autentico miracolo per evitare il gol. Sull'angolo conseguente è ancora Oddo a provare un potente destro al volo, ma Julio Cesar risponde ancora da campione. Al 40', nel momento migliore della Lazio arriva il raddoppio dell'Inter. Punizione dalla destra magistralmente battuto da Figo, Materazzi stacca più alto di tutti e di testa batte Peruzzi. La Lazio accusa il colpo del ko e non riesce più a reagire. Dopo quattro minuti di recupero il signor Rocchi fischia la fine delle ostilità. La formazione di Roberto Mancini, nonostante l'inferiorità numerica, centra la decima vittoria consecutiva in Campionato e si laurea campione d'Inverno con due giornate di anticipo.

    LAZIO-INTER 0-2

    Marcatori: 39'p.t. Cambiasso, 40's.t. Materazzi

    LAZIO: 1 Peruzzi; 22 Oddo, 13 Siviglia, 25 Cribari, 8 Zauri; 26 Mudingayi (31' s.t. 85 Behrami), 24 Ledesma, 4 Firmani, 68 Manfredini (8' s.t. 83 Foggia); 20 Makinwa (35' s.t. 17 Tare), 19 Pandev
    A disposizione: 32 Ballotta, 2 Stendardo, 3 Bonetto, 4 Firmani.
    All.: Delio Rossi

    INTER: 12 Julio Cesar; 13 Maicon, 16 Burdisso, 23 Materazzi, 6 Maxwell (15' s.t. 10 Adriano); 14 Vieira, 5 Stankovic, 19 Cambiasso, 4 Zanetti; 8 Ibrahimovic, 18 Crespo (29' s.t. 7 Figo)
    A disposizione: 1
    Toldo, 77 Andreolli, 21 Solari, 91 Mariano Gonzalez, 20 Recoba
    All.: Roberto Mancini.

    Arbitro: Gianluca Rocchi di Firenze

    Ammoniti: Mudingayi, Materazzi, Oddo, Pandev, Maicon, Cribari.

    Espulsi: Ibrahimovic

     

    INTER-MESSINA 2-0: MATERAZZI E IBRA
    Domenica, 17 Dicembre 2006 16:56:10
    [FOTO Domenica, 17 Dicembre 2006 16:56:10]

     

    MILANO - L'Inter vince 2-0 contro il Messina in una gara valida per la 16^ giornata della Serie A Tim 2006-2007. Sono i nerazzurri a fare la gara e creare le azioni maggiormente pericolose, il Messina è sempre pronto a ripartire in contropiede dopo le offensive nerazzurre. Da segnalare una traversa colpita da Zlatan Ibrahimovic (27') su un gran cross di Luis Figo dalla destra.
    Nella ripresa l'Inter trova il gol al 4' ed è una meravigliosa rete di Marco Mateazzi:
    Figo mette in mezzo dal limite destro dell'area, Ibra fa da torre di testa in area, meravigliosa rovesciata di Materazzi sulla quale Storari non può nulla. Passano dieci minuti (14') e i nerazzurri raddoppiano: grandissima azione personale di Maicon che, salta tre uomini e serve il taglio di Ibra in area, lo svedese infila Storari con un diagonale dalla sinistra.
    Il prossimo impegno dei nerazzurri sarà mercoledì 20 dicembre contro la Lazio in una gara valida per il turno infrasettimanale della 17^ giornata della
    Serie A Tim 2006-2007, in programma allo stadio "Olimpico" (ore 20.30).

     

    INTER-MESSINA 2-0
     

    Marcatori: 4' st Materazzi, 14' st Ibrahimovic
     

    INTER: 12 Julio Cesar; 13 Maicon, 23 Materazzi, 25 Samuel (14' pt 16 Burdisso), 6 Maxwell; 14 Vieira (26' st Stankovic), 19 Cambiasso, 4 Zanetti, 7 Figo; 8 Ibrahimovic, 20 Recoba (19' st Adriano)
    A disposizione: 1 Toldo, 21 Solari, 18 Crespo, 91 Mariano Gonzalez
    All.: Roberto Mancini

    MESSINA: 1 Storari; 27 Zanchi (1' st 31 Morello), 8 Zoro, 33 Iuliano, 13 Rea, 19 Parisi; 5 De Vezze (32' st 67 Provenzano), 16 Ogasawara (19' st 77 Lavecchia), 20 Cordova; 18 Floccari, 11 Di Napoli
    A disposizione: 88 Caglioni, 3 Minetti, 10 Iliev, 86 Ghomsi
    All.: Bruno Giordano

    Arbitro: Nicola Stefanini di Prato
     

    Ammoniti: De Vezze, Materazzi, Zoro, Maxwell
     

    Espulsi: il tecnico del Messina Bruno Giordano

     
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    EMPOLI-INTER 0-3: CRESPO, IBRA E SAMUEL


     

    Domenica, 10 Dicembre 2006 16:47:51
    [FOTO Domenica, 10 Dicembre 2006 16:47:51]

    EMPOLI - L'Inter vince 3-0 contro l'Empoli in una gara valida per la 15^ giornata della Serie A Tim 2006-2007 e centra l'ottava vittoria consecutiva in Campionato . La gara è inizialmente molto eqilibrata con i toscani molto attenti in fase difensiva e pronti a ripartite in contropiede. L'Inter riesce comunque a creare alcune buone opportunità per segnare con Fabio Grosso su calcio di punizione dai 22 metri circa (6', Balli respinge con bravura) e con almeno un paio di conclusioni pericolose di Zlatan Ibrahimovic dal limite dell'area (38' e 39', in entrambe le circostanze Balli è attento e para).
    Nella ripresa l'Inter passa in vantaggio al 15': gran punizione dalla destra battuta da
    Recoba, perentorio colpo di testa di Ibrahimovic a centro area e traversa centrata in pieno, sulla palla che torna in campo si avventa Crespo che, imparabilmente, infila Balli. L'Inter raddoppia al 33': retropassaggio sbagliato di Vannucchi, Ibra si avventa sul pallone e si presenta solo davanti a Balli. Il portiere dell'Empoli non può nulla sul tiro dello svedese. Passano nove minuti (42') e arriva il terzo gol nerazzurro: gran cross di Burdisso dalla destra, sulla palla irrompe Samuel a centro area, il colpo di testa del'argentino si infila alle spalle di Balli.
    Il prossimo impegno dei nerazzurri sarà domenica 17 dicembre contro il Messina in occasione della 16^ giornata della
    Serie A Tim 2006-2007 in programma allo stadio "Giuseppe Meazza" (ore 15).

    EMPOLI-INTER 0-3

    Marcatori: 15' st
    Crespo, 33' st Ibrahimovic, 42' st Samuel

    EMPOLI: 23 Balli; 46 Raggi, 14 Adani, 50 Pratali (35' st 9 Pozzi), 3 Lucchini (1' st 6 Tosto); 24 Buscè, 4 Almiron (20' st 99 Gasparetto), 8 Marianini, 5 Moro; 10 Vannucchi; 11 Saudati
    A disposizione: 1 Bassi, 16 Marzoratti, 15 Vanigli, 27 Ficini
    All.: Luigi Cagni

    INTER: 12
    Julio Cesar; 16 Burdisso, 23 Materazzi, 25 Samuel, 11 Grosso (4' st 6 Maxwell); 21 Solari (13' st 20 Recoba), 5 Stankovic, 19 Cambiasso, 4 Zanetti; 8 Ibrahimovic, 18 Crespo (18' st 10 Adriano)
    A disposizione: 1 Toldo, 77 Andreolli, 57 Filkor, 91 Mariano Gonzalez
    All.: Roberto Mancini.

    Arbitro: Nicola Ayroldi di Molfetta

    Ammoniti:
    Ibrahimovic, Raggi, Saudati, Stankovic, Materazzi
     

     

    img no.89944 © inter.it
    MONACO - Il gol di Vieira    Invia come e-card -

    BAYERN-INTER 1-1: IN GOL VIEIRA
     
    <B>Mancini rivoluziona l'Inter<br>ma non va oltre il pari col Bayern</B>

    Vieira festeggia il gol

    MONACO - Dopo undici vittorie consecutive, l'Inter si è fermata a Monaco dove ha ottenuto un pareggio in extremis con Vieira

    Martedì, 05 Dicembre 2006 22:35:33
    [FOTO Martedì, 05 Dicembre 2006 22:35:33]

    MONACO - L'Inter pareggia 1-1 all'Allianz Arena contro il Bayern Monaco nel Matchday 6 del gruppo B dell'Uefa Champions League, in virtù di questo risultato i nerazzurri si classificano al secondo posto del gruppo B. Nel primo tempo non ci sono grandi emozioni in campo, anche perché il Bayern è molto chiude molto bene tutti gli spazi e aspetta i nerazzurri pronto a ripartire in contropiede. La migliore occasione della prima frazione di gioco, però, è dell'Inter e arriva allo scadere del tempo (44'): gran destro di Mariano Gonzalez dai 30 metri circa, la palla sbatte sulla traversa con Kahn battuto.
    La ripresa comincia con due buone occasioni per l'Inter, ma in entrambe il guardalinee segnala posizioni irregolari dei giocatori nerazzurri. Al 17' il Bayern passa in vantaggio in contropiede: Makaay, ben lanciato dalla destra da Salihamidzic, sfonda centralmente e riesce a battere
    Toldo in uscita. I nerazzurri, però, pareggiano meritatamente al 46': gran palla di Recoba per Grosso in area sulla destra, la conclusione di quest'ultimo è ben parata da Kahn in uscita. Il portiere del Bayern, però, non trattiene, la palla arriva a Vieira che, da due passi, mette in rete imparabilmente.
    Il prossimo impegno dei nerazzurri sarà domenica 10 ottobre contro l'Empoli in occasione della 15^ giornata della Srie A Tim 2006-2007 in programma allo stadio "Castellani" (ore 15).

    BAYERN MONACO-INTER 1-1

    Marcatori: 17' st Makaay, 46' st Vieira

    BAYERN MONACO: 1 Kahn; 2 Sagnol, 3 Lucio, 5 Van Buyten, 21 Lahm; 17 Van Bommel (27' st 6 Demichelis), 39 Ottl, 31 Schweinsteiger, 20 Salihamidzic (34' st 26 Deisler); 14 Pizarro, 10 Makaay (38' st 24 Santa
    Cruz).
    A disposizione: 22 Rensing, 8 Karimi, 19 Dos Santos, 30 Lell.
    All.: Felix Magath.

    INTER: 1
    Toldo; 13 Maicon, 77 Andreolli, 25 Samuel, 6 Maxwell; 21 Solari (38' st 11 Grosso), 7 Figo (25' st 20 Recoba), 14 Vieira, 4 Zanetti; 8 Ibrahimovic (1' st 18 Crespo), 91 Mariano Gonzalez.
    A disposizione: 12 Julio Cesar, 16 Burdisso, 19 Cambiasso, 23 Materazzi.
    All.: Roberto Mancini.

    Arbitro: Luis Medina Cantalejo (Spagna)

    Ammoniti: Van Bommel, Samuel

     

    Inter: e fanno 11 di fila
    I nerazzurri battono il Siena 2-0 con gol di Burdisso e Crespo e continuano la serie di successi consecutivi. Julio Cesar para un rigore a Frick, toscani mai domi

     La gioia di Nicolas Burdisso dopo la rete. SportImage

    La gioia di Nicolas Burdisso dopo la rete. SportImage
    MILANO, 2 dicembre 2006 - L'Inter continua a vincere, insaziabile. Batte anche il Siena, 2-0, e centra l'undicesimo successo di fila, il settimo consecutivo in campionato. Stasera in copertina ci sono gli argentini Burdisso e Crespo. Gemelli diversi del gol. Il difensore ha scoperto la vocazione in settimana, dopo i fasti di coppa Italia ha concesso il bis in campionato, l'attaccante la vocazione l'ha sempre avuta e non la perderà finchè continuerà a giocare. La pazza Inter non c'è più, adesso è un carro armato inarrestabile. La vittoria di stasera però è stata meno agevole di quanto suggerisca il punteggio. Il Siena ha giocato bene, e la partita l'ha persa sugli episodi. Decisivo in particolare il rigore parato da Julio Cesar, già provvidenziale su Locatelli, a Frick. Il portiere brasiliano ha messo la firma sui tre punti odierni. E se il punto debole di questa Inter doveva essere il portiere, come sostengono in molti addetti ai lavori, quella di stasera è stata una prestazione rassicurante per Mancini.
    Il primo tempo è a due facce. L'Inter domina in avvio, potente e prepotente come nelle serate migliori. Ibrahimovic, nervoso, ma ispirato, è subito pericoloso: stop di petto ottimo, poi però colpisce male di sinistro. Portanova respinge. Preparazione deliziosa, poi conclusione da dimenticare: come spesso accade allo svedese. Il gol è nell'aria. La firma è quella di Burdisso, a segno con un colpo di testa prepotente su angolo da sinistra. Il difensore argentino, preferito da Mancini a Samuel come sostituto dell'infortunato Cordoba, aveva segnato una doppietta in coppa Italia contro il Messina. Sembra l'incipit di un monologo nerazzurro. E invece il Siena si scuote. Scrollandosi di dosso le remore iniziali, senza aver più nulla da perdere. Grosso, pericoloso quando spinge, è messo alla frusta in fase difensiva da Konko, progressione da Thuram dei vecchi tempi. Il Siena sfiora il pari con Locatelli, che imbeccato da Konko, spara su Julio Cesar. Il tempo si chiude con il Siena in avanti e un contatto sospetto Cambiasso-Locatelli in area nerazzurra, per De Marco non è rigore.
    L'inizio di ripresa è scoppiettante. Rigore per il Siena: trattenuta (veniale) di Maicon su Antonini. Julio Cesar para il rigore a Frick distendendosi alla sua sinistra. Pericolo scampato. Gol sbagliato, gol subito. Come spesso accade. L'Inter raddoppia con un bel gol di Crespo, che salta Gastaldello e scavalca Manninger con un tocco morbido. E' il suo ottavo gol stagionale, il sesto in campionato. La gara resta piacevole. L'Inter prova a sfruttare gli spazi larghi in fase di ripartenza: Stankovic lancia, Ibra giochicchia. Il Siena non si arrende, pericoloso grazie al dinamismo di Frick. L'attaccante bianconero sfiora l'1-2 di testa, ancora bravo Julio Cesar, poi Stankovic di sinistro va vicino al centro personale. Finisce 2-0. L'Inter non si ferma più.

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    INTER-SIENA 2-0: BURDISSO E CRESPO
     
    Sabato, 02 Dicembre 2006 19:54:45
    [FOTO Sabato, 02 Dicembre 2006 19:54:45]

    MILANO - L'Inter contro il Siena in una gara valida per la 14^ giornata della Serie A Tim 2006-2007. I nerazzurri partono subito molto bene e cercano il gol per sbloccare la gara, rete del vantaggio che arriva all'11' con Nicolas Burdisso alla sua terza realizzazione personale in tre giorni dopo la doppietta in Tim Cup contro il Messina: Stankovic batte un angolo per l'Inter dalla sinistra, Burdisso taglia molto bene sul primo palo, si avventa con gran tempismo sul pallone e, di testa, non lascia scampo a Manninger.
    La ripresa si apre con un calcio di rigore dubbio a favore del Siena per un presunto fallo di
    Maicon su Antonini (5'). Calcia il rigore Frick, Julio Cesar però è bravissimo a tuffarsi sulla sua sinistre e a respingere la palla. Passano solo quattro minuti (9') e l'Inter raddoppia: retropassaggio di Brevi sul quale si avventa Crespo che, con un bel tocco in anticipo, si libera di Gastaldello in area sulla destra, poi l'argentino elude l'intervento di Manninger in uscita con un tocco sotto il pallone. La partita prosegue con i nerazzurri che creano altre occasioni per portarsi in vantaggio. Nel recupero (48') clamoroso rigore su Figo non concesso da De Marco. Konko frana letteralmente sul portoghese in area, l'arbitro vede male e lascia correre.
    Il prossimo impegno dei nerazzurri sarà martedì 5 dicembre contro il Bayern Monaco in occasione del MatchDay 6 dell'Uefa
    Champions League in programma all'Allianz Arena (Ore 20,45).

    INER-SIENA 2-0

    Marcatori: 11' pt
    Burdisso, 9' st Crespo

    INTER: 12 Julio Cesar; 13 Maicon, 16 Burdisso, 23 Materazzi, 11 Grosso (13' st 25 Samuel); 4 Zanetti, 19 Cambiasso, 14 Vieira, 5 Stankovic (42' 6 Maxwell), 8 Ibrahimovic, 18 Crespo (34' st 7 Figo)
    A disposizione: 1 Toldo, 20 Recoba, 21 Solari, 91 Mariano Gonzalez
    All.: Roberto Mancini

    SIENA: 1 Manninger; 46 Gastaldello (22' st 32 Candela), 2 Negro, 90 Portanova 3 Molinaro; 11 Konko, 5 Brevi, 6 Codrea, 77 Antonini; 7 Frick (34' st 81 Bogdani), 20 Locatelli (33' st 10 Chiesa)
    A disposizione: 99 Pavarini, 22 Alberto, 34 Masiello, 83 Rinaudo
    All.: Mario Beretta

    Arbitro: Andrea De Marco di Genova

    Ammoniti:
    Maicon, Molinaro, Brevi, Antonini, Vieira, Codrea

    Note: al 5' del secondo tempo Julio Cesar ha parato un calcio di rigore a Frick
     

     

    TIM CUP: 4-0 AL MESSINA, INTER AI QUARTI
     
    Mercoledì, 29 Novembre 2006 22:50:31
    [FOTO Mercoledì, 29 Novembre 2006 22:50:31]

    MILANO - L'Inter vince 4-0 contro il Messina in una gara valida per il ritorno degli ottavi di finale della Tim Cup 2006-2007 (andata 1-0 per i nerazzurri) e si qualifica per i quarti di finale di Coppa Italia dove affronterà la vincente di Genoa-Empoli. I nerazzurri partono bene e attaccano il Messina alla ricerca del gol per chiudere il discorso qualificazione. L'Inter passa in vantaggio al 27': Luis Figo batte un corner dalla destra, sulla perfetta parabola del portoghese si avventa di testa Nicolas Burdisso in area di rigore, la palla si infila alle spalle di Caglioni. Passano dieci minuti (37') e arriva la rete del raddoppio nerazzurro: bella azione di Maxwell sulla sinistra, palla a Santiago Solari che salta l'uomo e mette in mezzo, Caglioni non può nulla sul colpo di testa di Mariano Gonzalez in area. Da segnalare che, un minuto prima della rete del 2-0 dell'Inter, al Messina è stato giustamente annullato per fuorigioco un gol di Di Napoli.
    Nella ripresa il copione della gara non cambia con l'Inter che consolida ulteriormente il risultato. Al 16' tris nerazzurro: cross di
    Figo dalla sinistra, Cambiasso fa sponda di testa in area. Altro colpo di testa in area di Burdisso, Coppola respinge sulla linea di porta, sulla palla arriva Andreolli, appostato a due passi dalla porta, che ribadisce in rete. Passano dieci minuti (26') è arriva il quarto gol dell'Inter: corner di Figo battuto dalla destra, Burdisso stacca in area e porta e infila imparabilmente Caglioni. È il gol numero 300 della storia dell'Inter in Coppa Italia.
    Il prossimo impegno dei nerazzurri sarà sabato 2 dicembre contro il Siena in occasione dell'anticipo della 14^ giornata di
    Serie A Tim in programma alle ore 18.00 allo stadio "Giuseppe Meazza".

    INTER-MESSINA 4-0

    Marcatori:
    27' pt e 26' st Burdisso, 37' pt Mariano Gonzalez, 16' st Andreolli

    INTER: 1 Toldo; 77 Andreolli, 16 Burdisso, 25 Samuel, 6 Maxwell; 7 Figo, 19 Cambiasso (30' st 36 Fautario), 50 Maaroufi (26' st 57 Filkor), 91 Mariano Gonzalez; 10 Adriano (32' st 61 Slavkovski), 21 Solari
    A disposizione
    : 79 Carini, 42 Marino, 58 Biabiany, 99 Choutos
    All.: Roberto Mancini

    MESSINA: 88 Caglioni; 8 Zoro (30' st 89 Calà), 27 Zanchi, 31 Morello, 3 Minetti (6' st 21 Alvarez); 24 Coppola, 16 Ogasawara, 41 Sullo, 19 Parisi (13' st 86 Ghomsi); 10 Iliev, 11 Di Napoli
    A disposizione: 1 Storari, 5 De Vezze, 18 Floccari, 77 Lavecchia
    All.: Bruno Giordano

    Arbitro: Francesco Squillace di Catanzaro

    Ammoniti: Coppola

    E' un'Inter da 10 e lode
    I nerazzurri battono 4-0 il Messina nel ritorno degli ottavi di coppa Italia. Tre gol di Burdisso (uno conteso con Andreolli), una rete di Gonzalez. Decima vittoria di fila per gli uomini di Mancini
    Solari si complimenta con Burdisso, in serata di grazia. Liverani
    Solari si complimenta con Burdisso, in serata di grazia. Liverani
    MILANO, 29 novembre 2006 - L'Inter è in gran forma. Fisica e psicologica. Lo testimoniano le dieci vittorie consecutive tra campionato (sei), Champions League (due) e coppa Italia (due). Lo ribadisce il successo di stasera in coppa Italia contro il Messina nel ritorno degli ottavi. Non tanto per il 4-0 e per la qualificazione ottenuta dopo l'1-0 dell'andata, quanto per il modo in cui è arrivato il risultato. In scioltezza, senza forzare più di tanto. Scalando le marce a piacimento, accelerando quanto bastava per archiviare la pratica, poi tenendo un'andatura da crociera. Nessuna traccia dei cali di tensione che caratterizzavano i nerazzurri nel passato prossimo, che trasformavano in drammoni e corride anche gli impegni più innocui. Stasera doveva essere tutto facile, e così è stato. Bene i rientranti Cambiasso e Figo, volenteroso ma ancora un po' macchinoso Adriano. Il Messina non è riuscito a ribellarsi più di tanto al ruolo di vittima sacrificale. Conta soprattutto il campionato, e la rabbia di Giordano per alcune ingenuità non era recepita dai giocatori, piuttosto molli.
    PRIMO TEMPO - La prima occasione la procura il cross di Andreolli dalla destra, Gonzalez svetta sul primo palo, ma mette a lato. L'Inter insiste. Cambiasso, al positivo rientro dal 1', non succedeva dal 10 settembre, si inserisce, finta con il sinistro, rientro sul destro, palla larga. Sarebbe stato un gol da applausi. L'Inter va in vantaggio con un colpo di testa di Burdisso, solissimo, che mette dentro sull'angolo ben calibrato da Figo. Poi Di Napoli segna con un tocco a porta vuota di sinistro sottomisura dopo una respinta di Toldo, ma la rete non è convalidata per un evidente fuorigioco. Il raddoppio è servito grazie ad un'incursione sulla sinistra di Solari, rigenerato rispetto a quello della prima parte della scorsa stagione. L'argentino punta l'uomo e se ne va sulla sinistra, mette in mezzo un cross calibrato su cui Gonzalez, schierato per l'occasione sulla linea dei trequartisti, si avventa sul secondo palo. Tutto sul velluto. E si va all'intervallo.SECONDO TEMPO - L'Inter continua a fare la partita. I nerazzurri segnano ancora. Colpo di testa di Burdisso in mischia, Coppola respinge forse già oltre la linea di porta, il giovane Andreolli, bravo in versione fluidifcante di destra, ribadisce in rete. I nerazzurri continuano a premere, cercando Adriano, che non segna dal 29 marzo. Lui, l'Imperatore, si sbatte, mè un po' pesante, forse nelle gambe pesano i 90' di Palermo. Il gol del brasiliano non arriva, in compenso arrivano - per lui l'applauso di San Siro al momento della sostituzione - e ancora un sigillo di Burdisso, che si gode una serata da goleador. Per il difensore argentino rimarrà una serata indimenticabile.
     
     
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    PALERMO-INTER 1-2, GOL DI IBRA E VIEIRA
     
    Domenica, 26 Novembre 2006 22:23:34

     

    PALERMO-INTER 1-2, GOL DI IBRA E VIEIRA
     
    Domenica, 26 Novembre 2006 22:23:34
    [FOTO Domenica, 26 Novembre 2006 22:23:34]

    PALERMO - Palermo-Inter 1-2. Roberto Mancini schiera Julio Cesar tra i pali, Maicon, Cordoba, Materazzi, Grosso in difesa, Solari, Vieira, Stankovic e Zanetti a centrocampo, Ibrahimovic e Adriano in avanti. L'Inter scende sul terreno di gioco di un "Renzo Barbera" gremito in ogni ordine di posti, in completa tenuta bianca, il Palermo indossa la classica divisa rosanero. Avvio scoppiettante: l'Inter è subito pericolosa con Ibrahimovic, il Palermo risponde con Amauri. Inter in vantaggio al 7'. Lancio dalle retrovie per Adriano, pronto assist di petto per l'accorrente Ibrahimovic che calcia al volo di mezzocollo destro, Fontana tocca ma non trattiene e la palla termina in rete. Nerazzurri ancora pericolosi con Solari tre minuti più tardi. La schiacciata di testa dell'argentino termina di poco a lato. Il Palermo replica con una conclusione potente, ma imprecisa di Bresciano. L'Inter sfiora il raddoppio al 28'. Punizione di Adriano da oltre trenta metri. Sinistro teso a fil di palo che costringe Fontana a un difficile intervento in tuffo, sulla respinta si avventa Vieira che calcia in scivolata, palla a lato di un soffio. Nerazzurri nuovamente vicini al gol con Adriano al 30'. Il diagonale del brasiliano si spegne sull'esterno della rete. Al 41' pregevole percussione di Grosso che penetra in area dalla sinistra e calcia di potenza colpendo l'esterno della rete. Due minuti più tardi è Ibrahimovic ad impegnare Fontana con una punizione bomba dai trenta metri. Il Palermo trova la rete del pareggio in maniera completamente casuale, dopo aver subito l'iniziativa dei nerazzurri per tutta prima frazione di gioco, in pieno recupero. Cross dalla sinistra di Pisano, deviazione di testa di Bresciano per Amauri che di punta, in spaccata mette alle spalle di Julio Cesar.
     In avvio di ripresa
    Mancini inserisce Crespo al posto di Ibrahimovic dolorante all'inguine. Il Palermo si rende pericoloso con Diana, l'Inter replica con Materazzi che al 59' devia di testa un angolo battuto dalla sinistra e colpisce un clamoroso palo. Nerazzurri nuovamente in vantaggio al 61'. Adriano s'incunea al centro della difesa rosanero e sforna un assist al bacio per Vieira che arriva a rimorchio. La conclusione del francese è potente e precisa, la palla s'infila appena sotto l'incrocio dei pali, Fontana capitola ancora. Al 66' Mancini perde per infortunio anche Cordoba, al suo posto entra Samuel. Il Palermo si rende pericoloso nei minuti finali, prima con Caracciolo che colpisce anche un palo con un colpo di testa in mischia, poi con Brienza. L'incontro si conclude, senza ulteriori emozioni, al triplice fischio del signor Rosetti che arriva dopo quattro minuti di recupero. L'Inter risponde al rotondo successo (4-2) ottenuto nel pomeriggio dalla Roma al 'Luigi Ferraris' di Genova contro la Sampdoria, con una lezione di forza e maturità impartita al Palermo, fino ad oggi seconda forza del Campionato .


    PALERMO-INTER 1-2

    MARCATORI:
    Ibrahimovic 7'p.t., Amauri 46'p.t., Vieira 16's.t.

    PALERMO: 12 Fontana; 2 Zaccardo, 43 Barzagli, 15 Dellafiore (26's.t. 90 Brienza); 16 Cassani, 8 Diana, 5 Corini (43's.t.4 Tedesco), 14 Guana, 26 Pisano; 23 Bresciano; 11 Amauri (8' s.t. 10 Caracciolo)
    A disposizione: 20 Sirigu, 3 Bovo, 18 Parravicini, 22 Munari
    All.: Francesco Guidolin

    INTER: 12
    Julio Cesar; 13 Maicon, 2 Cordoba (21' s.t. 25 Samuel), 23 Materazzi, 11 Grosso; 21 Solari (38' s.t. 19 Cambiasso), 14 Vieira, 5 Stankovic, 4 Zanetti; 8 Ibrahimovic (4's.t. 18 Crespo), 10 Adriano
    A disposizione: 1
    Toldo, 16 Burdisso, 6 Maxwell, 7 Figo
    All.: Roberto Mancini

    Arbitro: Roberto Rosetti di Torino

    Ammoniti: Guana, Stankovic

     
    INTER-SPORTING 1-0: DECIDE CRESPO
     
    Mercoledì, 22 Novembre 2006 22:41:23
    [FOTO Mercoledì, 22 Novembre 2006 22:41:23]

    MILANO - L'Inter vince 1-0 contro loSporting Lisbona nel MatchDay 5 del gruppo B dell'Uefa Champions League e si qualifica matematicamente per gli ottavi di finale. I nerazzurri partono subito molto forte e segnano dopo solo due minuti con Crespo, il gol però viene annullato dall'arbitro per una posizione di fuorigioco di Stankovic sull'assist di Ibra dalla sinistra. L'Inter passa in vantaggio al 36': Crespo scatta benissimo sul filo del fuorigioco, riceve palla da Stankovic e, solo davanti a Ricardo, lo infila imparabilmente. Nella ripresa l'Inter continua a fare la partita e crea più volte i presupposti per il gol del raddoppio. Al 38' del secondo tempo rientra in campo dopo l'infortunio muscolare Esteban Cambiasso, purtroppo, però, pochi minuti dopo deve abbandonare il campo Olivier Dacourt per infortunio.
    Il prossimo impegno dei nerazzurri sarà domenica 26 novembre contro il Palermo nel posticipo della 13^ giornata della
    Serie A Tim in programma allo stadio "Barbera" (ore 20,30).

    INTER-SPORTING LISBONA 1-0

    Marcartori
    : 36' pt
    Crespo

    INTER: 12 Julio Cesar; 13 Maicon, 2 Cordoba, 23 Materazzi, 11 Grosso (38' st 19 Cambiasso); 4 Zanetti, 15 Dacourt (45' st 16 Burdisso), 14 Vieira, 5 Stankovic; 18 Crespo, 8 Ibrahimovic
    A disposizione: 1 Toldo, 7 Figo, 10 Adriano, 25 Samuel, 91 Mariano Gonzalez
    All.: Roberto Mancini

    SPORTING LISBONA: 1 Ricardo; 12 Caneira (15' pt 78 Abel, 27' pt 24 Miguel Veloso), 13 Tonel, 4 Polga, 11 Tello; 76 Paredes, 28 Joao Moutinho, 27 Custodio, 18 Nani, 21 Farnerud (12' st 10 Carlos Martins); 19 Alecsandro
    A disposizione: 22 Rui Patricio, 8 Ronny, 34 Joao Alves, 80 Carlos Bueno
    All.: Paulo Bento

    Arbitro: Frank De Bleeckere (Belgio)


     
    Ammoniti: Maicon, Paredes, Nani, Stankovic, Custodio

     

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    INTER-REGGINA 1-0: DECIDE CRESPO
     
    Domenica, 19 Novembre 2006 17:00:02
    [FOTO Domenica, 19 Novembre 2006 17:00:02]

     

    MILANO - L'Inter con la Reggina in una gara valida per la 12^ giornata di Serie A Tim 2006-2007. L'Inter parte subito molto bene al 4' è già in vantaggio: Cruz serve di testa Vieira in area, il francese prolunga sempre di testa per Crespo appostato dietro di lui. La palla arriva all'attaccante argentino sul cui potente tiro, in area dalla destra, Pelizzoli non può nulla. Poi reazione degli ospiti che, nel quarto d'ora successivo, si rendono pericolosi almeno in tre occasioni in una delle quali colpiscono anche un palo. L'Inter, però, riprende in mano la gara e crea i presupposti pe la rete del 2-0.
    Nella ripresa le due squadre proseguono nell'affrontarsi a viso aperto con i nerazzurri che cercano il gol per chiudere la gara e i calabresi che non si danno per vinti e provano a pareggiare la partita. Il risultato, però, non cambia e l'Inter torna al comando solitario della classifica dopo la sconfitta di ieri del Palermo a Cagliari.
    Il prossimo impegno dei nerazzurri sarà mercoledì 22 novembre contro lo Sporting Lisbona, Matchday 5 dell'Uefa
    Champions League, in programma allo stadio "Giuseppe Meazza" (ore 20,45).

    INTER-REGGINA 1-0

    Marcatori: 4' pt Crespo

    INTER: 12 Julio Cesar; 4 Zanetti, 2 Cordoba, 25 Samuel, 16 Burdisso; 7 Figo (30' st 15 Dacourt), 5 Stankovic, 14 Vieira, 21 Solari (9' st 13 Maicon); 9 Cruz (7' st 10 Adriano), 18 Crespo
    A disposizione: 1 Toldo, 11 Grosso, 23 Materazzi, 19 Cambiasso
    All.: Roberto Mancini

    REGGINA: 22 Pelizzoli; 55 Lanzaro, 4 Giosa, 6 Aronica; 20 Mesto, 16 Amerini (41' st 18 Nielsen), 8 Tognozzi (37' st 14 Carobbio), 23 Modesto, 27 Leon, 9 Bianchi, 34 Missiroli (17' st 11 Rios)
    A disposizione: 30 Campagnolo, 5 Di Dio, 15 Barillà, 21 Castiglia
    All.: Walter Mazzarri

    Arbitro: Gianluca Rocchi di Firenze

    Ammoniti: Samuel, Burdisso, Tognozzi, Mesto, Leon

    Note: recuperi: 1' pt - 3' st; espulso il tecnico della Reggina Walter Mazzari al 37' del primo tempo
     

     
    Cruz, autore del gol decisivo. Newpress

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    PARMA-INTER 1-2, DECIDE CRUZ
     
    Domenica, 12 Novembre 2006 22:23:44
    [FOTO Domenica, 12 Novembre 2006 22:23:44]


    PARMA - Parma-Inter 1-2. L'Inter scende in campo al 'Tardini' con Julio Cesar tra i pali, Maicon, Cordoba, Materazzi e Grosso in difesa, Figo, Vieira, Dacourt e Zanetti sulla mediana, Ibrahimovic e l'ex di turno, Hernan Crespo, in attacco. I padroni di casa sfoggiano maglia bianca nero-crociata e pantaloncini neri, l'Inter indossa la classica maglia nerazzurra e pantaloncini bianchi. Dopo un'iniziale fase di studio, sono i nerazzurri a rompere gli indugi al minuto numero tredici. Angolo di Figo, palla precisa per Grosso che dal vertice sinistro dell'area di rigore emiliana calcia di potenza scheggiando l'incrocio dei pali. È il preludio al gol interista che arriva due minuti più tardi. Lancio di Vieira per Ibrahimovic che spalle alla porta, controlla di petto e con una deliziosa veronica aggira Paci e calcia di destro, tiro imparabile a fil di palo che fulmina l'incolpevole Bucci. Inter nuovamente pericolosa al 23'. Discesa di Ibrahimovic sulla destra e preciso cross rasoterra sul primo palo, Crespo è anticipato di un soffio dalla difesa avversaria. Il Parma trova la rete del pareggio al 26'. Cross dalla trequarti di Bocchetti per Budan che calcia al volo di sinistro anticipando Materazzi e sorprendendo Julio Cesar. Nerazzurri vicini al raddoppio al 30'. Ibrahimovic conquista palla in area e mette in mezzo, Contini anticipa Crespo a due passi dalla porta emiliana. Inter vicina al secondo gol al 41'. Retropassaggio errato di Coly, ne approfitta Ibrahimovic che ruba palla e s'invola verso la porta di Bucci, entra in area e scarica su Crespo anticipato dalla difesa parmigiana. La prima frazione di gioco si chiude dopo due minuti di recupero.
    La ripresa si apre con un'occasionissima per il Parma. Discesa sulla destra di Budan, cross al limite dell'area per Morfeo, controllo e conclusione fulminea provvidenzialmente deviata in angolo da
    Cordoba. Col trascorrere dei minuti il match si inasprisce e ne fanno le spese i nerazzurri, dotati di maggior tasso tecnico. Mancini inserisce Cruz al posto di un Crespo visibilmente affaticato. Nuova palla gol per l'Inter al 71'. Cross dalla sinistra di Grosso per Maicon, rapida combinazione con Vieira, ma interviene il numero 28 Paci che riesce a liberare. Al 75' secondo cambio nelle fila nerazzurre, fuori Figo, dentro Solari. Al 35' Inter vicina al vantaggio. Calcio di punizione magistralmente battuto da Grosso dai trenta metri, il neo-entrato De Lucia è costretto ad un difficile intervento in tuffo. Strepitosa palla gol per l'Inter al 39'. Delizioso cross di Ibrahimovic dalla destra, Cruz perfettamente appostato sul secondo palo indirizza di testa all'incrocio, ma De Lucia compie un autentico miracolo e devia con un prodigioso colpo di reni. Al 43' incredibile palo su conclusione dalla distanza di Solari, la palla è ancora viva, ma Ibrahimovic manca la deviazione vincente sotto porta. Nei sei minuti di recupero accade di tutto. Al 92' l'Inter passa in vantaggio. Cross di Mariano Gonzalez dalla sinistra, ennesimo miracolo di De Lucia sul colpo di testa ravvicinato di Cruz, il portiere del Parma però non trattiene e Cruz ribadisce in rete. Pochi istanti prima del triplice fischio Ibrahimovic ammonito per la seconda volta viene espulso dal direttore di gara Saccani. Con una prestazione caparbia e volitiva l'Inter sbanca il 'Tardini' e riaggancia il Palermo in vetta alla classifica. Tra due settimane scontro diretto tra le capolista al 'Renzo Barbera' di Palermo.


    PARMA-INTER 1-2

    Marcatori: 15' p.t.
    Ibrahimovic, 26' p.t. Budan, 47' s.t. Cruz.

    PARMA : 5 Bucci (23' s.t. 23 De Lucia); 33 Coly, 28 Paci, 80 Bocchetti, 14 Contini; 41 Ciaramitaro, 13 Grella; 9 Muslimovic, 10 Morfeo, 19 Pisanu (38' s.t. 18 Gasbarroni); 20 Budan (33' s.t. 24 Fernando Couto)
    A disposizione : 7 Castellini, 26 Ferronetti, 6 Bolano, 21 Cigarini
    All. : Stefano Pioli

    INTER : 12
    Julio Cesar; 13 Maicon, 2 Cordoba, 23 Materazzi, 11 Grosso (43' s.t. 91 Mariano Gonzalez); 7 Figo (30' s.t. 21 Solari), 15 Dacourt, 14 Vieira, 4 Zanetti; 8 Ibrahimovic, 18 Crespo (19's.t. 9 Cruz)
    A disposizione : 1 Toldo, 16 Burdisso, 25 Samuel, 6 Maxwell,
    All. : Roberto Mancini

    Arbitro : Massimiliano Saccani di Mantova

    Ammoniti: Contini,
    Vieira, Dacourt, Couto, Coly, Ibrahimovic.

    Espulsi: Ibrahimovic

    Cruz, autore del gol decisivo. Newpress

    PARMA, 12 novembre 2006 - Il solito, Santo Cruz consente all'Inter di tenere il passo del Palermo contro un Parma alla sua migliore serata della stagione. (Guarda la sintesi)
    Nel primo tempo le squadre scoprono subito le carte. L'Inter parte aggressiva, decisa a dare la caccia ai tre punti, con un Ibrahimovic in grande serata; e il Parma mostra subito di non avere timori reverenziali, rispondendo colpo su colpo soprattutto con la propulsione della coppia Morfeo-Pisanu.
    A occasione i gialloblù rispondono con occasione, grazie anche a qualche sbavatura difensiva dei nerazzurri, scoperti soprattutto sul fianco sinistro forse proprio per la voglia offensiva di Grosso e Zanetti. E a gol subìto, con Paci non impeccabile sulla prodezza di Ibrahimovic, rispondono con gol segnato grazie a un bel tiro al volo di Budan, sul quale Materazzi è in netto ritardo.
    Poi la partita si accende ulteriormente, con colpi anche oltre il regolamento, comprese manate in faccia e trattenute anche dentro ciascuna area. Ne subisce una Crespo, ne dà una Materazzi a Budan per poi subirne un'altra dalla parte opposta da Paci.
    La ripresa parte allo stesso modo: grande agonismo, Parma per nulla intimorito. Anzi, a tratti anche più aggressivo ed efficace degli avversari, penalizzati dalla serata poco brillante di Figo e Crespo. Quest'ultimo viene infatti sostituito da Mancini, col pubblico del Tardini che gli tributa un lungo applauso all'uscita, memore del periodo in gialloblù dell'argentino. Mancini inserisce Cruz per cercare di mettere al Parma quell'apprensione che invece sono i suoi a subire, con l'ulteriore crescita di Budan e Morfeo e con un pressing incessante. Apprensione che lievita ancora quando Muslimovic si trova solo davanti a Julio Cesar ma, tradito forse dal dubbio di essere in fuorigioco, spedisce alle stelle. Esce anche Figo per Solari, ma l'Inter non ritrova lucidità offensiva: il gioco è ormai troppo elaborato e prevedibile.
    Ma nel finale la partita si infiamma ancora, col forcing interista che produce di nuovo occasioni e un palo, e con il Parma che risponde: il tutto condito con falli e cartellini a grappoli. Fino al gol di Cruz, sul cui primo colpo di testa De Lucia fa il miracolo ma che poi mette dentro, punendo forse troppo il Parma e regalando invece all'Inter il mantenimento del primato. E pazienza se Ibra nel finale viene espulso, forse un po' troppo severamente, per doppia ammonizione: con un Cruz così...

     

     

    MESSINA-INTER 0-1: DECIDE CRUZ, TABELLINO
     
    Giovedì, 09 Novembre 2006 22:29:24
    [FOTO Giovedì, 09 Novembre 2006 22:29:24]

    MESSINA - L'Inter vince 1-0 a Messina nella gara di andata degli ottavi di finale di Tim Cup (ritorno in programma allo stadio "Giuseppe Meazza" il 29 novembre). Decide l'incontro una rete di Julio Cruz direttamente su calcio di punizione al 40' del primo tempo. Questo il tabellino della partita:

    MESSINA-INTER 0-1

    Marcatori: 40' pt Cruz

    MESSINA: 88 Caglioni; 13 Rea, 27 Zanchi, 31 Morello, 19 Parisi; 5 De Vezze (10' st 21 Alvarez), 41 Sullo (31' st 20 Cordova), 17 Masiello; 16 Ogasawara; 18 Floccari (1' st 10 Iliev), 11 Di Napoli
    A disposizione: 1 Storari, 77 Lavecchia, 86 Ghosmi, 3 Minetti
    All.: Bruno Giordano

    INTER: 1
    Toldo; 16 Burdisso, 77 Andreolli, 25 Samuel, 6 Maxwell; 21 Solari, 5 Stankovic, 50 Maaroufi (35' st 57 Filkor), 11 Grosso (41' st 51 Bonucci); 91 Mariano Gonzalez (33' st 99 Choutos), 9 Cruz
    A disposizione: 79 Carini, 36 Fautario, 42 Marino, 61 Slavkovski
    All.: Roberto Mancini

    Arbitro: Stefanini di Prato

    Ammoniti: Morello, Parisi, Zanchi, Rea, Burdisso

    Note - recuperi: 1' pt e 5' st - angoli: 8-8 - spettatori: 12.000
     

    Andata ottavi di coppa Italia: a Messina, i nerazzurri vincono grazie a un gol dell'argentino su punizione dalla distanza a fine primo tempo. Poi, nella ripresa, si limitano a controllare la gara
    Julio Cruz, 32, segna l'1-0 su punizione. Omega
    Julio Cruz, 32, segna l'1-0 su punizione. Omega
    MESSINA, 9 novembre 2006 - Davanti a 18mila spettatori (record stagionale di presenze al San Filippo), l'Inter piega il Messina nella gara d'andata degli ottavi di finale di coppa Italia. Decisiva la rete dell'argentino Julio Cruz al 40' del primo tempo: "El Jardinero" centra il bersaglio con un calcio piazzato dai venti metri sul palo più lontano, dove il pur bravo portiere Caglioni non può arrivare. Per il centravanti, in rete anche in campionato e in Champions, è il quinto gol stagionale (il decimo in Coppa).
    Il vantaggio dei nerazzurri (in campo le seconde linee) premia gli sforzi profusi durante una prima mezz'ora giocata costantemente all'attacco. Pericolosi in avvio Maaroufi, Gonzalez e Grosso. Al 17', De Vezze salva sulla linea in seguito ad un colpo di testa di Samuel e al 29' il belga-marocchino Maaroufi timbra la traversa con una conclusione dal limite. Protagonista ancora Caglioni al 32' e al 35': il portiere giallorosso nega la gioia del gol a Gonzalez (lanciato da Stankovic) e a Grosso.
    Il Messina, già pericoloso con Di Napoli al 28', imprime i suoi ritmi congeniali nella ripresa e costringe l'Inter a repentini ripiegamenti (Toldo in evidenza al 7' sul tiro di Ogasawara). Ma il risultato, alla fine, non cambia.
    Gli interisti gioiscono (Afp)Inter (2-0 all'Ascoli) e Palermo (2-0 alla Samp) salutano la compagnia e fuggono. Le due capolista conservano 4 punti di vantaggio sulla Roma, che ha supera per 3-1 la Fiorentina in casa nel posticipo. Il Milan perde 2-0 a Bergamo la terza partita su quattro e cade a 4 punti dalla retrocessione (e sabato prossimo gioca a S.Siro proprio con la Roma). La dirigenza rossonera si scatena contro gli arbitraggi e Ancelotti parla di complotto.  (continua)

     

     

     

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    INTER-ASCOLI 2-0: IN GOL ZANETTI
     
    Domenica, 05 Novembre 2006 16:51:16
    [FOTO Domenica, 05 Novembre 2006 16:51:16]

    MILANO - L'Inter vince 2-0 contro l'Ascoli in una gara valida per la 10^ giornata della Serie A Tim 2006-2007. Primo tempo di marca nerazzurra, l'Inter infatti crea più volte i presupposti per arrivare al gol ma trova un Ascoli molto chiuso pronto a ripartire per colpire in contropiede. Nerazzurri in vantaggio al 41' con un gol del capitano Javier Zanertti dopo praticamente quattro anni dalla sua ultima rete ufficiale (06/11/2002 - Empoli-Inter 3-4): splendida azione personale di Ibra in area sulla sinistra, palla al centro per Crespo che prova la conclusione sotto porta. Sul tiro dell'argentino arriva il tap-in vincente da due passi di Zanetti.
    Nella ripresa arriva subito il raddoppio dell'Inter (8'): bellissima palla di Ibra per
    Figo sulla destra, il portoghese crossa per Crespo, Cudini in scivolata infila la sua porta nel tentativo di anticipare l'attaccante argentino. I nerazzurri creano altre ottime occasioni in zona offensiva ma al 19' Banti fischia un calcio di rigore per l'Ascoli per un fallo di mano di Maicon nell'area nerazzurra: batte il penalty Fini, Juluio Cesar si tuffa bene alla sua destra e respinge in angolo.
    Il prossimo impegno dei nerazzurri sarà giovedì 8 novembre contro il Messina in una gara valida per l'andata degli ottavi di finale di
    Tim Cup in programma alle ore 20,30 allo stadio "San Filippo".

    INTER-ASCOLI 2-0

    Marcatori: 41' pt
    Zanetti, 8' st Cudini (aut.)

    INTER: 12 Julio Cesar; 13 Maicon, 2 Cordoba, 25 Samuel, 11 Grosso (7' st 7 Figo); 4 Zanetti, 14 Vieira, 15 Dacourt, 5 Stankovic (31' st 91 Mariano Gonzalez); 8 Ibrahimovic, 18 Crespo (45' st 21 Solari)
    A disposizione: 1 Toldo, 16 Burdisso, 77 Andreolli, 9 Cruz
    All.: Roberto Mancini

    ASCOLI: 1 Pagliuca; 32 Nastase, 5 Minieri, 6 Cudini, 3 Lukovic (34' st 20 Perrulli); 16 Giampà (7' st 9 Paolucci), 27 P.
    Zanetti, 10 Galloppa, 8 Fini, 14 Skela (7' st 2 Gotti); 11 Bjelanovic
    A disposizione: 33 Eleftheropoulos, 7 Fontana, 41 Pecchia, 77 Nsiabamfumu
    All.: Attilio Tesser

    Arbitro: Luca Banti di Livorno

    Ammoniti:
    Crespo, Samuel, Maicon, Stankovic, Fini, Minieri

    Note: al 21' del secondo tempo Julio Cesar ha parato un calcio di rigore a Fini
     

     

     

    CHAMPIONS: IMPRESA INTER A MOSCA
     
     


     

    Martedì, 31 Ottobre 2006 20:26:53
     

     

    Va all'Inter il derby dei gol
    Dal Financial Times bordate
    contro il calcio italiano

    img no.88306 © inter.it
    MILANO - L'11 di partenza di Mancini    Invia come e-card -

     

    Finisce 4-3 per il gruppo Mancini: nerazzurri lanciatissimi, rossoneri sempre più lontani dai sogni scudetto (foto). La Roma vince a Udine. Alle 16 le altre partite della giornata. Durissimo attacco del quotidiano di Londra: "Palermo in testa segno del declino" / CLASSIFICA A - CLASSIFICA B

    ARBITRATI, IL SONDAGGIO: CHE NE PENSATE?

    img no.88329 © inter.it
    MILANO - Esultanza nerazzurra    Invia come e-card -

    img no.88331 © inter.it
    MILANO - L'esultanza di Materazzi    Invia come e-card -

     

     

    MILAN-INTER 3-4: GOL E SPETTACOLO


     

    Sabato, 28 Ottobre 2006 22:34:21
    [FOTO Sabato, 28 Ottobre 2006 22:34:21]

    MILANO - L'Inter vince 4-3 contro il Milan nel 265° derby di Milano valido per la 9^ giornata di Serie A Tim 2006-2007. Cornice di pubblico delle grandi occasioni con lo stadio "Meazza" gremito in ogni ordine di posti. La partita inizia con le due formazioni in campo che si affrontano a viso aperto alla ricerca della rete per sbloccare la partita. L'Inter passa in vantaggio al 17': punizione per l'Inter dalla trequarti destra, batte Stankovic, sul gran colpo di testa di Crespo a centro area Dida non può nulla. Dopo soli cinque minuti i nerazzurri raddoppiano (22'): Stankovic riceve palla al limite dell'area, meraviglioso destro del serbo e palla all'incrocio dei pali alle spalle di Dida. Prima della conclusione del primo tempo da segnalare una gran punizione battuta da Ibrahimovic dai 25 metri in posizione defilata sulla sinistra, è bravo Dida ad allungarsi e respingere coi pugni.
    Nella ripresa succede veramente di tutto. I nerazzurri segnano subito il terzo gol (2') con
    Ibrahimovic: contropiede dell'Inter con Stankovic, palla ad Ibra sulla destra, lo svedese vince un rimpallo ed entra in area, il suo tiro è toccato da Dida, la palla però si infila ugualmente in rete. Il Milan accorcia le distanze dopo soli tre minuti (5'): conclusione di Seedorf da fuori area, la palla deviata da Cordoba finisce alle spalle di Julio Cesar. Quarto gol dell'Inter al 24': punizione battuta da Figo dalla destra, gran colpo di testa di Materazzi da due passi e palla alle spalle di Dida. Il difensore dell'Inter, però, viene espulso perché nell'esultanza alza la maglietta. I rossoneri raddoppiano al 31': su cross dalla destra Julio Cesar non può nulla sul colpo di testa di Gilardino a centro area. I nerazzurri sono stanchi in inferiorità numerica e con Vieira che ha un problema al piede e zoppica vistosamente, però con grande carattere difendono il risultato. Decisive in alcune occasioni le grandi parate di Julio Cesar che, però, non può nulla al 46': cross dalla destra dei rossoneri, il portiere nerazzurro esce e non trattiene la palla che arriva a Kakà al limite. Il pallonetto del brasiliano è in rete nonostante il tentativo di allontanarlo di Cordoba in spaccata.
    Il prossimo impegno dei nerazzurri sarà martedì 31 ottobre contro lo Spartak Mosca nel MatchDay 4 del gruppo B di
    Champions League in programma al "Luzhniki Stadium" alle ore 18.30 italiane.

    MILAN-INTER 3-4

    Marcatori: 17' pt
    Crespo, 22' pt Stankovic, 2' st Ibrahimovic, 5' st Seedorf, 24' st Materazzi, 30' st Gilardino, 46' st Kakà

    MILAN: 1 Dida; 2 Cafu, 13 Nesta, 4 Kaladze, 18 Jankulovski (1' st 3 Maldini); 8 Gattuso, 21 Pirlo, 10 Seedorf, 23 Ambrosini (1' st 7 Oliveira); 9 Inzaghi (1' st 11 Gilardino), 22 Kakà
    A disposizione: 16 Kalac, 17 Simic, 20 Gourcuff, 32 Brocchi
    All.: Carlo Ancelotti

    INTER: 12
    Julio Cesar; 13 Maicon, 2 Cordoba, 23 Materazzi, 11 Grosso (16' st 16 Burdisso); 5 Stankovic, 14 Vieira, 15 Dacourt (16' st 7 Figo), 4 Zanetti; 8 Ibrahimovic (38' st 25 Samuel), 18 Crespo
    A disposizione: 1 Toldo, 9 Cruz, 21 Solari, 91 Mariano Gonzalez
    All.: Roberto Mancini

    Arbitro: Stefano Farina (Novi Ligure)

    Ammoniti:
    Vieira, Gattuso, Inzaghi, Seedorf, Gilardino, Maicon, Materazzi, Julio Cesar, Burdisso

    Espulsi: Materazzi
     

     

    L'INTER PAREGGIA 0-0 CONTRO L'UDINESE
     
    Domenica, 22 Ottobre 2006 17:03:36
    [FOTO Domenica, 22 Ottobre 2006 17:03:36]

    UDINE - L'Inter contro l'Udinese in una gara valida per la 7^ giornata di Serie A Tim 2006-2007. Le due squadre si affrontano a viso aperto alla ricerca del gol per sbloccare la partita.Nerazzurri vicini al gol al 13': cross di Figo dalla destra, la conclusione sotto porta di Ibra viene ribattuta. La palla resta lì e ci prova Zanetti da dentro l'area in posizione defilata sulla destra, para bene De Sanctis e per poco un rimpallo non favorisce Crespo appostato a due passi. Inter pericolosa anche al 47': bella palla di Crespo per Stankovic, in area sulla sinistra, il diagonale del serbo è ben parato da De Sanctis.
    Nella ripresa l'Inter prende in mano la partita e chiude l'Udinese nella propria metà campo. I bianconeri lasciano in attacco il solo Iaquinta e tengono dieci uomini sotto la linea della palla. I nerazzurri trovano pochi spazi e, nonostante questo, riescono a creare buone occasioni da rete e vanno vicino al gol in almeno quattro occasioni (due con
    Figo e due con Ibrahimovic).
    Il prossimo impegno dei nerazzurri sarà mercoledì 25 ottobre contro il Livorno in una gara valida per l'ottava giornata della
    Serie A Tim in programma allo stadio "Giuseppe Meazza" (ore 15).


    UDINESE-INTER 0-0

    UDINESE: 1 De Sanctis; 3 Zenoni, 14 Natali, 2 Zapata, 20 Dossena; 5 Obodo, 8 Pinzi; 7 Barreto (32' 29 De Martino), 10 Di Natale, 27 Montiel (1' st 4' D'Agostino); 9 Iaquinta
    A disposizione: 12 Paoletti, 6 Coda, 26 Motta, 23 Eremenko, 24 Vargas
    All.: Giovanni Galeone

    INTER: 12
    Julio Cesar; 4 Zanetti, 2 Cordoba, 23 Materazzi, 11 Grosso; 7 Figo, 14 Vieira, 15 Dacourt (23' st 13 Maicon), 5 Stankovic; 8 Ibrahimovic (37' st 20 Recoba), 18 Crespo (10' st 9 Cruz)
    A disposizione: 1 Toldo, 16 Burdisso, 25 Samuel, 21 Solari, 9 Cruz
    All.: Roberto Mancini

    Arbitro: Tiziano Pieri

     

     

     

    INTER-SPARTAK M. 2-1: DOPPIETTA DI CRUZ
     
    Mercoledì, 18 Ottobre 2006 22:38:53
    [FOTO Mercoledì, 18 Ottobre 2006 22:38:53]

    MILANO - L'Inter vince 2-1 contro lo Spartak Mosca nel MatchDay 3 del gruppo B dell'Uefa Champions League. I nerazzurri partono subito fortissimo e, dopo soli due minuti, sono già in vantaggio: Recoba batte una punizone in area dalla destra, Vieira appoggia per Cruz, la botta da dentro l'area dell'argentino non lascia scampo a Kowalewski. Passano altri sette minuti e l'Inter raddoppia (9'): dopo una prolungata azione offensiva nerazzurra la palla arriva a Stankovic che pesca Recoba solo in area, Kowalewski gli tocca il pallone sulla sinistra, cross del Chino in mezzo, irrompe Cruz di testa e palla in fondo alla rete. Lo Spartak, però, non ci sta e prova a farsi pericoloso dalle parti di Julio Cesar che è sempre molto attento. Il primo tempo termina 2-0 nonostante i nerazzurri abbiano almeno un altro paio di buone occasioni per portarsi sul 3-0.
    Nella ripresa, dopo una grande occasione per l'Inter con Luis
    Figo che colpisce la traversa con un bel tiro dal limite dell'area (6'), arriva il gol dello Spartak (9'): Boyarintsev, servito da Owusu-Abeyie, mette in mezzo dalla sinistra, in area lo smarcato Pavlyuchenko infila Julio Cesar. L'Inter segna la terza rete al 33': Stankovic controlla bene in area un cross di Cruz, il serbo tira e segna. Layec, però, annulla per sospetta gamba testa del serbo.
    Il prossimo impegno dei nerazzurri sarà domenica 21 ottobre contro l'Udinese in occasione della 7^ giornata della
    Serie A Tim in programma allo stadio "Friuli" (ore 15).

    INTER-SPARTAK MOSCA 2-1

    Marcatori: 2' pt e 9' pt
    Cruz, 9' st Pavlyuchenko

    INTER: 12 Julio Cesar; 13 Maicon, 2 Cordoba, 23 Materazzi, 4 Zanetti; 7 Figo (24' st 10 Adriano), 14 Vieira, 15 Dacourt, 5 Stankovic; 9 Cruz (46' st 25 Samuel), 20 Recoba (13' st 16 Burdisso)
    A disposizione: 1 Toldo, 6 Maxwell, 21 Solari, 18 Crespo
    All.: Roberto Mancini

    SPARTAK MOSCA: 30 Kowalewski; 49 Shishkin, 13 Jiranek, 2 Geder, 17 Rodriguez; 23 Bystrov (30' st 25 Kalynychenko), 15 Kovac, 24 Mozart (1' st 21 Owusu-Abeyie), 7 Boyarintsev; 9 Titov,10 Pavlyuchenko
    A disposizione: 1 Khomich, 3 Stranzl, 27 Covalciuc, 19 Cavenaghi, 39 Rebko
    All.: Vladimir Fedotov

    Arbitro: Bertrand Layec (France)

    Ammoniti: Rodriguez,
    Figo, Kalinichenko

     

     

     

    INTER-CATANIA 2-1: DOPPIETTA DI STANKOVIC
     
    Domenica, 15 Ottobre 2006 17:02:43
    [FOTO Domenica, 15 Ottobre 2006 17:02:43]

    MILANO - L'Inter vince 2-1 contro il Catania in una gara valida per la 6^ giornata di Serie A Tim. Nonostante l'Inter parta subito forte alla ricerca del gol del vantaggio, è il Catania a passare in vantaggio al 16': Mascara riceve palla da una rimessa laterale battuta sulla sinistra, l'attaccante del Catania inventa un pallonetto che si infila all'incrocio dei pali alla sinistra di Julio Cesar. Il pareggio dei nerazzurri arriva al 29': bel cross di Figo dalla destra appena dentro l'area di rigore, sulla palla irrompe Stankovic di testa e Pantanelli non può nulla.
    Nella ripresa Inter all'attacco per trovare subito la rete del 2-1. I nerazzurri avrebbero l'occasione buona al 22'': punizione battuta da
    Figo, Cruz trattenuto in area da Minelli e Mazzoleni fischia il calcio di rigore. La conclusione dell'argentino, però, è parata da Pantanelli. La gara si sblocca in favore dell'Inter al 31': corner calciato da Figo dalla sinistra, Pantanelli allontana coi pugni; sulla respinta Stankovic prova la botta di destro dal limite dell'area e la palla va in rete.Grazie alle concomitanti sconfitte di Roma e Palermo, i nerazzurri tornano soli in testa alla classifica.
    Il prossimo impegno dell'Inter sarà mercoledì 18 ottobre contro lo Spartak Mosca nel MatchDay 3 del gruppo B di
    Champions League (ore 20, 45, stadio "giuseppe Meazza").

    INTER-CATANIA 2-1

    Marcatori: 16' pt Mascara, 29' pt e 31' st Stankovic

    INTER: 12
    Julio Cesar; 4 Zanetti, 2 Cordoba, 25 Samuel, 6 Maxwell (1' st 13 Maicon); 7 Figo (44' st 23 Materazzi), 15 Dacourt, 5 Stankovic, 21 Solari; 10 Adriano (15' st 9 Cruz), 8 Ibrahimovic
    A disposizione:1 Toldo, 11 Grosso, 20 Recoba, 50 Maaroufi
    All.: Roberto Mancini

    CATANIA: 1 Pantanelli; 21 Silvestri, 5 Minelli, 4 Sottil, 7 Vargas; 26 Caserta, 8 Edusei (38' st 11 Del Core), 17 Baiocco; 23 Colucci, 24 Spinesi (13' st 9 Corona), 10 Mascara
    A disposizione:16 Polito, 2 Sardo, 13 Izco, 18 Lucenti, 25 Millesi
    All.: Pasquale Marino

    Arbitro: Paolo Mazzoleni (Bergamo)

    Ammoniti:
    Cordoba, Colucci, Baiocco

     

     

     

     

     

    ROMA-INTER 0-1, DECIDE CRESPO


    Mercoledì, 20 Settembre 2006 22:26:37
    [FOTO Mercoledì, 20 Settembre 2006 22:26:37]


    ROMA - Roma-Inter 0-1. La Roma sfoggia la consueta divisa con maglia giallorossa e pantaloncini bianchi, i nerazzurri indossano maglia bianca e pantaloncini neri. Terreno di gioco in superbe condizioni, temperatura appena sopra i 20°C. Nerazzurri schierati da Mancini con Julio Cesar tra i pali, Maicon, Cordoba, Materazzi e Grosso in difesa, centrocampo con Zanetti, Vieira, Dacourt e Stankovic che giostra alle spalle delle due punte Crespo e Ibrahimovic.
    Gran ritmo in avvio con prima occasione gol per i giallorossi. Al 7' la punizione bomba di Totti viene miracolosamente deviata di piede da
    Julio Cesar che sembrava spiazzato. La replica dell'Inter è affidata a un colpo di testa di Ibrahimovic. Al 12' è Grosso che si libera sulla sinistra e crossa sul primo palo, la conclusione in acrobazia di Crespo termina di un soffio a lato. L'Inter spinge molto sulla fascia sinistra, la formazione di Spalletti è in evidente difficoltà. Roma vicina al vantaggio al 21'. Totti lancia Mancini che entra in area dalla sinistra, conclusione sul secondo palo e Materazzi salva sulla linea di porta a Julio Cesar battuto. Al 23' Crespo protegge un pallone sulla trequarti, passaggio rasoterra per Vieira che apre su Ibrahimovic, controllo e tiro immediato di sinistro che impegna severamente Doni. Al 40' Crespo pericoloso in area avverasia, dribbla due avversari e tocca per Stankovic anticipato da Mexes. L'Inter concretizza la suprermazia territoriale in chiusura di tempo con Crespo che dribbla Mexes e dalla sinistra batte a rete con un preciso tocco che termina sotto le gambe di Doni e finisce in rete. Splendido primo tempo che si chiude, con i nerazzurri in vantaggio per 1-0, dopo un solo minuto di recupero.
    È Inter spettacolo in avvio di ripresa,
    Crespo e Ibrahimovic seminano scompiglio nella retroguardia capitolina, sfiorando il raddoppio. Al 55' il direttore di gara Rizzoli decreta la massima punizione per atterramento di Crespo ad opera di Mexes che viene ammonito. Batte Ibrahimovic ma Doni agilissimo neutralizza il tiro. Roma vicina al pareggio 70'. Calcio di punizione intelligentemente battuto da Pizarro per Montella che scatta in profondità e batte a rete, risposta prodigiosa di Julio Cesar che si salva in corner. Punizione dalla grande distanza di Totti al 33', Julio Cesar blocca a terra. Sul capovolgimento di fronte è Ibrahimovic a battere a rete dal limite dell'area con un destro potentissimo, respinto non senza affanno da Doni. Al 38' occasionissima per i nerazzurri. Spettacolare conclusione di Zanetti da oltre 25 metri che supera Doni e si infrange incredibilmente contro il palo. Da segnalare nel finale, l'espulsione di Vieira per somma di ammonizioni al secondo dei 5 minuti di recupero decretati dal direttore di gara Rizzoli. Un'Inter atleticamente più fresca e ottimamente disposta in campo ha ragione di una Roma caparbia e volitiva ma raramente pericolosa.

    Roma-Inter 0-1

    Marcatori: 44' p.t.
    Crespo

    ROMA : 32 Doni; 2 Panucci (41's.t. 35 Okaka), 5 Mexes, 13 Chivu, 22 Tonetto; 16 De Rossi, 7 Pizarro; 8 Aquilani (11' s.t. 28 Rosi), 20 Perrotta, 30 Mancini (25'p.t. 9 Montella); 10 Totti
    A disposizione: 1 Curci, 21 Ferrari, 14 Faty, 77 Cassetti
    All.: Luciano Spalletti

    INTER: 12
    Julio Cesar; 13 Maicon, 2 Cordoba, 23 Materazzi (39's.t. 25 Samuel), 11 Grosso (40' st 6 Maxwell); 4 Zanetti, 14 Vieira, 15 Dacourt, 5 Stankovic; 8 Ibrahimovic, 18 Crespo (44's.t. 91 Gonzalez)
    A disposizione: 1 Toldo, 7 Figo, 21 Solari, 10 Adriano
    All.: Roberto Mancini

    Arbitro: Nicola Rizzoli di Bologna

    Ammoniti: Panucci, Mexes, Perrotta,
    Dacourt, Julio Cesar

    Espulsi: Vieira

     

    Sabato, 16 Settembre 2006 22:31:52
    [FOTO Sabato, 16 Settembre 2006 22:31:52]

    MILANO - L'Inter contro la Sampdoria nell'anticipo della 2^ giornata di Serie A Tim 2006-2007. I nerazzurri partono subito molto forte e cercano di creare i presupposti per sbloccare subito il risultato. La Sampdoria, invece, chiude molto bene gli spazi ed è sempre pronta a ripartire per colpire in contropiede. Da segnalare due clamorose azioni create dall'Inter per passare in vantaggio. Al 22' Ibrahimovic entra in area dalla destra e prova il diagonale, gran intervento di Castellazzi che respinge; la palla arriva a Maicon che prova la botta da due passi, ma il portiere della Sampdoria miracolosamente para ancora. Al 39' Ibrahimovic, su cross dalla destra, prolunga il pallone di testa in area per l'accorrente Crespo; l'argentino da due passi tira a botta sicura, miracolo di Castellazzi che respinge.
    La ripresa non inizia bene per l'Inter. Tagliavento fischia un calcio di rigore per un fallo di
    Cordoba su Flachi. Batte lo stesso Flachi e la Sampdoria passa inaspettatamente in vantaggio. Da quel momento è solo Inter: i nerazzurri creano tantissime occasione da rete e pareggiano al 35' grazie ad un'autorete di Bonanni su calcio d'angolo di Figo battuto dalla sinistra. Nel secondo tempo anche due reti annullate ai nerazzurri: una a Vieira al 27' per un presunto fuorigioco dello stesso francese, l'altro al 37' ad Adriano per un fallo dello stesso brasiliano sul diretto avversario. Il prossimo impegno dell'Inter in Campionato sarà mercoledì sera allo stadio "Olimpico" contro la Roma in occasione del turno infrassettimanale valido per la terza giornasta della Serie A Tim.

     

    INTER-SAMPDORIA 1-1

    Marcatori: 3' st Flachi, 35' st aut. Bonanni

    INTER: 12 Julio Cesar; 13 Maicon, 2 Cordoba, 23 Materazzi, 4 Zanetti; 91 Gonzalez (14' st 7 Figo), 15 Dacourt, 14 Vieira, 5 Stankovic (33' st 10 Adriano); 8 Ibrahimovic, 18 Crespo
    A disposizione: 1 Toldo, 6 Maxwell, 11 Grosso, 21 Solari, 25 Samuel
    All.: Roberto Mancini

    SAMPDORIA: 1 Castellazzi, 4 Volpi, 7 Maggio, 8 Oliveira (14' st 46 Pieri), 10 Flachi, 11 Bonanni (40' st 27 Quagliarella), 14 Sala, 17 Palombo, 18 Parola (23' pt 21 Franceschini), 20 Bonazzoli, 77 Zenoni
    A disposizione: 99 Berti, 5 Accardi, 33 Bastrini, 66 Fontes Da Mota Bruno
    All.: Walter Novellino

    Arbitro: Paolo Tagliavento

    Ammoniti: Cordoba, Stankovic, Materazzi, Bonanni, Sala

     

    L'INTER VINCE 3-2 A FIRENZE
    L'INTER VINCE 3-2 A FIRENZE
     
    Sabato, 09 Settembre 2006 22:26:47
    [FOTO Sabato, 09 Settembre 2006 22:26:47]


    FIRENZE - Fiorentina-Inter 2-3. La partita ha inizio dopo un minuto di silenzio osservato in memoria di Giacinto Facchetti. Ritmo sostenuto fin dalle battute iniziali. L'Inter passa in vantaggio all'11' con Cambiasso. Dacourt apre per Crespo, assist per Ibrahimovic, tocco delizioso per Cambiasso che dalla sinistra batte Frey con un preciso diagonale a fil di palo. La Fiorentina prova a reagire ma i nerazzurri controllano senza difficoltà. Gli unici pericoli arrivano su conclusioni dalla distanza di Mutu. Poco prima del riposo l'Inter passa ancora. Azione da manuale dei nerazzurri che si sviluppa sull'asse Crespo- Ibrahimovic- Figo, perfetto l'assist del portoghese per Cambiasso che di testa batte ancora Frey. La prima frazione di gioco si chiude senza neanche un minuto di recupero con i nerazzurri in vantaggio per due reti a zero.
    L'Inter passa ancora al 17' della ripresa.
    Cambiasso smarca Ibrahimovic con un lancio millimetrico. Il destro potente dello svedese è imparabile, Frey capitola ancora. La Fiorentina non si perde d'animo e al 23' accorcia le distanze con Toni che raccoglie di testa un cross dal fondo di Mutu. La Fiorentina passa ancora al 34'. Cross di Reginaldo dalla destra, Toni anticipa Cordoba e di testa supera l'incolpevole Toldo. L'incontro si chiude senza ulteriori emozioni dopo tre minuti di recupero, Inter batte la Fiorntina 3-2 e raggiunge la Roma in vetta alla classifica.


    FIORENTINA-INTER 2-3

    Marcatori: 11' p.t. e 41'p.t.
    Cambiasso, 17's.t. Ibrahimovic, 23's.t. e 34's.t. Toni.

    FIORENTINA : 1 Frey; 21 Ujfalusi (25's.t. Potenza), 3 Dainelli, 5 Gamberini, 23 Pasqual; 4 Donadel, 11 Liverani (8's.t. Rginaldo), 17 Blasi; 19 Gobbi (8's.t. Montolivo), 10 Mutu, 30 Toni.
    A disposizione : 14 Lobont, 6 Potenza, 2 Kroldrup, 18 Montolivo, 20 Jorgensen, 15 Paolucci, 83 Reginaldo.
    All.: Cesare Prandelli.

    INTER : 1
    Toldo; 13 Maicon, 2 Cordoba, 23 Materazzi (14's.t. Samuel), 4 Zanetti; 14 Vieira (31's.t. Stankovic), 19 Cambiasso (38's.t. Grosso), 15 Dacourt; 7 Figo, 8 Ibrahimovic, 18 Crespo.
    A disposizione : 79 Carini, 11 Grosso, 25 Samuel, 5 Stankovic, 91 Choutos, 9 Cruz, 10 Adriano.
    All.: Roberto Mancini.

    Arbitro: Rosetti.

    Ammoniti: Toni, Pasqual,
    Ibrahimovic.

     

    Lo scudetto 2006 è dell'Inter
    La Figc ha deciso di assegnare ai nerazzurri ufficialmente il titolo revocato alla Juve: per la società di Massimo Moratti si tratta del 14° scudetto
    L'Inter dopo la coppa Italia vince lo scudetto.
    L'Inter dopo la coppa Italia vince lo scudetto.
    ROMA, 26 luglio 2006 - Lo scudetto 2005-06 è stato assegnato all'Inter. Lo ha stabilito la Figc, dopo aver recepito il parere della commissione di tre saggi creata per dirimere la questione dopo la non assegnazione del titolo alla Juventus. "Il Commissario straordinario Guido Rossi - si legge in una nota - ha ritenuto di attenersi alle conclusioni del parere e che non ricorrono motivi per l'adozione di provvedimenti per la non assegnazione del titolo di campione d'Italia per il 2005-06 alla squadra prima classificata all'esito dei giudizi disciplinari".

     

     

     

     
     

     


     

     della Coppa del Patriota: ALL'INTER LA COPPA ITALIA PER IL SECONDO ANNO CONSECUTIVO

    [ZOOM]
    11 Mag 23:21 L'INTER VINCE LA SUA QUINTA COPPA ITALIA (1938,1978,1982,2005,2006)

     Inter - Roma  3-1

    continua l'intossicazione della Curva Nord che lascia la curva vuota al momento della premiazione. Noi non ci troviamo d'accordo, soprattutto in relazione al momento del calcio italiota che si va rivelando corrotto, corruttibile e falsato."continua l'intossicazione della Curva Nord che lascia la curva vuota al momento della premiazione. Il sottoscritto non si trova d'accordo, soprattutto in relazione al momento del calcio italiota che si va rivelando corrotto, corruttibile e falsato. Quello che dovrebbe far riflettere è "il pesante costo" morale avanzato da società come la Juventus che per vincere gli ultimi sette titoli sportivi, in relazione allo squarcio dato dalle intercettazioni realizzate in relazione al caso doping sollevato da Zeman nel 1999,si è abbandonata ad una fraudolenza scomposta quasi senza precedenti ( il quasi è inserito perchè non c'è mai limite al peggio). Ora, io penso, tralasciando i fatti di Malpensa, che col blocco delle trasferte, col ritiro dei colori di curva e con la curva vuota del derby, sia stato avanzato un messaggio ben preciso e determinato e questo è quanto. Non è sinceramente possibile continuare a battere sopra il dente dolente avversando anche la vittoria PULITA di un titolo sportivo, che per quanto mediaticamente sottostimato, continua a rimanere il secondo titolo nazionale per importanza. Anche il messaggio "politico" a mio avviso risulta infelice in quanto la tifoseria, per quanto calda e numerosa, rimane sempre una tifoseria, ovvero essa non rappresenta materialmente la proprietà del club, pur avendone il peso "spirituale". I "folli" danari sono detenuti da un nobile milanese che, volenti o nolenti, gestisce il tutto da par suo senza coinvolgere la tifoseria di fronte alle pesantissime perdite economiche puntualmente ripianate. Rimane certamente incontrovertibile la realtà storica di una delle peggiori presidenze dell' F.C. Internazionale ma di fronte al pesante ribasso morale evidenziato da gran parte degli atleti che hanno vestito i colori di questa società, non possiamo misconoscere il peso che quei realissimi denari posseduti abbiano avuto affinchè potesse continuare a vivere "il sogno chiamato Inter".

    L'Inter piega la Roma e vince la Coppa Italia
    I neroazzurri si impongono per 3-1 contro i giallorossi davanti al pubblico di casa. Dopo 81 giorni di stop torna in campo Totti
    MILANO - La Roma non espugna San Siro, dopo il pareggio per 1-1 all'Olimpico, e l'Inter anche quest'anno trionfa nella Coppa Italia. Battendo in casa per 3-1 i giallorossi, che hanno ritrovato in campo, seppure per una breve frazione di gara, il loro bomber Francesco Totti, i neroazzurri hanno conquistato un traguardo che avevano già raggiunto nella passata stagione (il quinto nel palmares della società) e che forse è servito soprattutto al suo allenatore, Roberto Mancini, in cerca di un riscatto dopo una stagione poco entusiasmante.

    SENZA SORPRESE - Offuscata dallo scandalo intercettazioni, dalle rivelazioni su metodi con cui gli arbitri avrebbero condizionato i campionati e dalla notizia delle dimissioni dell'intero Cda della Juventus, la partita del Meazza non ha riservato particolari sorprese. I padroni di casa sono andati in vantaggio già al sesto minuto del primo tempo, con un gol di Cambiasso di esterno sinistro dal limite. Il raddoppio è arrivato poco prima dell'intervallo, al 46': un gran gol di Cruz che in progressione è penetrato in area e, dopo avere evitato Doni, ha messo in rete con un rasoterra.
    Esteban Cambiasso festeggia dopo il gol dell'1-0 (Omega)
    Esteban Cambiasso festeggia dopo il gol dell'1-0 (Omega)

    IL RIENTRO DI TOTTI - Frastornata dal 2-0, la Roma non è riuscita a recuperare nella ripresa. Al 9' Spalletti decide di compiere la mossa che molti stavano aspettando: fa uscire Okaka Chuka e manda in campo Francesco Totti, al suo debutto in una gara ufficiale dopo 81 giorni di stop. Tutto lo stadio ha applaudito l'ingresso del centravanti romanista.

    IL GOL DELLA BANDIERA - Al 31' l'Inter va in rete per la terza volta, questa volta con Martins che recupera un pallone in area e infila con Doni fuori dai pali. Solo a questo punto la Roma sembra tentare una reazione e cinque minuti più tardi segna il gol della bandiera: è Nonda ad insaccare, di testa, alla sinistra di Julio Cesar.
    MANCINI: «VINCERE E' SEMPRE BELLO» - Tra quando era giocatore e nella successiva carriera di allenatore per Roberto Mancini quella vinta giovedì sera è la decima Coppa Italia. Ma il tecnico dell'Inter non si è stancato: «Vincere è sempre bello, anche se è il terzo trofeo della stagione - dice ai microfoni di Raiuno -, sono contento per i ragazzi perchè se la meritano, dopo le delusioni degli ultimi mesi». Mancini ha poi espresso rammarico per il modo in cui è avvenuta l'uscita dalla Champions («con una brutta partita, anche se poi l'Arsenal è arrivato in finale giocando quasi peggio di noi»), mentre sulla vicenda intercettazioni si è lasciato andare solo ad un «a che punto siamo arrivati...». Infine non si è sbilanciato sul suo futuro da allenatore dell'Inter, ma ha aggiunto: «Sì, sto lavorando per l'Inter del futuro».
    SPALLETTI: «SEGNATI DAL SECONDO GOL» - Ovviamente molto diverso il morale del tecnico romanista Spalletti: «La Roma ha reagito bene dopo il primo gol, siamo stati in partita, ma poi il secondo gol ci ha creato problemi». Il tecnico è però soddisfatto della prova di Totti: «Francesco - ha detto ai microfoni della Rai - non aveva tutta la partita nelle gambe, purtroppo quando è entrato la gara era segnata, sullo 0-2 tutto era diventato più difficile. Comunque l'ho sentito vivo».
    SCONTRI E PETARDI - Da registrare alcuni tafferugli sugli spalti dove sono stati fatti esplodere diversi petardi. Un tifoso interista è stato colpito a un ginocchio proprio da un petardo lanciato, durante l'intervallo, da uno spettatore del settore blu. Il ferito, che è stato trasportato con un'ambulanza all'ospedale San Carlo per le medicazioni, si trovava in quel momento nel primo anello nella zona rossa. Dalle prime notizie avrebbe riportato solo ferite lievi.
     

     

     

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    Compagni, fratelli Cervi, cosa importa se si muore per la libertà e l'onore al tuo popolo fedel

    LA CADUTA DELL'IMPERO LUCIANO -
    Serie A: Juve e Lazio ad un passo dalla B, penalizzazioni per Milan e Fiorentina
     
    a cura di Redazione 13/05/2006
    Bianconeri e biancocelesti rischiano grosso per illecito sportivo con responsabilità diretta. I rossoneri potrebbero essere esclusi delle coppe, i viola puntano sulla vessazione per restare in A.
     
    A rischiare maggiormente nello scandalo delle intercettazioni sono Juventus e Lazio: stando ai fatti di venerdì è difficile che i bianconeri riescano ad evitare la retrocessione in serie B, con la revoca dello scudetto dell'anno scorso ed eventualmente quello di quest'anno.

    La classifica del campionato che terminerà domenica sarà insomma tutta da rivedere sul tavolo dei magistrati. Illecito sportivo con responsabilità diretta più il problema scommesse per i bianconeri, che comportano la revoca dello scudetto conquistato nel 2004/05, il campionato sotto inchiesta, che non verrà assegnato a nessuna squadra e la retrocessione all'ultimo posto della stagione in corso, quindi con discesa in B con probabile penalizzazione da scontare nel campionato 2006/07.

    Anche la Lazio è in una posizione molto grave: il coinvolgimento diretto del presidente Claudio Lotito nei giochi di potere rende la società punibile con le stesse sanzioni: retrocessione all'ultimo posto in classifica e penalizzazione di punti nella prossima stagione.

    Milan e Fiorentina potrebbero invece cavarsela con una penalizzazione: i rossoneri possono evitare la responsabilità diretta, magari asserendo che era all'oscuro dell'operato di Meani, il dirigente indagato e cavarsela con una penalizzazione di punti nella classifica di quest'anno, in modo da essere escluso dalle coppe europee. I viola possono puntare sulla vessazione, che se verrà dimostrata potrebbe far rimanere il club nella massima serie.

    Se le cose dovessero andare così la giustizia sportiva potrebbe assegnare lo scudetto 2005/06 all'Inter con Roma, Chievo e Palermo in Champions League e la salvezza per almeno due delle retrocesse.

    Inter e Roma si sfidano per il secondo anno consecutivo nell'unico trofeo al cui rush finale arrivano squadre incensurate: a San Siro si presentano infatti 22 giocatori senza obbligo di firma. Al 6' la prima emozione: Esteban Cambiasso sigla un gol alla Vialli, con transaminasi di molto sotto il livello consentito. Passano tre minuti e Luciano Moggi è inquisito per abigeato: i figli di un collega, incazzati, sostengono di averlo visto sottrarre uno sciame di api dalle arnie di un brindellone. Al 25' un dirigente misterioso di una terza squadra prova a telefonare all'arbitro per tenersi in forma. Arriva il recupero: al 46', Bettega vede una camelia sbocciare e scoppia a piangere. Un minuto dopo, Cruz, partito in posizione a prova di Baldas, semina tutti gli avversari e raddoppia. Nella ripresa entra Martins, che va veloce come una Maserati, ma se qualcuno lo vuole ha tempi di consegna immediati anche senza intermediari. E' proprio il nigeriano a concludere la festa dell'onestà siglando la tripla, un risultato su cui, alla vigilia, nessuno avrebbe scommesso un milione e quattrocentomila euro. Appena prima di celebrare il trionfo, cavallerescamente, come è d'uso tra club di tale integrità, l'Inter concede l'onore della bandiera ai romanisti. Finisce 3-1, evviva l'Italia, evviva l'onestà. Nella foto, una ragazza sfortunata colpita da una rara malattia: la figaggine. E in una forma molto grave.

     

    LA CADUTA DELL'IMPERO DEI SENSI da INTERISTI.ORG- Se Paolo Paschetto avesse conosciuto l'ardore di Roberto Mancini, ne avrebbe inserito la sciarpa di cachemire tra la ruota dentata e il ramo di quercia dello Stemma Italico. Nella finale di andata della Coppa del Patriota, i valorosi agli ordini del tecnico nerazzurro fanno pesare una miglior tradizione nazionalistica, imponendo ai fieri avversari capitolini il fulgido esempio di una dedizione alla causa di antica memoria savoiarda. In vantaggio dopo pochi minuti con Cruz, bravo ad approfittare di una retroguardia giallorossa mobile alla velocità del decano dei senatori della XV legislatura, gli interisti mantengono saldo il controllo delle operazioni fino alla fine del primo tempo, dando la sensazione di poter infierire da un momento all'altro sul nemico inerme. Nella ripresa, tuttavia, una raccogliticcia resistenza romanista si produce in uno sforzo mirabile, centrando il pareggio nei pressi del valico di Samuel: il difensore argentino, recatosi in visita all'Ara Pacis recentemente riaperta al pubblico, concede infatti agli avversari uno spazio sottoporta sufficiente per trafiggere Julo Cesar, che deve soccombere. Di nuovo in equlibrio, Mancini e Spalletti optano per una tregua armata, gettando nella mischia anche Martins e Okaka Chuka, due gloriosi reduci della Battaglia di Keren, sulla piana eritrea. Finisce così uno a uno, il ritorno a San Siro è fissato tra una settimana. Nella foto, lo stopper giallorosso comanda a gran voce la difesa poco prima del gol di Cruz.

     

     

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    MANCINI: "ERO TRANQUILLO, ORA SONO NERVOSISSIMO ED AL LIMITE DELLO SPOSSAMENTO PSICOLOGICO"

     

    NEMMENO IL SITO UFFICIALE BULGARO AGGIORNA IL RISULTATO DI FENOMENI INDEGNI DI GIOCARE A QUALSIASI COSA. NONOSTANTE LA MERDA, I NECRO AZZURRI SONO TERZI, MA DOVRANNO FARE I SOLITI PRELIMINARI ESTIVI...
    Domenica, 30 Aprile 2006 16:53:43
    [FOTO Domenica, 30 Aprile 2006 16:53:43]

    EMPOLI - L'Inter perde 1-0 contro l'Empoli in una gara valida per la 36^ giornata di Serie A Tim. Prima del'inizio della gara un minuto di raccoglimento in memoria delle vittime dell'attentato a Nassiriya nel quale hanno perso la vita tre militari del contingente italiano in Iraq. Primo tempo senza grandi emozioni sia da una parte che dall'altra, anche se sono i nerazzurri a mantenere il pallino del gioco e a proporsi con maggiore continuità dalle parti della porta avversaria. Da segnalare una gran conclusione di J. Zanetti da fuori area allo scadere del tempo, ma Balli risponde con bravura e mette in corner.
    La ripresa non regala grandi emozioni. Al 46' arriva la beffa per i nerazzurri:
    Materazzi, nel tentativo di anticipare Pozzi, beffa Julio Cesar in uscita con un pallonetto.
    Il prossimo impegno dei nerazzurri sarà mercoledì 3 maggio contro la Roma in occasione della finale di andata della
    Tim Cup in programma allo stadio "Olimpico" (ore 20.45).++

    EMPOLI-INTER 0-0

     

     

    CLASSIFICA SERIE A, 35 GIORNATA 2005-2006

     

    Juventus   82
    Milan   79
    Inter   74
    Fiorentina   68
    Roma   65

     

    Tre giornate dal termine e otto punti da recuperare: tutto sarebbe possibile se non fossimo sicuri che in questo caso la matematica è un'opinione.

     

    Spazio al bombardamento di frasi fatte...STANKOVIC: "UN'INTER CONCENTRATA PER BATTERE L'ASTIMACOBI";PIZARRO: "VITTORIA CHE PORTA SERENITÀ QUANDO ORMAI NON CONTA PIU' UN BEL CAZZO DI NIENTE"; SOLARI: "CONCENTRATI SUGLI OBIETTIVI: QUALI SAREBBERO??"; MANCINI: "FELICE PER 3 PUNTI DI SUTURA E PER LA PRESTAZIONE IN OCCASIONE DELLE SFILATE ESTIVE";  ANDREOLLI: "OCCASIONI IMPORTANTI: DOVEVO FARMI NOTARE DA VERSACE"

    FACCHETTI: "NATURALMENTE PARLO COME PSEUDOPRESIDENTE SENZA PORTAFOGLIO CHE NON RISCHIA UN BEL CAZZO IN QUESTA SOCIETA' DI MERDA,TUTTAVIA SE PROPRIO DEVO DIRE UNA MERDATA PENSO CHE LA SQUADRA HA REAGITO BENE ALLE CARCAGNATE DATE ADDOSSO AD ADRIANO..." L'OBIETTIVO DICHIARATO E' QUELLO DI UNA QUALIFICAZIONE IN COPPA DEI RICCONI DA SECONDI, IN MODO DA RE INCONTRARE DI NUOVO LA MEDIATESE PER FARCI SBATTERE FUORI. PERCHE'? PERCHE' CI PIACE COSI' !!

     

     

    L'ira di Galeone contro un interista. Il tecnico dell'Udinese è furibondo: "Tra i nerazzurri c'era un imbecille grande così che non ha smesso di irridere e fare battute sui nostri giocatori" IN QUESTO CASO TOSATTI COSA PREVEDE SOPRA LA STRAFOTTENZA DEI GIOCATORI MILIARDARI?? QUESTO NON E' UN MALCOSTUME COMUNE IN CAMPIONATI SANCITI DA UNA FORTISSIMA SPEREQUAZIONE?? IL MARCIO E' INDIVIDUABILE SOLO NEI TIFOSI??Il monologo nerazzurro non conosce ostacoli: da Udine si torna con la finale di Coppa del Patriota, ipotecando un canale preferenziale alla Coppa Uefa. Il vantaggio già al 7' grazie a una rimessa laterale di Wome che ingenera una macchina di eventi che porteranno un minuto dopo all'ennesimo gol di Solari, giocatore chiuso da Stankovic e da Bernardo Cesar Provenzano. MANCINI: "MORATTI È LA  FINE DELLA STORIA DELL'INTER" . MASSIMO MORATTI DOPO I FATTONI DI MALPENSA

     

    FIGO: "NON CI SARANNO PROBLEMI TRA DI NOI UNA VOLTA CHE SEPPELLIREMO ANDRIANAL IN UN QUALCHE CANALE DI SCOLO DELLA PINETINA..."

    SOLANGE: "ABBIAMO GIOCATO UN BUON CALCIO DURANTE LA MEZZ'ORA DI RISCALDAMENTO."

     

     

     

    Veron voleva svegliare Adriano a sberle DA IL GIORNALE
     
    Nell’intervallo contro il Villarreal, l’argentino (spalleggiato dai connazionali) ha sfiorato la rissa con il deludente brasiliano

     
    Gian Piero Scevola
    nostro inviato a Appiano
    In principio era Ronaldo contro Simeone. Oggi è Veron, ma anche Samuel, Cambiasso, Javier Zanetti, Kily Gonzalez contro Adriano. L'eterna faida tra argentini e brasiliani ritorna dirompente a sconvolgere lo spogliatoio dell'Inter. Quello che è successo martedì sera al termine del primo tempo col Villarreal, ma anche al termine della partita, è l'ennesima dimostrazione di quanto tesi siano i rapporti in casa Inter, un malessere ricorrente e che nessuno,
    da Massimo Moratti a Giacinto Facchetti, men che meno l'allenatore Roberto Mancini, è riuscito ancora a risolvere.
    Una storia infinita di incomprensioni, quella dell'Inter, che nell'infierno amarillo del Madrigal ha scritto l'ennesimo capitolo oscuro. Al quale si aggiungono le contestazioni dei tifosi nerazzurri che, prima all'aeroporto di Villarreal e poi ieri mattina alla Malpensa, hanno “salutato” l'eliminazione dei nerazzurri dalla Champions. E al centro dell'attenzione e delle recriminazioni,
    soprattutto uno: Leite Ribeiro Adriano, l'Imperatore ormai scaduto al ruolo di servo della gleba, visto il trattamento riservatogli dai compagni e dai tifosi. La pallida ombra, la brutta copia del giocatore che aveva trascinato il Brasile a conquistare la Coppa America nel 2004 e la Confederations Cup l'anno successivo e che aveva risvegliato i sopiti ardori del popolo nerazzurro. I compagni ne hanno fatto il capro espiatorio, il responsabile principale della sconfitta (e intanto l'Inter ha perso quasi 10 milioni tra incassi e diritti tv).
    MILANO - LA SENTENZA DEFINITIVA DI TOSATTI: L'INTER E LA SOLITA MERDATA. PASSA LA MEDIATESE, STRANAMENTE DEFINITA VILLAREALE DI MONZA...Ancora una volta la squadra di Mancini mancava l’appuntamento: eppure aveva un avversario tenace, di buon livello ma decisamente più abbordabile di quelli capitati alle altre italiane. La vittoria dell’andata le concedeva un non piccolo vantaggio: impensabile che non ne approfittasse per chiudere la vicenda. Bastava un pareggio, bastava segnare un gol nella tana del Villarreal. E invece un’Inter ansimante, non riusciva praticamente ad impegnare il portiere spagnolo, veniva messa alle corde, lasciava a Riquelme e compagni corner ed occasioni, costringeva Toldo a svariati salvataggi, si faceva infilare da un terzino in modo suicida. Punizione, colpo di testa in piena libertà. Impalpabile l’apporto delle punte: Martins dava un po’ di sprint quando prendeva il posto di un Recoba nullo. Male anche Figo, non in condizioni idonee. Ora all’Inter resta, di tante speranze, solo il secondo posto in campionato.

    Esclusivo per interisti.org channel: hai perso il pareggio di Lecce-Milan perché non hai il digitale? Rivedi le immagini sul nostro canale tematico.

     

     

    LA MORALE DEL VENTUNESIMO SECOLO: INSULTARE UN NERO E' UNA COLPA A PRESCINDERE, SFRUTTARE UN GIALLO E' UNA FIGATA - E' tempo che la Nazionale Cantanti trovi spazio in Serie A: se proprio bisogna buttare nel cesso tempo e soldi, allora Bracco di Graci è meglio di Muslimovic. Antonio Giraudo sostiene che abbiamo gli stadi più obsoleti d'Europa? Ha ragione: per assistere a spettacoli come Inter-Messina, gli spalti necessitano di un gruppo di massaggiatrici e centocelle pronti a esibirsi in spogliarelli e carezze per tifosi e tifose. Però siccome è vietato parlare di come "i grandi manager" hanno ridotto "il campionato più bello del mondo", ecco che la scena è presa dai grandi temi: allo stadio non si sa come passare il tempo e per ingannare la noia cominciamo a insultarci, col risultato di farci strumentalizzare tutti quanti. In compenso, è difficile dire se sia peggio il torneo a 20 squadre o il film sponsorizzato dalla Pirelli sulla maglia nerazzurra, in cui Supercar viene posseduta dal diavolo e cerca senza un perché di asfaltare John Malkovich. Nella foto, cartoline da questo secolo: "Hey, non mi fare incazzare: cuci bene la maglia, che questa sera devo andare in tv a parlare dei bambini oppressi".

     

    MILANO -Dalla santificazione alla riesumazione di Recoba passa la lazio, battuta dopo 500 anni, dai tempi di Carlo V...Stranamente l'uruguagio percorre all'indietro la via del Paradiso: che sia l'odore dei soldi morattiani a regredire la crescita divinatoria del CINO, che nell'occasione indossava una maglia con relativa scritta ideogrammatica?? IL COMMENTO DEGLI INTERISIT .ORG, LA VOCE UFFICIALE DELL'OPPOSIZIONE NERO AZZURRA -[FOTO Domenica, 19 Marzo 2006 16:58:55]
    Matthaeus lascia il Paranaense: tedeschi che abbandonano il Sudamerica senza le insistenze del centro Wiesenthal.POMERIGGIO DI STELLE: TUTTI A SAN SIRO PER LA FESTA DI CES - Un addio al calcio in grande stile, come si conviene ad giocatore della sua caratura. Aparecido Cesar saluta compagni e tifosi nel modo più bello, radunando al Meazza, nel suo stadio, oltre 40.000 spettatori e una parata di stelle da far invidia ad un all star: Behrami, Siviglia, Zauri, Dabo, Oddo, Wome. E Figo, Recoba, Veron, Adriano, Toldo. Non manca davvero nessuno, ma non avrebbe potuto essere altrimenti, perché "Ces" all'Inter ha lasciato solo amici, uomini con cui condividere gioie e dolori, prima che compagni di tante, tantissime vittorie. A San Siro va in scena una festa delle emozioni, una lunga standing ovation per celebrare un pezzo di storia del football. E lui, "Ces", risponde da campione qual è sempre stato, giocando una bella partita per ringraziare quel pubblico che lo ha adottato come un figlio nei giorni difficili del suo arrivo a Milano, amato come una cugina porca durante i primi anni entusiasmanti, e accudito come un vecchio rimbambito in finale di carriera. E' anche la festa di Milly Moratti, che ha voluto questa giornata, in accidentale coincidenza con le prossime elezioni cittadine: la presidenta sorride e saluta con la mano. I compagni di "Ces" sfoderano una prestazione commovente, con un Recoba da leggenda: la partita finisce 3-1 ma il risultato non conta. Nella foto, addio grande campione. IL COMMENTO DALLA BULGARIA -  L'Inter ha vinto 3-1 la contro la Lazio in una gara valida per la 30^ giornata di Serie A TIM. I nerazzurri nelle fasi iniziali partono con il piede giusto e chiudono la Lazio nella propria metà campo, anche se non riescono a creare troppi problemi a Peruzzi. Gran possesso palla per l'Inter che fa la partita e che, al 36', meritatamente passa in vantaggio: Recoba pesca Figo in area sulla destra, controllo a seguire del portoghese con il destro, il tiro di controbalzo sinistro finisce alle spalle di Peruzzi. Allo scadere (45') bella parata di Francesco Toldo su una conclusione ravvicinata di Pandev nell'area nerazzurra.
    La ripresa si apre nel migliore dei modi per l'Inter (1'):
    Recoba approfitta di un retropassaggio sbagliato di Oddo, il Chino tocca il pallone di testa con Peruzzi in uscita e la palla è in rete. L'Inter crea in pochi minuti una serie incredibile di occasioni da rete sventate dalla bravura di Peruzzi, però al 9' sono i biancocelesti ad accorciare le distanze: cross di Zauri dalla sinistra deviato da Recoba, Pandev è solo nell'area piccola e batte Toldo. L'Inter riprende subito in mano la partita, il terzo gol nerazzurro arriva al 27': Veron serve Recoba sul filo del fuorigioco, il Chino entra in area e beffa Peruzzi in uscita con un preciso diagonale.
    Il prossimo impegno dei nerazzurri sarà mercoledì 22 marzo contro l'Udinese nella gara di andata delle semifinali di
    Tim Cup in programma alle ore 21 allo nstadio "Giuseppe Meazza".

    INTER-LAZIO 3-1

    Marcatori: 36' pt
    Figo , 1' st e 27' st Recoba, 9' st Pandev

    INTER: 1 Toldo; 4 J. Zanetti , 2 Cordoba, 23 Materazzi, 33 Wome; 7 Figo (26' st 18 Kily González), 14 Veron, 19 Cambiasso, 31 Cesar; 10 Adriano (39' st 9 Cruz), 20 Recoba (33' st 8 Pizarro)
    Panchina: 12 Julio Cesar, 25 Samuel, 6 C.Zanetti, 30 Martins
    All.: Roberto Mancini

    LAZIO: 1 Peruzzi; 22 Oddo, 13 Siviglia, 25 Cribari, 8 Zauri; 85 Behrami, 6 Dabo, 20 Liverani, 11 Mauri; 19 Pandev (32' st 17 Tare, 40' st 10 Bonanni), 18 Rocchi
    Panchina: 32 Ballotta, 5 Piccolo, 7 Belleri, 26 Mudingaye, 68 Manfredini
    All.: Delio Rossi
    Arbitro: Tiziano Pieri (Lucca)

    Ammoniti: Cribari,
    Cesar, Recoba

     

     

     

     

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     Milano,Anno TRE

       


     
     
           
     
     
       
           

         
           
           
           
    Info varie:
     
    Da definire