Chi ha causato la crisi? Le banche. Chi guadagna dalla crisi? Le banche.
Unicredit e Banca Intesa San Paolo hanno fatto delle semestrali
fantastiche. Come avranno mai fatto con tutta questa crisi in giro? Il
correntista che deposita i suoi risparmi sul conto ottiene di interesse
dallo 0,1 allo 0,5% nei casi più fortunati. Se chiede di più, la
risposta è sempre la stessa: "E' colpa dell'Euribor!". Se lo
stesso correntista chiede un prestito il tasso di interesse diventa un
numero a piacere tra l' 8 e il 10%. In questo caso l'Euribor non c'entra
nulla. L'Italia è il Paese dei monopoli, quello bancario è forse il
peggiore!
Due anni vissuti pericolosamente
ma i rischi non sono finiti. GIA' PARTITA LA
STORICIZZAZIONE DEL PERIODO, SUBITO DIMENTICANZA E VOGLIA DI RICOMINCIARE
A DISTRUGGERE. L'OCCASIONE PER UN MONDO MIGLIORE SPRECATA PER SEMPRE.
di FEDERICO RAMPINI
NEW YORK - "Due anni ma non un giorno di più". È quanto sarà durata, con
ogni probabilità, la più grave crisi economica dopo la Grande
Depressione. Intervistati dal Wall Street Journal, la maggioranza degli
economisti americani si dicono certi che la recessione Usa sia finita, e
prevedono un aumento del Pil (+2,4%) nel terzo trimestre. Germania e
Francia ritrovano a sorpresa la crescita positiva (+0,3%) e la Banca
centrale europea usa termini insolitamente ottimisti: "Stabilizzazione,
seguita da parziale ripresa". Il Washington Post però lancia l'allarme
su quello che potrebbe seguire: "Attenti alla ripresa-fantasma. La
vedremo solo nelle statistiche".
America, Europa, Asia, gli ultimi segnali convergono: questo agosto 2009
potrà essere ricordato come il punto di svolta. La fine di un incubo
iniziato esattamente due anni fa. E' l'agosto 2007, il mondo sembra
ancora destinato a un gioioso boom globale, quando arriva il segnale
premonitore. L'origine è negli Stati Uniti, il primo scossone si
registra in Europa. A Parigi la Bnp è costretta a congelare i rimborsi
su alcuni fondi d'investimento perché il loro patrimonio investito in
mutui subprime americani si è volatilizzato. Un incidente di cui la Bce
intuisce la pericolosità: anziché chiudere per ferie l'istituto di
Francoforte passa il Ferragosto 2007 a inondare i mercati di liquidità.
E' un assaggio del ruolo di "pompieri" a cui le banche centrali saranno
chiamate in una drammatica escalation che non ha precedenti storici
(negli anni Trenta il loro ruolo fu più modesto).
Nel settembre 2007 è ancora l'Europa a subire un altro choc con il
fallimento della banca inglese Northern Rock, il panico dei
risparmiatori. Tecnicamente è nel dicembre 2007 che all'economia
americana viene diagnosticato lo stato di recessione, e all'inizio
sembra quasi soft: "Solo centomila posti di lavoro eliminati ogni mese",
ricorda Christina Romer che dirige la squadra di consiglieri economici
di Barack Obama. Nel marzo 2008 fallisce la banca Bear Stearns a Wall
Street, il suo cadavere viene ricollocato nelle braccia di JP Morgan
Chase, con un aiuto pubblico che costa "soltanto" 30 miliardi di dollari
al contribuente: sono spiccioli rispetto a quel che deve ancora
accadere. E' nel settembre 2008 che la crisi smette di essere normale,
si avvita in una spirale folle, mette a repentaglio la stabilità del
capitalismo mondiale. I due giganti dei mutui americani Fannie Mae e
Freddie Mac, travolti dal crollo del mercato immobiliare, vengono
salvati in extremis da un maxifinanziamento statale.
La bancarotta di Lehman Brothers a metà settembre porta il sistema
finanziario globale al collasso. Le banche smettono di avere fiducia le
une nelle altre, congelano ogni sorta di finanziamento, strangolano
anche l'economia reale. E' il momento in cui i governi si accorgono di
aver lasciato crescere una finanza-Frankestein, dei mostri bancari
troppo grossi per essere lasciati fallire. L'America ancora governata da
Bush vara un piano da 700 miliardi di dollari per salvare le banche ed
evitare che Citigroup e Bank of America facciano la fine di Lehman. La
bocciatura di quel piano al Congresso, solo momentanea, fa misurare il
baratro: il terrore dei mercati evoca il 1929. In Europa tremano i
risparmiatori belgi per la crisi di Fortis; va in bancarotta uno Stato
intero, l'Islanda; il rischio-paese fa vacillare la fiducia verso altri
debitori sovrani: dai paesi dell'Est europeo a quelli mediterranei
Italia inclusa. Londra nazionalizza la Bank of Scotland. L'allarme
sociale - a quel punto l'economia americana sta distruggendo 700.000
posti al mese - contribuisce alla vittoria di Obama a novembre. E' il
periodo dei vertici mondiali a ripetizione, G8 e G20 si susseguono,
insieme alle consultazioni febbrili tra le banche centrali. E' la fase
delle misure estreme: il 12 dicembre 2008 la Federal Reserve inaugura il
"tasso d'interesse zero". E' una conferma del rischio-deflazione, ed è
un gesto disperato per arginare i crac bancari. Ma il costo del denaro a
quota zero non basta. Visto che gli istituti di credito sono paralizzati
dalla paura, le banche centrali si mettono a fare il mestiere dei
banchieri privati, iniettano liquidità direttamente nell'economia,
prestano alle imprese. Comprano titoli del Tesoro. 5.500 miliardi di
dollari vengono messi in circolazione in queste terapie d'urto, tra la
fine del 2008 e il marzo 2009. Nel frattempo i due pesi massimi
dell'economia mondiale hanno varato a tempo record due maximanovre di
spesa pubblica: la Cina stanzia 560 miliardi di dollari nel novembre
2008, il Congresso di Washington approva lo "stimolo Obama" da 787
miliardi di dollari nel gennaio 2009. All'inizio quegli interventi
sembrano insufficienti ma gli economisti avvertono: ci vogliono da sei a
nove mesi perché abbiano effetto. Per una volta, sembra ci azzecchino.
L'altroieri la Federal Reserve ha annunciato che a ottobre cesseranno i
suoi finanziamenti eccezionali. Lo storico dell'economia Nial Ferguson
di Harvard fa un bilancio: "Onore al merito. La medaglia d'oro per avere
evitato un'altra Grande Depressione va al banchiere centrale Ben
Bernanke della Fed; la medaglia d'argento alla Cina; il bronzo a Obama
la cui manovra di spesa ha salvato almeno 500.000 posti di lavoro". Come
con il New Deal di Roosevelt negli anni Trenta, il capitalismo è stato
salvato dalla scesa in campo dello Stato, con un dispiegamento
eccezionale di risorse pubbliche. E questa è una delle ragioni per cui,
dopo una crisi eccezionale, anche la ripresa rischia di essere anomala.
Che succederà a ottobre quando la Fed staccherà la "flebo" di liquidità
abbondante che ha inserito nelle arterie dell'economia reale americana?
Chi sostituirà il ruolo dello Stato, per sostenere la
crescita? Non sembrano pronti a
riprendere quella funzione di locomotiva
della crescita i consumatori americani. Proprio ieri si è appreso che le
loro spese a luglio sono scese di nuovo (dello 0,1%) nonostante lo
stimolo della "rottamazione" agli acquisti di automobili.
Si capisce la prudenza delle famiglie americane, che riscoprono
dolorosamente le virtù del risparmio. Tanto più che i deficit pubblici
colossali prima o poi si tradurranno in rigore, austerità, strette
fiscali. Lo spettro della bancarotta nelle finanze locali costringe
molti Stati Usa a seguire l'esempio della California: licenziamenti dei
dipendenti, tagli ai servizi essenziali.
Uno studio dell'economista Kenneth Rogoff
sull'impatto delle passate crisi finanziarie arriva alla conclusione che
la disoccupazione continuerà a salire per almeno altri due anni e mezzo.
Lo conferma un'analisi della Federal Reserve, disponibile sul suo sito
ufficiale: "Ci vorrà un intero decennio per tornare a un livello di
occupazione pre-crisi". E' questa la "ripresa visibile solo nelle
statistiche", ma non nel tenore di vita, che fa paura a Obama. E spiega
la sua prudenza nel commentare l'ultimo dato sul Pil americano, sceso
solo dell'1% nel trimestre aprile-luglio contro il meno 6% dei trimestri
precedenti. Obama ha sottolineato che "la ripresa non è reale finché si
continua a licenziare". Il Wall Street Journal ieri elencava le "dieci
città che muoiono più rapidamente": i grandi centri da Cleveland a
Detroit, decimati dalle ristrutturazioni industriali. C'è chi avverte,
come l'economista Nouriel Roubini, che una ricaduta è ancora possibile.
La probabilità viene stimata al 20%. Anche se dovessimo evitare la
famigerata "doppia v" (cioè il ciclo recessione-ripresina-nuova
recessione a breve distanza), nessuno riesce a credere in una uscita
brillante da questa crisi.
I governi mondiali sono in preda a un'allegria isterica.
Hanno salvato le banche, e quindi sé stessi, e
si sentono in salvo. Tutto come prima. Stimulus per macchine, CO2,
cemento. Per la produzione di beni inutili che alimentano un'economia
priva di senso che distrugge il pianeta. PREVISIONE GRILLIANA
IMMEDIATAMENTE CONFERMATA DAGLI ORGANI INTERCONTINENTALI OMOLOGATI:
Due
anni ma non un giorno di più". È quanto sarà durata, con ogni probabilità,
la più grave crisi economica dopo la Grande Depressione. Intervistati dal
Wall Street Journal,
la maggioranza degli
economisti americani si dicono certi che la recessione Usa sia finita, e
prevedono un aumento del Pil (+2,4%) nel terzo trimestre. Germania e
Francia ritrovano a sorpresa la crescita positiva (+0,3%) e la Banca
centrale europea usa termini insolitamente ottimisti: "Stabilizzazione,
seguita da parziale ripresa". Il Washington Post però lancia l'allarme su
quello che potrebbe seguire: "Attenti alla ripresa-fantasma.
La vedremo solo nelle statistiche".
America, Europa, Asia, gli ultimi segnali convergono: questo agosto 2009
potrà essere ricordato come il punto di svolta. La fine di un incubo
iniziato esattamente due anni fa. E' l'agosto 2007, il mondo sembra ancora
destinato a un gioioso boom globale, quando arriva il segnale premonitore.
L'origine è
negli Stati Uniti, il primo scossone si registra in Europa. A Parigi la
Bnp è costretta a congelare i rimborsi su alcuni fondi d'investimento
perché il loro patrimonio investito in mutui subprime americani si è
volatilizzato. Un incidente di cui la Bce intuisce la pericolosità:
anziché chiudere per ferie l'istituto di Francoforte passa il Ferragosto
2007 a inondare i mercati di liquidità.
E' un assaggio del ruolo di "pompieri" a cui le banche centrali saranno
chiamate in una drammatica escalation che non ha precedenti storici (negli
anni Trenta il loro ruolo fu più modesto).
Nel
settembre 2007 è ancora l'Europa a subire un altro choc con il fallimento
della banca inglese Northern Rock, il panico dei risparmiatori.
Tecnicamente è nel dicembre 2007 che all'economia americana viene
diagnosticato lo stato di recessione, e all'inizio sembra quasi soft:
"Solo centomila posti di lavoro eliminati ogni mese",
ricorda Christina Romer che dirige la squadra di consiglieri economici di
Barack Obama. Nel marzo 2008 fallisce la banca Bear Stearns a Wall Street,
il suo cadavere viene ricollocato nelle braccia di JP Morgan Chase, con un
aiuto pubblico che costa "soltanto" 30 miliardi di dollari al
contribuente: sono spiccioli rispetto a quel che deve ancora accadere. E'
nel settembre 2008 che la crisi smette di essere normale, si avvita in una
spirale folle, mette a repentaglio la stabilità del capitalismo mondiale.
I due giganti dei mutui americani Fannie Mae e Freddie Mac, travolti dal
crollo del mercato immobiliare, vengono salvati in extremis da un
maxifinanziamento statale.
La bancarotta di Lehman Brothers a metà settembre
porta il sistema finanziario globale al collasso. Le banche smettono di
avere fiducia le une nelle altre, congelano ogni sorta di finanziamento,
strangolano anche l'economia reale. E' il momento in cui i governi si
accorgono di aver lasciato crescere una finanza-Frankestein, dei mostri
bancari troppo grossi per essere lasciati fallire. L'America ancora
governata da Bush vara un piano da 700 miliardi di dollari per salvare le
banche ed evitare che Citigroup e Bank of America facciano la fine di
Lehman. La bocciatura di quel piano al Congresso, solo momentanea, fa
misurare il baratro: il terrore dei mercati evoca il 1929. In Europa
tremano i risparmiatori belgi per la crisi di Fortis; va in bancarotta uno
Stato intero, l'Islanda; il rischio-paese fa vacillare la fiducia verso
altri debitori sovrani: dai paesi dell'Est europeo a quelli mediterranei
Italia inclusa. Londra nazionalizza la Bank of Scotland. L'allarme sociale
- a quel punto l'economia americana sta distruggendo 700.000 posti al mese
- contribuisce alla vittoria di Obama a novembre. E'
il periodo dei vertici mondiali a ripetizione, G8 e G20 si susseguono,
insieme alle consultazioni febbrili tra le banche centrali. E' la fase
delle misure estreme: il 12 dicembre 2008 la Federal Reserve inaugura il
"tasso d'interesse zero". E' una conferma del rischio-deflazione, ed è un
gesto disperato per arginare i crac bancari. Ma il costo del denaro a
quota zero non basta. Visto che gli istituti di
credito sono paralizzati dalla paura, le banche centrali si mettono a fare
il mestiere dei banchieri privati, iniettano liquidità direttamente
nell'economia, prestano alle imprese. Comprano titoli del Tesoro. 5.500
miliardi di dollari vengono messi in circolazione in queste terapie
d'urto, tra la fine del 2008 e il marzo 2009. Nel frattempo i due pesi
massimi dell'economia mondiale hanno varato a tempo record due maximanovre
di spesa pubblica: la Cina stanzia 560 miliardi di dollari nel novembre
2008, il Congresso di Washington approva lo "stimolo Obama" da 787
miliardi di dollari nel gennaio 2009. All'inizio
quegli interventi sembrano insufficienti ma gli economisti avvertono: ci
vogliono da sei a nove mesi perché abbiano effetto. Per una volta, sembra
ci azzecchino.
L'altroieri la Federal Reserve ha annunciato che a ottobre cesseranno i
suoi finanziamenti eccezionali. Lo storico dell'economia Nial Ferguson di
Harvard fa un bilancio: "Onore al merito. La medaglia d'oro per avere
evitato un'altra Grande Depressione va al banchiere centrale Ben Bernanke
della Fed; la medaglia d'argento alla Cina; il bronzo a Obama la cui
manovra di spesa ha salvato almeno 500.000 posti di lavoro". Come con il
New Deal di Roosevelt negli anni Trenta, il capitalismo è stato salvato
dalla scesa in campo dello Stato, con un dispiegamento eccezionale di
risorse pubbliche. E questa è una delle ragioni per cui, dopo una crisi
eccezionale, anche la ripresa rischia di essere anomala.
Che succederà a ottobre quando la Fed staccherà la "flebo"
di liquidità abbondante che ha inserito nelle arterie dell'economia reale
americana? Chi sostituirà il ruolo dello Stato, per sostenere la crescita?
Non sembrano pronti a riprendere quella funzione di locomotiva della
crescita i consumatori americani. Proprio ieri si è appreso che le loro
spese a luglio sono scese di nuovo (dello 0,1%) nonostante lo stimolo
della "rottamazione" agli acquisti di automobili.
Si capisce la prudenza delle famiglie americane, che riscoprono
dolorosamente le virtù del risparmio. Tanto più che i deficit pubblici
colossali prima o poi si tradurranno in rigore, austerità, strette
fiscali. Lo spettro della bancarotta nelle finanze locali costringe molti
Stati Usa a seguire l'esempio della California: licenziamenti dei
dipendenti, tagli ai servizi essenziali.
Uno studio dell'economista
Kenneth Rogoff sull'impatto delle passate crisi finanziarie arriva alla
conclusione che la disoccupazione continuerà a salire per almeno altri due
anni e mezzo. Lo conferma un'analisi della Federal Reserve, disponibile
sul suo sito ufficiale: "Ci vorrà un intero decennio per tornare a un
livello di occupazione pre-crisi". E' questa la "ripresa visibile solo
nelle statistiche", ma non nel tenore di vita, che fa paura a Obama. E
spiega la sua prudenza nel commentare l'ultimo dato sul Pil americano,
sceso solo dell'1% nel trimestre aprile-luglio contro il meno 6% dei
trimestri precedenti. Obama ha sottolineato che "la ripresa non è reale
finché si continua a licenziare". Il Wall Street Journal ieri elencava le
"dieci città che muoiono più rapidamente": i grandi centri da Cleveland a
Detroit, decimati dalle ristrutturazioni industriali. C'è chi avverte,
come l'economista Nouriel Roubini, che una ricaduta è ancora possibile. La
probabilità viene stimata al 20%. Anche se dovessimo evitare la famigerata
"doppia v" (cioè il ciclo recessione-ripresina-nuova recessione a breve
distanza), nessuno riesce a credere in una uscita brillante da questa
crisi.
L'Inps: la cassa
integrazione ordinaria è cresciuta del 925% rispetto allo stesso mese del
2008. Eppure per il CORSER è tutto regolare perchè i fondi strutturali per
la "difesa" dei nuovi lavori ( I FAMOSI 9 MILIARDI DELLE REGIONI) NON sono
stati intaccati- evidentemente perchè NON NE HANNO DIRITTO COME SUCCEDE
SPESSO IN ITALIA- altresì il FONDO CIGO consta di 24 miliardi di euro a
fronte di 1,5 miliardi spesi.....
ROMA - A marzo la cassa integrazione ordinaria è
cresciuta del 925% rispetto allo stesso mese del 2008. Lo comunica l'Inps
spiegando che nel primo trimestre 2009 l'aumento è stato del 589% rispetto
ai primi tre mesi dello scorso anno.
«INCREMENTO ECCEZIONALE» - Il
ricorso delle aziende alla cassa integrazione, tenendo conto sia di quella
ordinaria che di quella straordinaria è cresciuto a marzo del 292%
rispetto a un anno prima mentre nel trimestre è aumentato del 184%
rispetto ai primi tre mesi del 2008. La cassa straordinaria, sottolinea
ancora l'Inps, è cresciuta con «un ritmo compatibile con le dinamiche
degli anni recenti», mentre l'ordinaria ha avuto un «incremento
eccezionale». Le ore autorizzate di cassa integrazione ordinaria a marzo
sono state 78,8 milioni mentre quelle di cassa straordinaria sono state di
39,7 milioni.AI SETTORI CON I MAGGIORI INCREMENTI - Nella gestione
ordinaria i settori con i maggiori incrementi rispetto a marzo 2008 sono
stati il comparto meccanico (+1262%), il metallurgico (+7004%), il chimico
(+1345%) e il legno (+1728%).
L'Antitrust multa Barclays Bank
per pratiche scorrette sui mutui
Un
milione l'ammontare complessivo della sanzione
La babca "si riserva di analizzare le motivazioni per valutare eventuali
azioni"
ROMA - L'Antitrust torna a sanzionare una banca per
pratiche commerciali scorrette in materia di mutui. Dopo la
sanzione di 10 milioni complessivi
inflitta nell'agosto dell'anno scorso a 23 banche (e
annullata in febbraio dal Tar), oggi l'Authority
ha multato Barclays Bank per complessivi 1.015.000 euro In particolare, si
legge nel Bollettino dell'Antitrust, le condotte contestate e sanzionate
sono tre: ostacoli o costi per la portabilità attiva; ostacoli o costi per
la portabilità passiva; assistenza alla clientela tramite customer care
con numeri telefonici a tariffazione elevata. Un portavoce della banca
replica che "Barclays si riserva di analizzare attentamente le motivazioni
per valutare eventuali azioni da intraprendere".
Per l'Autorità la banca ha innanzitutto impedito o reso parzialmente
oneroso per i consumatori la portabilità attiva. La banca, nell'offrire
alla clientela il prodotto mutuo di surrogazione, ha addebitato in parte
al consumatore i costi notarili, contravvenendo alle norme in materia di
portabilità gratuita dei mutui, prevista dal dettato normativo. In altre
occasioni la banca ha negato la portabilità ma ha offerto la soluzione più
costosa della sostituzione del mutuo. La sanzione per questa pratica
scorretta è di 335 mila euro. In base agli accertamenti istruttori
condotti dall'Autorità, Barclays Bank ha anche adottato comportamenti tesi
a ostacolare o rendere più oneroso per i propri clienti il trasferimento
ad altri istituti bancari dei mutui da essa concessi. Tra le condotte
contestate l'omissione o il ritardo della banca nel fornire riscontro alle
richieste dei consumatori, facendo così modo che il perfezionamento
dell'accordo sia intervenuto anche dopo 7 o 8 mesi dall'avvio della prima
raccomandata. La sanzione per questa pratica scorretta è di 410.000 euro.
L'Autorità ha infine giudicato scorretta l'assenza di un'adeguata rete di
assistenza ai consumatori che intendano ottenere informazioni sul
contratto di finanziamento o esercitare altri diritti contrattuali,
prevedendo come unica forma di comunicazione tra i mutuatari e la banca il
numero telefonico a tariffazione elevata del Customer Care 899.899.039, e
imponendo così alla clientela un onere economico aggiuntivo, che si è
risolto nella frapposizione di un ostacolo all'esercizio di facoltà
previste dal contratto.
Dagli atti, infatti, è emersa l'impossibilità per i consumatori di
ottenere un riscontro dalla banca, o di ottenerlo in tempi accettabili,
attraverso l'utilizzo degli strumenti alternativi al Customer Care
indicati dal professionista e ciò anche quando si trattava di esercitare
diritti contrattuali. La sanzione per questa pratica scorretta è di
270.000 euro.
Secondo l'Autorità, le tre pratiche di comportamento accertate sono in
contrasto con il dovere di diligenza professionale previsto dal Codice del
Consumo. Si tratta "di pratiche idonee a falsare in misura apprezzabile le
scelte economiche dei consumatori, in quanto attengono ad aspetti
essenziali o a informazioni relative ai servizi offerti, impedendo
l'adozione di una decisione economica consapevole o l'esercizio di diritti
contrattualmente previsti". L'istruttoria era stata avviata alla luce di
numerose segnalazione, ricevute anche tramite il Call Center
dell'Autorità.
Borse europee ko IN PICCHIATA TOTALE, Wall Street scivola
Trichet: la situazione è peggiorata
Ue: cala la fiducia nell'economia di imprese e consumatori, in Italia
la flessione più marcata
(Afp)
BRUXELLES - A marzo la fiducia nell'economia continua a deteriorarsi
nell'Eurozona, con l'Italia che registra il calo più accentuato trai
grandi Paesi. L'Economic Sentiment Indicator (Eic) è calato di 0,7 punti a
quota 64,6, mentre nella Ue a 27 è sceso di 0,6 punti a 60,3. Si tratta
dei livelli più bassi mai raggiunti dall'indice, ma il decremento è
comunque minore rispetto a quelli registrati nei mesi scorsi. Nei
dettagli, a pesare sul dato è il calo di due punti, sia nell'Eurozona
(ovvero nei Paesi che adottano la moneta unica) che nella Ue, della
fiducia dei settori dell'industria e dei servizi. La fiducia dei
consumatori resta invece stabile a nella Ue mentre cala di un punto,
scendendo a -34, nell'eurozona. Tra i paesi europei, l'Eic manifesta il
calo maggiore in Italia (-4,5 punti), mentre si registrano declini più
contenuti in Francia (-1), Polonia (-1), Germania (-0,8) e Gran Bretagna
(-0,4). Fiducia in ripresa in Spagna (+0,8 punti) e Olanda (+1,3).
TRICHET
- «La situazione è peggiorata»: ha successivamente detto il presidente
della Bce, Jean Claude Trichet, sottolineando come «ci si attende una
domanda molto debole per tutto il 2009 con una ripresa graduale nel 2010.
Ma le previsioni sono incerte», ha aggiunto intervenendo davanti alla
Commissione affari economici e monetari del Parlamento europeo. Ci
aspettiamo un tasso di inflazione ben al di sotto del 2% per quest'anno e
per il 2010»: ha detto ancora Trichet, pur parlando di «un alto grado di
incertezza» su ogni tipo di previsione.
Per il presidente della Banca centrale europea inoltre «l’adozione
dell’euro non potrà mai essere il sostituto della necessità di
aggiustamenti di politiche nazionali». E’ quanto ha spiegato nel corso di
un’audizione al Parlamento europeo spiegando che «è importante tenere a
mente che l’adozione prematura dell’euro può rendere più difficile ad un
Paese far fronte alle difficoltà che ha davanti».BORSE EUROPEE - E la
situazione negativa dell'economia mondiale ha prodotto un avvio di
settimana ancora in rosso per le principali borse europee, sulla scia
anche del calo registrato in Asia e con la prospettiva (poi rivelatasi
vera) di un avvio deludente anche per Wall Street. A Milano il Mibtel cede
il 4,78%, e lo S&P Mib addirittura il 5,86%, mentre Parigi cede il 3,75%,
Francoforte il 4,31% e Londra il 2,89%. Sotto pressione i bancari e gli
assicurativi, ma anche le materie prime e l'auto dopo le condizioni poste
dall'amministrazione Usa ai costruttori per ottenere ulteriori aiuti di
stato. In particolare a Londra tracollo per i finanziari con Lloyds
Banking (-12,4%), Barclays (-11,5%), Aviva (-11,1%) e Rbs (-10,1%) e le
materie prime con Xstrata (-8%) e Anglo American (-7,8%). A Francoforte
vendite molto pesanti sui bancari con Commerzbank (-11,8%), Deutsche Bank
(-9,7%) e Deutsche Postbank (-7,7%) e sui titoli auto con Daimler (-8,2%)
e Bmw (-7%). In controtendenza Hypo Re (+32,4%). A Parigi male Credit
Agricole (-10,7%) e Bnp Paribas (-9%) fra i bancari, Renault (-9,5%) e
Peugeot (-7,6%) dopo il licenziamento dell'amministratore delegato
Christian Streiff.AUTO - Le borse europee scivolano dunque anche per i
timori suscitati dalle indicazioni dell'amministrazione Usa sulla
necessità di maggiori aiuti statali per alcune banche (lo ha detto del
segretario al Tesoro Timothy Geithner al canale televisivo Abc) e sulla
richiesta di ristrutturazioni più incisive per
i colossi dell'auto Gm e Chrysler in cambio dell'intervento governativo.
Riguardo alla prima il presidente Barack Obama ha chiesto, e ottenuto, la
testa del numero uno Richard Wagoner, alla seconda di completare
l'alleanza con Fiat entro 30 giorni. Il titolo della casa automobilistica
torinese è anch'esso in forte flessione (-8,35%). TISCALI - Intanto il
titolo Tiscali sta facendo segnare un calo del 12%. Il gruppo sardo ha
comunicato nel weekend di aver chiuso il 2008 con una perdita netta di
242,7 milioni, in peggioramento rispetto alla perdita netta di 65,3
milioni del 2007. Al 31 dicembre 2008, Tiscali conta su disponibilità
liquide complessive per 24,2 milioni, a fronte di una posizione
finanziaria netta alla stessa data negativa per 601,1 milioni.WALL STREET
- Anche la borsa di New York apre in netto calo dopo la bocciatura, da
parte della task force dell'auto di Obama, dei piani presentati da
Chrysler e General Motors. Nelle prossime ore il presidente degli Stati
Uniti presenterà il suo piano per il settore dell'auto. Il Dow Jones perde
il 2,5% a 7581,52 punti, il Nasdaq cede il 2,27% a 1510,05 punti, mentre
lo S&P 500 arretra del 2,57% a 794,95 punti. Il titolo Gm cede oltre il
25%.
TOKYO - Ma la giornata delle Borse mondiali ha avuto un avvio negativo
anche grazie alla Borsa di Tokyo che ha chiuso gli scambi in territorio
fortemente negativo: ribasso del 4,53% maturato nell'ultima parte delle
contrattazioni. L'indice Nikkei scende a 8.236,08 punti, 390,89 in meno
della chiusura di venerdì, scontando lo stop dell'amministrazione Obama ai
piani presentati da General Motors e Chrysler, che alimenta i timori di
bancarotta
IL CINEMA E' LA PROFESSIONE
DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO ITALIOTA. LA RAPPRESENTANTE ELITARIA
DELL'ORGANISMO CHE RADUNA IL FIOR FIORE DEL CETO PRODUTTIVO ITALIOTA,
SECCATA DELL'ATTEGGIAMENTO DA ATTORE DEL PRESIDENTE, HA SBOTTATO:"BASTA
CON GLI SPOT, VOGLIAMO I SOLDI CAZZO!!!" ALLARMATO DALLA PESSIMA
SCENEGGIATURA, IL PRESIDENTE SI E' SUBITO AFFANNATO NEL RASSICURARE LA
REGINA DEGLI INDUSTRIALOTTI. DOPODICHE' LA STESSA REGINA SE NE ESCE CON UN
BELLO SPOT PUBBLICITARIO....NEL FRATTEMPO LA CINA CAPITAL-COMUNISTA
MINACCIA GLI USA.
"C'era
una volta l'esuberante capitale americano.
Oggi la Cina presta agli Stati Uniti 700 miliardi di dollari della sua
riserva formata con il surplus commericale( La stessa cifra usata dal
governo americano per tenere a galla i rifiuti tossico nocivi delle
banche...). Gli americani possono comprare cinese, indebitandosi,
proprio perché i cinesi comprano americano. Ma i primi comprano merci, i
secondi buoni del tesoro, cioè dei "pagherò" di carta il cui valore
poggia soltanto sulla "parola" di Washington.
I primi mangiano e consumano, i secondi si
ammazzano di lavoro.
Gli uni sono complementari agli altri. La crisi
ridimensiona questo abbraccio mortale: 27 milioni di operai cinesi sono
già tornati alla campagna, visto che nei distretti industriali c'è meno
lavoro. E il governo di Pechino ha avvertito: se gli USA non risanano
l'economia, la Cina non impiegherà più le sue riserve in bond
americani,NEI PAGHERO', ma nello sviluppo interno e nell'acquisto di
terreni agricoli e siti minerari all'estero.(Ad esempio nel SUDAN,da
tempo "colonia" cinese per le sue risorse, così come il MADAGASCAR è
divenuto colonia agricola della COREA...) E' una minaccia inaudita,
quasi una dichiarazione di guerra."Per gli USA i problemi non finiscono
quì. Il loro ruolo di centro del mondo vacilla ed ecco che, allevati nel
mito della libera opportunità individuale, gli americani incominciano a
sentirsi prigionieri dello Stato. Una parte di America si sente
colonizzata dall'altra parte. Per adesso fioriscono forme di ribellione
minoritarie anarco-naziste, ma Dennis Blair, nuovo direttore
dell'intelligence nazionale di Washington, ha detto che il crollo
dell'economia è una forte minaccia alla sicurezza nazionale. Il suo
evolversi potrebbe riportare all'"estremismo violento" degli anni
'20 e sarebbe "il più grave in decenni, se non in secoli". Dato
che gli americani hanno negli armadi 280 milioni di armi portatili, e
400.000 di loro sono organizzati in gruppi eversivi armati, tale paura
non è certo priva di fondamento. C'è comunque l'altra parte del ferro di
cavallo:Gli
Stati Uniti sono all'avanguardia in tutto, anche nel rifiuto di sé
stessi: i downshifters sono uomini e donne che scelgono di spendere,
lavorare e guadagnare di meno, vivendo in modo più umano. Si tratta di
uno stile di vita che senza troppe teorizzazioni mette in discussione
nella pratica il consumismo esasperato. Il loro motto è: "ogni cosa che
possiedi finisce per possederti". Sono ormai milioni e sembra che stiano
aumentando. Il vero problema è che
economisti e governi sembra non
riescano a comprendere la natura della crisi e non sanno più che pesci
pigliare. Hanno le idee chiare solo sulle sue ricadute in termini di
ordine pubblico. Francia e Grecia insegnano. Di qui i vari progetti di
"controllo totale", che si vorrebbe ottenere installando ovunque
telecamere e sistemi di video-sorveglianza, magari collegati a una
centrale unica di monitoraggio, con nodi sparsi in tutto il territorio.
Tecnologie biometriche permetterebbero il riconoscimento di chiunque,
previa schedatura, s'intende. L'Unione romana degli Industriali ha
fiutato il business e parteciperà al progetto con 600 milioni di
euro(come per magia i soldi saltano fuori sempre....).Tecnologie
biometriche per il controllo totale della popolazione a scapito
dell'espansione militare però, qualcosa bisogna sacrificarla. Tutto
sommato per i paesi che hanno subito 6-7 anni di occupazione la crisi
sembra un tocca sana:il segretario della Difesa statunitense, Robert
Gates, ha bruscamente ridimensionato gli obiettivi della missione
occidentale in Afghanistan. Non può trattarsi più "di creare un
qualche Valhalla asiatico", giacché per "ricostruire" il
paese nessuno al mondo ha abbastanza soldi, specialmente di questi
tempi. È dunque tempo di concentrare tutti gli sforzi sulla guerra vera
e propria, e perciò il distruttore-pacifista Obama è subentrato al
costruttore-guerrafondaio Bush rinforzando di dodicimila unità il
contingente a stelle e strisce. L'Afghanistan non sarà dunque la immensa
stanza d'oro dove i guerrieri erano accompagnati dalle Valkirie al
cospetto di Odino, ma il solito luogo da sporca guerra,nemmeno una
passeggiata quindi tutto sommato. Ci domandiamo infatti come si possa
controllare un paese totalmente montuoso di 700.000 kmq con un Corpo
d'Armata... L'occupazione del territorio da una parte.
L'organizzazione statale dell'economia, del
lavoro e della vita degli uomini tipica del fascismo dall'altra. Che ha
perso la guerra ma ha vinto la politica, come ormai ammettono persino
alcuni democratici. Quindi: nazionalizzazioni dirette o indirette,
riduzione dello sciopero a manifestazione virtuale, prefetti nelle
banche, sensori elettronici ovunque, ronde popolari, incremento delle
pene per reati contro lo Stato, denuncia degli immigrati irregolari
malati, poteri prefettizi ai sindaci per questioni di ordine pubblico,
repressione dei social-network che inneggino all'eversione e alla
violenza, ecc. ecc. La vera democrazia moderna è questa, baby,
l'altra, quella degli illuministi, te l'hanno solo data a bere.
Nel capitalismo tutto è merce, anche ciò che ai suoi albori non sembrava
vendibile, come il cosiddetto "prodotto dell'intelletto", oggi la merce
più fetente di tutte. Persino Il Sole 24 Ore annota che la
"proprietà intellettuale" compare molto tardi. Naturalmente per il
quotidiano della Confindustria "la bellezza del capitalismo è che
tutto può diventare proprietà"; ed è proprio questa che ci stiamo
"godendo" in pieno. Un momento, però: il capitalismo ultra-socializzato
d'oggi nega materialmente la "proprietà" proprio nel momento in cui
ideologicamente la esalta; ha ridotto il capitalista a un tagliatore di
cedole azionarie demandando le sue funzioni a impiegati di lusso e
soprattutto allo Stato. In un mondo che vede fluttuare un milione di
miliardi di dollari virtuali in confronto a un valore prodotto che è
venti volte meno, il Capitale è "di tutti" cioè "di nessuno".
Figuriamoci la proprietà intellettuale, che milioni di ragazzi sfottono
già allegramente. Non esiste la proprietà intellettuale e non esiste la
proprietà del corpo:il
corpo è della specie, e società antiche, non ancora corrotte dalla
proprietà, riuscivano benissimo a mettersi in armonia con la natura. Non
mettevano i corpi in vendita sul mercato della politica, non avevano il
concetto di prezzo né tantomeno quello (infame) di proprietà.
Grillo: «Questo governo è illegale»
Il comico lancia a Firenze le liste
civiche a lui ispirate che parteciperanno alle prossime amministrative
Beppe Grillo durante la presentazione delle sue liste civiche a
Firenze (Ansa)
FIRENZE - «Questo esecutivo è un governo illegale,
incostituzionale, eletto senza voti di preferenza. Fatto di nani,
ballerine, puttanieri e ruffiani». Lo ha detto Beppe Grillo durante la
convention delle liste civiche a lui ispirate in corso in un teatro
fiorentino. Riferendosi ai partiti l' attore e comico genovese ha
sottolineato: «Se ne sono andati, forse non ci sono mai stati, non si sa
cosa siano. C' è il Pdl, il Pd senza la "elle"... Sono tutti finiti».
Durante il suo intervento Grillo ha parlato anche della crisi economica:
«Dobbiamo preparaci ad una miseria a cui non siamo assolutamente abituati,
ma che ci farà molto bene perché toglierà di mezzo tutti i bisogni
inutili. È una grande opportunità».
TRAVAGLIO E LA COSTITUZIONE - All'incontro ha preso
parte anche Marco Travaglio che ha sottolineato come in Italia sia
necessario «ripartire dalla Costituzione», che «non è un ferrovecchio, ma
una grande bandiera da sventolare, un testo che ci invidiano». Per
Travaglio i «grillini» che saranno eletti nei consigli comunali dovranno
«studiare molto la Costituzione e leggere le delibere, studiarne i
dettagli e trovare notizie utili per la Corte dei Conti, se c’è sperpero
di denaro pubblico, o la magistratura ordinaria, se ci sono invece
sconfinamenti nel penale; e spesso ce ne sono». Si dovrà invece «evitare
che le liste civiche ripresentino i vizi dei partiti - ha ammonito - se
non fanno da trait d’union fra i cittadini e la politica è inutile farle,
perché sarebbe l’ennesima replica della Casta».
LA CRISI NON ESISTE E
NON E' MAI ESISTITA
Qualcuno bussa alla porta. Tu apri e tutto
cambia. Il licenziamento è arrivato anche per te. Non fai
più parte degli
Schiavi Moderni tenuti in vita da uno
stipendio miserabile. E neppure dei candidati alle
Morti Bianche che però ha un lavoro. Ora
sei un Morto di Fame. Hai diritto alla social card. Uno
dei due, forse tre, nuovi milioni di disoccupati del 2009.
Il momento del distacco, dell'uscita dalla fabbrica o dall'azienda è uno
stato di trance. Il cervello galleggia, tutto è in discussione. Chi l'ha
vissuto o lo vive sa che è come un piccolo infarto. Ti
senti perso nel nulla e non sai cosa fare. Il giorno prima i cancelli
della fabbrica erano aperti e parlavi con i tuoi compagni di politica o di
calcio. L'azienda poi chiude, senza un perchè, senza avvisare nessuno. Ti
trovi alle 6 del mattino di fronte ai cancelli con i tuoi
colleghi e con i celerini. Poca conversazione, molte manganellate.
Se sei precario non hai protezioni. Se sei dipendente hai
la cassa integrazione per qualche mese. Sei fuori dal sistema
e questo lo capisci solo adesso. La disoccupazione è contagiosa. Se chiude
una società, spesso chiudono anche i suoi fornitori. Se i disoccupati in
un una zona aumentano, in quella zona chiudono negozi e supermercati.
Il disoccupato, il Morto di Fame moderno, è un
virus. Abita in un Paese governato dall'uomo più ricco, dai
parlamentari più numerosi e più pagati, dalle pensioni a senatori e
deputati dopo due anni e mezzo. In città è circondato da Suv, da
evasori fiscali che frodano 250 miliardi di euro all'anno allo
Stato, da dipendenti della criminalità organizzata, la
prima azienda del Paese per fatturato. Lui non è un politico, un evasore,
un criminale, per questo è disoccupato. E' vissuto in un mondo a parte in
cui la parola onestà aveva un significato.
Vedo persone dignitose chiedere la carità nelle stazioni
o premere le gettoniere dei telefoni nelle metropolitane.
Una signora mi ha chiesto qualche euro,
non mi ha riconosciuto, non sapeva di parlare con un genovese, belin. Mi
ha detto che aveva fame. Non era extracomunitaria, clandestina, zingara,
era italiana e senza un lavoro. Era una nuova Morta di Fame.
Il blog riceve ogni giorno storie di nuovi Morti di Fame,
su come sono stati licenziati. Ho deciso di raccogliere le testimonianze
in un libro che pubblicherò in formato digitale scaricabile gratuitamente
dal blog. Raccontate le vostre storie e lucidate i vostri zoccoli.
Loro non si arrenderanno mai (ma gli conviene?). Noi neppure
Nel 1987 un
referendum sanciva l'uscita dell'Italia dal gruppo di paesi
produttori di energia nucleare:
attraverso l'abolizione di tre articoli di legge, noi, Popolo italiano,
sentenziavamo il rifiuto alla presenza di centrali nucleari sul territorio
nazionale. Oggi torniamo sui nostri passi:
Silvio Berlusconi e Nicolas Sarkozy
hanno siglato un'intesa che prevede la cooperazione tra Francia e Italia
sulla produzione di energia nucleare,SENZA CURARSI DI QUELLO CHE PENSA LA
POPOLAZIONE IN RELAZIONE A QUESTO BALZO ALL’INDIETRO,VERSO IL GIURASSICO
TECNOLOGICO. Il vertice italo-francese a Villa Madama, in cui si è parlato
anche di Tav, di Afghanistan, di Libano e, naturalmente, della crisi
finanziaria, inaugura così la vecchia-nuova stagione energetica italiana:
verranno costruite, da una joint-venture Enel-Edf,
quattro centrali nucleari di terza
generazione, la prima delle quali sarà accesa nel
2020. Insieme avranno una potenza di
6400 Mw, vale a dire il 25 per cento dei consumi di energia nel nostro
Paese. (percentuali tutte estremamente aleatorie:nel 2020 le centrali di
terza generazione saranno CERTAMENTE già obsolete. I costi stratosferici
di gestione per cadaveri tecnologici andranno ad inficiare pesantemente
quel cazzo di 25% che si sono inventato come consumo. OGGI L’ITALIA DALLA
FRANCIA IMPORTA ENERGIA PRODOTTA DALL’ATOMO DI NOTTE AD 1/3 DEL COSTO PER
CONVOGLIARLA NELLE POMPE IDROVORE DEI LAGHI DEL NORD ITALIA PER SPINGERE A
1000 METRI D’ALTEZZA L’ACQUA PER POI FARLA RICADERE ED AZIONARE LE DINAMO
PER PRODURRE ENERGIA ELETTRICA DIURNA FACENDOLA PAGARE AGLI UTENTI IL
TRIPLO DI QUELLO CHE COSTA, ECCO A COSA SERVE IL NUCLEARE DI MERDA CHE
VOGLIONO….La scelta dei siti che le ospiteranno ed il quadro normativo di
riferimento sono rinviati all'approvazione del ddl del ministro dello
Sviluppo Economico, Claudio Scajola, ormai a tre quarti del proprio iter
parlamentare. Con esso, tra l'altro, verrà istituita l'Agenzia
per la sicurezza nucleare e ad essa spetteranno tutti i poteri sui
progetti, limitando al minimo le capacità d'intervento degli enti locali
nei territori coinvolti. L'accordo firmato da Berlusconi e Sarkozy
prevede, inoltre, lo sviluppo della cooperazione industriale tra le
imprese della filiera nucleare dei due Paesi, "in particolare tramite la
realizzazione di partenariati strategici industriali tra imprese italiane
e francesi competenti per l'ingegneria e la realizzazione di ogni tipo di
apparecchiature per le centrali elettronucleari". Inoltre, prevede "partenariati
in materia di ricerca e di sviluppo tecnologico, in particolare tra
gli organismi pubblici Enea e il suo omologo francese Cea, compresi i
progetti definiti come reattori di quarta generazione e i reattori di
ricerca". Infine il protocollo fissa la "volontà di eliminare gli ostacoli
che possono limitare la cooperazione bilaterali nel campo industriale e
commerciale". La politica del nucleare rispolverata dal governo Berlusconi
appare in PESANTE controtendenza rispetto agli altri paesi occidentli
(Obama sta perseguendo la strada delle
energie verdi, la Germania e i Paesi scandinavi stanno passando
alle fonti rinnovabili e a localizzazioni degli impianti energetici) e
contraria agli impegni assunti con l'UE.
Le politiche europee prevedono il
piano "20-20-20", secondo cui gli
Stati aderenti prendono l'impegno di produrre il 20% del proprio
fabbisogno energetico mediante fonti rinnovabili, di ridurre il 20% della
propria produzione di CO2, e di ridurre i consumi energetici del 20% entro
il 2020. Tuttavia, il nucleare non è una
fonte rinnovabile. Per energia "rinnovabile", tecnicamente, si
intende qualcosa che può essere prodotta mediante un ciclo produttivo,
come la produzione di idrogeno, la riqualificazione della CO2, il
teleriscaldamento; un esempio è il combustibile brasiliano ottenuto dalla
canna da zucchero fermantata che, bruciato, genera una quantità di CO2
pari a quella che il campo di canna da zucchero elabora per sopravvivere.
MA NON E’ FINITA Qui: TESTA D’AFALTO ALLA FIRMA DEGLI ACCORDI DEL PIANO
20-20-20 IMPOSE PESANTI VETI ALLINEANDOSI AI PAESI ARRETRATI DELL’EX
CORTINA DI FERRO, COME POLONIA, ROMANIA. Il RISULTATO DI TUTTA QUESTA
FOGNA E’ STATA CHE L’ITALIA ,ASSIEME AI PAESI D’OLTRE CORTINA CHE SONO
ENTRATI NELLA UE,HA OTTENUTO UN ALLUNGAMENTO DEI TEMPI DI ADEGUAMENTO ALLA
RIDUZIONE DEL 20% DELLE IMMISSIONI NOCIVE MANTENENDO UN IMPIANTO
PRODUTTIVO GENERALE ITALIOTA OBSOLETO E FORTEMENTE INQUINANTE. Le Centrali
al carbone cinese e/o al carbone “verde” SOLO NELLA FANTASIA SONO
SOSTENIBILI. Gli indici di inquinamento delle polveri è altissimo, ma non
solo. Anche il solare e l'eolico, da un punto di vista tecnico, non sono
rinnovabili ma "sostenibili".Tuttavia
la legge dà delle definizioni autonome che confondono i concetti tecnici
di "rinnovabile", "sostenibile" e "alternativo". Eolico e solare sono, per
esempio, "alternativi" al petrolio e
in questa definizione, secondo l'intenzione del Governo italiano,
sarebbero equiparabili al nucleare. Il nucleare, ad oggi, non ha neanche
gli standard tecnici di sostenibilità, dal momento che gli scarti di
uranio radioattivo rappresentano ancora un grave problema produttivo.
Tuttavia il governo asfaltato italiano con il solito trucchetto delle
parole ha equiparato SOSTENIBILE AD ALTERNATIVO, quando in realtà il
significato E’ BEN DIVERSO.
Mentre l'Italia, dunque, s'incammina di nuovo lungo
la strada del nucleare, abbandonata con una scelta popolare ventuno anni
fa e riproposta oggi con un vertice internazionale, apprestandosi fra
"appena" dieci anni ad usufruire dei vantaggi - relativi - di questa fonte
di energia, non rinnovabile, né sostenibile, ma solo alternativa al
petrolio, molti paesi occidentali imboccano strade nuove, come la
"localizzazione degli impianti" o l'avanzamento tecnologico delle fonti
verdi o si mettono alla ricerca di soluzioni diverse. Fra dieci anni non
possiamo sapere quali grandi scoperte avranno cambiato il mondo, ma
sappiamo per certo che l'Italia avrà "finalmente" il nucleare, IN UN PAESE
GIA’ OGGI TRA I PIU’ INQUINATI D’EUROPA.
400 MILIONI DI
EURO IL COSTO DEL REFERENDUM SUPPLETIVO SULLA LEGGE ELETTORALE FOGNA PER
LO SPARTIMENTO AB ETERNO DI FONDI PUBBLICI IN RIMBORSI ELETTORALI ANCHE
PER CHI NON SUPERA LO SBARRAMENTO IMPOSTO DALLA STESSA LEGGE FINO ALLA
FINANZIARIA DEL 2011, 300.000 EURO DI MULTA QUOTIDIANA PER TENERE RETE4
ABUSIVA IN SPREGIO ALLE SENTENZE DEFINITIVE DELL'EUROPA,1000 MILIONI DI
EURO PER FINANZIARE LA DISINFORMAZIONE, 5 MILIARDI DI DOLLARI PER
"RISARCIRE" LA LIBIA DI NON SI SA BENE CHE COSA,TAGLIO DI 8 MILIARDI DI
EURO DI FONDI ALLO STUDIO E RICERCA PER COPRIRE I 3 MILIARDI DI EURO DI
DEBITI ALITALIA SVENDUTA ALLA FRANCIA,400 MILIONI DI EURO DATI ALLE
TESSERE ANNONARIE FASCISTE ATTRAVERSO IL SACCHEGGIO DEI "CONTI
DORMIENTI",TESSERE ALTRESI' IN PARECCHI CASI VUOTE,5 MILIARDI DI MANOVRA
ECONOMICA CHE SE NE ANDRANNO PER FINANZIARE L'AUMENTO DEL 700% DI
CASSAINTEGRAZIONE A CUI SI UNISCONO LE GRANDI INFRASTRUTTURE INUTILI COME
IL CORRIDOIO 5, IL PONTE DI MESSINA E LA TAV,TAGLIANDO QUALSIASI FORMA DI
INVESTIMENTO SULLO SPOSTAMENTO ALTERNATIVO,IL TELELAVORO,IL LANCIO DI
ECONOMIE SOSTENIBILI CAPACI DI ASSORBIRE LAVORATORI,FINANZIANDO ALTRESì
PER LA QUARTA VOLTA IN 10 ANNI LA FIAT CON LA TRUFFA COLOSSALE DEGLI
INCENTIVI ALLA ROTTAMAZIONE,PER NON PARLARE DI SPERPERI INFINITI SUGLI
INCENERITORI CANCRONISTICI,CONVERSIONI DI CENTRALI AD OLI CON CARBONE
DETTO "VERDE",ED E' PASSATO SOLO UN ANNO.....DI ASFALTATURA:
Saccà e Berlusconi (Ansa)
ROMA - La Procura di Roma
ha chiesto l'archiviazione del procedimento contro Silvio Berlusconi e
Agostino Saccà per la vicenda delle intercettazioni su presunti favori nei
confronti di alcune attrici e le presunte trattative per il passaggio
all'opposizione di senatori della maggioranza che sosteneva il governo
Prodi. Questa la motivazione: «Il quadro probatorio emerso al termine
delle indagini e le conclusioni in fatto e in diritto effettuate hanno
indotto questo ufficio a ritenere che gli elementi acquisiti non sono
idonei a sostenere l'accusa in un eventuale giudizio».DISTRUGGERE
INTERCETTAZIONI - La Procura ha chiesto al gip di distruggere le
intercettazioni e tutta la documentazione, anche in formato informatico,
riferite al capitolo di inchiesta su Berlusconi e Saccà, ovvero le
conversazioni tra i due, le conversazioni private fatte dagli indagati con
terze persone, tra cui attrici e politici, non coinvolte nell'indagine e i
colloqui di Berlusconi con altre persone e ragazze che orbitavano nel
mondo dello spettacolo. Nel motivare la richiesta, i magistrati capitolini
spiegano che «le conversazioni appaiono irrilevanti» e che c'è «necessità
di assicurare il massimo della tutela possibile alla riservatezza dei
soggetti coinvolti». Secondo i pm Angelantonio Racanelli e Sergio
Colaiocco non ci sono le prove di un accordo corruttivo nella telefonata
tra Berlusconi e Saccà del 6 luglio 2007, quando il primo dice al secondo
«sai che poi ti ricambierò dall’altra parte quando tu sarai un libero
imprenditore...». Nei verbali si spiega che Saccà ride e Berlusconi
aggiunge «mi impegno a... eh, a darti un grande sostegno».«NON C'È STATO
DO UT DES» - «Non vi è certezza sull'esistenza di un do ut des. Lo stretto
legame tra l'onorevole Berlusconi e Saccà, che emerge con l'evidenza
dall'attività investigativa, era tale da consentire al primo di effettuare
segnalazioni al secondo senza dover promettere o ottenere nulla in cambio
- sostiene la Procura di Roma nella richiesta di archiviazione al gup -.
Appare verosimile ritenere che l’attenzione prestata alle cortesie
richieste, siano state occasionali o sistematiche, sia stata
caratteristica di un rapporto asimmetrico nel quale, comunque, l’onorevole
Berlusconi non aveva alcuna necessità di garantire indebite utilità per
essere ascoltato e per ricevere favori da Saccà». Rispetto alla società
che avrebbe dovuto creare Saccà, i magistrati spiegano che «anche
l’analitico esame della vicenda relativa al cosiddetto progetto Pegasus
non consente di individuare con precisione e con profili di concretezza
una promessa da parte dell’onorevole Berlusconi, ma soprattutto non
consente di stabilire, con elementi di certezza, un collegamento tra una
partecipazione eventuale di società o di soggetti, collegati direttamente
o indirettamente all’onorevole Berlusconi, al progetto Pegasus e le
segnalazioni effettuate dallo stesso Berlusconi a Saccà in favore di varie
attrici e i successivi interventi in tal senso da parte di Saccà».ATTRICI
RACCOMANDATE - Berlusconi era stato indagato per corruzione per aver
raccomandato nel 2007 all'allora direttore di RaiFiction Saccà cinque
attrici in cambio di sostegno finanziario, imprenditoriale e politico. I
magistrati romani hanno chiesto di archiviare anche l'altro filone
relativo a un presunto accordo corruttivo che legava la commercialista
Stefania Tucci, il consulente finanziario Giuseppe Proietti e lo stesso
Saccà per la presunta promessa di sostegno finanziario ed economico alla
società Pegasus, istituita da quest'ultimo. Entrambi i capitoli di
inchiesta erano stati aperti dal pm Vincenzo Piscitelli della Procura di
Napoli e poi trasferiti nella capitale. Il gip di Napoli Luigi Giordano,
che aveva accolto la richiesta dei legali di Berlusconi di dichiarare
l'incompetenza territoriale dell'autorità giudiziaria napoletana,
determinò anche la trasmissione delle intercettazioni alla Procura di
Roma. Secondo i magistrati partenopei sarebbero cinque o sei le telefonate
che proverebbero l'accusa di corruzione nei confronti del premier.PROCEDIMENTO
DISCIPLINARE - Parallelamente all'indagine della magistratura, la Rai ha
aperto a dicembre 2007 un procedimento disciplinare a carico di Saccà, che
a dicembre si è autosospeso da direttore di RaiFiction, per valutare le
eventuali violazioni del codice etico aziendale. L'azienda intanto ha
deciso la sospensione cautelare del dirigente: a giugno 2008 il giudice
del lavoro ha ordinato il reintegro di Saccà alla direzione di RaiFiction,
decisione impugnata dall'azienda e ribaltata a luglio dal tribunale del
lavoro, che ha accolto il ricorso di Viale Mazzini. Sempre a luglio, al
dirigente è arrivata una nuova contestazione disciplinare, basata su una
nuova tranche di intercettazioni acquisite dalla Procura di Napoli. Nello
stesso mese, il cda della Rai ha bocciato la proposta di licenziamento di
Saccà avanzata dal direttore generale Claudio Cappon; il 1° agosto è
passata invece la proposta di trasferimento di Saccà alla direzione
commerciale di Viale Mazzini.
Digitale
terrestre, prime sconfitte
Gli esperti tv: «Tecnologia costosa, limitata,
obsoleta» Esperienza difficile in Sardegna. E si guarda al satellite
Un dubbio, un forte
dubbio, sta serpeggiando fra gli operatori del settore: a Mediaset
qualcuno non ci dorme la notte; in Rai dicono che non è colpa loro, che se
non ci fosse stata di mezzo l'imposizione dell'Unione europea…; al
ministero rassicurano, non potendo fare altro. Il dubbio nasce dal fatto
che, dopo infiniti rimandi, il digitale terrestre incontra più difficoltà
del previsto e che, alla fine, rischia di rivelarsi per quello che è: una
tecnologia obsoleta, costosa, limitata. Quello che l'ex ministro Gasparri
presentava come il Paradiso terrestre delle comunicazioni pare ogni giorno
di più un inferno. La messa in opera del Dtt è in sofferenza, come
testimonia la Sardegna, dopo lo switch off di ottobre, lo spegnimento
della tradizionale tv analogica e il passaggio coatto alla nuova
tecnologia. In molte zone ci sono seri problemi di ricezione: non si vede
ancora il nuovo ma non si vede più neanche il vecchio. Della nuova
situazione ha approfittato Sky, aumentando il normale trend dei propri
abbonamenti sull'isola. Che il passaggio da una tecnologia di vecchio tipo
a una nuova comportasse una serie di problemi lo si sapeva, succede in
tutti i campi. C'è molta confusione sui decoder (quelli comprati a minor
prezzo non danno garanzie di affidabilità, alcuni non hanno nemmeno gli
standard europei e quindi non riescono a captare le frequenze Vhf, su cui
trasmette la Rai), la sintonizzazione dei canali non è impresa facile,
molte antenne vanno sostituite o ripuntate e comunque liberate dei vecchi
filtri. Nei centri urbani i risultati cominciano a dare i loro frutti e
dove prima si vedevano 20 o 25 canali adesso se ne possono vedere 80, con
una migliore qualità dell'immagine. Ma i veri problemi di fondo sono
altri, due in particolare. La tecnologia del Dtt è una tecnologia pesante,
ha bisogno di molti trasmettitori, più potenti e più capaci dei mille e
mille vecchi tralicci con cui, in cinquant'anni di storia, la Rai è
riuscita a «illuminare» l'intero Paese.
È vero, come sostiene
qualcuno, che anche altri Paesi europei hanno avuto problemi nel passaggio
dall'analogico al digitale ma nessun Paese europeo ha la struttura
orografica dell'Italia. C'è tutto un fiorire di aneddoti e di leggende
sulla straordinaria bravura dei tecnici Rai nel portare il segnale nelle
più sperdute e inaccessibili zone delle valli alpine e della dorsale
appenninica. Adesso il problema si ripropone, più grande ancora. Come
dimostra appunto il caso dell'esperimento Sardegna. E quando, fra poco,
toccherà alla Valle d'Aosta, al Piemonte, al Trentino, alla Campania cosa
succederà? A fronte di questi intoppi, per altro prevedibili, c'è da
registrare un'aggiunta importante: per mantenere attivi i trasmettitori ci
vuole un enorme impiego di energia in un paese dove l'energia si compra a
caro prezzo. Se si spegnessero tutti i trasmettitori si potrebbe
tranquillamente alimentare una città, contribuendo a diminuire
l'inquinamento elettromagnetico. Senza contare, al contrario, che il
segnale via satellite ha bisogno di minore energia. Il secondo grande
problema è questo: il Dtt è la conseguente evoluzione del segnale
analogico; si pensava quindi, ragionevolmente, che il passaggio fosse più
naturale, meno traumatico, specie in regioni pianeggianti. Con un semplice
decoder l'utente trasforma il vecchio televisore in una macchina delle
meraviglie. Il che è vero, ma solo in parte. Senza entrare troppo nello
specifico, il Dtt è una tecnologia limitata, perché riesce a fornire un
numero alto ma pur sempre contenuto di frequenze. Un esempio: in questo
momento va in onda il Grande Fratello, un programma la cui caratteristica
principale è che le telecamere nella casa romana sono accese 24 ore su 24.
Su Sky c'è un canale apposito (Sky Show, 116) per vivere in diretta questa
discussa esperienza. Il Dtt ne propone addirittura due, di canali: Extra1-
Premium ed Extra 2-Premium. Il Dtt è più ricco del satellite? No, per
niente. Su Sky Show c'è un tasto verde con cui si possono scegliere, senza
cambiare canale, ben quattro inquadrature differenti, con i rispettivi
sonori. Il Dtt, per fornire due inquadrature differenti, deve impiegare
non uno ma due canali. Il Grande Fratello può apparire un esempio poco
significativo («E chissenefrega di vedere il GF!») ma se noi ragioniamo
sul futuro della tv le cose si complicano non poco. La tendenza in tutto
il mondo, a partire dagli Stati Uniti, è quella di offrire anche programmi
in Alta Definizione. Che è uno strabiliante modo di vedere la tv in grado
di cambiare radicalmente le nostre abitudini, non solo per lo sport o per
il cinema.
Ma se, per ipotesi, si
cercasse di portare l'HD sul Dtt i canali si ridurrebbero drasticamente,
perché l'Alta Definizione occupa molto spazio. E poi non si era detto che
l'etere bisognava riservarlo alla telefonia? L'Italia non è un paese
cablato come gli Stati Uniti, o lo è solo parzialmente. A New York, con
circa cento dollari al mese, ci si può collegare al cavo ed avere,
contemporaneamente, i servizi televisivi (un'infinità di canali, a secondo
del tipo di abbonamento) e quelli telefonici, compreso Internet. L'ideale
per l'Italia sarebbe l'introduzione del WiFi, per poter usufruire dei
vantaggi della Rete in ogni situazione, per facilitare l'integrazione fra
televisore, pc e palmare. O la banda larga via satellite. C'è infine un
problema di investimenti: impiantare il Dtt terrestre costa. Bisogna
comprare nuove frequenze, bisogna alimentare i trasmettitori, bisogna
programmare nuovi decoder interattivi, bisogna… ma in Rai non c'è una
lira. Non a caso lo sviluppo del Dtt è asimmetrico, sia dal punto di vista
tecnologico che da quello della programmazione. A parte il piccolo
miracolo di Rai4, Mediaset è molto più avanti, è come se, paradossalmente,
si dovesse tirare dietro il suo competitor (o presunto tale, visto che nel
frattempo il posto è stato occupato da Sky). Mediaset sul Dtt ha tre
ottimi canali (Mya, Joy e Steel) ma fatica a dare loro la visibilità che
meritano. Quanto tempo ci vorrà ancora perché questi tre canali entrino
nelle nostre abitudini visive? Per questo, l'invito a pranzo di Fiorello
da parte del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi va letto in
maniera meno folcloristica di come è stato fatto. Per questo, Mediaset sta
pensando di coinvolgere la Rai in una nuova avventura satellitare, Tivù
Sat (48% Mediaset, 48% Rai, 4% La7). Eutelsat ha già pronto un satellite
con nuovi trasponder, non bisognerà nemmeno spostare la parabola di Sky. A
quel punto che fine farà il «vecchio» e costoso digitale terrestre?
Assicurazioni, crollano gli utili
Raccolta premi giù del 10%
ROMA - Crolla nei primi
sei mesi del 2008 l'utile del comparto assicurativo italiano. Secondo i
dati dell'Isvap, le imprese assicurative hanno conseguito un utile netto
complessivo pari a 188,1 milioni di euro, con un crollo del 94,3%
rispetto ai 3.287,5 milioni dello stesso periodo 2007, "sostanzialmente
- spiega l'Isvap - a causa dello sfavorevole andamento dei mercati
finanziari". In calo del 10,2% anche la raccolta premi.
Infatti i premi lordi contabilizzati nei rami vita e danni relativamente
al portafoglio italiano ed estero, diretto e indiretto sono ammontati
nei primi sei mesi dello scorso anno a 49.400,1 milioni di euro, con un
calo del 10,2% rispetto allo stesso periodo del 2007.
A soffrire è stato soprattutto il ramo vita, la cui raccolta è ammontata
a 29.220,6 milioni di euro (-15,9%). Con riferimento ai principali rami
della gestione vita, la raccolta del ramo 'Assicurazioni sulla durata
della vita umana', che è pari a 14.717,6 milioni di euro è cresciuta
dell'1,7% rispetto al primo semestre 2007.
Tiene invece il ramo danni, con una raccolta premi di 18.836 milioni di
euro, sostanzialmente stabile rispetto ai primi sei mesi del 2007
(+0,1%). All'interno del comparto danni, l'Isvap registra una
diminuzione nel primo semestre del 2008 della raccolta del settore Rc
auto. I premi contabilizzati dalle assicurazioni nel comparto sono
ammontati a 9.306,2 miliardi, in calo del 2,7% rispetto ai primi sei
mesi del 2007.
Per quanto riguarda l'utile, l'Isvap evidenzia che la gestione danni ha
registrato un utile di periodo di 745,6 milioni di euro (contro 1.765,6
milioni di euro nel primo semestre 2007), mentre nella gestione vita si
è rilevata una perdita di periodo di 557,5 milioni di euro (contro i
1.521,9 milioni di euro di utile nel primo semestre 2007).
Bce taglia i tassi dello 0,5%,
ora sono al 2%
Trichet: turbolenze finanziarie più forti
Il presidente della
Bce: significativo rallentamento dell'economia dei 16 che durerà a lungo
FRANCOFORTE (GERMANIA)
- Colpo di
scena. La Bce ha deciso con una mossa a sorpresa di tagliare i tassi
dello 0,50%, portandoli al 2%, il minimo storico dalla nascita
dell'euro. La Banca centrale europea ha anche deciso di tagliare i tassi
sui depositi di un punto portandoli all'1%.
CALO
- Nell’ultima riunione del 2008 la Bce aveva varato la più consistente
riduzione dei tassi mai decisa in un colpo solo, 0,75 punti in meno che
ha seguito altri due tagli, in entrambi i casi da mezzo punto
percentuale.
Il presidente
della Bce Jean-Claude Trichet (LaPresse)
Lo scorso 8 ottobre, in
reazione all’aggravarsi della crisi finanziaria - ora chiaramente estesa
a tutta l’economia reale - la Fed, la Bce, la Bank of England e altre
delle maggiori banche centrali mondiali avevano deciso un taglio
simultaneo dei rispettivi tassi di riferimento per mezzo punto
percentuale. Da allora hanno proseguito in ordine sparso. Negli Stati
Uniti la Federal Reserve ha proseguito a ridurli aggressivamente, fino
ad azzerarli quasi del tutto, da alcune settimane mantiene una forchetta
di fluttuazione simbolica tra zero e 0,25 punti. La scorsa settimana si
è nuovamente mossa la Banca d’Inghilterra, anch’essa molto decisa in
precedenza, con un taglio da mezzo punto che ha portato i tassi per la
sterlina all’1,5 per cento, segnando un nuovo minimo sugli oltre tre
secoli di storia di questa istituzione.
TRICHET
- « Gli ultimi dati
disponibili relativi ai mesi di novembre e dicembre indicano un
ulteriore peggioramento dell'economia di Eurolandia. Le pressioni
inflazionistiche di Eurolandia sono scese ulteriormente, anche se i
rischi per la stabilità dei prezzi nel medio e lungo termine continuano
ad essere bilanciati. Non è nostra intenzione ritrovarci in una trappola
della liquidità» ha dichiarato il presidente della Bce, Jean-Claude
Trichet. Le statistiche recenti indicano un «significativo
rallentamento» per l'economia di Eurolandia dovuto ad una
«intensificazione dell'instabilità finanziaria», e ciò «durerà per un
periodo prolungato» ha spiegato Trichet. « «Le pressioni
inflazionistiche sono diminuite» ha detto ancora il presidente della Bce
secondo il quale però «i tassi d'inflazione fluttueranno fortemente» e
«ci aspettiamo che l'inflazione riprenda a salire nel secondo semestre
dell'anno».
Poi Trichet si è soffermato sulla possibilità di un ulteriore taglio dei
tassi nei prossimi mesi: «Oggi i tassi sono al 2%. Non abbiamo mai detto
che sia il limite e che non li ridurremo ulteriormente». Le stime
diffuse in dicembre dalla Bce sulla crescita dell'eurozona sono «troppo
ottimistiche» e, per quanto riguarda la crescita «saranno probabilmente
sottoposte a una consistente revisione al ribasso in marzo», quando
saranno diffuse le proiezioni aggiornate ha poi aggiunto Trichet.
Ing taglia 7000 posti di lavoro
Philips licenzierà 6000 dipendenti
Riduzioni di personale
in tutto il mondo per il gruppo bancario e assicurativo e il big
dell'elettronica
Un'immagine di
una celebre campagna pubblicitaria della Ing (Archivio Corsera)
L'AJA (OLANDA)
- Il gruppo bancario e assicurativo olandese Ing ha annunciato oggi per
il 2009 il taglio di 7.000 posti di lavoro in tutto il mondo,
nell’ambito di un piano di riduzione dei costi di un miliardo di euro.
Stando ai risultati provvisori, nel 2008 il gruppo ha registrato una
perdita netta di un miliardo di euro. Ing aveva ricevuto nel dicembre
scorso un prestito di dieci miliardi di euro dal governo olandese.
PHILIPS
- Tagli di personale in vista anche per il colosso dell'elettronica
Philips, che licenzierà 6000 dipendenti in tutto il mondo. La
ristrutturazione, ha aggiunto un portavoce, permetterà di risparmiare
circa 400 milioni l'anno, a partire dal secondo semestre del 2009, e
tutte le divisioni del gruppo verranno coinvolte. Nel 2008 Philips ha
registrato una perdita netta di 186 milioni di euro, contro l'utile di
4,16 miliardi del 2007. I ricavi annui sono stati pari a 26,39 miliardi
di euro, in calo dell'1,5% rispetto all'anno precedente. Nell'ultimo
trimestre del 2008 Philips ha perso 1,5 miliardi di dollari.
CATERPILLAR
- Cattive notizie per l'occupazione anche da oltreoceano dove sono in
arrivo drastici tagli a Caterpillar, il colosso americano di veicoli
industriali e per l’edilizia. Il gruppo ha annunciato che intende
tagliare 20 mila posti la sua forza lavoro globale, ritrutturazioni
necessarie a far fronte a un anno che si annuncia "molto difficile",
secondo quanto riporta un comunicato, e in cui il gruppo prevede una
contrazione del 20% sul fatturato.
SPRINT
- Anche la compagnia telefonica Sprint Nextel ha annunciato il taglio di
8000 posti di lavoro.
THUN
- Anche il rinomato
marchio di porcellana ceca Thun, che ha la fabbrica di produzione a
Karlovy Vary, licenzierà questa settimana 1.100 dei 1.800 dipendenti,
secondo quanto annunciato dal direttore generale Vlastimil Argman. A suo
dire, l'industria, che è in stato di crisi dal 10 dicembre, potrebbe
essere salvata solo mettendola in vendita. Nonostante la dichiarazione
di fallimento dal 10 dicembre, la produzione nell'impianto andrà avanti
fino a fine a marzo.
Le Borse chiudono in
calo
Mibtel -1,78 per cento
Wall Street in rally con il Dow Jones che chiude
a +3,46 per cento
di VITTORIA PULEDDA
MILANO - Giornata sull'ottovolante per le Borse europee. Dopo
un'apertura in deciso calo (ad un paio d'ore dall'avvio le perdite
erano superiori ai due punti percentuali) le cose sono sembrate
migliorare in corrispondenza peraltro con i primi segnali della
pre-apertura positiva a Wall Street: gli indici hanno così ritrovato
il segno positivo, in particolare Francoforte, su dell'1,5% (mentre
Piazza Affari ha giocato tutta la seduta con la maglia nera e anche
nel momento migliore ha limitato le perdite allo 0,8%). Ma poi, con il
passare delle ore, è tornato a prevalere il pessimismo e la chiusura
in Europa è stata contrastata: più 0,5% Francoforte, meno 0,77 Londra,
meno 0,67 Parigi e soprattutto meno 1,78% il Mibtel, che si conferma
così il peggior listino nel Vecchio Continente. In controtendenza
invece Wall Street che dopo il calo pesante della seduta precedente ha
chiuso con il Dow Jones a +3,46% e il Nasdaq a +4,42%.
Il minimo comun denominatore di quest'ennesima giornata difficile è
stata la crisi delle banche: a partire da Barclays, di cui il mercato
teme la completa nazionalizzazione, e che ha vissuto buona parte della
seduta in calo di oltre il 30% (anche se poi nell'ultima mezz'ora ha
limitato i danni ad un meno 9,33%); in buona compagnia, del resto, con
l'altra banca britannica Lloyds, che ha ceduto il 31%, mentre la Royal
Bank of Scotland ha vissuto tutta la seduta in forte rialzo, toccando
guadagni superiori anche al 20%. Sorte contrastata ma alla fine
bilancio positivo anche per Bnp Paribas (che il giorno prima aveva
perso nettamente terreno), mentre la svizzera Ubs ha guadagnato l'11%.
Giornata difficile anche per le banche italiane: partite in fortissimo
calo, Unicredit e Intesa Sanpaolo hanno concluso gli scambi in maniera
contrastata, poco lontano dalla parità la prima (meno 0,67%) in forte
calo la seconda (meno 5,26) mentre Mps ha perso il 3,5% e Ubi è
rimasta al palo (invariata). In rialzo invece Bpm (più 1,33%) e Banco
Popolare (più 3,28%): l'istituto ha dimezzato i guadagni rispetto ai
massimi della giornata, sull'onda delle voci speculative - ancora una
volta seccamente smentite - di possibili accordi e sulle dichiarazioni
rassicurati del neo-ad Saviotti.
Il titolo migliore della giornata è stato invece Fondiaria; sul
versante opposto Lottomatica (meno 6,8%) e Mediaset (meno 5,46%)
mentre fuori dal listino dei titoli a maggior capitalizzazione Tiscali
ha perso l'8,5 nel giorno in cui ha annunciato il piano di
razionalizzazione (meno 2,4% Telecom). Positiva, ma ancora sotto i 5
euro, Fiat (più 0,68%).
SHELL: IN ROSSO DI 2,8 MILIARDI DOLLARI NEL 4*
TRIMESTRE
Il colosso petrolifero
anglo-olandese Shell annuncia una perdita netta di 2,8 miliardi di
dollari nel quarto trimestre, a fronte di un utile di 8,47 miliardi di
dollari nello stesso periodo dell'anno scorso. Il calo dei profitti e'
legato alla discesa del prezzo del petrolio. Nel 2008 gli utili netti
calano del 16% a 26,28 miliardi di dollari. L'amministratore delegato
della Shell Jeroen van der Veer considera "soddisfacenti" i risultati
del quarto trimestre, anche in considerazione "delle pressioni sulla
domanda di petrolio e di gas dovute all'indebolimento dell'economia
globale". E fa sapere che la sociata' intende pagare dividendi
"competitivi e progressivi". nel quarto trimestre, con l'esclusione
degli oneri per i valori delle scorte, la Shell registra un utile in
calo del 28% a 4,79 miliardi di dollari, mentre nel 2008 registra un
profitto in crescita del 14% a 31,37 miliardi di dollari.
«Nel 2009 il Pil
si contrarrà del 2%»
Bankitalia: «Caduta, superiore alle attese,
della produzione industriale nell'ultimo scorcio del 2008»
ROMA
- Previsioni fosche per l'economia italiana. «Valutiamo che, tenendo conto
delle misure di sostegno alla domanda decise dal governo, il Pil si
contrarrà del 2% nella media del 2009». Lo afferma Bankitalia nel suo
bollettino economico sottolineando come la previsione «tiene conto della
caduta, superiore alle attese, della produzione industriale nell'ultimo
corcio del 2008, in particolare il dato di novembre» diffuso mercoledì.
PRODUZIONE E CONSUMI
- Nel quarto trimestre dell'anno scorso l'indice della produzione
industriale sarebbe caduto di circa il 6%. Nella media del 2008 il calo
sarebbe stato intorno al 4%.
Il Governatore
della Banca d'Italia Mario Draghi (Imagoeconomica)
«Si tratterebbe»,
rilevano i tecnici di Palazzo Koch, «di uno dei peggiori risultati dal
secondo dopoguerra; l'intensità del calo è sin qui simile a quella
registrata nella crisi 1974-75 in cui, dopo un anno e mezzo, la
contrazione dell'attività superò cumulativamente il 20%». E per il futuro
poco spazio all'ottimismo: «I sondaggi congiunturali non lasciano
intravedere una ripresa dell'attività manifatturiera a breve termine». In
grave difficoltà anche l'export. Le vendite italiane all'estero si
contrarranno di oltre il 5% nel 2009, per aumentare poi del 4% nel 2010,
sulla scia della possibile ripresa degli scambi internazionali e di un
lieve guadagno di competitività. La contrazione della domanda interna è
destinata a intensificarsi quest'anno, riflettendo in particolare una
caduta di oltre il 7% dell'accumulazione di capitale. I consumi, che
rimarranno stagnanti, risentiranno meno delle condizioni cicliche avverse,
grazie all'impatto favorevole della riduzione dell'inflazione sulla
capacità di spesa delle famiglie. Inoltre, potrebbero beneficiare delle
misure recentemente approvate dal Governo a favore delle famiglie meno
abbienti. L'aumento della spesa in servizi e beni non durevoli
compenserebbe il calo di circa il 4% degli acquisti di beni durevoli. Nel
2010, poi, con il miglioramento delle condizioni cicliche, i consumi
tornerebbero a crescere a un ritmo appena inferiore a quello previsto per
il Pil. Il reddito disponibile del settore privato aumenterebbe in media
di circa lo 0,2% in termini reali nel 2009-2010, dopo una marcata
diminuzione, superiore all'1%, nel 2008.
RAPPORTO DEBITO-PIL
-Il rapporto debito/Pil risale nel 2008 al 105%. Il peggioramento della
congiuntura, nota la Banca d'Italia, è destinato ad avere effetti maggiori
sui conti pubblici di quest'anno. La manovra di bilancio per il triennio
2009-2011 è stata integrata senza modifiche significative ai saldi
programmati con la finanziaria 2009 e con il dl anticrisi che recepisce
5,6 miliardi per quest'anno. Anche il fabbisogno, ricorda il bollettino
economico, nel 2008 è tornato a crescere e l'aumento rispetto al 2007 è
valutabile in un punto percentuale del Pil. Le entrate tributarie sono
rimaste invece pressochè invariate.
INFLAZIONE
- «L'inflazione al consumo diminuirà nella media del 2009 all'1,1%, per
risalire all'1,4% nel 2010 riflettendo principalmente la caduta dei prezzi
delle materie prime della seconda metà del 2008 e l'ipotesi di un recupero
moderato nei due anni successivi» spiega ancora via Nazionale nel suo
Bollettino.
RIPRESA
- In Italia la fase recessiva proseguirà per tutto il 2009 e il prodotto
interno lordo tornerà ad espandersi solo nel 2010 «beneficiando di una
ripresa dell'economia mondiale e degli scambi internazionali». Bankitalia
aggiunge poi che «dopo un calo dello 0,6% nel 2008 e del 2% nel 2009» il
pil «aumenterà dello 0,5% nel 2010».
INDEBITAMENTO
- Le famiglie italiane sono sempre più indebitate: aumentano, anche se in
misura lieve, le componenti dei prestiti bancari a medio e lungo termine e
gli oneri sostenuti per il servizio del debito (pagamento degli interessi
e restituzione del capitale) che hanno raggiunto l’8,3% del reddito
disponibile spiega ancora la Banca d’Italia. Il rapporto tra il debito e
il reddito delle famiglie, sottolinea l’istituto di via Nazionale,
continua comunque a essere molto basso nel confronto internazionale: è
pari a circa la metà di quello medio dell’area dell’euro e a un terzo di
quelli di Usa e Regno Unito.
TREMONTI
- «Torniamo al 2006, non mi sembra il Medioevo» ha detto il Ministro
dell'Economia Giulio Tremonti commentando la previsione del -2% del Pil
2009 fatta da Bankitalia. Tremonti ha anche spiegato che «non è la
politica giusta sostenere la domanda facendo nuovo debito».
VELTRONI
- Ma la risposta di Tremonti non convince il segretario del Pd Walter
Veltroni che in una nota spiega: «I dati sul Pil diffusi oggi dalla Banca
d’Italia dimostrano che l’Italia è in emergenza ma nonostante ciò il
ministro Tremonti fa finta di nulla. Ormai è chiaro: l'Italia è in
emergenza. La Banca d'Italia ci dice che crolla il Pil, al -2%, che
precipitano le esportazioni, al -5%, che gli effetti della crisi sui conti
pubblici si faranno sentire e che una situazione tanto grave non si vedeva
dai tempi della grande crisi petrolifera. Sono numeri drammatici, come
drammatica è la situazione per centinaia di migliaia di famiglie,
soprattutto per i precari e per quanti rischiano il posto, per i
cassintegrati, per le piccole e medie imprese». Eppure, prosegue Veltroni,
«anche davanti a questi dati, il ministro Tremonti fa finta di nulla e
misura il crollo del Pil sulla disastrosa performance del precedente
governo Berlusconi».
Confindustria: 4 miliardi non bastano
Gli industriali giudicano insufficienti gli
stanziamenti previsti dal governo nel decreto anti-crisi
ROMA - Quattro miliardi
non bastano. Lo stanziamento previsto dal governo nel decreto anti-crisi
per il 2009 rischia di essere in sufficiente. Quindi, per fare fronte alla
crisi, in Italia «occorre riallocare in fretta un ammontare di risorse ben
maggiore». Lo afferma Confindustria nella congiuntura flash del Centro
studi sottolineando che è necessario adottare riforme strutturali «che
portino risparmi nei prossimi anni e accrescano la credibilità del Paese».
L'AZIONE DEI GOVERNI -
Confindustria non esprime un giudizio negativo sul solo esecutivo italiano
ma giudica «inadeguate» le azioni dei governi a livello internazionale
«perchè lente, contenute, incerte, con tensioni e divisioni interne e tra
i Paesi». In particolare è giudicato «controproducente» il tempismo delle
decisioni tedesche. «I pacchetti di stimolo all'economia effettivamente
adottati dai governi - afferma il Centro studi - sono ancora troppo
modesti nell'ammontare e lenti nel varo per invertire la marcia della
crisi. Molte misure erano già previste, altre sono annunciate». In
dettaglio, per gli interventi in fase di elaborazione in Germania (50
miliardi di euro) e Usa (775 miliardi di dollari) «occorre fare presto
perchè stiamo entrando nel culmine della crisi». Nell'Unione europea
inoltre «l'efficacia degli stimoli fiscali è ridotta dall'insufficiente
livello di coordinamento»
A ottobre si è attestato a 1670 miliardi. Le
entrate tributarie crescono a 344 miliardi
ROMA - È nuovo record per il debito pubblico
italiano: a ottobre - secondo quanto risulta dal supplemento al Bollettino
Statistico di Bankitalia - si è attestato a 1.670,6 miliardi. A settembre
si era registrata invece una contrazione (1.648,6 miliardi) dopo il record
raggiunto in agosto (a 1.666,6 miliardi).
ENTRATE TRIBUTARIE - Crescono le entrate
tributarie: nei primi 11 mesi del 2008 si sono attestate infatti a 344
miliardi, cioè il 2,8% in più rispetto ai 334,1 del gennaio-novembre 2007.
È quanto emerge dal Supplemento al bollettino statistico della Banca
d'Italia. Nel solo mese di novembre le entrate tributarie sono state pari
a 32,7 miliardi (in linea rispetto ai 32,9 miliardi nel novembre 2007)
Ocse: «Italia maglia nera per la crescita
E la crisi durerà fino a metà 2009»
Le stime dell'organizzazione: «Nessuna
possibilità di ripresa fino al 2010»
PARIGI -
Penultima, davanti solo al Portogallo. L'Ocse assegna all'Italia la maglia
nera per la crescita economica nell'Eurozona negli anni dal 2003 al 2007.
È quanto emerge dalla Economic Surveys
dell'organizzazione che rappresenta i paesi più avanzati del mondo. Dalla
ricerca emerge che, in media, dal 2003 al 2007 la crescita del Pil nel
nostro Paese è stata solo dell'1,1%, a fronte di un Pil dell'Eurozona che
aumentava del 2%. Peggio dell'Italia c'è solo il Portogallo che cresce
dell'1%, mentre l'Irlanda è il paese meglio piazzato, con un +5,5%,
seguito dal Lussemburgo (+4,6%) e dalla Grecia (+4,3%). Bene anche la
Spagna (+3,5%), mentre i due pesi massimi Germania e Francia registrano
rispettivamente un +1,4% e un +1,9%.
RECESSIONE - L'Ocse lancia poi l'allarme sulla crescita economica dell'eurozona
e non vede possibilità di ripresa fino a metà del 2010. L'organizzazione
per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico parla di «seri rischi per gli
scenari di crescita» e, a causa della crisi finanziaria, prevede «una
contrazione nella seconda metà del 2008 e nella prima metà del 2009 e una
crescita al di sotto del trend fino a metà 2010»
CREDITO - Sul fronte del credito, l'Ocse nota che
la situazione nel settore provato si è «irrigidita», anche se «una forte
contrazione nel credito bancario non si è ancora verificata». Inoltre i
«rischi al rialzo per la stabilità dei prezzi non sono scomparsi, anche se
c'è una bassa evidenza di ampi effetti di secondo livello» e le
«aspettative sui prezzi sembrano essere restate ben ancorate». Serve
comunque un'«adeguata regolamentazione dell'attività finanziaria». Ciò
significa che le autorità europee e nazionali devono essere in grado di
far fronte alle difficoltà nel «breve termine», mentre «vanno evitate
azioni politiche che potrebbero minare gli obiettivi di lungo periodo». Lo
sforzo deve essere perciò quello di «rafforzare le riforme strutturali»,
puntando alla sostenibilità di bilancio, al miglioramento della ripresa
macroeconomica e ad un aumento dei livelli di vita. L'Ocse invita le
autorità europee a «muoversi verso una più integrata e centralizzata
supervisione» bancaria.
CONTI PUBBLICI - Sul fronte dei bilanci pubblici l'Ocse invita a
«migliorare ulteriormente la disciplina di bilancio», ricordando che in
«alcuni paesi membri dell'area euro restano alti deficit». Per quanto
riguarda l'inflazione l'Ocse prevede che l'andamento «fiacco»
dell'economia, «aiuterà ad abbassare ulteriormente» i prezzi, e quindi «in
base a queste previsioni potrebbe emergere lo spazio per un ulteriore
allentamento della politica monetaria», anche se «resta una grande
incertezza per quanto riguarda lo scenario economico». «Se le pressioni
inflazionistiche - è scritto nel rapporto - dovessero dimostrarsi più
forti delle attese, lo spazio di manovra s
il settore auto a - 46,4%. sacconi: urgente
trovare un partner per fiat
Rinascente,
record d'incassi
«Ma sono in calo i volontari»
Shopping contro la crisi: circa due
milioni di incasso per il grande magazzino del centro
Folla in centro (Tam Tam)
MILANO - Crisi. Crollo. Recessione. Tutto vero,
quando si tratta di fare del bene: quest'anno a Milano, oltre ai soldi
mancano anche i volontari. Per il resto, e cioè i consumi, sono alti e
bassi: in difficoltà i piccoli negozi, in ripresa le grandi catene. Con
addirittura un record: sabato sera la Rinascente ha registrato l'incasso
più alto della sua storia, intorno ai due milioni di euro in un solo
giorno. Oltre 50 mila ingressi dalle 9.30 alle 22 (come ieri, del resto),
le casse piene (ma la cifra esatta è top secret) e coda fin dal primo
mattino. «È vero, è andata benissimo — ammette quasi imbarazzata Sonia
Burgazzi, direttrice dello storico grande magazzino in corso Vittorio
Emanuele — : il segreto sta nell'offrire alla clientela un'amplissima
varietà di prodotti e di prezzi». Contraddizioni del Natale milanese:
mentre sale il volume degli acquisti, scende il numero di chi, durante le
feste, sceglie di dedicarsi agli altri. Secondo l'Osservatorio di Milano,
negli ospizi, nelle mense dei poveri e sulle ambulanze i volontari sono
circa il 30-40 per cento in meno rispetto al 2007. Solidarietà in crisi.
Come al Naga, l'ambulatorio medico per immigrati e senza dimora di via
Zamenhof che per le prossime due settimane ha deciso di chiudere i
battenti. Spiegazione: «Non siamo riusciti a garantire una disponibilità
sufficiente da parte dei medici ». Conclusione serafica: «Riapriremo dopo
l'Epifania». Al centro Caritas Salesiani di Sesto San Giovanni la
preoccupazione si avverte un po' di più : «Disponiamo di cinque auto e
pochi autisti: abbiamo bisogno di personale. Con urgenza».Anche
l'«Aggiungi un posto a tavola» di Massimo Todisco (famiglie che accolgono
in casa i più bisognosi per il pranzo del 25) registra una diminuzione
consistente delle adesioni. Come la Croce Verde di pubblica assistenza, da
tempo a caccia di volontari disposti a prestare servizio in ambulanza. Il
presidente, Sergio Falcone, sospira: «La colpa? Del precariato e dei
troppi impegni».
Crescono le grandi mega catene e CRESCE
LA RICCHEZZA della popolazione:
"Vi racconto il mio Natale
in cassa integrazione"
di PAOLO GRISERI
Quando Laura chiama, cade subito la linea. Il
telefono fa un solo squillo, il tempo di un'unica vibrazione. Poi torna
silenzioso. Allora Giuseppe sorride e chiama Laura. Così la ricarica di
lei dura di più: "Capita - dice lui - che metto nel suo telefono dieci
euro ad agosto. Poi può succedere a giugno dell'anno successivo. Perché
non devi mai far passare dodici mesi senza mettere almeno dieci euro. Se
no il numero si blocca". Laura osserva il marito che racconta i trucchi
del povero. È pensierosa. Parla poco: "Non mi piace che gli altri
sappiano".
Come si vive con 600 euro al mese? Si vive in una casa con pochi mobili
e i muri che un tempo sono stati bianchi: "Per ritinteggiarli, togliere
quelle macchie nere sopra i termosifoni, bisogna aspettare tempi
migliori". Il tempo presente è fatto di calcoli che non tornano.
Prendiamo l'affitto: 425 euro per due camere e cucina in una zona non
periferica. Non molto. Troppo per la famiglia di Giuseppe. Perché con le
spese si arriva a 475 euro medi al mese e già a questo punto ne
resterebbero solo 125 per vivere in tre trenta giorni. Ma siamo solo
all'inizio del calcolo. Le bollette si portano via un'altra fetta: 55-60
euro per luce e gas. Si tira sui consumi: "Abbiamo il boiler elettrico.
Lo accendiamo solo di notte perché dicono che così si spende meno". Ma
il vero spauracchio è il riscaldamento: "Eh, su quello c'è poco da fare.
Quando vedo la bolletta nella buca mi prende l'ansia. Non dipende da
noi. C'è il teleriscaldamento, non possiamo risparmiare. Ci sono mesi
che arrivano bollette enormi, anche 180 euro. Per fortuna non è sempre
così. A ottobre, ad esempio, è arrivata da 35 euro". Con le bollette se
ne vanno in tutto 95 euro. Ne restano trenta per dar da mangiare e per
vestire tre persone.
A questo punto lasci cadere la penna e guardi Giuseppe negli occhi:
"Diciamolo, è impossibile". Certo che è impossibile. Laura annuisce, la
piccola Simona nasconde la testa tra le braccia abbandonate sul tavolo.
E si spera che lo faccia perché ha sonno. Chi fa quadrare i conti in
questa famiglia? "Mia madre. È vedova, ha 61 anni e la pensione di
reversibilità di mio padre. È vero che si tiene in casa mio fratello ma
ogni mese le arrivano 1.000 euro. Così certe volte ci troviamo al
supermercato. Mettiamo le cose nel carrello. Poi, arrivati alla cassa,
lei mi dice: ?Passa, faccio io'".
Non bisogna immaginare che il carrello della mamma, la signora Teresa,
sia stracolmo come quelli della pubblicità. Per Giuseppe e Laura la
spesa la fa un particolare personal shopper: "Il volantino, quello che
ti mettono nelle buche. È fondamentale. Serve per approfittare
dell'offerta del momento e anche per scegliere il supermercato. Che non
è sempre lo stesso. In certe settimane conviene comperare la pasta da
una parte e la bottiglia di pomodoro dall'altra". Non c'è volantino che
riesca a superare certi vincoli del mercato: "La pasta è sempre
l'alimento più conveniente. Certe volte con un euro riesci a portarne a
casa due pacchi da mezzo chilo". E la carne? "Beh, quella non possiamo
permettercela". È un lusso, come dare il bianco alle pareti. Come fate
con la bambina? "Ci pensa mia mamma. Prepara la bistecca quando andiamo
a mangiare da lei o ce la compera quando ci incontriamo al
supermercato". I cassintegrati italiani sono in pauroso aumento. Il 20
per cento in più nel quarto trimestre 2008, secondo le stime della Cgil.
Nelle tabelle non compaiono le persone ma i milioni di ore di cassa.
Dietro quelle cifre ci sono 1.300 aziende in cassa integrazione
straordinaria e centinaia di migliaia di italiani che fanno la vita di
Giuseppe. Solo in Fiat i cassintegrati sono 50 mila. La differenza, si
spera, è nella durata. Perché a 700-800 euro puoi sopravvivere per
due-tre mesi al massimo. Poi devi sperare nella pensione della nonna.
Precipitare da una vita di dignitosi sacrifici alla disperazione è un
attimo. Quando lavorava in fabbrica Giuseppe guadagnava 1.200 euro. A
questi si dovevano aggiungere i 135 di assegni familiari perché Laura,
sua moglie, è disoccupata. In tutto 1.335 euro. Ma con la cassa, anche
quando l'Inps si deciderà a pagare, il salario scenderà a 750 euro, che
con gli assegni diventeranno 885. Nel passaggio dal lavoro alla cassa la
perdita netta è di 450 euro, un terzo della busta paga complessiva.
In queste condizioni per Giuseppe e chi vive come lui l'unica
alternativa alla paghetta della mamma pensionata è il lavoro
clandestino. Chi è in cassa integrazione non può svolgere altre
attività: "Rischiamo il licenziamento". Finora i tentativi di Laura sono
andati a vuoto: "Una mattina - dice il marito - l'ho accompagnata a un
colloquio al Bennet qui sotto casa. Cercavano commesse. Ci speravamo.
Nelle nostre condizioni 5-600 euro in più al mese avrebbero fatto
comodo. Quando è uscita ha raccontato: ?Mi hanno fatto un po' di domande
e poi mi hanno detto: ?Le faremo sapere'. Allora io le ho risposto di
mettersi l'anima in pace. Quando dicono così è perché non ti prenderanno
mai". Trovare lavoro, anche in nero non è semplice: "La crisi c'è per
tutti, anche per i clandestini". E accettare un impiego provvisorio può
essere rischioso: "Ho risposto all'annuncio di un'agenzia interinale. Mi
offrivano uno stipendio dignitoso ma ho rifiutato perché era un lavoro
precario. Per accettare avrei dovuto rinunciare al posto alla Bertone.
Non posso permettermi il lusso di rimanere senza busta paga". Così
l'unico introito extra sono i sussidi straordinari. Vanno bene tutti:
quelli della Regione, che in Piemonte è in mano al centrosinistra, e
quelli del governo di Berlusconi. Si partecipa ai bandi e si spera di
vincere la lotteria: "Certe volte ti dicono che hai i requisiti ma che
siccome hai già preso l'assegno l'anno precedente finisci in coda agli
altri quello successivo". Se fosse per i requisiti, Giuseppe vincerebbe
sempre: "Ho un reddito Isee di 9.800 euro. La soglia per partecipare è
di 17.000. Straccio tutti". Si ride per non piangere nell'alloggio del
quartiere di Santa Rita. Impressiona il fatto che la povertà abiti qui,
in una zona di media borghesia e non solo nei palazzoni delle periferie.
Impressiona il fatto che tra queste mura si sia dovuto aspettare il
bonus della Regione (3.100 euro) per regalare a Simona la cameretta
nuova. Nel discorso finale, quella specie di confessione che Giuseppe
fa, solo, in fondo alle scale del condominio, c'è posto per l'ultima
rivelazione: "Oggi sono contento. Ho sentito mia sorella al telefono. Ha
promesso che mi passa 100 euro per i regali alla bambina. Così Babbo
Natale arriverà anche per Simona
COSì COME E' ARRIVATO PER TANZI:Crac
Parmalat, dieci anni a Tanzi. I giudici del
tribunale di Milano hanno assolto gli altri imputati, condannando solo
l'ex patron
Calisto Tanzi (Ansa)
MILANO - I giudici del tribunale di Milano
hanno condannato a dieci anni di reclusione Calisto Tanzi per la vicenda
del crac Parmalat.
Il pm aveva chiesto tredici anni.
L'ex patron dell'azienda di Collecchio, era imputato insieme ad altre
otto, tra persone fisiche e società, per aggiotaggio, falso dei revisori
e ostacolo alla Consob. Alla fine del 2003 Parmalat crollò sotto il peso
di un buco da oltre 14 miliardi di euro, trascinando nel baratro oltre
100.000 risparmiatori che avevano sottoscritto obbligazioni del gruppo.
ASSOLTI GLI ALTRI IMPUTATI - I giudici che hanno condannato Tanzi hanno
assolto sette degli altri otto imputati. Tra gli assolti ci sono gli
uomini di Bank of America Luca Sala, Antonio Luzi e Louis Moncada e i
consiglieri di amministrazione indipendente Paolo Sciumè, Luciano
Spilingardi, Enrico Barachini e Giovanni Bonici, ex responsabile di
Parmalat Venezuela. All'ottavo imputato, la società Italaudit (ex Grant
Thornton), è stata invece comminata una multa. «UNICO RESPONSABILE» -
«Prendo atto che l'unico responsabile è evidentemente Calisto Tanzi» ha
detto il legale difensore di dell'ex numero uno di Collecchio dopo la
sentenza. Ma è presto per parlare di un ricorso in appello: «Prima - ha
detto l'avvocato Giampiero Biancolella - dobbiamo leggere i motivi di
questa sentenza».BANK OF AMERICA - Calisto Tanzi, dovrà risarcire Bank
of America con 80mila euro. È questa una delle decisioni più
sorprendenti contenute nella sentenza con cui il tribunale di Milano ha
condannato solamente Tanzi a 10 anni di reclusione, assolvendo tutti gli
altri imputati e dichiarando che Bank of America non deve essere
sanzionata come responsabile civile e non dovrà versare un euro ai
risparmiatori. «Siamo molto felici e la consideriamo una sentenza giusta
e rispettosa del diritto» ha affermato Jacopo Pensa, legale di Antonio
Luzi, ex dipendente di Bank of America, assolto. A un cronista che gli
chiedeva se è possibile che Tanzi sia l'unico responsabile, l'avvocato
ha risposto: «Può essere così, ma certamente se l'ha fatto con altri,
non l'ha fatto con chi è stato assolto questa sera». «CONFERMATO
L'IMPIANTO ACCUSATORIO» - Non sembra turbato dalla sentenza del
Tribunale di Milano, che ha condannato il solo Calisto Tanzi e ha
assolto gli altri imputati, il procuratore aggiunto di Milano, Francesco
Greco, il quale analizza la situazione nella sua complessità e ricorda
come su 29 imputati complessivi almeno una ventina siano stati
condannati o abbiano patteggiato. «Per quanto riguarda il capo
d'imputazione riguardante Bank of America - spiega il procuratore
aggiunto - è stata riconosciuta la prescrizione, peraltro modificata a
seguito della legge Cirielli». Pertanto, per il magistrato, «l'impianto
dell'inchiesta rimane confermato». Impugnerete la sentenza? «Vedremo le
motivazioni e decideremo».
PATTEGGIAMENTI - I giudici della prima sezione penale del Tribunale di
Milano, chiamati anche a decidere se accogliere o meno le richieste di
patteggiamento già concordate con la Procura, hanno respinto una
richiesta di patteggiamento presentata da due imputati: Maurizio Bianchi
e Lorenzo Penca ritenendo la pena patteggiata non congrua e disponendo
quindi la separazione delle loro posizioni. Per un'altra decina di
imputati è stata invece accolta la richiesta di patteggiamento a pene
che vanno dai 5 mesi e 10 giorni ai 2 mesi.
BUON NATALE E LA CRISI E' UNA FANTASIA .
Nel 2008 calano gli evasori totali
Ma più redditi non dichiarati (+30%) Sono 6.414 quelli scoperti dalla
Guardia di Finanza
Il generale Cosimo D'Arrigo (Ansa)
ROMA - Ammontano a 27,5 miliardi i redditi non
dichiarati e oltre 6.400 gli evasori completamente sconosciuti al fisco
scoperti dalla Guardia di Finanza nel 2008. È questo il dato più
significativo emerso nel corso della tradizionale conferenza stampa di
fine anno che si è tenuta venerdì a Roma presso il comando generale e
con la quale le Fiamme Gialle hanno reso noto il bilancio dell'attività
operativa svolta quest'anno a tutela della sicurezza
economico-finanziaria.
6.414 EVASORI TOTALI - Il rapporto annuale 2008
dell'attività operativa del Corpo segnala «un calo generale del numero
degli evasori totali scoperti nelle varie aree, pari in media al 24%» ma
quelli sottoposti a verifica negli ultimi 11 mesi hanno una «consistenza
economica superiore al passato». Sintomo, con ogni probabilita«, del
fatto - ha spiegato il generale Giuseppe Vicanolo, capo del III reparto
Operazioni - che »i piani di contrasto sviluppati con molta
determinazione negli ultimi anni hanno cominciato ad intaccare lo
zoccolo duro delle migliaia di evasori sommersi».LAVORO NERO -
Considerazione analoga merita la lotta allo sfruttamento del lavoro
nero: gli imprenditori risultati non in regola sono stati 5.033, e 172
di loro hanno occupato manodopera in nero pari o superiore al 20% del
totale dei dipendenti. Il numero di imprese scoperte ad ingaggiare
dipendenti al di fuori delle regole è aumentato del 41% rispetto al
2007. Complessivamente i lavoratori in nero sono risultati 16.612,
quelli irregolari 14.497. In »sensibile aumento« anche il rendimento del
contrasto all'evasione e all'elusione fiscale internazionale: in questo
settore sono state constatate basi imponibili evase per 5,1 miliardi di
euro, quasi tre volte di più rispetto a tutto il 2007 (1,9 miliardi).
Sul fronte delle frodi penalmente rilevanti, che hanno portato alla
denuncia di 7.400 soggetti, si è rilevato un aumento dell'Iva evasa
mediante l'emissione e l'utilizzo di fatture per operazioni inesistenti
pari a 2,3 miliardi di euro, il 45% in più rispetto a quella scoperta
nel 2007. LE CIFRE - Nel rapporto annuale presentato dal comandante
generale della Guardia di Finanza, Cosimo D'Arrigo, si legge inoltre che
sono state constatate basi imponibili sottratte a tassazione per 27,5
miliardi e Iva evasa per 4,3 miliardi, ancora superiori ai dati del
medesimo periodo della scorsa annualità, che già hanno rappresentato il
massimo storico dell'ultimo decennio; inoltre sono state rilevate
violazioni Irap per 19,4 miliardi, pari a quasi il 30% in più di tutto
il 2007. CRESCONO I REDDITI EVASI - I redditi evasi contanti nei
riguardi dei 6.414 evasori totali scoperti quest'anno ammontano a 8,8
miliardi, con aumento della resa media di ogni singolo intervento,
rispetto a quella dello scorso anno, pari a circa il 30%. Parimenti in
sensibile aumento è il rendimento del contrasto all'evasione e all'elusione
fiscale internazionale; in questo settore sono state constatate basi
imponibili evase per 5,1 miliardi, quasi tre volte a quelle di tutto il
2007, pari a 1,9 miliardi. Anche per le frodi fiscali penalmente
rilevanti, che hanno condotto alla denuncia all'autorità giudiziaria di
quasi 7400 persone, si è rilevato un aumento dell'Iva evasa mediante
l'emissione e l'utilizzo di fatture operazioni inesistenti, pari a 2,3
miliardi, superiore del 45% rispetto a quella scoperta nel 2007. Sul
settore della spesa pubblica, per indebite percezioni di incentivi
nazionali e comunitari, anche nel settore della spesa sanitaria, sono
state scoperte truffe e responsabilità per danni erariali per circa 1,9
miliardi; in questo contesto spicca l'incremento delle frodi al bilancio
comunitario, aumentate del 91% rispetto allo stesso periodo dello scorso
anno. Sono stati, inoltre, sequestrati capitali e patrimoni pari a 582
milioni, costituenti prodotto, profitto o reinvestimento di reati di
riciclaggio, usura, falsificazione di mezzi di pagamento, trasferimenti
all'estero di valuta e altri reati societari e finanziari.
L'OBOLO DI STATO PER LE FAMIGLIE CHE NON ARRIVANO PIÙ A METÀ MESE
È
COME DARE L’ASPIRINA
A UN MALATO TERMINALE
I soldi per la spesa finiscono a metà
mese. L'autonomia della busta paga scade, invece, alla fine della terza
settimana per più di sei milioni di famiglie. Sono i dati allarmanti di un
sondaggio Confesercenti-Swg.
La manovra finanziaria che dovrebbe rilanciare
l’Italia, approvata in dieci minuti dal Consiglio dei ministri, riserva
pochi spiccioli a famiglie e imprese. E soltanto per "una volta". «I soldi
non si buttano mai via», ha detto Bersani. «Ma ci sono modi meno
disgustosi di darli». Così, dopo solenni proclami, la montagna ha
partorito un topolino. Siamo all’obolo di Stato. «Misura debole», ha detto
Casini, «che vuole accontentare tutti, senza riuscirci». Demagogia, più
che l’inizio d’una politica familiare seria.
È un tampone: come dare l’aspirina a un malato
terminale. Servirà a poco, non farà ripartire i consumi, né ridurrà quella
fascia di famiglie che non arriva a metà mese. La borsa, quella vera,
quella colma di denaro, sarà a disposizione delle banche, che hanno
bisogno di soldi freschi per i loro affari. La difesa dei risparmiatori è
solo un alibi, perché oggi, in Italia, le famiglie non hanno più nulla da
risparmiare. E per vivere si indebitano. Per non parlare di chi la spesa
la fa tra gli avanzi del mercato o nei cassonetti.
Ricerca di cibo tra gli avanzi del
mercato (foto Lobera).
L’elemosina di Stato non modifica d’una virgola la distribuzione del
reddito, non lo sostiene, non crea nuovi posti di lavoro. Le grandi opere,
finanziate con 16 milioni di euro, sono un libro dei sogni, che nessuno ha
aperto (gli esperti hanno pure bocciato il ponte di Messina: troppo caro e
pericoloso). La manovra è insufficiente, ci voleva più coraggio,
soprattutto a sostegno delle famiglie, cenerentole d’Italia.
Tremonti ha inventato la social card, poteva chiamarla "tessera del
pane" (come Mussolini) o "carta della povertà": era lo stesso. Almeno, era
più sincero. Si tratta di poco più d’un euro al giorno a famiglia. Impresa
degna del "cesarismo" populista, che ha trasformato i diritti in
elemosine, come s’addice a sudditi più che a cittadini. È un certificato
di povertà, che «emana aria di depressione e richiama la "tessera
annonaria" dei tempi di guerra», come ha scritto Gramellini su La Stampa.
Si mette alla gogna chi la riceve: è anonima, ma va esibita negli uffici o
al supermercato. C’è da vergognarsi, mentre non ha pudore chi si "abbuffa"
di soldi pubblici: i partiti italiani sono i più cari d’Europa.
E poi, non è detto che ci siano i soldi per finanziare la social card.
Nella lettera inviata a chi ne ha diritto (ma quanta burocrazia per due
soldi!), si legge: «Gentile signora/e… sarà ricaricata sulla base dei
finanziamenti via via disponibili». È l’ultima beffa. Per ora ci sono,
certi, 170 milioni di euro, ne servono 450. Tremonti dice che userà i
"conti dormienti" e le multe dell’Antitrust. Ma quei soldi li aveva già
promessi alle vittime del crack Parmalat e Cirio.
La social card è meno di quanto la gente ruba per fame nei
supermercati. Le quantità di pane, pasta, tonno che saltano le casse, sono
aumentate nell’ultimo anno del 16 per cento, per un valore pari a 500
milioni di euro (dati Cia, Confederazione italiana agricoltori). Gli
spiccioli di Tremonti non ripagano neppure il "furto per fame". Andranno a
un milione e 300 mila famiglie. Ma quelle che non mangiano un pasto
normale tutti i giorni sono 7 milioni e mezzo (dati Istat). Chi ha 800
euro di pensione è escluso.
La parola magica è bonus, cioè "carità". Che è cosa buona, ma non
deve farla lo Stato.
Immobiliare, nel II semestre -1%
E' il primo calo dei prezzi dal 1997
Il dato non è uniforme: in testa Bologna (-4,5%)
mentre al Sud va ancora bene per le Agenzie Immobiliari che continuano a
mantenere prezzi alti nonostante la forte depressione economica di ROSARIA AMATO
ROMA - I prezzi delle case sono calate per la prima volta dal 1997. A
rilevarlo è Nomisma, nel III Rapporto sul Mercato Immobiliare 2008. Il
calo, riferito al secondo semestre 2008, è infatti dell'1 per cento
rispetto ai primi sei mesi dell'anno, ben diverso certo dalle riduzioni
tra il 5 e il 10 per cento riscontrate nello stesso periodo nei
principali paesi europei. Ma il mercato è in grande sofferenza: le
compravendite a fine anno raggiungeranno un calo del 20 per cento,
corrispondenti a 160.000 case vendute in meno, una perdita di valore di
circa 24 miliardi di euro.
"Nel quadro di recessione fornito proprio ieri dall'Ocse - spiega il
presidente di Nomisma Gualtiero Tamburini - le famiglie si chiudono a
riccio, contraggono i consumi e evitano di investire anche nel mattone,
storicamente considerato un bene di rifugio, il bene reale per
eccellenza".
Esplose le sofferenze. In grave difficoltà anche chi ha già acquistato
una casa: nel 2008 le sofferenze sui mutui già stipulati, secondo il
rapporto di Nomisma, arriveranno a circa 7 miliardi su un mercato
residenziale da 120 miliardi (5,5 per cento). Rispetto al 2006, quando
ammontavano a 3,9 miliardi, le sofferenze sono quasi raddoppiate. "Il
dato sulla solvibilità non è rassicurante. - sottolinea l'analista di
Nomisma Luca Dondi - Ci sono segnali di peggioramento della qualità del
credito. In più occorre dire che con tutta probabilità il dato di 7
miliardi del 2008 è sottostimato".
Nel 2009 prezzi -5%. Il calo dei prezzi registrato quest'anno nel
mercato immobiliare, spiega Tamburini, è il risultato del "braccio di
ferro tra i pochi compratori e i molti venditori", e nel 2009 dovrebbe
ampliarsi, fino ad arrivare a circa il 5 per cento. "Nelle grandi aree
urbane, però, la flessione potrebbe essere più forte e nell'ordine
dell'8-10 per cento", spiegano gli analisti di Nomisma. Già adesso
tuttavia ci sono città che hanno superato la media: infatti nel secondo
semestre dell'anno i prezzi sono calati del 4,5 per cento a Bologna e
del 2,5 per cento a Milano. A soffrire sono soprattutto le abitazioni,
mentre 'tengono' i prezzi di uffici e negozi.
Frenano anche gli investimenti. In un mercato che arretra frenano
naturalmente anche gli investimenti in nuove costruzioni. Infatti
l'attività edilizia ha registrato un calo dell'1,1 per cento nel corso
del 2008: per il 2009 le previsioni sono di una ulteriore diminuzione
dell'1,5 per cento.
Aumentati i tempi di vendita. Il tempo medio di vendita per le
abitazioni è aumentato a 5,8 mesi, che diventano 7,2 mesi per gli
uffici, 6,4 per i negozi e 7,6 per i capannoni. Crescono anche gli
sconti applicati all'atto della compravendita, e raggiungono il 12,5%
per le abitazioni usate, 7% per le nuove, 13% per gli uffici e 12% per
negozi e capannoni.
Un mercato a due velocità. Il mercato, rileva Nomisma, ha "due velocità
corrispondenti, la prima, agli immobili di qualità per i quali l'offerta
è minore e la domanda più solida, la seconda agli immobili senza
qualità, con elevata offerta e bassa domanda".
Le differenze città per città. Il rapporto Nomisma analizza in modo
particolare tredici grandi aree urbane, che presentano parecchie
differenze. A Bari il mercato residenziale nel secondo semestre 2008 ha
registrato un aumento dei prezzi delle abitazioni usate dell'1,9%. In
controtendenza anche Cagliari (+3,4%), Catania (+0,1%), Genova (+1,1%),
Palermo (+1,2%). Prezzi in discesa a Napoli (-19%), Padova (-0,1%),
Milano (-2,9%), Firenze (-1,9%), Roma (-0,7%), Torino (-1,5%), Venezia
città (-2%) e Venezia terraferma (-1,8%).
Il Sud ancora tiene, il Centro-Nord arretra. Salvo qualche eccezione,
l'Italia sembra divisa tra un Mezzogiorno dove ancora i prezzi tengono,
e un Centro-Nord dove arretrano. "Al Sud - spiega Luca Dondi - la
tendenza rialzista sta venendo meno più lentamente, mentre ci sono una
serie di mercati che tendono ad anticipare l'andamento generale, e sono
i mercati del Centro-Nord, soprattutto Milano, Venezia, Firenze,
Bologna, che hanno avuto tassi di crescita molto accentuati. Lì le
quotazioni avevano raggiunto livelli insostenibili, e quindi la domanda
ora è ferma. Ma anche al Sud i dati preludono a cali che prevediamo per
il primo semestre 2009".
ECONOMIA Il mercato asiatico, ieri l'unico a salutare con favore la
vittoria di Obama, subisce l'influenza di Wall Street che nel giorno della
vittoria democratica aveva chiuso in forte ribasso.
Borse, Tokyo in picchiata: -6,53%
Il mercato asiatico, ieri l'unico a salutare con favore
la vittoria di Obama, subisce l'influenza di Wall Street
Perplessità alla Borsa di
Tokyo all'indomani dell'Obama day (Afp)
MILANO - Nell'Obama Day, il giorno della consacrazione
dell'esponente afroamericano uscito vincitore dalle presidenziali
americane, la piazza di Tokyo era stata quella che aveva fatto registrare
i risultati migliori, un po' in controtendenza rispetto a quanto successo
EFFETTO WALL STREET - A riportare al pessimismo gli
investitori giapponesi è il ritorno in forza dello yen rispetto al dollaro
e al tonfo di ieri di Wall Street. L’indice Nikkei aveva recuperato l’11%
nel corso delle due sedute precedentii. L’indice Topix, che si riferisce a
tutti i titoli principali della Borsa giapponese, ha perso oggi 57,61
punti, pari al 5,96 per cento, scendendo a 909,30 punti. Ieri sera,
l’indice Dow Jones della Borsa di New York aveva perso il 5,05%e il Nasdaq
il 5,53%, mentre nuovi indicatori hanno ricordato che il presidente Obama
dovrà affrontare una situazione molto degradata negli Stati Uniti. Nel
mercato dei cambi, lo yen continua a salire rispetto al dollaro e
all’euro, una situazione che nuoce alle esportazioni giapponesi. Il
dollaro è sceso oggi di nuovo sotto i 98 yen.
EUROPA IN DISCESA - Segnali poco incoraggianti arrivano
anche dalle piazze euroee, dove all'apertura sono state registrate
prestazioni negative. Milano ha perso il 2,83%, Londra il 2,62 e
Francoforte l'1,26. Tra gli operatori finanziari c'è inoltre attesa per le
riunioni della Bce e della Boe, previste per oggi, che dovrebbero decidere
di tagliare i tassi in Europa e in Gran Bretagna.
4-11-2008:L'America
ha scelto: Obama Hussein presidente.
Barack: «Il cambiamento è arrivato»
.Un nero,dal nome
musulmano, alla Casa Bianca sette anni dopo l'attacco di Al Queida agli
Stati Uniti. Bush,il peggiore presidente degli USa degli ultimi 150 anni,è
riuscito nell'impresa storica di affossare l'economia del mondo portando
un nero al vertice supremo dell'ex superpotenza,lo storico cambiamento è
tutto merito suo. Ad Obama in eredità delle macerie. Le congratulazioni di
Bin Laden, del Mullah Omar e dei Sauditi per l'ottimo "lavoro" svolto dal
devastato psichico texano. Fortunatamente gli USA hanno lo spoil
system,contrariamente ai sistemi elettorali delle colonie europee.
Il gigantesco crollo economico finanziario del settembre
ottobre 2008 ha un effetto molto più pesante della semplice recessione:E'
LA DEFLAZIONE, OVVERO IL CROLLO GENERALE DEI PREZZI.
Apparentemente sarebbe positivo,per chi ha liquidità, ma
purtroppo esiste un pericoloso rovescio della medaglia,soprattutto per le
economie del debito.
Deflazione:
“un termine che fa rabbrividire” lo definisce il New York Times. Se gli
americani eleggeranno un nero alla Casa Bianca, un peso determinante lo
avrà questa crisi gravissima e rara, un tipo di morbo economico che
l’Occidente ha conosciuto una sola volta in un secolo. E se Obama vince
dovrà cimentarsi con una sfida che un solo presidente ha affrontato prima
di lui, Franklin Delano Roosevelt. La deflazione è molto più di una
semplice recessione, non si esaurisce affatto in un arretramento della
crescita economica. Le recessioni sono relativamente frequenti (l’ultima
in America avvenne nel 2001), sono un male curabile e ben noto alle
autorità di politica economica. La deflazione invece è un fenomeno
difficile da capire finché non ci si è in mezzo: e allora è troppo tardi.
Gli anni Trenta sono l’unico caso precedente di una deflazione globale
nell’èra moderna. Quel circolo vizioso oggi viene definito come “un
rischio reale” da Nouriel Roubini, l’economista della New York University
che seppe prevedere con precisione il grande crac dei mutui e le sue
conseguenze.La deflazione non è soltanto dis-inflazione, cioè il contrario
del rincaro del costo della vita. Una disinflazione è ben vista dai
consumatori perché aumenta il loro potere d’acquisto (anche se il
consumatore italiano spesso è l’ultimo a beneficiarne perché monopoli,
intermediari e corporazioni parassitarie sequestrano il vantaggio). La
deflazione invece è distruttiva. Se stentiamo a capirne la portata reale,
è proprio perché abbiamo tendenza a concentrare l’attenzione sui prezzi al
consumo, le vendite al dettaglio, le etichette del supermercato, le
bollette della luce e del telefono, il costo di un’automobile o di un
computer. Ma ci sono altri prezzi che sono ancora più influenti per
determinare lo stato di salute dell’economia. Noi consumiamo solo una
piccola parte della nostra ricchezza. La spesa annua che dedichiamo ai
consumi è una frazione del nostro patrimonio: quest’ultimo include la
nostra casa, la liquidità depositata in banca, i risparmi investiti in Bot
o in Borsa o in fondi comuni, il Tfr, la pensione già maturata, la polizza
vita. A livello nazionale, il patrimonio accumulato dal paese – tutte le
proprietà dello Stato, il capitale delle imprese, i portafogli di
investimenti delle assicurazioni e delle banche – vale ben di più del
flusso annuo che è misurato dal Pil, cioè il reddito prodotto in dodici
mesi. Ecco perché bisogna prestare attenzione ai prezzi non solo dei beni
di consumo, ma anche dei beni capitali. Se si abbassano sensibilmente i
valori di questi patrimoni – case, titoli – noi diventiamo tutti più
poveri. E ci comportiamo di conseguenza. Una massiccia deflazione globale
in atto da mesi sta svalutando tre categorie fondamentali di beni. In
primo luogo le case, che in America hanno perso già il 20% del valore. In
secondo luogo i titoli: solo a Wall Street le azioni dell’indice più
rappresentativo (S&P 500) sono precipitate del 46% in un anno; un’altra
erosione ha colpito anche titoli mobiliari che dovevano essere molto meno
rischiosi, cioè le obbligazioni emesse dalle grandi imprese. Infine la
tempesta della deflazione ha travolto tutte le materie prime: il petrolio
vale la metà del suo prezzo di luglio e un tracollo analogo ha colpito
metalli, minerali, derrate agricole. La deflazione ha conseguenze perverse
su due fronti, debiti e consumi. L’effetto sui debiti è micidiale. Lo
sgonfiamento di valore di ogni bene patrimoniale – come si è visto negli
ultimi mesi – destabilizza i debitori fino a spingerli verso l’insolvenza.
Banche e hedge fund devono liquidare i loro portafogli, ma vendendo
contribuiscono a far precipitare i valori di azioni e obbligazioni: il
risultato finale è che i loro patrimoni valgono ancora meno, e il peso dei
debiti alla fine si è accresciuto anziché diminuire. Di qui la corsa a
chiedere la restituzione dei prestiti fatti alla clientela (imprese e
famiglie), e la “glaciazione” dell’attività creditizia. Perfino le aziende
più grandi e più solide oggi stentano a reperire fondi. L’impatto della
deflazione sui consumi è altrettanto pericoloso. Se ne ebbe una prova in
Giappone, l’unico paese ad avere sperimentato la prolungata discesa dei
prezzi durante gli anni Novanta (fu tuttavia un caso di deflazione non
globale, pertanto assai meno preoccupante dell’attuale). Quando tutti i
valori precipitano, il riflesso razionale è di rinviare ogni spesa: non
comprare oggi ciò che costerà meno domani. Infatti in una vera deflazione
l’unica cosa che acquista valore col passare del tempo è la liquidità, o
quella semiliquidità che sono conti correnti, libretti di risparmio, Bot.
Il meccanismo è già ben visibile negli Stati Uniti sul mercato
immobiliare: per quanto i prezzi siano precipitati, la clientela si
convince che potranno scendere ancora. Si notano i sintomi di sciopero
degli acquisti: i giapponesi lo fecero negli anni Novanta; in America da
alcuni mesi la proverbiale spensieratezza dei consumatori è svaporata. Ma
quell’attendismo che appare una scelta razionale per il singolo, ha
spaventosi effetti sull’economia e quindi sul benessere collettivo. Lo
sciopero della spesa accumula giacenze invendute, le imprese devono
tagliare la produzione e gli investimenti, infine licenziano (negli Stati
Uniti sono stati persi 760.000 posti di lavoro dall’inizio dell’anno)
oppure fanno ampio ricorso alla cassa integrazione (in Italia). Le
ripercussioni globali della deflazione sono violente. Tra le potenze
emergenti quelle che si erano arricchite prevalentemente esportando
materie prime – la Russia, il Golfo Persico, diversi paesi dell’America
latina – entrano in una fase di serie difficoltà e turbolenze, con il
rischio-bancarotta che incombe su diversi Stati sovrani. Le potenze
asiatiche che sono invece delle economie di trasformazione – Cina, India –
reggono meglio e tuttavia soffrono per il rattrappirsi dei mercati di
sbocco. Fallimenti e licenziamenti di massa sono già in atto nel Guangdong,
la regione più industrializzata della Cina. Molti produttori asiatici
saranno costretti a ricorrere al dumping, vendendo sottocosto pur di
smaltire le scorte. Così facendo accentueranno a loro volta la pressione
deflazionistica mondiale. La punizione più crudele che viene inflitta
dalla deflazione è quella che colpisce i debitori. Quando tutti i prezzi
scendono, i debiti in proporzione aumentano di valore perché sono fissi in
termini nominali. Perciò questi sono tempi terribili per chiunque abbia
debiti: famiglie, imprese, e anche Stati. Dall’Ungheria all’Argentina,
dall’Ucraina al Pakistan, le bancarotte lambiscono interi Stati sovrani.
L’Italia, avendo il debito pubblico più alto d’Europa, è in una posizione
fragile nonostante l’ombrello protettivo dell’euro. Le cure contro la
deflazione sono lunghe e hanno efficacia limitata – lo dimostra la
sindrome giapponese durata dieci anni. Ripetuti tagli dei tassi
d’interesse, come quelli in atto in questi giorni, furono somministrati
dalla Banca del Giappone senza risultato. Il costo del denaro può scendere
a zero senza che questo sia sufficiente per invogliare imprese e
consumatori a mettere in circolazione quel denaro, cioè a investire e a
spendere. Essenziale è ricreare le condizioni di una crescita vigorosa che
si misuri presto nel reddito di tutte le famiglie: è uno degli ingredienti
del New Deal che l’America e il mondo si aspetteranno da una presidenza
Obama.
La terapia
per il credito
di LUIGI SPAVENTA
È POSSIBILE che al contenimento dell'instabilità finanziaria si accompagni
una stretta creditizia, con il rischio che "l'inasprimento delle
condizioni creditizie per famiglie e imprese e il deterioramento del ciclo
economico si rafforzino a vicenda in una spirale negativa" (Draghi). Con
una domanda interna ed estera già in calo, occorre evitare questo esito,
di cui già si intravedono i segni.
Ovunque, governi e autorità monetarie hanno messo su una robusta rete di
sicurezza per impedire una implosione del sistema finanziario, che pareva
imminente. Ampliando la provvista di fondi, impegnandosi a non far fallire
istituzioni di rilievo, offrendo garanzia ai depositi e a una vasta gamma
di debiti delle banche, si è evitato un completo congelamento della
liquidità, gravido di danni per la stabilità finanziaria e per l'economia
reale. L'altro obiettivo, complementare, è quello di aumentare la
capitalizzazione delle banche, la cui situazione patrimoniale è stata
compromessa o indebolita dalle perdite inflitte dalla crisi e dai maggiori
rischi emersi nei bilanci.
Per adeguare i rapporti patrimoniali alle regole di vigilanza, e a quelle
di prudenza imposte dalla situazione presente, vi sono due modi: a parità
di attivo si può aumentare il capitale della banca; e/o si può contenere
l'attivo con una contrazione del credito concesso. La via del ricorso al
mercato per una ricapitalizzazione trova oggi ostacolo nella diffidenza
degli investitori, che temono l'emersione di ulteriori perdite e scontano
comunque una bassa redditività futura: i fondi sovrani che investirono in
banche americane fra la fine dello scorso anno e gli inizi di questo
ancora si leccano le ferite delle minusvalenzee subite. Pertanto, la sola
alternativa alla stretta del credito è la ricapitalizzazione con fondi
pubblici.
Per parte loro, le banche, se non stanno per affogare, non guardano di
buon occhio a un intervento pubblico: un aumento di capitale sottoscritto
dallo stato diluisce le quote azionarie private e comporta inevitabilmente
vincoli espliciti o impliciti. Ciò nondimeno, in molti paesi i governi
hanno imposto ad alcune banche una partecipazione pubblica, anche
mancandone una estrema necessità: non solo dunque come provvedimento
inevitabile per impedire un fallimento, ma anche come misura di cautela e
di prevenzione di una contrazione del credito.
Il nostro decreto legge del 9 ottobre, sulla cui conversione le Camere si
esprimeranno nei prossimi giorni, non contiene alcuna imposizione
siffatta. Prevede invece la possibilità che il ministero dell'Economia
sottoscriva aumenti di capitale deliberati da una banca quando la Banca
d'Italia accerti una situazione di inadeguatezza patrimoniale ed esprima
valutazione positiva sul piano di stabilizzazione. Poiché sinora da noi
non si sono manifestate situazioni di urgenza, quella impostazione è
condivisibile, anche se potenzialmente l'intervento è più intrusivo poiché
non si prescrive, come altrove, che la partecipazione pubblica al capitale
sia priva di diritti di voto.
Esso tuttavia, ha un limite notevole: ammettendo un intervento solo se una
banca non riesca a porre rimedio ad una situazione di palese carenza di
capitale, non è in grado di prevenire fenomeni di stretta del credito. La
banca che si trovi prossima a quella situazione, infatti, potrebbe
evitarla con una riduzione del suo attivo, e dunque del credito, senza
subire l'onere della partecipazione pubblica.
Ci si deve chiedere allora se non converrebbe affidare alla Banca d'Italia
la valutazione di un'altra condizione ai fini di una ricapitalizzazione
obbligata: quella dell'andamento recente dei crediti erogati. Se ne fosse
accertata una palese contrazione (sulla base dei criteri stabiliti
dall'organo di vigilanza), l'intervento pubblico sul capitale sarebbe
giustificato dalla necessità di evitare che essa si protragga.
Si obietterà, comprensibilmente, che in questo modo si
amplia ancora lo spazio di discrezionalità lasciato a un potere politico
ansioso di "mettere le mani sulle banche". Il rischio può essere alleviato
disponendo, comunque, che la partecipazione dello Stato avvenga, come
altrove, con azioni privilegiate prive di diritto di voto. Ma di questi
tempi e con i rischi che corriamo non può ci si può rassegnare
all'inazione, e non fare quello che in altri paesi - dagli Stati Uniti,
all'Inghilterra, all'Olanda, alla Francia - si è fatto e si sta facendo.
La riforma doveva essere discussa in settimana ma dopo le proteste
Berlusconi preferisce rimandare. E Bossi rilancia: "Gli atenei vanno
finanziati"
Università, stop del governo
"Prima calmiamo le acque"
di CLAUDIO TITO
Mariastella Gelmini
ROMA - "Il clima è troppo acceso. Adesso dobbiamo andare
avanti con un po' più di calma". Silvio Berlusconi accende il semaforo
rosso. La riforma dell'università deve attendere. Maria Stella Gelmini
lascerà per un po' nel cassetto il suo "piano" per gli atenei.
Le manifestazioni di questa settimana, insomma, un effetto l'hanno avuto.
E il Cavaliere non vuole correre rischi. Non ha alcuna intenzione di
incendiare la piazza. Soprattutto in una fase in cui le proteste di
studenti e professori sembrano sempre più intersecarsi con le difficoltà
della crisi economica. "Ora - è quindi la scelta del presidente del
Consiglio - andiamo avanti con un po' di calma".
Il secondo passo studiato dal governo per ristrutturare l'Istruzione
pubblica, dunque, verrà rallentato. Il provvedimento - stavano esaminando
pure l'opzione di un nuovo decreto - era previsto per la prossima
settimana, ma i tempi si allungheranno. Di un bel po'. Eppure solo quattro
giorni fa l'intervento era stato annunciato con tutti i crismi
dell'ufficialità dallo stesso ministro dell'Istruzione. "Entro una
settimana presenterò il piano sull'università", aveva scandito dopo il sì
del Senato alla sua riforma scolastica. Del resto, pure il Cavaliere fino
a qualche giorno fa sfidava tutti gli scettici, compresi quelli del
centrodestra, ripetendo: "E ora tocca all'università".
Qualcosa, però, negli ultimi giorni è cambiato. Le proteste degli
studenti. Le manifestazioni dei docenti. La stagnazione dell'economia. Il
clima nei confronti dell'esecutivo non è più lo stesso. Sul tavolo del
premier i sondaggi lo confermano. Già una settimana fa i dati avevano
impensierito l'inquilino di Palazzo Chigi, e adesso ha avuto una
controprova. La riforma Gelmini non è "popolare", soprattutto è stata
percepita in senso negativo dalle famiglie. "Non si può insistere subito
sullo stesso punto", ha allora fatto sapere il Cavaliere.
Bisogna che si calmino le acque per non trasformare la protesta in un rogo
in cui si saldano studenti medi, studenti universitari e professori. Come
va ripetendo Umberto Bossi "è inutile far unire anche gli universitari
alla protesta della scuola". Il premier, insomma, ha dovuto prendere atto
anche delle resistenze all'interno della maggioranza. "Occorre trovare i
finanziamenti adatti - ha avvertito ieri il ministro delle Riforme -
perché l'università è una cosa importante".
E in effetti il piano, che è già pronto nel cassetto del ministro
dell'Istruzione, si metterebbe nella scia della manovra economica
approvata a luglio scorso. Il decreto di Tremonti, cioè, che ha
sforbiciato gli stanziamenti per gli atenei nei prossimi tre anni. Nel
2009 il Fondo per il finanziamento ordinario dell'università è stato
ridotto di oltre 700 milioni, gli importi per l'istruzione universitaria
di 1600 milioni, i soldi per il "diritto allo studio" ridotti del 60% e
persino le risorse per le facoltà "non statali" - tanto care a Berlusconi
- decrescerà di 60 milioni. Per il presidente del consiglio, quindi, "al
momento è meglio evitare di andare subito anche sulla riforma
dell'università".
Un suggerimento su cui giovedì scorso ha battuto con insistenza pure il
presidente della Camera, Gianfranco Fini. Il quale durante una colazione
di lavoro, ha sottolineato i rischi di uno scontro che coinvolga i docenti
e i giovani universitari. Gli esperti di An poi sono usciti allo scoperto
chiedendo un confronto con tutte le parti in causa e bocciando
preventivamente la strada del decreto e della fiducia. "Servirebbe -
ammette anche Stefano Caldoro, socialista eletto dentro Forza Italia,
impegnato a luglio come relatore della manovra Tremonti - un patto con il
mondo dell'università. Un patto di stabilità condiviso".
Anche perché la seconda puntata del pacchetto Gelmini prende spunto
proprio dai "tagli" stabiliti dal ministro dell'Economia. Secondo alcune
indiscrezioni, il progetto punterebbe a bloccare la "proliferazione" dei
corsi, a cancellare le sedi distaccate considerate in eccesso e a
trasformare gli istituti in Fondazioni di diritto privato (il decreto 112
già contemplava la "possibilità" per i singoli di atenei di compiere
questa scelta che diventerebbe invece obbligatoria). Non solo.
Il piano verrebbe accompagnato dalla "sospensione" dei
concorsi per i professori - quelli già banditi nel 2007 e nel 2008 - al
fine di rendere effettivo il blocco del turn over. Ai piani alti del
ministero si sventola una ricerca in cui si evidenza come i docenti
italiani assunti a tempo indeterminato siano circa 65 mila e in Germania
"solo" 40 mila. Per Berlusconi, però, non è più il tempo di forzare la
mano.
(2 novembre 2008)
Senato Usa approva il piano
Appello di Bush alla Camera
Introdotti sgravi fiscali a sostegno della classe
media
Innalzato a 250 mila dollari il tetto dei depositi garantiti
WASHINGTON - Il Senato degli Stati Uniti ha approvato il piano per
arginare la crisi finanziaria, in una versione emendata rispetto a quella
I voti favorevoli sono stati 74 (la maggioranza richiesta era di 60).
Venticinque i contrari. Hanno partecipato al voto e si sono espressi a
favore i candidati alla Casa Bianca Barack Obama e John McCain, che hanno
sospeso per qualche ora la campagna elettorale per votare sul piano.
L'unico senatore assente era Ted Kennedy, al quale qualche mese fa è stato
diagnosticato un tumore al cervello e che non è rientrato a Washington per
la sessione straordinaria del Congresso.
Il piano deve essere votato di nuovo dalla Camera dei Rappresentanti. I
deputati sono stati convocati per venerdì. In un comunicato il presidente
George W. Bush ha lanciato un appello ai deputati: "Gli americani
attendono, e la nostra economia esige, che la Camera approvi questa buona
legge questa settimana e la rinvii sul mio tavolo".
Il voto al Senato si è articolato in due fasi. Nella prima sono state
approvate le modifiche concordate dalla maggioranza democratica e dai
repubblicani rispetto al testo bocciato lunedì. Modifiche con le quali è
stato innalzato da 100 mila a 250 mila dollari dell'assicurazione federale
sui depositi bancari e sono stati introdotti sgravi fiscali in favore
della classe media. E a causa delle quali la stesura del piano è lievitata
dalle tre pagine iniziali, redatte dal segretario al Tesoro Henry Paulson,
a circa 450.
L'approvazione del piano, avvenuta mentre aprivano i mercati asiatici, è
stata preceduta da una fitta serie di consultazioni tra i due schieramenti
politici e da appelli al senso di responsabilità nel nome del bene
superiore del Paese. C'era stato quello del presidente Bush, l'ennesimo di
queste convulse giornate. E poi quelli di Obama e McCain. Prendendo la
parola al Senato, il candidato democratico alla Casa Bianca aveva esortato
i colleghi a votare a favore del piano: "Fate la cosa giusta per il paese.
E' chiaro che il piano rappresenta quello che dobbiamo fare per evitare
che la crisi si trasformi in catastrofe". McCain dal canto suo si era
detto "fiducioso" che vi sarebbero state abbastanza "persone di buona
volontà in entrambi gli schieramenti" che avrebbero anteposto il bene
degli Stati Uniti "alla propria ideologia e ai propri interessi".
Il provvedimento prevede una prima trance da 250 miliardi di dollari da
usare subito per l'acquisto dei titoli 'spazzatura'. C'è poi la misura
bipartisan caldeggiata da Obama e McCain di aumentare le garanzie sui
depositi dei correntisti. In particolare La Fdic, l'organismo federale di
assicurazione dei depositi bancari, potrà richiedere al Tesoro
statunitense prestiti illimitati per garantire i depositi dei
risparmiatori nel caso in cui le banche falliscano. La misura aumenta, per
un anno, l'ammontare dei prestiti che la Fdic può richiedere al Tesoro dai
30 miliardi attuali a 100 miliardi di dollari. Tra le altre misure, ci
sono poi limiti più restrittivi per le operazioni 'mark to market', che
contribuiscono alla volatilità dei mercati.
A Wall Street vincono i furbetti
di Enrico Pedemonte da New York
Il salvataggio delle Borse? Ha riempito le tasche degli speculatori.
Sulla pelle dei contribuenti. è tutto il sistema della finanza Usa che va
riformato. Parla il premio Nobel Joseph Stiglitz
Wall Street è morta, titola il 'Wall Street Journal'
in un editoriale destinato a fare storia, ma una vecchia volpe della
Borsa come Nariman Behravesh, capo economista della Global Insight, dice
che sono solo chiacchiere: "Tutto questo clamore farà spazio agli hedge
fund e ai private equity. Dopo la scomparsa delle vecchie banche di
investimento si creeranno due mercati con diversa velocità: da una parte
le banche commerciali a cui si rivolgeranno i piccoli investitori,
dall'altra gli hedge fund e i private equity, cioè un mercato senza
regole rivolto ai ricchi e a quelli che vogliono rischiare...".
La dichiarazione di Behravesh esprime bene il clima di
incertezza che si respira nel mondo della finanza. Il terremoto
che ha scosso Wall Street arriva al crepuscolo dell'amministrazione Bush,
in un clima elettorale incandescente, in un'economia sull'orlo della
recessione. In meno di due settimane due grandi istituzioni come
Fannie Mae e Freddy Mac sono state nazionalizzate, le cinque
grandi banche di investimento sono sparite (fallite o assorbite dalle
banche tradizionali), la prima delle società di assicurazione americane
- la Aig -è stata salvata grazie a una gigantesca iniezione di denaro
pubblico.
Alla fine l'amministrazione Bush ha dovuto proporre un'operazione da
750 miliardi di dollari per evitare che l'intero
sistema finanziario crollasse come un castello di carte, oppresso da una
valanga di mutui ormai senza valore che ha invaso i mercati e devastato
i bilanci delle società finanziarie. E nessuno sa dire se questo immane
sforzo da parte dell'amministrazione pubblica sarà sufficiente a
tamponare una crisi in larga misura incompresa anche dagli addetti ai
lavori.
Alla fine i miliardi di dollari finiti in questa epocale
operazione di salvataggio saranno oltre mille, forse 2 mila. Ma
molti pensano che le operazioni proposte dall'amministrazione Bush
serviranno a salvare gli azionisti lasciando però intatto il Far West
del sistema finanziario.
Joseph Stiglitz, docente alla Columbia University di New York e premio
Nobel per l'Economia, è tra i più critici: "L'operazione di salvataggio
orchestrata dal ministro del Tesoro Henry Paulson potrebbe risolversi in
un colossale trasferimento di ricchezza dalle tasche dei
contribuenti a quelle degli uomini di finanza", afferma nel
corso di una lunga intervista a 'L'espresso': "I capi delle banche di
investimento stanno stappando bottiglie di champagne perché pensano di
avere finalmente trovato qualcuno così stupido da comprare i loro mutui
senza valore a spese dei contribuenti".
La sede di Morgan Stanley
Stiglitz non lo dice, ma la sfiducia manifestata da molti esponenti
democratici nei confronti di Paulson, che in un lungo
braccio di ferro con il Congresso ha chiesto carta bianca per
distribuire 750 miliardi di dollari al mondo finanziario, viene proprio
dalla sua storia personale. Paulson ha lavorato per 32 anni alla Goldman
Sachs e ne è stato presidente per sei anni, proprio nel periodo in cui
le banche di investimento americane si inventavano gli incomprensibili
strumenti finanziari che oggi stanno affossando l'economia. Molti
pensano che non sia lui, nonostante la sua sapienza tecnica, l'uomo
giusto per risanare Wall Street e cambiarne le regole.
D'altra parte questa crisi finanziaria esplode negli ultimi mesi di vita
di un'amministrazione che ha creato un buco devastante nelle
casse dello Stato. Stiglitz ha studiato a lungo il problema e
ha appena pubblicato 'The Three Trillion Dollars War', un libro in cui
sostiene che la guerra in Iraq è destinata a costare agli Stati Uniti 3
mila miliardi di dollari. Quando Bush divenne presidente, il debito
federale Usa ammontava a circa 5.700 miliardi. Ma negli otto anni di
Bush, prima la guerra in Iraq, poi il salvataggio delle società
finanziarie hanno triplicato quella cifra, portandola a 15-16 mila
miliardi di dollari. "Si tratta di undebito colossale
destinato ad abbassare per un lungo periodo il nostro livello di vita".
"Mentre tutto il mondo finanziario
crolla perchè gli americani non sono in grado di pagare i mutui e i
debiti, in Europa si continua a tenere alto il tasso di interesse facendo
lievitare il debito dei consumatori, e facendo superare il tetto dei tassi
sui mutui, che rasentano per la prima volta dall'introduzione dell'euro il
6%». Ad affermarlo in una nota è Carlo Pileri, il presidente dell'Adoc. E
tutto questo, rileva il presidente dell'associazione dei consumatori,
«mentre i risparmi delle famiglie sono falcidiati dalle cattive gestioni
finanziarie e dal costo della vita che non accenna a fermarsi da 6 anni a
questa parte».
Siccome è una splendida notizia,
sperando che sia definitiva, la ritirata dei 18 furbetti della Cai
che volevano papparsi Alitalia a spese nostre e dei lavoratori è stata
accolta dai nove decimi della stampa italiana come una rovinosa jattura.
S’è listato a lutto persino il Tg1 di Johnny Raiotta, che
non prenderebbe posizione contro il governo nemmeno se ripristinasse il
rogo (“Il Consiglio dei ministri vara il nuovo pacchetto sicurezza per
difendere i cittadini dalle streghe e dagli eretici ereditati dal
precedente governo: soddisfazione nella maggioranza, possibilista
l’opposizione”). Infatti s’è schierato a favore del governo contro
i dipendenti Alitalia che si oppongono allo scippo di stipendi e
posti di lavoro per ingrassare i compari del Cainano, dunque il cosiddetto
servizio pubblico li ha dipinti come figure “bizzarre” che
“festeggiano mentre il Titanic affonda”.
E dire che di occasioni per schierarsi sul caso Alitalia, in questi mesi,
Raiotta ne avrebbe avute parecchie. Poteva definire “bizzarro” il
niet di Al Tappone all’Air France che, grazie a Prodi e
Padoa-Schioppa, era pronta a comprarsi Alitalia con dentro tutti i debiti
e i tre quarti degli attuali esuberi. Poteva definire “bizzarro”
il salvataggio dell’AirOne di Carlo Toto, il patriota
dell’italianità che, fra il lusco e il brusco, regalava all’Alitalia, cioè
a noi, il suo miliardo di italianissimi debiti. Poteva
definire “bizzarri” i conflitti d’interessi di Colaninno,
Benetton, Marcegaglia, Gavio, Ligresti, Passera, Tronchetti Dov'Era e
compagnia volante. Poteva definire “bizzarro” che il governo
cambiasse tre leggi e abolisse l’antitrust per i porci comodi di
lorsignori. Poteva definire “bizzarra” la buonuscita di 8 milioni
di euro donata al terz’ultimo presidente, Giancarlo
Cimoli, nominato dal governo Berlusconi2. Poteva definire
“bizzarre” le accuse del governo e dei suoi house-organ alla
terribile lobby dei piloti, colpevoli di tutto, anche del buco
dell’ozono, visto che un pilota Alitalia costa il 25-30% in meno di un
collega di Air France, Lufthansa, British e Iberia e che comunque gli
stipendi del personale viaggiante incidono pochissimo sulle spese
d’esercizio. Poteva definire “bizzarre” le accuse alla Cgil
che, contrariamente a quel che si racconta, ha firmato l’accordo con la
Cai per il personale di terra, ma non poteva farlo per i piloti visto che
in maggioranza non aderiscono alla triade confederale.
Poteva definire “bizzarra” la latitanza dei politici i
quali, dopo aver divorato letteralmente Alitalia per 15 anni, hanno
accuratamente evitato - Di Pietro a parte - di portare la loro solidarietà
alle migliaia di lavoratori in ansia. Poteva definire “bizzarra”
la trattativa clandestina e parallela avviata dal solito Gianni Letta con
Lufthansa (tanto più bizzarra in quanto Al Tappone aveva sempre
parlato di “cordata italiana”, mentre pare che Lufthansa sia
leggerissimamente tedesca, comunque non più di quanto Air France fosse
francese). Poteva definire “bizzarra” la minaccia del Cainano ai
sindacati di
Volendo poi esagerare, Johhny Raiotta e il suo tiggì potevano definire
“bizzarra” la malagestione partitocratica dell’Alitalia negli
ultimi 15 anni, facendo nomi e cognomi dei manager, anzi dei
magnager, che l’hanno spolpata, ciascuno col suo sponsor
politico in sovrimpressione. E potevano definire “bizzarre” certe
rotte aeree imposte alla compagnia di bandiera da ministri della prima e
della seconda Repubblica, ansiosi di atterrare nel cortile di
casa propria (il volo Treviso-Roma per far contento il dc
Bernini, il volo Crotone-Roma perché l’Udc Tassone ci
teneva tanto, il volo Albenga-Roma per recapitare a
domicilio il ministro forzista Scajola). Ma, come diceva Victor
Hugo, c’è gente che pagherebbe per vendersi. Figurarsi il
partigiano Johnny, per giunta alla vigilia dell’annunciato ribaltone alla
Rai e, si spera, anche al Tg1. Così ha buttato il cuore oltre l'ostacolo e
ha definito “bizzarri” i lavoratori che osano financo difendere lo
stipendio e il posto di lavoro. Come sempre, dalla parte dei più
deboli. (Marco Travaglio)
23:35 ESTERI
Il candidato repubblicano propone di rinviare il confronto tv.
L'avversario non accetta. E in una vignetta del
New York Times Bush viene ritratto
come "neocomunista" perchè nella crisi tradisce il liberismo
di E. CarettoGuarda
LA DIRETTA. L'Enac: "Revoca giovedì
se non ci sarà progetto credibile". Riaperta l'asta (bando
on line). Piloti e steward cercano nuova cordata. Berti (Anpac):
"La pressione può generare problemi di sicurezza". La svizzera Ama
interessata a 30 automobili di C. FUSANI /
REPUBBLICA TV
Tronchetti Provera nominato vicepresidente, la figlia del
premier nel cda
MILANO - Via libera dal patto di Mediobanca alla nuova
governance: abbandonata la forma duale (la divisione delle funzioni tra un
Consiglio di sorveglianza che definisce le linee guida della società e un
Consiglio di gestione, che si occupa dell'amministrazione) si ritorna alla
forma di organizzazione tradizionale, che fa capo al Consiglio di
amministrazione.
VIA LIBERA - Il voto tuttavia non è stato unanime. Due
azionisti del gruppo B (soci industriali) avrebbero infatti mosso alcuni
rilievi. Da quanto si apprende uno dei due sarebbe
Oscar Zannoni. Voto favorevole alla
nuova governance sarebbe comunque arrivato dai rappresentanti di Unicredit.
«Unicredit durante l'assemblea del patto non ha detto niente», ha riferito
uno dei partecipanti alla riunione, durata circa due ore e mezza. Dai
commenti raccolti al termine dell'incontro si è appreso che due piccoli
azionisti industriali hanno motivato il loro dissenso alla nuova governance
con il fatto che questa nuova forma di governo societario è stata adottata a
troppo breve distanza di tempo rispetto al precedente passaggio a duale. «Si
poteva aspettare più tempo per fare qualche cambiamento - è stato il
commento -, anche perchè il management ha dato dei buoni risultati nel corso
di questo esercizio».
LE NUOVE NOMINE - Intanto si iniziano a delineare i nuovi
assetti nel gruppo dirigenziale. Vicepresidente di Mediobanca, a fianco del
numero uno di Unicredit Dieter Rampl, sarà Marco Tronchetti Provera, il cui
nome è uscito a sorpresa dalla riunione del patto. Inoltre è previsto
l'ingresso nel Cda della presidente di Fininvest, Marina Berlusconi. A
proporre il suon nome è stato il patto di sindacato che controlla la
maggioranza di Mediobanca. Il consiglio avrà 22 componenti. Fininvest è
socia del patto con l'1% del capitale e detiene un altro 1,2% non vincolato
all'accordo parasociale. «La data di scadenza del patto di sindacato di
Mediobanca - ha po precisato lo stesso Rampl - resta invariata». Verrà
dunque rispettata la scadenza naturale prevista per fine 2009, con proroghe
biennali.
Intesa sul piano con i confederali. I piloti: carta straccia: "
Allucinanti e fuori dalla realtà le dichiarazioni dei
sindacati "allo sbaraglio":sostanzialmente si chiede di
lavorare di più e gratis.
Mutui, la rinegoziazione è una favola
(e la surroga quasi impossibile)
Le denunce: "Mi hanno abbassato la rata, ma dovrò
pagare per altri 16 anni"
"Ho chiesto il passaggio gratuito a un altro istituto, ma non ce l'avrei
fatta senza l'avvocato" di ROSARIA AMATO
ROMA - "Rinegoziando il mutuo guadagnerei un euro": è l'ironica
segnalazione di un lettore di Repubblica all'indomani dell'entrata in
vigore dell'accordo
Abi-governo sui mutui. Un caso limite (in genere le proposte spedite
in questi giorni dalle banche sono più sensate...) ma sintomatico della
delusione dei titolari di mutuo, che si aspettavano vantaggi autentici dalla
nuova normativa. Adesso cominciano invece a sospettare che abbiano ragione
le associazioni dei consumatori, che ne sconsigliano in blocco l'adesione,
salvo che "si sia già con l'acqua alla gola".
L'accordo è stato presentato dal ministro dell'Economia Giulio Tremonti come
un contributo per proteggere il potere d'acquisto delle famiglie. Arriva
oltre un anno dopo la surroga, prevista dal decreto Bersani sulle
liberalizzazioni, e avviata tra mille difficoltà. Forse perché agli utenti
bancari conviene davvero? La inadempienza delle banche è stata anche
stigmatizzata dell'Antitrust, che ha
inflitto multe per 10 milioni di euro a 23 istituti di credito
che di fatto non applicavano le norme sulla portabilità.
Le segnalazioni degli utenti: proposte 'cappio'
"Debito attuale - spiega Manlio Fortini in una lettera a Repubblica -
euro 225.000 (rata 1500 euro) con 27 anni ancora da pagare su un mutuo
variabile trentennale; mi propongono una rata di 1280 euro, inferiore di
circa 220 euro, ma con la sorpresina finale di avere tra 27 anni un debito
rimanente sul conto accessorio su cui vanno a confluire i "finti risparmi"
ancora di euro 165.000, con ulteriore durata di 197 mesi (16 anni e 5 mesi),
sempre che non aumentino i tassi".
C'è chi rinegozierebbe, ma la banca nicchia
Tuttavia c'è chi è convinto che la rinegoziazione potrebbe convenirgli, ma
la banca non gliela propone. Alessandro De Marchi, esperto informatico,
scrive sul suo blog: "Quattro anni fa ho stipulato un mutuo a tasso
variabile con la mia banca ed ora mi ritrovo, come molte persone in Italia,
con una rata cresciuta a dismisura". Dato l'aumento dei tassi, la rata di
Alessandro è cresciuta dagli iniziali 262 agli attuali 350. E dunque si è
rivolto alla banca per rinegoziare, ma è stato scoraggiato. "Se io
rinegoziassi a tasso fisso senza variare alcunchè delle altre voci -
conclude Alessandro - andrei a pagare una rata di 323 euro e a fine
ammortamento avrei restituito ben 5.000 euro in meno alla mia banca di
interessi. Ecco perché, da ottimi professionisti, ci sconsigliano di
rinegoziare".
Altri ancora sono incerti
C'è chi invece, di fronte alla proposta di rinegoziazione della banca, non
sa ancora cosa decidere: "Oggi ho trovato nella cassetta della posta la
proposta di rinegoziazione del mio mutuo della mia casa. Si tratta di un
mutuo ipotecario stipulato alla fine del 2000 a tasso variabile, per un
importo di circa 82.600 euro, 241 rate, spread 1,25%, scadenza fine 2020",
scrive l'utente di un forum di discussione specializzato sull'argomento.
Secondo la proposta della banca, la rata attuale di 575 euro mensili si
abbasserebbe dall'1 gennario 2009 di 508,05 euro. Però alla fine del 2020,
se i tassi rimangono invariati, si aggiungeranno altre 28 rate da pagare
sempre di 508,05 euro. Il titolare del mutuo è incerto perché, spiega, "Nel
2020 io avrò 60 anni e l'idea di ritrovarmi con anni aggiuntivi di mutuo da
pagare mi fa un po' pensare".
Un'alternativa buona, ma quasi impossibile
A questo punto la surroga potrebbe essere invece una valida alternativa. In
teoria, il titolare di un mutuo ha davanti a sé l'intero mercato, può
traslocare gratuitamente nella banca che preferisce e scegliere le
condizioni che preferisce. L'unica cosa che non può cambiare è l'ammontare
della somma residua dovuta, ma può risparmiare tanto se, per esempio, trova
una banca che gli offre uno spread inferiore di un punto o di un punto e
mezzo. Ma accedere alla surroga è un'impresa che richiede tempo, pazienza,
pressioni, a volte persino un avvocato. In tanti gettano la spugna.
"Siamo gente che lavora, abbiamo lasciato perdere"
"Ci hanno chiesto 3.000 euro per il trasferimento del mutuo, eppure non
avremmo dovuto spendere nulla. Però abbiamo lasciato perdere, perché siamo
gente che lavora tutto il giorno e non ci andava di prendere un avvocato".
Stefano Mandre, di Pomezia, associato Adusbef, spiega così la resa di fronte
all'ostruzionismo della propria banca, che si è rifiutata di applicare le
norme sulla surroga, chiedendogli persino 500 euro per la cancellazione
della vecchia ipoteca. Quest'ultima somma, però, Stefano non ha voluto
pagarla: "Mi hanno detto che l'estinzione dell'ipoteca spettava a me, ma io
non ho voluto pagare. Certo, spero che la banca non faccia storie".
"Abbiamo dovuto prendere un avvocato"
Come Stefano, anche Mariangela Grosso, di Cumiana (Torino) si è rivolta all'Adusbef
per essere tutelata, ma non è bastato: "Ho dovuto prendere un avvocato
altrimenti la pratica sarebbe rimasta ferma. Avevo un mutuo ormai diventato
troppo oneroso con la Banca per la Casa, del Gruppo Unicredit. Ho chiesto la
surroga con la Banca del Piemonte, ma Banca per la Casa ha fatto sapere
anche al notaio di non avere alcuna intenzione di consegnare il documento
dell'atto esecutivo e del duplo. Dopo cinque mesi, e grazie a un avvocato al
quale nel frattempo mi ero rivolta, ho fatto la surroga. Nonostante ciò, il
29 aprile di quest'anno Banca per la Casa ha comunque prelevato la rata del
mutuo, non più dovuta a loro, dal mio conto. Ne ho chiesto la restituzione,
e solo dopo molte pressioni sono riuscita a ottenerla dopo ben 44 giorni".
"Ce l'ho fatta, ma è passato un anno"
Invece Alessandra, impiegata di una grande azienda, ce l'ha fatta, anche con
l'aiuto del Movimento di difesa del Cittadino. "Avevo con Unicredit un mutuo
a tasso variabile con uno spread del 2%, diventato molto oneroso con i
recenti aumenti. Di fronte alle mie richieste, mi hanno proposto una
diminuzione dello spread dello 0,2%. E così nel novembre scorso ho deciso di
cambiare banca, con la surroga. Ma invece mi hanno proposto un
trasferimento: avrei dovuto rifare la perizia e pagare le spese notarili. Mi
sono rivolta a un'altra banca, che ha accettato la surroga. Unicredit ha
però fatto ostruzionismo, non voleva dare i conteggi, li ha dati in ritardo.
Però alla fine ce l'ho fatta, e sicuramente ho ottenuto un vantaggio, perché
il mio spread attuale è dello 0,80%".
"Ho vinto ricorrendo all'Ombudsman"
Chi è stato costretto in prima battuta ad affrontare spese non dovute, come
appunto la perizia, può però recuperarle ricorrendo all'Ombusdman. Grazie
alla consulenza di Altroconsumo, Franco Merlini, operaio di Finizzano (Mc),
conta di recuperare al più presto le spese notarili pagate e non dovute per
la surroga. "Ho stipulato un contratto di mutuo nel dicembre 2005 - racconta
- con Bipop Carire, a tasso variabile, consigliato in questa direzione dai
funzionari della banca perchè all'epoca i tassi erano molto vantaggiosi.
Però dall'anno scorso la mia rata era molto cresciuta, e ho deciso di
sostituire il mutuo con un altro prodotto offerto da Unipol Banca. La Unipol
per la surroga mi ha chiesto 312 euro per la perizia e 600 euro per le spese
notarili. Utilizzando il modello di richiesta di Altroconsumo ne ho chiesto
la restituzione, sulla base del decreto Bersani. Mi hanno subito restituito
i 312 euro, ma non i 600 perché, hanno replicato, su questo punto la
normativa non era abbastanza chiara. A quel punto mi sono rivolto all'Ombusdman,
che mi ha dato ragione. Adesso sto aspettando il rimborso: la banca ha 60
giorni di tempo per adempiere".
Rinegoziazioni: "Un regalo alle banche"
"La rinegoziazione è una procedura che non comporta alcun vantaggio per i
clienti. - denuncia Fabio Picciolini, segretario nazionale di Adiconsum -
Certo, c'è lo slittamento dei pagamenti a una data futura, ma con un gravoso
interesse. Può essere considerata l'ultima speranza solo per chi ha la casa
pignorata". Analoghe le posizioni delle altre associazioni dei consumatori:
"L'accordo Tremonti-Abi è stato fatto in poche ore, segno che c'era un forte
interesse da parte delle banche. Mentre sulla surroga, che può davvero
venire incontro alle esigenze dei clienti, si è trattato per mesi - dice il
presidente del Movimento di difesa del Cittadino Antonio Longo - Certo, se
io ho la casa che brucia, la prima cosa è spegnere il fuoco. Ma la
rinegoziazione conviene davvero solo a chi ha l'acqua alla gola".
Da una simulazione di Altroconsumo emerge che la rinegoziazione può costare
al cliente oltre 20.000 euro in più per un mutuo di 100.000 euro, da pagare
in circa 5 anni. "L'accordo è utile solo a chi ha avuto già difficoltà a
pagare delle rate", concludono gli esperti dell'associazione. "La surroga è
stata osteggiata in ogni modo dalle banche - accusa Elio Lannutti,
presidente di Adusbef - e così questo governo, con l'accordo sulla
rinegoziazione, ha lanciato agli istituti di credito una ciambella di
salvataggio. Un nostro inscritto ci ha segnalato che, se accettasse la
proposta della sua banca, sarebbe costretto a pagare rate del mutuo per
altri 16 anni dopo la scadenza".
Tra gli esperti c'è però anche chi non vede così male le rinegoziazioni,
purché però siano proposte nel modo più conveniente per il cliente: "Nel
proporre le rinegoziazioni le banche attualmente offrono il tasso fisso. -
osserva Francesca Tedeschi, responsabile del sito Osservatorio Finanziario -
Al momento sembra conveniente, ma nei prossimi anni i tassi scenderanno,
fino ad avvicinarsi allo zero. Sarebbe molto meglio quindi avere un tasso
variabile con uno spread molto basso. E invece, proprio in questi giorni, le
banche stanno anche alzando gli spread".
Come funzionanano rinegoziazione e surroga
La rinegoziazione è una possibilità offerta a chi ha sottoscritto un mutuo a
tasso variabile prima del 28 maggio 2008. Le circa 300 banche che hanno
sottoscritto l'accordo con il ministro Tremonti hanno assunto l'obbligo di
inviare una proposta scritta ai propri clienti a partire dal 29 agosto.
L'adesione all'accordo comporta una rata più bassa, ma non cambia le altre
condizioni, per cui il cliente a fine mutuo dovrà pagare un conto accessorio
nel quale è stata trasferita la cifra rimanente. Pertanto la rata si
abbassa, ma la durata del mutuo si allunga, spesso di parecchi anni. La
surroga, introdotta invece dalla legge Bersani, prevede il trasferimento
senza alcuna spesa accessoria del proprio mutuo dalla vecchia banca a
un'altra, che naturalmente offre condizioni più convenienti. L'unica spesa
dovrebbe essere il pagamento di una tassa ipotecaria di 35 euro: non è
previsto alcun passaggio dal notaio, alcuna nuova perizia e tantomeno il
pagamento dell'imposta sostitutiva. Le banche però fanno molte difficoltà di
fronte a una richiesta di surroga, e propongono spesso il più oneroso
trasferimento, che comporta la chiusura del vecchio mutuo e l'accensione del
nuovo in un'altra banca.
Milan colpito e affondato
L'Inter ne fa 4 nel derby
La squadra di Leonardo crolla
e si sfalda sotto i colpi di Thiago Motta, Milito, Maicon e Stankovic.
Mourinho azzecca le mosse, compreso il debutto dal primo minuto di Sneijder.
Fischi per i rossoneri, condizionati anche dall'espulsione di Gattuso al 40'
del primo tempo
MILANO, 29 agosto 2009 -
Quattro a zero. Anzi, zero a quattro, perché così fa più impressione. L'Inter
abbatte il Milan. Lo illude, poi lo stende. Nel primo tempo gliene fa tre:
Thiago Motta, Milito e Maicon. Nella ripresa solo uno con Stankovic. Perché
può bastare. Asfalta il Milan con insaziabile autorevolezza, approfittando
di un avversario impalpabile e senza idee. La realtà è che il Milan non è
ancora squadra. Gruppo allo sbando, subisce la potenza dell'Inter e i numeri
dei suoi fuoriclasse. Prestazioni immense. Maicon su tutti. E poi Thiago
Motta, Eto'o, Milito. E Sneijder. Giganti senza avversari.
José Mourinho. Ap
LE
MOSSE DI MOU
— José Mourinho non regala spunti alla banalità. Di
Santon e Muntari non c'è traccia. Il portoghese lancia subito nella mischia
l'esperienza di Zanetti e l'imprevedibilità di Sneijder. E' nel suo stile.
Sorprendere ed entusiasmare. Decisioni che gli daranno ragione. Come quella
sua idea fissa di avere l'olandese che ripaga subito con una grande
prestazione. Leonardo, che mai avrebbe immaginato una batosta di queste
dimensioni, non può che confermare la formazione di Siena; scelta
ineccepibile e in linea con i blandi requisiti della rosa.
Gennaro Gattuso. Ansa
AVVOLTOI — Il primo affondo è di Milito. Classica giocata
dell'argentino con tiro dal limite decisamente alto. Al 6' Marco Storari fa
capire di meritare il posto respingendo a mano aperta un bolide di Sneijder
dalla stessa distanza. Flamini risponde all'8' con un'incursione in area e
un tocco molle dal fondo intercettato da Julio Cesar. Ma cosa si mangia
Ronaldinho al 13'. Servito da Pato, dopo una cavalcata imperiosa, il Gaucho
spreca oltre la traversa con la porta spalancata. Il Milan sembra avere le
idee più chiare, ma l'Inter c'è. Come un avvoltoio aspetta l'attimo giusto.
Ricama con i suoi piedi buoni e i suoi muscoli d'acciaio e al 29' trova il
guizzo vincente.
DILAGANTI — Splendida azione quella nerazzurra con triangolo
chirurgico tra Eto', Milito e Thiago Motta abile a battere con un diagonale
imparabile l'incolpevole Storari. In mezzo c'è la sconcertante immobilità di
Jankulovski che in bambola completa concede metri e gioco all'Inter. Che,
ovviamente, non se lo fa ripetere due volte. Al 36', proprio nel punto in
cui Jankulovski dovrebbe fare il suo dovere, Eto'o irrompe in area e subisce
fallo dall'acciaccato Gattuso. Per Rizzoli, che ammonisce il rossonero, è
rigore netto. Milito sfonda la rete con un tiro centrale e il 2-0 spezza
letteralmente gambe e mente al Milan. Gattuso, che aveva chiesto prima del
penalty la sostituzione, al 40' abbatte Sneijder e subisce il secondo
giallo. Il Milan, che sbuffava in undici, non può competere in dieci e la
rete tutta potenza e rabbia di Maicon al 46' ne è l'avvilente conclusione.
L'AFFONDO
— Leonardo, che avrebbe dovuto rinunciare a Gattuso sin dai
primi minuti, e possibilmente fare a meno anche di Jankulovski, all'inizio
della ripresa schiera Seedorf e Ambrosini per Flamini e Borriello. Cambi
velleitari che non stravolgono la storia della partita. L'Inter si rilassa;
attende e riparte, ma mai con l'intenzione di infierire. Prova la giocata il
freddo Sneijder: bolide dai trenta metri che sfiora la traversa all'11'. Mou
sostituisce l'acciaccatoThiago Motta: dentro Muntari. Cambio a cui Leo
risponde con Huntelaar per l'inguardabile Ronaldinho. Siparietto che precede
lo show di Stankovic. Il suo gol, quello del 4-0, è una bomba terrificante
da fuori area. Ben vengano i salutari fischi contro il Milan e gli sfottò
dei tifosi contro la società. Ma queste sono le conseguenze di un mercato
discutibile. Ben vengano anche gli applausi per Sneijder che lascia il posto
a Vieira. Un'ulteriore conseguenza del mercato mirato dell'Inter che urla a
squarciagola la sua potenza.
MILANO, 29 agosto -
Quattro gol per un derby che ha avuto una sola protagonista: l'Inter di
Mourinho. Il Milan è stato travolto per 4-0 dopo un buon inizio. Ad aprire
il walzer di reti è stato Thiago Motta che messo il sigillo ad un'azione da
manuale che ha annichilito la difesa del Milan al 29'.
CHE ERRORE DI GATTUSO - Passano neanche dieci minuti e i rossoneri si
ritrovano in dieci uomini per l'espulsione di Gattuso. In occasione del
rosso palese l'errore di valutazione della panchina del Milan: il
centrocampista azzurro, dolorante, aveva chiesto il cambio già da alcuni
minuti ma Seedorf non era ancora vestito per entrare in campo. Gattuso è
stato così costretto a rientrare procurando nel giro di un paio di minuti il
rigore dell'Inter poi realizzato da Milito (chiaro il fallo in area su
Eto'o) e facendo un'entrataccia a metà campo sull'ottimo Snijder che gli è
valso il rosso diretto.
MAICON CHIUDE I GIOCHI - Sul 2-0 il Milan perde lucidità e va sotto
ancora a causa di un grande gol di Maicon in chiusura di primo tempo. La
ripresa è pura accademia. Da segnalare solo il gol con una botta dal limite
di Stankovic al 67' che chiude la saracinesca su un derby praticamente mai
in discussione.
Inter travolgente, Milan a terra
Finisce 4-0, segnano vecchi e nuovi
Equilibrio nella prima mezz'ora, ma Thiago Motta
sblocca. A quel punto, Gattuso si infortuna, ma Leonardo non lo sostituisce
tempestivamente: verrà espulso dopo aver provocato un rigore. E' l'inizio
della fine, di Milito su rigore, Maicon e Stankovic le altre reti
di LUIGI PANELLA
MILANO - Il derby dura
una ventina di minuti, poi per l'Inter è una cavalcata trionfale. I
nerazzurri, dopo una settimana con qualche perplessità, strapazzano il
Milan con un nettissimo 4-0 riprendendosi con prepotenza il ruolo di
squadra da battere. Del resto le opinioni sono spesso figlie dei risultati
ed ora, dopo l'arrivo di Sneijder, calatosi con personalità nelle
trequarti, forte è la tentazione di definire la squadra di Mourinho
macchina perfetta in tutti i reparti. Non sembra il caso invece di
affermare che il Milan debba ripartire dal primo quarto di gara, giocato
molto bene. Quello che succede dopo deve infatti far riflettere. La
squadra alla prima difficoltà si scioglie, perde qualsiasi controllo
tattico e cede anche con i nervi: l'espulsione sul doppio svantaggio di
Gattuso, probabilmente prigioniero della propria immagine gladiatoria, è
una mannaia sulle già vane speranze di rimonta.
SNEIJDER SUBITO DENTRO - Mourinho secondo il suo stile, ama il
gusto di rischio e sorpresa. Ti aspetti Sneijder in tribuna, mentre prende
contatto con l'ambiente tra le coccole dell'avvenente compagna, te lo
ritrovi subito nella mischia, perno avanzato del rombo mediano a sostegno
del tandem Milito-Eto'o. Il tattico è Stankovic, utilizzato davanti alla
difesa. Leonardo non cambia nulla rispetto alle premesse: Ronaldinho è il
trequartista, spesso anche qualcosa in più, alle spalle di Borriello e
Pato.
LA FALSA PISTA - L'inizio ribalta i derby delle ultime stagioni.
Sneijder alla prima palla toccata spaventa Storari dalla media distanza,
ma le danze le conduce il Milan. Aggressivi i rossoneri, che sfruttano
quella che sembra (specifichiamo, sembra) una serata non irresistibile di
Maicon: dalla sua parte Flamini e Pato entrano con insospettabile
facilità, su assist di quest'ultimo Ronaldinho alza da buona posizione.
Borriello è poco appariscente ma lotta: l'ariete, che si fa vedere con una
conclusione aerea, quindi non coglie l'attimo su disattenzione in presa di
Julio Cesar.
IL MARCHIO DI THIAGO - Falsa pista l'inizio del Milan, perché i
rossoneri escono dalla gara alla prima difficoltà. Bellissimo il primo gol
interista, frutto del nuovo gioco con palla a terra: azione di prima, con
fraseggio sull'asse Eto'o-Milito e chiusura vincente di Thiago Motta con
un interno sinistro. Il Milan accusa il colpo e la combina grossa. Su
punizione calciata - male - da Pirlo, Maicon lancia Eto'o che va al
contropiede uno contro uno contro Gattuso (per giunta infortunato). Il
risultato è il rigore, trasformato da Milito, e un bonario Rizzoli che
grazia 'ringhiò solo con il giallo.
FOLLIA GATTUSO - Doccia rimandata di pochi minuti per il
centrocampista. Gattuso chiede il cambio, Seedorf perde tempo a
prepararsi, lui non trattiene la più ingenua delle entrate su Sneijder
lasciando la squadra in dieci. Gara finita, ancora di più nel finale di
tempo, quando Maicon salta con irrisoria facilità Jankulovski (in
colpevole ritardo anche sul primo gol), ottiene sponda da Milito e fulmina
Storari con un diagonale.
IL GUIZZO DI STANKOVIC - Della ripresa, sinceramente c'è poco da
dire. L'Inter fa possesso palla abbastanza platonico (solo Eto'o e
Sneijder cercano con insistenza il gol), e trova il poker con una
splendida conclusione dalla media distanza di Stankovic, non nuovo a
questo tipo di prodezze. Circa il Milan, da rilevare i fischi a Ronaldinho,
che preferisce il passeggio alla corsa, al momento della sostituzione con
Huntelaar, e la caparbietà di Pato, l'unico a metterci l'anima per
lasciare un segno.
Inter batte Milan 4-0 (3-0)
Milan (4-3-1-2): Storari 6, Zambrotta 5, Nesta 5.5, Thiago Silva 6,
Jankulovski 4.5, Gattuso 4.5, Pirlo 5, Flamini 6 (1' st Seedorf 5.5),
Ronaldinho 5 (18' st Huntelaar 6), Borriello 5.5 (1' st Ambrosini 5), Pato
6.5 (31 Roma, 5 Onyewu, 20 Abate, 9 Inzaghi). All. Leonardo 5.
Inter (4-3-1-2): Julio Cesar 5.5, Maicon 7, Lucio 6, Samuel 6.5,
Chivu 6.5, Zanetti 6, Stankovic 7, Thiago Motta 7 (15' st Muntari 6),
Sneijder 7 (29' st Vieira 6), Milito 6.5 (34' st Balotelli sv), Eto'o 6.5.
(1 Toldo, 2 Cordoba, 39 Santon, 18 Suazo). All. Mourinho 7.
Arbitro: Rizzoli 6
Reti: nel pt 29' Thiago Motta, 36' Milito (rigore), 46' Maicon; nel
st 22' Stankovic
Angoli: 4-2 per l'Inter
Recupero: 3' e 0'
Ammoniti: Chivu, Flamini e Samuel per gioco falloso.
Espulsi: 39' pt Gattuso per doppia ammonizione Spettatori:
78.467
Il tecnico loda un'Inter irriducibile, che piega 2-1
una grande Udinese. Decide Sneijder al 93'. Nel primo tempo botta e risposta
di Stankovic e Di Natale
di LUIGI PANELLA
MILANO - "E'
stata una grande vittoria, di carattere, maturata tra tante difficoltà.
Abbiamo Thiago Motta fuori, in corso hanno avuto problemi Milito, Lucio.
Siamo stati anche fortunati quando Di Natale ha fallito nel finale una
grande occasione, ma il calcio è questo". Josè Mourinho fotografa la
soffertissima vittoria dell'Inter su una splendida Udinese, arrivata nel
terzo minuto di recupero. Decide Sneijder con un destro molto preciso da
posizione decentrata. Non un caso, visto che negli ingranaggi perfetti o
quasi della squadra di Marino ("Più contento oggi che nel pari di Napoli,
stiamo assimilando un nuovo sistema di gioco" spiega il tecnico),
l'olandese è il granello di sabbia in grado di inceppare tutto. Bella
partita, forse il pari sarebbe stato più giusto ma l'Inter - che riprende
momentaneamente la vetta - ha mostrato più rabbia degli avversari nei
momenti topici.
''DA BALOTELLI MI ASPETTO DI PIU' '' - Mourinho tiene in panca gli
scalpitanti Santon e Balotelli, confermando il tandem Milito-Eto'o in
avanti e sostituendo lo squalificato Maicon in difesa a destra con Zanetti.
A proposito di Balotelli, scalpita poco, in quanto Milito molla per
problemi muscolari dopo un quarto di gara ("Non posso dire che abbia
giocato male - spiega Mou - ma da lui mi aspetto di più"). Marino se la
gioca, sceglie il 4-4-2 più spregiudicato possibile, con Sanchez e Pepe
sugli esterni e la coppia Floro Flores-Di Natale. Il tecnico dei friulani
vede nella copertura dell'Inter sugli esterni il punto debole, anche se i
temi tattici della prima frazione sono altri.
SI DECIDE PER VIE CENTRALI - Per vie centrali parte l'azione del vantaggio
interista con Eto'o, che offre a Stankovic un assist che il serbo
trasforma in rete con uno splendido diagonale di destro. Per vie centrali
arriva il pari friulano. Bravissimo Inler a liberarsi di Cambiasso e
verticalizzare per Di Natale: Chivu lo tiene in gioco, l'attaccante è
gelido al cospetto di Julio Cesar. Inter pericolosa ancora con Eto'o
(battuta dalla media distanza e dribbling stretto e impossibile in area),
anche se l'occasionissima per andare avanti è dell'Udinese: ancora qualche
incertezza della difesa, Sanchez vanifica da pochi passi in girata.
DI NATALE SBAGLIA, SNEIJDER NO - Nella ripresa i temi non cambiano. Macina
gioco l'Inter, anche se i ritmi sono leggermente più lenti rispetto alla
prima frazione. Un gol clamorosamente sbagliato da Muntari, che alza su
una respinta di Handanovic su gran tiro di Stankovic, anticipa una scena
da libro 'Cuore'. Muntari esce quasi in lacrime (dentro Suazo), Zanetti e
tutti i compagni trasformano i fischi in applausi stringendosi
platealmente al giocatore. "Siamo un grande gruppo, i compagni amano
Muntari, ma quando torna a San Siro deve mostrare più personalità", spiega
Mourinho. Nel finale Eto'o prova a risolvere la questione da solo - bene
Handanovic -, l'Udinese piazza un paio di contropiede quasi letali,
soprattutto il secondo con Di Natale, ipnotizzato però da Julio Cesar. Il
preludio al guizzo vincente di Sneijder, agevolato da un atteggiamento
leggero di Zapata, dentro per l'ottimo Basta. Nella stessa azione, Zapata
stende Balotelli in area: "Meno male che abbiamo segnato - ghigna Mourinho
- così almeno non parliamo dell'arbitro". Insomma, un Mourinho disteso dal
successo che replica polemico alle dichiarazioni di Ferrara: "Se uno
rispetta l'altro, non è offensivo e non è un problema". Marino invece,
sconfitto anche lo scorso anno in circostanze analoghe dall'Inter, la
butta sull'ironia: "Non ci voleva, anche dovevo digerire il ko dello
scorso campionato... Nessun rimprovero però i ragazzi hanno giocato
veramente bene"
Inter batte Udinese 2-1 (1-1).
Inter (4-3-1-2): Julio Cesar 7, Zanetti 6, Lucio 6 (43' st Santon sv),
Samuel 6, Chivu 5, Cambiasso 6.5, Stankovic 7, Muntari 5.5 (27' st Suazo
6), Sneijder 7, Eto'o 6.5, Milito 6 (25' pt Balotelli 5). (1 Toldo, 2
Cordoba, 15 Krhin, 30 Mancini).
All.: Mourinho 6.
Udinese (4-4-2): Handanovic 6, Basta 7 (25' st Zapata 5), Coda 6.5,
Domizzi 6.5, Lukovic 6.5, Sanchez 6, D'Agostino 6.5, Inler 7, Pepe 6.5
(45' st Pasquale sv), Floro Flores 6 (30' st Corradi sv), Di Natale 6.5.
(6 Belardi, 19 Felipe, 14 Sammarco, 84 Lodi). All.: Marino 6.5.
Arbitro: Bergonzi di Genova 6.5
Reti: nel pt 22' Stankovic, 27' Di Natale; nel st 48' Snejider.
Angoli: 3-3.
Ammoniti: Sneijder e Floro Flores per comportamento non regolamentare;
Domizzi, Chivu, Lukovic, Corradi e Coda per gioco falloso.
Recupero: 2' e 4'.
MILANO, 3 ottobre 2009 - Con
un colpo da biliardo in pieno recupero, Sneijder risolve la partita con
l'Udinese e regala i tre punti all'Inter. I nerazzurri vincono 2-1 e per
una notte tornano al comando della classifica, in attesa di Sampdoria e
Juventus che giocheranno domenica.
in
campo — Squadre in campo con le formazioni annunciate: nell'Inter
Zanetti sostituisce lo squalificato Maicon sulla destra; Muntari è sulla
sinistra del centrocampo, completato da Stankovic e Cambiasso, mentre
davanti Sneijder agisce alle spalle della coppia Milito-Eto'o. Sull'altra
sponda, Marino conferma Basta sul lato destro della difesa e propone un
centrocampo d'assalto con Sanchez e Pepe sulle fasce; in attacco la coppia
Di Natale-Floro Flores.
più
inter — Nel primo tempo è l'Inter a fare la partita: Cambiasso e
Stankovic prendono possesso del centrocampo, Sneijder trova con facilità
le punte, Eto'o fa paura ogni volta che entra in possesso di palla.
L'Udinese però tiene bene: è corta, la difesa regge, Sanchez e Pepe
percorrono chilometri sulle fasce e a turno danno man forte dietro, è
veloce a ripartire in contropiede. Le due squadre si annusano nei primi
minuti, poi alla prima vera occasione l'Inter passa in vantaggio: al 22'
Eto'o affonda centralmente, scarica sulla destra per l'accorrente
Stankovic, che entra in area e con un gran destro in diagonale batte
Handanovic. Due minuti dopo i nerazzurri perdono Milito, un po' in ombra
fin lì: lanciato in profondità, l'argentino si ferma per il riacutizzarsi
del problema muscolare patito in settimana. Al suo posto Mourinho manda in
campo Balotelli. Ma l'ingresso del giovane attaccante, che negli ultimi
tempi sembra avere la nuvoletta di Fantozzi sulla testa, precede di poco
il pareggio dei friulani: al 27' Inler ruba palla a centrocampo e pesca in
profondità Di Natale, che tutto solo batte Julio Cesar in uscita. Per il
capocannoniere della Serie A è il 9° gol in sole 7 partite. Subito il
pareggio, l'Inter si butta in avanti come un toro ferito: al 32' Eto'o,
pescato in area da Balotelli, semina il panico nella difesa friulana
superando tre difensori nello strettissimo, poi non riesce a trovare lo
spazio per il tiro. Poi è Balotelli a provarci con un destro da fuori
area, ma la palla è bassa e centrale e Handanovic blocca senza difficoltà.
C'è molta più Inter in questo finale di primo tempo, ma è l'Udinese ad
avere la più grossa chance per il raddoppio: è il 42' quando Sanchez viene
pescato tutto solo davanti al portiere, il Niño Maravilla stoppa spalle
alla porta, si gira ma calcia alto. E' l'ultimo brivido prima del riposo.
concitato finale — Nessun cambio al ritorno in campo. E anche il
tema della partita non cambia. L'Inter comanda le operazioni e prova la
conclusione da fuori appena c'è uno spiraglio. L'Udinese tiene bene, ma a
differenza del primo tempo fatica a far partire il contropiede. Al 22'
Handanovic salva la porta da un gran diagonale di Stankovic: il portiere
toglie la palla dall'angolino basso alla sua destra, sulla ribattuta
arriva Muntari ma spedisce alto. Cinque minuti dopo il ghanese viene
sostituito: lo stadio lo fischia, i compagni lo abbracciano e lo
rincuorano. Al suo posto Mourinho manda in campo Suazo e schiera il
tridente. Al 29' Floro Flores ci prova da fuori, Julio Cesar blocca senza
problemi. Anche Marino fa le sue mosse, ma senza stravolgere la
formazione: Zapata al posto dell'infortunato Basta, Corradi per Pasquale.
Al 41' altro prodigio di Eto'o nello stretto: nello spazio di pochi
centimetri quadrati supera due difensori sulla sinistra, affonda in area e
da posizione angolata impegna Handanovic. Poi è l'Udinese a sprecare una
grande occasione nel finale: contropiede, Di Natale smarcato bene in area
sulla sinistra, rientra con il destro, ma calcia addosso a Julio Cesar.
Finale concitato: prima Balotelli cade in area, forse toccato
irregolarmente, poi è Sneijder, al 47', che raccoglie sulla sinistra un
pallone vagante, entra in area e con un colpo da biliardo batte Handanovic
in diagonale. Due a uno, palla a centrocampo, ma ormai non c'è più tempo:
l'Inter vince e, almeno per una notte, è di nuovo in testa al campionato.
Fininvest smentisce, ma indiscrezioni da ambienti finanziari confermano le
trattative.
Le operazioni per la cessione
dell'Associazione Calcio Milan hanno avuto inizio; Fininvest
smentisce ancora una volta con un comunicato ufficiale, ma secondo
indiscrezioni filtrate da ambienti finanziari la holding di famiglia di
Silvio Berlusconi avrebbe già trovato l'accordo per la cessione del 40%
del pacchetto azionario a tre fondi sovrani libici, il Central Bank of Lybia,
il Lybian Investment Authority ed il Lybian Foreign bank, che già
controllano poco meno del 5% di Unicredit.
Qualche settimana fa fu Repubblica a
lanciare l'indiscrezione secondo cui, durante la visita di Stato in Libia e
l'incontro con Gheddafi, il Premier Berlusconi "propose" il
Milan ai libici. Ora l'indiscrezione viene confermata da voci di corridoio
nel mondo dell'alta finanza, che parlano di una "exit strategy" a tappe da
parte del gruppo Fininvest che dovrebbe portare al totale passaggio
di proprietà nel giro di cinque anni. Così Berlusconi avrà modo di
uscire di scena in maniera soft, condizione essenziale per la sua immagine
politica, e Gheddafi potrà finalmente sbarcare nel mondo del calcio dopo
aver messo un piede nella Juventus, di cui detiene il 7%.
Al momento, come detto, nessuno è disposto
a confermare, tanto meno Fininvest, e la situazione resta fumosa.
Tuttavia da Piazza Affari si rincorrono con sempre maggiore frequenza voci
di cambio di proprietà, e del resto il disimpegno delle ultime due stagioni,
con la maggiore attenzione prestata al bilancio ed al marketing più che al
lato tecnico, testimoniano la necessità da parte di Fininvest di liberarsi
del "fardello" Milan.
Sempre stando ai rumours, nella trattativa
tra Fininvest e i libici potrebbe rientrare anche Adriano Galliani,
l'uomo che guida il club di via Turati dal 1986. L'ad rossonero starebbe
infatti studiando la possibilità, come riportato in settimana da Il Fatto
Quotidiano, di realizzare un "management buyout", ossia un'operazione
finanziaria con cui i manager diventano azionisti delle società mantenendo
una piccola quota e facendosi affiancare da investitori. Anche nella
ricostruzione de Il Fatto, del resto, si parla dell'ingresso, oltre che di
finanzieri vicini al Milan (Ruggero Magnoni, banchiere ex socio di De
Benedetti ai tempi di Olivetti, ed il petroliere albanese Rezart Taci), dei
tre sopra citati fondi libici, che detengono un'immensa liquidità
proveniente dalla vendita dei petrolio e che deve essere per forza di cose
investita. O almeno così sperano gli ormai disillusi tifosi milanisti.
Milan, adesso è crisi nera
Perde a S. Siro con lo Zurigo
I rossoneri si fanno battere 1-0 dagli svizzeri: decide
una splendida rete di tacco di Tihinen in avvio. La squadra di Leonardo è
anche sfortunata nella ripresa: clamoroso il palo di Zambrotta al 95'
MILANO, 30 settembre 2009 - Abbandonato. Anche dall'inno
della Champions. E quello storie sul Dna? La musichetta non funziona più e
lo Zurigo diventa una corazzata inaffondabile. Il Milan perde 1-0 con un gol
subito dopo soli 10 minuti di gioco. Per 80 insegue inutilmente il pari, ma
rischia si subirne altri. Un mix di non gioco e sfortuna, implacabilmente
alla ribalta anche al 95', quando Zambrotta va a stampare sul palo l'ultima
speranza. Ma è inutile aggrapparsi alla cattiva sorte; il Milan si arrende
ai suoi limiti.
Tihinen esulta dopo il gol dell'1-0. Ap
VALLE DI LACRIME —
Parrebbe un buon Milan quello schierato da Leonardo, ancora una volta
aggrappato all'idea di Seedorf alle spalle di Pato e Inzaghi. Al pronti e
via i rossoneri pressano e uniscono ritmo a tecnica. Al 7' il Milan fa
quello che piace tanto al tecnico brasiliano: velocità unita a gioco sulle
fasce. Jankulovski si accentra e lancia a destra Abate che la lezione l'ha
imparata velocemente. Cross teso in mezzo che diventa un tiro. Goffo Leoni
che spazza di piede. Ma basta poco per riportare la squadra con i piedi per
terra. Al 10' Seedorf, partito in sordina, mette in angolo. La palla
calciata dalla bandierina finisce a Tihinen che con un magistrale colpo di
tacco infila alla sinistra di Storari, nell'angolino lasciato sguarnito da
Pirlo, con tutta la difesa a guardare. Annichilito, il Milan reagisce come
può e con quel che può.
E LO ZURIGO CI PROVA —
Al 15' Jankulovski la palla buona a Inzaghi la dà, ma Pippo in scivolata
conclude fuori da posizione illuminante. Favorito dalla sconclusionata
manovra rossonera, l'atteggiamento difensivo dello Zurigo dilaga; logico e
giustificabile. Tra l'altro è molto semplice: attendi il Milan che è la
copia carbone di quello del campionato e lo freghi in contropiede. Basta
alzare la velocità. Al 23', dopo una conclusione a lato di Seedorf, i
rossoneri regalano uno scampolo tragico del loro momento: strada libera per
Margairaz che si trova una palla perfetta al centro del limite, ma lo
svizzero sfiora clamorosamente la traversa.
Filippo Inzaghi, 36 anni, a terra. Ansa
SE NON CI FOSSE NESTA...
— Tecnicamente il Milan fa la differenza, ma senza peso in attacco e un'idea
precisa di gioco, privo di fantasia e carattere, anche con avversari così
tignosi la classe può servire a poco. Al 35' Nesta deve fare il
centometrista per togliere la palla dai piedi di Djuric davanti a Storari.
Al 37' ancora Djuric tocca debolmente con la porta spalancata. Sotto
pressione, la difesa di Leonardo deve fare i conti con un centrocampo che
non filtra e concede tutto. Anche la possibilità a Gajic di tirare al 46'
dalla distanza e impegnare duramente Storari.
ALL'ATTACCO — Il Milan
si ripresenta dagli spogliatoi con Ronaldinho e Zambrotta. Fuori Seedorf e
Flamini. Al 3' Inzaghi manca il gol solito gol di rapina, ostacolato
dall'uscita di Leoni. Lo Zurigo bada al sodo: palla lunga e pedalare. Anche
perché il Milan si affanna in attacco; sbuffa nell'area dello Zurigo
sparacchiando senza un'idea precisa. Ronaldinho sembra un guastatore; apre
spazi e niente più. La prodezza la sfiora invece Inzaghi al 14'; colpo testa
deviato in angolo con bravura da Leoni. Al 15' Nesta alza bandiera bianca;
piccoli problemi alla schiena; ecco Onyewu.
L'esultanza finale di Leoni e Tihinen. Reuters
GIU' IL SIPARIO — Il
tempo passa, il Milan ansima. Al 18' Pato sbaglia il gol più facile: bella
la presentazione in area, a lato il diagonale. Al 19', però, il Milan deve
fare i conti con la sfortuna: il tiro al volo di Inzaghi va a sbattere sui
piedi di Leoni, praticamente sulla linea di porta. Ma al 20' Margairaz,
sfugge alla "morsa" rossonera, si beve l'americano come se fosse acqua,
scarica in porta, ma trova il santo piede di Storari che devia in corner.
Nebbia fitta. Il Milan si rivede seriamente in attacco al 37', quando a
Inzaghi manca il passo decisivo per battere Leoni. Poi il rasoterra di
Ambrosini che scheggia il palo e per finire il clamoroso palo di Zambrotta
all'ultimo secondo del recupero. Serata no. Difficile da replicare. Con un
Pato imbrocchito, il solito Dinho, la vecchia guardia a pezzi. Giù il
sipario.
Inter, distrazione fatale
Pazzini-gol, Samp in vetta
I blucerchiati piegano gli uomini di Mourinho con un gol nella ripresa
del centravanti, ma è decisivo lo svarione di Santon. Fin lì la partita era
stata equlibrata. Cassano e compagni per ora soli in testa alla classifica,
mentre per i nerazzurri è il primo k.o. in campionato
GENOVA, 26 settembre 2009 - "Non esistono partite senza storia", aveva
detto Del Neri alla vigilia. E quella del Ferraris ne racconta una
bellissima: la Samp c'è e abbatte la corazzata Inter con una partita tanto
cuore, ma anche tanto cervello. Certo, il gol è un dono della distratta
retroguardia nerazzurra, ma i liguri non rubano nulla. Con questa vittoria,
i padroni di casa - in attesa della Juve - riconquistano la vetta della
classifica e rinverdiscono la favola blucerchiata dopo la sconfitta di
Firenze.
supermario & bros — Con Muntari lasciato
addirittura alla Pinetina, e Sneijder alle prese con i postumi di una botta
all'anca, Mourinho rispolvera Vieira al fianco di Zanetti e Cambiasso a
centrocampo (Stankovic si accomoda in panchina); davanti spazio al tridente,
con Balotelli, Eto'o e Milito a mettere a dura prova la tenuta della difesa
blucerchiata. A sinistra, Santon vince il ballottaggio con Chivu nell'unico
dubbio di formazione della vigilia. Dell'ipotetica Samp titolare, invece,
mancherebbe solo Semioli sulla destra, ma Del Neri si diverte a stupire:
rispetto allo schieramento previsto, dentro Lucchini, Ziegler, Poli,
Bellucci e fuori Marco Rossi, Zauri, Tissone e Padalino; davanti,
ovviamente, i "nuovi gemelli del gol" Pazzini e Cassano.
Cassano (a sin.) sfugge a Vieira e Santon. Lapresse
battaglia navale — Visto che - come dice
Cassano - l'Inter e' una portaerei, Del Neri s'inventa un incrociatore:
Bellucci, infatti, in fase di non possesso palla si posiziona appena dietro
Pazzini, nel tentativo di schermare Cambiasso e bloccare il gioco
nerazzurro. Per dare un po' i numeri, la Samp si schiera con un 4-2-3-1,
anche se Cassano largo a sinistra ci sta solo quando ne ha voglia, poi
scorazza ovunque e, soprattutto, non torna mai. Ed è proprio sulla fascia
mancina, dunque, che la retroguardia blucerchiata soffre, perché il duo
Balotelli-Maicon mette in mezzo il povero Ziegler: il giovane Poli, ottima e
di personalità la sua prova, tenta anche di sdoppiarsi, ma il suo stato di
forma non è pari alla sua generosità, visto che dopo mezz'ora ha già le mani
sui fianchi.
poche ma buone — In un primo tempo tutto
sommato gradevole, poche però le opportunità da rete: un rigore in movimento
di Cambiasso respinto da Castellazzi e Palombo che - libero a centro area -
buca una doppia conclusione con tutto lo specchio della porta a
disposizione. Non è una vera e propria occasione, ma merita la citazione, il
doppio tunnel in area avversaria di Milito (sommerso ad ogni tocco di palla
dai fischi del pubblico del Ferraris che non gli perdona i quattro gol in
rossoblu della passata stagione), che viene però stoppato al momento della
conclusione.
Mucchio della Samp ad abbracciare Pazzini (a sin.). Ap
a mare aperto — Nel secondo tempo la
partita si accende definitivamente, le squadre si allungano e Cassano a
sinistra si nasconde sempre dietro a Maicon, che lo soffre maledettamente.
Mou, allora, cerca di mettere un po' d'ordine: dentro Stankovic e Chivu,
fuori Balotelli e Vieira. L'Inter si trasforma in un 4-3-1-2 con il serbo
dietro le punte. Del Neri risponde con Tissone al posto di uno stanchissimo
- ma applauditissimo - Poli e con Zauri per Bellucci. Anche il tecnico
friulano ridisegna la sua squadra, che passa ad un più classico 4-4-2.
pazza samp — Le mosse dei due tecnici
hanno l'effetto di ribloccare la partita. Come spesso accade in questi casi,
serve un episodio per rompere l'equilibrio: ci pensa Santon, al 27' del
secondo tempo, a fare quello che qualsiasi allenatore della terra vieta - un
passaggio laterale al limite dell'area con la squadra in salita - Mannini si
butta in area e pesca Pazzini, l'attaccante blucerchiato scarta il regalino
e lascia immobile Julio Cesar. Con tutta l'Inter sulle ginocchia, bellissimo
il gesto di Eto'o che si fa 100 metri di campo per andare a consolare Santon.
La delusione di Diego Milito. Ansa
inter trivela — A questo punto, con
niente da perdere, Mou inserisce anche Quaresma al posto di uno spento - e
ben controllato - Cambiasso. I nerazzurri assaltano il fortino blucerchiato,
cercando di attaccarlo in ampiezza. Al 39' gli ospiti troverebbero anche la
via della rete, con una deviazione di Lucio su tiro sbilenco di Quaresma, ma
il guardalinee spegne l'esultanza del brasiliano segnalando fuorigioco. A
due minuti dalla fine, poi, un'altra protesta di Maicon per presunto fallo
di mano in area, ma Rizzoli fa proseguire. Proprio al 90', infine,
Castellazzi respinge un missile di Lucio su punizione. Altri quattro minuti
di recupero servono solo a mettere a dura prova le coronarie dei tifosi
della Samp che, però, quando Rizzoli fischia la fine, abbracciano la
vittoria all'urlo di "Salutate la capolista".
Milito colpisce due volte
L'Inter passa a Cagliari in rimonta
La squadra di Mourinho soffre nel primo tempo e va
sotto su un rigore di Jeda. Nella ripresa l'argentino ribalta la partita e
firma il 2-1 finale. Espulso il tecnico portoghese di
GIACOMO LOI
CAGLIARI - Se l'Inter di oggi evita di salire
sul banco degli imputati deve ringraziare soprattutto Diego Milito.
Una doppietta del Principe al Sant'Elia regala un'importante
vittoria ai nerazzurri che possono così continuare a tenere nel
mirino la vetta della classifica, occupata da Juve e Samp. A
Cagliari i campioni d'Italia soffrono oltremodo e dimostrano di non
aver risolto gli interrogativi emersi nella sfida di Champions col
Barça. Tre punti d'oro per gli uomini di Mourinho ma il risultato
non rispecchia quanto visto in campo. Il Cagliari di Allegri avrebbe
meritato almeno il pareggio e i rossoblù devono mangiarsi le mani
per il 2-0 sfiorato e per le disattenzioni (le uniche forse in tutta
la partita) che hanno portato ai gol di Milito.
INTER, SI SALVA L'ATTACCO - L'Inter si salva grazie ai suoi campioni
ma ora è attesa da un ciclo molto impegnativo. Si inizia mercoledì
con il Napoli a San Siro, quindi è la volta di Samp e Udinese. E
dopo la sosta ci sarà il Genoa. Mourinho, oggi particolarmente
nervoso ed espulso da Orsato per proteste, dovrà capire cosa non ha
funzionato. Cambiasso è sembrato ancora non al meglio e Maicon è
stato l'ombra di sé stesso. Bocciati i cambi in difesa. Da
verificare le condizioni di Thiago Motta, uscito dal campo per un
dolore alla coscia destra. Le certezze arrivano dal tandem offensivo
con Milito spietato ed Eto'o insostituibile. Per Allegri un solo
punto in quattro partite (nella 'primà a Livorno) ma la prestazione
di questo pomeriggio è incoraggiante. Ora comincia una serie di
sfide con dirette concorrenti per la salvezza. E già a Bari sarà
obbligatorio far risultato.
CAMBIASSO DAL PRIMO MINUTO - Per la sfida al Sant'Elia Mourinho
spiazza tutti e propone Esteban Cambiasso dal primo minuto.
L'argentino, recuperato dopo l'infortunio dello scorso agosto,
sostituisce Thiago Motta e affianca a centrocampo Zanetti e
Stankovic. Nemmeno in panchina Muntari. Novità anche in difesa con
Cordoba che prende il posto di Samuel al centro e con Santon
preferito a Chivu. In attacco il tandem Eto'o - Milito con Snejder a
suggerire. Nessuna sorpresa nel Cagliari che deve fare a meno in
difesa dei titolari Lopez e Pisano. Coppia centrale Canini-Astori.
In avanti Cossu dietro le punte Jeda e Matri con quest'ultimo che
vince il ballottaggio con Larrivey.
JEDA SOPRENDE L'INTER - Il Cagliari controlla l'avvio aggressivo
degli ospiti e dimostra di non avere nessun timore reverenziale nei
confronti dei campioni d'Italia. Allegri è l'unico allenatore che lo
scorso anno è riuscito a ottenere quattro punti contro i nerazzurri
e anche stavolta vuol fare uno scherzetto allo Special One. I
rossoblù vanno in vantaggio grazie a un rigore di Jeda al 16',
provocato da un fallo di Maicon su Matri. Poco dopo è lo stesso
Matri ad avere l'occasione del raddoppio ma il suo sinistro si
spegne sull'esterno della rete. La reazione dell'Inter passa
soprattutto per vie centrali ma la coppia Astori-Canini regge
benissimo. Marchetti è impegnato soltanto su conclusioni dalla
distanza.
MILITO NON PERDONA - Nella ripresa Mourinho dà uno scossone alla
squadra. Fuori Cambiasso e Santon, al loro posto Thiago Motta e
Balotelli. I nerazzurri non fanno in tempo a sistemare i nuovi
assetti che il Cagliari va vicinissimo a chiudere la partita. Prima
con un clamoroso palo di Dessena e poi con un colpo di testa di
Canini, fuori di poco. Ma come spesso accade arriva la beffa su uno
dei pochi errori dei rossoblù. Conti perde la palla e Milito ne
approfitta per involarsi in area e infilare Marchetti. Siamo al 6'.
IL PRINCIPE FA IL BIS - Altri quattro minuti e il Principe si
ripete. Ancora una palla persa da Conti a centrocampo, lancio lungo
per l'argentino che si presenta davanti al portiere e lo supera con
un preciso colpo sotto. L'Inter è in vantaggio ma il Cagliari non
molla. Mou è nervoso e si fa espellere quando chiede con troppa
veemenza un 'rossò ad Astori. L'ingresso di Nené nel Cagliari
vivacizza l'attacco rossoblù che si rende pericoloso più volte e
sfiora il pareggio nel finale con Jeda. Allegri mette dentro anche
Larrivey, ma la mossa della disperazione non produce effetti e
neanche i cinque minuti di recupero evitano ai sardi un'ingiusta
sconfitta.
Cagliari Inter 1-2 (1-0)
Cagliari (4-3-1-2): Marchetti 6, Marzoratti 6, Astori 6,
Canini 6,5, Agostini 6, Dessena 6,5, Conti 5,5, Biondini 6 (21' st
Lazzari 6), Cossu 6.5 (46' st Larrivey sv), Matri 6 (30' st Nenè 6),
Jeda 6. (24 Lupatelli, 18 Parola, 16 Sivakov, 20 Barone). All.:
Allegri 6.
Inter (4-3-1-2): Julio Cesar 6, Maicon 5.5, Cordoba 6,
Lucio 6, Santon 5.5 (1' st Balotelli 5,5), J. Zanetti 6, Stankovic
6, Cambiasso 5,5 (1' st Thiago Motta 6; 20' st Chivu 6), Sneijder 6,
Milito 7, Etòo 6,5. (1 Toldo, 25 Samuel, 14 Viera, 7 Quaresma). All.:
Mourinho 5,5.
Arbitro: Orsato di Schio 7.
Reti: nel pt 16' Jeda (rig); nel st 6' e 10' Milito.
Angoli: 4-4.
Recupero: 1' e 5'.
Ammoniti: Cambiasso, Maicon, Astori, Conti, Etòo per gioco
scorretto.
Note: al 12' st espulso per proteste l'allenatore dell'Inter
Mourihno.
Spettatori: 22 mila circa.
MILANO -
Inter-Barcellona 0-0: mezzo vuoto o mezzo pieno il bicchiere nerazzurro?
Risposta difficile, anche se qualche perplessità sul livello europeo della
squadra di Mourinho resta. Va detto che dal punto di vista fisico e
tattico, e pur rischiando qualcosa di troppo, il confronto con i campioni
d'Europa è stato retto con sufficiente disinvoltura. Tuttavia quella
carenza di personalità più volte evidenziata, non è sembrata del tutto
colmata. In pratica, pur non brillando, a comandare il gioco è sempre
stato il Barça. Inevitabile divagazione sulle gare dei grandi ex: Ibra si
è mosso tanto ma ha anche sbagliato parecchio, Eto'o troppo lontano dalla
porta e quasi mai incisivo, nel complesso una delusione.
DANI ALVES E MUNTARI - Tutto secondo copione alla lettura delle
formazioni. Mourinho presenta il tandem offensivo Eto'o-Milito supportato
dal rombo in mediana con Sneijder vertice alto e Thiago Motta davanti alla
difesa. In particolare, il tecnico chiede molta attenzione a Muntari sul
versante sinistro (dove fa l'ascensore Dani Alves): il ghanese, pur con
qualche incertezza al momento di crossare, interpreta bene il ruolo in
fase offensiva, pasticciando spesso nella fase di interdizione. Guardiola
con una sola novità rispetto alla premesse. Non partecipa al festival
degli ex Maxwell: la fascia sinistra va ad Abidal, peraltro in costante
difficoltà quando Milito e Maicon occupano la sua zona.
MA IBRA HA UN CUORE? - Anche Ibra ha un cuore? Secondo i tifosi che lo
fischiano - niente esagerazioni -, è un pragmatico comunque da rispettare
("Ibra, meglio la tua onestà delle manfrine di Kakà" recita uno
striscione). Eppure lo svedese la pressione la sente, quando al pronti via
sparacchia alto da ottima posizione dopo un gran controllo a seguire di
petto. L'altra grazia a Julio Cesar la fa Keita, che servito da Dani Alves
dopo una dormita di Muntari, non inquadra la porta vuota. Il fatto che poi
Julio Cesar sia costretto ad opporsi un paio di volte alle iniziative di
Messi dalla distanza, testimonia come i catalani gestiscano la situazione.
L'Inter di fatto gioca in contropiede. Milito è il più insidioso: il
principe trova un solo spazio per la battuta a rete, ma Valdes è attento.
INTER, SOLO
CONTROPIEDE - Nella ripresa, almeno nella prima metà, si registra un certo
appagamento in campo. L'Inter accentua il controllo in fase difensiva,
cercando il successo con la classica fiammata. La prova Sneijder e
soprattutto Stankovic (dentro per Muntari): un destro del serbo dal limite
dell'area lambisce la traversa. Nel finale esce nuovamente il Barcellona
con il suo possesso palla avvolgente: i catalani cercano la zampata, ma
spesso sul più bello un Samuel in grande spolvero sventa. Il difensore non
potrebbe nulla quando, su un tiro cross di Henry, Messi si avventa sotto
misura, alzando però clamorosamente la mira. Poco altro da segnalare, se
non che i guardalinee fanno a fare a chi sbaglia più segnalazioni di
fuorigioco. Serata deludente insomma, sotto tutti i punti di vista, mentre
la Dinamo Kiev (3-1 al Rubin Kazan) va in testa al girone: chissà che
Shevchenko non mediti qualche scherzetto...
Inter-Barcellona 0-0.
Inter (4-2-3-1): Julio Cesar 6.5, Maicon 5.5, Lucio 6.5, Samuel 7, Chivu
6, Zanetti 5.5, Thiago Motta 6, Eto'o 5.5, Sneijder 6 (35' st Santon 6),
Muntari 5 (19' st Stankovic 6), Milito 6 (40' st Balotelli sv). (1 Toldo,
2 Cordoba, 19 Cambiasso, 14 Vieira). All.: Mourinho 6.5.
Barcellona (4-3-3): Valdes 6, Dani Alves 6.5, Puyol 6.5, Pique 6, Abidal
5, Xavi 6.5, Tourè 6.5, Keita 5.5, Messi 7, Ibrahimovic 5.5, Henry 6 (22'
st Iniesta 6). (13 Pinto, 4 Marquez, 19 Maxwell, 16 Busquets, 17 Pedro, 35
Jeffren). All.: Guardiola 6.5.
Arbitro: Wolfgang Stark (Ger) 6.5
Angoli: 4-1 per il Barcellona.
Recupero: 1' e 2'.
Ammoniti: Chivu e Tourè per gioco falloso, Henry per comportamento non
regolamentare.
Spettatori: oltre 80 mila.
L'Inter lascia San Siro, nel 2014 avrà il nuovo stadio.
Foto
E' partito il progetto per il nuovo impianto. Investimento da
400 milioni di euro.
Massimo Moratti sogna un
nuovo stadio per la sua Inter.
Si parla del 2014 come data finale per quello che il patron nerazzurro
vuole far diventare la nuova casa dell'Inter.
Il nuovo impianto dovrebbe essere costruito dalle parti di Pero (Nord-Est
di Milano), sul territorio dedicato all’Expo e posto fra due stazioni
della nuova linea metropolitana.
OGNI COMFORT -L'idea è quella di creare ogni comfort possibile per il
tifoso: schermi palmari a noleggio per vedere i replay dei gol della
partita, posti personalizzati per chi è abbonato e tribune riscaldate.
Tutto questo potrebbe diventare realtà perchè da tempo Moratti medita di
lasciare San Siro.
Il progetto sarà simile a quello già elaborato dalla
Juventus, sul modello di stadi compatti e polifunzionali come l'Allianz
Arena di Monaco o l'Amsterdam Arena di proprietà dell'Ajax.
IL NOME - Il nome dello Stadio? Dedica a Giacinto Facchetti simbolo
della storia nerazzurra. La visione definitiva si avrà dopo la scelta del
progetto promossa da
'Sports
Investment Group' fra i migliori gruppi di architettura al mondo.
OTTIMA VISUALE - La capienza, pari a 60-65 mila posti, con angoli di
visuale ottimali da ogni parte grazie anche all’assenza della pista
d’atletica. All’interno la sede dell’Inter con la sala dei trofei, il
museo e gli spazi riservati al merchandising. Fuori parcheggio da 7-8 mila
posti, quanto dovrebbe bastare nei giorni di partita.
I COSTI - Sui 400 milioni, compresi gli oneri finanziari: gran parte
dell’investimento arriverà per l’80% da fondi e banche, il resto
dall’azionista. Ma con la possibilità di fare cassa fin dalla
presentazione del progetto con l’apporto degli sponsor, specie di quello
che darà il nome allo stadio, e delle aziende che prenoteranno box e
negozi. Ne dovrebbero scaturire entrate per una quarantina di milioni.
Scompaiono dal
calcio professionistico alcune società: dopo Venezia e Avellino, anche Treviso,
Pisa e Sambenedettese hanno rinunciato al ricorso alla Covisoc. Ripartiranno dai
dilettanti. Ora si aspettano i ripescaggi. Perugia, Pistoiese e Catanzaro sono a
rischio.
MILANO, 12 luglio 2009 - Si parte dall’Irpinia e si arriva
su, fino in Veneto. Nel mezzo si passa dalle Marche e dalla Toscana. Storie di
crisi economica, di tifosi delusi e di calcio che non c’è più. Attraversano lo
stivale e abitano tutte in Lega Pro. Anzi abitavano, perché adesso hanno
ufficialmente alzato bandiera bianca. Hanno rinunciato a presentare ricorso dopo
che le loro richieste d’iscrizione sono state bocciate dalla Covisoc. Con buona
pace dei tifosi, ripartiranno dai dilettanti in attesa di tempi migliori. Sono
Avellino, Pisa, Treviso, Venezia e Sambenedettese: è l’Italia delle società
cancellate.
stop
— Tre, Avellino, Pisa e Treviso, scendevano dal piano di sopra, appena
retrocesse dalla serie B. Il Venezia veniva da una salvezza acciuffata per i
capelli nel playout di Prima divisione contro la Pro Sesto. La Sambenedettese
era appena piombata in Seconda, perso lo spareggio salvezza contro il Lecco. Per
tutte e cinque è arrivato lo stop più duro: nessuna è riuscita a sopravvivere.
Puntuale il commento del presidente della Lega Pro Mario Macalli: "E’ sempre
molto doloroso quando si perdono delle società, in questo caso anche molto
gloriose". Ma con un piccolo distinguo: "Di tutte queste squadre solo due
provengono dal nostro campionato (Sambenedettese e Venezia appunto) e i problemi
dei dirigenti delle due società sono legati a motivi extracalcistici. Per i club
provenienti dalla B, posso dire che se fossero rimasti in quella serie,
avrebbero continuato a giocare anche con 10 milioni di debiti. Da noi è diverso
e con centomila euro di debiti si va fuori".
Federico Piovaccari, attaccante del Treviso. Lapresse
erano in 5
— Destini simili e futuro incerto per tutti. Prendete il Treviso: fino a 4 anni
fa era in Serie A, in una città abituata a respirare solo volley, basket e
rugby. Adesso la società scompare seppellita dai debiti, proprio nell’anno del
centenario, e il presidente Ettore Setten se la prende con alcuni giocatori
(Trotta, Piovaccari e Scaglia) che non hanno accettato la riduzione di una parte
dello stipendio in cambio del cartellino. Non se la passano meglio ad Avellino,
sotto choc vedendo sciogliere 97 anni di gloriosa storia. E se i tifosi non si
rassegnano, già quattro gruppi sembrano pronti a rivelare la società irpina.
Arrivano addirittura a 17,7 milioni i debiti del Pisa: da quelle parti il
presidente Luca Pomponi continua ad essere introvabile, mentre il sindaco Marco
Filippeschi si sta attivando con la Federcalcio per permettere alla squadra di
ripartire. La Copra, colosso cooperativo con filiali a Pisa e provincia,
proprietaria della squadra di volley di Piacenza campione d’Italia, ha già dato
la sua disponibilità per un progetto di medio e lungo termine. Anche a Venezia
la situazione è in mano al sindaco: è stato, infatti, lo stesso Cacciari ad
annunciare la rinuncia al ricorso alla Covisoc. Panorama desolante anche in casa
Samb, unica società di Seconda a scomparire a fronte di una massa debitoria di
quasi 3 milioni.
ripescaggi
— Se in cinque soccombono, altre provano a salvarsi presentando ricorso. Alghero,
Barletta, Igea, Legnano, Pro Sesto e Vibonese (tutte di Seconda) dovrebbero
avere saldato le loro pendenze. Più complesse le situazioni di Perugia (Prima),
Catanzaro e Pistoiese (Seconda) che non hanno ancora risolto del tutto i loro
problemi finanziari. Rimane aperto il capitolo dei ripescaggi: quattro squadre
dovranno prendere in Prima Divisione il posto di Pisa, Venezia, Avellino e
Treviso. Per questo è prevista una graduatoria mista tra le squadre appena
retrocesse e quelle che hanno disputato i playoff di Seconda. Verranno, invece,
ripescate in Seconda Divisione ben sette squadre: tra i club che hanno i titoli
necessari e faranno richiesta, verranno alternate società retrocesse dalla
Seconda e squadre che
hanno partecipato ai playoff di D vinti dalla Nocerina.
Inter, partenza alla grande
poi il Palermo rischia di vincere
Nerazzurri
in doppio vantaggio a metà gara con
Balotelli e Ibra (rigore). Poi nella
ripresa i rosanero tornano sotto con
Cavani e Succi. E negli ultimi
minuti vanno più volte vicini al
colpaccio di
PAOLO GALLORI
La squadra di Mourinho
conquista contro l'Udinese tre punti che potrebbero
essere decisivi per lo scudetto dopo il passo falso
della Juve. Decide uno sfortunato autogol di Isla
Grazie ad un’autorete a 13 minuti dalla fine
l’Inter ha vinto per 1-0 sul campo dell’Udinese nella
30.ma giornata del campionato di Serie A aumentando il
vantaggio sulla Juventus, ora staccata di nove punti
con otto giornate da disputare. Questo perché tre gol
pesantissimi di Pellissier potrebbero decidere l'esito
del campionato: la sua tripletta e il Chievo pareggia
per 3-3 all'Olimpico di Torino contro la Juve. In zona
Champions vittorie per il Milan sul Lecce (2-0), per
la Fiorentina (2-1 a Bergamo contro l'Atalanta), per
la Roma (2-1 all'Olimpico contro il Bologna) e per il
Genoa (1-0 a Reggio Calabria contro la Reggina).
Successi anche per il Siena (2-0 alla Lazio), il
Cagliari (1-0 al Catania) e il Palermo (1-0 al
Torino), mentre il Napoli pareggia per 2-2 a Marassi
contro la Sampdoria, con un gol al 92' di Denis.
UDINESE-INTER - I nerazzurri hanno sofferto
a lungo l’iniziativa dei padroni di casa, che nel
primo tempo hanno reclamato un rigore per un contatto
in area interista tra l’attaccante bianconero Fabio
Quagliarella ed il portiere brasiliano Julio Cesar,
poi costretto ad uscire nella ripresa per infortunio.
L’autorete che ha deciso il match porta la firma del
cileno Mauricio Isla. Il centrocampista sudamericano è
incappato in una sfortunata deviazione nel tentativo
di chiudere sul francese Patrick Vieira, smarcato sul
filo del fuorigioco - in posizione regolare - da un
assist dello svedese Zlatan Ibrahimovic. Ad otto
giornate dalla fine del campionato l’Inter - in testa
a quota 72 punti - ha ora un rassicurante margine di
nove lunghezze sulla Juventus.
UDINE - Nella fuga verso il 17° titolo, l'Inter
trova... l'Isla della felicità. Mai come questa volta
la battuta è calzante visto che in una giornata già di
partenza favorevole, dopo il passo falso della Juve
nel pomeriggio con il Chievo, i nerazzurri strappano a
Udine il miglior risultato possibile con il minimo
sforzo. A firmare il gol che vale i 3 punti non è
stato infatti nessuno dei tanti fuoriclasse a
disposizione di Mourinho, bensì il malcapitato Isla
che, nel giorno in cui è stato costretto ad inventarsi
difensore per sopperire alle tante assenze nella
propria squadra, si è ritrovato ad essere sfortunato
protagonista per un tocco involontario in porta dopo
un mal riuscito rinvio di Zapata. L'Inter incassa e
vola così a 9 a 8 giornate dalla fine. Se non è
scudetto davvero poco ci manca.
La sconfitta brucia davvero all'Udinese che avrebbe
decisamente meritato qualcosa in più. Se non altro per
aver cercato la via della rete con maggior
determinazione degli avversari per oltre un'ora. E
invece alla fine è costretta a ingoiare un rospo
inatteso, per di più figlio di un pasticcio
involontario. BANTI NON VEDE UN RIGORE - Con Santon dirottato
a destra per l'infortunio di Maicon e Maxwell
rilanciato a sinistra, l'Inter inizialmente ha
sofferto la vivacità di un'Udinese sempre pronta a
ripartire in velocità. Proprio sulla destra, infatti,
Santon ha faticato ad arginare le discese di Floro
Flores che più volte ha messo in crisi l'intera
retroguardia nerazzurra. E non è un caso che proprio
da un lancio dell'ex attaccante dell'Arezzo l'Udinese
sia riuscita a creare, al 34', la migliore palla gol
del 1° tempo: Quagliarella si è ritrovato solo davanti
a Julio Cesar che l'ha atterrato. Rigore netto per
tutti tranne che per Banti che ha lasciato proseguire
intuendo un inesistente tocco del portiere brasiliano.
IBRA RISVEGLIA L'INTER - L'Inter ha ringraziato
e, dopo aver a lungo sonnecchiato, ha atteso la
ripresa per dare cenni di vitalità. Merito soprattutto
di Ibrahimovic che, dopo 45' anonimi, ha deciso di
salire in cattedra dando miglior profondità alla
squadra. Lo svedese ha prima mancato di un soffio il
bersaglio di testa su una punizione di Balotelli poi,
al 64', ha servito a Stankovic un pallone d'oro che il
serbo, da due passi, ha incredibilmente calciato a
lato. E l'Udinese? Nel frattempo non è stata a
guardare e per due volte ha fatto gridare al gol i
propri sostenitori con Inler, che ha spedito un destro
da fuori a fil di palo, e con Quagliarella, la cui
girata è stata alzata in angolo da Julio Cesar. VIEIRA, INGRESSO PESANTE - La svolta alla gara
è arrivata dopo il doppio innesto di Mourinho che ha
lanciato nella mischia Vieira e Figo al posto di
Santon e Balotelli per cercare maggior fisicità in
mezzo al campo. Obiettivo riuscito visto che proprio
con un'azione di sfondamento l'Inter è riuscita a
trovare la rete da 3 punti: Ibrahimovic ha lanciato in
area Vieira che, pur scivolando a due passi dalla
porta, ha trovato il modo per costringere Zapata a
calciare il pallone addosso a Isla che lo ha fatto
carambolare in rete. L'INTER LEGITTIMA IL SUCCESSO - Il gol ha
tranquillizzato l'Inter, che subito dopo, complice
un'Udinese inevitabilmente più scoperta, ha voluto
legittimare il successo mancando in altre tre
circostanze il bersaglio con un sinistro ed un colpo
di testa di Ibrahimovic ed una deviazione aerea di
Stankovic. Sul fronte opposto l'unico a spaventare
Toldo, entrato nel finale al posto di uno Julio Cesar
fermato da un problema inguinale, è stato Obodo con un
colpo di testa in tuffo su centro di ighalo. Ma ormai
era troppo tardi per rimediare al patatrac.
UDINESE-INTER 0-1 (0-0) Udinese (4-3-3): Belardi 6; Isla 5, Zapata 5,
Felipe 6,5, Pasquale 6,5; Inler 6,5 (38' st Obodo sv),
D'Agostino 6, Asamoah 7; Pepe 5, Quagliarella 6,5,
Floro Flores 7 (40' st Ighalo sv) (12 Koprivec, 99
Sala, 65 Sissoko, 18 Zimling, 66 Bradaschia). All:
Marino. Inter (4-3-1-2): Julio Cesar 7 (28' st Toldo sv);
Santon 5,5 (24' st Vieira 6), Cordoba 6, Chivu 6,5,
Maxwell 6,5; Zanetti 6,5, Cambiasso 6,5, Muntari 7;
Stankovic 6; Balotelli 5 (24' st Figo sv), Ibrahimovic
7 (25 Samuel, 23 Materazzi, 9 Cruz, 18 Crespo). All:
Mourinho. Arbitro: Banti di Livorno, 5 Rete: nel st 32' aut. Isla. Note: recupero 1' e 6'. Ammoniti: Quagliarella
per proteste, Maxwell e Vieira per gioco falloso
Angoli: 5 a 5. Spettatori: 24 mila.
Lo
svedese avverte la Juve: «Continuiamo così
per vincere il campionato, mancano nove
partite e faremo di tutto per vincerle». Poi
una battuta che fa tremare l'Inter: «Finita
la stagione, vediamo cosa succede...»
MILANO,
22 marzo - «È la prima volta che arrivo a
19 gol. Mi mancano ancora tante partite,
voglio segnare ancora di più e vediamo dove
arrivo». Ibrahimovic promette nuove
prodezze nel giorno che lo incorona, per la
prima volta da quando è in Italia,
capocannoniere della serie A, seppur insieme
a marco Di Vaio. La sua seconda doppietta
consecutiva ha consentito all'Inter,
insieme al gol di Cambiasso, di battere la
Reggina e ristabilire le sette lunghezze di
vantaggio dalla Juve che insegue: «Non so
chi si aspetta che facciamo delle cagate o
che sbagliamo- dice l'attaccante
nerazzurro a Sky- Noi continuiamo così
per vincere il campionato, abbiamo tanta
fiducia, mancano nove partite alla fine e
faremo di tutto per vincerle».
L'INTER TREMA - La domanda: «Vuoi
sgombrare il campo dai dubbi sulla tua
permanenza all'Inter?». La risposta: «No».
Zlatan Ibrahimovic, parlando alla Rai,
insiste nel lasciare in sospeso il suo
futuro nell'Inter, dopo la prima frecciata
scagliata al termine della gara con la
Fiorentina: «Adesso c'è questo campionato
e sono molto concentrato per vincerlo-
dice l'attaccante svedese- Dopo, vediamo
cosa succede».
MILANO,
15 marzo 2009 - Distanze immutate.
L’Inter respinge
l’affondo della Juventus
battendo la Fiorentina (2-0) con
doppietta di Ibrahimovic.
Nell’ultima partita giocata con la
maglia celebrativa del Centenario,
la squadra di Mourinho, espulso
poco prima del secondo centro
dello svedese, è riuscita a
respingere i tentativi di recupero
di Mutu e Gilardino. I punti di
vantaggio sulla seconda, a dieci
giornate dalla fine, restano
sette. Il carico di fiducia, dopo
aver evitato il contraccolpo da
k.o. europeo, è molto più
consistente.
IL
PIANO - Prandelli aveva
impostato la partita nel modo
giusto. Il solito arsenale
offensivo (Mutu-Gilardino) e un
centrocampo a "T": Jorgensen
davanti alla difesa per dare
qualità alle ripartenze più Felipe
Melo, utile sia come uomo radar
nella zona di Cambiasso sia come
pedina di disturbo nel punto più
delicato del rombo interista,
piazzato tra Kuzmanovic e
Montolivo. Ma se giochi contro una
squadra che domina la serie A da
tre stagioni sul campo, fallire la
Grande occasione complica anche i
piani ben congegnati.
SUBITO IBRA - Sono
passati 9 minuti quando Chivu buca
l’intervento aprendo a Gilardino
il corridoio giusto. La palla
arriva a Mutu per un rigore in
movimento, la conclusione è molle
e centrale, pane per i denti di
Julio Cesar. Nemmeno 100 secondi
ed ecco l’1-0 di Ibrahimovic,
pescato da Balotelli e fortunato
nel rimpallo provocato dall’uscita
di Frey sull’entrata al limite del
gioco pericoloso dello svedese. La
partita è tutta qui: assalto
fallito e immediata stoccata di
risposta. Letale.
CONTROLLO -
Accomodatasi
sul terreno più favorevole,
l’Inter arretra di qualche metro
adattandosi come un guanto
all’avversario. Balotelli arretra
spesso e volentieri come un
tornante all’antica. Di fatto, al
di là del diagonale di Stankovic
vicino al bersaglio, Mourinho
difende con tre uomini dietro Ibra
e controlla la situazione. Gila
resta una minaccia costante con i
suoi inserimenti, senza comunque
intaccare la sicurezza della linea
interista.
LA
RABBIA DEL GILA - A
proposito di difesa, Cambiasso
festeggia le 200 partite
nerazzurre giocando il secondo
tempo da centrale al posto di
Chivu. In mezzo va Figo, terzo di
destra in un assetto che perde
qualcosa in equilibrio. Se la
Fiorentina non guadagna subito il
premio della sua superiorità
territoriale, è comunque per
demeriti propri. Mutu fa sbiancare
di rabbia Gilardino per un
contropiede 4 contro 3 chiuso con
un diagonale largo dal romeno
(62’). Diversa la considerazione
sulla cannonata di Montolivo,
precisa ma neutralizzata da Julio
Cesar qualche minuto prima.
SAMUEL SALVA -
Nell’ultima mezz’ora emerge la
freschezza dei viola: Muntari fa
una faticaccia a star dietro a
Montolivo e in definitiva il
contropiede gestito da Figo non è
mai incisivo (l’unica eccezione è
il tentativo di Maicon). L’Inter
insomma va in apnea. E anche se
Ibra chiede il rigore per un
intervento di Kroldrup senza
trovare il consenso di Orsato,
subissato dai fischi del Meazza,
la prima della classe è costretta
a difendere il fortino. Julio
Cesar resta in piedi con la
collaborazione di Samuel
(salvataggio da tre punti su
Gilardino a porta spalancata).
TRIBUTO A MOU - E’
l’ultimo brivido che corre sulla
schiena del portiere brasiliano,
perché la Fiorentina lascia campo
a Figo e Santon per due occasioni
adatte al raddoppio interista.
Clamorosa quella fallita dal baby
terzino, ispirato da un’apertura
di Ibrahimovic e protagonista
indiretto dell’espulsione di
Mourinho (per proteste dopo un
fallo sul difensore). C’è comunque
spazio per il sigillo su un
successo più rotondo: arriva
proprio mentre lo stadio
accompagna l’uscita del tecnico
con un boato che rende ancora più
solida l’allenza tra il tifo
nerazzurro e l’uomo di Setubal. E’
una punizione violenta di
Ibrahimovic, con Frey non esente
da responsabilità. Il colpo ad
effetto che chiude la settimana
aperta dall’amara sconfitta di
Manchester.
L'Inter
rinasce a Marassi
Ibra-Balotelli, Genoa ko
Nerazzurri subito
in gol con lo svedese, che al 2 produce
uno dei suoi colpi di genio. Il raddoppio
arriva nella ripresa. I rossoblù non
avevano mai perso in casa. Materazzi e
Burdisso infortunati: Manchester a rischio di GIACOMO LOI
I
GENOVA - Con due reti per tempo, di
Ibrahimovic e Balotelli, l'Inter espugna
Marassi e allunga almeno temporaneamente
sulla Juve. I nerazzurri, oggi in campo
con la maglia del Centenario, raccolgono
il massimo risultato senza strafare
costringendo il Genoa al primo ko
interno della stagione. Con la vittoria
di oggi Mourinho recupera un po' di
tranquillità dopo una settimana segnata
dalle polemiche con i colleghi e dalla
pesante sconfitta in Coppa Italia,
sempre a Marassi, con la Samp. Lo
Special One può così preparare al meglio
la supersfida di Manchester, per il
ritorno degli ottavi di Champions. Unica
grana per il tecnico portoghese gli
infortuni in difesa di Materazzi e
Burdisso, a rischio per mercoledì. La
squadra di Gasperini oggi ha ben poco da
rimproverarsi. I rossoblù non riescono
ad approfittare del mezzo passo falso
della Roma in casa con l'Udinese ma alla
vigilia una sconfitta con la capolista
era certamente stata messa nel conto. Le
ambizioni Champions rimangono comunque
immutate.
Ibra a freddo - Rispetto alle previsioni
della vigilia, Mourinho schiera una
squadra con molte novità. Non ci sono
Cordoba, Muntari e Adriano. Al loro
posto giocano Burdisso, Balotelli e Figo
con il portoghese dietro la coppia
d'attacco Ibra-Balotelli. Nel Genoa
Gasperini butta dentro dall'inizio
Jankovic al con Mesto in panchina.
L'avvio di partita non è per deboli di
cuore. Al fischio di Morganti, il Genoa
si porta subito in avanti e va vicino al
vantaggio con Thiago Motta. Il
brasiliano manda fuori dopo una bella
iniziativa. Passa un minuto ed è l'Inter
a fare festa. Sul lancio di Stankovic,
Ibra controlla il pallone di testa, si
porta in area e beffa Rubinho in uscita
con un preciso pallonetto.
Julio Cesar protegge - Una volta in
vantaggio, l'Inter può giocare con
tranquillità. Il Genoa prova a reagire
ma senza creare pericoli. A creare
apprensione non è il Grifone ma
l'infortunio di Materazzi, problemi al
flessore della gamba sinistra, che
costringe il difensore azzurro a
lasciare il campo per Cordoba. I
rossoblù non riescono a farsi vivi in
attacco fino al 21'. E quando lo fanno
trovano uno strepitoso Julio Cesar ad
abbassare la saracinesca. Sul cross di
Biava, Thiago Motta colpisce di testa a
colpo sicuro da distanza ravvicinata ma
il portiere dell'Inter si supera e
devia. Dieci minuti dopo l'Inter perde
un altro pezzo in difesa. Si fa male
anche Burdisso (gamba destra) che viene
sostituito da Muntari con Cambiasso che
arretra. Il Genoa acquista fiducia ma è
ancora Julio Cesar nei minuti finali a
respingere un tocco sottomisura di Biava.
Balotelli chiude - Nella ripresa non
cambia il motivo conduttore. Il Genoa
continua a tenere il possesso palla e si
avvicina con più insistenza all'area
nerazzurra. Ma al 17' l'Inter trova il
raddoppio e chiude il match con
un'azione da rivedere. Ibrahimovic
spizza per Balotelli che entra in area,
si libera degli avversari, supera anche
Rubinho e mette dentro in diagonale.
Sulla linea di porta c'è Marco Rossi che
potrebbe spazzare ma pasticcia: la palla
è appena dentro. Morganti convalida e la
sua decisione appare giusta. Rossi
potrebbe farsi perdonare al 21' ma manda
malamente alto. Poi l'occasione per
l'1-2 è tra i piedi di Biava dieci
minuti ma la sua conclusione fa la barba
al palo. La carica rossoblù si esaurisce
e l'Inter può controllare prima di
uscire dal Ferraris con tre punti d'oro.
Genoa-Inter 0-2 (0-1).
Genoa (3-4-3): Rubinho 5, Biava 6,
Ferrari 6, Bocchetti 6 (27' st Mesto
5,5), Rossi 6, Thiago Motta 6, Juric
6.5, Criscito 6.5, Sculli 5.5 (21' st
Olivera 5), Milito 5.5, Jankovic 5.5
(10' st Palladino 6). (73 Scarpi, 15
Sokratis, 23 Modesto, 77 Milanetto).
All.: Gasperini 6.
Inter (4-4-2): Julio Cesar 7, Maicon 7,
Burdisso 6 (31' pt Muntari 6), Materazzi
6 (16' pt Cordoba 6), Santon 6.5,
Zanetti 7, Cambiasso 7, Stankovic 6.5,
Figo 6.5 (27' st Mancini 5.5),
Ibrahimovic 6, Balotelli 5 (1 Toldo, 11
Jimenez, 18 Crespo, 10 Adriano). All.:
Mourinho 6,5.
Arbitro: Morganti di Ascoli 5.5.
Reti: nel pt 2' Ibrahimovic; nel st 16'
Balotelli.
Angoli: 6-2 per il Genoa
Recupero: 4' e 3'.
Ammoniti: Motta, Biava, Ferrari,
Mancini, Ibrahimovic per gioco
scorretto; Balotelli e Milito per
comportamento antiregolamentare.
MILANO, 7 marzo - Si sapeva che per gli
arbitri non sarebbe stata una giornata
facile, dopo tutte le polemiche seguite a
Inter-Roma. Nessuno, però, poteva
immaginare che sarebbe stata ancora una
volta semidisastrosa. A Roma Tagliavento
ignora un netto fallo di mano di Mexes in
area, negando un sacrosanto rigore
all’Udinese. A Marassi Morganti “regala”
un gol all’Inter, giudicando oltre la
linea un tiro di Balotelli che in realtà
non entra del tutto in porta. I
nerazzurri, già avanti 1-0 grazie a una
rete di Ibrahimovic dopo appena due
minuti, vanno così sul 2-0 spegnendo le
velleità di rimonta del Genoa. Il non-gol
di Balotelli, comunque, non è l’unica
pecca nella direzione di Morganti, che in
due occasioni risparmia il secondo giallo
proprio al giovane attaccante di origine
africana, autore di falli da ammonizione
su Criscito e Juric.
Lasciando da parte gli errori arbitrali,
sulla partita non c’è moltissimo da dire.
A parte i due gol - splendido quello di
Ibrahimovic, che parte sul filo del
fuorigioco e, dopo un controllo di
testa, supera Rubinho con un pallonetto -
poche le occasioni da segnalare.
Clamorosa, comunque, quella capitata sulla
testa di Thiago Motta, che costringe Julio
Cesar a un intervento da campione
assoluto. In chiave Champions, si fa
difficile la situazione in difesa per
Mourinho. L’Inter ha infatti perso sia
Materazzi sia Burdisso. Difficile pensare
che possano essere a disposizione per il
ritorno degli ottavi di Champions League
di mercoledì a Manchester. considerando
che anche Samuel è a rischio, le opzioni
per lo Special One rimangono davvero
poche.
Cassano-Pazzini da urlo!
Sampdoria-Inter 6-0 .
MENTRE
L'ALLENATORE si industria a lenguasciare
come un coglione,la sua squadra prende UNA
MERDATA IN FACCIA STORICA CHE CI FA
RITORNARE AI TEMPI DI TARDELLI. La squadra
che vorrebbe eliminare il Manchester va
racimolando primi tempi da diarrea nera, ed
il suo allenatore non solo indugia in
puttanate, ma continua imperterrito a
schierare giocatori spaventosi come
Rivas,Burdisso,Vieira,Maxwell,Mancini; degli
zombi allucinanti
ULTRAS Un regolamento di conti
fa saltare il patto di non belligeranza tra le
curve milanesi Fine
della pace a San Siro Arrestati 7 tifosi
rossoneri per rissa e lesioni gravi durante il
derby
Una banale rissa per mascherare il vero
obiettivo: la storica fine del patto di non
belligeranza tra le curve del Milan e dell'Inter.
Una pace armata che dura da oltre quindici
anni. Questo è avvenuto domenica sera allo
stadio di San Siro pochi minuti prima che
l'arbitro Rosetti fischiasse l'inizio del
derby. La Digos all'alba di ieri ha arrestato
sette ultras rossoneri con l'accusa di rissa e
lesioni gravi. Si tratta di volti noti della
Curva sud, tutti con precedenti, tre legati
alle Brigate Rossonere e quattro al gruppo
egemone dei Guerrieri. In serata, poi, il
giudice ha disposto i domiciliari per due
tifosi e l'obbligo di firma per altri due. Gli
ultimi tre arrestati conosceranno oggi la
decisione.
Ecco allora i fatti: pochi minuti prima della
partita inizia lo spettacolo delle
coreografie. Partono gli interisti, seguiti a
ruota dagli ormai ex cugini. Lo striscione
rossonero recita: «Noi padroni di San Siro».
E' molto grande e la parte finale scende sotto
al primo anello oscurando la vista ai tifosi
nerazzurri. Pochi minuti e l'enorme telo di
plastica viene tirato, strappato, stracciato.
Dalla tana rossonera, che sovrasta il primo
anello, partono sputi, minacce, accendini,
fumogeni e promesse di ritorsioni. Il
regolamento di conti arriva subito dopo con
oltre trenta ultras rossoneri
che, scesi dalla curva, si sbarazzano
dell'inutile cordone degli steward e si
mettono a strappare gli striscioni dell'Inter
club «Banda Bagaj». Inevitabile la
scazzottata. Risultato: quattro tifosi
interisti contusi, uno che ancora ieri
rischiava di perdere un occhio e un altro con
il naso fratturato. Imbarazzante, invece, la
reazione delle forze dell'ordine che prima non
si vedono, poi arrivano e stanno a guardare e
solo a battaglia terminata intervengono. Alla
faccia della sicurezza.
Questa la storia ufficiale, raccontata ieri
mattina durante una conferenza stampa alla
Questura di Milano. Eppure in
quei pochi minuti succede ben altro. In realtà
sono tre gli scontri che si registrano
all'interno dello stadio. Durante la rissa al
primo anello, che gli stessi investigatori
della Digos interpretano come creata ad hoc,
dalla parte opposta dello stadio, nella curva
dell'Inter, oltre 300 ultras arrabbiati
decidono di farsi giustizia da soli. Tentano
di forzare il cordone di polizia, scendere le
scale e correre nella curva del Milan. I
tafferugli con le forze dell'ordine sono
violentissimi. Alcuni agenti sparano
diversi lacrimogeni. A questo punto, la
maggior parte dei tifosi desiste.
Non tutti, però. Una decina di
persone, quasi tutti i capi dei Boys, dei
Viking e degli Irriducibili, i gruppi storici
della Nord, superano i celerini e in pochi
minuti sono dall'altra parte. Ecco, allora, il
terzo decisivo scontro che mette a serio
rischio il patto di non belligeranza tra le
due curve, promettendo brutali regolamenti di
conti. L'incontro-scontro avviene mentre i
trenta ultras rossoneri stanno risalendo al
secondo anello. La violenza del gruppetto
interista è talmente furiosa da far
dimenticare l'inferiorità numerica. A terra
resta uno dei capi dei milanisti. A
questo punto la scena diventa quasi surreale
con i Guerrieri che scappano verso la curva, i
capi interisti che li inseguono e gli agenti
di polizia che rullano i manganelli.
Fortunatamente, gli ultras nerazzurri
decideranno di desistere.
La storia, per nulla conclusa,
si avvita poi attorno a un foschissimo
scenario criminale. Nell'elenco degli
indagati, oltre a un personaggio coinvolto in
passato per l'omicidio del tifoso del Genoa
Vincenzo Claudio Spagnulo, spiccano i nomi dei
fratelli Luca e Francesco Lucci, fotografati
il 19 dicembre scorso durante una cena
natalizia con il vicepresidente del Milan
Adriano Galliani e reggenti del potere
curvaiolo per conto del grande capo Giancarlo
Sandokan Lombardi, imputato nel processo per
le estorsioni alla società di via Turati e
indagato per tentato omicidio dalla procura di
Monza. Lombardi che ieri mattina si
aggirava sorridente per i corridoi del
Tribunale di Milano dove si stava celebrando
il processo per direttissima a carico degli
arrestati. Al suo fianco anche il Barone, al
secolo Giancarlo Cappelli, pure lui alla
sbarra per le estorsioni. Erano lì per
confortare i protagonisti di quello che a
tutti gli effetti appare un blitz, ordinato
dal direttivo del tifo rossonero, per
sbaragliare gli equilibri tra le due storiche
curve. Già, perché dopo aver
conquistato il potere nella Sud a forza di
minacce, pestaggi e intimidazioni armate, il
vero obiettivo di Lombardi, si sussurra negli
ambienti del tifo organizzato, è quello di
marciare verso il territorio nerazzurro non
per conquistarne i colori, ma per
impossessarsi degli interessi economici. Un
business che nel prossimo futuro, con lo
stadio trasformato in una sorta di centro
commerciale, promette guadagni da capogiro.
Perché oltre ai biglietti e alla sicurezza, ci
saranno da gestire bar, ristoranti e palestre.
L'inquietante scenario trova fondamento nei
rapporti di alcuni capi tifosi con la
criminalità organizzata. Rapporti che vedono
emergere nomi noti della 'ndrangheta e di Cosa
nostra. Uno per tutti la cosca Vottari di San
Luca coinvolta nella strage di Duisburg. Un
legame, quello tra tifo violento e malavita,
che, con modalità differenti, emerge a Milano
come a Torino, a Napoli come a Roma.
A questa vicenda, però, mancano ancora due
elementi: un prologo e un epilogo. Il primo va
in scena venerdì 13 febbraio
nel piazzale dello sport. Davanti al Baretto
sono riunite le sigle del tifo nerazzurro.
L'incontro serve per decidere coreografie e
striscioni da esibire domenica. Si beve birra
e si discute, quando, quasi dal nulla
compaiono due luogotenenti di Giancarlo
Lombardi. Chi c'era, racconta di persone
strafatte di cocaina che urlano e minacciano.
In sostanza quel patto a loro non va più bene.
Nessun motivo particolare, ma letteralemente
«ci siamo rotti i coglioni». Ed ecco,
allora, l'epilogo, che, ben lontano dal
mettere la parola fine a questa storia,
annuncia tempi bui per il tifo milanese. Al
termine del derby vinto dall'Inter, un
centinaio di ultras nerazzurri si dà
appuntamento davanti al bar di piazzale Axum,
storico ritrovo dei milanisti. Attenderanno
invano perché né i Guerrieri né le Brigate
Rossonero si faranno vedere. Un appuntamento
probabilmente solo rimandato.
Calcio:
diffamazione Inter, Moggi rinviato a giudizio
ROMA - Luciano Moggi, ex direttore generale
della Juventus, e' stato rinviato a giudizio con
l'accusa di diffamazione nei confronti
dell'Inter in riferimento a un'intervista
rilasciata il 17 luglio 2006 a 'La Repubblica'.
Lo ha stabilito il gup di Roma Filippo Steidl,
che ha accolto la richiesta del pm Pierluigi
Cipolla. Il processo comincera' il 4 giugno
prossimo. (Agr)
LA SVENDITA DI
UNA NAZIONE
Lo sceicco del City rilancia
Ora vuole il 40% del Milan, GIA' CONTROLLA IL
5% DI MEDIASET (24 febbraio 2009)
Al Mansour offre 500 milioni, i rossoneri
pronti a trattare
MILANO — Dopo 23 anni di Milan targati
Silvio Berlusconi, potrebbe iniziare una nuova
era. Gli sceicchi stanno per sbarcare a San
Siro. L'Abu Dhabi United Group for the
development and investment è pronto a rilevare
il 40% del pacchetto azionario del Milan
versando nelle casse sociali una cifra monstre,
pari a 500 milioni di euro. Gli arabi avevano
avanzato la proposta a margine dei colloqui
tenutisi per Kaká nel mese scorso quando il
fuoriclasse brasiliano era a un passo dal
Manchester City. Se all'epoca lo sceicco
Mansour Bin Zayed Al Nayhan aveva puntato
sull'ex Pallone d'oro per rendere più
prestigioso il marchio della seconda squadra
di Manchester, ora ha intenzione di andare
oltre, entrando nella proprietà del club più
titolato al mondo, la squadra che vanta tre
palloni d'oro (Kaká, Ronaldinho e Shevchenko).
Pare che nelle ultime ore la Fininvest, di cui
il Milan è una controllata, abbia fornito l'ok
a iniziare i dialoghi. Nel tempo Silvio
Berlusconi ha ripetuto che «il Milan è una
questione di cuore», forse ora dopo anni di
disavanzo, stufo di ripianare le perdite del
club, il Cavaliere potrebbe cambiare idea. Del
resto non è un mistero che la figlia Marina,
presidente di Fininvest, abbia a più riprese
mostrato insofferenza per il mantenimento di
un club così costoso. Primo in Italia per
fatturato (210 milioni di euro), secondo il
report di Deloitte pubblicato solo due
settimane fa, il Milan è ottavo in Europa.
Ma i contratti dei giocatori
sono costati al Milan 124,91 milioni di euro.
L'ultimo bilancio si è chiuso con una perdita
di esercizio di 31,98 milioni.(Ricordiamo che
nel dicembre 2005, attraverso la contabilità
creativa,Testa d'Asfalto aveva "cancellato"
180 MILIONI DI EURO DI ROSSO cedendo il
marchio "Milan" alla controllata "Milan
Entertaintment"...) Tra l'altro è curioso
ricordare che Mansour, sceicco appartenente
alla famiglia regnante di Abu Dhabi,
attraverso il fondo sovrano di Abu Dhabi,
controlla già il 5% di Mediaset.
Ovvero, dopo Silvio Berlusconi c'è lui. Del
resto che facesse sul serio si era già capito
nel mese scorso quando aveva messo sul piatto
l'equivalente di 108 milioni di euro per
strappare ai rossoneri il suo campione più
puro, Kaká. Nutriva la speranza che
ingaggiando il 22 rossonero, tutti gli altri
oggetti del desiderio (da Buffon a Cristiano
Ronaldo) si convincessero a seguirlo al City.
In quell'occasione Berlusconi acconsentì a
iniziare la trattativa e furono solo i
progetti fumosi del club inglese e la ritrosia
del brasiliano a esiliarsi in una squadra di
medio-bassa classifica a far saltare l'affare.
Stavolta cosa succederà? Di certo il Milan ha
bisogno di quattrini visto che anche ieri
Adriano Galliani nel ribadire di voler puntare
su Ancelotti per il futuro ha posto delle
condizioni ben precise, legate appunto ad
aspetti sportivi ed economici. «Mi auguro che
raggiungendo gli obiettivi che ci eravamo
prefissati si possa andare avanti con lui.
Siamo contrari ai mutamenti in panchina ma
dobbiamo agguantare i traguardi minimi. Il
primo obiettivo del Milan resta il campionato:
il secondo o il terzo posto. Non basterebbe
neanche vincere la Coppa Uefa per andare in
Champions: la Coppa Uefa è molto meno
importante del campionato». Quesito: perché la
dirigenza rossonera non reputa sufficiente
un'eventuale conquista della Coppa Uefa e
punta invece a un semplice podio in
campionato? Risposta: «I nostri costi sono gli
stessi di una squadra che disputa la Champions
League ma i ricavi sono stati di circa 30
milioni di euro in meno (ovvero quelli
derivanti dalla mancata partecipazione alla
competizione più prestigiosa, ndr). Perciò
dobbiamo assolutamente tornare in Champions».
Certo che se nel frattempo arrivasse nelle
casse sociali rossonere un'iniezione di denaro
fresco (ovvero 500 milioni di euro!) tutto
diverrebbe più semplice.
Fonti della procura della
Repubblica di Milano hanno
smentito l'apertura di
un'inchiesta sul presunto
comportamento illecito
dell'Inter nella fase finale
dello scorso campionato.
A riportare la notizia
dell'indagine era stato il
quotidiano 'Il Giornale'.
Tutto è nato da un’indagine
del sostituto procuratore di
Milano Stefano Civardi, che
avrebbe ordinato un rapporto
alla polizia giudiziaria su
una fuga di notizie dello
scorso maggio riguardante
alcune intercettazioni tra
Domenico Brescia,
pregiudicato poi arrestato
per traffico di droga, e
alcuni interisti, il tecnico
Roberto Mancini e i
giocatori
Marco
Materazzi
e Javier Zanetti. Da questa
indagine sarebbe poi stato
stilato un rapporto di
polizia nel quale si
ipotizzava che alcuni
tesserati
dell'Inter, Mancini e
Materazzi in
primis, avessero compiuto
azioni tese a perdere
terreno sulle inseguitrici e
rilanciare le scommesse
sullo Scudetto.
Il commento del
presidente, Massimo
Moratti è stato laconico:
"Una buffonata", ha
replicato ai giornalisti
all'uscita dagli uffici
della Saras che gli hanno
domandato della notizia
mentre la società
nerazzurra ha fatto sapere
che tutelerà la propria
immagine nelle sedi
giudiziarie competenti.
Su quanto pubblicato
dal 'Giornale', è
intervenuto stamane anche
l'amministratore delegato
dell'Inter, Ernesto
Paolillo, liquidando la
vicenda con una battuta.
"Sono stupidaggini - ha
detto - ci rido sopra a
queste ricostruzioni
fantasiose. Sono ipotesi
che non vale neppure la
pena di commentare".
Effettivamente, anche a
leggere il resoconto del
quotidiano, le presunte
prove a carico dei
nerazzurri appaiono
piuttosto deboli,
concentrandosi soprattutto
sulle scelte di formazione
dell'allenatore Mancini e
sul rigore fallito da
Materazzi. Nel mirino ci
sarebbero anche il fatto che
Ibrahimovic è rientrato solo
nell'ultimo spezzone
dell'ultima partita e che
Balotelli è rimasto fuori.
Inter,
la magistratura smentisce
"Nessuna inchiesta sui punti
persi"
Roberto Mancini
MILANO - Fonti della procura
della Repubblica di Milano hanno
smentito l'apertura di
un'inchiesta sul presunto
comportamento illecito
dell'Inter nella fase finale
dello scorso campionato. A
riportare la notizia
dell'indagine era stamane il
quotidiano Il Giornale citando
un rapporto di polizia nel quale
si ipotizza che i nerazzurri
avrebbero deliberatamente perso
alcune gare della passata
stagione per rendere la
competizione più avvincente e
incentivare le scommesse. In
quella fase del campionato la
Roma si riavvicinò all'Inter
capolista che conquistò il
titolo soltanto all'ultima
giornata. Secondo quanto si è
appreso, il rapporto di polizia
sarebbe allegato a un'altra
indagine, quella sulla fuga di
notizie relative all'inchiesta
sul sarto Domenico Brescia (che
sfiorò alcuni giocatori
nerazzurri
e l'allora tecnico Roberto
Mancini), ma non è stato
utilizzato per aprire
un'inchiesta autonoma
sull'ultimo campionato.
Su quanto pubblicato dal
Giornale (di proprietà della
famiglia del patron del Milan
Silvio Berlusconi), è
intervenuto stamane anche
l'amministratore delegato
dell'Inter, Ernesto Paolillo,
liquidando la vicenda con una
battuta. "Sono stupidaggini - ha
detto - ci rido sopra a queste
ricostruzioni fantasiose. Sono
ipotesi che non vale neppure la
pena di commentare".
Effettivamente, anche a leggere
il resoconto del quotidiano, le
presunte prove a carico dei
nerazzurri appaiono piuttosto
deboli, concentrandosi
soprattutto sulle scelte di
formazione dell'allenatore
Mancini. Nel mirino ci sarebbero
in particolare il fatto che
Ibrahimovic è rientrato solo
nell'ultimo spezzone dell'ultima
partita, che Balotelli è rimasto
fuori e il rigore tirato, e
sbagliato, da Materazzi anzichè
dallo specialista Cruz contro il
Siena. Errori che tra l'altro il
tecnico ha pagato con l'esonero
anticipato.
"Il rapporto - ribadisce una
nota del Giornale - riguarda le
ultime partite del campionato
scorso, non siamo stati noi a
sollevare dubbi: abbiamo fatto
il nostro mestiere di
giornalisti, cioè abbiamo dato
una notizia, confermata
stamattina anche dagli ambienti
giudiziari: ognuno è libero di
commentarla come crede e anche
di riderci su, ma la notizia
c'è".
passa in
dieci, è fuga
Cade la Juve a Udine, Milan beffato
La Roma
batte il Palermo, Cassano show
contro la Lazio
In coda colpo grosso del Bologna,
pareggiano le altre
Ibrahimovic
in azione
ROMA - L'Inter torna a 6: soffre,
coglie tre punti d'oro a Catania e
consolida il suo primato. Alle sue
spalle la Juve che perde a Udine e
il Milan che pareggia con il Genoa.
Bene la Roma (quarta vittoria
consecutiva): battuto il Palermo.
Cassano spinge la Sampdoria
lontano dalla zona calda della
classifica. Perdono ancora Lazio
(in casa Samp) e Napoli (a
Firenze). Finiscono in parità le
sfide salvezza tra Reggina e
Torino e Chievo e Lecce. Ma il
colpo grosso è quello del Bologna
a Bergamo.
CATANIA INTER 0-2
L'Inter arriva a Catania sull'onda
del caso Balotelli. Ma nessuno
nota l'assenza del giovane
attaccante in aperta polemica con
la società. I nerazzurri partono
fortissimo e dopo 5 minuti vanno
in vantaggio con Stankovic.
All'11' l'arbitro annulla il
pareggio del Catania. Una
decisione aspramente contestata
dai giocatori siciliani e dal
pubblico di casa. Ma l'Inter è in
serata, Stankovic impegna
severamente Bizzarri poi
Ibrahimovic fa tremare la porta
etnea. Poi, però, l'Inter si
complica la vita. Muntari falcia
Tedesco a centrocampo e si becca
il cartellino rosso. Il Catania ci
creda ma Mascara, al 33', spreca
da buona posizione. Il pressing
etneo è asfissiante, quasi allo
scadere del primo tempo Cambiasso
salva la porta milanese sulla
riga. Secondo tempo sempre con il
Catania all'arrembaggio. Al 15' il
palo salva l'Inter. Ed è allora
che spunta Ibrahimovic. Lanciato
sul filo del fuorigioco
l'attaccante non sbaglia e segna
un gol pesantissimo che chiude la
partita.
MILAN GENOA 1-1
Il Milan, dopo nove vittorie
casalinghe, si deve fermare contro
il Genoa. Si fa vedere subito
Beckham che ai 20 metri esplode un
destro che Rubinho che alza in
corner. Al 15' Pirlo trova una
punizione delle sue e stampa la
sfera sulla traversa. La partita
la fanno i rossoneri, al 33' vanno
in vantaggio con Beckham. Gran gol
direttamente su punizione quello
della stella inglese che si ripete
dopo la rete di domenica a
Bologna. Al 42' il Genoa, su
punizione, impegna Abbiati. Un
minuto dopo anche Pirlo, ancora
punizione e ancora una traversa.
C'è spazio anche per Abbiati
protagonista di una gran parata
quasi allo scadere. Sembra finita
ma Milito, a sorpresa, trova il
gol del pareggio. Che gela i
rossoneri.
UDINESE JUVENTUS 2-1
La Juve crolla a Udine e vede
l'Inter più lontana. Straordinario
Quagliarella (che la scorsa
settimana aveva fallito un rigore)
che al 20' riceve in area,
anticipa Legrottaglie e batte
Buffon con un diagonale
millimetrico. Gioca bene l'Udinese
che non sembra quella che ha
inanellato una serie lunghissima
di risultati negativi. Al 43'
Buffon deve uscire a valanga su
Isla. La Juve soffre e si vede. Il
colpo finale è opera di Di Natale
che, al 27' della ripresa, salta
Grygera e batte Buffon con un
colpo millimetrico. C'è ancora
tempo per un rigore che l'arbitro
concede ai bianconeri per fallo su
Grygera. Tira Iaquinta, un ex, e
segna. Ma non basta.
L'Inter riprende la fuga:
la Juve ko, il Milan frena
La capolista vince a Catania con
Mourinho in tribuna e vola.
Quagliarella-Di Natale affondano i
bianconeri.
L'Inter passa a Catania, la Roma
supera in casa il Palermo, il
Milan è frenato sul proprio
terreno dal Genoa, mentre la
sorpresa sta nella sconfitta della
Juventus a Udine e questo permette
ai nerazzurri di Mourinho di
allungare ancora al vertice della
classifica. Da segnalare il
Bologna "corsaro" contro l'Atalanta
e i successi casalinghi di
Fiorentina, Cagliari e Sampdoria.
Pari in casa per il Chievo e per
il Torino.
L'INTER TORNA A CORRERE - Con un
gol per tempo (Stankovic e
Ibrahimovic) l'Inter si impone per
2-0 sul difficile campo del
Catania. Per quanto successo sugli
altri campi, è pesantissima la
seconda vittoria di fila dei
nerazzurri, che allungano il passo
e si proiettano a +6 sulla Juve e
+8 sul Milan. L'Inter parte
fortissimo. Nei primi cinque
minuti tira due volte in porta (Maicon
su punizione e Zanetti dalla
distanza, Bizzarri è attento), e
al 6' passa in vantaggio: Cruz
salta Capuano sulla destra e
crossa al centro, dove Stankovic,
liberissimo, di testa mette in
rete l'1-0. I padroni di casa
pagano forse uno schieramento
troppo spregiudicato, oltre al
tridente Morimoto-Paolucci-Mascara
in attacco, a centrocampo le
numerose assenze hanno spinto
Zenga a schierare Martinez, e la
squadra ci mette un p0' a trovare
l'equilibrio in campo. Al 12'
Paolucci pareggia, ma il gioco era
già fermo per un fallo di Morimoto
su Burdisso. Mascara protesta e
viene ammonito (due minuti dopo
giallo anche per Ibrahimovic per
simulazione). Zenga a fine partita
polemizza: «Preferisco non parlare
degli arbitri, per me non
esistono- dice il tecnico a Sky-
non ne parlo più: voi potete dire
che la palla era bassa oppure
bassa ma tanto si parlerà più
dell'espulsione di Muntari che del
nostro gol annullato. Tornando al
campo in difesa, Mourinho dà
ancora fiducia al giovane Santon
sulla fascia sinistra al posto di
Maxwell. Al 22' azione personale
di Ibrahimovic, che dalla sinistra
si accentra in area e con un gran
tiro scheggia la traversa. È
l'Inter a fare la partita, ma
quando il Catania riconquista il
pallone diventa pericoloso, grazie
agli inserimenti di Martinez che
creano superiorità numerica e
costringono agli straordinari la
difesa avversaria. Al 31' Muntari
paga forse più caro del dovuto un
brutto quanto inutile fallo da
dietro a centrocampo: rosso
diretto e Inter in 10. Al 34'
grande occasione per il Catania,
Mascara ha spazio in area ma il
suo tiro da ottima posizione
finisce altissimo. I rossoazzurri
chiudono in forcing il primo
tempo, Inter in affanno anche
nelle ripartenze. Al 45' sugli
sviluppi di un corner, destro di
Morimoto, e Cambiasso respinge a
due passi dalla linea di porta. Un
minuto dopo grande giocata di
Capuano, che in area sulla
sinistra stoppa il pallone, mette
fuori causa Maicon e fa partire
una conclusione che finisce di
poco fuori. La ripresa si apre con
una buona occasione per l'Inter
(Bizzarri esce fuori area per
anticipare di piede Cruz lanciato
a rete, al 5'). Catania meno
pericoloso nel secondo tempo, solo
al 15' si riaccendono gli etnei,
con un tiro dalla distanza di
Mascara, palla che si stampa sul
palo dopo una deviazione di
Burdisso. Beppe Baresi copre
l'Inter, inserendo Maxwell al
posto di Cruz. La mossa funziona,
perché i nerazzurri badano al
sodo, si difendono con umiltà e
ordine, e al 27' arriva anche il
gol del raddoppio: Stankovic
lancia Ibrahimovic, che scatta in
posizione regolare, salta con un
pallonetto Bizzarri e mette in
rete. L'Inter gestisce senza
problemi il doppio vantaggio e non
rischia più nulla, portando così a
casa il primo successo in
trasferta dopo il tonfo di
Bergamo, mentre per il Catania il
2009 è ancora senza vittorie (tre
sconfitte e un pari).
LA JUVE SI FERMA - L’Udinese ha
battuto 2-1 la Juventus. Allo
stadio Friuli di Udine padroni di
casa in vantaggio al 20’ con Fabio
Quagliarella. Nella rIpresa i
friulani raddoppiano con Di Natale
al 74’. La Juventus accorcia le
distanze su rigore al 77’. Per i
bianconeri una sosta improvvisa,
ed ecco ribaltato il significato
bianconero dell'ultimo mercoledì
di campionato: Inter leone, e
classifica juventina retrocessa a
-6, anzi a +2 sul Milan. Resta
bloccata nella foga da ultima
chance dell'Udinese. L'uno a zero
timbra il match: è il 20esimo
minuto, Quagliarella fa polpette
della marcatura di Legrottaglie e
trova un angolo che nemmeno Buffon
può coprire. Il gioco è ingolfato
e non c'entra l'assenza di Del
Piero. Fa fatica la Juve a
togliersi d'impaccio nel 4-4-2 che
gli ha incollato addosso Marino.
Con un pressing adesivo, e un
palleggio - tra D'Agostino, Inler
e Asamoah - superiore in tutto a
Sissoko e Marchisio. E così il gol
arriva. E anche altre occasioni,
anche se poi la mira sfasata
rovina tutto. Al 13' è Buffon è
fortunato in parata su Zapata
sotto misura. Dopo il gol è
Giovinco che prova a smuovere un
po' il copione bianconero. Ranieri
lascia il 4-4-2 a Marino e punta
sul tridente: dentro Iaquinta,
fuori Marchionni. Succede però
che, pur in pressione, la Juve non
riesca più di tanto a spaventare
Handanovic. E dopo un attimo, è Di
Natale a sprecare una bella palla
servitagli da Asamoah: diagonale
troppo stretto. 26 minuti per
raccogliere appena un colpo di
testa in anticipo di Grygera,
alto. Allora l'Udinese prova a
chiudere il conto. Di Natale si
libera a sinistra, punta il povero
Grygera e poi la mette a girare
sul palo lontano: una cosa «alla
Del Piero». Sembra finita. Ma di
là c'è la Juve. Che ci mette 3
minuti a mettersi sul 2-1:
Pasquale frana su Grygera in area,
e il rigore c'è. Lo tira il
redivivo Iaquinta. A proposito di
redivivi, Ranieri a una decina di
minuti dalla fine mette dentro
pure Trezeguet (al rientro dopo 4
mesi). Ma il forcing è molle e il
risultato già archiviato. Juve
bloccata, Inter sganciata.
I
nerazzurri battono 1-0 la Samp e
restano a +3 dalla Juve. Espulso
Mourinho. Rossoneri 4-1contro il
Bologna
E Ibrahimovic punge Kakà
«Il trasferimento al City? Chiedo
a Dio»
Battuta dell'interista sulla
trattativa che ha coinvolto il
brasiliano e gli sceicchi
ROMA - Scherza coi fanti e lascia
stare i Santi. Di certo non è un
proverbio svedese. Sarà per questo
che Ibrahimovic, adorato come una
divinità e osannato quasi fosse un
idolo dagli interisti, ha fatto
riferimento a Dio, in una battuta
pungente diretta al rivale-collega
Kakà. Anche da spettatore
Ibrahimovic fa parlare di sè. Lo
svedese, domenica al Meazza per
assistere a Inter- Sampdoria, ha
rilasciato le seguenti
dichiarazioni ad un giornalista
Sky: «Come mi comporterei se
dovesse venire a cercarmi il
Manchester City? Non lo so, dovrei
chiamare Dio per saperlo».
(Ansa)
KAKA' - Parole che suonano come un
riferimento al milanista Kakà, che
ha raccontato di «aver parlato con
Dio» dopo aver ricevuto l'offerta
del club inglese di proprietà
dello sceicco di Abu Dhabi. «Dio
mi ha indicato la via. Resta al
Milan», ha svelato dopo la
trattativa il brasiliano, atleta
di Cristo. «In questi giorni - ha
proseguito Kakà al Times - ho
pregato molto per capire cosa
dovevo fare, e da Dio mi è venuta
un'indicazione». Per la verità,
Ricardo Izecson dos Santos Leite,
convertito alla fede per una
caduta in piscina per la quale
rischiò di non giocare più, da
tempo manifesta la sua
religiosità. Indossando sotto i
colori sociali la maglia con la
scritta «I Belong to Jesus» per
esempio. Adesso arriva la parodia
di Ibra da Rosengård, con la sua
aria sorniona forgiata nel
quartiere ghetto di Malmö. Ibra
poi ha aggiunto serio: «Quando
Il Milan travolge per 4-1 il
Bologna ma la valanga rossonera non
basta ad insidiare l'Inter che resta
da sola in vetta alla classifica
battendo la Sampdoria 1-0 nel
posticipo. Rossoneri a sei punti. A
meno tre la Juve, vittoriosa
nell'anticipo di sabato per 1-0
sulla Fiorentina. E la ventesima
giornata è ancora una volta stata
piuttosto difficile per gli arbitri.
Mourinho se la prende con Celi e
parla anche di errori pro Juve e
Roma. E dopo gli errori di Saccani
in Juve-Fiorentina infatti, ha fatto
molto discutere anche l'arbitraggio
di Morganti in Napoli-Roma. I
napoletani, sconfitti alla fine per
3-0, nel primo tempo si sono visti
annullare un gol per un dubbio fallo
di mano di Zalayeta, mentre la Roma
ha segnato il primo gol con Mexes
che si trovava probabilmente in
fuorigioco. Da segnalare la vittoria
per 4-1 del Cagliari sulla Lazio e
del Palermo per 3-2 sull'Udinese.
Questi gli altri risultati del
pomeriggio di domenica: Lecce-Torino
3-3, Genoa-Catania 1-1,
Siena-Atalanta 1-0. Nel posticipo
pomeridiano di sabato il Chievo
aveva superato la Reggina in
trasferta per 1-0.
INTER - SAMPDORIA- Adriano colma
l'assenza di Ibrahimovic e nel
recupero del primo tempo firma l'1-0
a favore dell'Inter nel posticipo
dei nerazzurri contro la Sampdoria.
Partita tesa, con l'espulsione
dell'allenatore dei nerazzurri José
Mourinho, decisa al 41esimo del
primo tempo dall’arbitro Domenico
Celi per le proteste del tecnico
contro un'ammonizione a Stankovic.
Inter senza Ibrahimovic, Sampdoria
senza Cassano e con tanti problemi
in difesa. La gara stenta a
decollare, solo conclusioni dalla
distanza e poche palle-gol. Al
30esimo Raggi salva su Adriano
impedendo un colpo di testa a botta
sicura. Al 40esimo espulso Mourinho
per proteste. L'Inter passa al
47esimo con Adriano che batte
Castellazzi sfruttando un assist di
Maicon dalla destra. Nella ripresa
gara molto più vivace, la Sampdoria
perde prima Gastaldello, poi Raggi,
gli unici due difensori di ruolo a
disposizione di Mazzarri. Nerazzurri
vicini al raddoppio in due occasioni
con Stankovic che prima impegna
Castellazzi e che poi, al 17esimo,
centra la traversa. Un minuto dopo
Cordoba salva su Pazzini. Al 22esimo
Castellazzi respinge un destro di
Muntari, mentre al 35esimo la Samp
chiede un rigore per un contatto
dubbio Cordoba-Pazzini. L'ultimo
tentativo è di Dessena al 95esimo,
Julio Cesar si salva in angolo.
Finisce 1-0 per l'Inter che riscatta
il ko di Bergamo e mantiene le
distanze dalle inseguitrici. Per la
Samp, 20 punti e terza sconfitta
consecutiva.
MOURINHO CONTRO GLI ARBITRI - Al
termine della partita l'allenatore
portoghese espulso se la prende con
l'arbitro Celi e non solo:
«Preferisco non commentare Celi
perché altrimenti dovrei commentare
anche quello che è successo oggi o
ieri in altri stadi - ha dichiarato
a Sky il tecnico nerazzurro -. Non
ho mai parlato male degli arbitri
italiani, però mi sembra che questo
fine settimana è stato chiaro. Io -
prosegue il portoghese - sono stato
espluso perché ho detto all’arbitro
che aveva paura, nel primo tempo
sono arrivati tanti cartellini
gialli per noi, 3 minuti di recupero
nel primo tempo, 6 nel secondo
tempo». È proprio l’entità del
recupero a risultare sospetta per
Mourinho: «Cosa era successo per
dare quel recupero? Che l’Inter
vinceva 1-0. L’unica cosa che
giustifica quel recupero è la nostra
difficoltà, se la Sampdoria avesse
pareggiato non avrebbe dato 6
minuti, ma 1 o 2». L’affondo nei
confronti del direttore di gara non
si esaurisce qui: «Mi sembrava
troppo contro di noi. Lui era troppo
sotto pressione, dopo quello che è
successo ieri e poi oggi. Mercoledì
si era parlato tanto del nostro gol
con 10 centimetri di fuorigioco - ha
ricordato Mourinho in relazione al
match di Coppa Italia con la Roma -.
Gli errori a favore della Juventus?
Ci sono errori ed errori, preferisco
non parlare. Oggi il gol di Mexes
(per la Roma sul campo del Napoli,
ndr) era in netto fuorigioco. Oggi
poi è arrivato un arbitro senza
esperienza, con un osservatore
(Pierluigi Collina, designatore
arbitrale, seduto in tribuna, ndr)
che fa paura e mette troppa
pressione».
BOLOGNA-MILAN - Il Milan cala il
poker vincente a Bologna e rafforza
la propria candidatura per lo
scudetto. I rossoneri passano 4-1 in
casa dei rossoblu e aprono nel modo
migliore il girone di ritorno. La
formazione di Carlo Ancelotti non
brilla per solidità difensiva, ma in
attacco ha risorse in abbondanza per
fare bottino pieno sul campo di una
squadra imbattuta nei precedenti 9
turni. La vittoria al Dall'Ara porta
soprattutto la firma di Ricardo Kakà,
che mette lo zampino nella prima
rete rossonera e ne sigla altre 2.
Anche Beckham, però, si guadagna
applausi e titoli con il primo gol
della sua avventura italiana.
L'inglese fa centro nel secondo
tempo, quando la partita è però
virtualmente chiusa. Ci aveva
pensato Kakà infatti con due reti a
mettere al sicuro il risultato.
Tutto, o quasi, succede infatti nel
primo tempo. I 17 minuti iniziali,
in particolare, sono un concentrato
di emozioni. Il Bologna sfonda al 9'
quando Amoruso si procura un rigore
per un intervento a sandwich di
Maldini e Senderos. Di Vaio non
sbaglia dal dischetto e col 15°
centro stagionale firma l'1-0. La
reazione rossonera è veemente e la
situazione viene rivoluzionata in 4
minuti. Il Milan pareggia i conti al
13' con Seedorf: l'olandese piomba
su una respinta corta di Antonioli,
in affanno su conclusione di Kaká, e
l'1-1 è cosa fatta. Il ribaltone è
completo al 17', quando l'arbitro
Tagliavento giudica da rigore un
contatto tra Bombardini e Zambrotta.
Kakà trasforma, 2-1. Alla fine del
primo tempo il bolognese Mudingayi
viene espulso. In superiorità
numerica, il Milan non si fa pregare
e chiude subito i conti con Kaká:
sinistro da fuori area, palla a fil
di palo e 3-1. Poi ci penserà
Becckham nella ripresa a siglare il
4-1.
NAPOLI-ROMA - La Roma batte per
3-0 il Napoli al San Paolo e lo
raggiunge al quinto posto in
classifica a soli 3 punti dal Genoa
che per ora ha in mano l'ultima
piazza valida per la Champions. Ma
la partita del San Paolo, come
quella di sabato all'Olimpico di
Torino, fa discutere ancora una
volta per i presunti errori
arbitrali. La Roma, occorre
chiarirlo subito, vince
meritatamente, ma il primo gol era
viziato da una posizione di
fuorigioco di Mexes l'autore della
rete,, non rilevata dal guardalinee.
Inoltre poco prima al Napoli era
stato annullato un gol di Zalayeta
per un dubbio fallo di mano
dell'attaccante uruguaiano. Poi la
Roma colpiva ancora grazie ad un
colpo di testa di Juan da calcio
d'angolo e la partita era finita.
Nella ripresa andava ancora a segno
Vucinic che rendeva più rotonda la
supremazia dei giallorossi, ottimi
anche in fase di contenimento.
LE ALTRE PARTITE - Il risultato
più sorprendente della prima
giornata di ritorno però è forse la
vittoria per 4-1 del Cagliari sulla
Lazio con ben due calci di rigore
falliti dai padroni di casa. Questi
gli altri risultati del pomeriggio
di domenica: Lecce-Torino 3-3,
Genoa-Catania 1-1, Siena-Atalanta
1-0.
JUVE -FIORENTINA - Vittoria
sofferta dei bianconeri sulla
Fiorentina nell'anticipo di sabato.
Il gioco si è sbloccato al 21',
quando Marchisio ha segnato grazie a
uno splendido assist di Del Piero.
Al 33' la Fiorentina ha sfiorato il
pareggio con il colpo di testa di
Santana che ha colpito la traversa.
Nel secondo tempo occasioni su
entrambi i fronti ma i tre punti
vanno nella cassaforte bianconera.
La Juventus si porta momentaneamente
al primo posto in classifica, al
fianco dei nerazzurri di Mourihno,
con 43 punti. Alcune decisioni
arbitrali hanno scatenato polemiche,
come il rigore negato al 10' alla
Fiorentina dall’arbitro Massimiliano
Saccani, su fallo di Olof Mellberg
ai danni di Stevan Jovetic e il gol
annullato ad Alberto Gilardino per
un fuorigioco inesistente. È la
terza sconfitta consecutiva per la
Fiorentina, ferma al settimo posto a
quota 32.
LO SFOGO DI DELLA VALLE - E
contro l'arbitraggio di Saccani si è
scagliato il presidente viola Andrea
Della Valle, che ha comunque fatto i
complimenti alla squadra: «I ragazzi
sono stati fantastici e hanno
giocato alla pari contro una grande
squadra». Ma sul rigore negato e il
gol annullato attacca: «Sono
disgustato e indignato. Vedo un
atteggiamento continuo delle terne
arbitrali nei nostri confronti da
varie partite, da quel famoso gol di
mano di Alberto Gilardino a Palermo.
Noi ci teniamo a lanciare sempre un
messaggio di fair play, ma
questa sera sono disgustato perché
si è trattato di episodi netti, ce
li devono spiegare». Della Valle
chiama in causa il designatore
Pierluigi Collina: «Io non mi so
dare spiegazioni, ma le pretendono
la squadra e la città di Firenze. E
dopo quello visto prenderò delle
decisioni, la nostra pazienza è
arrivata al limite. C'è buona fede,
ma non ce la facciamo più, meritiamo
rispetto. Mi aspetto spiegazioni su
questo atteggiamento da Collina».
La vittoria sulla
Roma
e la qualificazione in semifinale di
Coppa Italia hanno riavvicinato
Mourinho ai suoi e addolcito l'ira
furente del tecnico.
Perchè, negli spogliatoi di Bergamo,
dopo il crollo con l'Atalanta,
sarebbero volate frasi pesantissime.
Secondo quanto riportato da
"Repubblica", Mourinho era così
inferocito e avvelenato con la
squadra che avrebbe detto: "Il primo
scudetto ve l'hanno dato in
segreteria, il secondo lo avete
vinto perché non c'era nessuno, il
terzo all'ultimo minuto. Siete una
squadra di merdosi !!".
E su
sollecitazione di Crespo ("Mister,
ci ridice quella cosa, per favore?")
la questione sarebbe stata ripresa
lunedì alla Pinetina. Con esiti
sconsolanti per l'umore generale e
della stessa società, a cominciare
da
Moratti.
in rete
Adriano e Ibrahimovic. i blucerchiati
passano eliminando l'Udinese ai rigori
Coppa Italia,
Inter e Samp in semifinale
I nerazzurri
fermano la Roma, vincitrice delle ultime
due edizioni. Mourinho: «Una buona
risposta a Bergamo»
Ibrahimovic in campo (Afp)
entus e Napoli.
L'Inter riparte dalla Coppa Italia
La Roma recrimina sull'arbitraggio
Ibrahimovic, ancora protagonista
MILANO -
INTER-ROMA 2-1
Floccari-Doni, l'Inter affonda:E' CROLLO
TOTALE,PER VEDERE UN'ALTRA SCONFITTA
COSI' SCHIFOSA BISOGNA RISALIRE AL
SETTEMBRE 2005.....E' LA FINE DEL
TRIENNIO. PER MORATTI CI VORRA' UN'ALTRA
QUOTAZIONE FARLOCCA DELLA SARAS PER
REPERIRE MILIARDI DA INVESTIRE NELLA SUA
ACCOZZAGLIA MALFORME!!!!
La squadra di Mourinho sconfitta con un
secco 3 a 1 contro l'Atalanta. Il Genoa
in zona Champions
Un'Inter
mai vista, quest'anno. Mai così brutta e
impotente. All'Atalanta basta un tempo
per annichilire i campioni d'Italia: a
Bergamo, finisce con un clamoroso 3 a 1
per i padroni di casa. Ghiotta occasione
per la Juventus, impegnata nel posticipo
contro la Lazio all'Olimpico: ma i
bianconeri (attualmente a -4 dalla
capolista) devono fare i conti con
l'emergenza difesa. La Roma supera il
Torino per 1 a 0 in trasferta: decide il
gol di Baptista al 92'. Il Genoa vince a
Lecce (2 a 0) e sale in piena zona
Champions. Le altre partite: Cagliari -
Udinese 2-0, Catania - Bologna 1-2,
Chievo - Napoli 2-1, Sampdoria - Palermo
0-2.
ATALANTA-INTER - Il risultato più
clamoroso della giornata arriva però da
Bergamo. Mourinho aveva avvisato i suoi:
«Sarà una battaglia». Parole cadute nel
vuoto: sin dal primo minuto, infatti, i
giocatori nerazzurri sono apparsi
impreparati. Sull'altro fronte, Del Neri
schiera un'Atalanta pressoché perfetta.
E i bergamaschi passano in vantaggio già
al 18': Floccari è abile a controllare
in area e a girare in rete. Al 28' la
punizione di Doni viene deviata in
porta. Cinque minuti dopo, il
centrocampista dell'Atalanta batte di
testa Julio Cesar e fissa il risultato
sul 3 a 0. Nella ripresa entra Adriano,
l'Inter prova a reagire ma le occasioni
migliori capitano comunque sui piedi dei
bergamaschi. Inutile la rete di
Ibrahimovic a tempo
scaduto.
Adriano ride, Ibra incanta
Genoa, l'orgoglio non basta
Ottavi di
Coppa Italia: l'Inter batte (3-1) dopo i
supplementari la squadra di Gasperini,
in dieci dopo 20' per una dubbia
espulsione di Biava. L'Imperatore
sbaglia un rigore ma poi firma l'1-0. A
segno anche Rossi, Cambiasso e lo
svedese con un incredibile tunnel a
Scarpi. Nei quarti nerazzurri contro la
Roma
Adriano Leite Ribeiro compirà 27
anni il 17 febbraio. LaPresse
MILANO,
13 gennaio 2009 - Il ritorno al gol di
Adriano, l'orgoglio smisurato del Genoa
privo di Milito, l'ennesimo colpo ad
effetto di Ibrahimovic. Il 3-1 con cui
l'Inter approda ai quarti di Coppa
Italia (sfiderà la Roma la settimana
prossima) è un contenitore pieno di
motivi di interesse. Le reti portano la
firma dell'attaccante brasiliano e di
Rossi nei primi 90', poi di Cambiasso e
Ibrahimovic nel primo tempo
supplementare.
SPETTACOLO...
- Non sembra una partita di Coppa
Italia, la competizione più bistrattata
degli ultimi anni, quella in cui davvero
pochi investono tempo ed energie. C'è
meno turn over del previsto, più
pubblico e addirittura
Diego Armando
Maradona in tribuna
per studiare gli
argentini dell'Inter. C'è soprattutto un
equilibrio che diverte: al diavolo i
tatticismi, ci si attacca senza il
timore di scoprirsi e così viene fuori
un primo tempo tiratissimo.
...ED ERRORI
- L'unico a essere non all'altezza è,
purtroppo, il direttore di gara. Il
rigore di Adriano, e la conseguente
espulsione di Biava (rigore e fallo
fuori area), rappresentano un errore
pesante per Gava, che inizialmente vede
giusto assegnando la punizione, ma poi
torna sui suoi passi dietro segnalazione
del suo assistente decretando il
penalty. La mancata seconda ammonizione
di Muntari, per un'entrata sciagurata su
Vanden Borre, viene appena dopo. La
qualità dei fischi comunque crescerà
nella ripresa,
ma non parlatene a
Gasperini...
IN DIECI
- In dieci dal 21', minuto nel quale
Scarpi respinge il tiro dal dischetto di
Adriano, il Genoa si compatta e resiste
come può. Il tiro al bersaglio dei
nerazzurri diventa una ricerca affannosa
del risultato. Ci provano Crespo (bravo
Ferrari a salvare la sua porta), Chivu
(meno bravo davanti al portiere), e
ancora Adriano (debole colpo di testa su
cross di Maxwell). Per solidarietà,
anche dalla parte opposta c'è chi, come
Vanden Borre, si iscrive al partito
degli spreconi.
ASSALTO A SCARPI
- Inevitabile, visto il nervosismo del
ghanese, il cambio Obinna-Muntari
all'intervallo. Meno prevedibile
l'impatto del nigeriano, che non fa
nulla di speciale eppure contribuisce ad
allargare il gioco sulle fasce come era
accaduto con il Cagliari sabato sera,
anche se con interpreti diversi. Per
almeno quindici minuti Scarpi cala in
apnea e respinge tutto quello che può.
Maicon, più di ogni altro, gira a un
ritmo insostenibile per i difensori del
Grifone, che infatti prova a rinforzare
l'ultima linea con Criscito e
Papastathopoulos. Dai e dai, il gol
arriva: a un quarto d'ora dalla fine
Maxwell pesca Adriano tra i due centrali
e stavolta l'esecuzione è da Imperatore.
Colpo di testa perfetto e un bel peso
tolto dalle spalle a due mesi e mezzo
dall'ultimo centro (all'Anorthosis
in Champions).
SUPPLEMENTARI
-
Sembra fatta per l'Inter e invece Marco
Rossi s'inventa un numero da favola,
agevolato da un pasticcio di Samuel,
appena quattro minuti dopo l'1-0 del
brasiliano. Quindi si ritorna al solito
copione, quello iniziato a sfogliare
dopo la dubbia espulsione di Biava.
Genoa in apnea, Inter (con Cambiasso e
Ibra) alla carica. Scarpi si fa aiutare
da Papastathopoulos per mettere un freno
alle giocate dello svedese e resta in
piedi fino al 10' del primo
supplementare. E' a questo punto che
l'Inter, quando il tabellino "dice" 18-1
nei corner, sfrutta l'unica indecisione
del portiere, mettendo al sicuro con
Cambiasso una qualificazione rimasta a
lungo in bilico.
GENIO DI UN ZLATAN
- Con un Genoa esausto dopo una partita
encomiabile, è evidente che il gol di
Cambiasso rappresenta la pietra tombale
sull'avventura in Coppa del Grifone. A
ravvivare ulteriormente la serata ci
pensa Ibrahimovic,
che attira a se
Scarpi e lo beffa con un debole e
diabolico tunnel,
un'idea folle per tutti, non per Zlatan.
Che prosegue la sua caccia al gol anche
nel secondo supplementare. Per il bel
Genoa che in campionato aveva strappato
un pareggio a San Siro, sarebbe stato
davvero troppo.
L'Inter
rallenta: 1-1 in casa
Il Cagliari riapre i giochi
Grande partita
dei sardi al Meazza: in vantaggio con
Acquafresca, vengono ripresi da
Ibrahimovic e poi sprecano almeno tre
occasioni per vincere. Nerazzurri
prevedibili nel primo tempo e poco
concreti davanti. Domani la Juve può
portarsi a - 4
Zlatan
Ibrahimovic realizza il gol dell'1-1
sfruttando l'assist di Crespo. Ansa
MILANO, 10 gennaio
2009 - Dopo otto vittorie consecutive
l'Inter si ferma nella prima gara del
2009. Al Meazza il Cagliari strappa un
pareggio, ma poteva essere un'impresa se
almeno uno tra Biondini,
Acquafresca
e Cossu avesse
avuto un pizzico di lucidità in più. Avvio
lento. Secondo tempo scoppiettante: botta
del centravanti sardo a 25' dalla fine,
risposta di Ibrahimovic 9 minuti dopo. Poi
tre clamorose occasioni buttate alle
ortiche dal Cagliari. In ogni caso l'1-1
premia il coraggio di Allegri e la sua
voglia di vincere la partita; dall'altra
parte risuona un campanello d'allarme per
la capolista, che nella peggiore delle
ipotesi domani sera andrà a riposare con
4 punti di vantaggio
sulla seconda.
IMBUTO
-
L'aspetto più allarmante dell'inizio anno
interista è la prevedibilità della
manovra. Se la pressione sui tre
centrocampisti è fatta bene (come dimostra
il Cagliari nel primo tempo) sono guai: in
mezzo l'imbuto è sempre più stretto, e
senza esterni che spingono bisogna
affidarsi al solito
Ibrahimovic.
Che non sempre può fare miracoli.
PRESSIONE
- Il
primo tempo si chiude senza gol per tre
buoni motivi. Il primo è rappresentato da
Marchetti, il portiere che anche a San
Siro (Zanetti ne sa qualcosa) dimostra di
poter ambire a grandi traguardi. Gli altri
due? I meriti dei rossoblù, corti e pronti
a ripartire ma senza peso quando si tratta
di concludere, e i demeriti dell'Inter,
lenta e mai insidiosa sugli esterni.
CON QUARESMA
- Nell'intervallo Cordoba viene
sacrificato (ma forse c'è di messo anche
un problema alla schiena) per far posto a
Quaresma. Il gioco acquista una dimensione
diversa perché Figo si allarga a sinistra
e Ibra ha un po' di spazio in più rispetto
ai suoi guardiani Canini e soprattutto
Astori, scuola Milan, un solo errore in
questa sorta di derby. Anche se la mira
dello svedese lascia a desiderare, l'Inter
sembra prendere lo slancio necessario per
fiaccare la resistenza del Cagliari. E
invece...
PARI IBRA
- L'1-0
lo piazza Acquafresca. Sul gol c'è
comunque la collaborazione involontaria di
Samuel: l'argentino scivola, aprendo il
campo al futuro interista. La reazione di
Mourinho è istintiva, come quella di un
generale che scaraventa sul campo le
ultime armi a disposizione. Con Crespo e
Mancini l'Inter si dispone con un
clamoroso 3-4-3 in cui Quaresma e l'ex
romanista rappresentano le ali. A pungere
però, è sempre il Cagliari, davvero troppo
generoso davanti a Julio Cesar, con
Acquafresca e soprattutto Biondini.
QUANTI ERRORI
- Il pareggio di Ibrahimovic arriva grazie
all'ottimo lavoro di Crespo sulla fascia
sinistra. Allegri non fa una piega e
ordina ai suoi di continuare a pressare,
nonostante l'1-1, in trasferta, contro l'Inter.
Se il coraggio del tecnico andasse di pari
passo con la mira dei suoi giocatori,
Cellino avrebbe un club in zona Uefa. E
invece Cossu e ancora Acquafresca,
litigano con il pallone, mandando in fumo
due occasioni che gridano vendetta: senza
avversari il fantasista (parata di Julio
Cesar), a porta vuota l'attaccante (alto).
ULTIMI FUOCHI
- Troppa grazia sprecata dal Cagliari.
Tutti si aspettano il gol nerazzurro, che
non arriva nonostante il lavoro di Cruz e
Muntari, con il destro del ghanese a
sporcare il palo di Marchetti. A un certo
punto Mancini la butta dentro sugli
sviluppi di una punizione ma è chiaramente
in fuorigioco. Mourinho crede che sia
fatta, scatta sulla panchina
ma a differenza di
quanto avvenuto a Siena,
lo sprint finale non è dolce per il
portoghese. Domani la Juve può accorciare
le distanze.
Doppietta di Maicon
L'Inter passa a Siena.Passa a Siena, ma il
gol di Maicon è in fuorigioco. Per la terza
volta consecutiva CAMPIONE D'INVERNO
(2008-09 Inter;2007-08
Inter;2006-07 Inter;
2005-06-Calciopoli-;2004-05 Juventus;2003-04
Milan;2002-03 Juventus;2001-02 Roma;2000-01
Roma;1999-2000 Juventus;1998-99
Fiorentina;1997-98 Juventus; 1996-97
Juventus; 1995-96 Milan; 1994-95 Juventus;
1993-94 Milan;1992-93 Milan; 1991-92 Milan;
1990-91 Inter;
1989-90 Napoli;
1988-89
Inter; 1987-88
Napoli; 1986-87 Napoli; 1985-86 Juventus;
1984-85 Verona; 1983-84 Juventus; 1982-83
Roma; 1981-82 Fiorentina; 1980-81 Roma;
1979-80 Inter )
Nell'anticipo della 17ª giornata nerazzurri
in vantaggio al 38' della ripresa con il
terzino che aveva già segnato al 34' del
primo tempo. Al 44' il provvisorio pari di
Kharja. Mourinho schiera in avanti Ibra e
Balotelli. Nella ripresa traversa dello
svedese
Duello Del Grosso-Ibrahimovic. Reuters
SIENA, 20 dicembre 2008 - Il primo tempo di
Siena-Inter si chiude 1-1. L'anticipo della
17ª giornata si sblocca al 34' con Maicon
che sfrutta un liscio di Frick su angolo di
Balotelli. Al 44' pari di Kharja con un bel
tuffo di testa. Dopo i primi 45' sotto tono
Ibra si sveglia nella ripresa e al 14' ha
colpito la traversa con un gran tiro da
fuori. Al 38' tiro di Cordoba, la palla
finisce tra i piedi di Maicon che batte
Curci.
SIENA, 20 dicembre - Tre punti per
chiudere l’anno in bellezza e per
allungare, almeno per una sera, sulla Juve.
È questo che José Mourinho chiedeva
all’Inter, impegnata questa sera a Siena
nel secondo anticipo della 17ª giornata di
serie A. Il tecnico portoghese è stato
accontentato e ora i punti di vantaggio
sulla Juve, chiamata domani al difficile
impegno di Bergamo con l'Atalanta, sono 9.
Ma sul successo dei nerazzurri pesa come
un macigno la decisione dell'arbitro De
Marco di convalidare il secondo gol di
Maicon, grande protagonista della gara con
una doppietta, che era in nettissimo
fuorigioco sul passaggio di Maxwell. Una
decisione, quella del direttore di gara,
destinata a scatenare polemiche a non
finire.
IL PROTAGONISTA - Tornando alla partita,
come detto il grande protagonista, in una
serata abbastanza opaca per l'Inter, è
stato Maicon, a segno la prima volta al
34' e la seconda all'83'. In mezzo, il bel
gol di testa di Kharja, che non è bastato
però al Siena per evitare la sconfitta. Il
raddoppio dell'esterno brasiliano, fra
l'altro, ha scatenato la forsennata
esultanza di Mourinho, che si è lanciato
ad abbracciare il suo giocatore, nel
frattempo denudatosi (Vucinic ha fatto
scuola) sotto la curva dei tifosi
nerazzurri. Grazie ai 3 punti di questa
sera, l'Inter è campione d'inverno per la
sedicesima volta nella sua storia.
IL PRIMO TEMPO - palle gol dall'altro
lato. Dopo un quarto d'ora Frick, dopo una
presa incerta di Julio Cesar in uscita,
non riesce a trovare la porta. E becca il
gol, il Siena. Angolo orribile di
Balotelli che trafigge la copertura di
Frick, Maicon aggira la difesa come un
uomo invisibile e devia a pochi centimetri
dalla porta. Uno a zero. Che non significa
niente. Perché a un minuto dall'intervallo
il Siena pareggia: cross dalla trequarti
di Del Grosso, Kharja anticipa di testa
Maxwell ed ecco fatto. E chi lo sente,
Mourinho nell'intervallo...
LA RIPRESA - L'Inter infatti torna in
campo a testa bassa, ma quelli del Siena
ce l'hanno invece altissima. Se ne fregano
del blasone e attaccano. E allora Mourinho
si affida ai "vecchi": dentro Figo e
Crespo, fuori Jimenez e Balotelli. Ci
prova Muntari, da fuori, sfruttando Ibra
che ogni volta che si muove trascina con
sé mezza difesa, a lato ma di pochissimo.
Allora lo svedese ci prova in prima
persona: botta e traversa. Poi manda in
porta Crespo, ma lo ferma il guardalinee
in posizione forse regolare. Sono lampi
senza luce. Dentro pure Quaresma, ma non è
una questione di uomini. Magari il
concetto vale per il Siena, visto che
l'appena entrato Maccarone, servito da
Vergassola, non riesce a girare in porta
il pallone giusto. Poi il gol decisivo e
irregolare: tiro di Cordoba stoppato da
Maxwell, tacco-assist per Maicon oltre la
linea dei difensori, e palla a scavalcare
Curci in uscita. Una festa da Champions,
altroché. Mourinho non sta nel cappotto,
Maicon si spoglia. Il Siena si arrabbia. E
attacca fino alla fine. Ghezzal si mangia
una gran palla gol e lancia così l'Inter
campione d'inverno tra le polemiche.
TITOLO D'INVERNO - «Abbiamo sei punti di
vantaggio, vogliamo finire nella stessa
situazione e non vogliamo diminuire il
distacco. Dobbiamo fare di tutto per
vincere». Così aveva parlato José Mourinho
alla vigilia della partita a Siena.
Vietato anche nominare il
Manchester United
(prossimo avversario in Champions)
prima di sabato sera. La tensione del
tecnico portoghese era tale che al 38'
della ripresa, quando Maicon con il
secondo gol in nettissimo fuorigioco
insieme ad altri due compagni, ha dato la
vittoria all'Inter, si è fatto mezzo campo
andando ad abbracciare il suo giocatore
sotto la curva. Il tecnico però è onesto:
«Non meritavamo di vincere». Non è stata
la classica partita natalizia, l'Inter ha
dovuto sudare l'ottava vittoria
consecutiva. Al 34' del primo tempo
nerazzurri in vantaggio con Maicon, lesto
a deviare in porta un angolo dalla
sinistra di Balotelli. Al 43' il Siena
trovava il pareggio: cross dalla sinistra
di Galloppa e deviazione di testa di
Kharja. Nella ripresa, al 38' il raddoppio
dei nerazzurri con Maicon: incredibile che
il guardalinee, perfettamente piazzato,
non abbia visto il fuorigioco di tre
interisti. Intense ma inutili le proteste
del Siena. A quattro minuti dalla fine
Ghezzal da posizione ravvicinata mancava
clamorosamente il pareggio per i toscani.
SIENA, 20
dicembre - All'Inter
inarrestabile in campionato serve un
regalo dell'arbitro per battere il Siena.
Mourinho festeggia l'ottava vittoria
consecutiva grazie ad una doppietta di
Maicon, che segna il gol-vittoria in
fuorigioco, ma la sua Inter stecca la
prova e offre una prova opaca e senza
piglio. Insomma, i campioni d'Italia
questa volta non si vedono. Quanta
fatica fanno i nerazzurri. Una gara da
comprimari, un gol abbastanza casuale
e l'ennesima disattenzione difensiva,
poi la svista arbitrale e il gol
liberatorio.
AVANTI A FATICA - L'Inter non trova il
passo giusto, il pressing alto del
Siena infastidisce i nerazzurri e i
tessitori di gioco di Mourinho non
riescono mai a offrire palle alle
punte. Così il primo tempo si chiude
sull'1-1. Prima segna Maicon, poi
Kharja. Ma a far bella figura è la
squadra di Giampaolo, corta,
organizzata e con in campo le
scommesse Brandao (al debutto) al
centro della difesa, e Frick preferito
a Maccarone. C'è sempre la fisicità
nei gol dell'Inter. Peso, forza e
centimetri dei nerazzurri finiscono
per fare la differenza, anche quando
il gioco non brilla. E allora basta la
prestanza fisica di Ibra per aprire la
difesa dei bianconeri toscani: su
corner di Balotelli, Vergassola e
Frick rimbalzano sullo svedese nel
tentativo di rinviare e non trovano la
palla su cui si avventa Maicon che con
il ginocchio la mette dentro
anticipando Curci, è il 34'. Il Siena
non si scompone e dopo 10 minuti
costruisce il pari. Sul cross di Del
Grosso, la difesa nerazzurra è
impreparata, Kharja in tuffo, di
testa, anticipa Maxwell e batte Julio
Cesar. Pari giusto per quello che il
campo offre.
SIENA CORAGGIOSO - E anche in virtù
del coraggio con cui gioca il Siena.
La squadra di Giampaolo non se ne sta
chiusa all'angolo ad aspettare le
cariche dei nerazzurri. Anzi, spinge.
Nel primo tempo in due occasioni,
prima del pari sfiora anche il
vantaggio. Dopo 32 secondi una botta
di Kharjia costringe il portiere
nerazzurro alla deviazione in angolo e
al 15' una uscita maldestra di Julio
Cesar consegna consegna la palla a
Frick, ma la conclusione della punta è
fuori misura. L'Inter sembra svagata,
con la testa già in vacanza. Jimenez,
che debutta dal primo minuto, non
incide, e Balotelli, scelto come
spalla di Ibra, sciupa l'occasione
offertagli dal tecnico.
Nell'intervallo 'Mou' striglia la
squadra che torna in campo più
convinta. Prima un tiro di Muntari
parato da Curci, poi una traversa di
Ibra con tiro dalla distanza
spaventano il Siena che ora fatica a
uscire dalla propria metà campo.
ENTRANO CRESPO E FIGO - Per dare la
carica ai suoi, Mourinho richiama
Balotelli e Jimenez e dà fiducia a
Crespo e Figo. Proprio Crespo, servito
da Ibra, ha una buona possibilità, ma
viene fermato per un fuorigioco che
non c'è. Ma la foga dell'Inter si
esaurisce dopo lo sprint iniziale e il
Siena può rialzare la testa. Così al
32' Maccarone, appena subentrato a
Frick sciupa dal limite dell'area
piccola un palla servita da Vergassola.
LA SVISTA - Poi una fiammata, una
svista clamorosa dell'arbitro che non
vede Maicon in fuorigioco su servizio
di Maxwell e il gol del brasiliano di
colore che dà la vittoria. Mourinho
esulta e va fino sotto la curva ad
abbracciare il suo terzino. La rabbia
del Siena non basta a riequilibrare le
sorti della gara: la conclusione di
Ghezzal, allo scadere, deviata da
Maxwell finisce fuori. La corsa
dell'Inter, con un regalo natalizio
dell'arbitro, continua. Il sogno
dell'impresa del Siena svanisce.
Inter,
stavolta decide Maicon
ma il Siena ha molto da recriminare
Maicon festeggiato dai compagni di
squadra
SIENA -
L'Inter - ottavo successo consecutivo
- è passata a Siena con una doppietta
di Maicon, anche se il secondo gol è
viziato da un palese fuorigioco. E'
stata una partita molto tirata, contro
un bellissimo Siena che l'ha messa in
grave difficoltà nel primo tempo,
ribattendo con un gol di Kharja in
tuffo di testa al fortunoso vantaggio
di Maicon.
La squadra di Mourinho, priva di
Stankovic a supporto degli attaccanti,
ha sofferto il pressing e la velocità
dei bianconeri, arrancando alla
meglio. Galloppa, Zuniga, Del Grosso,
Kharja e l'azione continua di
Vergassola hanno permesso al Siena di
fare una gran bella figura. L'Inter si
è svegliata nella ripresa, quando sono
entrati Crespo e Figo al posto dei
mediocri Jimenez e Balotelli: con una
bordata di Ibrahimovic ha colpito la
traversa e poi "Mou", ha inserito pure
Quaresma. Ma invece di segnare un
attaccante, è stato ancora Maicon (in
offside) a decidere e il Siena ha
fallito di poco il pareggio.
Vittoria "strappata" con il mestiere,
più che meritata col gioco, ma sempre
tre punti importanti in questo momento
in cui l'Inter, vince anche e molto,
ma è spesso in ambasce. Giampaolo,
dopo il serio infortunio a Rossettini,
ha schierato l'esordiente Brandao
(bene) al centro della difesa e ha
recuperato Codrea (efficace) a
centrocampo e Frick (impalpabile)
all'attacco al posto di Maccarone,
entrato nel finale.
Josè Mourinho, ha sostituito lo
squalificato Stankovic, con Jimenez,
scegliendo Balotelli (e non Mancini)
per il posto al fianco di Ibrahimovic.
L'Inter per mezzora non è esistita:
nei primissimi minuti il Siena ha
avuto due occasioni: dopo pochi
secondi il tiro di Ghezzal ha
costretto Julio Cesar a una deviazione
in angolo e al 15' su un traversone da
sinistra, il portiere nerazzurro ha
smanacciato male, perdendo palla e
Frick non è riuscito a inquadrare la
porta. La squadra bianconera si è
dimostrata molto ben organizzata e
l'Inter non è riuscita mai ad arrivare
al tiro. Balotelli non è sembrato in
buona serata, Ibrahimovic vivacchiava,
Jimenez non ha certo spinto
adeguatamente e il pressing senese a
centrocampo ha bilanciato bene la
maggiore statura fisica e tecnica
dell'Inter.
In due parole, Siena migliore, che ha
persin reclamato per un intervento
"robusto" di Maicon su Del Grosso in
area. Ma siccome il calcio non è una
scienza esatta, tutt'altro, al 34' è
andata in vantaggio l'Inter su un
calcio d'angolo di Muntari da
sinistra: sul primo palo Frick ha
controllato male, la palla è passata e
Maicon l'ha messa alle spalle di Curci
con la difesa bianconera ferma. La
partita è salita di tono, il Siena si
è riversato avanti e al 44' ha
pareggiato meritatamente: Del Grosso
da sinistra ha messo in mezzo una
palla che Kharja in tuffo di testa
(forse con un tocco di Maxwell, poco
efficace) ha depositato alle spalle di
Julio Cesar.
Lenta, macchinosa e prevedibile,
l'Inter ha sofferto il ritmo del
Siena. Gli errori in fase difensiva
hanno fatto il resto. Mourinho nella
ripresa ha prima aspettato una
riscossa di Jimenez e Balotelli, ma
questo non è avvenuto e allora ha
cambiato: dentro Crespo e Figo,
giocatori d'esperienza. Muntari al 13'
ha sfiorato il bersaglio e l'Inter è
sembrata più incisiva: una saetta di
Ibrahimovic da fermo poco dopo ha
fatto tremare la traversa. Insomma,
nerazzurri trasformati in meglio,
anche se il Siena talvolta si è spinto
pericolosamente in avanti.
Un'altra mossa "offensiva" di Mourinho:
Quaresma al posto di Muntari e attacco
nerazzurro con Ibrahimovic, Crespo,
Quaresma e Figo. Giampaolo ha risposto
con Maccarone al posto di Frick, non
molto incisivo. Il nuovo entrato ha
messo alta una bella palla al 33'.
Poi è passata l'Inter, al 38', ma non
con uno dei tanti attaccanti mandati
in campo, ma ancora con Maicon (oltre
i difensori) dopo un'azione
Figo-Cordoba-Maxwell: tacco per il
terzino brasiliano che con un
delizioso tocco da sotto ha superato
Curci, fra le proteste dei senesi per
la posizione di fuorigioco del
difensore nerazzurro. I bianconeri poi
si sono mangiati il pareggio al 42'
con Ghezzal che non è riuscito a
insaccare su respinta di J.Cesar.
L'Inter ha chiuso con l'ottava
vittoria di seguito - e il titolo
virtuale di campione d'inverno a due
turni dal termine (tre per i rivali,
la Juve, in teoria, distanziata 9
punti, può arrivare a pari merito con
l'Inter, avendo perso lo scontro
diretto) il 2008, il Siena si
consolerà con gli elogi generali, che
però non fanno punti.
SIENA-INTER 1-2
SIENA (4-3-1-2): Curci; Zuniga (44' st
Calaiò), Brandao, Portanova, Del
Grosso; Vergassola, Codrea, Galloppa;
Kharja; Ghezzal, Frick (31' st
Maccarone). In panchina: Manitta,
Rossi, Moti, Jarolim, Barusso.
Allenatore: Giampaolo.
INTER (4-4-2): Julio Cesar; Maicon,
Cordoba, Samuel, Maxwell; Zanetti,
Cambiasso, Muntari (28' st Quaresma);
Jimenez (10' st Figo); Balotelli (10'
st Crespo), Ibrahimovic. In panchina:
Orlandoni, Materazzi, Chivu, Mancini.
Allenatore: Mourinho.
ARBITRO: De Marco.
RETI: 34' pt e 38' st Maicon, 44' pt
Kharja.
NOTE: serata
fresca, terreno in buone
considerazioni. Spettatori: 21 mila
circa. Ammoniti: Balotelli, Vergassola,
Kharja, Samuel, Del Grosso, Maicon.
Angoli: 6-3. Recupero: 2' pt e 3' st.
Per l'Inter è
già tempo di regali
Mourinho
abbraccia Maicon dopo il secondo
gol al Siena
Doppietta di Maicon, grazie a Frick
e De Marco. Mourinho: «Gol in
fuorigioco, non meritavamo»
ROBERTO CONDIO, INVIATO A SIENA
Il 2008 dell’Inter padrona del
campionato finisce tra i fischi e i
veleni. «Buffoni» e «Ladri», urlano
i senesi inferociti per un ko
immeritato, confezionato da un
regalo del loro Frick (pallone
ciccato per lo 0-1 di Maicon) e da
una svista di De Marco e
dell’assistente Griselli, che non
vedono il clamoroso fuorigioco di
Maicon sull’assist di Maxwell che
all’83’ fissa il bugiardo 2-1 per
Mourinho. L’8ª vittoria consecutiva
(eguagliato l’ultimo Mancini)
rispedisce per una notte i
nerazzurri a +9 sulla Juve,
garantisce loro il titolo di
campioni d’inverno in anticipo, ma
li fa arrossire. Per il modo con cui
hanno stoppato l’imbattibilità
interna dei toscani ma pure per la
bassa cifra del gioco espresso e per
la sofferenza per 90’ contro un
Siena pimpante, che ha però sciupato
troppo, dal 1’ fino all’86’ quando
Ghezzal, nell’area piccola, ha
tirato su Maxwell a portiere
battuto.
Regali ma anche sorprese in avvio al
«Franchi». Giampaolo affronta
l’attacco più prolifico con una
scelta che sembra un azzardo:
centrale accanto a Portanova c’è il
22enne Brandao, esordio in A. Più
della disperazione (Rossettini e
Ficagna squalificati, Moti
disastroso nelle ultime uscite)
forse potè la superstizione: il 18
ottobre 2003, a 17 anni, il
portoghese celebrò la sua prima
partita nella Superliga segnando per
il Belenenses proprio contro il
Porto di Mourinho. Là dietro, però,
l’anello debole della catena non è
Brandao ma il tracagnotto colombiano
Zuniga: infreddolito, perde palloni
a raffica. Buon per lui che l’Inter,
lenta e distratta, non ne
approfitti.
Anche lo Special One stupisce in
avvio. Il rientro di Jimenez, 20’
stagionali prima di ieri, lo aveva
già annunciato alla vigilia;
Balotelli titolare (non accadeva dal
9 novembre) è il regalo di Natale al
talento più puro ma ancora
indisciplinato di casa Moratti.
Mario, però, non sfrutta
l’occasione. Trotterella,
gigioneggia, si fa ammonire da
sciocco già al 20’. Insomma, aiuta
poco o nulla l’Inter in una partita
subito tosta. Il Siena, ben
organizzato, pressa e sfrutta ogni
distrazione altrui per pungere.
Codrea e soprattutto Vergassola sono
lucidissimi. Ma Frick è sciagurato,
non solo nella sua area ma pure in
quella avversaria: non sfrutta due
voragini aperte da Julio Cesar e
compagni già al 1’ e poi al 15’.
La capolista è la stessa che
domenica scorsa aveva aspettato gli
ultimi 20’ per stendere il Chievo:
molle, involuta, Ibra-dipendente.
Aggrediscono solo Cambiasso e
Muntari, lo svedese è una serata un
po’ così. L’Inter gestisce, convinta
che prima o poi il gol arriverà. In
effetti, dopo lo spavento di un
contatto dubbio Maicon-Del Grosso
ignorato da De Marco, passa al 34’,
al primo vero tentativo. E’ Frick a
lisciare l’innocuo corner di
Balotelli e a smarcare Maicon
dinanzi a Curci: tocco sporco ma
decisivo. Rigori (2) a parte, è il
primo gol incassato dal Siena dopo 8
partite casalinghe. L’ingiustizia
dura appena 10’. Ripara Kharja,
tuffandosi di testa per raccogliere
il cross di Del Grosso, con il
benestare dell’appisolato Maxwell.
Il Siena fa ancora meglio nella
ripresa. Salvo una traversa di Ibra,
l’unico guizzo, sono i bianconeri a
meritare. Ma non la buttano dentro,
nemmeno con l’appena entrato
Maccarone, incapace di sfruttare
l’assist di Vergassola. La beffa,
però, è in agguato. La sanciscono De
Marco e Griselli, la festeggia
Maicon. A torso nudo, raggiunto
sulla pista di atletica da un
Mourinho che non ci credeva più. «E’
stata l’esultanza di un fortunato -
dice -. Non meritavamo di vincere.
Per il gol in fuorigioco ma
soprattutto perché loro hanno
giocato molto meglio. Il calcio è
così: ho perso una semifinale di
Champions per un errore del genere».
Mou finisce il 2008 con un solo
punto in meno sul Mancini 2007. E,
se la Juve non vince a Bergamo, può
andare in vacanza con un vantaggio
maggiore sulla seconda.
ECCO L'ARRIVO DELLA PATINATURA
LIBERAL ULTRA-PLASTIFICATA:
Trionfo Juve,
4-2 al Milan: Del Piero e Amauri che show!
Il campionato scopre
l'alternativa ai nerazzurri: Juve devastante
sulla difesa colabrodo avversaria. Alex su
rigore, pari di Pato, poi Chiellini e il
brasiliano bianconero. Nella ripresa
Ambrosini accorcia, Zambrotta si fa
espellere e poi ancora Amauri chiude i
conti. Bianconeri a -6 dalla capolista
TORINO, 14 dicembre
- Una maestosa Juve travolge il
Milan,
che esce sconfitto e con le ossa rotte
dall'Olimpico. I rossoneri affogano
nell'onda anomala bianconera, capace di
bucare per quattro volte la difesa
avversaria: solo il palo e l'imprecisione
delle varie conclusioni hanno impedito alla
partita di trasformarsi in un tracollo
completo per il Milan. Il campionato rivela
così chi possa essere l'anti Inter, per
grinta e cattiveria: quella che in questo
momento manca alla squadra di Ancelotti e
che invece permette ai bianconeri di
esaltarsi, unici a rimanere in scia dei
nerazzurri.
SI PARTE - Al fischio d'inizio in
campo non ci sono Kakà e Flamini, lasciati
in tribuna da Ancelotti, oltre alle assenze
annunciate di Legrottaglie, Camoranesi e
Gattuso. La partita, nonostante il freddo,
si scalda subito: Dinho dribbla e Pato
bicicletta, e piovono i primi fischi per
Zambrotta. Amauri e Marchisio iniziano a
prendere le misure della porta, poi al
quarto d'ora il match si sblocca: fallo da
dietro di Jankulovski su Del Piero (in
leggero fuorigioco) e Alex dal dischetto non
perdona. I rossoneri reagiscono, Ambrosini
si mangia di testa un gol a porta vuota e
una punizione di Pirlo deviata impegna
Manninger. Nedved intanto sulla sinistra non
ha il passo, e per infortunio lascia il
posto a De Ceglie alla mezz'ora. Proprio
quando il Milan coglie il pareggio con Pato,
messo davanti alla porta vuota da Ronaldinho.
RE GIORGIO E IL CARRARMATO, ALLUNGO JUVE
- Chiellini però non ci sta: grande
stacco di testa su corner di Del Piero e la
Juve è di nuovo in vantaggio cinque minuti
dopo. La difesa avversaria balla e ne
approfitta De Ceglie, libero di sfruttare
gli spazi che Zambrotta lascia sulla sua
fascia: gran cross al 41' per Amauri e
stacco da dominatore del brasiliano, che
schiaccia in rete. Il centravanti bianconero
continua a segnare e ad inserirsi a pieno
titolo nella storia della Juve dei grandi
attaccanti, da Vialli a Charles.
RIPRESA, AMBROSINI-AMAURI - Ancelotti
ci prova: dentro Sheva, fuori Emerson, e la
mossa a livello psicologico aiuta il Milan a
crederci: all'11' infatti una conclusione di
Ambrosini viene deviata da Chiellini alle
spalle di Manninger. Ma i rossoneri restano
in 10 per l'espulsione di Zambrotta, che
ferma De Ceglie lanciato a rete, e poi
capitolano sotto i colpi del carrarmato dai
cingoli di velluto: duetto con Sissoko al
limite dell'area per poi chiudere i conti.
Se si valuta che poco prima del 4-2 un fallo
di mani netto di Seedorf in area non veniva
fischiato da Rizzoli, che Del Piero al 70'
colpisce il palo a porta spalancata e che
Iaquinta (che sostituisce Amauri, standing
ovation) da solo davanti ad Abbiati non
sfrutta un'occasione colossale nel recupero,
al Milan è anche andata bene. Galliani, come
dichiarato nel prepartita, si dovrà cambiare
la cravatta domani mattina, come fa ad ogni
sconfitta rossonera.
IL
CROLLO DELLE ALLEANZE
Blitz
degli ultrà rossoneri
a Controcampo: un arresto
I tifosi
hanno fatto irruzione per protestare contro
il caro-prezzi e il divieto alle trasferte
Alberto Brandi
ROMA
- Blitz di un centinaio di tifosi del Milan
nella sede Mediaset di Cologno Monzese.
L'irruzione è avvenuta mentre stava andando
in diretta "Controcampo". La trasmissione è
stata interrotta con un blocco pubblicitario
e dopo una decina di minuti i tifosi sono
usciti all'esterno, anche perché stavano
arrivando i carabinieri avvertiti dalla
sorveglianza. Una ventina di ragazzi che non
hanno fatto in tempo a salire sulle auto con
cui erano arrivati hanno cominciato a
lanciare contro i militari accendini,
petardi e sassi, uno dei quali ha colpito al
mento un carabiniere ferendolo leggermente.
FERMI E ARRESTO - Tra i tifosi ci
sono 4 fermati, tra cui un arrestato, M.R.
di 24 anni, per resistenza a pubblico
ufficiale. Per altri tre milanisti, invece,
è scattata una denuncia a piede libero.
DELUSIONE - I ragazzi, che nel
pomeriggio avevano raggiunto Torino per
assistere al posticipo Juventus-Milan, erano
rientrati nel capoluogo lombardo in tarda
serata, proprio perché senza biglietto.
Delusi per non avere potuto tifare per la
squadra del cuore, sono così andati davanti
agli studi Mediaset, hanno aggirato la
sorveglianza e hanno fatto irruzione a
"Controcampo" dove hanno inscenato la loro
protesta contro il caro biglietti e, come ha
spiegato Alberto Brandi, «contro i divieti
alle trasferte».
Alle 23.45 un centinaio di
tifosi milanisti ha fatto
irruzione negli studi di
Mediaset scandendo cori e slogan
per protestare contro il prezzo
troppo alto dei biglietti allo
stadio. La trasmissione è stata
interrotta con un blocco
pubblicitario.
Superibra
fa volare l'Inter
I
nerazzurri superano 4-2 il Chievo grazie a
una doppietta decisiva del fenomeno svedese:
ora sono a +9 sulle seconde in attesa di
Juve-Milan. I giallorossi vincono 3-2 col
Cagliari dopo essere andati sotto: centro
numero 170 per Totti in serie A. I
biancocelesti recuperano 3 gol a Udine: 3-3.
Vincono Palermo, Fiorentina e Samp. Pari in
Genoa-Atalanta
Il brasiliano
Maxwell, subito in rete contro il Chievo.
Afp
MILANO, 14 dicembre
2008 - I risultati della 16ª di serie A
Valanga di gol nella sedicesima giornata.
Che sarà ricordata come la giornata delle
rimonte. Quelle portate a buon fine, come
quella della Roma passata dall'1-2 con il
Cagliari al 3-2 finale o della Lazio sotto
3-0 a Udine e capace di raggiungere il 3-3,
e quelle fallite, come quella del Chievo. I
giocatori veronesi in svantaggio per 2-0 a
San Siro con l'Inter riuscivano ad issarsi
sul 2-2 per poi cedere nel finale
schiacciati da una doppietta di Ibrahimovic.
Ora sono 9 i punti di vantaggio dei
nerazzurri sulle seconde, Napoli, Juve e
Milan. E proprio Juve e Milan se la vedranno
nel posticipo domenicale. Questi gli altri
risultati: Fiorentina-Catania 2-0,
Genoa-Atalanta 1-1, Palermo-Siena 2-0,
Reggina-Sampdoria 0-2. Negli anticipi di
sabato: Bologna-Torino 5-2, Napoli-Lecce
3-0.
INTER- Vittoria più sofferta del
previsto quella dell'Inter a San Siro sul
Chievo. E dire che tutto si era messo bene
grazie alle reti del brasiliano Maxwell al
3’ del primo tempo e di Dejan Stankovic al
47’. Ma qui cominciava un'altra partita. I
veneti infatti riuscivano a rimontare il
doppio svantaggio in 14 minuti grazie alle
reti di Sergio Pellissier al 51’ e Simone
Bentivoglio al 65’. Qui reagiva Mourinho che
rivoluzionava la formazione schierando la
consueta batteria di attaccanti che è solito
mettere in campo quando le cose vanno male.
Ma a risolvere l'incontro ci pensava uno che
in campo c'era già prima, vale a dire
l'unico vero fuoriclasse nerazzurro, Zlatan
Ibrahimovic, che con due gol al 79' e
all'88' fissava il risultato sul 4-2 e
allungava a 9 i punti di vantaggio in
classifica sul Napoli, ma soprattutto su
Juve e Milan che se la dovranno vedere
stasera nel posticipo.
Doppietta dello svedese: Inter-Chievo 4-2
Rimonta Lazio da 0-3 a 3-3 a Udine. Vucinic
segna al 90': Roma-Cagliari 3-2. Mutu-Gila:
Fiorentina-Catania 2-0. La Samp vince 2-0
a Reggio Calabria. Palermo-Siena 2-0,
Genoa pari con l'Atalanta
TORINO, 14 dicembre - In attesa
della sfida di stasera tra Juventus e
Milan, che chiuderà la sedicesima giornata
della serie A, e dopo le larghe vittorie
di Bologna e Napoli (contro Torino e
Lecce) negli anticipi di ieri, l'Inter
supera 3-2 il Chievo con grande affanno e
si porta momentaneamente a più nove dal
trio Juve-Milan-Napoli. Decisiva la
doppietta nel finale di Ibrahimovic dopo
le reti di Maxwell, Stankovic, Pellissier
e Bentivoglio.
Ibrahimovic da impazzire
Inter a +9 sulle seconde
A San
Siro la squadra di Mourinho fatica ma
batte 4-2 il Chievo grazie allo svedese,
autore di due gol nel momento più
difficile per i nerazzurri. A segno
subito Maxwell, poi Stankovic, quindi il
2-2 firmato Pellissier-Bentivoglio.
Espulso Morero
Zlatan Ibrahimovic, 27 anni, aveva
realizzato una doppietta anche a
Palermo. Lapresse
MILANO, 14
dicembre 2008 - Straordinario
Ibrahimovic. Lo svedese risolve una gara
complicatissima per l'Inter, raggiunta
sul 2-2 a metà ripresa dal Chievo. A
segno subito Maxwell, poi nella ripresa
il raddoppio di Stankovic e la rimonta
veneta firmata da Pellissier e
Bentivoglio.
Finale incandescente
con l'assedio nerazzurro premiato dal
lavoro di Figo e Maicon a destra e dalle
reti di Ibra.
FIAMMATA
- Niente Crespo, niente Balotelli,
Adriano al check-in di Malpensa,
destinazione Brasile.
Così al fianco di Ibrahimovic trova
posto Obinna, che con il Chievo ha un
legame forte, fatto di gol, fughe e
ricorsi all'Uefa. Per disinnescare la
schiera di centrocampisti ammassata da
Di Carlo, costretto dalle squalifiche a
rinunciare a Pinzi e a Mandelli, basta
un flash: da Stankovic a Maxwell, che
entra in area, finta, dribbla Frey e
scarica sotto la traversa a due metri
dalla porta. Sembra l'inizio di una
nevicata, e invece non scende neppure
una goccia di pioggia per 45 minuti.
"TROPPO
BASSI" - La solidità difensiva
dell'Inter è la cosa migliore del primo
tempo nerazzurro. Il resto non soddisfa
Mourinho, che chiede ripetutamente al
centrocampo di alzarsi, di spingere di
più, di non adagiarsi su un vantaggio
striminzito, forse anche per dare un
segnale
dopo la brutta figura di Brema.
Il conto della prima fase si chude con
le proteste per un mani di Morero in
area, un tiro di Ibra fuori misura e
qualche bella giocata di Cambiasso.
Troppo poco per chiudere la partita.
AGGANCIO
CHIEVO - Secondo flash
nerazzurro, ancora una volta a inizio
tempo. Discesa di Maicon, tocco
delicatissimo di Ibra, missile di
Stankovic all'angolino. Una fiammata
destinata a restare tale. Come nel primo
tempo infatti, l'Inter si adagia. Il
gesto che riapre la partita è di
Pellissier, e per una volta tocca a
Julio Cesar salire sul banco degli
imputati per il ritardo con cui si
lancia, invano, sul pallone. La seconda
martellata è di Bentivoglio, comodamente
appostato davanti alla porta per firmare
il 2-2. E' l'inizio di una nuova
partita.
IBRA
TRAVOLGENTE - Figo, Balotelli e
Crespo. Mourinho rovescia sul tavolo
tutto l'arsenale offensivo. Ci sono 25
minuti per spezzare le illusioni di Juve,
Milan e Napoli, e per piegare Sorrentino,
impeccabile su Balotelli (che occasione
sprecata davanti al portiere!).
L'operazione 3-2 si mette in moto grazie
a Figo. La qualità del portoghese
diventa determinante nell'azione del gol
firmato da Ibrahimovic su assist di
Maicon (Frey protesterà chiedendo un
fallo). Ed è un fattore che rischia di
pesare sul campionato, con la squadra di
Mourinho (106 risultati utili
consecutivi in campionato in casa) che
grazie al suo uomo, forse l'unico,
realmente dominante, conserva il
vantaggio massimo sulle inseguitrici.
4-2
- Nel finale c'è anche lo spazio
per arrotondare il punteggio, visto che
senza Morero (espulso) il fiume
nerazzurro tracima a destra. Ibrahimovic
sembra in trance e condanna
Di Carlo alla visione di un film già
visto un anno fa, quando guidava il
Parma.
L'incredibile staffilata d'interno
destro che sfonda le resistenze della
difesa veneta è un diamante che offusca
le difficoltà affrontate contro l'ultima
della classe.
La doppietta nel
finale di Ibra dà la vittoria (4 a 2)
ai nerazzurri. La Fiorentina batte il
Catania, la Roma s'impone sul
Cagliari. Il Genoa pareggia in casa
con l'Atalanta come la Lazio ad Udine
INTER - CHIEVO
4-2
L’Inter ha sconfitto con una certa
faticva il Chievo Verona per 4-2 al
Meazza di Milano.
I neazzurri hanno risolto il match con
una doppietta dello svedese Zlatan
Ibrahimovic, andato a segno al 79’ ed
all’88’ dopo una rimonta degli ospiti.
Sotto di due gol per effetto delle
reti del brasiliano Maxwell al 3’ e
del serbo Dejan Stankovic al 47’, i
veneti erano infatti riusciti a
rimontare il doppio svantaggio in 14
minuti grazie alle reti di Sergio
Pellissier al 51’ e Simone Bentivoglio
al 65’. Grazie al successo odierno
l’Inter ha consolidato il proprio
primato in classifica salendo a quota
39 punti con nove lunghezze di margine
su Napoli (ieri 3-0 al Lecce),
Juventus e Milan. Juventus e Milan
animeranno stasera il big match di
questo quartultimo turno del girone di
andata.
BREMA, 9 dicembre -
L’Inter di Mourinho rimedia la terza figuraccia
di fila in Champions League. Dopo il 3-3 a Cipro
con l’Anorthosis e la sconfitta casalinga con il
Panathinakos, è arrivato anche il ko di Brema
contro il Werder. I nerazzurri erano già
qualificati e lottavano solo per il primo posto
e, come ha detto Mourinho alla vigilia, per
l’onore. Ma il tecnico portoghese non ha avuto
la risposta che si aspettava. È finita 2-1 per i
tedeschi, che hanno punito i nerazzurri con
Pizarro al 63’ e con Rosenberg all’81’. A
limitare i danni è stato Ibrahimovic, entrato
nella ripresa, che all’88’ ha messo dentro
l’inutile palla del 2-1.
Per il Werder è
tutto facile
L'Inter delude ed è seconda
Nerazzurri
schiacciati a Brema e al secondo k.o. di fila
in Champions. Özil ispira le reti di Pizarro e
Rosenberg, nel finale Ibrahimovic firma il 2-1
spezzando il suo digiuno europeo. Tedeschi in
Uefa
Adriano, 26 anni,
inseguito da Mertesacker. Reuters
BREMA (Germania), 9
dicembre 2008 - L'Inter chiude nel modo
peggiore la sua avventura nel gruppo B della
Champions League. Il Werder, staccato dalle
prime in Bundesliga e in corsa esclusivamente
per un posto in coppa Uefa, vince con le reti
di Pizarro e Rosenberg e le invenzioni di Özil.
Nel finale il gol del 2-1 firmato da
Ibrahimovic. Il successo del Panathinaikos
sull'Anorthosis ridisegna le gerarchie del
girone: i greci chiudono al primo posto, la
squadra di Mourinho è seconda con un punto di
vantaggio sui tedeschi.
TROPPO TENERI
- Manca il faro e si sente. Adriano non è così
solo perché Quaresma gioca molto più avanti
rispetto al solito, eppure non incide.
Nell'unica occasione della sua serata,
propiziata da Mancini, il pallonetto
dell'Imperatore resta in canna. In generale
per tutto il primo tempo l'Inter dà
l'impressione di viaggiare a marce ridotte:
abbandonate le vesti di squadra autoritaria e
sicura in campionato, ecco il blocco insicuro
e fin troppo tenero visto tante volte in
Champions.
JULIO C'E'
- Le frecciate lanciate dai verdi muoiono
abbondantemente oltre il bersaglio, e quando
la mira si raddrizza entra in scena il solito
Julio Cesar, che annulla la capocciata di
Pizarro sul calcio d'angolo di Özil, tra i
migliori di Schaaf. Passata in archivio la
lieve trattenuta in area di Cordoba sullo
stesso Pizarro al 45', la storia della partita
apre un altro capitolo quando Ibrahimovic
abbandona il posto in panchina insieme a
Maxwell (sospetta frattura alla zigomo per
Materazzi dopo uno scontro con Rosenberg).
ÖZIL CREA
- Il Werder insiste e meriterebbe di passare,
ma al tempo stesso lascia scoperto un fianco
della difesa. Fuori Diego (squalificato) è
Özil a filtrare ogni possesso e quasi sempre
in modo efficace. Dopo l'ennesima cartuccia
sprecata da Pizarro (girata alta da buona
posizione), l'ex Schalke fa di testa sua,
raccogliendo un regalo di Maicon e obbligando
il portiere interista all'ennesimo miracolo;
stavolta però la respinta favorisce i
tedeschi, che passano con l'attaccante
peruviano.
VERDI DI RABBIA
- L'Inter, che poco prima dell'1-0 aveva
imprecato per il salvataggio di Fritz sul
colpo di testa di Burdisso, non reagisce.
Anzi, si ripiega su se stessa. Il Werder, che
può solo sperare in un posto Uefa, legittima
il vantaggio mitragliando Julio Cesar. I
quattro della difesa nerazzurra sbandano in
modo preoccupante nella parte centrale della
ripresa e a un certo punto nasce pure
l'illusione che la partita, il primo posto, la
dignità invocata da Mourinho possano essere
"salvate" da un'invenzione, ma a Balotelli
(colpo di testa alto da ottima posizione) non
si può chiedere la luna dopo una partita con
la Primavera.
IBRA DOPO UN ANNO
- Il raddoppio di Rosenberg a 9 minuti dalla
fine assegna a Özil il riconoscimento di
migliore in campo, e acuisce il disagio dei
nerazzurri, in balia degli avversari per
lunghi tratti, soprattutto a centrocampo.
Ibrahimovic, con il primo gol europeo dopo
oltre un anno, rende la pillola meno amara.
Per fare strada da febbraio in avanti,
occorrerà un atteggiamento ben diverso.
La
Roma è prima, l’Inter solo seconda. I
giallorossi si qualificano agli ottavi di
Champions League, superando in casa il
Bordeaux per 2 a 0 e concludendo in testa il
proprio girone. I nerazzurri, invece,
incappano nella seconda sconfitta consecutiva
(2 a 1 in casa del Werder Brema) e così
lasciano sfumare la possibilità di chiudere il
raggruppamento al primo posto. Adesso tocca a
Juventus e Fiorentina: i bianconeri, già
qualificati, affrontano i bielorussi del Bate
Borisov. A Bucarest i viola si giocano la
qualificazione in Uefa con la Steaua.
LA ROMA VA AVANTI – Missione compiuta, per i
giallorossi. Anche se all'Olimpico non è stato
affatto facile, soprattutto per la posta in
palio. Spalletti ritrova in difesa Panucci,
che va a occupare la fascia destra con la
coppia Mexes-Juan in mezzo e Riise sull'altro
out. In mezzo spazio a De Rossi con Perrotta e
Brighi ai lati mentre Baptista e Menez sono
confermati a supporto di Totti. Blanc riporta
tra i pali il rientrante Ramè, solo panchina
per Jussie e Cavenaghi, è Chamakh il partner
d'attacco di Gourcuff. L'inizio è di marca
giallorossa, con la prima conclusione firmata
da Baptista al 3' (para bene Ramè), ma nel
complesso è la formazione di Spalletti a fare
la partita, col brasiliano ispirato e Menez e
Totti che provano a creare scompiglio nella
retroguardia dei Girondini. Opaco il Bordeaux,
dove il solo Gourcuff prova a inventare
qualcosa, andando a sbattere contro il muro
giallorosso, mentre le conclusioni dalla
distanza di Fernando hanno poca fortuna. Il
primo tempo si mantiene comunque su ritmi
blandi, provocati probabilmente dal timore
reciproco. Nei primi minuti della ripresa il
Bordeaux mette in difficoltà i padroni di
casa. Al 16', però, una bella combinazione
Baptista-Perrotta mette Brighi davanti al
portiere: controllo e gol da pochi passi. Una
rete che fa impazzire i tifosi, che scaccia
via i fantasmi e che permette ai giallorossi
di controllare gli avversari con più
tranquillità. E al 34' è Francesco Totti,
smarcato da un bel passaggio di Menez, a
siglare il raddoppio con un tiro di prima dal
limite dell'area. Finisce così 2 a 0: la Roma
si qualifica agli ottavi e lo fa come prima
del proprio girone. Un risultato che, dopo il
pessimo avvio di stagione, è già un piccolo
miracolo. Si qualifica anche il Chelsea,
vincente per 2-1 sul Cluj, con un bottino di
11 punti.
L'INTER KO– Serata da dimenticare, invece, per
l'Inter. I nerazzurri, in campo a Brema contro
il Werder per difendere il primo posto,
incappano infatti nel secondo ko consecutivo.
Mourinho lascia in panchina Ibrahimovic e come
terminale d'attacco schiera Adriano. Il primo
tentativo in attacco dei nerazzuri al 14':
Muntari lancia sulla sinistra Quaresma che si
invola ed entrato in area crossa al centro,
senza trovare compagni. Sul capovolgimento di
fronte, Werder molto pericoloso con una girata
di Pizarro dalla sinistra, deviata in corner.
Al 19' Mancini lancia al centro Adriano che
entra in area, prova il pallonetto, ma è
anticipato in due tempi da Wiese in uscita. Al
44' grande risposta con i pugni di Julio Cesar
su una girata di testa da due passi di Pizarro.
Al rientro in campo Mourinho presenta Maxwell
per Materazzi (infortunato) e Ibrahimovic per
Adriano. Al 3' è il Werder a non sfruttare una
ottima occasione con Pizarro che tutto solo,
al centro, servito dalla sinistra, gira alto.
Al 10' l'Inter va vicina al gol: corner dalla
destra e testa di Burdisso, ma Fritz salva
sulla linea. La partita si infiamma ed al 12'
Julio Cesar si salva con i pugni sulla
conclusione del solito Pizarro. Ma al 17'
l'estremo nerazzurro nulla può sulla ribattuta
di Pizarro, dopo che aveva respinto a terra un
tiro dalla distanza di Ozil: Werder in
vantaggio. Mourinho gioca anche la carta
Balotelli. Il gol del raddoppio dei tedeschi è
però nell'aria e arriva al 36' con Rosenberg
smarcato al centro dell'area dal solito Ozil.
I nerazzurri al 43' trovano la rete della
bandiera con Ibrahimovic che dal limite, ben
servito da Maxwell, fulmina Weise. Finisce
così 2 a 1 con il Werder che conquista la
Coppa Uefa. La squadra di Mourinho chiude al
secondo posto con 8 punti, due in meno del
Panathinaikos, che nell'altro match supera 1-0
l'Anorthosis.
I nerazzurri
sbancano l'Olimpico. Samuel apre dopo due minuti.
Poi nel recupero del primo tempo arriva l'autorete
di Diakite. Nella ripresa Ibrahimovic chiude il
conto. Ora Juve e Milan sono sotto di 9 punti
Samuel festeggia con i
compagni dopo il gol dell'1-0. Ansa
ROMA, 6 dicembre 2008 - Se
esistono antidoti e contromisure, qualcuno le tiri
fuori: di questo passo il campionato potrebbe
chiudersi a Natale. Il 3-0 con cui l'Inter abbatte
la Lazio all'Olimpico è così perentorio da far
rabbrividire. Classe e inaudita potenza fisica
disintegrano i biancocelesti che alzano bandiera
bianca dopo pochi secondi sul gol di Samuel. Prova
di forza evidenziata alla fine del primo tempo
anche con l'autorete di Diakite, perché a far
impazzire è l'azione devastante di Ibra e Maicon.
La rete nella ripresa dello svedesone è solo la
ciliegina, la decorazione elegante che chiude il
cerchio attorno all'ennesima strepitosa
esibizione.
SCELTE -
Delio Rossi lo sapeva: contro l'Inter i timori
reverenziali possono risultare fatali. Ecco allora
una Lazio spregiudicata, anche se un po' stanca
dopo l'impresa contro il Milan in coppa Italia,
con Foggia a fare il tridente con Pandev e Zarate.
Rivoluzione poi in difesa, rispetto alle
previsioni. A sinistra schiera un cursore
offensivo come Kolarov. L'Inter invece allinea il
suo infallibile rombo. Mourinho sceglie il meglio:
Stankovic alle spalle del tandem offensivo
Ibrahimovic-Cruz. Trio micidiale, soprattutto
quando a supporto ci sono elementi come Cambiasso
o Muntari, oppure cursori dell'altezza di Maicon e
Maxwell o difensori centrali ai limiti della
perfezione e insuperabili come Samuel. E bastano
poco meno di due minuti all'Inter per sbrindellare
la Lazio. Manovra di accerchiamento, biancocelesti
schiacciati; cross dalla sinistra di Muntari con
palla in mezzo all'addormentata e infreddolita
difesa laziale, dove svetta Samuel: colpo di testa
potente e palla che sfonda alla destra di Carrizo.
FORZA FISICA -
La squadra di Delio Rossi impiega un po' per
riprendersi, ma alzando il baricentro e pressando
con più convinzione rientra in partita. Domanda
lecita: è sufficiente per spaventare la prima
della classe? Zarate e compagni ci provano, ma
l'Inter limita tutto respingendo ogni tentativo.
Elementare il gioco dei nerazzurri: controllo,
possesso palla e ripartenze micidiali, all'insegna
di uno strapotere fisico che ha pochi eguali al
mondo. Classe? Da vendere. Ma anche tanto
sacrificio e non è un caso vedere Cruz dare una
mano alla difesa o uno Stankovic dannarsi per
chiudere tutti gli spazi. Tra il 28' e il 31' Cruz
e Pandev lasciano per problemi muscolari. Entrano
Crespo e Rocchi. Il laziale convince di più, ma
non incide come vorrebbe Rossi. Apre invece spazi
l'argentino anche se il passo di un tempo sembra
perduto. Ma ci sono geni pronti a colmare i vuoti.
E' in pieno recupero che Ibra, il maestoso Ibra,
inquadra Maicon e lo invita a nozze. Cross teso e
autorete di Diakite, il migliore, fino a qul
punto, della Lazio.
INVINCIBILE ARMATA -
Inter micidiale e cinica che all'inizio della
ripresa riparte con identico atteggiamento, mentre
i romani, con Brocchi al posto di Dabo tentano
timidi affondo. Alla Lazio non resta che mantenere
alta la pressione, ma quando l'Inter innesta la
quarta non ce n'è per nessuno. Come al 10', quando
Cambiasso pennella il cross perfetto su cui si
avventa il mattatore Ibrahimovic, in posizione
dubbia. Ma l'inzuccata è imperiale: 3-0. E
nonostante il gap devastante, i nerazzurri non
mollano e continuano a pressare e correre,
eseguendo alla lettera le indicazioni di Mourinho,
insaziabile e incontentabile quanto loro. La Lazio
non sta a guardare, ma la differenza è
incolmabile. Ci prova Zarate a elencare i suoi
numeri e Maicon apprezza. Ma ce ne vorrebbero
almeno tre per fare male alla ormai invincibile
armata di Mou. Niente di più. Tutti a casa.
Lazio-Inter 0-3 (Conclusa)
ultimo
aggiornamento: 22:36 del 06/12/2008
di Luigi
Panella
Inter
tirannica, Lazio senza scampo Straordinaria
dimostrazione di forza dell'Inter, che
costruisce la sua vittoria sulla rete immediata
di Samuel. E se alla fine del primo tempo,
chiuso da una sfortunata autorete di Diakitè, il
doppio passivo sembrava troppo pesante per la
Lazio, nella ripresa non c'è stata storia. Il
tris lo sigla Ibrahimovic con un colpo di testa,
ma è tutta la squadra di Mourinho che
impressiona per la tranquillità delle giocate e
la coesione tra i reparti. Lazio: come detto,
discreta nel primo tempo, affannata nella
ripresa dove vive dei guizzi e Zarate e trova
una rete - annullata - su un calcio di punizione
di Kolarov. Chiudiamo con i migliori: nella
Lazio Zarate e Foggia, nell'Inter Ibrahimovic e
Samuel
L'Inter in fuga: Lazio battuta 3-0
La
squadra di Mourinho passa all'Olimpico e
allunga su Juve e Milan: reti dell'argentino
e dello svedese e autogol di Diakitè.
Annullato un gol su punizione a Kolarov.
Pandev e Cruz ko
ROMA, 6
dicembre - L'Inter cala il tris e va in
fuga: + 9, almeno fino a domani pomeriggio,
su Juventus e Milan. I nerazzurri battono
3-0 la Lazio dimostrando grande solidità,
grande compattezza e nessun punto debole. È
una squadra, quella di Mourinho, che in
questo momento riesce a non far giocare gli
avversari e sfrutta al massimo ogni
spiraglio che gli viene lasciato.
MOURINHO NON CAMBIA - Il tecnico portoghese
all'inizio ripropone la stessa formazione
che ha battuto il Napoli, lasciando tutte le
novità al collega biancoceleste. Delio Rossi
stravolge i pronostici della vigilia e manda
in campo il 4-4-2 con la coppia d'attacco
Pandev-Zarate. Alle loro spalle il
centrocampo formato da Foggia e Mauri sugli
esterni, in mezzo Dabo e Ledesma. In difesa
promosso Diakitè dopo la bella prova in
Coppa Italia, mentre Kolarov prende il posto
di Radu sulla corsia sinistra.
SUBITO SAMUEL - Ma l'Inter non si perde in
calcoli, cinica e spietata colpisce e
affonda dopo due minuti di gioco. È Samuel a
metterci la testa dopo aver fiutato aria di
derby. L'uomo che, sarà un caso, da quando è
piazzato in difesa ai nerazzurri gira tutto
bene. Primo gol in campionato per l'ex
romanista: di testa e indisturbato, mette
dentro un cross ricevuto da Muntari. La
Lazio, però, non si perde. Accusa e riparte,
come un elastico. Al 7' il lancio di Foggia
dal fondo cade in area ma Diakitè non ci
arriva, poi è Kolarov a provare il suo tiro
potente che però finisce sull'esterno della
rete. Sul versante destro si vede De
Silvestri: tiro dal limite, palla deviata da
Maxwell in calcio d'angolo. Al 30' Pandev
scappa via a fondocampo, serve Zarate ma
l'argentino è pressato e non riesce a
trovare la porta. È l'ultima azione del
macedone, già in condizioni precarie dopo il
Milan e costretto a lasciare spazio a
Rocchi. È un momento in cui le due squadre
perdono pezzi. Anche Mourinho, infatti, deve
affidarsi a Crespo per Cruz. L'offensiva
della Lazio si ferma a un quarto d'ora dalla
fine del primo tempo, proprio quando l'Inter
capisce e si rimette in mostra. Al 35'
Carrizo respinge con i pugni la botta di
Stankovic da fuori area, il pallone resta
lì, Crespo si avventa ma non vede la porta.
Chi invece centra benissimo l'obiettivo è
Diakitè. Allo scadere Maicon mette al centro
per Crespo ma il difensore laziale è più
veloce e spiazza Carrizo con l'istinto del
cecchino in piena area.
IBRA CHIUDE I CONTI - Nel secondo tempo
l'Inter vuole chiudere i giochi e lo fa con
Ibrahimovic. Al 10' lo svedese,
in fuorigioco, riceve il cross di Cambiasso
e mette dentro la palla del 3-0. Poi è la
Lazio a segnare: Kolarov su punizione
sfrutta tutta la sua potenza, buca difesa e
portiere ma l'arbitro non convalida perchè
mezzo secondo prima del tiro aveva fischiato
cercando di far arretrare la barriera. Il
secondo tempo è tutto predominio e controllo
dei nerazzurri, la Lazio prova a reagire
fino alla fine ma deve arrendersi alla
grande solidità nerazzurra. Per Delio Rossi,
comunque reduce dall'impresa con il Milan in
Coppa Italia, un solo
punto nelle ultime 4 partite di campionato.
ROMA, 6 dicembre - La
Lazio non ripete l'impresa di San Siro contro
il Milan in Coppa Italia e cade all'Olimpico
contro un'Inter brava, cinica e, a tratti,
fortunata. La formazione di Mourinho si
conferma in testa alla classifica con 36
punti, 9 in più di Juve e Milan, domani
impegnate contro Lecce e Catania. Resta a 23
punti la Lazio che incassa la seconda
sconfitta consecutiva. I nerazzurri vincono
3-0 una partita che si mette subito in discesa
con il gol di Samuel al 2'. La Lazio, con
Pandev, Zarate, Mauri e Foggia in campo
contemporaneamente, prova l'immmediata
reazione, ma si scontra contro la diga del
centrocampo nerazzurro. In attacco Ibrahimovic
e Cruz (poi sostituito da Crespo) tengono
impegnata la retroguardia biancoceleste,
sfruttando contropiede e maggiore presenza
fisica.
AUTOGOL E IBRA - I padroni di casa ci mettono
tanta volontà, senza però trovare i varchi
giusti. La Lazio è anche sfortunata quando,
nel finale di primo tempo, Diakite devia nella
propria porta un cross di Maicon. In vantaggio
di due gol l'Inter cerca nella ripresa di
chiudere definitivamente la partita. Ci riesce
al 55' con Ibrahimovic, la cui posizione
iniziale lascia più di qualche dubbio. Passivo
pesante per una Lazio che prova a non mollare
e cerca fino all'ultimo di riaprire la
partita. Niente da fare,
però, contro questa Inter che sembra
inaffondabile.
I
nerazzurri sbancano l'Olimpico. Samuel apre
dopo due minuti. Poi nel recupero del primo
tempo arriva l'autorete di Diakite. Nella
ripresa Ibrahimovic chiude il conto. Ora
Juve e Milan sono sotto di 9 punti
Samuel festeggia
con i compagni dopo il gol dell'1-0.
Ansa
ROMA, 6 dicembre 2008
- Se esistono antidoti e contromisure,
qualcuno le tiri fuori: di questo passo il
campionato potrebbe chiudersi a Natale. Il
3-0 con cui l'Inter abbatte la Lazio
all'Olimpico è così perentorio da far
rabbrividire. Classe e inaudita potenza
fisica disintegrano i biancocelesti che
alzano bandiera bianca dopo pochi secondi
sul gol di Samuel. Prova di forza
evidenziata alla fine del primo tempo anche
con l'autorete di Diakite, perché a far
impazzire è l'azione devastante di Ibra e
Maicon. La rete nella ripresa dello
svedesone è solo la ciliegina, la
decorazione elegante che chiude il cerchio
attorno all'ennesima strepitosa esibizione.
SCELTE -
Delio Rossi lo sapeva: contro l'Inter i
timori reverenziali possono risultare
fatali. Ecco allora una Lazio spregiudicata,
anche se un po' stanca dopo l'impresa contro
il Milan in coppa Italia, con Foggia a fare
il tridente con Pandev e Zarate. Rivoluzione
poi in difesa, rispetto alle previsioni. A
sinistra schiera un cursore offensivo come
Kolarov. L'Inter invece allinea il suo
infallibile rombo. Mourinho sceglie il
meglio: Stankovic alle spalle del tandem
offensivo Ibrahimovic-Cruz. Trio micidiale,
soprattutto quando a supporto ci sono
elementi come Cambiasso o Muntari, oppure
cursori dell'altezza di Maicon e Maxwell o
difensori centrali ai limiti della
perfezione e insuperabili come Samuel. E
bastano poco meno di due minuti all'Inter
per sbrindellare la Lazio. Manovra di
accerchiamento, biancocelesti schiacciati;
cross dalla sinistra di Muntari con palla in
mezzo all'addormentata e infreddolita difesa
laziale, dove svetta Samuel: colpo di testa
potente e palla che sfonda alla destra di
Carrizo.
FORZA FISICA -
La squadra di Delio Rossi impiega un po' per
riprendersi, ma alzando il baricentro e
pressando con più convinzione rientra in
partita. Domanda lecita: è sufficiente per
spaventare la prima della classe? Zarate e
compagni ci provano, ma l'Inter limita tutto
respingendo ogni tentativo. Elementare il
gioco dei nerazzurri: controllo, possesso
palla e ripartenze micidiali, all'insegna di
uno strapotere fisico che ha pochi eguali al
mondo. Classe? Da vendere. Ma anche tanto
sacrificio e non è un caso vedere Cruz dare
una mano alla difesa o uno Stankovic
dannarsi per chiudere tutti gli spazi. Tra
il 28' e il 31' Cruz e Pandev lasciano per
problemi muscolari. Entrano Crespo e Rocchi.
Il laziale convince di più, ma non incide
come vorrebbe Rossi. Apre invece spazi
l'argentino anche se il passo di un tempo
sembra perduto. Ma ci sono geni pronti a
colmare i vuoti. E' in pieno recupero che
Ibra, il maestoso Ibra, inquadra Maicon e lo
invita a nozze. Cross teso e autorete di
Diakite, il migliore, fino a qul punto,
della Lazio.
INVINCIBILE ARMATA -
Inter micidiale e cinica che all'inizio
della ripresa riparte con identico
atteggiamento, mentre i romani, con Brocchi
al posto di Dabo tentano timidi affondo.
Alla Lazio non resta che mantenere alta la
pressione, ma quando l'Inter innesta la
quarta non ce n'è per nessuno. Come al 10',
quando Cambiasso pennella il cross perfetto
su cui si avventa il mattatore Ibrahimovic,
in posizione dubbia. Ma l'inzuccata è
imperiale: 3-0. E nonostante il gap
devastante, i nerazzurri non mollano e
continuano a pressare e correre, eseguendo
alla lettera le indicazioni di Mourinho,
insaziabile e incontentabile quanto loro. La
Lazio non sta a guardare, ma la differenza è
incolmabile. Ci prova Zarate a elencare i
suoi numeri e Maicon apprezza. Ma ce ne
vorrebbero almeno tre per fare male alla
ormai invincibile armata di Mou. Niente di
più. Tutti a casa
I
biancocelesti si impongono in rimonta a San Siro
negli ottavi di coppa Italia: affronteranno la
vincente di Fiorentina-Torino. Nella ripresa segna
Shevchenko, replica Zarate su rigore. Nei
supplementari decisivo il centro di Pandev. Palo di
Ronaldinho, Emerson espulso al 66'
Zarate esulta
dopo il gol del momentaneo 1-1. LaPresse
MILANO, 3
dicembre 2008 - Il Milan esce dalla coppa Italia,
negli ottavi, battuto in casa dalla Lazio. 2-1. Gol
di Shevchenko, Zarate su rigore, e Pandev. I
biancocelesti affronteranno nei quarti la vincente
della sfida Fiorentina-Torino. Quarti meritati con
una prova autorevole, che prolunga così il momento
difficile del Milan, che ha perso 4 punti nelle
ultime due giornate nei confronti dell'Inter
capoclassifica, e vede ora sfuggire il primo
obiettivo stagionale, seppure quello meno
prestigioso. Le tante assenze si sono fatte sentire,
ma soprattutto il Milan si è fatto rimontare una
volta di più, come già successo in tante, troppe
occasioni, in questa stagione. E così l'acuto
illusorio di Shevchenko, comunque non molto
brillante, non è bastato. La Lazio è tornata ad
esprimersi su buoni livelli, dopo la caduta di
rendimento recente, che aveva ridimensionato lo
splendido inizio di stagione. Dei biancocelesti
impressiona il potenziale offensivo: Pandev, Zarate
e Rocchi sono tre attaccanti di lusso, che Rossi può
schierare insieme o permettersi di ruotare.
OCCASIONI GOL
- Il primo tempo non è granchè. Fa freddo, c'è la
nebbia, e invece manca il pubblico. Gli stimoli sono
pochini, anche se gli allenatori mettono in campo
formazioni più che competitive. La coppa Italia non
ha grande appeal, ma è pur sempre un trofeo da
inseguire. La Lazio è più manovriera e convincente,
ma il ritmo è quello che è. Gara equilibrata. Due
occasioni per parte. Quelle rossonere: Shevchenko se
ne va, lanciato da Ronaldinho, ma solo davanti a
Muslera si fa respingere il tiro. Sheva sprecherà
poi in un altro paio di occasioni. Poi arriva un
diagonale di Flamini fuori di poco. Per la Lazio
sfiora il gol Lichtsteiner, che mette appena a lato
il destro dal limite dell'area, prima di lasciare il
posto, acciaccato, a Meghni. Poi nel recupero arriva
un sinistro violento di Pandev, Dida alza sopra la
traversa con un intervento provvidenziale. Niente da
fare. All'intervallo è ancora 0-0.
NERVI TESI -
Si riparte con la Lazio più pericolosa. Prende
fiducia con il passare dei minuti. Dida, stasera
convincente, para prima sul sinistro di Pandev, poi
su punizione di Kolarov. Poi Emerson si fa cacciare
ingenuamente dal campo. Il brasiliano viene ammonito
per la seconda volta per un fallo su Ledesma a metà
campo. Espulso al 21', sette minuti dopo aver subìto
il primo giallo di Ayroldi. Il Milan accusa il
colpo. E si fa prendere dal nervosismo.
L'insospettabile Ronaldinho colpisce con una
gomitata Rozenhal, l'arbitro non prende
provvedimenti.
SHEVA GOL -
Il Milan sembra in difficoltà. Rossi inserisce
Zarate per Rocchi. Vuole di più, lo 0-0 non gli
basta. Ma il gol lo trova il Milan. Quello del
protagonista più atteso, Shevchenko. L'ucraino segna
con un sinistro a girare dalla destra, sul palo
lungo. Muslera non ci arriva. 1-0 Milan.
REPLICA ZARATE
- La Lazio si riversa in avanti. Alla ricerca
di un pari che merita. E che trova su rigore.
Concesso da Ayroldi per un fallo di Favalli su
Pandev. Dal dischetto Zarate trafigge Dida. 1-1.
SUPPLEMENTARI
- La Lazio parte forte, galvanizzata dal pari
raggiunto in extremis. Pandev segna sottomisura di
sinistro dopo che Dida aveva respinto la sua prima
conclusione. Gol che il macedone aveva inseguito
caparbiamente per tutta la partita, cercando la
porta in ogni occasione. Il Milan reagisce
d'orgoglio. Concretizzando il suo forcing con un
palo di Ronaldinho su punizione. Ma la stanchezza si
fa sentire, l'uomo in meno anche, e allora è la
Lazio nel secondo tempo supplementare a sfiorare il
terzo gol. Ma le basta il 2-1. Lazio ai quarti,
Milan fuori.
L'Inter accelera e ora ha sei punti di vantaggio
sulle due inseguitrici: Milan e Juventus. Dopo la
vittoria della Juve nell'anticipo (4-0 alla Reggina),
i nerazzurri superano 2 a 1 il Napoli a San Siro e
sfruttano il tracollo del Milan a Palermo (3-1).
Prosegue anche la rincorsa della Roma, che batte la
Fiorentina per 1 a 0: decisivo capitan Totti. Gli
altri risultati: Atalanta-Lazio 2-0,
Cagliari-Sampdoria 1-0, Genoa-Bologna 1-1,
Siena-Torino 1-0, Udinese-Chievo 0-1. L'altro
anticipo, Catania-Lecce, era terminato 1-1.
L'INTER VA - La brutta figura di Champions è già
accantonata. L'Inter, pur con qualche sofferenza,
riesce infatti a superare il Napoli nel big match
della 14/ma giornata. Nella prima mezz'ora di gioco i
nerazzurri sono padroni del campo e nell'arco dei
dieci minuti a cavallo fra il quarto d'ora e il 25'
piazzano l'uno-due che vale i tre punti. Il risultato
si sblocca grazie al gol da bomber di razza di
Cordoba, che sul corner battuto corto dalla sinistra e
prolungato in area da Muntari gira in porta di
sinistro con ottima coordinazione lasciando immobile
Iezzo. Il 2-0 è invece frutto di una splendida azione
corale dell'Inter: doppio tacco, quello di Cruz per
servire all'indietro Maicon e quello di Muntari per
ribadire in porta il tiro-cross dell'esterno
brasiliano. Per il ghanese è il secondo gol
consecutivo dopo quello segnato alla Juventus. I
campioni d'Italia danno l'impressione di poter gestire
il vantaggio fino al riposo, ma non fanno i conti con
il genio di Lavezzi, che al 36' riapre la partita. 'El
Pocho' semina il panico sulla destra, riceve il
pallone di ritorno in area da Zalayeta, anch'egli col
tacco, e con un morbido pallonetto batte Julio Cesar
in uscita. È un Napoli rigenerato dal gol quello che
entra in campo nella ripresa. L'Inter contiene e si
affida alle invenzioni di Ibrahimovic, che al 60'
impegna Iezzo con un sinistro dal limite. Reja aspetta
fino al 66', poi decide di sostituire uno spento
Hamsik con Blasi. Cambia anche Mourinho, che concede
un quarto d'ora ad Adriano, gettato nella mischia al
posto di Cruz. Nel forcing finale del Napoli c'è
spazio anche per Denis, che rileva Maggio. I
partenopei provano ad aumentare la pressione, ma Julio
Cesar non corre particolari rischi. Finisce così 2 a
1: i nerazzurri, sempre in vetta, salgono a 33 punti.
MILAN KO A PALERMO - Il Milan continua a soffrire
le trasferte: nelle ultime uscite lontano da S.Siro
era riuscito a rimediare un punto (Lecce, Torino e
Portsmouth), ma a Palermo ha dovuto pagare l'intera
posta. Per oltre 30 minuti nel primo tempo i rossoneri
subiscono un vero e proprio assedio nella propria area
da un Palermo che gioca a ritmi forsennati.
Innumerevoli le occasioni per i rosanero: alcune
sbagliate, altre salvate da un grande Abbiati. Ma è il
Milan ad avere le maggiori possibilità di passare. Al
27' l'arbitro Rocchi concede un rigore per un'uscita
scomposta di Amelia (ammonito) su Pato, che poco prima
si era mangiato un gol fatto sparando sul portiere. Il
fallo è netto, ma di poco fuori area o forse sulla
linea. Batte Ronaldinho (male) e Amelia devia in
corner. Subito dopo Pato è costretto a lasciare il
campo per Inzaghi. E al 49' Pippo subisce un fallo al
limite dell'area. Tira Ronaldinho e colpisce la
traversa. Nella ripresa stessa musica e al 4' il
Palermo passa con uno splendido tiro dal limite di
Miccoli che millimetrico s'infila all'angolo basso del
portiere rossonero. Ancelotti vede la squadra in
affanno ed effettua un doppio cambio: Shevchenko per
Ambrosini ed Emerson per Flamini (ancora spento).
Milan in ginocchio al 14': Maldini non salta su un
traversone da sinistra e Cavani di testa mette a segno
il raddoppio. Al 34' è tracollo con il terzo gol
(ancora di testa) di Simplicio. Al 36' l'arbitro
concede un altro rigore al Milan per un netto fallo su
Ronaldinho, che stavolta segna. Nel finale il Palermo
è stanco e i rossoneri, trascinati da Ronaldinho,
hanno la reazione della grande squadra che non ci sta
a subire una dura lezione, ma termina 3-1.
22:27
Il vuoto dietro l'Inter: +6
brutto stop per il Milan
I rossoneri prendono tre gol
nella ripresa a Palermo: Ronaldinho sbaglia rigore
In coda colpo grosso del Chievo, Toro e Samp
risucchiate in zona calda di
ALESSANDRO DI MARIA
Ibra e Cannavaro su un pallone
ROMA -
Una giornata tutta per l'Inter: e per la Juve, che
aveva vinto nell'anticipo. Il risultato più
clamoroso è il 3-1 del Palermo al Milan: matura nel
secondo tempo, con Ronaldinho che aveva sbagliato un
rigore sullo 0-0.
Perdono anche Napoli, Lazio e Fiorentina. E si crea
la prima frattura nelle zone alte della classifica.
Non ne approfittano Udinese e Genoa: i friulani
ottengono la quarta sconfitta consecutiva, i liguri
non vanno oltre il pareggio con il Bologna. In una
giornata con pochi gol, successo importante per il
Chievo.
Nerazzurri double-face: dopo i
gol di Cordoba e Muntari lascia l'iniziativa alla
formazione di Reja. E Mourinho corre in difesa
MARCO ANSALDO
INVIATO A MILANO
L’Inter è una strana squadra. Si comporta come una
fuoriserie che spegne inspiegabilmente il motore e
si chiude nel box anche se dovrebbe ancora farne di
strada. Ieri aveva in mano la partita col Napoli, in
fondo a una mezz’ora giocata a tutto volume, quasi
fosse la risposta allo sfascio esibito mercoledì con
il Panathinaikos. Stava sul 2-0 e dominava: Cordoba
aveva punito con il sinistro i lenti riflessi della
difesa partenopea su cross di Muntari, lo stesso
Muntari aveva infilato di tacco un gol prezioso come
siamo più abituati a vedere da Ibra. Insomma stavamo
già raccogliendo idee e appunti per descrivere il
successo che a un’ora dalla fine appariva certissimo,
quando abbiamo visto il gioco dei nerazzurri
afflosciarsi.
Non si è gonfiato più. Il Napoli può quasi
rammaricarsi di non essere andato oltre il gol
bellissimo di Lavezzi al 36’. Nella ripresa ha
creato la massa di gioco indispensabile per cogliere
il pari ma non l’ha tramutata in occasioni da rete:
non ricordiamo una parata di Julio Cesar mentre
abbiamo davanti agli occhi i salvataggi di Iezzo
sull’unica invenzione di Ibrahimovic e
sull’incursione di Zanetti, giunto a tu per tu con
il portiere al 42’.
Un difetto dei partenopei (a parte la difesa cui
ieri è stato tolto maldestramente Santacroce per
puntare sul mediocre Rinaudo) è nella mancanza di un
vero attaccante d’area, di quelli che quando non sai
come colpire gli avversari servi con una palla
semplice e alta, perché qualcosa combinano, magari a
spintoni. Se Denis fosse di tale pasta,
probabilmente gli sarebbe bastata la decina di
minuti per sfruttare il magnifico lavoro di Zalayeta
e la verve di Lavezzi, che non è solo un bravo
dribblomane ma si spreme come un limone per
alimentare iniziative. Così il momento opaco di
risultati del Napoli prosegue e si sta allontanando
dalla testa della classifica, come si poteva
prevedere guardando globalmente al suo organico. Ci
sono squadre che esprimono un bel calcio organizzato
e a volte diventano irresistibili ma che non hanno
ancora la continuità per reggere in campionato alla
distanza. Il Napoli di Reja è una dei queste. L’Inter
insomma ha subìto nella ripresa, però ne è uscito
indenne e ha mantenuto lontane le rivali più
importanti. Per vincere lo scudetto è determinante
superare giornate come questa, in cui cadi in
difficoltà e non ti sorregge il talento dell’uomo
più decisivo, Ibrahimovic, quasi straziante nella
ricerca dei colpi che non gli riuscivano: lo svedese
si sta consumando e dovrebbe rifiatare, perché ha
giocato malissimo in Coppa e quasi peggio ieri,
tanto da sembrare la brutta copia dell’Ibra che
palleggia nello spot natalizio di Mediaset.
Purtroppo mancava Uma Thurman. Mourinho non
contraddice la propria insospettabile italianità,
per quanto provi a nasconderla sotto belle parole.
Si era presentato come un allenatore diverso, e lo è
sicuramente fuori dal campo, per spregiudicatezza di
pensiero, ma quando deve disegnare le strategie non
si distingue troppo dai suoi colleghi istruiti a
Coverciano: l’Inter impone subito la propria
fisicità, induce gli avversari a un avvio
tremebondo, offre il meglio quando rulla il prato a
ritmi alti e aggressivi, come fino al 2-0, ma quando
sente di avere in mano il match tira a gestirlo,
perde intensità e qui nascono le sue incertezze.
Infatti mentre guida il campionato, fatica a
esprimersi in Champions League e fanno sorridere, di
Mourinho, le mosse così splendidamente nostrane,
come infoltire la difesa (Burdisso per Stankovic al
39’) per preservare il vantaggio oppure consumare
tutti i cambi nel finale per far scorrere il tempo.
Di Special c’è poco, la sua è un’antica normalità
utile però a tenere l’Inter sulla rotta dello
scudetto, sebbene i tifosi chiedano di più come
spettacolarità di gioco. Ieri se non altro hanno
visto alcune prodezze nel festival del tacco: nel
raddoppio l’hanno usato sia Cruz per avviare
l’azione, sia Muntari per stupire gli avversari e
deviare in porta il tiro cross di Maicon; nella rete
partenopea, ci ha messo il tacco Zalayeta per
mandare la palla oltre i difensori interisti e dare
a Lavezzi l’opportunità di realizzare con un mezzo
cucchiaio. Grandi giocate e non un grande gioco.
All’Inter però va bene così.
Rete fortunosa di Muntari, la Juve sbanda e scivola a -6
MILANO, 22 novembre - Alla fine il derby d'Italia se lo
prende l'Inter che scappa via in classifica: subito ko Tiago,
la Juve va in difficoltà e non riersce ad uscire dal guscio.
Il gol di Muntari al 73' piega la squadra bianconera, che
fallisce l'occasione del pari con Del Piero nel finale, ma
l'Inter rimane più pericolosa per tutta la gara. La Juve
perde contro l'Inter dopo quasi cinque anni e vede
interrompersi la serie dei sette successi.
SCELTE A SORPRESA - I botteghini di San Siro sono chiusi: il
mondo guarda Inter-Juve, ma per entrare alla Sacala del
calcio il tempo è ormai scaduto. Ranieri, stando alle
indiscrezioni dell'immediata vigilia, quelle che vengono
dalla pancia dello stadio Meazza, ha scelto Marchionni e non
Camoranesi per l'ouverture di Inter-Juve. Ranieri ha parlato
a lungo coi medici per valutare le condizioni di Camoranesi
dopo i 60' giocati in azzurro: poi la conferma della squadra
delle sette vittorie di fila. Conferme per tutte le altre
posizioni in campo. Dallo spogliatoio interista arriva
l'indiscrezione che la squalifica di Cordoba porta Mourinho
a scegliere una coppia di centrali mancini, Samuel e
Materazzi. In attesa dell'arrivo di pubblico, dirigenti e
del riscaldamento l'attesa cresce.
MOU SORPRENDE - Mourinho sorprende tutti, non il presidente
MOratti che aveva caldeggiato la presenza di un Adriano in
palla: proprio il brasiliano dopo la punizione esemplare per
gli stravizi e i ritardi, ma anche dopo la richiesta di
chiarimenti fatta piovere dal Brasile dopo il gol al
Portogoallo, ecco che Adriano torna titolare. A centrocampo
Mou sceglie l'incursore Stankovic al posto di Vieira, ma
anche un secondo mancino tra i centrtali di difesa. Al
fianco di Samuel, al posto di Cordoba, ecco Materazzi e non
Burdisso.
TIAGO KO - Passano solo 3' e Tiago finisce fuori
combattimento: appena rientrato dal Brasile, il portoghese
s'impunta sull'infame terreno di San Siro, pieno di buche e
sabbia, e il suo ginocchio ha una torsione innaturale.
Dolore e paura: dentro Marchisio al 4', di un primo tempo
nervoso e molto duro.
ERRORI E INTENSITA' - Partita molto intensa da subito, con
la Juve che esagera nell'alzare la linea dei difensori e
lascia ad Adriano e Ibra buoni corridoi. Due errori in un
minuto per Rizzoli: impatto da rigore di Muntari su
Marchionni e subito dopo ammonizione senza concedere il
vantaggio all'Inter per un fallo di Amauri, con Ibrahimovic
lanciato da solo verso la porta difesa da Manninger. Il
portiere austriaco protagonista di un bel primo tempo: gran
parata su Muntari.
SVOLTA INTER - A metà ripresa Ranieri manda in campo
Camoranesi per Marchionni, ma dopo pochi secondio passa
l'Inter: Adriano ne travolge due in area, palla a Muntari,
difesa Juve ferma, Manninger che invece di parare protesta e
Muntari fa 1-0. Sbanda la Juve, sempre troppo alta con la
sua linea di difesa. Il tecnico bianconero manda fuori
Amauri: dentro Iaquinta, nonostante la squadra bianconera
debba recuperare un gol.
MIRACOLO JULIO CESAR - A 10' dal termine finalmente una
buona iniziativa: crossa dalla destra e Del Piero irrompe di
testa, anticipando Zanetti, Julio Cesar provvidenziale salva
la porta interista con un balzo miracoloso. Mourinho manda
in campo Cruz e Burdisso al posto di Adriano e Stankovic.
Negli ultimi minuti la squadra di Mourinho riesce a
mantenere alta la concentrazione fino in fondo, mentre la
Juve non riesce a buttarsi avanti. Finisce così 1-0 e la
Juve vede interrompersi la sua striscia positiva di sette
successi consecutivi, di cui cinque in campionato. La vetta
della classifica s'allontana: meno 6 dall'Inter, adesso. Ora
la squadra di Ranieri pensa alla trasferta senza importanza
per la classifica a San Pietroburogo contro lo Zenit.
L'Inter, invece, col morale a mille e gli esprimenti di
Mourinho tutte riuscite (Stankovic e Adriano sono stati i
migliori in campo) pensa alla sfida di martedì contro il
Panathinaikos che può regalare la qualificazione agli ottavi
anche l'Inter. Inter-Juve, la sfida è già cominciata
Mourinho sul pronostico vincente di Cobolli Gigli:
«L'ultimo che l'ha fatto ha perso». Ranieri: «Pagherei per
vincere»
L'Inter campione d'Italia e capolista riceve la Juventus.
Lo snodo della 13esima giornata di Serie A è tutto qui. Il
resto, come Fiorentina-Udinese (ore 18 di sabato) e le
attese del Milan (in trasferta domenica contro il Torino),
si lega all'anticipo di San Siro (ore 20,30). Il risultato,
qualunque sarà, non potrà segnare una svolta anticipata del
campionato, anche perchè le concorrenti sono tuttora
numerose. Ma nel primo «derby d'Italia» della stagione,
oltre alla classifica e alla corsa scudetto, sono in ballo
rivalità personali e tra tifoserie che non possono far
considerare «normale» questa sfida. Nonostante Mourinho, che
alla vigilia dice: «E' una partita come le altre». Non la
pensa così Massimo Moratti: «La tensione c'è sempre per
questo tipo di partite in cui giochi contro un'avversaria
classica e come tale la sentono i giocatori, la sente il
pubblico».
PRONOSTICI E STRETTE DI MANO - Intanto lo «special one»
portoghese (che convoca anche il figliol prodigo Adriano) fa
come di consueto sfoggio di affabilità rispondendo al
pronostico del presidente della Juve, Cobolli Gigli («2-1
per la Juve): «L'ultima volta che un presidente ha detto che
avrebbe vinto contro di me è stato prima di un Porto-Benfica
e ha perso... - dice Mourinho - . Io non conosco il
presidente della Juve e la sua personalità, nè sono
interessato a conoscerla». Conosce invece la personalità di
Ranieri e tutti ricordano le scintille del recente passato.
Che farà sabato quando lo vedrà? «Tra me e Ranieri è un
problema nostro, non vostro - dice Mourinho - non mi piace
fare pubblicità a cose personali. Con lui ho parlato a
Coverciano, senza stampa e senza spettacolo, come due
colleghi che fanno questo lavoro. Per me è sufficiente.
Ranieri a San Siro sarà per me esattamente come tutti gli
altri. Lo aspetto nel tunnel perché sono io che gioco in
casa e devo essere educato con i miei colleghi, ci sarà una
stretta di mano come con gli altri». Cortesie formali a
parte, l'Inter (come la Juve) arriva alla sfida con parecchi
reduci dalle trasferte delle nazionali. Come al solito il
tecnico non dà notizie sulla formazione. Ma è probabile che
riproponga Cruz accanto a Ibrahimovic e che si affidi ancora
al «rombo» con Muntari, Cambiasso, Vieira e Zanetti. Ma la
rinuncia al suo 4-3-3 e agli esterni voluti e acquistati (Quaresma
e Mancini), per di più a San Siro e in una partita come
questa, sarebbe una mezza sconfessione per il credo dello
«special one» e quindi non sono escluse sorprese. In difesa,
per lo squalificato Cordoba, in vantaggio Materazzi su
Burdisso.
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LE SCELTE BIANCONERE - Ranieri, dal canto su, non
nasconde che per lui ( e per la Juve, e peri suoi tifosi)
questa non è una partita normale. «Pagherei per vincerla»
ammette senza remore. Ma non tanto per la sua rivalità con
il portoghese. «Mi stringerà la mano a San Siro? Ricambierò
ben volentieri. Ma questa non è una partita fra noi due. I
tifosi ci chiedono il massimo, ma questo succedeva anche
l'anno scorso. L'Inter ha 3 punti di vantaggio, male che
vada rischiano di essere raggiunti. Noi pensiamo a fare il
nostro campionato. Mi aspetto una partita tirata, vibrante,
veloce. Un derby d'Italia-scudetto? Noi stiamo lavorando per
arrivare a vincere, stiamo facendo passi da gigante e alla
fine vedremo il gap che ci separa dagli altri. Io, però, non
vorrei mai essere staccato». Sulla formazione pesa
l'incognita delle condizioni dei reduci dagli impegni con le
nazionali. Il dubbio principale è su Tiago, tornato dalla
trasferta del Portogallo in Brasile. «Ha viaggiato tanto...Ma
avrà anche dormito», dice Ranieri. Camoranesi, che ha
giocato il primo tempo con gli azzurri contro la Grecia, è
reduce da un lungo stop. «Voglio sentire anche lui» confida
Ranieri. E' probabile che al via la Juve si schieri con
Marchionni sulla fascia e Tiago al centro, anche perchè
Poulsen ha subito un nuovo ko e a centrocampo è stato
recuperato il solo Marchisio. Camoranesi, con un'autonomia
per ora limitata, potrebbe essere impiegato a partita in
corso. In attacco nessuna discussione sulla coppia Del
Piero-Amauri.
L'ALTRO ANTICIPO - Due deluse dell'ultima giornata, nella
quale entrambe hanno perso il passo delle prime, si
affrontano a Firenze. I viola e l'Udinese sono tra le
migliori formazioni, quanto a gioco espresso quando tutto
funziona. Le cadute, specie nel caso della Fiorentina, ne
compromettono però la continuità e la classifica. Mutu è
pronto al rientro e Prandelli vuole ritrovare tifo ed
entusiasmo. «Poche squadre in trasferta hanno fatto meglio
di noi. Nelle ultime partite ci hanno condannato soprattutto
gli episodi. Adesso c'è l'Udinese, un avversario forte sotto
tutti i punti di vista. Dobbiamo avere idee chiare e
precise. E soprattutto determinazione e voglia di soffrire e
ricreare il clima di fiducia che al Franchi c'è sempre stato
in questi anni. Noi dobbiamo avere la voglia di recuperare
l'entusiasmo della nostra gente. Non voglio allontanare la
squadra dai tifosi. Vogliamo riavvicinarci a loro». Non sarà
facile, anche perchè i friulani tuttavia vanno a Firenze per
fare punti dopo la sconfitta di San Siro con l'Inter e
quella, inattesa, in casa con la Reggina: «Abbiamo le
potenzialità e soprattutto la convinzione per fare un
risultato positivo - dice Pepe - vogliamo riprendere il
cammino positivo che abbiamo iniziato».
LE SFIDE DI DOMENICA - Milan e Napoli scendono in campo con
il vantaggio di sapere il risultato di Inter-Juve. I
rossoneri a Torino (posticipo delle 20,30) hanno una
trasferta alla portata, anche se Abbiati avverte: «Il Toro è
un buon gruppo, sono stati sfortunati e secondo me gli manca
qualche punto in classifica. La cosa che mi preoccupa di più
è la loro voglia di riscatto che potrebbe essere un'arma
pericolosa, e inoltre contro le grandi squadre hanno sempre
schierato un'ottima formazione. Non sarà una partita
facile». Il Napoli è anche più favorito dal turno interno
con il Cagliari mentre la Lazio, dopo il ko del derby,
riceve un cliente difficile come il Genoa, che vuole
riprendersi dal 4-1 subìto dalla Juve. La Roma affronta una
difficile trasferta a Lecce. Le altre partite in programma
sono Chievo-Siena, Bologna-Palermo, Reggina-Atalanta e
Sampdoria-Catania.
Ibrahimovic,
micidiale uno-due
Palermo ko, Inter sola in vetta
L'Inter
vola in vetta al 92'
Cruz stende l'Udinese
I nerazzurri battono 1-0 i friulani con una rete a tempo
scaduto dell'argentino e, in attesa del posticipo
Lecce-Milan, sono primi. Partita senza troppe emozioni, ma
la squadra di Mourinho ci crede e nel finale trova un palo
di Zanetti e la rete decisiva
Cruz contro D'Agostino:
è lui l'uomo del match
La partita più attesa viene decisa nell'ultimo minuto di
recupero: è Cruz che doma l'Udinese e regala all'Inter il
primato. Il Milan si ferma sul pari a Lecce e viene
sorpassato. Tiene il passo il Napoli che, con fatica e fortuna
(errore dell'assistente dell'arbitro sul gol di Cassano)
supera la Sampdoria. Altra standing ovation per Alex Del
Piero, a Verona. Ancora una punizione vincente nel giorno del
suo 34° compleanno. Ma l'uomo del giorno è Milito: tripletta
per l'attaccante del Genoa, che inguaia la Reggina di Nevio
Orlandi. Importante successo del Catania, che rimonta il
Cagliari nel finale di gara, e ritorno della Lazio, che batte
il Siena nel secondo tempo.
Magia di Ibra, l'Inter batte il Bologna
I nerazzurri agganciano la vetta,5 ottobre 2008
Calciopoli, Moggi e Lotito a
giudizio
Prosciolti Carraro e Ghirelli
NAPOLI - Rinviati a giudizio dalla
giustizia ordinaria Luciano Moggi e altri 25 imputati nell'inchiesta
su Calciopoli. Prosciolti l'ex presidente e l'ex segretario della
Figc, Franco Carraro e Francesco Ghirelli. Lo ha deciso il gup
Eduardo De Gregorio che ha accolto le richieste dei pm Filippo
Beatrice e Giuseppe Narducci. Il processo comincerà il 20 gennaio
2009 davanti alla nona sezione del Tribunale, collegio A. Le accuse
contestate vanno dall'associazione per delinquere alla frode per
competizioni sportive.
Ecco l'elenco dei 25 imputati di Calciopoli che compariranno davanti
alla nona sezione del tribunale il 20 gennaio prossimo. Si tratta di
Marcello Ambrosino, Paolo Bergamo, Paolo Bertini, Enrico Ceniccola,
Antonio Dattilo, Massimo De Santis, Andrea Della Valle, Diego Della
Valle, Mariano Fabiani, Maria Grazia Fazi, Pasquale Foti, Marco
Gabriele, Silvio Gemignani, Claudio Lotito, Gennaro Mazzei,
Innocenzo Mazzini, Leonardo Meani, Sandro Mencucci, Luciano Moggi,
Pierluigi Pairetto, Claudio Puglisi, Salvatore Racalbuto, Pasquale
Rodomonti, Ignazio Scardina, Stefano Titomanlio.
Si preannuncia un processo lunghissimo, a rischio prescrizione. Ci
si attende che gli imputati chiedano perizie sulle intercettazioni e
le testimonianze (notai, giornalisti, personaggi del mondo del
calcio e non solo). Attese sorprese, molte delle verità che sono
emerse, finora, solo tra i tecnici, potrebbero venire alla luce,
visto che il processo penale è più articolato e pubblico di quello
sportivo, che fisiologicamente è veloce, sbrigativo, privo di
contraddittorio.
Per altri dieci personaggi, che hanno scelto il rito abbreviato, ci
sarà già la sentenza il 23 ottobre: si tratta di Lanese, Cassarà,
Baglioni, Messina, Rocchi, Dondarini, Griselli, Foschetti, Gabriele.
Luciano
Moggi
NAPOLI - L’ex dg della Juve, Luciano
Moggi e altri 25 imputati dell’inchiesta Calciopoli, sono stati
rinviati a giudizio. Lo ha deciso il gup Eduardo De Gregorio che
ha accolto le richieste dei pm Filippo Beatrice e Giuseppe
Narducci. Il processo comincerà il 20 gennaio 2009 davanti alla
nona sezione del Tribunale di Napoli, collegio A. Il giudice ha
prosciolto l’ex presidente della Figc, Franco Carraro, e l’ex
segretario della Figc, Francesco Ghirelli.
DIECI MESI - L'udienza preliminare è durata quasi 10 mesi,
essendo iniziata il 15 dicembre 2007. Coinvolti all'inizio 39
imputati che nel 2006 avevano sconvolto il mondo del pallone dando
vita allo scandolo di «Calciopoli», nome che evoca il più grosso
imbroglio della storia dello sport più amato dagli italiani (o se
si preferisce, «Moggiopoli», che rimanda al ruolo centrale
rivestito dall'ex dg della Juventus nel condizionare, come
sostiene l'accusa, i risultati dei campionati». Un'inchiesta dai
grandi numeri condotta dai pm napoletani e con accuse pesanti:
frode sportiva per tutti, mentre per venti di loro vi è aggiunta
la contestazione più grave di associazione per delinquere.
TRENTA PARTITE INCRIMINATE - Sono sfilati in questi mesi
quasi un centinaio di testimoni citati dall'accusa, mentre trenta
erano le partite incriminate relative al campionato 2004-2005
(quello "monitorato" dalle intercettazioni), decine di migliaia le
telefonate intercettate con i tabulati relative alle chiamate ad
arbitri e designatori, alla vigilia delle partite, fatte
attraverso le schede sim segrete fornite da Moggi.
SENTENZA PER GLI ARBITRI - Il 23 ottobre invece ci sarà già
una prima sentenza per chi ha chiesto il rito abbreviato. In
particolare, per gli arbitri Lanese, Griselli, Foschetti,
Gabriele, Baglioni, Dondarini, Cassarà, Messina, Rocchi. Luciano
Moggi, tra l'altro, è indagato anche dalla procura di Roma con
l'accusa di calunnia e minacce nell'ambito di un processo
sull'agenzia di procuratori sportivi. L’inchiesta sull’ex dg
bianconero nasce dalle dichiarazioni rilasciate da quest’ultimo
nel giugno scorso, durante il processo ai dirigenti della Gea
World in corso a Roma in cui Moggi è imputato per illecita
concorrenza insieme al figlio Alessandro e, tra gli altri, anche a
Davide Lippi, figlio del ct della nazionale di calcio Marcello.
Secondo Moggi, il militare e Baldini avrebbero ordito un complotto
contro di lui, di fatto concordando le testimonianze. E a sua
volta Moggi avrebbe pronunciato una serie di minacce contro l’ex
ds della Roma (come “Guarda che così finisci male”), proprio per
le affermazioni fatte durante la testimonianza.
Giusto
un anno fa l'Inter distruggeva la
Roma in casa sua (4-1) in una partita che poi risultò decisiva per
le sorti del campionato, che già appare un lontanissimo ricordo a 4 mesi
di distanza. A chi vi scrive il cambio di allenatore proprio non è
piaciuto così come non è piaciuta la sconfitta,ennesima, nel derby
cittadino: era dai tempi di Tardelli (2000-2001) che non si vedeva
giocare così male l'Inter in un derby. Squadra con poco mordente, con
due fantasmi in campo, costati quasi 40 milioni di euro,che è riuscita a
prendere un gol a difesa schierata con un colpo di testa di uno che
quando salta "scava una fossa"...Eppure fioccano dichiarazioni di
estrema sicurezza, a mio avviso millantata perchè quando si incominciano
a far discorsi del tipo "ma tanto gli altri sono indietro...", significa
che qualcosa si è rotto o che comunque ci sono dei problemi. Con le
chiacchere siamo senz'altro campioni assoluti, ma il sottoscritto ha una
nostalgia assoluta dei silenzi di chi è riuscito a dare 3 scudetti
consecutivi ad una pseudo società che non ne vinceva da 17. Non solo: la
società, il dirigente maggiore, l'AZDIMAG per antonomasia, ha sempre
gridato l'algida purezza dei suoi intenti, salvo poi invischiarsi in
cose non proprio pulite in borsa per coprire perdite colossali
(vedi indagini SARAS)(SARAS2). In un anno l'Inter precipita dal
primo al terzo posto, perde una partita in trasferta dopo solo 5
giornate di campionato quando in precedenza ci vollero BEN DUE ANNI per
vedere l'Inter perdere, ed ancora una volta viene fatto un favore alla
squadra governativa. Purtroppo ci dobbiamo già attaccare ai ricordi di
una supercoppa estiva ed ad un titolo platonico (il Vice titolo scovato
su wikipedia....)pappagallando l'impianto mediatico di un certo club
governativo stomachevole.
(ulteriori documenti sull'inchiesta SARAS)
The Moratti's history
Calcio e cambiali
Foto: Cambiale fiorentina del 1800
L'Inter
di Moratti e del
tronchetto dell'infelicità, quest'ultimo
onnipresente sui giornali a spiegarci che la banda larga è il futuro
dell'Italia quando negli altri Paesi è già presente, e nelle università ad
ammorbare gli studenti con i suoi discorsi, ha avuto un
lampo di genio.
Ha avviato un'operazione di "alta tecnica
finanziaria". Ma vediamo i fatti.
L'Inter ha chiuso il
bilancio in rosso per 118 milioni di euro.
Mi immagino Moratti, Tronchetti, Buora e Facchetti chiusi nella stanza a
chiedersi: "e adesso che si fa?"
Facile,
basta un po' di finanza creativa:
• Si cede in
leasing per 10 anni il marchio
neroazzurro ad una banca (Banca Italease)
• Italease da' in cambio 160 miloni
di euro all'Inter
• L'Inter si impegna a riprendersi il marchio con
dieci comode rate e una
commissione. E paga subito il 20% a Italease pari a 32 milioni.
• 160 milioni incassati, 32 milioni di euro pagati, marchio ceduto in
leasing e un po' di cambiali da pagare e il
rosso dello scorso anno non c'è più.
E bravi
Moratti, Tronchetti. Avete aperto la strada ad un
nuovo miracolo italiano basato sulle
cambiali.
Massimo Moratti mi ha inviato questa lettera
che pubblico e della quale lo ringrazio.
"Caro Beppe,
nel tuo Blog dell’11/11/05 ho trovato una notizia
riguardante me, Tronchetti e l’Inter in generale, a proposito di una
operazione di leasing con la Banca
Italease. Mi permetto di risponderti personalmente per confermarti che
abbiamo studiato questa possibilità,
con la Banca da te citata, ma che
non siamo arrivati a nessuna conclusione.
Per quanto riguarda, invece, le perdite
di bilancio dell’anno scorso, sono
state già da me e dagli altri azionisti appianate e così anche
quelle potenziali dei primi mesi dell’anno in corso.
Rimane lo studio per valorizzare
patrimonialmente il marchio dell’Inter, cosa che continuo a
considerare una buona opportunità per la Società. Quindi, purtroppo, il
miracolo finanziario a cui accennavi non è accaduto e non può accadere.
A presto. Grazie."
Massimo Moratti
Scrivevo di emmemmme Massimo Morattinel blog il 23
aprile 2007, diciassette mesi fa:
“Ogni tanto il fratello maggiore Gianmarco gli chiede di mettere una firma
sui collocamenti. La gente si fida di lui, del suo aspetto da Bugs Bunny
buono. E così è stato anche per il debutto di
Saras in Borsa. I
Moratti hanno incassato 1,7 miliardi di euro, ne avevano bisogno per
rinforzare la squadra. Il titolo
fu quotato a 6 euro in un momento
di crollo del settore energetico. Chi lo comprò perse il 12% in un solo
giorno. Riassunto: qualcuno decide che il prezzo di 6 euro è giusto, i
risparmiatori ci credono, comprano, perdono. I Moratti e le banche ci
guadagnano e la procura indaga. La Consob
dov’era? Cardia illuminaci.”
Emmeemme farfugliò di querele contro di me di cui non ho avuto notizia.
Quelle che ho comunque mi bastano.
Diciassette mesi dopo il post “Senza
rubare”, il 23 settembre 2008, il
consulente tecnico della Procura
di Milano ha descritto l’operazione Saras in 400 pagine.
Il consulente, come riportato da
Repubblica:
“ha ipotizzato che l’incasso della quotazione sia servito soprattutto a un
ramo della famiglia, quello di Massimo Moratti, per far fronte ai
debiti dell’Inter. Con un
contestuale danno per il mercato di 770
milioni di euro”.
In sostanza le azioni sono state quotate a un prezzo molto superiore al loro
valore. I Moratti e le banche hanno incassato. Chi ha comprato ha perso 770
milioni di euro.
Le banche hanno offerto un
aiuto prezioso per la collocazione
dei titoli. Le email sequestrate
dalla magistratura:
- “E’ vitale che davanti al prezzo ci sia un 6”,
Federico Imbert, Jp Morgan
- “Devi essere al corrente del fatto che abbiamo ottenuto 1,6 miliardi di
euro, cioè da entrambi i fratelli, ma uno dei due deve ripagare 500 milioni
di debiti, così quella parte non la vedremo per lungo tempo”
Emilio Saracco, Jp Morgan
- “Parlato a lungo con Miccichè di Intesa.
E’ contento del lavoro fatto insieme su Saras e Intercos. E’ personalmente a
disposizione per stimolare forza vendita specialmente su Saras. Chiede di
informarlo se vediamo problemi o sgranature. Tiene ovviamente molto al
successo data l’esposizione sua e di
Passera con i Moratti. E’ stato da lui Galeazzo Pecori Girali di
Morgan Stanley consigliando di non esagerare sul prezzo. Lui crede che lo
faccia per invidia nei nostri confronti”
Federico Imbert, Jp Morgan.
Che Saràs, Saràs …:
- Moratti, incasso 1,6 miliardi di euro
- Jp Morgan, incasso 26,7 milioni di euro
- Banca Caboto, incasso 18 milioni di euro
- Morgan Stanley, incasso 20,9 milioni di euro
- Azionisti, perdita 770 milioni di euro.
Serie A - Inchiesta
Saras, Moratti: "Calunnie...". Dopo la chiusura in cavalleria del falso
in bilancio del 2006, grazie alla depenalizzazione del reato, dopo
l'oscura vicenda dei pedinamenti tramite la società collegata Telecom
dell'ex presidente Provera,allegata allo scambio di plusvalenze
truffaldino,Moratti di nuovo sotto inchiesta.
Guai per Massimo Moratti: falso in
prospetto
Guai giudiziari per Massimo
Moratti. E´ stata, infatti, avviata un´inchiesta legata al titolo Saras,
di proprietà del presidente dell´Inter. La perizia dei pm indica in 700
milioni il plusvalore pagato per la società.
Il valore reale del titolo era tra 4 e 5 euro
per azione, mentre le azioni sono state piazzate sul mercato borsistico
a 6 euro. Secondo la ricostruzione del consulente tecnico della procura
di Milano,
Marco Honegger, per riuscire a farlo sarebbero stati occultati alcuni
dati rilevanti nel prospetto informativo. L´ipotesi a cui stanno
lavorando gli inquirenti, quindi, sarebbe di falso in prospetto. Un
dettaglio interessante sarebbe emerso da un´è-mail
di Jp Morgani: "500 milioni per coprire i debiti di uno dei fratelli".
Eurosport -
mar, 23 set
15:06:00 2008
La società
petrolifera del presidente dell'Inter, Massimo Moratti, sarebbe al
centro di un'indagine della magistratura
C'è un'indagine in corso sulla Saras,
la società petrolifera di proprietà della famiglia Moratti: lo ha
anticipato sulle proprie pagine il quotidiano Repubblica e lo confermano
anche gli operatori borsistici alle prese con un mercato che sta dando
segnali abbastanza chiari di sfiducia nei confronti di questo titolo.
Secondo le indiscrezioni la società
petrolifera dei Moratti sarebbe stata collocata in Borsa ad un valore
superiore a quello reale per ripianare i debiti dell'Inter. Repubblica
riporta anche alcuni stralci della perizia tecnica che i Pm della
Procura di Milano avevano richiesto quando poco dopo il collocamento in
borsa del titolo, il valore delle azioni si abbassò considerevolmente.
Stando alle ricostruzioni dei periti
interpellati dai magistrati il titolo Saras doveva essere collocato a un
valore indicativo compreso tra i 4 e i 5 euro; imposto invece a 6 euro
perse immediatamente più del 10% di fronte a un mercato che
evidentemente aveva interpretato il valore del titolo non adeguato a
quello della società.
Un'operazione che avrebbe comunque
portato nelle casse di famiglia tantissimi soldi, almeno 1 miliardo e
mezzo di euro. Il valore gonfiato delle azioni, apparentemente non
necessario, sarebbe testimoniato invece da una serie di e-mail
intercettate dagli inquirenti nelle quali si parla di un debito di 500
milioni di euro circa da ripianare.
L'indagine degli inquirenti vorrebbe
dimostrare gli estremi di una possibile truffa nei confronti di piccoli
azionisti e risparmiatori che avrebbero aderito a un piano di
investimento non del tutto rispondente alla realtà. Le banche che si
sono occupate di tutta l'operazione, JpMorgan, Banca Caboto e Morgan
Stanley, specializzate in grandi transazioni e operazioni borsistiche
per enormi capitali di investimento, nel loro fitto carteggio
elettronico, sembra dessero per scontato che parte dei proventi
dell'operazione borsistica, i famosi 500 milioni di euro di debito,
erano da considerare "un capitale ormai bruciato e difficilmente
recuperabile".
"Sono calunnie, niente di più". Così
il presidente dell'Inter e amministratore delegato della Saras, Massimo
Moratti, ha liquidato le indagini della Guardia di Finanza sui titoli
della Saras, da cui emergerebbero plusvalori destinati a coprire le
spese della sua squadra di calcio. Moratti non ha voluto aggiungere
altro perché "c'é un'indagine in corso".
Il titolo Saras dopo le indiscrezioni
di Repubblica intanto è sceso ancora: alle 12.10 era valutato 3.09 euro
con una flessione dell'1.90 rispetto alla quotazione di ieri. E continua
a scendere. Segno di un'evidente sfiducia da parte del mercato
borsistico. E forse anche di una certa insicurezza.
Articolo 2623 (Falso in prospetto).
- Chiunque, allo scopo di conseguire per se' o per altri un ingiusto
profitto, nei prospetti richiesti ai fini della sollecitazione
all'investimento o dell'ammissione alla quotazione nei mercati
regolamentati, ovvero nei documenti da pubblicare in occasione delle
offerte pubbliche di acquisto o di scambio, con la consapevolezza della
falsita' e l'intenzione di ingannare i destinatari del prospetto, espone
false informazioni od occulta dati o notizie in modo idoneo ad indurre
in errore i suddetti destinatari e' punito, se la condotta non ha loro
cagionato un danno patrimoniale, con l'arresto fino ad un anno.
Se la condotta di cui al primo comma ha cagionato un danno patrimoniale
ai destinatari del prospetto, la pena e' dalla reclusione da uno a tre
anni.
L'aggiotaggio è un
reato,
disciplinato dal
codice penale,
che all'articolo 501, intitolato "Rialzo e ribasso fraudolento di prezzi
sul pubblico mercato o nelle borse di commercio", recita:
«Chiunque, al fine di turbare il
mercato interno dei valori o delle merci, pubblica o altrimenti
divulga notizie false, esagerate o tendenziose o adopera altri
artifici atti a cagionare un aumento o una diminuzione del prezzo
delle merci, ovvero dei valori ammessi nelle liste di borsa o
negoziabili nel pubblico mercato, è punito con la reclusione fino a
tre anni e con la multa da uno a cinquanta milioni.
Se l'aumento o la diminuzione
del prezzo delle merci o dei valori si verifica, le pene sono
aumentate.
Le pene sono raddoppiate:
se il fatto è commesso dal
cittadino per favorire interessi stranieri;
se dal fatto deriva un
deprezzamento della valuta nazionale o dei titoli dello Stato,
ovvero il rincaro di merci di comune o largo consumo.
Le pene stabilite nelle
disposizioni precedenti si applicano anche se il fatto è commesso
all'estero, in danno della valuta nazionale o di titoli pubblici
italiani.
La condanna importa
l'interdizione dai pubblici uffici».
Nonostante l'inchiesta della Procura di Milano sul FALSO IN PROSPETTO
DELLA
SARAS(VEDI),
La Juve spreca, l'Inter no ed è sola
Roma e Fiorentina ko, risale il Milan
Zenga ferma i bianconeri, Cruz decide la sfida col Lecce. La Lazio
travolge i viola ed è seconda con l'Atalanta
È durato appena 72 ore il primato condiviso di Inter e Juve.
“SOLO CALUNNIE SU SARAS”
– Vigilia di partita “inquieta” per il presidente Massimo Moratti. Tutto per
via dell’indagine della Guardia di Finanza relativa ai titoli della Saras,
l’azienda petrolifera gestita dal presidente dell’Inter insieme al fratello
Gianmarco. Lasocietà, stando a
un'inchiesta del quotidiano "La Repubblica" sarebbe nel mirino della
Procura di Milano in quanto, al momento della collocazione in Borsa, avrebbe
collocato le proprie azioni ad un prezzo “maggiorato”rispetto al loro reale valore, generando
un "plusvalore" che sarebbe poi servito a Moratti per coprire i debiti del
club. Il numero uno di Via Durini si è limitato a commentare: “Sono
solo calunnie”, mentre nella serata di ieri la Saras ha emesso un comunicato
nel quale ribadisce di aver operato “in modo trasparente e assolutamente
rispettoso delle normative vigenti”. RIECCO BERETTA – Milanese e milanista, Mario
Beretta, tecnico del Lecce, è uno che sa come mettere un freno all’Inter: se
ne ha avuta la prova lo scorso maggio, quando, alla penultima giornata di
campionato, è riuscito a far saltare i piani di festa tricolore a San Siro
del popolo interista, bloccando i
nerazzurri sul 2-2 con il suo Siena e costringendo la squadra di Mancini a
rimandare di novanta minuti la conquista del 16esimo scudetto.Non
solo, Berette fu artefice della vittoria del Parma sull'Inter nell'aprile
2006 (1-0), partita che segnò poi il viatico disastroso dei nero azzurri in
quel di Villareal in un "pauroso" quarto di finale di Coppa dei Campioni.
Eccolo dettare alla squadra giallorosa la ricetta per provare a fermare la
corazzata interista: “Conosciamo la forza dell’Inter, per cui dovremo
disputare una gara perfetta sul piano atletico e tattico per tenere in piedi
una speranza di risultato, sapendo che – aggiunge –
anche loro avranno dei punti deboli, perché
nessuna squadra è perfetta”.
LE ULTIME – Per la
prima volta, nell’elenco dei convocati
dell’Inter c’è il nigeriano Obinna, che potrebbe andare in
panchina. Burdisso e Cordoba nella linea difensiva con Maicon e Chivu,
sembra Quaresma il favorito per partire dal primo minuto nel tridente
d’attacco. Beretta si affida al 4-4-2, col debutto dal primo minuto
dell’argentino Castillo a fianco di Tiribocchi. Ballottaggio in difesa per
la fascia destra tra Angelo e il “neopapà” Polenghi.
Dirige l’incontro il signor Bergonzi di Genova, già quarto uomo domenica
scorsa a Torino. Il fischietto ligure, alla prima direzione ufficiale
stagionale con i nerazzurri. sarà coadiuvato da Giachero e Comito. Il quarto
uomo sarà invece Marelli. In 12 precedenti in campionato,
il Lecce è stato capace di battere l’Inter
a San Siro solo nella stagione 2000-2001: 0-1, rete di Vugrinec.
L’ultimo precedente, del settembre 2005, terminò 3-0 per i nerazzurri, con
gol di Martins, Stankovic e Cruz. .
Grazie al Catania, allenato dall’ex interista Walter Zenga, riuscito a
strappare un prezioso 1-1 a Torino con la Juventus, l’Inter resta sola al
comando della Serie A piegando con un sofferto 1-0 il Lecce al Meazza di
Milano. Salato il prezzo del pari interno della Juve, slittata al quarto
posto in classifica per via delle vittorie della Lazio e della sorpresa
Atalanta, seconde a quota 9, uno in meno rispetto alla capolista. Ma è più
dutro il verdetto di due squadre attese come protagoniste. La Fiorentina
viene travolta dalla Lazio 3-0 (nella ripresa tre gol in 8 minuti), la Roma
cade rovinosamente a Marassi contro il Genoa (3-1). E' il momento del
Napoli: batte il Palermo 2-1 e agguanta la Juve.
MILAN E NAPOLI RISALGONO - La squadra di Reja è diventata più continua e
sicura rispetto all'anno scorso. Hamsick è una garanzia e apre le marcature.
Anche l'assenza di Lavezzi non si fa sentire: Zalayeta fa il 2-0 prima del
rigore di Miccoli. Il Genoa sfrutta anche la superiorità numerica nella
ripresa, dopo l'espulsione di De Rossi, che nel primo tempo aveva segnato il
pareggio giallorosso dopo l'1-0 di Sculli. Doppietta di Milito e gerarchie
rovesciate in campo e in classifica. Intanto il Milan si riavvicina al
vertice. Il gioco non è convincente, ma intanto ora i risultati arrivano: a
Reggio Calabria batte la Reggina 2-1 con gol di Borriello (poi uscito per
infortunio) e Pato. «Sono molto contento per il gol - ha detto Pato ai
microfoni di Sky -, arrivato su un grande passaggio di Kakà. Ma ora
c'è l'Inter, una partita molto importante, da vincere. Se voglio giocare il
derby? Certo - ha concluso il brasiliano - e voglio che la mia squadra
vinca». Il Milan ha 6 punti e insieme a Genoa e Palermo è ottavo in
classifica alle spalle di Catania e Udinese (7). Roma e Fiorentina hanno 4
punti, gli stessi del Lecce.
INTER E JUVE - L’Inter rimane dunque sola al comando della classifica
battendo il Lecce 1-0 e grazie al pareggio della Juve. Decide il match una
rete di Julio Cruz al 79'. Ma i nerazzurri faticano molto a trovare spazi e
gioco. Una traversa di Ibrahimovic e un'occasione sprecata da Adriano non
bastano a dare entusiasmo. Senza spazi offerti dagli avversari la squadra di
Mourinho è soffocata e deve attendere invenzioni personali. Diverso il
discorso della Juve di questo inizio di campionato: Sa andare in vantaggio
presto ma non riesce mai a chiudere la partita. Così a Torino con il
Catania, come a Firenze con i viola, viene punita. E anche a Cagliari ha
rischiato di buttare via tre punti. Come nella passata stagione i bianconeri
non riescono ad avere ragione dei siciliani e per la terza volta di fila il
risultato finale è 1-1, con Plasmati (23' della ripresa) che pareggia
l'iniziale vantaggio di Amauri (16'), al terzo gol in campionato.
Nell'assalto finale la Juve è anche sfortunata: due traverse nella stessa
azione, diverse mischie finite male. Ma non si capisce come mai anche
cambiando i protagonisti (stasera Giovinco al debutto al posto di Nedved)
non cambi l'atteggiamento: doppo l'1-0 la Juve si ferma, crea poco e quel
poco lo spreca. Così rischia, anche perchè l'errore ci può essere sempre
come nell'occasione del gol del Catania: cross da sinistra «bucato» prima da
Legrottaglie poi da Chiellini, anche per uno strano rimbalzo del pallone.
L'Inter vola anche in trasferta
Travolto in Toro con tre gol
L'esultanza di Maicon
TORINO - Dopo una partenza blanda, l'Inter ha preso spunto da un autogol
di Pisano (tiro di Mancini), il terzo autogol in due partite, per vincere a
mani basse. Unico neo, il finale. I nerazzurri hanno mollato, il Torino ha
segnato e ha colpito una traversa. Uno strepitoso gol di Maicon e un
contropiede micidiale di Ibrahimovic hanno atterrato il Toro che nulla ha
potuto.
I granata avevano cominciato bene, ma l'autogol di Pisano li ha stroncati e
certo non hanno giocato a favore della squadra di De Biasi gli infortuni di
Rosina e Corini. Poi il bel finale, con una bella prestazione di Abbruscato.
L'Inter comunque è risalita in cattedra e, in vista del derby della
Madonnina, ha fatto capire di voler tornare padrona del campionato.
De Biasi si è affidato a una formazione già ben collaudata, con tre
attaccanti: Rosina, Amoruso e Bianchi. Il capitano non è stato fortunato: è
dovuto uscire per un problema al polpaccio, solo Amoruso si è mosso bene.
Mourinho ha recuperato Chivu in difesa, mentre a centrocampo J.Zanetti ha
sostituito lo squalificato Muntari.
Davanti, tre punte dall'inizio: Adriano, Ibrahimovic e Mancini. Il Torino
inizialente è parso meglio messo in campo, nei primi venti minuti, in cui
l'Inter ha fatto parecchi errori nel gestire la palla. A centrocampo il Toro
ha conquistato parecchi palloni ed è andato avanti, senza tuttavia portare
reali pericoli a Julio Cesar: tiri fuori dello specchio della porta, qualche
colpo di testa di Bianchi, iniziative di Amoruso senza fortuna.
Poi, l'Inter. Dopo una conclusione di Ibrahimovic, rasoterra, parato, i
nerazzurri hanno preso in mano improvvisamente la partita: apertura di
Adriano sulla destra per Mancini, che è andato sul fondo e ha messo in
mezzo; Pisano (sfortunato) ha deviato alle spalle di Sereni. E' il terzo
autogol di cui usufruisce l'Inter in questa stagione, anzi in due partite.
Torino col morale a terra e raddoppio fulmineo della squadra di Mourinho nel
giro di due minuti.
Vieira ha aperto su Maicon che dalla destra si è accentrato e, dal vertice
dell'area, ha sparato un destro all'incrocio dei pali alla destra di Sereni,
che nulla ha potuto. Un uno-due micidiale per il Torino che ha perso Rosina
per infortunio. Mancini è stato anticipato da Pisano in extremis, ma l'Inter
si è limitata ad amministrare la partita sino alla fine del primo tempo, da
grande squadra, prima del rilassamento finale.
De Biasi ha cercato di tamponare la situazione con Barone al posto di Corini
che non aveva fatto male.
Mourinho ha chiamato in causa Quaresma e Balotelli al posto di Mancini e
Adriano. L'Inter si è addormentata un pò e il Torino ha attaccato: Saumel ha
messo da sinistra una palla per Abbruscato che ha insaccato anticipando i
centrali nerazzurri. Poi lo stesso Abbruscato ha colpito una traversa in
tuffo di testa e il Torino ha chiuso in crescendo. Mourinho striglierà i
suoi per la chiusura in calando.
TORINO-INTER 1-3
TORINO: Sereni; Diana, Di Loreto, Pratali, Pisano; P.Zanetti (21'st Ogbonna),
Corini (1'st Barone), Saumel; Rosina (29'pt Abbruscato), Amoruso;
Bianchi. In panchina: Calderoni, Colombo, Rubin, Ventola. Allenatore: De
Biasi.
NOTE: giornata grigia, terreno in mediocri condizioni,
spettatori 20.000 circa. Angoli 5-0 per il Torino. Ammoniti P.Zanetti,
Pisano, Balotelli, Pratali. Recupero: 1'; 2'.
La Juve batte in casa lo Zenit
Pari per la Fiorentina a Lione
Con i russi decide una punizione di Del Piero (1-0). I viola pareggiano
per 2-2 dopo aver condotto per 2-0
MILANO - La Juventus supera l'esame di russo, grazie ad una
punizione di Del Piero e batte in casa per 1-0 lo Zenit San Pietroburgo
nella prima partita della fase a gironi della Champions. A Lione la
Fiorentina pareggia per 2-2 dopo aver condotto per 2-0. Martedì vittoria per
2-0 in Grecia dell'Inter sul Panathinaikos, mentre la Roma veniva sconfitta
in casa per 2-1 dai romeni del Cluj.
JUVE VINCE A FATICA - La Juventus riabbraccia la Champions League
con una vittoria. Allo stadio Olimpico di Torino la formazione bianconera ha
sconfitto per 1-0 i russi dello Zenit San Pietroburgo grazie ad una rete
siglata da Alessandro Del Piero al 76’ direttamente da calcio di punizione.
Partita equilibrata, senza grandi emozioni, che nel primo tempo aveva
regalato un’occasione da rete per parte: all’11’ Danny sciupa a un passo da
Buffon, 15 minuti dopo il palo esterno ferma un colpo di testa di Camoranesi.
L’Italo-argentino è stato costretto poco dopo a lasciare il campo a causa di
una contusione, facendo spazio a Salihamidzic. Squadre accorte anche nella
ripresa anche se, a onor del vero, lo Zenit controllava a lungo la gara con
una serie di azioni che mettevano in difficoltà la difesa bianconera. Ma nel
calcio sisa, contano i gol e quindi a decidere la gara è stato un calcio di
punizione a girare di Del Piero che ha trafitto il portiere avversario
Malafeev che, in verità, è sembrato decisamente colpevole, senza nulla
togliere al grande gesto tecnico del capitano bianconero. Finale senza
troppi sussulti per la retroguardia di Ranieri che saluta il ritorno
nell’Europa che conta con i 3 punti.
PARI PER I VIOLA A LIONE - Un pareggio che sta stretto, quello
conquistato dalla Fiorentina a Lione. Il 2-2 finale infatti è arrivato a
soli 5 minuti dalla fine di una partita condotta a lungo sul 2-0 dalla
squadra toscana. Che può recriminare decisamente sulla prima rete dei
francesi, arrivata al termine di un azione regolare sì, ma decisamente
antisportiva, visto che i francesi approfittavano di uno Zauri rimasto
tramortito nell'area di rigore viola per sfuggire al fuorigioco e siglare la
rete del temporaneo 1-2. Partenza ottima dei viola che al 12' sbloccavano il
punteggio: splendido cross di Zauri per Gilardino che correggeva di testa
con palla in fondo al sacco. Al 42' il raddoppio era servito da Mutu
(perfetto cross) e Gilardino (colpo di testa ravvicinato). Al 27' il Lione
accorciava le distanze. Zauri dolorante in piena area viola ma i francesi
proseguivano l'azione: Benzema serviva il solissimo Piquionne che da due
passi batteva Frey. Al 40' Benzema girava in rete un assist di Juninho per
il definitivo 2-2.
Anche l'Italia
pallonara in crisi:
società iper indebitate
che non riescono più a
compare, abbonamenti che
non crescono,diminuzione
degli introiti televisivi
già bruciati negli anni
d'oro.....ma si continua
ugualmente:
Crisi Milan, ma Galliani conferma
la fiducia ad Ancelotti
Seconda sconfitta consecutiva in campionato: 2 a 0
sul campo del Genoa. Il Napoli rimonta sulla Fiorentina
SONDAGGIO
Seconda sconfitta consecutiva per il Milan,
Ancelotti va esonerato?
ROMA - Peggio, per il Milan, non poteva
andare: seconda sconfitta consecutiva in campionato. La
squadra rossonera ha perso 2 a 0 sul campo del Genoa. La
seconda giornata ha invece proiettato Lazio e Atalanta
al comando della classifica a punteggio pieno. Ottima
prova della squadra di Delio Rossi che, dopo la vittoria
sul Cagliari, grazie a una splendida rete, la terza in
campionato, dell'argentino Zarate e al gol, anche questo
di pregevole fattura di Goran Pandev, ha avuto la meglio
per 2-0 di un'attenta Sampdoria, con Cassano che ha però
inciso poco sulla sfida. L'Atalanta conquista, invece, i
tre punti a Bologna. I nerazzurri si impongono 1-0
grazie alla rete di Guarente nel primo tempo. Vittorie
importanti anche per il Lecce che ha superato, 2-0, il
Chievo con una rete ad inizio ripresa di Caserta ed il
raddoppio di Castillo, appena entrato in campo; e il
Siena che si è imposto, sempre 2-0, sul Cagliari con una
rete di Calaiò ed il raddoppio di Ghezzal. Pareggio per
1-1 tra Reggina e Torino con i gol di Amoroso e
l'autorete di Di Loreto.
NEL POSTICIPO LA JUVENTUS BATTE L'UDINESE - Un gol di
Amauri regala alla Juventus la prima vittoria in
campionato. La squadra di Ranieri si impone per 1-0
sull'Udinese nel posticipo della seconda giornata di
campionato, a decidere la partita il gol del brasiliano
ex Palermo al 22' della ripresa. Ranieri sceglie la
coppia Amauri-Iaquinta, in panchina Del Piero e
Trezeguet. Marino si affida al 3-4-3. Parte bene la
Juventus. Dopo un destro di Iaquinta, al 16' Amauri
colpisce il palo di testa su cross di Camoranesi.
Handanovic ha il suo da fare sui tentativi di Nedved e
dei due attaccanti bianconeri, ma la difesa dell'Udinese
se la cava sempre. I friulani si fanno vedere nel finale
di primo tempo ma è centrale il colpo di testa di
Quagliarella su cross di Di Natale. Nella ripresa ancora
Juve. All'11 traversa di Poulsen, al 22' il gol di
Amauri che sfrutta un rimpallo in area e con il piatto
destro infila Handanovic. L'Udinese ci prova con Inler
e, al 43', con Floro Flores che, solo davanti a Buffon,
finisce a terra dopo un contatto con Chiellini,
l'arbitro lascia correre. Finisce 1-0 per la Juventus, i
bianconeri salgono a quota 4 punti, l'Udinese resta a 3.
MILAN IN AFFANO - E' rimasto solo il Cagliari
a condividere l'ultimo posto in classifica con i
rossoneri, che dopo due sole giornate devono già
confrontarsi con la parola "crisi". La sconfitta per 2-0
sul campo del Genoa è più di un campanello d'allarme per
Carlo Ancelotti. La squadra si muove poco e male,
l'assortimento di assi non regala scintille. Il
risultato premia la squadra migliore. Il Genoa è vivace
e aggressivo, al contrario del Milan. I rossoblu provano
ad innescare Diego Milito: l'argentino non lascia il
segno come bomber ma si ricicla con successo come
suggeritore. È suo l'assist che libera Sculli nell'area
del Diavolo: Abbiati battuto, 1-0. I rossoneri "giochicchiano"
in modo lento e impreciso, senza creare una vera
occasione da gol. Kakà e Ronaldinho faticano a
dialogare, Shevchenko non affonda. Il trio di Palloni
d'oro sparisce nell'intervallo, quando Ancelotti prova a
cambiare volto alla sua squadra. Fuori Ronaldinho e
dentro Seedorf, fuori Shevchenko e dentro Borriello.
L'attaccante italiano, ex di turno, prova a rendersi
pericoloso ma sbatte contro Rubinho. Dall'altra parte si
vede il solito Sculli. È lui al 59' a presentarsi
davanti ad Abbiati: sinistro potente, il portiere
respinge. La retroguardia del Milan accusa amnesie e
regala troppo agli avversari. Al 64' ne approfitta
Gasbarroni che scodella al centro un pallone da spingere
in rete: nessuno arriva all'appuntamento col 2-0 e
Zambrotta salva. Ancelotti cala l'ultima carta a
disposizione e inserisce Pato. Al 70' il brasiliano
manda subito un segnale con un colpo di testa che
spedisce il pallone a fil di palo. All'83' il numero 7
ha una chance ancora più ghiotta ma non riesce a
superare Rubinho. I tentativi disperati di Ambrosini e
Zambrotta servono a poco, la benzina del Diavolo
finisce. Il Genoa può affondare il colpo nel finale:
Maldini stende Milito, rigore. E' lu stesso a segnare il
2-0, e il Milan esce in ginocchio in ginocchio.
GALLIANI: «ANCELOTTI RESTA» - Adriano Galliani, sul
fatto che Ancelotti resti sulla panchina del Milan,
comunque non ha dubbi e lo ribadisce: «Assolutamente sì,
però non è che ve lo posso dire tutte le volte perchè
diventa stucchevole. D'ora in poi non ve lo dirò più ma
non è perché cambierò opinione: è l'ultima volta che ve
lo dico. Certo che Ancelotti rimane in panchina». «Quali
sono i rimedi? Lavorare e uscire da questo problema, se
le Nazionali ce lo consentiranno... Adesso - prosegue
Galliani - abbiamo tre settimane tutte per noi. Non è
una scusante, ma finora il nostro campionato non è
iniziato perchè non siamo mai riusciti a lavorare tutti
insieme per gli impegni delle Nazionali».
LA RIMONTA DEL NAPOLI - Anche se le curve
erano vuote il Napoli al San Paolo contro la Fiorentina
ha fatto tutto quello che doveva fare. Finisce 2-1 per i
partenopei, che vanno al riposo sotto di un gol (Mutu) e
rimontano nella ripresa grazie ad Hamsik e all'ex viola
Maggio. Un successo che proietta la squadra di Reja
nelle parti alte della classifica con 4 punti. I viola
restano invece fermi a un punto. Poche occasioni nella
prima mezz'ora ma ritmi alti e alcuni spunti individuali
interessanti. La retroguardia viola, senza l'infortunato
Gamberini e con l'inedita coppia di centrali formata da
Dainelli e Da Costa (preferito a Kroldrup), fa fatica a
contenere l'estro di Ezequiel Lavezzi. Le emozioni vere,
però, si concentrano tutte negli ultimi 10 minuti del
primo tempo. Fra il 36' e il 37' tremano le traverse:
Gilardino si procura una punizione dal limite e Mutu
centra l'incrocio dei pali con un destro potente a giro;
poi, sul capovolgimento di fronte, Frey compie un
miracolo sulla prima conclusione da distanza ravvicinata
di Hamsik e Lavezzi sul tap-in si divora un gol giá
fatto limitandosi a pareggiare il conto dei legni. Lo
spettacolo prosegue al 40' e questa volta la coppia
d'assi viola non sbaglia: Gilardino ispira con uno
splendido colpo di tacco l'incursione di Mutu (in
posizione dubbia), il romeno di sinistro anticipa Iezzo
e manda al riposo i suoi in vantaggio di un gol. Il
match cambia volto nella ripresa: al 48' Lavezzi si fa
perdonare il clamoroso errore del primo tempo seminando
il panico sulla destra e pennellando al centro per il
solito Hamsik, che pareggia anche il conto dei gol. Poi,
al 71', i partenopei mettono la freccia: ennesima
sgroppata di Vitale sulla sinistra e palla al centro, Da
Costa prolunga e serve un involontario assist per Maggio
che di testa punisce Frey. Prandelli, sotto di un gol,
corre ai ripari: fuori uno stanco Mutu e dentro Osvaldo,
dentro anche Pazzini per Montolivo. La Fiorentina
aumenta la pressione e a -10 dal termine reclama per un
sospetto contatto in area fra Cannavaro e Gilardino.
Iezzo fa buona guardia su un'incornata di Pazzini (84')
e si ripete su un secondo tentativo della punta viola
cinque minuti più tardi. Forcing confuso della
Fiorentina nei 2' di recupero, ma il risultato non
cambia.
GLI ANTICIPI DEL SABATO - Anticipi nel segno
dello spettacolo e dei grandi gol. Nel pomeriggio di
sabato la Roma priva di Totti paga dazio a Palermo. Un
super Miccoli, autore di una doppietta, stende i
giallorossi, al secondo passo falso consecutivo dopo il
pareggio ottenuto settimana scorsa in casa contro il
Napoli. Primi punti ed esordio col botto per Ballardini,
il tecnico rosanero scelto dal patron Zamparini per
sostituire in panchina Colantuono.
INTER GRINTOSA - L'episodio chiave di San Siro
è al 3' del secondo tempo, quando una lunga rimessa
laterale di Maicon viene deviata di testa dal difensore
catanese Terlizzi; la palla sbatte contro l'interno del
palo prima che il portiere Bizzarri la blocci. Nemmeno i
replay chiariscono se il pallone abbia o meno varcato
interamente la linea.
Gara vivace e ricca di colpi di scena. Al 42' del primo
tempo il vantaggio del Catania con Plasmati che gira di
testa in rete un perfetto cross di Tedesco. Un minuto
dopo il pareggio nerazzurro con la «trivela» di Quaresma,
specialità del calciatore portoghese. Al 45' Muntari
viene espulso dal direttore di gara per un manata in
faccia a Tedesco (ammonito). Al 3' della ripresa Inter
avanti nel punteggio con l'autorete-giallo di Terlizzi.
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DOMINIO ROSANERO - Al «Renzo Barbera» i
giallorossi partono forte e trovano il vantaggio all’8’
con gol di Julio Baptista (su assist di Okaka), ma poi è
un dominio rosanero. Pareggio di Miccoli al 20’ con un
gran tiro dalla distanza; Miccoli raddoppia al 56’
concretizzando al meglio una verticalizzazione di
Simplicio che ruba palla a Pizarro a centrocampo e
appoggia al fantasista salentino. Cavani al 72’ fissa il
risultato. Da segnalare l’infortunio a Daniele De Rossi,
costretto ad uscire dal campo al 38’ per una presunta
contrattura al collo e sostituito da Brighi.
Crolla il Milan, il Napoli frena la Roma
e Gila fredda gli entusiasmi della Juve.Spopolano le
"due parole su Ronaldinho..." de "90 minuto" tornato
alla RAI dopo 3 anni. Enorme successo per il calcio
gratis via web.
Ronaldinho: «È un peccato aver perso»; Sheva: «Sono
dispiaciuto». Trionfa il Torino contro il Lecce (3-0)
Juventus e Fiorentina pareggiano 1-1 nel posticipo
della prima giornata del campionato di Serie A. Allo
stadio Artemio Franchi di Firenze i bianconeri sbloccano
al 39’ con Nedved che di sinistro raccoglie un cross
rasoterra di Grygera dalla destra. Nella ripresa i viola
si trovano in dieci uomini per l’espulsione all’83’ di
Felipe Melo per un fallo a centrocampo su Poulsen. Il
pareggio della squadra di casa arriva allo scadere (89’)
con una girata di destro in area di Gilardino. «Mi sento
bene fisicamente e psicologicamente e ho il grande
appoggio del pubblico e dei compagni - ha detto
l'attaccante - Sono contento. Peccato perché sull'1 a 0
ho avuto qualche occasione che non ho sfruttato al
meglio. Poi è arrivato il gol, ma se insistevamo un po'
di più potevamo vincere».
Il Milan di Ronaldinho e Shevchenko crolla sul campo
di San Siro. Il Bologna ha battuto i padroni di casa per
2-1. La squadra neo-promossa in Serie A è andata in
vantaggio al 18’ del primo tempo con Di Vaio, poi
Ambrosini ha recuperato al 41’. Ma nel secondo tempo la
sconfitta con il gol di Valiani al 34'.
Trionfa il Torino all'Olimpico contro il Lecce per
3-0 (rigore di Rosina e due gol Zanetti e Bianchi).
Vittoria netta anche per la Lazio contro il Cagliari
battuto per 1-4. Doppietta di Zarate, i gol di Foggia e
Pandev. Vittorie casalinghe di misura per l'Atalanta,
che batte il Siena con un gol di Padoin, e per il
Catania, che supera il Genoa con una rete di Mascara.
Ottimo esordio anche per l'altra neopromossa Chievo, che
in casa supera 2-1 la Reggina (rigori di Corradi e
Marcolini, gol vittoria di Italiano).
ANCELOTTI - È comunque soddisfatto della sua
squadra il tecnico del Milan, Carlo Ancelotti: «Non
credo che ci siano state grosse mancanze. È stata una
buona partita, un po' strana, un po' atipica. Abbiamo
attaccato per 90' e siamo stati puniti eccessivamente in
due occasioni in cui Bologna ha avuto più lucidità».
Nessun dramma per la sconfitta in casa con il Bologna,
«sono le sorprese di inizio campionato, quando ci sono
squadre non al top che trovano squadre più preparate
come il Bologna oggi» ha detto il ct rossonero.
RONALDINHO: «PECCATO» - «È un peccato perdere
una partita così alla prima, davanti al nostro
pubblico». È il commento deluso di Ronaldinho al suo
esordio in maglia rossonera. «Ma c'è tutto un
campionato, dobbiamo continuare a lavorare per trovare
il ritmo giusto» aggiunge il brasiliano.
SHEVA: «SONO DISPIACIUTO» - Mostra una certa
delusione anche Andryi Shevchenko di ritorno a San Siro
dopo la parentesi al Chelsea. «Sicuramente non me
l'aspettavo questo risultato, sono dispiaciuto, il Milan
ha giocato bene e creato tanto» ha detto l'attaccante
che ha voluto ringraziare i tifosi. «È stata una grande
emozione. Non me l'aspettavo così, sono stati
fantastici» ha aggiunto Sheva.
SPALLETTI - Più critico il tecnico della Roma,
Luciano Spalletti, che dà un giudizio positivo alla sua
squadra, ma con riserva. «Ha giocato complessivamente
una buona partita, anche se psicologicamente e di
spirito deve fare dei miglioramenti. La gara l'abbiamo
fatta bene e poi c'è stato un episodio e questo mi da
fastidio» ha detto Spalletti. «L'espulsione ha
determinato uno sviluppo diverso, loro sono tornati in
partita e poi è stata incerta e aperta a qualsiasi
risultato fino alla fine» ha spiegato il ct.
GLI ANTICIPI - Il tanto atteso debutto di
Mourinho non c'è stato. È stato un successo a metà,
perché il gol di Ibrahimovic non è bastato a portare
l'Inter alla vittoria contro la Sampdoria. La prima
partita dei Campioni d'Italia si è infatti fermata
sull'1-1. Al 33' del primo tempo Ibrahimovic ha portato
in vantaggio l'Inter, ma Delvecchio ha rimontato la
situazione al 23' del secondo tempo, firmando il
pareggio. La prima vittoria del nuovo campionato è
dell'Udinese che ha battuto per 3-1 il Palermo
nell'anticipo pomeridiano della prima giornata di serie
A. Le reti dei padroni di casa portano le firme di Di
Natale (9' pt e 34' pt) e Inler (26' st). Il gol del
Palermo è di Bresciano, al 24' del secondo tempo. «Sono
stati bravi i ragazzi, il merito è loro». Un modesto
Totò Di Natale, autore di una doppietta, commenfa a Sky
Sport la vittoria contro il Palermo. L'obiettivo del
2008/2009? «I 40 punti per salvarci, ci sono tante
partite».
Germania, un film rompe un tabù: le donne
violentate dai soldati russi furono milioni
LORRAINE ROSSIGNOL
BERLINO
Ci sono. Questa volta è sicuro. Nella Berlino assediata alla fine
dell’aprile 1945 non si parla d’altro. L’improvvisa amplificazione dei
tiri di artiglieria non lascia dubbi. I russi sono arrivati.
Rintanate, insieme ai vecchi e ai bambini, nel buio delle cantine e
dei bunker, senza notizie dei loro uomini al fronte, le donne della
capitale del Terzo Reich sanno che cosa aspettarsi. La propaganda
nazista contro «quelle bestie dei russi» ha ottenuto il suo scopo. I
soldati russi, spesso provenienti da paesini della Siberia, del
Caucaso o della Mongolia, vogliono le donne, simbolo della loro
vittoria sulla Germania hitleriana. Madri di famiglia, adolescenti,
sessantenni... tutte corrispondono all’idea che gli «Ivan» - come li
chiamano - hanno delle «deutsche Fräulein».
Che saranno strappate dalle loro topaie e trascinate negli angoli bui,
negli androni, nelle scale, per essere violentate. Gli storici parlano
di centomila stupri commessi a Berlino tra l’aprile e il settembre
1945 e di due milioni di tedesche violentate sul fronte sovietico. Da
allora sono passati quasi 65 anni. Ogni famiglia tedesca porta questo
dramma impresso nella memoria. Nessuno però ha mai osato parlarne
(soprattutto all’Est, dov’era proibito criticare il «grande fratello»
russo). Troppo forti l’umiliazione, la vergogna, il dolore. Il tabù
sembrava insuperabile. Tanto più che, rispetto ai crimini commessi dai
nazisti, un tacito divieto impediva ai tedeschi di evocare le proprie
sofferenze: sarebbero stati accusati di revisionismo. Oggi però la
parola sembra essersi liberata delle catene.
Badando sempre a ricordare la responsabilità iniziale del nazimo,
telefilm e documentari cominciano a evocare il tributo pagato dai
tedeschi al loro Führer e agli alleati: il bombardamento di Dresda,
l’affondamento della nave Gustloff con i suoi diecimila passeggeri,
l’espulsione di 12 milioni di tedeschi dai territori orientali. Con il
film «Anonyma, una donna a Berlino», di Max Färberböck, protagonista
Nina Ross, per la prima volta viene affrontato al cinema il tema degli
stupri di massa commessi dai russi nel 1945. Il film è l’adattamento
cinematografico di «Une femme à Berlin» (Gallimard 2006), il diario
tenuto tra il 20 aprile e il 22 giugno 1945 da Marta Hillers
(1911-2001), una giornalista berlinese che all’epoca dei fatti aveva
34 anni e racconta la quotidianità nella capitale nazista consegnata
ai russi: l’assenza di acqua corrente e di elettricità, la ricerca del
cibo, i razionamenti, i saccheggi. Nulla di eccezionale, di diari
simili ce ne sono molti.
Ma la testimonianza della giornalista resta senza uguali perché,
mescolando lucidità e cinismo a una precisione rigorosa, Marta Hillers
rende conto, giorno dopo giorno, degli stupri che subisce. Il film
cerca di raccontare al grande pubblico l’irraccontabile, fornendone
una versione un po’ edulcorata e trasformando in storia d’amore una
relazione sostanzialmente pragmatica: quella che la giornalista
berlinese ha cercato e intrattenuto, dopo essere stata violentata da
diversi «Ivan», con un maggiore dell’Armata rossa. «Come Marta Hillers
molte tedesche hanno usato questa strategia: se il destino era essere
violentate, tanto valeva esserlo sempre dallo stesso uomo,
possibilmente qualcuno la cui autorità tenesse gli altri a distanza e
assicurasse protezione e sostentamento. Le madri di famiglia, in
particolare, vi hanno visto un mezzo per nutrire i figli», spiega la
giornalista Ingeborg Jacobs, che ha appena pubblicato «Freiwild»
(«Prede», edizioni Propyläen), un’inchiesta per la quale ha incontrato
quasi duecento donne violentate dai russi nel 1945.
«La storia di Anonyma è un po’ quella di mia madre», racconta Ingrid
Holzhüer. Aveva nove anni quando i russi arrivarono a Vogelsdorf, un
paese non lontano da Berlino dove si erano rifugiate dopo che
l’appartamento della famiglia nella capitale era stato distrutto dalle
bombe. «Era una signora particolarmente carina, i russi l’hanno subito
individuata. E tornavano tutte le notti, con i pantaloni già aperti.
La sentivo supplicarli, chiedere aiuto... Poi divenne l’amante di un
alto grado, che ci prese sotto la sua ala». Molto diffusa, questa
strategia di sopravvivenza sarà molto mal vista nella Germania del
dopoguerra. Gli uomini che tornano dal fronte «si allontanano dalle
loro mogli o fidanzate, che considerano sporche o indegne», racconta
Ingeborg Jacobs. «Siete peggio delle cagne», sbotta l’amico di Marta
Hillers, quando lei gli fa leggere il diario.
Sarà pubblicato negli Stati Uniti nel 1954. E dovranno passare altri
cinque anni prima che una casa editrice svizzera pubblichi una
versione tedesca, che fece grande scandalo. Marta Hillers fu accusata
di essere una «prostituta», per tutta la vita si nascose dietro lo
pseudonimo «Anonyma», anonima. La sua vera identità fu scoperta dalla
stampa soltanto nel 2003, due anni dopo la sua morte.
Copyright Le Monde
Golden Army
HELLBOY - THE GOLDEN ARMY -
Uscita: 16 luglio 2008
Genere: Action-Thriller
Cast: Ron Perlman, Selma Blair, Doug Jones, Luke Goss
Diretto da: Guillermo del Toro
Sceneggiatura di: Guillermo del Toro
Storia di: Guillermo del Toro & Mike Mignola
Tratto dal Fumetto
Dark Horse di: Mike Mignola
Prodotto da: Lawrence Gordon, Lloyd Levin, Mike Richardson
Produttore Esecutivo: Chris Symes
Con la sua caratteristica mescolanza di azione, umorismo e
personaggi spettacolari, la saga dell'intrepido eroe che proviene
dall'Inferno, continua in questo sequel: Hellboy - The
Golden Army , diretto dal regista nominato all' Oscar®
Guillermo del Toro ( Pan's Labyrinth , Hellboy ), e
caratterizzato da muscoli ancora più grandi, da armi ancora più
sofisticate e da esseri ancora più malvagi.
Dopo la rottura di un'antica tregua fra la razza umana e
l'invisibile regno fantastico, l'Inferno sta per scatenarsi ancora
una volta sulla Terra. Un leader spietato che calpesta i due mondi,
sfida la sua stirpe, e risveglia un'indomito esercito di creature.
Toccherà quindi al supereroe più forte del pianeta combattere contro
il sanguinario dittatore e i suoi predoni. Che sia rosso, che abbia
le corna, che sia in fondo un incompreso, solo Hellboy (Ron Perlman)
può toglierlo di mezzo.
La squadra del Bureau for Paranormal Research and Defense
(Dipartimento per la Ricerca Paranormale e la Difesa) , composta
dalla pirocinetica fidanzata Liz (Selma Blair), dal mutante
acquatico Abe (Doug Jones) e dal mistico protoplasmatico Johann, si
muoverà fra la superfice terrestre e la magica area invisibile dove
le creature fantastiche acquistano un corpo. Hellboy, una creatura
di due mondi che non è accettato da nessuno di essi, deve scegliere
fra la vita che conosce e l'ignoto destino che lo attende.
Note di produzione
Nel 2004, il visionario regista e sceneggiatore GUILLERMO DEL
TORO ha portato sul grande schermo l'eroe del fumetto di MIKE
MIGNOLA Hellboy (RON PERLMAN di Blade II ,
Alien: la
clonazione ). Il muscolosissimo agente segreto, con tanto di
corna, coda e caratteraccio, era un Signor nessuno che sarebbe
diventato il favorito di tanti ragazzi a appassionati del genere in
tutto il mondo, compreso del Toro. Del Toro ha fatto conoscere il
riluttante combattente del crimine ad un pubblico globale con la
pellicola Hellboy , e lo spirito del film, le splendide
scene d‘azione e gli ingegnosi effetti speciali lo hanno trasformato
in un successo commerciale e di critica apprezzato sia dagli amanti
del fumetto che dal pubblico in genere.
L'odissea epica del cineasta continua con l‘action-thriller
Hellboy: The Golden Army , film che segue
il suo capolavoro del 2006, vincitore di tre Oscar ®
Il
labirinto del fauno . Con muscoli più grandi, armi più potenti,
moltitudini di mostri e un piccolo conflitto domestico, ritorna il
nostro eroe rosso amante dei gattini. E questa volta prenderà a
calci nel sedere molti più cattivi.
Hellboy combatte la giusta battaglia quando il dovere lo chiama
attraverso il suo ‚datore di lavoro‘: il top-secret Bureau for
Paranormal Research and Defense (Istituto per la Ricerca e Difesa
del Paranormale - un'agenzia clandestina creata nel 1943 da
Roosevelt che utilizza tecnologie segrete, poteri misteriosi e una
rete di operativi con poteri fuori dal comune per difendere il mondo
dai più violenti esseri soprannaturali — noto anche come B.P.R.D.
Preferirebbe di gran lunga starsene rilassato a fumare un sigaro,
bere una birra confezione da sei, con la sua pirocinetica fidanzata
Liz Sherman (SELMA BLAIR di La rivincita delle bionde ,
In Good Company ) e i loro innumerevoli gatti. Ma il destino ha
in serbo per loro progetti più importanti.
Con la rottura di un'antica tregua tra l'umanità e i figli
originari della Terra, sta per scatenarsi un putiferio. L'anarchico
Principe degli inferi Nuada (LUKE GOSS di
Blade II ,
Unearthed ) si è stancato di secoli di
rispetto e ubbidienza verso il genere umano. Trama di risvegliare un
esercito di macchine assassine a lungo sopite per riavere quello che
appartiene al suo popolo; tutte le creature magiche dovranno essere
libere di aggirarsi di nuovo per il mondo. Solo Hellboy può fermare
il tenebroso sovrano e salvare il nostro mondo dalla distruzione.
Si uniscono all'arguto demone dagli occhi d'ambra e alla sua
infiammabile fidanzata gli interpreti principali del precedente
Hellboy — tra cui il sensitivo e brillante essere anfibio del
Bureau Abe Sapien (DOUG JONES di Il labirinto del fauno ,
I fantastici Quattro e Silver Surfer ) e il burocrate del
B.P.R.D. Tom Manning (JEFFREY TAMBOR di
Superhero Movie ,
Ti presento i miei ). Anche l'acclamato attore JOHN HURT (
Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo ,
V
per Vendetta ) torna in questo nuovissimo episodio del
franchise nei panni del padre ‚adottivo‘ di Hellboy (quello che lo
ha salvato dai Nazisti) il Professor Trevor Broom. Nuova della
squadra è la faccia, ora pubblica, del prima clandestino medium
ectoplasmico del B.P.R.D., Johann Krauss, ruolo condiviso da JOHN
ALEXANDER ( Mighty Joe Young ,
Gorilla nella nebbia : la storia di Dian Fossey ) e dall‘esordiente JAMES DODD; la voce di Krauss è di SETH M AC
FARLANE, creatore del grande successo della FOX
Family Guy
e voce maschile di tanti personaggi di questa serie televisiva.
Il crudele desiderio di vendetta di Nuada è bilanciato dalla
regale compassione della sua gemella, la bella ed eterea Principessa
Nuala (ANNA WALTON di The Mutant Chronicles ,
A Girl
and a Gun ). ROY DOTRICE ( Il cacciatore di alieni , Amadeus ) interpreta il loro angosciato
padre Re Balor e BRIAN STEELE ( Hellboy ) veste i panni
dello scagnozzo del Principe, Wink, e di molti altri personaggi
secondari del mondo creato da del Toro. L'artista del movimento
Jones si unisce a Steele nell'interpretare varie bestie, tra cui il
più alto Ciambellano di corte del re e quella straordinaria creatura
che è l'Angelo della Morte.
Per questa battaglia, il B.P.R.D. deve viaggiare tra gli strati
superficiali della terra abitati dagli umani e quelli magici
sotterranei in cui regnano creature della fantasia. E Hellboy,
creatura di entrambi i mondi, ma emarginato da tutti e due, deve
scegliere tra la vita che conosce e un ignoto destino che lo chiama.
La troupe dietro la macchina da presa di
Hellboy: The Golden
Army è una stimata squadra di artisti, tra i quali ci sono
collaboratori di lunga data di del Toro: il direttore della
fotografia, premio Oscar ®, GUILLERMO NAVARRO (
Il labirinto del
fauno , Una notte al museo ), lo scenografo STEPHEN
SCOTT ( Hellboy ,
Doom ), il montatore BERNAT
VILAPLANA ( Il labirinto del fauno ,
La Monja ) e
il responsabile delle creature e degli effetti speciali di make-up
MIKE ELIZALDE ( Hellboy ,
X-Men: Conflitto finale
). Si uniscono alla troupe del film per questo episodio di
Hellboy : la costumista SAMMY SHELDON (
V per Vendetta
, Black Hawk Down – Black Hawduk abbattuto ), il
supervisore agli effetti speciali MICHAEL J. WASSEL (
Un'impresa
da dio, Fast and Furious 2 ) e il compositore, candidato per
tre volte all‘Oscar ®, DANNY ELFMAN (
Spider-Man 2 ,
Wanted ).
Con una sceneggiatura di del Toro, il soggetto di
Hellboy:
The Golden Army è stato scritto da del Toro & Mike Mignola, dal
fumetto edito dalla Dark Horse creato dal co-produttore esecutivo
Mignola. Ritornano per questo film i noti produttori LAWRENCE GORDON
( Hellboy ,
Tomb Raider ,
Die Hard – Trappola
di cristallo ), Lloyd Levin ( Hellboy ,
United 93
) e il presidente e fondatore della Dark Horse Comics MIKE
RICHARDSON ( Hellboy ,
30 Days of Night ). CHRIS
SYMES ( Resident Evil ,
Alien vs. Predator ) è il
produttore esecutivo.
I PERSONAGGI PRINCIPALI
Hellboy
Nato tra le fiamme dell'inferno e portato sulla Terra da piccolo
per perpetrare il male, Hellboy è stato salvato da oscure forze
Naziste dal benevolo Dr. Trevor Broom che lo ha cresciuto per farlo
diventare il più inverosimile degli eroi. Adesso tocca al supereroe
più duro e impetuoso del pianeta, a questo amante dei gattini,
combattere contro un principe crudele e il suo esercito di macchine
assassine. Sarà pure rosso, cornuto e incompreso, ma quando hai
bisogno di un lavoro ben fatto, è il momento di chiamare in causa
Hellboy. E non guasta il fatto che questo enorme gigante abbia un
braccio ‘speciale' (una mazza virtuale sotto forma di
un'invulnerabile pietra rossa attaccata al suo avambraccio). Se
questo non basta, lui ha “Big Baby”, un ibrido di fucile/revolver
con pallottole grandi quanto barattoli di pappa per neonati.
Liz
La pirocinetica Liz Sherman ha soltanto cominciato a conoscere e
usare i grandiosi poteri che si sono manifestati per la prima volta
quando aveva 11 anni e che hanno tragicamente distrutto la sua
famiglia. Emarginata e scansata da piccola a causa di questo suo ‘dono',
la timida Liz ha trovato non solo una casa nel B.P.R.D., ma anche
l'amore della sua vita in Hellboy. Stanca di sentirsi come un
fenomeno da baraccone, Liz accetta di unirsi alla squadra e di non
tenere più nascosti i suoi poteri. All'occorrenza, ripete ad alta
voce: “Il fuoco non è mio nemico, il fuoco è in me. Il fuoco sono
io” per lanciare una scarica di fiamme contro qualunque nemico
minacci amici o innocenti.
Abe
Essere acquatico che ha circa 150 anni, il brillante Abe Sapien
ha il potere psicogeno di leggere gli oggetti e di conoscere il loro
passato e futuro. La smodata gentilezza di Abe, consumato gentleman,
è uguagliata solo dalla sua passione per le deliziose uova marce. L'
“Ichthyo Sapien” deve usare un Polmone-Aqua per fornire ossigeno al
suo corpo quando è fuori dall'acqua e mantiene un posto molto
speciale nel suo cuore per la misteriosa Principessa Nuala che
condivide alcune delle sue qualità e il suo senso di giustizia.
Johann
Nuovo membro del B.P.R.D., Johann Krauss è un medium
protoplasmico che può brevemente prendere il controllo di entità,
sia meccaniche che organiche, e riattivare i loro sensi neurali.
Addestrato all'arte della teleplastia e vestito di una spessa tuta
di contenimento che impedisce la fuoriuscita dei suoi ectoplasmi
gassosi, la capacità di Johann di abitare l'inanimato sarà molto
utile a Hellboy, Liz e Abe mentre questi sono alla ricerca dei
mostri che si aggirano nell'oscurità della notte…
Manning
L'agente speciale Tom Manning, il più importante collegamento del
B.P.R.D. con l'FBI, ha trascorso decenni a tenere nascosta al
pubblico l'esistenza del gruppo segreto di supereroi. Anche se ha
evitato alla squadra molte catastrofi davanti all'opinione pubblica
(e ha eluso molte domande e curiosità dei tabloid avidi di dare
notizie su un uomo-diavolo) l'agente speciale Manning è stato infine
travolto dagli exploit ‘pubblici' di Hellboy a Manhattan. Ora che
l'esistenza del B.P.R.D. si è rivelata agli occhi di un mondo
sbalordito, il lavoro di Manning è a rischio e Washington pretende
che sia Johann Krauss il nuovo volto pubblico dell'agenzia prima
segreta.
Principe Nuada
Leader crudele che minaccia sia il mondo di sopra che quello di
sotto, il Principe Nuada ha disobbedito ai predecessori del suo
stesso sangue per risvegliare un inarrestabile esercito di creature
noto come il Golden Army, l'esercito d'oro. E' ritornato dall'esilio
al regno di Bethmoora per rivendicare la terra e la libertà che lui
crede siano state tolte al suo popolo. Perché questo avvenga, Nuada
sa di aver bisogno dell'aiuto dei buoni, dei cattivi e … dei
cattivissimi.
Principessa Nuala
La Principessa Nuala, bellezza esile e senza tempo, ha una strana
somiglianza con il suo brutale fratello gemello, il Principe Nuada –
fino alle piccole cicatrici che rovinano il suo viso perfetto. Lei è
la parte femminile benevola della malvagia componente maschile di
suo fratello. Figlia preferita di Re Balor, a Nuala è stato affidato
l'ultimo pezzo della Corona Reale di Bethmoora, un tesoro d'oro che
porterà la pace nell'universo o segnerà la sua distruzione.
Wink
Mostruoso attendente del Principe Nuada, il troll Wink esegue gli
ordini del suo viscido padrone – a prescindere da quanto violente
siano le istruzioni. Da aiutare a liberare un'orda di fatine dei
denti su una folla innocente a perlustrare il Mercato dei Troll in
cerca di una rissa, Wink è una creatura viscida e orrenda. Il suo
enorme pugno con la mazza di ferro estendibile fa il paio con la
‘speciale' mano destra di Hellboy.
L' Angelo della Morte
L'Angelo della Morte, terrificante e senza tempo, ha atteso nella
sua tana sotterranea per anni incalcolabili per rivelare a Liz e
Hellboy una profezia che riguarda e influenza il loro oggi e il
futuro del mondo. Con un cuore fatto esclusivamente di polvere e
sabbia – e la sola occasionale compagnia del Goblin di Bethmoora —
darà ai due membri del B.P.R.D. la possibilità di scegliere:
conquistare una nuova vita o inaugurare un'era di morte.
LA PRODUZIONE
Più grande, più cattivo... ma ancora rosso:
ritorna Hellboy
Le prime avventure di Hellboy sono state pubblicate dalla Dark
Horse Comics nel 1994. L'esordio come regista cinematografico di
Guillermo del Toro è avvenuto un anno prima con il film horror,
acclamato dalla critica, Cronos , con Ron Perlman nei panni
del malvivente alla ricerca di un dispositivo per l'immortalità.
Mentre il lavoro di del Toro attirava l'attenzione internazionale,
il regista ha tenuto d'occhio la creazione di Mignola come possibile
futuro film. “Sono sempre stato un ammiratore di Mike Mignola” dice
il regista. “Mi sono innamorato del suo lavoro d'atmosfera,
meditativo, gotico. Quando stavo girando
Mimic nel 1997, la
parte più bella della giornata era andare al negozio di fumetti a
cercare i numeri di Hellboy . Al tempo ho pensato che stava
prendendo la giusta direzione per diventare un film.“
Del Toro ammette di aver immaginato la versione filmica di
Hellboy proprio come Mignola l'aveva scritta nei suoi fumetti: “un
operaio – idraulico o elettricista – che arriva con la scatola degli
attrezzi e dice ‚Dov'è la perdita?‘ e va a ripararla. Ma lui è un
investigatore sfinito, riluttante; il suo metodo di investigazione è
ridurre i mostri in poltiglia.”
L'interesse del cineasta nel trasformare il demone in una star
cinematografica ha sorpreso il pragmatico Mignola, che credeva che
le storie dei suoi antieroi sarebbero rimaste per sempre sulla
pagina.“Non ho mai creduto che, nemmeno fra un miliardo di anni,
Hellboy sarebbe diventato un film, e quando se ne è discusso ho
detto ‚Certo, buona fortuna‘. Ma quando ho conosciuto Guillermo, ho
subito capito che se qualcuno avrebbe mai dovuto farlo, speravo
veramente fosse lui. Siamo stati subito d'accordo sul fatto che
Hellboy doveva essere Ron Perlman.”
In un mondo di eroi che ostentano corpi cesellati e bellezza e
professano valori tutti americani, il pubblico ha trovato una
piacevole novità vedere un bravo ragazzo così, beh, brutto. Il
produttore Mike Richardson dice: “Hellboy non è il solito supereroe.
Questo è un personaggio che ha le corna e la coda e sembra il
diavolo; si rade e si spunta le corna per cercare di sembrare più
umano possibile. Lui è un eroe colletto-blu che vuole solo essere
uno di noi.“
Nel corso dei cinque anni di sviluppo preceduti al via libera per
Hellboy , la squadra creativa dietro al progetto ha
mantenuto la concentrazione. “In quel periodo sono arrivate alcune
offerte per fare Hellboy ” ricorda il produttore di
blockbuster Lawrence Gordon, “ma erano circa cinque anni prima che
Guillermo si creasse un curriculum e dei precedenti commerciali per
fare il film nel modo in cui lui lo immaginava. La sua credibilità
come artista e il successo dei film che ha realizzato durante quegli
anni - La spina del diavolo e
Blade II — sono
stati determinanti.”
Il primo film, con Ron Perlman, Selma Blair, Doug Jones e Jeffrey
Tambor come membri dell'elitario B.P.R.D. è stato prodotto da
Revolution Studios con Dark Horse Entertainment, Lawrence Gordon
Productions e Starlite Films. Ha ottenuto un solido successo
commerciale e ha incassato un totale di 100 milioni di dollari al
botteghino internazionale, oltre a trovare un pubblico foltissimo
attraverso la vendita di DVD.
Con figure importanti nel mondo dell‘action-thriller e il
crescente successo internazionale di del Toro riscosso con la favola
per adulti Il labirinto del fauno , del Toro aveva
finalmente il potere per avere via libera per il secondo capitolo
delle avventure di Hellboy. Dei cambiamenti nell'industria
cinematografica, tuttavia, hanno portato il sequel di
Hellboy
a una nuova società di produzione. “Dato che la Revolution ha
chiuso i battenti, siamo stati in grado di ri-portare il sequel alla
Universal dove, molti anni prima, avevamo iniziato a sviluppare
Hellboy ” dice il produttore Lloyd Levin. “L'opportunità di
fare il sequel con la Universal è stata per noi una grande gioia
perché avevamo sempre desiderato che Hellboy facesse parte
della grande famiglia della Universal Monsters.” (Non a caso, ogni
domenica da bambino del Toro andava a vedere al cinema della sua
città due film degli Universal Monster, da
Frankenstein a
Il mostro della laguna nera ).
Questa volta, del Toro voleva raccontare la storia di Red (il
soprannome che Liz ha dato a Hellboy) in una scala più grande,
includendo molte più creature che abitavano l'universo che Mignola
aveva creato. Il produttore Gordon dice “lui mangia, dorme e respira
cinema” e ammette che aspirava a portare Hellboy sia negli angoli
oscuri del mondo fantastico che all'aperto per un pubblico
beatamente ignorante. Come già precedentemente, ha progettato almeno
metà dei goblin immaginati, dei troll e delle creature della notte
per essere interpretati da attori con un trucco prostetico
eleboratissimo. I burattinai avrebbero aumentato il range dei loro
movimenti con animatronic radio-controllati.
“L'universo di Mignola richiede alle creature una componente
fisica molto forte” dice del Toro. Specialmente quando quel mondo
comprende anche esseri nati dall'immaginazione di del Toro, come il
fedele servitore e scagnozzo del Principe Nuada, il troll Wink;
l'enigmatico e alato Angelo della Morte; e una serie di altri goblin,
ciambellani e cattivi.
Scrivendo la sceneggiatura del sequel, del Toro ha capito di aver
di nuovo bisogno di effetti generati al computer (CGI) da usare
quando gli effetti fisici o meccanici non erano possibili. La Double
Negative Visual Effects è salita a bordo per eseguire la sua idea
dello spietato robotico Esercito d‘Oro che il Re con un braccio solo
Balor, sovrano di Bethmoora, ha creato un millennio prima, oltre
all'inarrestabile creatura Elementale e ad altri effetti fantastici.
Per Hellboy II , del Toro e Mignola volevano nella
storia più strati e livelli di quanti non fossero riusciti a
realizzare in Hellboy , perché questa volta non dovevano
più preoccuparsi della storia delle origini ben narrata dal primo
film.“Mitologia e folklore sono sempre stati presenti nei fumetti di
‘ Hellboy ', ma nel primo film non li abbiamo mostrati“ nota
Mignola. „Così invece di Rasputin, dei Nazi, di scienziati matti e
di roba del genere di H.P. Lovecraft, abbiamo optato per il
soprannaturale.“
Dopo aver lavorato al soggetto e alle linee guida della storia
con Mignola, del Toro ha trascorso due anni e mezzo a scrivere la
sceneggiatura di Hellboy: The Golden Army . Ha ignorato le
solite convenzioni dei sequel, dato che la storia delle origini
dell'eroe e dello sfondo era stata già narrata nel primo film, e si
è concentrato sul racconto di una favola dark in cui il mondo di
creature magiche che hanno vissuto per secoli al di sotto degli
uomini, alla fine ne hanno abbastanza e iniziano una rivolta. Era
tempo per Hellboy di fare una scelta: da quale parte della barricata
sta?
“Non c'era bisogno di ricapitolare o rispiegare chi fossero
tutti” dice del Toro. “Siamo andati avanti. E‘ una storia
completamente nuova, una favola dark, toccante. Si può prendere
l'aspetto più terribile, melodrammatico e sottolinearlo, ma dato che
lo stai facendo interpretare a dei mostri, assume da solo un
significato diverso. Il bello di queste storie è che, in un universo
irriconoscibile, ci sono delle riconoscibilissime emozioni umane.”
Salvare il mondo è un lavoro del diavolo, ma Hellboy è pronto; è
quello che è nato per fare. L'aiuto arriva a Red con un assortimento
di altri mostri, nascosti in un bunker high-tech al quartier
generale del B.P.R.D. del New Jersey. Ufficialmente l'organizzazione
non esiste, ma un paio di civili attoniti hanno visto il corpulento
pistolero rosso e la sua schiera di creature ultraterrene in azione.
E, che gli piaccia o meno, è ora che Hellboy esca allo scoperto.
L'ultima volta che l‘abbiamo incontrato, Hellboy aveva salvato
l'umanità da un monaco matto e vecchio secoli determinato a far
piovere distruzione sulla Terra. Ora, sta per affrontare un principe
che non aspettava altro che la sua occasione di guidare le sue
creature del buio per riprendersi quello che un tempo era stato
loro. Sul fronte personale, Hellboy ha un periodo ancora più duro a
casa. Lui e Liz stanno insieme da un anno e la luna di miele è
decisamente finita.
Con la sceneggiatura pronta, i realizzatori del film hanno
cominciato la ricerca dei mostri e delle anomale creature che si
adattassero naturalmente all'universo di Hellboy. Fortunatamente c'è
voluto poco più che una telefonata per far ritornare il compatto
gruppo di interpreti del primo film alle loro uniformi del B.P.R.D..
Dal B.P.R.D. a Bethmoora:
Scegliere gli attori per il film
Hellboy non sarebbe stato
Hellboy senza Ron
Perlman come protagonista. Fortunatamente l'attore ha accettato di
ritornare nei panni del suo eroe preferito, un personaggio che lui
descrive come “uno zoticone completamente al di sotto delle sue
possibilità e pigro… un bevitore di birra, un medio maschio
americano che guarda il football e non ha nessun desiderio di essere
un supereroe” spiega Perlman. “Possiede per caso questi poteri
commisurati al posto da dove viene e da chi è. La sua idea di
giornata perfetta è pizza e birra e guardare i film dei The Three
Stooges (I tre Marmittoni) e dei Fratelli Marx. I suoi poteri
straordinari sono una coincidenza e non qualcosa alla quale lui
aspiri.”
Perlman non vedeva l'ora di lavorare di nuovo con il suo amato
regista. Di del Toro, dice: “La profondità del suo intelletto e la
conoscenza accumulata, basata sulla sua curiosità vorace di leggere
qualsiasi cosa sul perché la gente ha bisogno di raccontare storie –
inclusi tutti i tipi di mitologia di tutte le culture – è quello che
lo contraddistingue.” Inoltre lui subisce, come il cineasta, la
fascinazione del narrare questo tipo di storia. “Guillermo è un gran
narratore perché capisce il bisogno che le persone hanno di
tramandare favole e miti, oltre a guardare agli enormi errori che
gli umani hanno commesso a causa delle loro fragilità e
vulnerabilità.”
Del Toro sapeva anche che Hellboy non sarebbe potuto ritornare in
scena senza che la sua sarcastica, romantica compagna, Liz, fosse
con lui per un altro giro di abbaglianti pirokinesie. La partner di
Perlman nel combattimento contro il crimine è di nuovo l'attrice
Selma Blair, l'unica che, secondo il regista e i produttori, può
rendere giustizia a Liz. Del Toro dice: “Nel fumetto, Liz è sempre
molto meditabonda, scura, molto distante; non è mai rilassata. Selma
ha afferrato questo aspetto.”
Blair ha rispettato il fatto che nei cuori dei fan del fumetto e
del primo film Liz occupa un posto speciale. La pirocinetica è
rimasta bellissima ma intoccabile da chiunque, per paura che lei
possa incidentalmente ferire … fino a che non ha conosciuto Hellboy.
Blair riflette: “ Hellboy ha molti fan duri-a-morire, e noi
tutti siamo grati del fatto che la loro devozione ci ha dato la
possibilità di raccontare questa storia con Guillermo.”
Mentre la relazione di Liz e Red va avanti, i due hanno a che
fare con la maggior parte dei problemi e degli screzi delle coppie…
più dei numeri unici che ocorrono solo quando un demone in via di
guarigione si innamora di una genera-fuoco. “Delle cose
trascurabili, insignificanti vengono davvero amplificate quando si
hanno dei superpoteri” ride Blair, il cui personaggio ha finalmente
imparato a comprendere e usare l'energia pirocinetica che aveva
minacciato chiunque le si avvicinasse. “Quando Hellboy e Liz
litigano, non è solo ‘Ok, vado a farmi una passeggiata, ci vediamo
dopo'” spiega l'attrice. “E' più ‘Farò saltare in aria questa
dannata cucina e ci vediamo dopo.'”
A vestire di nuovo i panni del mangiatore di uova marce, la
brillante e empatica creatura acquatica Abe Sapien è stato l'attore
e specialista del movimento (mimo, contorsionista…) Doug Jones. Di
questo personaggio del Toro dice: “Essendo mezzo pesce e mezzo
mammifero, Abe possiede un unico lobo frontale. Un po' come succede
nei delfini, questo lobo può ricevere e trasmettere informazioni e
immagini racchiuse in oggetti o persone. In termini di sapienza
occulta, Abe è anche l'intellettuale del gruppo.”
Prima e fino al suo primo film di
Hellboy , il
collaboratore di lunga data di del Toro si è creato una affascinante
nicchia nella performance di strane creature. Negli ultimi tempi -
sia nei panni di Pale Man che del protagonista di
Il labirinto
del fauno , che in quelli dell'intergalattico servitore a
contratto Norin Radd in I Fantastici Quattro e Silver Surfer
che in una serie di diavoletti in lotta con The Rock in
DOOM - Jones si è tenuto occupato.
Anzitutto Jones è stato contento di confrontarsi di nuovo con Abe
dato che, francamente “questa volta c'era molto più da fare.”
L'attore riflette: “In questo film Abe prende molte più decisioni;
il personaggio ha uno sviluppo… e questa volta maneggia anche
un'arma.” Sorridendo Jones aggiunge: “Io con un fucile – è davvero
divertente.”
Jones ha anche apprezzato il fatto che questo personaggio
acquatico abbia finalmente avuto l'opportunità di provare il vero
amore, questa volta per l'incantevole Principessa Nuala. L'unico
problema è che lei è legata a suo fratello gemello. Jones riflette:
“Quello che il primo amore non fa ad una persona, alla sua capacità
decisionale…!!! Nell'adolescenza ci rende sciocchi. Abe attraversa
un periodo della vita adolescenziale ed è bello avere la possibilità
di rivivere e rivisitare quegli anni.”
Come se non fosse già abbastanza impegnativo interpretare Abe, un
processo che ha richiesto cinque ore al giorno in sala trucco, Jones
ha accettato di interpretare sia il grasso Ciambellano di corte che
vive al servizio di Re Balor che l'elusivo, multi-alato Angelo della
Morte, che da a Liz un aut-aut inimmaginabile. Il collega Perlman,
membro del B.P.R.D., si complimenta con la versatilità di Jones
nell'interpretare i ruoli: “Doug mi stupisce davvero. Lui è uno di
quei tipi che più gli dai da fare più ti sorprendono. E' un uomo
umile, gentile e piacevole che non attira mai l'attenzione su di sé.
Da il massimo in ogni ruolo e lo fa ogni volta. Se si fanno 30 ciac
con Doug, saranno buoni tutti e trenta.”
Per aggiungere al danno la beffa, i boss dell'agenzia di
Washington hanno rifilato al B.P.R.D. un nuovo leader, uno capace di
contenere i danni provocati dal fortuito ‘outing' di Hellboy
sull'agenzia. La squadra non può più nascondersi a Trenton, in New
Jersey, sotto le mentite spoglie della Società per la Raccolta dei
Rifiuti Super Pulito . Un tempo umano in carne e
ossa, il Dr. Johann Krauss esiste ora solo come gas ectoplasmico
all'interno di una tuta di contenimento. Lui è un tipo ‘da
protocollo', e si aspetta la stessa cosa dalla sua squadra,
specialmente da quel brontolone di Hellboy. Sfortunatamente per lui,
ogni volta che emette un ordine con il suo incisivo accento tedesco,
Hellboy ci vede rosso.
La voce di Krauss è di Seth MacFarlane, e i movimenti sono
condivisi da John Alexander (che interpreta anche il Goblin di
Bethmoora) e James Dodd. Dodd spiega l'aspetto del suo personaggio:
“Johann sta in una tuta di contenimento, che sembra una di quelle
mute da immersione fuorimoda, e ha una testa con una bolla di vetro
sopra. Anni prima si è trasformato da umano a ectoplasma e ha creato
questa tuta di contenimento così, in questa forma più umanoide,
sarebbe stato più facilmente accettato dalla gente. Ha poteri
speciali e può rianimare gli oggetti aprendo il cappuccio di un dito
sui suoi guanti e rilasciando fumo ectoplasmico nel morto per poi
fargli domande.” Curiosamente Dodd ha dovuto affrontare questo mondo
guardandolo attraverso un vetro che ogni tanto si annebbiava.
A ritornare nei panni dell'agente del B.P.R.D. Tom Manning, il
burocrate che vuole solo tenere Hellboy sotto controllo, c'è Jeffrey
Tambor. Tambor, al quale non era permesso leggere fumetti da
bambino, si è rifatto del tempo perduto in gioventù lavorando con
del Toro. L'attore ha una sagace teoria sul motivo per cui questo
personaggio fa presa sui fan: “Quello che mi piace di tutte queste
creature è che sono convinto che noi tutti pensiamo di essere dei
mostri… e ci amiamo immensamente. E' una cosa che rimuoviamo ed è
difficile. Per questo io non credo ci sia qualcuno che non è in
grado di identificarsi con Hellboy. Siamo tutti Hellboy, Liz e Abe.
Qualcuno di noi è Tom Manning. Grazie al cielo!”
Tutto cambia per il B.P.R.D. dopo aver risposto ad un'emergenza
in una casa d'aste dell'Upper East Side di Manhattan. Ogni membro
della squadra viene portato allo stremo dalla catena di eventi
cataclismatici sguinzagliati in quella piovosa notte di settembre da
un incavolato figlio della terra: il Principe Nuada Silverlance,
esule del Regno di Bethmoora. L'auto-proclamatosi rivoluzionario
degli elfi, dei mostri e delle creature delle ombre ha vissuto delle
briciole del mondo industrializzato mentre il suo amato pianeta
avvizziva sotto padroni umani. Non è sempre stato così e il principe
è determinato a cambiare gli equilibri di potere, anche se questo
significa disobbedire a suo padre e mettere in pericolo la sua amata
sorella gemella.
“Il principe è un cattivo straordinario perché è molto pericoloso
ed è un gran combattente, ma ha anche una forte motivazione morale
per quello che fa“ spiega del Toro. “Ho scritto la parte pensando a
Luke Goss e lui è stato bravissimo.”
Goss che, per del Toro, ha vestito i panni del vampiro Nomak in
Blade II , si è identificato con il Principe e si è
allenato per renderlo un degno avversario. “Lui vuole riportare
l'equilibrio“ dice Goss. “Io lo capisco. Vuole godersi il pianeta,
non distruggerlo. Quando entra nella casa d'asta Blackwood, vede
quelle persone lì sedute che non hanno la più pallida idea di quello
che stanno cercando di comprare. Stanno vendendo la sua storia e
questo lo offende.“
Il principe non è emerso con l'intenzione di scontrarsi con
Hellboy, ma non importa. E‘ pronto ad attaccarlo sia fisicamente che
psicologicamente. Nuada sa anche come raggiungere i meandri segreti
dell'anima di Hellboy. In un momento cruciale, lo chiama e lo
costringe a chiedersi chi sia veramente e a chi debba essere leale.
“Guillermo, in questo film, ne ha fatte passare tante a Hellboy“
dice Perlman. “Alla fine Hellboy deve chiedersi il perché stia
lavorando per un bureau che si dedica alla neutralizzazione di
creature che sono in fondo del suo stesso genere.“
L'attrice inglese Anna Walton è stata scelta per interpretare la
Principessa Nuala. Walton è stata attratta dal ruolo per
l'opportunità che offriva di interpretare un personaggio diviso
dalla sua stessa coscienza. L'attrice dice:“Tutti hanno una specie
di diavoletto in un orecchio e un angioletto nell'altro. Il fratello
di Nuala è il suo cuore e la sua passione. Da una parte lo ammira ma
sa che deve sopprimere questo lato in sé perché non può essere. E‘
molto difficile per lei ma alla fine non lo lascerà vincere.“
Di Nuala, il produttore Levin dice: “Anna è fenomenale perché
Nuala è un personaggio etereo che, nelle mani sbagliate, può
fluttuare via. Ma Anna fa un lavoro magnifico tenendola ‚a terra‘ e
rendendo anche plausibile che lei possa avere una realzione
romantica con un pesce... voglio dire Abe Sapien”
L'attore John Hurt è stato ri-chiamato, per una scena che mostra
un flashback chiave, nella parte del padre di Hellboy, il Professor
Trevor Broom, mentre a Roy Dotrice è stato assegnato il compito di
interpretare il rugoso sovrano di Bethmoora, Re Balor. Brian Steele
si è unito al cast per interpretare quattro ruoli: il
servitore/scagnozzo del Principe Nuada, il troll Wink; il Capo
Cattedrale di nome e di fatto (un venditore ambulante che da alla
Principessa Nuala un inestimabile dono di suo padre); la troll
Fragglewump; e Cronie Troll. Un gran numero di mimi e attori del
movimento hanno interpretato le varie creature, da venditori di
pesce, girini e arti a affilatori di organi e macellai. Da notare, i
macellai erano originariamente pensati come creature di sfondo ma
alla fine sono diventate guardie necessarie del Re Balor.
Sotto la superficie:
Le scenografie di
Hellboy: The Golden Army
Questa serie di missioni portano la squadra del B.P.R.D. in nuovi
mondi segreti di cui si parlava da anni ma la cui esistenza non era
mai stata accertata. Ognuna di queste terre è stata immaginata da
del Toro in maniera dettagliata e minuziosa e abbozzata sul suo
onnipresente taccuino molto prima dell'inizio della lavorazione del
film. Lo scenografo Stephen Scott ha avuto l'incarico di dare vita a
questi disegni.
Del Toro ha immaginato che le avventure di questo capitolo di
Hellboy avessero luogo non solo in vari spazi ma anche in nuovi
regni. Il regista dice: “Nel primo film stavamo sempre nelle fogne e
nella metropolitana, mai all'aperto, tra l''alta' società o tra gli
umani. Questo invece ci porta lì e nel mondo magico.” Per fare
questo del Toro ha dovuto spostarsi in Ungheria e in Irlanda.
Il più stravagante di questi ambienti è indubbiamente il Mercato
dei Troll. Situato sotto il Ponte di Brooklin e raggiungibile dal
retro di una macelleria, questo è uno dei pochi luoghi in cui i
mostri non si sentono degli emarginati. Hellboy, Liz, Abe e Johann
trovano il Mercato dei Troll seguendo le indicazioni estorte dalle
labbra di una fatina dei denti rianimata, una piccola bestia
disgraziata con un insaziabile appetito per il calcio.
Gli esseri magici sono gli unici che hanno accesso al mercato, un
ricetto affollato di venditori di pozioni magiche e di fabbricatori
di artefatti rimasto nascosto agli occhi degli umani per millenni.
“Il Mercato dei Troll è come un suk che puoi trovare in Marocco, con
l'unica differenza che non ci sono esseri umani” spiega Ron Perlman.
“E' Guillermo del Toro che si immerge nelle più estreme profondità
della sua immaginazione.”
Accessibile attraverso un'entrata circolare alta circa 4 metri
con tanto di meccanismi rotanti – una serratura con una complessa
combinazione con simboli che pochi riescono a interpretare – il
Mercato dei Troll è pieno di tutto quello di cui un abitante del
mondo sotterraneo possa aver bisogno: oggetti scartati dalla città
soprastante, novità fuori mercato come la pelle umana, un barbiere,
una fumeria d'oppio, un enorme molatore di carne e una bacheca per i
messaggi della comunità. E' anche, naturalmente, strapiena di troll.
Più di 200 comparse sono state ingaggiate per abitare le nicchie e
gli anfratti di questo confuso inferno. Fortunatamente per Hellboy,
Johann, nella sua forma gassosa, riesce ad aprire la porta.
Lo sceneggiatore/regista voleva creare un luogo che il pubblico
avesse la sensazione di aver scoperto per caso – un mondo di cui ci
si dovessero chiedere poche spiegazioni, piuttosto un mondo in cui
le creature semplicemente vivevano e lavoravano. L'artista
concettuale FRANCISCO RUIZ VELASCO spiega: “Ogni artista che ha
lavorato a questa produzione ha tirato fuori idee folli ed esotiche
per arrivare a creare le diverse creature che dovevano popolare il
Mercato dei Troll, ‘dove puoi trovare di tutto, anche ciò che non è
in vendita'” Lo hanno fatto per sviluppare le fantasie di del Toro e
Mignola.
Per tradurre questo mondo in film, lo scenografo Scott ha avuto
tre mesi per trasformare un sotterraneo di 4.000 metri quadrati,
recentemente utilizzato per la coltivazione di funghi, nell'idea di
del Toro di questo brulicante mercato. La grotta ha dovuto ospitare
luci, acting, stunt ed effetti – come acqua gocciolante e vapore
fluttuante – insieme a centinaia di attori, uomini della troupe,
goblin e troll. La location sotterranea, una ex cava calcarea, è
stata trovata 25 miglia a sudovest di Budapest nel paesino di Tarnok,
in Ungheria.
Oltre a creare nuove uniformi del B.P.R.D., la costumista Sammy
Sheldon ha dovuto anche assicurarsi che nessuno avrebbe mai potuto
confondere i troll con gli umani in quello spazio enorme. “Abbiamo
dato loro delle strane gobbe sul davanti e sul dietro, grandi pance,
grandi sederi, guanti con tre dita, scarpe alte… tutto quello che ci
è venuto in mente per cercare di cambiare la forma di un essere
umano” dice. “Ogni personaggio nel Mercato dei Troll ha il viso
coperto.”
Sia il Mercato dei Troll che l'imponente Sala dell'Esercito d'Oro
(Golden Army) sono state progettate in netto contrasto con il
sovrastante regno degli umani. “Il mondo degli umani è lineare, con
linee dritte e angoli acuti” dice Scott, “mentre le forme del mondo
sotterraneo sono curvilinee e fluide, con una miscela di influenze
indiane, marocchine e nordafricane.”
La sala dell'Armata d'Oro ospita un'arma di distruzione di massa
commissionata dal Re Balor molti secoli prima. Secondo del Toro: “Il
re ha detto, ‘Voglio un esercito che non abbia bisogno di mangiare,
dormire, bere o riposare.' Per questo i goblin hanno creato un
massivo esercito composto da soldati meccanici alti circa 5 metri
che sono macchine da guerra. Ma non conoscono la differenza tra un
uomo, una donna e un bambino – una vittima innocente e un soldato.”
Una volta accortosi dell'orrore che la sua richiesta ha generato, il
sovrano capisce che la forza è controllo, non brutalità, e mette
l'Armata d'Oro sotto chiave per l'eternità, con la speranza che non
possa mai più fare del male. Fino a quando suo figlio libera di
nuovo questo potere distruttivo.
Il recinto che contiene questi robot è stato costruito a Budapest
in una cavernosa arena sportiva di un college, solo parzialmente
completata, e soprannominata dalla troupe Stadio Spikey , per le sue
sporgenze tipo-Sputnik sul tetto. Dato che lo spazio era rimasto
inutilizzato per moltissimo tempo, aveva un aspetto vuoto, privo di
vita adatto a questo enorme set. La sua torreggiante altezza,
inoltre, offriva dei vantaggi di ordine pratico per la costruzione e
per le riprese delle importanti scene di ri sveglio e ri-attivazione
dell'esercito.
Mentre le cineprese di Navarro giravano in queste e altre
location nella meravigliosa Budapest, gli addetti alle costruzioni
della troupe lavoravano senza sosta ai Korda Studios, realizzando le
strade di New York come specificate dallo scenografo. Quando, il 9
giugno 2007, sono iniziate le riprese, Manhattan non era altro che
una spoglia impalcatura di metallo sulla quale dozzine di uomini
montavano ogni giorno per costruire. Con il passare dei mesi è
cresciuta fino a racchiudere tre blocchi di squallidi negozi, un
impianto di imballaggio di carne, imbarcazioni, un concessionario di
auto, una banca, enormi poster pubblicitari, un hotel e un café
trendy.
La strada di New York ha ospitato molte scene cruciali, inclusa
quella del confronto tra Hellboy e l' Elementale, un potente tipo di
creatura-vite con abbastanza forza vitale da squarciare il
marciapiede. Per combattere l'ultimo trucco dal repertorio di Nuada,
Hellboy deve arrampicarsi su una vacillante insegna al neon di un
hotel per evitare i suoi tenaci tentacoli e le sue mosse spezza-ossa.
Per questo lavoro è stato chiamato il campione ungherese di
alpinismo CSABA KOMONDI, che ha fatto la controfigura di Hellboy.
Con addosso stivali, pantaloni di pelle, un pesante cappotto, un
fucile enorme, una coda animatronic, imbracatura, e la mano destra
del giudizio — per non parlare poi del neonato che sta salvando —
quest'uomo di 72 chili ne pesava circa 109 mentre si arrampicava
sulle cinque lettere dell'insegna… in un unico piano- sequenza.
Questa scena notturna è stata girata a novembre con il set
spazzato da forti venti e dal nevischio. Anche se gli attori e la
troupe tremavano dal freddo, ognuno era fiducioso del fatto che
l'hotel avrebbe sopportato queste condizioni. “Abbiamo usato un
sistema di tubi metallici dietro la facciata per impedire che
volasse via” spiega Scott..
La squadra del B.P.R.D. visita anche il Giant's Causeway
(Selciato del Gigante), un posto antico di miti e leggende, ritenuto
da molti l'Ottava Meraviglia del Mondo. Anche se sono state fatte
fotografie aeree del posto reale che si trova sulla costa
settentrionale dell'Irlanda, gli attori hanno interpretato le loro
scene sul Selciato in un campo collinoso vicino alla città di Soskut
nella campagna ungherese. Se riescono a offrire la giusta ricompensa
al Goblin di Bethmoora che è di guardia, a Hellboy, Liz e Abe sarà
concesso di arrivare all'Angelo della Morte… progetto alquanto
complicato.
I ‘mostri' vivono dove lavorano, al quartier generale del
B.P.R.D. Anche i set del B.P.R.D. di Hellboy: The Golden Army
sono stati costruiti a Budapest e dintorni. Il ben rifornito
“corridoio dei mostri” del Bureau, l'infermeria e le sale riunioni
sono state costruite in teatri di posa agli Studios Korda, come
anche la tana personale di Hellboy – con tanto di dozzine di
televisioni e gatti.
La sontuosa biblioteca del Professor Broom, il luogo del
fondamentale confronto tra Hellboy e Nuada, ha occupato un altro
teatro della nuovissima struttura di Korda. Anche la piccola capanna
e la base militare in cui il Professor Broom ha cresciuto il giovane
Hellboy sono state costruite lì. E' proprio qui che, da bambino,
Hellboy ha sentito parlare della storia sanguinosa dell'Esercito
d'Oro tra l'umanità e i forestieri.
Infine è stata immaginata Bethmoora, la cruciale ambientazione in
cui il Principe Nuada rinfaccia a suo padre le sue mancanze come
leader. La città dove il Re Balor è sovrano di un pacifico regno con
la sua figlia preferita, la Principessa Nuala, è stata costruita
all'interno di un'enorme caverna, e gli edifici sono scolpiti tra le
pareti rocciose. Questo luogo in stato di rovina è stato teatro di
sangue per innumerevoli millenni e le ceneri coprono la regione.
All'interno della tana dell'Angelo c'è un'incisione sul pavimento
che rappresenta un diagramma dell'universo. Gli spettatori attenti
scorgeranno le molte icone e simboli zodiacali di Mike Mignola
(incisi dopo che molti disegni dettagliati sono stati visionati da
del Toro). Il più importante è un glifo che rappresenta Hellboy alla
fine dei giorni, alternativamente come salvatore o, al contrario,
come messaggero della distruzione dell'umanità… dipende da come si
leggono le rune.
I realizzatori del film sono stati orgogliosi di mostrare i
progetti e le creazioni dei molti artisti che hanno contribuito al
film. “E' stato molto bello vedere i complicati schizzi diventare
vivi e reali” commenta il produttore Levin. “Questi mondi fantastici
e queste creature sono state davvero immaginate con molta attenzione
e cura da Guillermo e dai tanti artisti che hanno lavorato a
Hellboy II . E' stato particolarmente eccitante trovare i
disegni dettagliati diventare dei complicati set.”
Fatine dei denti e Venditori di arti:
le creature del mondo di Hellboy
“Mi sono sempre piaciuti i film in cui la star è il mostro.
Questo ha segnato sempre la mia visione dell'arte e del racconto”
dice del Toro. Il regista dimostra questa devozione ai mostri di
tutte le forme e misure in Hellboy: The Golden Army . “Nel
primo film abbiamo fatto delle creature grandi, grandissime” dice.
“Una cosa che volevo provare questa volta era che cosa sarebbe
accaduto se il primo attacco fosse venuto da creature minuscole che
in fondo sono anche carine.”
E allora sono nate le fatine dei denti. Delicate e simili a
Campanellino, le fate sono voraci di calcio e sono felicissime
quando mangiano carni umane per arrivare alle ossa e ai denti.
“Guillermo ha superato sé stesso rendendo questi esseri estremamente
carini, ma sono delle creature disgustose” dice Selma Blair.
I Solution Studios hanno creato una fatina dei denti animatronic
per una scena nell'infermeria del B.P.R.D. nella quale Johann
rianima la fata, ma tutte le altre fate, misteriose predatrici che
infestano la casa d'asta, sono state create dalla squadra di effetti
visivi di Mike Wassel. Lui ha creato lo sciame che attacca il
B.P.R.D. dopo che le carnivore si sono già nutrite di un gran numero
di ospiti dell'asta. La squadra di Wassel ha dovuto far sembrare che
Hellboy, Liz e Abe sparassero freneticamente e infiammassero tra il
groviglio di fate.
Il gruppo di Wassel ha anche creato la creatura Elementale,
simile a una pianta, alta più di 21 metri dopo che l'acqua ha
attivato le sue caratteristiche. E‘ interessante il fatto che il
‚seme‘ dell‘Elementale venga dalla granata di Nuada; l'arma spara
spore magiche che, dopo aver toccato l'acqua germogliano in una
foresta e che soffocano tutto quello che trovano nel loro cammino
verso la meta della riforestazione. Originariamente usate dagli elfi
per far crescere un ecosistema, era da millenni che non se ne
attivava una.
La Solution ha anche ideato i giganteschi e forti soldati della
Armata d'Oro, che sullo schermo sono dei robot meccanici alti circa
5 metri che si trasformano da uno stato embrionale tipo uovo ad una
completa milizia. Questo Esercito d‘Oro è rimasto dormiente da
quando il Re Balor lo aveva messo a riposo, ma ha silenziosamente
atteso un nuovo sovrano che lo comandasse. Del Toro ha chiesto agli
artisti una sala enorme che potesse ospitare le centinaia di uova
d'oro. Gli strordinari disegni e progetti sono stati creati alla
Solution.
Le creature fatte di protesi e maschere abbondano in
Hellboy:
The Golden Army . Con più di due dozzine di queste sul set per
tutto il corso delle riprese, il dipartimento delle creature di
Hellboy II è stato uno dei più grandi. La Spectral Motion di
Los Angeles si è incaricata di 15 personaggi. Le inglesi Solution
Studios, Creature Effects e Euroart Studios, la spagnola DDT e
l‘ungherese Filmefex hanno anch'esse contribuito alle orde di troll,
goblin e creature della notte.
“Questo è il film più grosso al quale io abbia mai lavorato“ dice
Mike Elizalde, il fondatore della Spectral Motion. “E‘ stato molto
impegnativo ma anche remunerativo per l'ingegnosità dei personaggi e
per l'importanza che ognuno di essi ha nella storia.“
I molti ‚prodotti‘ della Spectral Motion includono Wink, lo
scagnozzo del Principe, pari a Hellboy in quanto a forza bruta. E‘
interpretato dall'attore Brian Steele, che è alto circa 1,85, ma
circa 2 metri e 20 nei panni della sciocca bestia. Il costume di
Wink, capolavoro dell‘ animatronic, pesa 60 chili. Adattato alla
massa corporea di Steele, il costume è stato sorprendentemente
manovrabile, ma camminarci è stata un'impresa. Le espressioni
facciali di Wink e i movimenti della sua mano tipo-arma (con mazza
incorporata) venivano controllati via radio dai ‚burattinai‘.
“La raffinatezza, la qualità, la meccanica, l'articolazione e la
personalità che sono state date a questi personaggi protesici è
incredibile. La prima volta che abbiamo visto Wink, non potevamo
crederci. L'intero set si è fermato e gli è andato intorno; era
incantevole“ elogia il produttore esecutivo Chris Symes.
Il coordinatore degli stunt BRAD ALLAN riassume il rispetto del
cast e della troupe per il lavoro di Brian Steele: “Lo sforzo che
Brian fa solo per far camminare il suo personaggio è sorprendente,
non parliamo poi del combattere.“
La coscienziosa e accurata routine quotidiana di Elizalde
comprendeva l'applicazione del trucco protesico a Hellboy. L'intera
faccia di Perlman veniva coperta, come gran parte del collo, delle
braccia e del torso, procedimento che richiedeva di solito tre ore.
“Avere la gomma incollata al corpo e alla faccia e andare davanti
alla macchina da presa e, al momento giusto, trasmettere l'emozione
richiesta, è duro“ dice Elizalde. “Ron è un grande attore e le sue
emozioni vanno oltre il trucco.“
Del Toro concorda: “Talvolta devo spingere o limitare un attore
che indossa le protesi fino a che lui o lei non trovi la giusta
lunghezza d'onda“ spiega. “Ma con Ron non ce n'è bisogno. Quell'uomo
è un mostro col trucco!”
Come già notato, agli artisti del trucco THOM FLOUTZ e SIMON
WEBBER ci volevano cinque ore ogni giorno per trasformare Doug Jones
in Abe Sapien. Il procedimento che i suoi due nuovi personaggi
richiedevano, l'imponente Angelo della Morte e l'affettato
Ciambellano, non erano meno laboriosi.
Perlman ricorda: “L‘ Angelo della Morte per me è stato il più
sbalorditivo tra i nuovi trucchi e concetti creati per il film. Ha
otto ali ed è alto 2,74 metri su una cornice di 37 chilogrammi.“
“Recito sempre personaggi sotto strati di trucco e protesi
davvero impegnative“ riflette Jones. “Talvolta sono pesanti,
talvolta calde; altre volte sono incollate addosso… oppure c'è una
maschera con dei meccanismi che mi impediscono di sentire le battute
degli altri personaggi, oppure c'è un problema di vista e io non
riesco a vedere dove devo andare. Ma il mio lavoro è quello di
apparire come se mi svegliassi così ogni mattina, e queste maschere
e questi ‘costumi' sono così meravigliosi che è molto divertente per
me farli muovere e vivere.”
Dodd spiega la necessità di più performer per il personaggio di
Johann: “Ho due animatori che si trovano su grandissime unità di
radio-controllo. Uno anima la mia bocca, che è fondamentalmente
fatta di due piccole cose che vanno su e giù a tempo con quello che
sto dicendo. E l'altro controlla quanto fumo si può vedere nella mia
bolla di vetro, oltre a – in molti momenti chiave – queste due cose
tipo occhi che sono davanti alla maschera che sono una forma di
apparato respiratorio. Ogni volta che Johann vuole sospirare, o c'è
un momento cruciale, il fumo verrà sparato da quei punti.”
Per le molte altre creature – dal venditore di girini al Capo
Cattedrale, alla frotta di troll - del Toro ha dato l'incarico delle
loro creazioni a un gran numero di artisti. E' famoso per far
rimbalzare le idee da un artista all'altro, e il risultato è
un'amalgama di creature che sembrano essere esistite sin dall'alba
dei tempi.
Facciamo partire l‘ingranaggio!
Combattere contro un esercito di robot
Il chiarimento che avviene nella Sala dell'Esercito d'Oro,
proprio vicino al rifugio dell'Angelo della Morte, è il climax
drammatico di Hellboy: The Golden Army . Questo spettacolo
sontuosamente coreografato ha coinvolto ogni reparto della
produzione.
La squadra degli stunt ha lavorato a stretto contatto con il
reparto degli effetti visivi nel pianificare la battaglia di Hellboy
con i soldati dell'Esercito d'Oro generati al computer. Ma la lotta
faccia a faccia tra Hellboy e il principe è un incontro in carne e
ossa che ha richiesto una stretta collaborazione tra gli stunt e gli
effetti speciali, per non parlare di quella tra Ron Perlman e Luke
Goss.
Il design teatrale della Sala dell'Esercito d'Oro ha
intensificato la ferocia della lotta. Le enormi ruote
dell'ingranaggio che stanno ai lati del palco in cui il principe
ispeziona imperialmente l'esercito diventano l'arena dei due
combattenti. Il movimento dei denti delle ruote è anche l'innesco
che porta in vita l'Esercito d'Oro. L'azione è iniziata con il grido
“Facciamo partire gli ingranaggi!” dell'aiuto regista CLIFF LANNING.
“Ogni film ha un range leggermente diverso di effetti e, in questo,
sono i denti della ruota a fare la differenza” dice l'assistente
supervisore SFX , MANEX EFREM, che ha supervisionato la loro
costruzione e le loro operazioni. “Grazie alle ruote, questa è una
lotta che non avete mai visto. Le ruote girano, alcune si muovono
verticalmente, altre sono dei meccanismi a leva. Somiglia molto a
una danza di guerra.”
Questi ingranaggi hanno ispirato il coordinatore degli stunt Brad
Allan. “Abbiamo visto la possibilità per un po' di comicità e di
agitazione. Abbiamo unito un po' di Charlie Chaplin in
Tempi
Moderni e un po' di Jackie Chan, più il nostro proprio sapore
Hellboy .”
I due combattenti hanno due stili di combattimento completamente
differenti, suggerisce Allan. “Hellboy è un uomo di forza, un
litigioso dal pugno di pietra. Il principe è tutto velocità e
furtività, è abile e fulmineo.“
Sebbene sia stato Luke Goss a recitare la maggior parte del
lavoro di lancia e spada, Allan ha alzato la posta in gioco
mischiando dei grandi artisti di arti marziali cinesi. Come Allan,
sono veterani della squadra di stunt di Jackie Chan. Dato che la
tecnica di lotta del principe si basa sulla sorpresa e la difesa,
del Toro e Allan hanno deciso di aggiungere alle sue mosse capriole
e salti mortali.
“Non avevo idea di come avrei fatto a trovare un bravo acrobata
della statura e con il fisico di Luke Goss, perché la maggior parte
di loro è bassa e tozza” dice Allan.
“Ma digitando ‘acrobata' su YouTube, ho trovato DAMIEN WALTERS —
un ragazzo alto, magro, biondo e con gli occhi azzurri che oggi è il
nr.3 nel mondo. Non è uno stunt professionista, ma le sue abilità e
qualità erano proprio quelle che cercavamo e il suo lavoro è stato
così straordinario che la troupe scoppiava in applausi dopo la
maggior parte delle sue scene.”
Nel brandire l'antica lancia di Bethmoora, il Principe Nuada non
conosce rivali. Infatti, in una precedente lotta a quella nella
Sala, quasi distrugge Hellboy. L'artista concettuale Velasco parla
della prima versione della lancia ideata e creata da PABLO ANGELES:
“L'idea principale era che la lancia fosse una sorta di congegno ad
incastro, così quando è corta può essere usata come una spada a
doppia lama che poi si estende fino a diventare lancia.” dice.
“Tutte le armi dei reali degli elfi sono riccamente decorate.
Abbiamo deciso di evitare i motivi soltanto celtici e di creare dei
disegni nuovi. Alla fine, ci siamo orientati verso degli ornamenti
più orientali e islamici.”
Dos Guillermos:
Compadres alle cineprese
Guillermo del Toro e il suo direttore della fotografia Guillermo
Navarro, sono alla loro quinta collaborazione. La più recente,
Il labirinto del fauno , ha portato a Navarro l'Oscar ® per
migliore fotografia nel 2007. La coppia ha anche fatto il primo
Hellboy insieme. In verità i due amici di vecchia data hanno
pianificato i loro movimenti di macchina prima che iniziasse la
produzione.
“Guillermo Navarro è il braccio destro creativo di GDT“ osserva
Doug Jones. “Quasi ogni ripresa in Hellboy II ha un
movimento di camera e, essendo un attore che dipende dal movimento,
mi piace che anche la macchina da presa si muove.“
Del Toro descrive il suo modo di lavorare con Navarro: “Noi
lavoriamo sempre prima del film. E‘ cominciato con
Cronos e
oggi è la stessa cosa. Guardiamo film insieme e discutiamo sulla
possibile fotografia e quando la fotografia del film che dobbiamo
fare non ha precedenti in film già realizzati, discutiamo su dipinti
o fumetti. Se non troviamo riferimenti discutiamo dei generi
stilistici, buttiamo giù delle linee guida, parliamo di che grana
vogliamo, che tipo di luce e poi facciamo i test. Testiamo il
guardaroba, il trucco, le acconciature e tutte le luci che useremo,
e poi raramente riparliamo di tutto questo durante le riprese.
Per i due filmmaker è stato importante girare un film diverso da
tutti quelli che la gente ha visto. Creando questo regno magico, il
mondo degli elfi e dei nuovi punti di vista rispetto alla mitologia
celtica, volevano mostrare un universo che era molto più esotico e
orientale di quello che il pubblico si aspettasse. Le riprese sono
state spesso complicate, specialmente quando Jones aveva due
personaggi in una scena (per es. c'è stato bisogno di una
controfigura vestita da Abe Sapien davanti alla camera dell'Angelo
della Morte, dove Jones era tutto truccato e vestito – con ali da 20
chili – appunto da Angelo. )”
“Guillermo è un amico e io ho fiducia in lui come artista e come
partner” dice del Toro. “Mi ha insegnato molto, e siamo compadres .
Lui rischia con me senza paura.”
****
Finite le riprese, tirati via strati di protesi e trucco e con il
suo taccuino molto più logoro, il regista e sceneggiatore del Toro
riflette sull'attrazione dell'eroe che ha trascorso la maggior parte
dell'ultimo decennio a spiegare: “Hellboy è un bravo ragazzo con un
atteggiamento operaio e un grande cuore per la sua famiglia di
mostri. Io mi identifico in lui al 100 per cento . Ha un lavoro
straordinario ma una mentalità da operaio. Lotta con i suoi demoni
interiori e combatte contro quello che gli altri vedono come il suo
destino. La sua è una storia di natura contro educazione, che offre
delle verità semplici ma meravigliose su cosa significhi essere
umano.”
E questa è il tipo di storia che del Toro sa raccontare meglio.
“Mi piacerebbe che la gente trovasse all'interno dei film di
Hellboy i suoi mostri preferiti” conclude. “Abbiamo tutti
bisogno di mostri per sognare, e questo è quello che stiamo
facendo.”
La collaborazione creativa di RON PERLMAN (Hellboy)
con Guillermo del Toro è iniziata con il primo film del regista,
Cronos , nel 1993. L'attore e il regista hanno poi lavorato di
nuovo insieme nove anni dopo per Blade II . Nel 2004, del
Toro ha realizzato un sogno di vecchia data e ha scelto Perlman come
protagonista di Hellboy .
Il pluripremiato attore si è costruito un'intrigante carriera al
cinema, in televisione e a teatro nel corso di più di 30 anni. Con
un master in lettere dell'Università del Minnesota, ha cominciato la
sua carriera professionale a teatro nella sua nativa New York,
immergendosi nelle opere sia di autori contemporanei come Pinter e
Beckett che di classici come Shakespeare, Marlowe, Ibsen e Chekov.
Di recente è tornato due volte sul palco a Broadway in
A Few
Good Men e Bus Stop .
La sua carriera cinematografica è iniziata nel 1981 con un ruolo
da protagonista nel film del regista francese Jean-Jacques Annaud,
vincitore di vari premi, La guerra del fuoco . Per il suo
ritratto dell'uomo delle caverne Amoukar, Perlman ha ricevuto una
nomination ai Canada's Genie Award. Cinque anni più tardi, Annaud lo
ha scelto per il ruolo del gobbo Salvatore nell'adattamento
cinematografico di “Il nome della rosa” di Umberto Eco.
Il lavoro di Perlman con registi francesi è continuato con un
ruolo da protagonista nel film pluripremiato di Jean- Pierre Jeunet
e Marc Caro La città perduta, candidato alla Palma d'Oro a
Cannes nel 1995 e come Miglior Film Straniero agli Independent
Spirit Awards, e con una nuova collaborazione con Annaud in
Il
nemico alle porte , con Jude Law e Rachel Weisz. Jeunet lo ha
anche scelto per il ruolo di Johner, accanto a Sigourney Weaver e
Winona Ryder, nel suo Alien – La clonazione del 1997.
I suoi altri crediti cinematografici includono ruoli in film
d'avventura di importanti major come L'isola perduta ;
Triplo gioco ; Fluke ;
Le avventure di Huck Finn
; I sonnambuli ;
Happy, Texas ; e
Star
Trek: La Nemesi . Tra i film indipendenti ricordiamo
Una
cena quasi perfetta e il cortometraggio, vincitore dell'Oscar ®
Two Soldiers .
Le tre stagioni di Perlman nell'acclamata serie televisiva
La
Bella e la Bestia le sono valse un Golden Globe come Miglior
Attore, due nomination agli Emmy e tre Viewers for Quality
Television Awards. I suoi altri lavori in televisione includono
La seconda guerra civile americana della HBO,
Mr. Stitch
, The Adventures of Captain Zoom in Outer Space ,
l'adattamento di Rob Nilsson del classico di Rod Serling
A Town
Has Turned to Dust e The Magnificent Seven .
I suoi più recenti crediti cinematografici e televisivi
comprendono: la miniserie di Stephen King
Desperation ;
l'indie di Larry Fessenden, acclamato dalla critica,
The Last
Winter ; The Mutant Chronicles di prossima uscita, con
Thomas Jane e John Malkovich; I Sell the Dead , con Dominic
Monaghan; Outlander , con Jim Caviezel e John Hurt;
The
Dark Country , esordio alla regia di Thomas Jane; e
Bunraku
, con Demi Moore, Josh Hartnett e Woody Harrelson.
Una delle attrici più emozionanti e versatili di oggi,
SELMA BLAIR (Liz Sherman) ha conquistato per la prima volta
l'attenzione del pubblico per la sua performance in
Prima regola
Non innamorarsi , una versione giovanile del romanzo clessico
“Le relazioni periscolose”.
Dopo essersi diplomata in Michigan, Blair si è trasferita a New
York City per realizzare il suo sogno di diventare una fotografa ma
si è ritrovata a studiare recitazione allo Stella Adler Conservatory
e al The Column Theatre.
Blair sarà presto vista in
My Mom's New Boyfriend di
George Gallo, con Antonio Banderas, Meg Ryan e Colin Hanks, e in
The Poker House di Lori Petty. Sul piccolo schermo Blair
interpreterà, insieme a Molly Shannon, lo spettacolo della NBC
Kath and
Kim , tratto dall'omonimo spettacolo di grande successo
australiano, e che andrà in onda nell'autunno 2008.
Blair ha interpretato per due stagioni la protagonista di
Zoe, Duncan, Jack & Jane della WB ed è apparsa nella commedia
di successo La rivincita delle bionde , accanto a Reese
Witherspoon. Ha poi recitato accanto a Cameron Diaz e Christina
Applegate in La cosa più dolce e in due film indipendenti
che le hanno fatto riscuotere gli elogi dei critici:
Kill Me
Later di Dana Lustig e il controverso
Storytelling di
Todd Solondz.
Blair ha recitato in
Hellboy di Guillermo del Toro ed
è apparsa in A Dirty Shame di John Waters. I suoi altri
crediti cinematografici recenti includono:
In Good Company
di Paul Weitz con Topher Grace; Pretty Persuasion di Marcos
Siega; e The Big Empty di Newton Thomas Sigel, con Elias
Koteas. E' stata di recente vista recitare accanto a Greg Kinnear e
Morgan Freeman in Feast of Love di Robert Bentos; in
Purple Violets di Ed Burn e in Waz di Tom Shankland,
con Stellan Skarsgård.
Il più piccolo di quattro fratelli, DOUG JONES (Abe
Sapien/Ciambellano/Angelo della Morte) è nato il 24 maggio 1960 a
Indianapolis, nell'Indiana, ed è cresciuto nella parte nordorientale
della città. Dopo aver frequentato la Bishop Chatard High School, è
approdato alla Ball State University dove si è laureato in
telecomunicazioni e teatro nel 1982.
Mentre studiava alla Ball State, Jones è entrato in un gruppo dal
nome “Mime Over Matter”. L'estato dopo la laurea ha lavorato come
mimo nel parco a tema Kings Island a Cincinnati, in Ohio. Ha anche
lavorato come contorsionista.
Dopo un breve periodo in teatro a Indiana, Jones si è trasferito
a Los Angeles nel 1985. Da allora ha recitato in più di 30 film, in
molte serie televisive (tra cui la pluripremiata
Buffy l'Ammazzavampiri
— il suo episodio “Hush” ha ricevuto due nomination agli Emmy),
più di 90 spot pubblicitari e video musicali per artisti del calibro
di Madonna, The Red Hot Chili Peppers e Marilyn Manson.
La sua ‘sensitiva' ed empatica interpretazione nei panni di Abe
Sapien in Hellboy del regista Guillermo del Toro ha
accresciuto la sua fama sia tra il pubblico che tra i critici nel
2004. Un anno dopo, del Toro gli ha dato la parte del protagonista
nel film più importante della sua carriera
Il labirinto del
Fauno . Oltre a interpretare Pan, Jones ha anche vestito i
panni di The Pale Man, un macabro personaggio con l'inclinazione a
mangiare i bambini. Lavorando con addosso pesanti protesi per
entrambi i personaggi, l'attore ha scelto di imparare e recitare le
sue battute in spagnolo arcaico. Il labirinto del fauno è
stato candidato a sei Oscars ® e ne ha vinti tre, tra cui Miglior
Trucco.
Il 2005 è stato un anno molto ricco per Jones. Oltre a
Il
labirinto del fauno , ha interpretato
Doom ,
Gli
scaldapanchina e Lady in the Water di M. Night
Shyamalan. Nel 2006, ha vestito gli abiti di Silver Surfer creando
un altro personaggio-icona del grande schermo nel blockbuster
campione d'incassi I fantastici Quattro e Silver Surfer .
Anche se noto per il suo lavoro con maschere e protesi, come lo
zombie Billy nel classico di Halloween
Hocus Pocus , o la
Spia Morlock nel remake del 2002 di The Time Machine ,
Jones ha recitato anche senza in film come
Adaptation , con
Nicolas Cage; Mystery Men , con Ben Stiller;
Batman –
Il ritorno , con Danny DeVito; e film indie come
Stalled
di Stefan Haves e A Series of Small Things di Phil
Donlon. Ha interpretato Cesare nel remake di David Lee Fisher del
2005 del classico muto del 1919 Il Gabinetto del Dr. Caligari
, che ha vinto tre premi allo Screamfest Horror Film Festival,
tra cui il Premio del Pubblico.
Jones era senza ‘maschera' e trucco anche nel suo ruolo guest nei
panni di un tossicodeipendente nell'epidosio “Blood Hungry” della
serie televisiva Criminal Minds .
Vedremo presto Jones in
Legion , e di nuovo in protesi
nei film indipendenti Super Capers e
My Name Is Jerry
.
Con personaggi memorabili al suo attivo, tra i quali Hank
Kingsley, la spalla in La mia vita nella famiglia Brady - The
Larry Sanders Show e il patriarca George Bluth Senior in
Ti
presento i miei (stagione 1) , JEFFREY TAMBOR (Tom Manning) ha lasciato il segno nella cultura popolare e, nel
corso della sua carriera, ha ricevuto sei nomination agli Emmy.
Nato e cresciuto a San Francisco, Tambor ha iniziato a studiare
recitazione a 12 anni. Si è laureato in letteere alla San Francisco
State University e ha conseguito un master in teatro alla Wayne
State University.
Ha esordito al cinema nel 1979nei panni dello squilibrato socio
di Al Pacino in … E giustizia per tutti di Norman Jewison.
Da allora i suoi crediti hanno incluso film provocatori come
Pollock, l'omaggio di Ed Harris all'artista Jackson Pollock, e
commedie come Il Grinch, per cui Ron Howard ha scelto
Tambor come Sindaco della Città dei Chi.
Tambor ha recitato accanto a Winona Ryder e Angelina Jolie in
Ragazze interrotte e ha interpretato anche:
Ti presento Joe
Black , Dr. Dolittle ,
Tutti pazzi per Mary ,
Scappo dalla città (La vita, l'amore e le vacche) ,
Mr.
Mom , Pastime ,
Crossing the Bridge ,
Article 99 , Che vita da cani di Mel Brooks,
L'ora
della rivincita , Saturday the 14th ,
Lisa ,
No Small Affair – Una cotta importante ,
Face Dancer
, Under Pressure ,
La casa sulle colline ,
Benvenutio a Radioland di George Lucas ,
Heavy Weights
, Il grande bullo ,
Never Again ,
Get
Well Soon e Learning Curves . Tambor ha prestato la
sua voce al Re Nettuno in SpongeBob il film .
Tambor ha ricevuto due nomination agli Emmy come Miglior Attore
non protagonista in una Commedia per il suo ritratto di George Bluth
Sr. nella serie, vincitrice dell' Emmy
Ti presento i miei .
Questa acclamata serie è stata candidate a due Golden Globe per
Migliore Commedia e Tambor ha vinto un Golden Satellite Award per
Miglior Attore non protagonista.
Nel corso dei suoi sei anni nel pluripremiato
The Larry
Sanders Show , è stato candidato quattro volte agli Emmy e
quattro ai CableACE Awards. Ha anche ricevuto una nomination
all'American Comedy Award.
Tambor ha recitato accanto al veterano attore John Lithgow nella
sitcom Twenty Good Years . I suoi tanti crediti televisivi
includono ruoli ricorrenti e apparizioni in serie come:
Hill
Street Blues , L.A. Law ,
American Dreamer ,
Studio 5-B e
Max Headroom: 20 Minutes Into the Future
. Ha interpretato la sua serie Mr. Sunshine , e ha
fatto un apparizione guest nell'episodio “ Dead Right” della serie
antologia dell'horror della HBO Tales from the Crypt .
Tambor è tornato al palcoscenico nel corso di tutta la sua
carriera. Di recente è apparso nei panni di Max Detweiler nella
produzione dell' Hollywood Bowl di The Sound of Music . A
Broadway, ha recitato accanto a Alan Alda e Liev Schreiber nel
revival, vincitore del Tony, di Glengarry Glen Ross , e in
Sly Fox , diretto da Arthur Penn. I suoi crediti includono
anche produzione per il New York Shakespeare Festival di
Misura
per Misura e produzioni di Los Angeles di
Sly Fox ,
The Hands of Its Enemy ,
A Flea in Her Ear ,
American Mosaic e Il gabbiano .
Ha diretto
Burn This di Lanford Wilson allo Skylight
Theatre di Los Angeles e ha recitato e diretto con molte prestigiose
compagnie della regione come il Seattle Repertory Theatre, l'Actors
Theatre of Louisville, il Milwaukee Repertory Theater, l'Academy
Festival Theatre a Chicago, lo Shakespeare Festival di San Diego, il
South Coast Repertory Theatre e il Loeb Drama Center della Harvard
University.
Quando non recita, Tambor insegna recitazione al Santa Monica
Playhouse.
Tambor vive a Los Angeles con sua moglie Kasia, suo figlio
Gabriel e sua figlia Eve.
L'attore LUKE GOSS (Principe Nuada) era membro
della band inglese multi-platino Bros. A 20 anni Goss aveva già
vinto il Brit Award, si era esibito allo Stadio Wembley e a concerti
tutto-esaurito in tutta Europa, Giappone, Australia e Canada. La sua
autobiografia sulla sua esperienza, diventata un bestseller, “I Owe
You Nothing”, è stta pubblicata dalla Harper Collins nel 1993.
Goss ha poi cominciato una nuova carriera, e ha trovato un nuovo
pubblico, interpretandoDanny Zuko nel musical di grande successo
Grease al West End di Londra. E' poi andato in tournee con lo
spettacolo in tutto il Regno Unito.
Goss si è fatto riconoscere come attore del grande schermo nel
2002 con performance in due film molto diversi fra loro: il film
drammatico indipendente di David S. Goyer
ZigZag , con John
Leguizamo, Oliver Platt, Natasha Lyonne e Wesley Snipes; e il
successo di Guillermo del Toro Blade II , con Snipes e Ron
Perlman. L'anno successivo ha interpretato il ruolo del protagonista
nel film inglese di gangster, che ha ricevuto ottime recensioni,
Charlie , e nella miniserie della Hallmark, vincitrice dell'Emmy,
Frankenstein , con Donald Sutherland e William Hurt.
Nel 2005, Goss si è spostato in India per interpretare il
protagonista dell'epica biblica One Night with the King ,
con Omar Sharif e Peter O'Toole. I suoi crediti recenti includono
anche: The Man – La talpa , con Samuel L. Jackson e Eugene
Levy; Mercenary con Steven Seagal;
Bone Dry , con
Lance Henriksen; Unearthed , con Emmanuelle Vaugier;
Deep Winter , con Michael Madsen; e
Shanghai Baby ,
con Bai Ling. Goss ha di recente finito di girare
Tekken ,
un film di fantascienza tratto dal popolare videogioco. Goss vive a
Los Angeles.
Nato nel 1940 da Arnold Herbert (un parroco anglicano) e Phyllis
Maseey (ingegniere e attrice dilettante), JOHN HURT (Trevor “Broom” Buttenholm) ha frequentato la scuola in Kent e
Lincoln. Era macchinista al Lincoln Repertory e ha studiato alla St.
Martin's School di Londra prima di vincere una borsa di studio per
la Royal Academy of Dramatic Art.
Hurt è diventato uno degli attori inglesi più conosciuti, stimati
dalla critica e versatili. Ha debuttato al West End nel 1962 e ha
continuato vincendo il Critics' Award per Miglior Attore Esordiente
con I nani di Harold Pinter. Sul palcoscenico ha anche
recitato in The Caretaker di Pinter;
The Shadow of a
Gunman di Seán O'Casey; Travesties di Tom Stoppard e
Un mese in campagna di Ivan Turgenev. L'anno 2000 ha visto
la sua grande performance in Krapp's Last Tape di Samuel
Beckett al West End di Londra.
L'imponente lavoro di Hurt in televisione è cominciato nel 1961 e
ha incluso ruoli importanti come Caligola in
I, Claudius ,
Raskolnikov in Delitto e Castigo e, ancora più memorabile,
Quentin Crisp nell'autobiografico The Naked Civil Servant (Il
funzionario nudo) , per il quale ha ricevuto un Emmy come
Miglior Attore e un BAFTA come miglior Attore Televisivo, e che ha
portato Crisp a dire che “John Hurt è il mio rappresentante qui
sulla Terra.”
Sul grande schermo sono stati i suoi ruoli nei panni di Max in
Fuga di mezzanotte (1978) e di John Merrick in
The
Elephant Man (1980) che lo hanno portato sotto i riflettori
internazionali con nomination agli Oscar ® rispettivamente per
Miglior Attore Non Protagonista e Miglior Attore. Il suo lavoro per
il cinema include un trio di ruoli nel 1984 che gli sono valsi
quell'anno l' Evening Standard per Miglior Attore:
Vendetta e Champions . I suoi molti film comprendono:
Un uomo per tutte le stagioni ,
Il campo ,
Scandal – Il caso Profumo , Rob Roy ,
Two Nudes
Bathing di John Boorman - per il quale ha ricevuto un CableAce
Award nel 1995 – e un'acclamata interpretazione in
Amore e morte
a Long Island di Richard Kwietniowski . Hurt è stato visto nel
ruolo del Dr. Iannis in Il mandolino del Capitano Corelli ,
diretto da John Madden.
Hurt ha girato
Krapp's Last Tape di Beckett per la regia
di Atom Egoyan nel 1999, e Tabloid , diretto da David Blair,
nel 2000. Nel 2001, Hurt ha interpretato
Tripla Identità ,
diretto da Marc Munden, Harry Potter e la pietra filosofale
, diretto da Chris Columbus e Owning Mahowny , diretto da
Richard Kwietniowski.
Nel 2002, Hurt ha vinto il Variety Club Award insieme a Penelope
Wilton per la loro interpretazione in
Afterplay di Brian
Friel. A questo è seguito il film Hellboy , diretto da
Guillermo del Toro, e The Alan Clark Diaries per la BBC.
Nel 2004, Hurt ha girato
The Skeleton Key , diretto da
Iain Softley, Shooting Dogs , diretto da Michael
Caton-Jones per la BBC Films, e La proposta , diretto da
John Hillcoat. E' stato anche premiato con un C.B.E.
Nel 2005, Hurt ha interpretato
V per Vendetta per la
Warner Bros.; è apparso al Wyndham's Theatre in
Heroes di
Gerald Sibleyras, adattato da Tom Stoppard e diretto da Thea Sharrock;
e ha vinto l'Olivier Award 2006 per Miglior Commedia. Nello stesso
anno ha interpretato Boxes , scritto e diretto da Jane
Birkin, e Outlander .
Nel 2007, Hurt ha girato
Oxford Murders – Teorema di un
delitto , diretto da Álex de la Iglesia;
Lezione 21
diretto da Alessandro Baricco
; Indiana Jones e il
regno del teschio di cristallo per Steven Spielberg (uscito a
maggio 2008); e Recount , diretto da Jay Roach, dove ha
vestito i panni dell'ex Segretario di Stato Warren Christopher.
Hurt ha di recente finito di girare un nuovo film di Jim Jarmusch, ed
è in preparazione con 44 Inch Chest , scritto da Louis
Mellis e David Scinto ( Sexy Best ) che verrà diretto da
Malcolm Venville.
Nato a Renfrew in Scozia, JOHN ALEXANDER (Johann
Kraus, il Goblin di Bethmoora) ha cominciato la sua carriera
artistica studiando danza moderna e movimento con la leggendaria
Margaret Morris al Celtic Ballet College di Glasgow.
Ancora adolescente si è trasferito a Londra per continuare a
studiare danza, recitazione e acrobatica, ed è andato in tournee per
tutta l'Europa e la Scandinavia con un gruppo comico acrobatico
francese. Dopo un lungo ingaggio alla Follies Bergère a Las Vegas, è
tornado a Londra per esibirsi i musical al West End. Nel corso di
una stagione di due anni con Michael Crawford in
Barnum al
London Palladium, ha sentito di un provino per una parte in cui gli
attori dovevano interpretare delle scimmie. Alexander è apparso per
la prima volta sullo schermo mascherato in
Greystoke: La
leggenda di Tarzan signore delle scimmie nei panni del leader
dei primati White Eyes.
Dopo aver interpretato il Leone Codardo e uno dei Wheelers in
Nel fantastico mondo di Oz , gli è stta offerta la parte di
Digit nel film diretto da Michael Apted
Gorillas nella nebbia:
la storia di Dian Fossey . Questo ruolo estremamente
impegnativo ha richiesto ad Alexander di far combaciare i suoi
movimenti con quelli di un vero gorilla. Gli ha anche dato
l'opportunità di lavorare con il leggendario makeup artist Rick
Baker.
Il suo successivo lavoro con Baker è stato
Mighty Joe Young
, un viaggio creativo durato più di due anni dai primi
‘passi'concettuali fino alla fine delle riprese. La carriera di
Alexander ha compreso anche collaborazioni con gli Stan Winston
Studios sui film Congo ,
Relic: l'evoluzione del
terrore e Zathura: Un'avventura spaziale .
Come attore la faccia di Alexander viene di solito completamente
oscurata dale sue caratterizzazioni di scimmie, zombie e alieni. Nel
suo ritratto di Jarra in Men in Black II , tuttavia, è
riconoscibile nonostante il trucco e le protesi.
Oltre a recitare, Alexander ha lavorato come coordinatore del
movimento e consulente per molti film. Lui e sua moglie Angela
vivono a Los Angeles dal1993.
Il più giovane ad aver mai creato una serie televisiva,
SETH M AC FARLANE (Johann Krauss – Voice) ha cominciato la
sua carriera studiando animazione e design alla Scuola di Design di
Rhode Island, dove ha creato il corto animato
The Life of Larry
. I dirigenti della Hanna-Barbera, colpiti dal suo lavoro,
hanno incoraggiato MacFarlane a spostarsi a Los Angeles nel 1995 per
creare e dirigere un cortometraggio per loro. Dopo essersi
trasferito a Los Angeles,ha continuato a lavorare su molte serie
animate, tra cui Ace Ventura: Pet Detective ,
Jungle
Cubs e Johnny Bravo .
La grande opportunità è arrivata per MacFarlane quando i
produttori della MADtv hanno scoperto
The Life of Larry e
lo hanno contattato per mandarlo in onda diviso in quattro brevi
segmenti. Sebbene l'accordo non andò a buon fine, i dirigenti della
FOX hanno riconosciuto il suo talento e gli hanno dato la
possibilità di creare una sua serie animata da trasmettere in prima
serata. Per i successivi sei mesi, MacFarlane ha creato, animato,
scritto, diretto e dato voce a tutti i personaggi maschili di quello
che sarebbe diventato Family Guy . Utilizzando tutti i
suoi contatti, amici e tutte le sue risorse per produrre il corto di
sette minuti, lo ha consegnato a maggio 1998 e, poche settimane
dopo, questo è stato comprato. MacFarlane ha poi ricevuto un Emmy
per la sua Performance Vocale nel ruolo di Stewie Griffin, e
Family Guy ha raccolto due nomination come Miglior Serie
Animata. Nel 2002, ha ricevuto un altro Emmy per le musiche e ibrani
originali di Family Guy .
MacFarlane lavora anche come co-creatore/produttore
esecutivo/voce della serie animate della FOX
American Dad!
, e sta producendo esecutivamente la serie live-action della FOX
The Winner . I suoi altri crediti televisivi includono un
lavoro come consulente produttore in The Pitts e ruoli
guest in Gilmore Girls .
Nato e cresciuto in Connecticut, MacFarlane vive a Los Angeles.
ANNA WALTON (Principessa Nuala) si è diplomata
alla Scuola di Arte Drammatica di Oxford nel 2004. Poco dopo ha
interpretato il film Vampire Diary , un cult di grande
successo ambientato nella scena trendy neo-gotica di Londra, per il
quale ha vinto il premio come Miglior Attrice al Festival
Internazionale di Milano del 2008. Walton ha poi interpretato
The Mutant Chronicles di Simon Hunter, con Ron Perlman, John
Malkovich, Devon Aoki e Thomas Jane. E' apparsa in produzioni della
BBC come Caravaggio ,
The Forgotten Pilot ,
The Fast Show e Bright Hair . A teatro a Oxford ha
recitato ruoli da protagonista in A Collier's Friday Night
, The Country Wife ,
The Cherry Orchard e
Picnic .
Quest'estate Walton comincerà le riprese, nel ruolo della
protagonista femminile Susannah, dell'importante nuova serie della
NBC Robinson Crusoe , che andrà in onda a settembre 2008.
Walton vive a Londra con suo marito e suo figlio.
Nato a Milford, in Michigan, BRIAN STEELE (Wink,
Cronie Troll, Capo Cattedrale , Fragglewump),
soprannominato “Creature Boy”, negli ultimi 20 anni si è trasformato
in innumerevoli creature terribili e in poche amabili. Nel primo
Hellboy , era l'implacabilmente prolisso demone Sammael, che si
moltiplicava ogni volta veniva ucciso.
Il primo lavoro di Steele dopo essersi trasferito a Los Angeles
nel 1987, è stato diventare il mostro di Frankenstein nel parco a
tema degli Universal Studios. E' stato qui che ha trovato la sua
vera strada! Mentre lavorava nel parco a tema, ha affilato le sue
capacità nel dare vita ai personaggi. Nel 1992, ha fatto un provino
per diventare l'amabile Bigfoot nello spettacolo televisivo
Harry e gli Hendersons . Ha recitato come sostituto per una
stagione, poi più tardi ha ottenuto il ruolo per completare la
serie. Destinato a recitatre in ‘maschera', ha cominciato a lavorare
in un'altra serie televisiva dal titolo
Earth 2 , in cui
interpreta un Terrian. Poco dopo ha avuto la sua prima opportunità
sul grande schermo con il ruolo di Kothoga in
Relic –
L'evoluzione del terrore .
“Per un ragazzo di provincial che correva a casa dopo scuola per
guardare Monster Week su Channel 50, questa è la più bella carriera
del mondo! dice Steele.
I suoi altri crediti cinematografici includono:
Men in Black
II , Resident Evil: Extinction ,
Lady in the Water
, Doom ,
The Cave – Il nascondiglio del diavolo
, Blade: Trinity ,
Underworld ,
The Edge
, Underworld: Evolution ,
Relic – L'evoluzione del
terrore e Underworld: Rise of The Lycans .
I REALIZZATORI DEL FILM:
Da quando ha vinto il Premio della Critica al Festival di Cannes
1993 e nove Oscar Messicani per il suo primo film, la co-produzione
USA-Messico Cronos , GUILLERMO DEL TORO (Regia di/Sceneggiatura di/Storia di) si è affermato come uno tra i
più ammirati e ricercati scrittori-registi internazionali. Con
l'uscita del suo film in lingua spagnola
Il labirinto del fauno
, che, alla sua presentazione al Festival di Cannes, è stato
accolto con una standing ovation senza precedenti di 25 minuti, del
Toro ha sigillato la sua posizione come successo sia di critica che
commerciale.
La Picturehouse ha distribuito
Il labirinto del fauno in
USA a dicembre 2006. Il film ha ricevuto sei nomination agli Oscar ®
(tra cui Miglior Film Straniero e Miglior Sceneggiatura Originale
per del Toro) e ne ha vinti tre. Ha anche vinto nove Ariel Awards
(tra cui Miglior Regia per del Toro) - di dodici nomination - tre
BAFTA (incluso Miglior Film Straniero) e sette Goya Awards – di 13
nomination - (incluso Miglior Sceneggiatura per del Toro). Inoltre,
Il labirinto del fauno ha ricevuto premi della critica a
Boston, Los Angeles e New York, ed è stato selezionato dalla
National Society of Film Critics come miglior film dell'anno. Ha
anche ricevuto una nomination ai Golden Globe èper Miglior Film
Straniero. E' attualmente il film in lingua spagnola che ha
incassato di più di tutti i tempi negli USA e il quinto film in
lingua straniera con i maggiori incassi nella storia dei botteghini
americani: 37,6 milioni di dollari.
D el Toro ha costruito la sua carriera muovendosi avanti e
indietro tra film indipendenti, film in lingua spagnola e produzioni
ad altissimo budget. Appassionato del genere horror gotico, del Toro
ha fatto seguire a Cronos il film horror
Mimic ,
che ha diretto e co-sceneggiato per la Dimension Films. Mira Sorvino,
Jeremy Northam, Josh Brolin e Charles S. Dutton sono gli interpreti
principali del film. E' poi tornato a soggetti spagnoli con il
soprannaturale film sulla Gueera Civile spagnola,
La spina del
diavolo . Distribuito in USA dalla Sony Classics, il film è
apparso nell'elenco dei “Migliori 2001” di pubblicazioni come
The New York Times e Newsweek . Nel 2004, dopo aver
completato il film di vampire della New Line
Blade II , con
Wesley Snipes e Kris Kristofferson, del Toro ha cominciato a
lavorare a Hellboy per Revolution Studios. Basato sulle
graphic novels di Mike Mignola per la Dark Horse, il film ha
preparato il terreno a questa sua attuale produzione
Hellboy:
The Golden Army , per la Universal Pictures.
La sua riuscita collaborazione con la Universal in
Hellboy:
The Golden Army ha portato del Toro a programmare con la
società nuove avventure. Ha siglato un accordo per il quale scriverà
e svilupperà progetti sia per lui come regista che per altri
cineasti. Inoltre, lui e i suoi colleghi, i filmmaker messicani
Alfonso Cuarón e Alejandro González-Iñárritu hanno creato la Cha Cha
Cha, una società di produzione che produrrà cinque film per
Universal Studios e Focus Features. I tre cineasti, che insieme
hanno 17 nomination agli Oscar ® e più di un miliardo di dollari di
incassi ai botteghini internazionali, dirigeranno ognuno un film e
supervisioneranno altri due film di altri registi. Il primo film che
uscirà da questa partnership è Rudi y Cursi , diretto da
Carlos Cuarón, con Gael García Bernal e Diego Luna.
Nel 2007, del Toro ha prodotto il film spagnolo
The Orphanage
, che è diventato il film in lingua che ha incassato di più
nella storia spagnola. La Picturehouse ha distribuito il film nelle
sale USA a dicembre 2007. Del Toro produrrà il remake Americano del
film nell'inverno di quest'anno. Produrrà anche il film horror
gotico Don't Be Afraid of the Dark per la Miramax. Del Toro
lavora come produttore esecutivo sul film di prossima uscita per la
Gaumont Splice , diretto da Vincenzo Natali e con Adrien
Brody e Sarah Polley. Altri progetti in sviluppo di del Toro
includono: The Witches , tratto dal romanzo di Roald Dahl,
per la Warner Bros., che lui produrrà con Alfonso Cuarón, e
The
Left Hand of Darkness , con la società americana di Francis
Coppola Zoetrope.
Gli interessi di del Toro si estendono anche al mondo della
televisione, dei giochi e delle graphic novel. Insieme al creatore
di “Hellboy” Mike Mignola, del Toro ha supervisionato la prodzione
di un videogioco del franchise “Hellboy”, uscito come gioco per la
Playstation 3. Per la Dark Horse, sta creando due graphic novel
originali e una serie di action figure.
Nel campo dell'animazione, del Toro ha lavorato come consulente
creativo nei film Hellboy: Sword of Storms ,
Hellboy:
Blood and Iron e Hellboy: The Phantom Claw , prodotti
da Revolution Studios e Konami. Inoltre è socio della società
d'animazione internazionale Magic Box, che svilupperà e produrrà
film d'animazione che riuniscono talenti creativi europei,
giapponesi e americani.
Nato nel 1964 a Guadalajara, in messico, del Toro ha frequentato
l'Università di Guadalajara. Ha studiato con l'artista degli effetti
speciali e del trucco, vincitore dell'Oscar ® Dick Smith per poi
creare la sua società di effetti speciali e trucco, la Necropolis,
S.A., a Guadalajara. All'inizio della sua carriera ha prodotto e
diretto molti film e programmi televisivi in Messico. Ha creato e
diretto molti episodi della serie TV messicana
Hora Marcada
per la Televisa. Nel 1985, a 21 anni, ha prodotto il film
Dona
Herlinda and Her Son con la regia di Jaime Humberto Hermosillo.
Del Toro è stato membro di molte giurie di festival
cinematografici. E' stato giurato dell'Independent Film Project's
Spirit Awards nel 1999 e nel 2000. E' stao giudice e mentore ai NHK
Awards del 2000 e ha presentato questi premi al Sundance Film
Festival lo stesso anno. Inoltre, del Toro è stato mentore di molti
giovani filmmaker e ha lavorato da dietro le quinte per il Festival
Cinematografico di Guadalajara e per il lab per filmmaker del
Sundance Institute che si tiene ogni anno a Guadalajara.
Del Toro è autore di uno studio critico sul cinema di Alfred
Hitchcock, pubblicato dalla University of Guadalajara Press. La
Miracle Press ha pubblicato la sua sceneggiatura di
Cronos
in Messico. La sua sceneggiatura di Hellboy , insieme al
suo lavoro concettuale per il film, sono stati di recente pubblicati
dalla Dark Horse Publications.
MIKE MIGNOLA (Storia di/Tratto dal Fumetto della
Dark Horse Comic di/Co-produttore esecutivo) è nato il 16 settembre
1960 a Berkeley, in California, ed è cresciuto nella vicina Oakland,
figlio maggiore di un duro e coriaceo ebanista. La sua passione per
fantasmi e mostri è cominciata quando era un bambino (non ricorda
come) e leggere “ Dracula” a 12 anni gli ha aperto il mondo della
letteratura e del folklore vittoriani dai quali non si è mai più
ripreso.
Dopo la laurea al California College of Arts and Crafts nel 1982
(con la speranza di disegnare mostri per guadagnare), Mignola si è
trasferito a New York per iniziare una carriera nel campo del
fumetto. Cominciando dalla gavetta per la Marvel Comics, si è
velocemente trasformato in un artista non-male in fumetti come “
Rocket Raccoon”, “Alpha Flight” e “Hulk”. Alla fine degli anni'80 ha
cominciato a sviluppare il suo proprio stile grafico e ha lavorato
su progetti di profilo commerciale più alto come “ Cosmic Odyssey”
(1988) e “Dall'inferno a Gotham” (Gotham by Gaslight, 1989) per la
DC Comics, e sul non così commerciale “Fafhrd and the Gray Mouser”
(1990) per la Marvel. Nel 1992 ha disegnato l'adattamento a fumetti
del film Dracula di
Bram Stoker per la Topps
Comics, che lo ha portato a lavorare (brevemente) con Francis Ford
Coppola sul film.
Nel 1993, Mignola si è unito ad altri creatori di fumetti (John
Byrne, Frank Miller, Geof Darrow, etc.) per creare la serie
editoriale Legend alla Dark Horse Comics, e qui ha ideato Hellboy ,
un duro e coriaceo agente segreto che potrebbe – o non potrebbe –
essere la bestia dell'apocalisse. La prima storia di “ Hellboy” (“
Seed of Destruction”, 1994) l'ha scritta insieme a John Byrne, poi
Mignola ha continuato a scrivere da solo e, scritte da lui, ci sono
sei graphic novel di “ Hellboy” (alte sono in cantiere), molti
spin-off (“ Hellboy: Weird Tales”, “Hellboy Junior”, “B.P.R.D.”),
due antologie di racconti in prosa, molti romanzi, due film
d'animazione e i film live action con Ron Perlman. “ Hellboy” ha
riscosso una grande quantità di premi nel mondo del fumetto e viene
pubblicato in molti paesi.
Mignola ha anche lavorato come scenografo per il film Disney
Atlantis: l'impero perduto (2001) ed è stato consulente visuale
del regista Guillermo del Toro in Blade II (2002) e
Hellboy (2004).
Nel 2001, Mignola ha creato il fumetto pluripremiato “ The
Amazing Screw-On Head” (recentemente trasformato in animazione) Nel
2006, ha scritto insieme a Christopher Golden il romanzo “ Baltimore:
or the Steadfast Tin Soldier and the Vampire ”, pubblicato dalla
Bantam Books nel 2007.
Mignola vive da qualche parte nella California del Sud con sua
moglie, sua figlia e il gatto.
In 40 anni di carriera LAWRENCE GORDON (Prodotto
da) si è affermato come uno dei produttori più di successo e
prolifici dell'industria dello spettacolo. Al suo attivo ha film
senza tempo come L'uomo dei sogni , candidato a tre premi
Oscar ® incluso quello per Miglior Film; la pietra miliare
dell'action Die Hard – Trappola di cristallo ; e
l'importante “buddy picture” 48 ore , con Eddie Murphy e
Nick Nolte. Ha portato Hellboy sul grande schermo nel 2004.
Nato a Yazoo City, in Mississippi, Gordon si è laureato in
business administration alla Tulane University. Dopo essersi
trasferito a Los Angeles all'inizio degli anni '60, è andato a
lavorare come assistente esecutivo di Aaron Spelling alla Four Star
Television ed è presto diventato scrittore e produttore associato di
molti spettacoli di Spelling. Ha continuato con un breve periodo
come capo dello sviluppo talenti della West Coast per la ABC
Television e poi come executive con la Bob Banner Associates. Nel
1968, si è unito a Sam Arkoff e Jim Nicholson alla American
International Pictures (AIP) come story editor e ha fatto carriera
fino a diventare vice presidente incaricato dello sviluppo. Si è poi
spostato alla Screen Gems, la divisione televisiva della Columbia
Pictures, come vice presidente, e ha contribuito a mettere insieme
il film TV classico Brian's Song , e il primo “romanzo per
la televisione”, l'adattamento di “QB VII” di Leon Uris.
Accettando l'offerta di diventare il primo executive nella storia
della società a dirigere la produzione internazionale, Gordon è
tornato alla AIP. I suoi tanti progetti hanno incluso:
Coffy
; Foxy Brown ;
Gli angeli dell'inferno '69 ;
Quattordici o guerra ;
Dillinger di John Milius
, (che Gordon ha anche prodotto esecutivamente); e il
pionieristico e controverso successo di animazione di Ralph Bakshi
Heavy Traffic (uno dei film inseriti nella classifica dei
Top-10 dal The New York Times nel 1973).
Gordon ha poi creato la Lawrence Gordon Productions, cominciando
una lunga collaborazione di grande successo con il regista Walter
Hill. Tra i titoli memorabili del duo ci sono:
L'eroe della
strada , con Charles Bronson; Driver l'imprendibile ,
con Ryan O'Neal e Isabelle Adjani; il film cult
I guerrieri
della notte ; 48 ore , con Nick Nolte e un ancora
sconosciuto Eddie Murphy; la favola rock-and-roll
Strade di
fuoco ; Chi più spende… più guadagna , con Richard
Pryor e John Candy; e Ancora 48 ore , con la stessa squadra
del primo film. Gordon ha anche prodotto la commedia di successo
La fine… della fine , con Burt Reynolds, e ha di nuovo lavorato
con l'attore nel film campione d'incassi
Collo d'acciaio .
In questo stesso periodo Gordon ha prodotto il film scritto da Paul
Schrader Rolling Thunder , con William Devane e Tommy Lee
Jones; e il musical, diventato uncult,
Xanadu , con Olivia
Newton-John e Gene Kelly. Nel 1982, si è ri-unito con il suo vecchio
capo Aaron Spelling per creare e produrre esecutivamente la serie
televisiva della ABC di lunga programmazione
Matt Houston .
Nel 1984, Gordon è diventato presidente e chief operating officer
della 20 th Century Fox e ha supervisionato titoli di successo come
Aliens : Scontro finale di James Cameron;
Dentro la
notizia - Broadcast News di James L. Brooks;
Commando
, con Arnold Schwarzenegger; e Il gioiello del Nilo , con
Michael Douglas, Kathleen Turner e Danny DeVito. Durante il suo
incarico è stata creata la serie televisiva
The Simpsons da
Matt Groening e James L. Brooks, e altre serie di Stephen Bochco e
David E. Kelley.
Dopo un periodo di lavoro alla Fox, Gordon ha prodotto il film,
acclamato dalla critica, Lucas , l'esordio alla regia di
David Seltzer; e Jumpin' Jack Flash , con Whoopi Goldberg,
il primo film di Penny Marshall come regista.
Gordon ha anche prodotto per il teatro. Per Broadway, ha prodotto
il musical Smile , con musiche del vincitore del Tony, del
Grammy e dell'Oscar ® Marvin Hamlisch e libretto e testi del
vincitore del Tony e dell'Oscar ® Howard Ashman. Off-Broadway Gordon
è stato premiato con il prestigioso Drama Desk Award per il suo
revival di Joe Orton Entertaining Mr. Sloane .
Nel 1987, Gordon ha prodotto il successo dell'estate
Predator
, con Arnold Schwarzenegger, e più tardi, il sequel. Poi, nel
1988, ha prodotto il blockbuster Die Hard – Trappola di
cristallo , che ha presentato Bruce Willis come un eroe
d'azione. Il film ha continuato con due sequel di successo
affermandosi come uno dei franchise di maggiore successo e più
imitati della storia del cinema.
Nel 1989, Gordon ha prodotto
L'uomo dei sogni ,
l'amatissimo film con Kevin Costner diretto da Phil Alden Robinson.
Questa distribuzione Universal ha ricevuto tre nomination agli Oscar
® , tra cui quella per Miglior Film, mentre il titolo “uomo dei
sogni” è entrato a far parte del linguaggio americano.
Successivamente, Gordon ha prodotto
Affari di famiglia ,
diretto da Sidney Lumet e con Sean Connery, Dustin Hoffman e Matthew
Broderick; la commedia di successo Poliziotto a quattro zampe
con James Belushi; Rocketeer , diretto da Joe Johnston,
per la Walt Disney; e Lock Up , con Sylvester Stallone.
Nel 1989, Gordon ha creato la Largo Entertainment con il sostegno
della JVC Entertainment, Inc. giapponese, che rappresenta il primo
grande investimento dei nipponici nell'industria
dell'intrattenimento. Come amministratore delegato e chief executive
officer della società, Gordon è stato responsabile della produzione
di film come Point Break , con Patrick Swayze e Keanu
Reeves; Abuso di potere , con Kurt Russell, Ray Liotta e
Madeleine Stowe; La vedova americana , con Shirley MacLaine,
Jessica Tandy, Kathy Bates, Marcia Gay Harden e Marcello Mastroianni;
e Timecop – Indagine dal futuro , con Jean-Claude Van Damme.
La Largo ha anche co-finanziato e gestito la distribuzione
all'estero dell'acclamato Malcolm X , diretto da Spike Lee
e con Denzel Washington nei panni del protagonista.
Nel 1994, Gordon ha lasciato la Largo per un contratto di
produzione a lunga scadenza con la Universal Pictures. Alla
Universal, la sua prima produzione è stato il controverso film con
Kevin Costner Waterworld , che ha incassato 300 milioni di
dollari in tutto il mondo. Tra le altre produzioni di Lawrence
Gordon ci sono: L'ombra del diavolo , con Harrison Ford e
Brad Pitt; l'acclamtao dalla critica Boogie Nights ,
diretto da Paul Thomas Anderson e con Mark Wahlberg, Burt Reynolds,
Heather Graham e Julianne Moore; e Mystery Men , con Ben
Stiller.
Nel 2001, Gordon ha prodotto due film che hanno aperto al primo
posto al botteghino: il successo dell'estate
Tomb Raider ,
con il premio Oscar ® Angelina Jolie, e l'acclamato
K-PAX ,
con il due volte premio Oscar ® Kevin Spacey e il quattro volte
candidato all' Oscar ® Jeff Bridges. Nell'estate 2003, è uscito
Tomb Raider: la culla della vita con Angelina Jolie di nuovo
nel ruolo di Lara Croft. Gordon ha prodotto
Hellboy , con
la regia di Guillermo del Toro, nel 2004.
Gordon va ancora forte. A settembre il regista Zack Snyder (
300 ) ha cominciato le riprese dell'attessissimo
Watchmen
, tratto dalla graphic novel di Alan Moore (nella classifica
dei “100 romanzi più belli” della rivista
Time ).
Watchmen uscirà nelle sale americane a marzo 2009.
Gordon è membro del Consiglio d'Amministrazione della Producers
Guild of America. E' stato membro del Consiglio della Academy of
Motion Picture Arts and Sciences, e dell' American Film Institute.
E' stato onorato con il premio alla carriera della ShoWest e con il
prestigioso premio David O. Selznick della Producers Guild of
America.
MIKE RICHARDSON (Prodotto da) è presidente e
fondatore della Dark Horse Comics, la pluripremiata casa editrice
internazionale che ha fondato nel 1986. E' anche presidente della
Dark Horse Entertainment, per la quale ha prodotto numerosi progetti
per il cinema e la televisione.
Oltre a produrre film come
My Name Is Bruce ,
Hellboy e Mystery Men , ha anche prodotto film tratti
da molte delle sue creazioni, tra cui
The Mask e
Timecop – Indagine dal futuro . Richardson possiede una catena
di negozi di cultura pop “Things From Another World” situati dalla
Universal CityWalk di Los Angeles fino alla sua città di nascita in
Milwaukie, Oregon.
Le recenti attività imprenditoriali includono la sua nuova casa
editrice, M Press, una divisione giocattoli, la Dark Horse Deluxe e
un pluripremiato sito web. Richardson ha scritto numerose graphic
novels e serie di fumetti, oltre a “Comics Between the Panels” e
“Blast Off!”, due libri sulla cultura pop che hanno riscosso un
geande successo di critica. Vive con sua moglie Karie e le loro tre
figlie a Lake Oswego, in Oregon.
Hellboy: The Golden Army è il sequel di
Hellboy
del 2004 , tratto dalla serie di fumetti pluripremiata
firmata Mike Mignola, diretto dal candidato all'Oscar ® Guillermo
del Toro, e con Ron Perlman, Selma Blair, Doug Jones e Jeffrey
Tambor. Il film ha incassato 100 milioni di dollari in tutto il
mondo e ha riscosso un ancora maggiore successo in DVD.
LLOYD LEVIN (Prodotto da) ha prodotto
Hellboy: The Golden Army con Lawrence Gordon continuando un
sodalizio lavorativo cominciato a metà degli anni '80. I due stanno
attualmente producendo Watchmen , tratto dall'importante
romanzo a fumetti di Alan Moore e Dave Gibbons, diretto da Zack
Snyder e con Malin Akerman, Billy Crudup, Matthew Goode, Jackie
Earle Hayley, Jeffrey Dean Morgan e Patrick Wilson. Pubblicato
dalla DC Comics tra il 1986 e il 1987,
Watchmen è l'unica
graphic Novel ad aver vinto l'Hugo Award e ad essere stato inserito
nella lista della rivista Time dei “100 Migliori Romanzi in
lingua inglese dal 1923 a oggi”.
Recentemente Levin ha prodotto
United 93 con la Working
Title Films per la Universal Pictures. Diretto da Paul Greengrass,
United 93 è stato candidato a due premi Oscar ® , tra cui
Miglior Regia, ed è stato nominato Miglior Film dell'Anno dal New
York Film Critics Circle. E' stato candidato a sei premi BAFTA,
incluso Miglior Film Inglese, e ha vinto due BAFTA per Miglior
Regista e Miglior MOntaggio.
La collaborazione di Levin con Greengrass continua con il nuovo
film del regista, un thriller ancora senza titolo sulla guerra in
Iraq, tratto dal libro del giornalista Rajiv Chandrasekaran,
acclamato dalla critica, Imperial Life in the Emerald City
, e ha come interpreti Matt Damon, Greg Kinnear, Amy Ryan, Jason
Isaacs e Brendan Gleeson.
Il primo film di Levin, come produttore associato, è stato
Die Hard – Trappola di cristallo , tratto da “Nothing Lasts
Forever”, un libro che Levin ha portato all'attenzione di Lawrence
Gordon e di cui, una volta diventato film, ha supervisionato lo
sviluppo. Levin ha lavorato come produttore associato in due film
candidati all'Oscar® L'uomo dei sogni (1989), diretto da
Phil Alden Robinson e con Kevin Costner, e
Poliziotto a quattro
zampe (1989), con James Belushi. Nel 1990, Levin è stato
produttore esecutivo di 58 minuti per morire (
Die Hard
2) e Predator 2 . Nel 1991, ha prodotto
Rocketeer
, diretto da Joe Johnston con Billy Campbell e Jennifer
Connelly.
Alla Largo Entertainment, Levin ha lavorato come direttore di
produzione, supervisionando la produzione di film di grande successo
come Point Break , diretto da Kathryn Bigelow con Keanu
Reeves e Patrick Swayze; Abuso di potere , con Kurt Russell
e Ray Liotta; and Timecop – Indagine dal futuro , con
Jean-Claude Van Damme. Ha anche prodotto esecutivamente
La
vedova americana , con Shirley MacLaine, Kathy Bates e Marcello
Mastroianni.
Dopo aver lasciato la Largo, Levin ha continuato il suo
sodalizio con Gordon da produttore. Nel 1997, ha prodotto
esecutivamente L'ombra del diavolo , con Harrison Ford e
Brad Pitt. Nello stesso anno ha anche prodotto
Punto di non
ritorno, con Laurence Fishburne e Sam Neill. Nel 1998, ha
prodotto l'originalissimo film di Paul Thomas Anderson
Boogie
Nights . Candidato a tre premi Oscar®;
Boogie Nights è
stato interpretato da Mark Wahlberg, Julianne Moore, William H. Macy,
Philip Seymour Hoffman, John C. Reilly, Heather Graham e Burt
Reynolds. Nel 1999, Levin ha prodotto
Mystery Men , con Ben
Stiller, William H. Macy e Geoffrey Rush, seguito da
Tomb Raider
, con Angelina Jolie. Il film, che si basa sull'omonimo
videogame, ha incassato in tutto il mondo più di 280 milioni di
dollari, diventando la pellicola action con una protagonista
femminile di maggiore successo di tutti i tempi. Ha anche prodotto
K-PAX – Da un altro mondo , diretto da Iain Softley con
Kevin Spacey e Jeff Bridges, e Tomb Raider: la culla della vita
.
CHRIS SYMES (Produttore esecutivo) ha già
lavorato in Ungheria come produttore esecutivo dell'avventura
fantasy Eragon nel 2006. I suoi crediti cinematografici
includono anche AVP: Alien vs. Predator ,
Resident Evil
e The Match . Ha prodotto un pilot televisivo
The
Sight .
Symes ha completato i suoi studi con lode all'Accademia di Belle
Arti di Bath nel 1985 prima di iniziare una carriera in produzione
al televisione e al cinema. Nel corso dei numerosi anni di lavoro
freelance, ha prodotto video musicali e, nel 1991, è entrato alla
Propaganda Films Europe ( Sleepers ,
Ritratto di
signora , Cuore selvaggio ) con base a Hollywood. E'
diventato capo della produzione europea nel 1994, e un anno più
tardi è stato nominato manager della Propaganda Films Europe,
diventato responsabile dell'intero reparto budget europeo, di tutti
gli aspetti della produzione e dello sviluppo di nuovi progetti e
dei talenti creativi.
Symes vive a Londra.
Il direttore della fotografia premio Oscar ®
GUILLERMO
NAVARRO (Direttore della fotografia) è nato e cresciuto a
Città del Messico. Ha collaborato a lungo con Guillermo del Toro, e
ha girato con lui Cronos ,
La spina del diavolo ,
Hellboy e
Il labirinto del fauno . Il suo lavoro
per El Laberinto del Fauno , come è noto in Spagna, gli è
valso, tra gli altri, un Oscar ® , un Film Independent's Spirit
Award, un Ariel Award messicano e un New York Film Critics Circle
Award.
All'inizio della sua carriera, Navarro si è trasferito in Europa
per lavorare come apprendista e assistente del direttore della
fotografia Ricardo Aronovich, AFC, in Francia. Al suo ritorno in
Messico, Navarro ha curato la fotografia del film, acclamato dalla
critica, Cabeza de Vaca per il regista Nicolás Echeverría,
guadagnando un premio per Miglior Fotografia alla Mexican Academy.
Il film è entrato nella rosa degli Oscar ® come Film Straniero.
Da allora Navarro si è trasferito a Los Angeles e ha
ripetutamente collaborato con i registi Robert Rodriguez e Quentin
Tarantino in film come Desperado ,
Four Rooms ,
Dal tramonto all'alba e
Jackie Brown . Navarro ha
curato la fotografia di importanti film action e di effetti speciali
come Spy ,
Zathura: Un'avventura spaziale ,
Spawn e Stuart Little . Il suo lavoro è stato visto di
recente nel film del regista Shawn Levy
Una notte al museo
, con Robin Williams e Ben Stiller.
STEPHEN SCOTT (Scenografo) ha cominciato la sua
carriera nel reparto scenografia della BBC Television per poi
migrare come freelance nell'industria cinematografica un decennio
dopo. E' un professionista di grande esperienza, avendo cominciato
dalla gavetta per poi salire fino alla vetta accumulando esperienza
e sapere sul campo ed è noto nell'industria dell'intrattenimento per
il suo approccio innovativo alla scenografia in tutte le scale e nei
diversi argomenti, con una raffinata e coscienziosa attenzione per i
dettagli.
I crediti di Scott come scenografo includono il primo
Hellboy
di Guillermo del Toro. Scott ha anche ideato le scenografie di:
Doom ,
Highlander: Endgame e di episodi della
serie televisiva Britannica Doctor Who . Altri crediti come
art director includono: 007 – La morte può attendere ,
007 – Il domani non muore mai , Il primo cavaliere ,
Occhi nel buio ,
Indiana Jones e l'ultima crociata
, Madame Sousatzka e
Inspector Morse . Ha lavorato
come assistente art director in Intervista con il Vampiro e
Indiana Jones e il tempio maledetto .
Scott vive a Londra ma gli piace lavorare in tutti gli angoli del
mondo – ovunque il lavoro lo porti. Il suo lavoro e la sua forte
energia creativa sono largamente stimate dagli altri e della sua
generosità di spirito e della sua autorità molti hanno fatto tesoro.
BERNAT VILAPLANA (Montatore) ha lavorato per la
prima volta con il regista Guillermo del Toro in
Il labirinto
del fauno , girato in Spagna e qui noto come
El Laberinto
del Fauno . Il suo lavoro sul film è stato premiato con due
premi per Miglior Montaggio, il Goya e il Cinema Writers Circle
Award, entrambi in Spagna. E' stato anche candidato al messicano
Ariel Award. I crediti cinematografici di Vilaplana includono: il
pluripremiato La Zona ,
Lo Mejor de mi ,
La
Monja , Morir en San Hilario ,
Business ,
Yo Puta , Beyond Re-Animator ,
La Simetria ,
Maresme e
La Escapada . Per la televisione
spagnola ha montato Rumors .
Vilaplana vive a Barcellona.
MIKE ELIZALDE (Creature e Effetti Trucco creati
da) è nato a Mazatlan Sinaloa, in Messico nel 1960 ed è emigrato
negli Stati Uniti con i suoi genitori quando aveva cinque anni. Si è
cominciato ad interessare ai mostri e agli effetti da bambino
guardando film come Frankenstein e
Il mostro della
laguna nera . Il lavoro di Rick Baker in
Un lupo mannaro
Americano a Londra gli ha fatto desiderare di lavorare per
l'industria dell'intrattenimento come artista e tecnico.
Con le inestimabili informazioni evidenziate nel libro di Lee
Baygan “ Techniques of Three Dimensional Makeup ”, Elizalde ha messo
insieme un portfolio di disegni originali e ne ha mandato copie a
molte società di makeup-effects mentre faceva il servizio militare.
E' entrato nell'industria nel 1987 dopo essere stato congedato con
onore dale forze armate e si è subito fatto notare come scultore,
makeup artist e designer, e come uno degli ingegnieri dell'animatronic
più bravi.
Elizalde ha lavorato a più di 60 film, tra cui
Men in Black
, A.I .
Intelligenza artificiale ,
Hellboy e X-Men: Conflitto finale . Con sua moglie
Mary ha creato nel 1994 la Spectral Motion Incorporated per mezzo
della quale produrre e vendere una serie di modelli originali
scolpiti da Elizalde. Il travolgente successo di questa impresa ha
accresciuto il suo desiderio di aprire una sua società di mostri e
makeup effects. Negli anni successivi la Spectral Motion ha
partecipato alla creazione di creature e effetti trucco in
collaborazione con società di effetti di altissimo livello come la
Cinovation di Rick Baker e la Stan Winston Studio. L'opportunità per
diventare indipendenti arrivò quando il regista Guillermo del Toro
gli ha offerto un contratto per creare gli effetti per
Hellboy
, il quarto film di larga distribuzione di del Toro.
Oggi la Spectral Motion è riconosciuta come una delle società di
creazione di creature e di effetti trucco leader nell'industria
dello spettacolo e ha ricevuto due riconoscimenti dall' Academy of
Motion Picture Arts and Sciences e un premio Saturn per Miglio
Trucco dall' Academy of Science Fiction, Fantasy and Horror Films
nel 2004 per Hellboy .
Come capo della Spectral Motion, Elizalde traduce le richieste di
creature e trucco di registi e produttori dei film che lui
supervisiona. Il risultato finale è un arazzo di personaggi esibiti
nel crescente elenco di film presenti nel curriculum della Spectral
Motion. E' membro della Screen Actors Guild e della Makeup and
Hairstylists Guild, Local 706.
Laureata al Wimbledon College of Art,
SAMMY SHELDON
(Costumista) ha cominciato la sua carriera come assistente
costumista in film come Il Gladiatore di Ridley Scott e
Plunkett & Macleane di Jake Scott. Ha continuato curando i
costumi per Black Hawk Down – Black Hawduk abbattuto di
Scott e per il mockumentary, The Calcium Kid , con Orlando
Bloom. Ha ricevuto la sua seconda nomination ai BAFTA per Migliori
Costumi per Il mercante di Venezia , con Al Pacino e Jeremy
Irons. Sheldon era stata già nominata per il suo lavoro
sull'adattamento in chiave moderna della BBC di
I racconti di
Canterbury .
Sheldon ha anche ideato i costumi per la commedia
Kinky Boots
, The Hitchhiker's Guide to the Galaxy ,
V per
Vendetta e Stardust di Matthew Vaughn, con Claire
Danes, Michelle Pfeiffer, Sienna Miller e Robert De Niro. Dopo
Hellboy: The Golden Army , ha curato i costumi per il thriller,
ancora senza titolo, del regista Paul Greengrass con Matt Damon.
Sheldon è nata a Manchester e vive a Londra.
DANNY ELFMAN (Musica di) è nato nel 1953, a Los
Angeles, in California dove attualmente risiede. Nel corso degli
ultimi 20 anni è diventato uno dei più importanti compositori per il
cinema di Hollywood. Elfman ha scritto quasi 50 colonne sonore con
il suo sound unico, tra cui Batman ,
Spider-Man ,
Men in Black ,
Beetlejuice – Spiritello porcello ,
Edward mani di forbice, Nightmare Before Christmas e
Pee-wee's Big Adventure . Inoltre ha curato le musiche per film
come Big Fish – Le storie di una vita incredibile ,
Will Hunting – Genio ribelle , L'ultima eclissi ,
Fuga di mezzanotte , Da morire ,
Dollari sporchi
, Sommersby e
Chicago . Per la televisione,
Elfman ha creato i temi contaminati di
The Simpsons e
Desperate Housewives . I suoi riconoscimenti includono un
Grammy, un Emmy e tre nomination agli Oscar ® .
La prima esperienza di Elfman come compositore, e come performer,
è stata per un gruppo teatrale francese, Le Grand Magic Circus, a 18
anni. L'anno successivo ha collaborato con suo fratello Richard
esibendosi con un teatro-musical sulle strade della California.
Elfman ha poi lavorato con il “cabaret musical surrealistico” per
sei anni, usando quest'esperienza per esplorare molti e diversi
generi musicali. Per 17 anni ha scritto e suonato con la rock band
Oingo Boingo, producendo successi come “Weird Science” e “Dead Man's
Party.”
Nel 2005, Elfman ha lavorato con il regista Tim Burton per i film
Charlie e la fabbrica di cioccolato e il film musical
d'animazione stop-motion La sposa cadavere . I suoi altri
progetti nel 2006 e 2007 includono le colonne sonore per il film
d'animazione computerizzata I Robinson – Una famiglia spaziale
, il recente adattamento di La tela di Carlotta e
The Kingdom . Sta attualmente lavorando a
Wanted , con
James McAvoy, Morgan Freeman e Angelina Jolie.
DAL MOLIN....
A Vicenza il 5 ottobre una grande
occasione di coscienza italiana. Non è in ballo solo la Dal Molin, ma la
riscossa critica di un Paese "in coma".
o.b.
Se la nuova base militare destinata a
Vicenza fosse alimentata da energie rinnovabili, costruita con
materiali ecologici e perfettamente coibentata, avremmo un bel po’ di
problemi in meno. Potremmo parlare “solo” di guerra, meccanismi di
ordine mondiale, progetti di dominio territoriale…
Ma le cose non stanno così e il discutibile fine della “Ederle 2” va a
braccetto con il suo cattivo funzionamento. Quest’ultimo, però, non si
presta ad ogni tipo di idea, opinione, ideologia o teoria. Si tratta di
cifre: dati scritti per mano americana e rilevazioni di esperti italiani
mai smentite dai colleghi statunitensi. E se questa è la realtà, allora
diamo un po’ i numeri!
Facciamolo con ordine, esaminando punto
per punto ciò che servirebbe per la nuova base USA, come hanno
fatto i tecnici del movimento No Dal Molin. Elettricità: l’allacciamento
della corrente elettrica costerebbe 9.360.000 euro, di cui poco più di
un quindicesimo pagato dagli statunitensi, tutto il resto (8.730.000
euro) dall’AIM, ovvero da noi vicentini. Inoltre, le basi USA acquistano
l’energia elettrica in esenzione di tasse e con tariffe agevolate. Fognature: l’allacciamento alla
rete fognaria costerebbe ancora di più e sarebbe interamente a carico di
AIM, cioè di noi vicentini. In aggiunta, i costi per l’utilizzo del
depuratore (oltre 500.000 euro annui) se li aggiudicherebbero i
vicentini, di nuovo. Acqua: la nuova base USA ha
chiesto da un minimo di 60 ad un massimo di 260 litri/secondo. AIM oggi
può servire 7 litri/secondo e con una nuova linea potrebbe arrivare a
30. La quantità d’acqua richiesta è troppo onerosa per la nostra falda
acquifera. Senza contare che i costi, circa 350.000 euro, sarebbero
sostenuti dai vicentini tramite AIM. Gas: lo fornirebbero AIM-AMCPS,
usando le tasse dei vicentini. Telefonia: idem Immondizie: allo smaltimento di
rifiuti e immondizie provvederebbe ancora AIM. Strade: alla manutenzione delle
strade ci penserebbe invece AMCPS, ma poco cambia perché la paghiamo
sempre noi vicentini con le tasse. Spese di gestione: il 41% dei
costi di gestione delle basi Usa sono a carico del paese che le ospita.
Solo per la Ederle l’Italia paga già 65 milioni di euro annui.
Consumi, spese e bollette: ma possibile che non ci guadagniamo nemmeno
un euro? Gli statunitensi non portavano “schei”? Sì un po’ di soldi ne
portano, anche se nulla in confronto a quelli che ci fanno spendere. Ma
il problema principale è: dove vanno a finire questi dollari? Affari: generalmente intorno alle
basi USA, autosufficienti in tutto, non fioriscono attività commerciali. Posti di lavoro: oggi circa 700
cittadini vicentini lavorano direttamente per gli statunitensi, con
stipendi per 23 milioni di euro annui. Ma se i 65 milioni di euro/anno
da noi spesi per mantenere la Ederle venissero investiti in Sanità,
Protezione Civile, Scuola e altri servizi per la cittadinanza si
creerebbero oltre 2000 posti di lavoro. Investimenti: dei 475 milioni di
euro definitivamente destinati dal Congresso Americano ad opere edili
(tra cui costruzione della nuova base militare ed alloggi per le
famiglie dei soldati, ristrutturazione Ederle e Site Pluto) solo 45
milioni li guadagnerebbero ditte vicentine, mentre il grosso del
bottino, ben 430 milioni di euro, andrebbe a C.m.c. e Lega delle
Cooperative, altre ditte non venete e ditte straniere. Spese annuali sul territorio:
attualmente, le entrate che la città registra grazie all’utilizzo di
infrastrutture, beni e servizi e agli affitti statunitensi sono pari a
127 milioni di euro. Dopo la realizzazione di nuovi villaggi, strutture
ricreative ed altri aggiustamenti tecnici previsti, le spese
statunitensi sul territorio si ridurrebbero da 127 a 50 milioni di
euro/anno. Le 13.400 aziende che operano a Vicenza fatturano 7.000
milioni di euro/anno. Questi 50 milioni rappresenterebbero lo 0,7%
dell’economia vicentina.
Sembriamo venali? Bene, veniamo a
problemi di tipo non pecuniario. Inquinamento: secondo l’EPA
(l’agenzia per la protezione dell’ambiente incaricata dal Congresso
statunitense di potenziare e far rispettare le leggi in materia) le basi
militari rappresentano il maggior inquinatore degli Stati Uniti,
producono rifiuti dal gravissimo impatto sull’ambiente e sulla salute
dei cittadini (si pensi ai periclorati e al TCE). Gli ordini imposti
dell’EPA sono stati in passato disattesi dal Pentagono che si è
rifiutato di bonificare basi e firmare accordi previsti per legge. Falda acquifera: data la scarsa
consistenza del terreno su cui si è scelto di costruire l’insediamento
militare, risulterebbe necessario piantare migliaia di pali di
consolidamento fino ad una profondità di venti metri. Questi, uniti al
previsto tunnel della “tangenziale nord” che passerebbe sotto alla base
militare (a circa 40 metri di profondità), creerebbero una barriera allo
scorrimento dell’acqua che costituisce la preziosa falda acquifera che
serve le zone di Vicenza, Padova e Rovigo. A nord della barriera la
falda crescerebbe mentre a sud subirebbe un abbassamento. Abitazioni e capannoni industriali:
queste modificazioni della falda e del terreno porterebbero le
costruzioni ad abbassarsi da un lato e ad alzarsi dall’altro. Pochi
millimetri possono essere sufficienti a provocare danni ingenti ad ogni
tipo d’edificio.
Impunità: come insegna il Cermis, i reati commessi da soldati
statunitensi, anche all’esterno delle basi, non sono soggetti alla
giurisdizione italiana. Sofferenza psichica: i casi di
disagio sociale e mentale non si contano tra i reduci di guerra. Vicenza
ha conosciuto prima di altre città la diffusione di droghe pesanti,
proprio grazie ai reduci del Vietnam.
Insomma, se la matematica non è un’opinione, da tutti questi numeri
ricaviamo l’ennesima carrellata di motivazioni per essere contrari alla
nuova base militare e andare a votare Sì
alla consultazione del prossimo 5 ottobre.
Sì, l’aria deve restare pulita!
Sì, la falda acquifera deve continuare a dare acqua ai cittadini!
Sì, AIM deve fornire servizi utili alla comunità vicentina!
Sì, AMCPS deve essere libera da ingenti spese aggiuntive che non portano
vantaggi alla cittadinanza!
Sì, il 100% delle nostre tasse deve servire per fini da noi condivisi!
Sì, le sofferenze psichiche vanno alleviate e non incrementate!
Sì, siamo contrari alla base militare!
A meno che non si decida di usare due pesi e due misure,
come fanno gli statunitensi che qui vorrebbero costruire basi militari
nel cuore di una città UNESCO mentre negli States le situano ad almeno
30 km dai centri urbani.
La mummia - La tomba dell'imperatore dragone
Titolo originale: The Mummy - Tomb of the Dragon Emperor
USA, Germania, Canada: 2008 Regia di: Rob Cohen Genere: Azione Durata:
114'
Interpreti: Brendan Fraser, Michelle Yeoh, Maria Bello, Luke Ford, Jet
Li, John Hannah, Russell Wong, Isabella Leong
Sito web:
www.themummy.com
Nelle sale dal: 26/09/2008
Voto: 7
Trailer
Recensione di: Riccardo Balzano
Alex
O' Connell, figlio dei celebri archeologi Rick ed Evelyn O'Connell,
rinviene in Cina la tomba dell'imperatore Han che duemila anni prima
aveva sottomesso l'intera nazione e, vittima di un incantesimo, era
stato mutato in argilla assieme a tutto il suo esercito. Un gruppo di
militari vuole però riportare in vita il temibile guerriero e, per fare
ciò, intende raggiungere Shangri-la, una località segreta dove è
costodita la pozione che dona la vita eterna. Gli O'Connell (padre,
madre e figlio) cercheranno però di fermarli.
Niente più scenari soleggiati e sabbiosi, come quelli del deserto
egiziano dei primi due episodi, scritti e diretti da Stephen Sommers, nè
piramidi e geroglifici. L'azione si sposta in Oriente nel nuovo capitolo
diretto da Rob Cohen, da Shangai fin sopra l'Himalaya, dove gli Yeti
sono pronti ad aiutare i protagonisti. Il tutto rimanda un pò alla saga
spielberghiana di "Indiana Jones" (soprattutto per la scelta di
coinvolgere l'intera famiglia nell'impresa, come nell'ultimo film
dell'avventuriero) e al contempo ai tanti film intrisi di arti marziali,
da "La tigre e il dragone" a "Hero", e manco a farla apposta nel cast
compaiono Michelle Yeoh e Jet Li. Brendan Fraser veste ancora i panni
dell'impavido e muscoloso Rick (Richard) O'Connell e Jhon Hannah quelli
di Johnatan, lo sbadato fratello della signora O'Connell. E' proprio il
personaggio di Evy (Evelyn) a cambiar volto: ad interpretarla non è più
Rachel Weisz, che ha dovuto rifiutare il ruolo per prendersi cura dei
suoi neonati, ma Maria Bello. La regia di Cohen ( "XXX", "Fast and
Furious" ) non ha nulla da invidiare a quella di Sommers anzi, forse la
passione del regista per la cultura cinese (nata sul set di "Dragonheart")
ha contribuito a un suo maggiore coinvolgimento. Le musiche, funzionali,
sono di Randy Edelman ( "27 volte in bianco" ), le imponenti scenografie
del bravo Nigel Phelps ( "Troy", "Pearl Harbor" ). E' complessivamente
un buon film, che diverte e intrattiene, non privo di sequenze
spettacolari e di un ritmo incalzante.
E' difficile annoiarsi, tutto accade molto in fretta (il che potrebbe
anche essere un difetto), gli effetti speciali abbondano e i duelli non
finiscono mai. "La tomba dell'imperatore dragone" è tutto qua in fin dei
conti, per chi cerca un pò di svago e avventura va benissimo, a chi
desidera altro non è consigliato.
Recensione del film Gomorra
tratto dal romanzo bestseller di Roberto Saviano
Ecco finalmente nelle nostre sale la tanto attesa trasposizione
cinematografica del romanzo-inchiesta di Roberto Saviano, impreziosita
per di più dalla presentazione nel concorso ufficiale al
Festival di Cannes. Se già le premesse contenute nel testo
originale – un atto d’accusa preciso e documentato contro le attività
illecite della camorra in Campania e più in generale sul nostro
territorio - costituivano materia di enorme interesse, il fatto che a
dirigere Gomorrasia stato chiamato un cineasta
spigoloso e coerente come Matteo Garrone non fa che aggiungere interesse
al progetto. Ma già dai primi minuti di proiezione si capisce
che proprio tale scelta è l’arma in più che il film possiede rispetto a
tanta produzione italiana, in quanto propone allo spettatore un’idea di
cinema estremamente rigorosa, che si adatta con difficile crudeltà alla
materia trattata. Garrone, che in passato ha
dimostrato - soprattutto con Primo amore - di essere un
cineasta che non fa sconti, anche questa volta
predilige una visione asciutta, sintetica, che in molti momenti
raggiunge una forma filmica stilizzata ed assai pungente. Con
Gomorramette in scena la quotidianità e la
semplicità del crimine organizzato in maniera semplicissima, evitando
ogni concessione allo spettacolo di genere o al melodramma sociale. Da
punto di vista strettamente cinematografico Gomorrasi presenta quindi come un lungometraggio
importante, costruito secondo un rigore estetico che nel nostro paese
pochissimi registi hanno saputo proporre negli ultimi anni con
l’equilibrio di Matteo Garrone.
Detto delle qualità più propriamente estetiche del
film, c’è però anche da evidenziare a nostro avviso un’evidente
incertezza narrativa presente nella sceneggiatura, scritta
dallo stesso cineasta. Se risulta palese che il lavoro di
condensazione e scrematura del testo di Saviano era opera dalla
difficoltà comunque rilevante, tuttavia lo script non riesce
del tutto a legare tra loro le varie storie che adopera per sottolineare
come la criminalità organizzata agisca e corrompa più di uno strato
sociale, ma soprattutto quello più basso e meno abbiente; e già forse
questo è un limite, perché se gli episodi che coinvolgono i giovani
hanno una loro potenza espressiva, quello riguardante il racket dello
smaltimento dei rifiuti tossici sembra reggersi più in virtù dell’istrionismo
di un ottimo
Toni Servillo che secondo un’evoluzione narrativa ben
articolata. In più Garrone, che in molte parti lascia giustamente spazio
alla densità delle situazioni e delle immagini, in almeno un paio di
punti invece si concede un eccesso di didascalismo che indebolisce la
presa emotiva sullo spettatore; sotto questo punto di vista si ha più
volte la sensazione che la sceneggiatura sia maggiormente funzionale
all’idea di messa in scena dell’autore che veramente intesa a
“problematizzare” quanto il regista ha scelto di esporre: che
Garrone si sia lasciato trasportare eccessivamente dalla sua poetica
cinematografica? Il dubbio appare legittimo.
A parte le sbavature sopra esposte,
la
trasposizione cinematografica di uno dei più importanti e necessari
testi letterari italiani degli ultimi anni è comunque pienamente
riuscita, perché appunto riesce nel passaggio più difficile,
quello di diventare un film di Matteo Garrone da
un romanzo
di Roberto Saviano. Gomorraquindi rispecchia in pieno l’idea estetica
del suo realizzatore, che è cineasta di notevole lucidità, capace di
imporre a tutti i testi fino ad ora trattati uno sguardo duro, mai
condiscendente, molto spesso in grado di sedurre lo spettatore con
l’incisività dell’immagine mai fine a sé stessa. Il risultato è un
lungometraggio che a tratti, soprattutto nella storia dei due
adolescenti ribelli ed anarchici a qualsiasi legge – anche quella
criminale – sprigiona un realismo in grado di trasformarsi in lirismo
della realtà.
Il divo - la recensione
Il cinema di denuncia (civile, sociale e politica che sia) ha una
lunga e rispettabile trazione nella storia dell’industria
cinematografica nostrana. Ma come molte altre lunghe e rispettabili
tradizioni, anche questa ha subito una flessione qualitativa e
quantitativa nel corso degli ultimi due-tre decenni, vuoi per l’assenza
di cineasti in grado di gestire la materia con efficacia e competenza,
vuoi per la complicazione della situazione italiana a livello generale.
Poi sono arrivati Matteo Garrone e Paolo Sorrentino, che
con Gomorra e
Il divo sono riusciti a rinverdire e onorare quel
certo tipo di cinema, conquistando anche pubblico e giuria del festival
di Cannes. E lo hanno fatto rielaborando in maniera personale un genere
che, se declinato secondo le “vecchie” modalità, rischiava di non avere
più efficacia e senso.
È chiaro ed evidente che con
Il divo Paolo Sorrentino ha voluto (ri)raccontare le
tante ombre incarnate dal politico Andreotti, simbolo vivente ed
enigmatico dei tanti misteri d’Italia (anche forse in maniera
indipendente dalle effettive responsabilità personali). Attraverso
Andreotti, infatti, il regista napoletano ci parla del rapimento Moro,
delle collusioni tra politica e Cosa Nostra, di loggia P2, di intrecci
politico-finanziari che coinvolgono lo Stato, il Vaticano e la
Massoneria. Ma
Il divo non sarebbe stato (altrettanto?) efficace in questo
suo percorso “di denuncia” se non fosse stato declinato in maniera
personalissima e creativa, rifiutando con intelligenza la militanza
diretta ed accusatoria; non sarebbe stato il gran film che è se non
fosse stato in primo luogo Cinema con la “C” maiuscola e non si fosse
primariamente concentrato su quello che è il mistero più affascinante ed
enigmatico di tutti: quello rappresentato dal Giulio Andreotti
politico e dal Giulio Andreotti uomo, partendo dal
presupposto che nulla di quel che viene denunciato si può capire
veramente se non si cerca di comprendere l’uomo che è al centro di
tutto. Tentativo di comprensione magari vano, ma fondamentale ed
irrinunciabile.
Il divo non ambisce quindi a svelare del tutto il mistero
profondo e impenetrabile di Andreotti, dell’uomo che nel bene e
nel male ha rappresentato il Potere per decenni, ma con coraggio e
abilità cerca di raccontarne psiche, di mostrarne capacità e debolezze
e, soprattutto, di ipotizzarne le imperscrutabili spinte motivazionali.
L’Andreotti impersonato da Toni Servillo – bravissimo del dosare
personalità e mimetismo mai fine a sé stesso, nel “diventare” il
personaggio rimanendo cosciente della sua natura di attore e non di
camaleonte – è un politico abilissimo e cinico, convinto della necessità
di fare Male per raggiungere il Bene (collettivo?); ma è anche un uomo
ossessionato dalla morte di Moro e dalle parole spietate che il compagno
di partito lasciò scritte su di lui, un uomo in qualche modo oppresso
dalle responsabilità dirette e indirette che lui stesso ha voluto
caricarsi addosso, ferito dalla mancata elezione alla Presidenza della
Repubblica e dal tradimento di molti, che affronta con fiera e sottile
aggressività le denunce più infamanti ma è costretto ad abbassare il
capo quando la moglie gli dice che in fondo non è quel politico
coltissimo e intelligentissimo che tutti credono ma solo una persona
mediamente erudita che ha la battuta pronta e grande capacità di
concentrazione.
Se quindi ne
Il divo il velo del mistero Andreotti non
viene coscientemente squarciato del tutto, il regista è bravissimo a
strapparlo qui e là e a condurci a sbirciare quel che vi si nasconde
dietro, con uno stile formale e narrativo che non ha eguali nel nostro
paese – e probabilmente non solo.
Sorrentino è un visionario, un regista vero, attento tanto al
cinema inteso come arte audiovisiva quanto alla storia che racconta, in
grado di sorprendere con scelte visive (e musicali) creative e bizzarre.
Scelte che rendono il suo film lontanissimo dal realismo (vero o
presunto) del cinema italiano di denuncia e non, ma che è in grado di
essere tanto più inquietante ed efficace nella descrizione di pagine
oscure della nostra storia quanto più è surreale e barocco, grottesco ma
mai eccessivo.
Che poi Sorrentino sia perfettamente cosciente (e di
conseguenza un pelo compiaciuto) del suo talento e dell’unicità della
sua visione cinematografica è un altro dato più che evidente. Ma finché
si esprime in queste forme, qualche peccatuccio di arroganza al regista
napoletano glielo possiamo pure perdonare.
La strage dei
derivati sul credito
L'intero mercato dei derivati sul credito, quello che
cresce più rapidamente nella bolla speculativa globale dei derivati, è
gravemente scosso da una crisi. Come spiegato nell'ultimo numero dello Strategic alert dell'EIR (nell'articolo riprodotto di seguito),
la categoria più labile di questi derivati sul credito sono i CDO
(Obbligazioni di Debito Collateralizzato).
Un'altra categoria di derivati si chiama "capital structure arbitrage"
(CSA) e rappresenta una delle ultime innovazioni sul mercato dei
derivati. Anche le CSA, come i CDO, altro non sono che scommesse sul
debito delle imprese, o derivati su quel debito. Ma lo schema è reso più
complesso dall'aggiunta di un altro elemento: la quotazione in borsa
delle azioni di una certa impresa. Gli hedge funds hanno infatti
scoperto che quando un'impresa finisce nei guai, solitamente la sua
quotazione in borsa crolla molto più rapidamente del prezzo dei suoi
bonds o dei CDO emessi sul suo debito.
Quando era ormai certo che il debito GM sarebbe retrocesso a livello
"junk", a marzo, un nutrito gruppo di hedge funds si è riversato a fare
scommesse CSA sul debito GM. E adesso arriva il problema: nella stessa
settimana sono venuti a coincidere: 1) l'annuncio di Kirk Kerkorian di
un forte acquisto di titoli GM, che in borsa hanno di conseguenza avuto
un rialzo del 20%, 2) il taglio del rating di GM da parte di Standard &
Poor's, che ha fatto ribassare di colpo il prezzo dei bond GM. Questo ha
rappresentato per gli operatori dei CSA il disastro peggiore possibile.
In un articolo intitolato "Il ticchettio della bomba nei prodotti
creditizi strutturati", il 19 maggio quotidiano elvetico <I>Neue
Zuercher Zeitung<P> ha posto in risalto la precarietà estrema in cui
versa il mercato dei CSA: l'acquisto di titoli GM da parte di Kerkorian
ha causato un 'incendio nella prateria' e una 'reazione a catena' nel
mercato obbligazionario che ha finito per colpire in particolare i fondi
specializzati in CSA e CDO. Gli hedge funds hanno subito perdite
"dolorose" quando il premio di rischio dei titoli GM è "esploso" ed i
prezzi dei derivati collegati sono crollati, mentre le azioni GM si sono
rivalutate. Cercando di sottrarsi alle conseguenze dell'avventura con i
CDO, gli investitori "ad un certo punto hanno cominciato a svendere in
preda al panico, facendo così deragliare il mercato dei derivati sul
credito".
Nessuno è in grado di dire quanti siano gli hedge funds colati a picco
nelle ultime tre settimane. Ma tra la fine di maggio e la chiusura del
secondo trimestre, il 31 giugno, "i cadaveri degli hedge funds saranno
riversati sulla spiaggia", ha commentato un esperto di Londra. Le
vendite per coprire le posizioni degli hedge funds sono già enormi, e
saranno accentuate dal ritiro dei clienti che scopriranno le perdite
alla lettura del bollettino a fine mese. Ma questa ritirata degli
investitori in preda al panico è proprio ciò che aggrava i problemi del
settore. L'improvvisa risalita del dollaro e la caduta dei prezzi delle
materie prime, petrolio compreso, vengono direttamente attribuiti a
queste "vendite per disperazione" degli hedge funds.
Non si può dubitare del fatto che anche le grandi banche, e non solo gli
hedge funds che esse hanno creato nelle proprie orbite, siano finite nei
guai. Questo è evidente anche dal fatto che esse hanno cominciato ad
accusarsi vicendevolmente. Ad essere tenuta d'occhio ora è soprattutto
la Deutsche Bank. Il 17 maggio la Merrill Lynch ha pubblicato un
rapporto in cui si fa notare come la Deutsche Bank abbia probabilmente
subito grosse perdite negli sviluppi di GM e Ford. Il volume delle
emissioni di bond gestite da Deutsche Bank è diminuito drasticamente nel
secondo trimestre, e la banca probabilmente ha sofferto dal minore
fatturato degli hedge funds come conseguenza delle "recenti turbolenze"
nei mercati dei derivati sul credito, come pure dalle perdite nelle
transazioni da essa effettuate. "La Deutsche sta forse attraversando
un'esperienza dolorosa", conclude il rapporto, che è stato diffuso
proprio il giorno prima dell'assemblea degli azionisti della banca di
Francoforte. Secondo Merrill Lynch circa il 17% dei clienti di Deutsche
Bank, nelle attività di trading e vendite di bonds, sono hedge funds.
Quando la Deutsche Bank è stata indicata come una delle vittime del
capitombolo di GM e Ford, il primo responsabile finanziario della banca
Clemens Boersing è stato costretto ad affermare, in una conferenza
stampa data l'11 maggio a New York, che la banca non ha posizioni
scoperte, ma che tutte le operazioni sono "pienamente collateralizzate".
Boersing ha aggiunto che l'unità della banca attiva sui mercati globali
"non ha fatto investimenti negli hedge funds". La banca ha un approccio
"molto cauto" alle attività con i fondi e applica "criteri molto severi"
nella selezione della clientela. Non di meno, nel rapporto annuale 2004
di Deutsche Bank figurano posizioni in derivati, soprattutto derivati
sui cambi: un volume nominale pari a 21500 miliardi di dollari, quasi
venti volte il volume del PIL italiano.
Allarme rosso per il sistema finanziario
Il taglio del rating dei titoli General Motors e Ford,
passati dalla categoria "investment" a quella di "spazzatura", che ha
investito la montagna del debito delle due grandi case automobilistiche
pari a 453 miliardi, non rappresenta soltanto un "disastro nazionale"
per gli Stati Uniti, ma rischia di diventare l'innesco di una crisi
monetaria e finanziaria sistemica. Questo è il giudizio dato a caldo il
5 maggio dal fondatore dell'EIR Lyndon LaRouche, prontamente
confermato a pochissimi giorni di distanza dal diffondersi della paura
di una riedizione del disastro finanziario della Long-Term Capital
Investment (LTCM) che portò l'intero sistema mondiale sull'orlo della
disintegrazione, nell'autunno del 1998. I mercati azionari e
obbligazionari hanno subito gravi perdite il 10 maggio quando diversi
traders hanno posto in rilievo le difficoltà in cui sono finiti alcuni
grandi hedge funds, come conseguenza diretta della retrocessione di GM e
Ford. L'allarme riguarda soprattutto fondi come Highbridge Capital negli
USA, GLG Partners a Londra, e due fondi di Singapore: Asam Capital
Management e Sovereign Capital. La parola "LTCM" è finita sulle labbra
di tutti, mentre le azioni delle grandi banche che strinsero il patto di
sangue per salvare allora LTCM sono state svendute in preda al panico.
Queste sono soprattutto Citigroup, JP Morgan Chase, Goldman Sachs e
Deutsche Bank.
Il taglio del rating alle due case automobilistiche ha raddoppiato di
colpo il volume degli investimenti valutati come "spazzatura" negli USA,
un fatto le cui conseguenze si fanno sentire in maniera devastante in
particolare nelle operazioni finanziarie derivate, di diverso tipo e
natura. I primi ad essere colpiti sono stati i titoli denominati
obbligazioni collaterali di debito (CDO). Nel periodo recente gli hedge
funds hanno notevolmente aumentato la propria esposizione con strumenti
finanziari di questo tipo, giacché altri investimenti prospettavano
ritorni insufficienti. I CDO sono emessi su un ventaglio di titoli di
credito (i bonds sono considerati crediti) di vario tipo e piazzati agli
investitori, un po' sul modello della cartolarizzazione. Gli speculatori
possono così acquistare ciò che viene denominata la "equity tranche" di
un CDO, accollandosi quasi tutto il rischio di insolvenza del debito
sottostante. Ovviamente qui i ritorni prospettati sono i più alti. Però,
nel caso di insolvenza o di forti tagli del rating del debito
sottostante, l'hedge fund deve improntare grosse somme in contante, che
in molti casi potrebbero superare persino l'intero capitale del fondo. A
quel punto, per sopravvivere, il fondo svende ogni proprietà
liquidabile. Ed è proprio questo che sono stati costretti a fare alcuni
hedge funds il 10 maggio e nei giorni successivi, riferiscono esperti
del settore.
"Più grande di LTCM"
Secondo un analista finanziario con grande esperienza
internazionale consultato dall'EIR, la dimensione della crisi che
si abbatte in particolare sul settore dei derivati a seguito della crisi
GM e Ford, "è di un'ordine di grandezza maggiore di quella di LTCM".
Adesso si può esser certi che la Federal Reserve, la squadra di
emergenza finanziaria di Bush (nota come President's Commission on
Financial Markets) e i relativi organismi delle banche centrali di tutto
il mondo sono entrati in uno stato da "allarme rosso". La discussione è
partita dalla situazione di Sovereign Capital, l'hedge funds legatissimo
alla Lazard Brothers in Inghilterra, particolarmente attivo nei mercati
asiatici, il cui dissesto ha messo in moto reazioni di panico tra i
banchieri asiatici.
L'esperto ha confermato che Sovereign Capital "è uno di loro", uno degli
hedge funds "che sta per scoppiare". Ha poi aggiunto che i rischi per
l'Europa sono notevoli, giacché il 50% dei CDO sono denominati in euro
(mentre il 44% è denominato in dollari e il resto in altre monete).
L'esperto ha poi indicato delle pericolose anomalie che caratterizzano
la situazione attuale:
Primo, il divario tra il rating dell'affidabilità creditizia delle
imprese e il valore dei titoli azionari continua a crescere. Mentre il
rating del debito di GM e Ford è stato declassato a "junk", le loro
azioni si sono rivalutate come conseguenza della voce secondo cui lo
speculatore Kerkorian fosse in procinto di rastrellare azioni GM. Il
divario ha l'effetto di destabilizzare ancora di più la situazione.
Secondo, il dollaro si è rivalutato rispetto all'euro, toccando il
massimo in sei mesi. Il motivo è la svendita di titoli stranieri da
parte degli hedge funds costretti a liquidare per raccogliere il
contante con cui coprire le perdite. Si tratta di un altro fenomeno che
rivela come il mondo finanziario reagisca irrazionalmente alla realtà
dello sfascio del sistema del dollaro.
Terzo, hedge funds e banche negano pubblicamente che si siano verificati
problemi seri nei mercati dei derivati. Infatti, se ammettessero le
proprie perdite prima di aver concordato un meccanismo di salvataggio,
crollerebbero di colpo. Il fatto che tutti sostengono a spada tratta la
propria solvibilità rappresenta un'altra fonte di instabilità.
Non c'è dubbio, ha continuato l'esperto, che la Federal Reserve ed altre
banche centrali stiano riversando segretamente nuova liquidità nel
sistema. Ma ciò non sarà reso pubblico ancora per qualche settimana,
fino a quando le banche centrali non dovranno riferire sull'offerta di
denaro.
La situazione ha raggiunto ormai il punto in cui la crisi sfugge dal
controllo anche come conseguenza dell'eccesso di fiducia nei meccanismi
di controllo dei derivati sul credito, fattore che rappresenta un grande
errore di calcolo.
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"Le lacrime non hanno colore: Gabbo uno di noi. Curva Sud". Questo il
messaggio di uno striscione che i tifosi della Roma
espongono sotto la Nord, occupata dai sostenitori
della Lazio. A sorreggerlo, tra gli altri, anche
Francesco Totti, che prima aveva portato, insieme con
Tommaso Rocchi, un mazzo di fiori sotto la gradinata
in memoria di Gabriele Sandri, ucciso sulla A1 da un
colpo di pistola esploso da un poliziotto. Si apre
così, col gesto più bello della serata, lo "strano"
derby capitolino della ventinovesima giornata,
scattato alle 21.15, 45' dopo le altre partite di
serata, per motivi di ordine pubblico, dopo una
vigilia all'insegna degli inviti incrociati al fair
play. Per i giallorossi è un'occasione d'oro,
soprattutto dopo il pareggio dell'Inter a Marassi col
Genoa, Totti e compagni con un successo salirebbero a
-4 dalla capolista.
Qualche sorpresa fra gli ospiti, Spalletti opta per
Cicinho al posto di Panucci, Aquilani e non Pizarro,
Vucinic e non Giuly. Delio Rossi è senza Radu, tocca a
Kolarov, confermato il tridente Rocchi-Bianchi-Pandev.
Dopo 6' il primo brivido, Doni sbaglia a calcolare la
traiettoria di una punizione dalla corsia di destra
proprio del serbo, ma si salva con l'aiuto della
traversa. Poco più tardi Bianchi chiede inutilmente a
Morganti un rigore per un contatto veniale con De
Rossi.
Perrotta sfiora il sette di testa alla prima occasione
per la Roma, bello il clima fra i 22 in campo. La
partita ha una prima svolta al 30' con il... gollonzo
di Taddei: Behrami, nel tentativo di spazzare l'area,
spara sul brasiliano, palla che rimbalza fra petto,
spalla e collo e s'infila lasciando di sale Ballotta.
Ma Pandev rimette le cose a posto pareggiando, al
termine di una bella azione corale, al 43',
sfortunato, questa volta, Doni, che smanaccia proprio
sui piedi del macedone, è 1-1 all'intervallo (con l'Inter
ancora avanti a Genova).
La ripresa è un'emozione unica, prima Perrotta sfiora
il 2-1, poi Totti (netto offside) se lo vede
annullare, passa invece la Lazio che, dopo una
punizione a fil di palo del solito Kolarov,
capitalizza al 57' con Rocchi dagli 11 metri un rigore
concesso da Morganti per trattenuta di Juan su
Bianchi, ora la Roma, in virtù del pareggio dei
nerazzurri al Ferraris, sarebbe a -7.
Ma il vantaggio dei padroni di casa dura un amen, una
manovra da manuale sull'asse Totti-Vucinic spalanca a Perrotta
(bravo di suo) la porta di Ballotta per il 2-2 al 61'.
Dentro Giuly da una parte e il rientrante Mutarelli e
Mauri (per Bianchi) dall'altra, meglio gli ospiti
adesso, largo un destro di Behrami sugli sviluppi di
un corner all'80' però. Altri cambi, Mancini per
Vucinic, Mudingayi per uno stremato Dabo.
Qualche protesta, da una parte dall'altra, perchè il
direttore di gara sorvola su un paio di interventi al
limite su Rocchi e Cicinho, che a 4' dalla fine
contiene lo scatenato Pandev, innescato dal "gemello".
Cassetti accusa un colpo e deve lasciare il posto a
Panucci. Si gioca sino al 95', la Roma ci prova, ma
viene punita al 92', la mette dentro, arrivando dalle
retrovie di gran carriera, Behrami, che sfrutta una
mezza indecisione della difesa avversaria su geniale
apertura di Pandev per Mauri.
Finale tutto cuore dei giallorossi, che aggrediscono i
"cugini", ma è la Lazio a chiudere col pallone fra i
piedi, restituito il 3-2 dell'andata, per la Roma è
un'occasione di accorciare in classifica gettata al
vento, uomini di Spalletti a -7 dall'Inter, ma la
squadra di Delio Rossi non ruba proprio nulla.
Inter di nuovo col fiatone
I nerazzurri s'impongono
per 2-1 sul Palermo. Juve-Napoli 1-0
L'Inter riporta a +6 il
distacco sulla Roma
La vittoria di sabato sera della
Roma sul Milan (2-1) non riapre la partita-scudetto. L'Inter
infatti, battendo il Palermo per 2-1 ha riportato a +6
il distacco in classifica. In zona Champions bene la
Fiorentina che piega il Genoa per 3-1. Vittorie
importanti anche per Cagliari (3-0 sul Torino), Reggina
(4-0 sul Siena), Sampdoria (3-1 sul Catania) e Atalanta
(4-1 sull'Empoli). Finisce in pareggio (1-1)
Livorno-Parma. Nell'altro anticipo di sabato
Udinese-Lazio era finita 2-2. Nel posticipo Juve-Napoli
1-0
VITTORIA PER L'INTER,
MA IBRA CONTESTA MANCINI - Tutto facile per l'Inter sul
Palermo, anche se per qualche minuto i nerazzurri riuscivano
a complicarsi la vita grazie a un autogol di Materazzi. Allo
stadio «Meazza», i padroni di casa passano in vantaggio dopo
soli 5’ di gioco con un colpo di testa di Patrick Vieira,
ben servito in area di rigore da Zlatan Ibrahimovic. Il
pareggio della formazione rosanero arriva al 25’ con un
autogol di Marco Materazzi che, dopo un batti e ribatti in
area di rigore, ha involontariamente messo la palla alle
spalle di Julio Cesar. Due minuti più tardi, all’Inter viene
annullato un gol messo a segno da Luis Jimenez, partito in
netta posizione di fuorigioco. Il centrocampista cileno è
però riuscito a riportare in vantaggio i nerazzurri al 36’,
battendo Alberto Fontana dopo un buon controllo in area di
rigore. Nella ripresa l’Inter non riesce a trovare il gol
della tranquillità, ma un Palermo poco incisivo non
impensierisce quasi mai Julio Cesar. Con questa vittoria i
nerazzurri salgono a quota 67 punti e riportano a +6 il
vantaggio sulla Roma. Qualche nuvola nel cielo nerazzurro
resta comunque, almeno sotto il profilo psicologico, vista
la contestazione di Ibra contro la sua sostituzione, decisa
da Mancina al 33esimo della ripresa per far entrare Crespo.
BENE LA
FIORENTINA - Il ritorno di Mutu coincide con il
ritorno al successo in campionato per la Fiorentina. I viola
hanno dominato la gara con il Genoa fin dal primo tempo. A
segno Santana, su assist di Mutu, poi gol del romeno.
Tripletta dei gigliati grazie a Pazzini, poi i liguri
accorciavano il risultato, ma la rimonta non riusciva.
LE ALTRE
PARTITE - La ventottesima giornata è stata
caratterizzata anche da importanti risultati sul fronte
della lotta per la salvezza. Sorprendenti i successi del
Cagliari (3-0) sul Torino e della Reggina (4-0 sul Siena),
mentre l'altro scontro per non retrocedere vale a dire
Livorno-Parma terminava 1-1. Per la lotta per l'Uefa
successi importanti per la Sampdoria (3-1 sul Catania) e per
l'Atalanta (4-1 sull'Empoli).
ROMA-MILAN
- Nonostante la vittoria dell'Inter la Roma conserva
ancora possibilità di scudetto. Eppure, fino al gol di Giuly,
sembrava proprio che i giallorossi fossero destinati ad
ammainare bandiera bianca. Perché quello sceso all'Olimpico
è stato un ottimo Milan: Pato, Seedorf, Pirlo e Kakà mettono
più volte in apprensione la retroguardia di Spalletti,
chiamando Doni a diversi difficili interventi. Alla fine del
primo tempo un episodio particolare: è il secondo minuto di
recupero, calcio d'angolo per la Roma, Pizarro fa finta di
sistemare il pallone sulla lunetta e lo sfiora, quasi di
nascosto, Taddei va come per battere al suo posto e invece
prosegue l'azione, con la difesa del Milan impreparata. Il
guardalinee ferma tutto perché il pallone non avrebbe avuto
un movimento «percettibile». Insomma, palla non in gioco,
nessuna azione da sviluppare. Proteste giallorosse inutili.
Dopo la pausa, le squadre rientrano in campo ma il copione
non cambia. E all'11' arriva, meritato, il gol di Kakà:
cross dalla destra e piatto preciso del brasiliano sotto la
traversa. La reazione della Roma non è immediata. La manovra
è lenta, e i rossoneri riescono a controllare il match, con
un Maldini in forma smagliante. A pescare i jolly, dalla
panchina, ci pensa il tecnico Spalletti: che fa entrare
prima Vucinic e poi Giuly, al posto di Mancini e Pizarro. Ed
è proprio il francese, in mezza rovesciata, a siglare al 33'
la rete del pareggio. Tre giri di orologio e tocca a Vucinic,
lanciato in rete, battere Kalac con un preciso rasoterra.
Finisce 2 a 1: da una parte una Roma orgogliosa e concreta,
dall'altra probabilmente il più bel Milan della stagione.
IL POSTICIPO
- Nel posticipo la Juventus soffre, ma alla fine vince,
battendo per 1-0 il Napoli con un gol di Iaquinta all'89'. I
bianconeri si impongono alla fine di una gara combattuta ma
non bella. Nella Juve c'è Stendardo al centro della difesa,
Tiago al fianco di Sissoko e Nedved trequartista alle spalle
di Del Piero e Trezeguet. Più propositivo, nella prima parte
della gara, il Napoli che con Hamsik e Calaiò si fa vedere
dalle parti di Buffon. La Juve risponde con Del Piero, ma di
azioni pericolose se ne vedono pochissime, qualche azione
dubbia dentro l'area di rigore del Napoli, tanti falli e
molte entrate dure, poi al 46' l'occasionissima per gli
azzurri con Garics che si presenta tutto solo davanti a
Buffon e prova un improbabile pallonetto che finisce fuori.
Nella ripresa Juve più intraprendente, ci provano Del Piero
e Nedved, poi Tiago, ma senza fortuna. Entra anche Iaquinta,
ma il Napoli controlla bene la partita. Soltanto al 44'
Iaquinta trova il gol della vittoria con un destro
ravvicinato su assist di Del Piero. La Juve si porta quindi
a quota 55 punti e mantiene quattro lunghezze di vantaggio
sulla Fiorentina.
Nell'anticipo della 27ª giornata,
Reggina k.o. in un San Siro vestito a festa: di fronte ai grandi
campioni del passato, i nerazzurri chiudono il conto nel primo
tempo, poi un grande Julio Cesar mette al sicuro il risultato.
Le sorprese del Centenario fino alle 21.30
Zlatan
Ibrahimovic, 26 anni, 15 reti in campionato. Ap
MILANO, 8 marzo
2008 - E' tornata l'Inter. Non è ancora la squadra che ha
stravolto il campionato da settembre a gennaio, ma i segnali
lanciati contro una buona Reggina (battuta 2-0 con gol di
Ibrahimovic e Burdisso dopo 4 partite senza vittorie), fanno ben
sperare a tre giorni dall'incrocio dell'anno con il Liverpool.
BOLLETTINO CHAMPIONS – Lo svedese è tornato a segnare, anche se su rigore. Il
difensore argentino ha condito una serie di chiusure stellari
con il primo gol della sua stagione. Per il resto qualche
sorriso da Vieira, che sta tornando il "bestione" apprezzato più
in Nazionale che all'Inter, e Stankovic, partito bene e in campo
fino alla fine nonostante il dolore al piede. Quanto a Julio
Cesar, il portiere è in condizione stratosferica e maschera le
insicurezze di una difesa sguarnita dagli infortuni.
CELEBRAZIONI – Gli
idoli di ieri, da Facchetti a Prisco, e quelli di oggi, da
Ibrahimovic a Julio Cesar. La Milano nerazzurra ha trasformato
una parte della città in un'unica spettacolare coreografia,
versando litri di entusiasmo nel motore della squadra che
accoglierà martedì il Liverpool. Nell'atmosfera energizzante di
San Siro la Reggina non si è fatta impressionare, pungendo più
di una volta Julio Cesar a cavallo dei due gol interisti, ma
commettendo un errore fatale in difesa, quello del 2-0.
SUPER JULIO – L'inizio
è di Brienza (girata di testa appena fuori misura), l'uomo
piazzato alle spalle di Amoruso per non dare riferimenti a
Materazzi e Burdisso. Una mossa giusta, ma che diventa troppo
"leggera" quando Brighi concede un rigore abbastanza controverso
per atterramento di Cambiasso (Valdez interviene fuori area,
Tognozzi forse sulla riga). Registrate le proteste reggine,
l'1-0 di Ibrahimovic dal dischetto spacca in due la partita,
anche se Aronica, Modesto (due volte), Barreto e Valdez
trasformano Julio Cesar nel miglior uomo del primo tempo con una
raffica di conclusioni insidiose. La squadra di Orlandi in
sostanza paga l'errore di Missiroli con l'impossibilità di
raggiungere un pareggio meritato: il 2-0 nasce da un inutile
raddoppio su Maicon che lascia Burdisso libero di colpire a
centro area e stende la partita sul versante migliore per
l'Inter, che al 45' centra la traversa con una punizione di
Ibra.
MURO BURDISSO – Nella
ripresa Suazo rileva Crespo (taglio al capo dopo un contatto con
Cirillo). Con l'honduregno in campo l'Inter lascia qualche metro
di campo alla Reggina che inserisce Cozza e Hallfredsson. Il
fantasista apre un corridoio ad Amoruso al 61', ma Julio Cesar
segna un altro "gol" con una rapidità impressionante sul tiro
ravvicinato dell'attaccante. La Reggina si fa apprezzare per la
capacità di creare occasioni negli ultimi venti metri.
Hallfredsson centra la porta sfruttando una deviazione su Maicon,
Cozza invece ci prova da lontano, ma il guardiano dell'Inter non
ne fa passare una.
FESTA – Con Makinwa il
potenziale offensivo calabrese raggiunge il punto più alto, ma è
tutto inutile. I nerazzurri chiudono sul 2-0 e possono
concedersi qualche ora di svago con lo spettacolo organizzato
per la notte del Centenario e la sfilata di 200 campioni del
passato. Prima di puntare lo sguardo sul rosso fuoco di una
notte da Grande Inter.
Si sono
conclusi nella notte di ieri i Festeggiamenti per il Centenario
dell'Inter ma le immagini di quanto accaduto in questi 2 giorni di
festa rimarranno impresse per sempre nella storia e nei cuori di
tutti coloro che si sentono Interisti.
Dopo aver detto e letto tutto su quanto accaduto sabato, ieri si è
svolta la Cerimonia dello scoccare del Centesimo anno cronologico
della Società Inter.
La Nord come annunciato si è radunata in Piazza Mercanti ed alle
22.40 è partito l'imponente corteo verso l'incrocio tra Piazza del
Duomo e Corso Vittorio Emanuele dove, agli inizi del '900, era
dislocato il Ristorante L'Orologio nel quale i primi 17 firmatari
sottoscrissero il documento di fondazione dell'F.C.Internazionale.
Dopo aver percorso il tragitto verso la meta, la Nord si è stretta
in un semicerchio attorno alla colonna sulla quale era già stata
posizionata ed accuratamente coperta la Targa Celebrativa.
Tra cori, torce ed un irrefrenabile entusiasmo si è atteso il
momento del Centenario.
Alle 23.15 l'entusiasmo ha raggiunto il suo apice quando oltre
agli attesi Gianfelice Facchetti con la Bellissima Sorella, sono
giunti sul posto anche i "volontari" Enrico Bertolino, Ruben Sosa,
Davide Fontolan e Riccardo Ferri per consacrare insieme alla Nord
il magico momento.
Per 15 minuti l'urlo della Nord è parso inarrestabile e gli ospiti
hanno mostrato di gradire moltissimo l'iniziativa della Curva.
Alle 23 '29 ''50 è partito il conto alla rovescia corale e
finalmente alle 23.30 Franco Caravita, Gianfelice Facchetti e
Sorella hanno mostrato la meravigliosa Targa con la frase di
Giorgio Muggiani creatore del simbolo dell'Internazionale di
Milano.
Gli Ultras hanno celebrato con l'accensione di Cento Torce che
hanno illuminato l'intera Piazza.
Dopo l'esplosione di luce un nuovo corteo si è mosso verso la
Piazza adiacente Palazzo Reale dove il Presidente in Persona
attendeva il Suo Dodicesimo Uomo.
Alle 23.50 una nuova esplosione di luce ha accolto le parole di un
commosso Massimo Moratti che ha voluto esprimere il proprio
ringraziamento per l'incitamento e lo spettacolo offerto in
occasione della Festa allo Stadio ed ha voluto rivolgere l'invito
di farci sentire più che mai nell'incontro che ci aspetta martedi.
Alle 00.00 la Nord ha concluso gli indimenticabili festeggiamenti
per i Cento anni appena compiuti dall'Inter ed ha cominciato ad
abbandonare la Piazza con già in testa la notte di Champions che
incombe.
Archiviato il derby di Torino, anticipo di martedì, la
venticinquesima giornata, sesta di ritorno, di serie A,
programmata come turno infrasettimanale, vive soprattutto del
confronto del Meazza fra Inter e Roma, di mercoledì come ad
aprile, quando, in quello che doveva essere il match scudetto per
i nerazzurri, i giallorossi passarono 3-1 obbligando la capolista
a rinviare (di poco) la festa per il tricolore. I punti di
distacco al calcio d'inizio sono nove, arbitra Rosetti, sorprese
nelle formazioni, Spalletti tiene Juan e Amantino Mancini, non al
top, in panchina, dietro a Totti ci sono Perrotta, Taddei e
Vucinic, in regia uno degli ex di turno, Pizarro. Roberto Mancini
opta per una punta unica, come all'andata all'Olimpico, quando
finì 4-1 per i meneghini, il prescelto è Crespo, dietro
all'argentino agiscono Figo e Stankovic, Vieira di nuovo titolare
nonostante la "querelle" di Genova al momento del cambio, non ci
sono, fra gli altri, Ibrahimovic e Cruz, Materazzi è in panchina.
Ma il menù di
serata è ricco, il Milan cerca conferme a Catania dopo l'aggancio
alla Fiorentina al quarto posto, Ancelotti ha gli uomini contati,
coppia offensiva Inzaghi-Pato. I viola dal canto loro devono
dimenticare il ko di Roma nel derby del Franchi col Livorno, senza
Mutu, fermo un mese, però. Ci sono anche Atalanta-Sampdoria (senza
Cassano), Genoa-Napoli, Lazio-Reggina (con gli ex Bianchi e
Makinwa dal 1'), Palermo-Empoli, Parma-Udinese (più di un'ultima
spiaggia per Di Carlo, con il fantasma di De Biasi che aleggia sul
Tardini, Marino non "perdona" ad Handanovic le incertezze col
Genoa e fra i pali bianconeri rispolvera Chimenti) e
Siena-Cagliari.
Prima palla
gol a Marassi, Santos non approfitta di una scellerata uscita di
Gianello, primo gol a Bergamo, gran botta nel sette dal limite di
Volpi e blucerchiati avanti al 2', poi
Castellazzi neutralizza l'ex Doni, che al
secondo tentativo, però, pochi minuti dopo su cross di Langella,
pareggia di testa. A Milano Julio Cesar deve uscire su percussione
ospite per anticipare Perrotta, alto un destro in contropiede di
Crespo al quarto d'ora e solo la sfortuna nega a "Valdanito" uno
dei gol più belli della sua carriera poco dopo, acrobazia da
applausi, girata che si stampa sul palo e danza a un palmo dalla
linea di porta con Doni fuori causa, Cambiasso non ci arriva,
Meazza in piedi, ma si resta 0-0.
Vantaggio del
Palermo al Barbera al 14', Bassi non trattiene un colpo di testa
non irresistibile di Cavani, Simplicio
anticipa Buscè e l'Empoli, reduce da tre vittorie di fila, è
sotto. A Parma invece Lucarelli, tutto solo davanti a Chimenti, si
dimentica per un attimo di essere un bomber e spreca. Il palo
salva il Napoli su gran punizione da fuori di Bovo, screzi fra
Siviglia e Makinwa all'Olimpico. Alla mezzora Doni
firma la sua doppietta e completa la rimonta dell'Atalanta sulla
Samp, Castellazzi ferma Manfredini, ma ci sono tre nerazzurri
pronti al tap in, per il capitano dei bergamaschi è il gol numero
10 in campionato. Sussulto del Milan a Catania, Edusei e Polito
contengono in corner Seedorf, regista di turno fra i rossoneri, ma
anche Kalac, che prende una botta al dito infortunato, è attento
su Baiocco.
La Samp non
c'è più all'Azzurri d'Italia, Langella ruba palla e innesca un
contropiede perfetto, finalizzato di testa da Floccari
sottoporta, 3-1. A Milano ritmo soporifero, nonostante
l'importanza della posta in palio, la scossa però arriva al 37',
ed è di quelle che possono riaprire l'intero torneo, palla rubata
da Vucinic e cross di Tonetto, Totti fa
fare brutta figura all'ex compagno Chivu e firma con una zampata
sul primo palo il vantaggio, San Siro ammutolisce per l'ennesimo
sgarbo del capitano giallorosso all'Inter.
Raddoppio del
Palermo su un Empoli inerme, il 2-0 è di Rinaudo,
sblocca con merito la partita del Ferraris il Genoa, segna Sculli, ma subito dopo ci vuole il miglior
Scarpi, sostituto dello squalificato Rubinho, per bloccare Sosa.
Sfortunata la Fiorentina, distorsione al ginocchio per Semioli,
tocca a Papa Waigo. Al 43' Aronica stende Pandev, rigore per la
Lazio, affidato proprio a Rolando Bianchi
(non cè Rocchi, che gli negò la trasformazione con l'Atalanta),
niente da fare per Campagnolo e primo gol dal suo ritorno in
Italia dell'ex Manchester City (e Reggina, ovviamente).
Prima del
riposo, un'Inter frastornata ha un colpo di coda, incornata alta
di Burdisso, ma al 45' la Roma è avanti 1-0, con questo risultato
il campionato si riaprirebbe, coi giallorossi a -6.
Ripresa,
Mancini gioca la carta Suazo, gli fa spazio un impalpabile
Stankovic. Imbarazzante la difesa di Mazzarri a Bergamo, poker
dell'Atalanta firmato Capelli, al secondo
gol stagionale, su centro del sempre più convincente Guarente. Al
Massimino torna al gol Pato, quinto centro
stagionale, bel rasoterra di destro dalla distanza, Polito ha però
responsabilità evidenti, e il Catania deve inseguire il Milan.
Stravolta tatticamente l'Inter, si passa al 4-3-3 con il baby
Balotelli al posto di Cambiasso, il rischio è inevitabile, al
quarto d'ora Totti offre una palla d'oro a Taddei, tentativo di
cucchiaio pretenzioso, la capolista si salva, Spalletti inserisce
Aquilani per Pizarro. Annullato per offside un gol di Inzaghi su
assist di Seedorf, segnalazione corretta e due minuti dopo, al
62', il Catania pareggia con Spinesi di
testa da due passi su gran cross di Vargas, male la difesa del
Milan, il bomber rossazzurro, escluso da Baldini, era appena
entrato in campo. A Firenze Bogdani si divora il gol del possibile
colpaccio per il Livorno, ma al 58' arriva, in tuffo di testa su
azione d'angolo, il primo gol in A con la Fiorentina di Papa Waigo.
Terzo cambio
per l'Inter, dentro Pelè per Figo, ma si fa male subito dopo
Maxwell, nerazzurri in dieci e Aquilani manca il raddoppio (bravo
anche Julio Cesar). Annullato, dopo un palo di Mascara, un gol
anche al Catania, dubbi sull'eventuale spinta di Silvestri su
Bonera prima del tocco del 2-1. Imbarazzante supremazia della
Roma, che colleziona corner e palle gol, al Meazza. Al 74' rigore
per il Genoa, Domizzi, espulso, stende Borriello
davanti a Gianello, dal dischetto il capocannoniere della serie A,
fa 2-0, saluta Trezeguet salendo a quota 16 gol e non esulta da
buon partenopeo. Secondo gol annullato agli etnei a Catania,
fuorigioco millimetrico di Colucci.
Fiammata di
Lucarelli e del Parma nella noia del
Tardini, al 77' diagonale potente e preciso e l'Udinese è al
tappeto. Si scuotono i campioni d'Italia (con Burdisso graziato da
Rosetti per un'entrata durissima), il più attivo è proprio
Balotelli, coraggioso Doni in uscita, si ristabilisce a 6' dalla
fine la parità numerica, mezza sciocchezza di Mexes (forse "furbo"
Crespo), secondo giallo e anche la Roma è in dieci, ci vuole un
miracolo di Doni che alza sopra la traversa una grande girata di
testa di Crespo, per salvare gli ospiti, ma il pareggio dei
nerazzurri è rimandato di pochi secondi, sul corner susseguente
capolavoro da fuori di Zanetti, che, da
capitano, replica a Totti con una grandissima stoccata da fuori,
1-1 all'88'.
Raddoppia il
Parma sull'Udinese (e forse salva il suo tecnico), con un rigore
trasformato da Cigarini, acuto del Siena
con Maccarone, tre punti d'oro per i
toscani, Cagliari beffato. Ben quattro i minuti di recupero a San
Siro, la partita intanto si è un po' incattivita, infortunio alla
spalla per Cassetti, a cambi anche questa volta già conclusi
(scampoli di match per Juan e Giuly) e ospiti in nove, dopo un
destro largo di Balotelli Rosetti fischia la fine, Inter sempre a
+9 e con mezzo scudetto in tasca, ma che occasione persa per la
banda Spalletti.
Il
capitano mette lo scudetto in cassaforte. Una rete di Javier
Zanetti a tre minuti dal novantesimo consente all'Inter di
mantenere invariato il vantaggio sulla Roma (9 punti) e di
chiudere virtualmente il campionato. A San Siro, il big match di
serie A finisce infatti 1 a 1: i giallorossi vanno in vantaggio
con Totti nel primo tempo, nella ripresa mettono più volte i
brividi a Julio Cesar ma la squadra di Mancini ha l'orgoglio, e la
capacità, di raddrizzare una partita che sembrava compromessa. In
zona Champions, il Milan pareggia a Catania (1 a 1), la Fiorentina
vince con il Livorno (1 a 0). Gli altri risultati: Lazio-Reggina 1
a 0, Atalanta-Sampdoria 4 a 1, Siena-Cagliari 1 a 0, Genoa-Napoli
2 a 0, Palermo-Empoli 2 a 0, Parma-Udinese 2 a 0. Nell'anticipo di
martedì, 0 a 0 tra Juventus e Torino. (continua)
Sampdoria-Inter 1-1: in gol Crespo
Domenica, 24
Febbraio 2008 16:50:11
GENOVA - L'Inter
pareggia 1-1 contro la Sampdoria in una gara valida per la 24^
giornata della serie A Tim 2007-2008.
Le due squadre si affrontano a viso aperto alla ricerca del gol per
sbloccare la partita. Julio Cesar è decisivo in un paio di occasioni
su Maggio (4') e Cassano (33'), Inter pericolsa tre volte con Crespo
(2' e 25') e Suazo (29').
Nella riprresa Sampdoria in
vantaggio al 20': Cassano entra in area dalla destra e mette
all'incrocio dei pali di collo destro. Passano undici minuti e l'Inter
pareggia: bel cross di Stankovic dalla sinistra, strepitoso colpo di
testa di Crespo a centro area e palla in rete.
Il prossimo impegno dei nerazzurri
sarà mercoledì 27 febbraio contro la Roma nel turno infrasettimanale
valido per la 25^ giornata della Serie A Tim 2007-2008 (stadio
"Giuseppe Meazza" - ore 20,30).
INTER: 12 Julio Cesar; 13 Maicon, 24 Rivas, 23
Materazzi, 6 Maxwell (21' st 7 Figo); 4 Zanetti, 14 Vieira (36' st 28
Maniche), 19 Cambiasso, 5 Stankovic (38' st 30 Pelé); 18 Crespo, 29
Suazo. A disposizione: 1 Toldo, 16 Burdisso, 26 Chivu,
21 Solari. All.: Roberto Mancini.
ARBITRO: Gianluca Rocchi di Firenze
Ammoniti: Vieira,
Materazzi, Rivas
Turnover? Suazo fa per due
Inter-Livorno:
2-0, doppietta di Suazo
Sabato, 16 Febbraio 2008 17:56:01
MILANO - L'Inter vince 2-0 contro il Livorno in
una gara valida per l'anticipo della 23^ gioranta della Serie
A Tim 2007-2008. Inter subito in avanti alla ricerca della
rete per sbloccare il risultato. Il Livorno è molto chiuso e
prova a sfruttare le ripartenze in contropiede. Nei primi
dieci minuti i nerazzurri ci provano con alcune conclusioni da
fuori area. Al 14' arriva il gol del vantaggio: punizione per
l'Inter dalla destra fischiata da De Marco per un fallo
dell'ex Pasquale su Maicon, calcia Chivu e Suazo di testa non
lascia scampo ad Amelia. Passano solo quattro minuti (18') e
l'Inter raddoppia: preciso cross di Maxwell dalla sinistra,
Suazo sfrutta un rimpallo in area e segna il suo secondo gol
personale, il suo 109° da quando gioca in Italia. Al 34' Inter
vicina al terzo gol: Maicon ottimamente lanciato sull'out di
destra, controlla la sfera e prova la conclusione, il tiro
termina poco al di sopra della traversa della porta di Amelia.
Nerazzurri ancora pericolosi al 45': Crespo entra nell'area
cagliaritana dalla destra e serve un assist invitante a centro
area dove Suazo, disturbato da Galante che si lancia in
scivolata deviando il pallone, non trova la deviazione
vincente. La prima frazione di gioco si chiude dopo 2 minuti
di recupero.
La ripresa
si apre con le formazioni invariate rispetto al primo tempo.
La prima occasione degna di nota della ripresa è ancora per i
nerazzurri: angolo battuto da Chivu dalla destra stacco
imperioso di Burdisso che colpisce di testa con incredibile
potenza, la palla termina alta di un soffio. Al 16' doppia
occasione per il Livorno: prima Diamanti, direttamente su
calcio di punizione, centra il palo alla destra di Julio Cesar,
poi sugli sviluppi dell'azione Vidigal colpisce di testa da
distanza ravvicinata. Julio Cesar sembra battuto, ma con un
incredibile colpo di reni respinge il pallone in tuffo. Un
minuto più tardi è l'Inter a sfiorare la segnatura: Suazo
penetra in area dalla destra e mette al centro per Cambiasso
che calcia prontamente, Amelia respinge di piede. Da segnalare
poco prima della mezz'ora della ripresa il ritorno in campo di
Luis Figo, infortunatosi lo scorso 4 novembre nella gara
giocata a Torino contro la Juventus. Al 93' l'ultima emozione
dell'incontro: A.Filippini controlla la sfera e batte a rete
dai venti metri, Julio Cesar blocca con qualche difficoltà. Un
minuto piu' tardi il direttore di gara De Marco fischia la
fine delle ostilita. Inter batte Livorno 2-0 e centra il
29esimo risultato utile consecutivo.
INTER-LIVORNO 2-0
Marcatori: 14' e 18' pt Suazo
Inter
(4-4-2): 12 Julio Cesar; 13 Maicon (28' st 7 Figo),
16 Burdisso, 26 Chivu, 6 Maxwell; 4 Zanetti, 30 Pelé, 19
Cambiasso, 5 Stankovic (23' st 28 Maniche); 29 Suazo, 18
Crespo (40' st 23 Materazzi). A disposizione: 1 Toldo, 8 Ibrahimovic,
9 Cruz, 24 Rivas. All.: Roberto Mancini.
Livorno (3-5-2): 1 Amelia; 77 Grandoni, 15
Knezevic, 6 Galante; 69 Balleri (26' st 20 Rossini), 7
Pulzetti (23' st 86 Vailatti), 11 De Vezze (35' st 3 a.Filippini)
, 8 Vidigal, 26 Pasquale; 23 Diamanti, 81 Bogdani. A disposizione: 14 De Lucia, 3
A.Filippini, 4 E.Filippini, 17 Alvarez, 32 Pavan. All.: Giancarlo Camolese.
Nessun problema per l'Inter, che batte
il Livorno (2-0) grazie alla doppietta dell'honduregno. Maicon e
Stankovic tra i migliori, Figo entra nella ripresa: buone
notizie in vista di Liverpool
David Suazo,
28 anni, 7 gol in 16 partite di campionato. Ansa
MILANO, 16
febbraio 2008 - Ci siamo. Il momento più importante della
stagione interista è arrivato. Mancini può accantonare le
polemiche ed essere fiducioso: a quanto s'è visto contro il
Livorno (2-0, firma unica, quella di Suazo), la sua squadra è
pronta per un ciclo da duri: Liverpool e Sampdoria fuori casa,
Roma al Meazza nel giro di 15 giorni. Ad Anfield ci saranno
Maicon e Stankovic perché il test di oggi è andato bene, come
sperava Mancini. E anche Figo, magari in panchina, rientrato a
tre mesi dall'infortunio di Torino.
DOPPIO SUAZO - E'
turnover dichiarato. Crespo ha l'opportunità di giocare una
partita intera per impressionare il suo allenatore. "Valdanito"
non segna da Mosca in Champions (23 ottobre), ma nel primo tempo
non combina granché. Sarà perché la scena è tutta di Suazo dopo
pochi minuti: l'honduregno apre di testa al 14' trasformando in
oro un calcio di punizione di Chivu; quattro minuti dopo
approfitta dell'autoscontro in area toscana (Knezevic frana su
Diamanti) per il raddoppio che di fatto chiude la partita.
FIAMMATA - Il Livorno,
senza Tavano e Tristan, è troppo tenero davanti. Così i
nerazzurri ci mettono poco per tenere a distanza di sicurezza
Pulzetti, a segno contro il Milan, e Bogdani. Quando si è troppo
sicuri del proprio dominio si rischia qualcosa (Pelè manca in
qualche appoggio), ed ecco che i toscani confenzionano due
occasioni "vere": il palo di Diamanti su punizione e la zuccata
di Vidigal su cui si esibisce Julio Cesar. Una fiammata che non
accende la partita, perché a metà ripresa Cambiasso divora il
3-0 dopo un'invenzione di Suazo.
FIGO - Con Rossini più
Vailatti, Camolese gioca l'ultima carta passando a quattro
dietro. La sostanza però non cambia e non basta nemmeno la
tradizione favorevole (2-2 all'andata): il Livorno, una delle 4
squadre ad aver fermato l'Inter in campionato, non va oltre
qualche buon tentativo di Diamanti e deve arrendersi. Gli
applausi di San Siro si concentrano su Luis Figo, tornato a
giocare una gara ufficiale dopo più di 100 giorni. Un'altra
buona notizia in chiave Liverpool...
solo per l'errore sul primo gol, beccato dal
pubblico ad ogni fischio.
Il Catania resiste un tempo e
mezzo, ma sul primo gol dei nerazzurri pesa la posizione
irregolare dell'argentino. Di Ibrahimovic l'assist per il
2-0 dell'honduregno. Jimenez k.o.
L'azione contestata dell'1-0:
Cambiasso insacca ma è in fuorigioco. Ap
CATANIA, 10 febbraio 2008 - Il menu
è quello di sempre. Gol, vittoria, primo posto
CATANIA - Esteban Cambiasso e David Suazo. Due
azioni ispirate sul nascere da Zlatan Ibrahimovic, nella
prima assist gol di Javier Zanetti su cross di Maxwell. Con
due reti in meno di tre minuti, l'Inter conquista la 17^
vittoria in campionato, la settima esterna, vincendo in casa
del Catania che, in una sola occasione, nel primo tempo con
Izco, spaventa i nerazzurri. Tre punti conquistati nella
ripresa e legittimati nel finale di partita, con varie
occasioni, compreso un palo di Julio Cruz.
Primo tempo. Il Catania conferma il modulo
(4-3-3, molto difensivo... ), ma a centrocampo c'è Izco al
posto dell'annunciato Tedesco. Mancini sceglie Burdisso
terzino destro, con Maxwell a sinistra e Chivu a
centrocampo. Jimenez lavora dietro le punte e, in fase di
copertura, copre sulla fascia destra. Quindi, per l'Inter,
si può parlare di 4-4-2 flessibile. Serata gradevole,
terreno in buone condizioni malgrado qualche goccia di
pioggia caduta in giornata sulla città siciliana, stadio
praticamente esaurito con una massiccia presenza di tifosi
nerazzurri. Pressing a tutto campo del Catania, con otto
uomini dietro la linea della palla. Nei primi trenta minuti,
oltre a qualche mischia, da segnalare la sostituzione di
Jimenez con Pelè: il cileno lamenta un dolore dietro la
gamba sinistra (risentimento muscolare), probabile
conseguenza di una dura entrata pronti-via. Pelè fa coppia
in mezzo al ring con Cambiasso, Zanetti è l'esterno destro
di centrocampo. La partita, molto bloccata, si accende al
minuto 35': gran destra dai trenta metri di Izco,
pericoloso, appena alto sopra la traversa di Julio Cesar.
Mancini muove le pedine sul binario di sinistra: Maxwell
sale a centrocampo, Chivu fa il terzino. E nasce proprio dal
piede mancino del romeno (44') l'azione più calda dei
nerazzurri: il portiere del Catania, Polito, salva in
mischia su Burdisso. Nei minuti finali del primo tempo,
l'Inter alza la pressione, soprattutto con Cambiasso, è
rompe il ritmo del possesso palla dei siciliani.
Secondo tempo. Gara sempre frenetica. Poca
precisione. Dopo quattro minuti Inter avanti con una
combinazione veloce Cambiasso-Cruz, anticipato nell'attimo
fatale. Mancini gioca di mazzo, punta sui cambi di velocità:
entra Suazo per Chivu, con Maxwell che torna sulla linea dei
difensori e Cruz fa il terzo attaccante a sinistra.
Leggermente più lunghe le squadre. 18': Ibra di testa per
Suazo, tiro bloccato. Un minuto dopo arriva il gol del
vantaggio nerazzurro. Azione di Ibrahimovic che lancia
Maxwell sulla fascia sinistra, traversone lungo del
brasiliano su Zanetti che, dal secondo palo, rimette in
mezzo di testa: arriva Cambiasso e, da perfetto giocatore di
basket, va al rimbalzo e segna: 0-1. Il Catania reclama per
la posizione del centrocampista argentino, che sembra
regolare in partenza. Pochi minuti dopo, ovvero al 22',
'Ibra' lancia Suazo che, in posizione regolarissima, salta
il portiere in uscita e insacca: 0-2, in tre minuti. L'uno-due
stende il Catania, che lascia all'Inter una terza occasione
da gol, con un esterno di Zanetti (28') che sfiora il palo
lungo da posizione ravvicinata. La squadra di Baldini, dopo
tante corse, non trova più il fiato per replicare, quindi è
ancora Cruz (40') che impegna Polito con un tiro centrale.
Poi vola Suazo (43'), soluzione centrale: controllata. Poi,
nel finale (44' st), clamoroso palo di Cruz. Peccato, era
una bella conclusione, ma può bastare così: 2-0 Inter,
sempre prima a +8.
Moratti: «Se non ci fosse stata
quella "banda" avremmo vinto con qualche punto di vantaggio»
Massimo Moratti (Emblema)
MILANO
- Con la sua Inter impegnata nella lotta per vincere il terzo
scudetto consecutivo, Massimo Moratti torna a parlare del
famoso 5 maggio del 2002, quando i nerazzurri - in testa alla
classifica - persero il titolo all'ultima giornata di
campionato dopo la sconfitta per 4 a 2 all'Olimpico contro la
Lazio. «Il 5 maggio - ha spiegato il presidente dell'Inter ai
microfoni di Sky - se non ci fosse stata quella banda di
truffatori avremmo vinto con qualche punto di vantaggio».
«LA ROMA MI PREOCCUPA» - E sulle parole di Roberto
Mancini, che ha detto di voler vincere il campionato con due
punti di vantaggio anziché con 15, per non perdere il valore
della vittoria, il presidente nerazzurro ha spiegato: «È
l’esperienza del passato, visto quello che è successo l'anno
scorso. In questo caso però lui lo dice per provocare e
abituare la squadra a lottare partita per partita». Con la
Roma che ha accorciato le distanze, Moratti chiede ai suoi
giocatori di «avere la forza e la costanza di andare avanti
nella stessa maniera». «Mi preoccupa il fatto che la Roma
giochi bene - ha concluso il numero uno interista -, continui
a vincere e che abbia una squadra importante. Noi finora
abbiamo fatto un campionato molto buono ma dobbiamo avere
forza e la costanza di andare avanti nella stessa maniera, e
non è facilissimo».
SESTA
GIORNATA CAMPIONATO 2007-2008, 29 SETTEMBRE 2007, ROMA
Roma-Inter 1-4: gol e
spettacolo all'Olimpico
Sabato, 29 Settembre 2007 19:52:50
ROMA - Roma-Inter 1-4. L'Inter è impegnata all''Olimpico'
contro la Roma di Spalletti nell'anticipo pomeridiano della
sesta giornata della Serie A Tim. Le due formazioni,
appaiate in vetta alla classifica si affrontano in una
cornice di pubblico spettacolare, quasi 70mila i tifosi
presenti sugli spalti. Roberto Mancini schiera: Julio Cesar
tra i pali; Zanetti, Cordoba, Samuel, e Maxwell in difesa;
Stankovic, Dacourt, Cambiasso sulla linea mediana; Cesar e
Figo alle spalle dell'unica punta Ibrahimovic.
Calcio
d'inizio battuto dai nerazzurri. Al 2' padroni di casa
vicini al vantaggio. Calcio di punizione dai 25 metri
battuto da Totti, Julio Cesar si distende in tuffo e
respinge, la palla arriva sui piedi di Mancini che calcia
prontamente, Julio Cesar respinge in due tempi. Dopo l'avvio
scoppiettante dei giallorossi, l'Inter, prende le misure
agli avversari Al 14' nerazzurri pericolosi in avanti con
Ibrahimovic che controlla il pallone nell'area avversaria e
cerca di resistere alla carica di due avversari, lo svedese
trattenuto vistosamente per la maglia da Mexes conclude
debolmente. Al 17' discesa sulla fascia di Zanetti, cross
teso deviato da Tonetto, la palla giunge comunque dalle
parti di Cambiasso che calcia al volo di prima intenzione.
Conclusione potente ma centrale, Doni para. Al 22' Roma
vicina al gol: azione centrale dei giallorossi che porta al
tiro Mancini, destro potente a fil di palo, Julio Cesar
devia in corner. Al 29' Inter in vantaggio. Maxwell ruba
palla su un angolo9 battuto troppo frettolosamente da Totti
e lancia in contropiede Cesar, cavalcata del brasiliano che
arriva davanti alla porta e calcia su Doni in uscita. La
respinta arriva dalle parti di Ibrahimovic che di testa
inquadra la porta, Giuly respinge la palla di mano sulla
linea di porta, il direttore di gara espelle il romanista e
decreta, ovviamente, la massima punizione. Calcia
Ibrahimovic, destro potente a fil di palo e Doni è battuto.
Da segnalare al 44' una conclusione dalla distanza di
Dacourt terminata alta sopra la traversa della porta di
Doni. La prima frazione di gioco si chiude dopo un minuto di
recupero.
Le
squadre rientrano in campo con le stesse formazioni che
avevano iniziato la gara, ma dopo sei minuti Mancini
inserisce Cruz e Crespo per Ibrahimovic e Dacourt. Al 54' la
Roma pareggia: disimpegno errato di Maxwell, Perrotta ruba
palla e calcia di destro a fil di palo Julio Cesar è
battuto. La reazione dell'Inter è veemente e al 55' Cruz
centra un clamoroso palo con un destro potente scagliato dal
limite dell'area. Un minuto più tardi l'Inter raddoppia.
Conclusione potente ma centrale di Cambiasso, Doni respinge
ma non trattiene, sulla respinta si avventa come un falco
sul pallone, sforbiciata di destro e Doni capitola. Al 60'
l'Inter cala il tris: tocco ravvicinato di Figo per Cruz
sull'out di destra, l'argentino calcia di sinistro sul primo
palo, freddando ancora Doni. Al 23' il tris diventa un
poker: perfetto cross di Figo dalla sinistra, sul secondo
palo, dove è appostato Cordoba, stacco imperioso e palla in
fondo al sacco. L'Inter in vantaggio di tre reti e in 11
uomini contro 10, gestisce agevolmente la gara fino al
triplice fischio del signor Rizzoli che arriva dopo due
minuti di recupero. L'Inter espugna l'Olimpico
con una prestazione da manuale del gioco del calcio e prende
il comando della classifica in solitaria.
ROMA-INTER 1-4
Marcatori: 29' pt Ibrahimovic (Rig.), 9' st
Perrotta, 11' st Crespo, 15' st Cruz, 23' st Cordoba
INTER: 12 Julio Cesar; 4 Zanetti, 2 Cordoba, 25
Samuel, 6 Maxwell; 5 Stankovic, 15 Dacourt (6' st 18
Crespo), 19 Cambiasso; 7 Figo (31' st 30 Pelè), 8
Ibrahimovic (6' st 9 Cruz), 31 Cesar A disposizione: 1 Toldo, 10 Adriano,
21 Solari, 29 Suazo. All.: Roberto Mancini
Arbitro: Nicola Rizzoli di Bologna
Ammoniti: Samuel, Pizarro
Espulsi: Giuly
Con due gol
di Ibrahimovic i nerazzurri portano a casa tre punti preziosi
L'Inter a
Empoli scaccia la crisi con un 2 a 0. Dopo il disastro di
Barcellona (0-5), dopo la sconfitta in super
coppa con la
Roma (0-1), dopo il pari interno con l'Udinese,con la palla al
piede Adriano,L'Inter, seppur ancora
indietro
di condizione,passa ad Empoli. Recoba ceduto,purtroppo in
prestito, al Torino.
Empoli-Inter
0-2: doppietta di Ibrahimovic
Sabato, 01
Settembre 2007 22:19:17
Zlatan Ibrahimovic, 25 anni, prima doppietta
in stagione. Ap
EMPOLI
- Empoli-Inter 0-2. Roberto Mancini schiera Toldo tra i pali,
Maicon, Cordoba, Samuel e Maxwell in difesa, Zanetti, Cambiasso,
Stankovic e Cesar sulla mediana; Ibrahimovic e Suazo in attacco.
Maglia e calzettoni azzurri con pantaloncini neri per i padroni
di casa. Inter con la splendida maglia del centenario: bianca
con la croce rossa, simbolo di Milano; pantaloncini e calzettoni
bianchi. La prima azione degna di nota è dei nerazzurri al 5'.
Cesar scambia con Ibrahimovic, si accentra e conclude a rete. La
palla termina di poco a lato. La replica dei toscani è affidata
a Martzoratti che, al 7', raccoglie di testa un angolo battuto
dalla destra e conclude di un soffio sopra la traversa della
porta di Toldo. Inter in vantaggio al 14'. Maicon supera il
diretto marcatore e crossa a giro sul secondo palo dove è
appostato Ibrahimovic. Tocco di esterno destro dello svedese e
palla che si insacca passando sotto le gambe di Balli. Empoli
vicino al pareggio al 36'. Antonini ottimamente servito da un
compagno si trova a tu per tu con Toldo. Conclusione potente in
diagonale di esterno destro e palla che termina un metro alla
sinistra del palo della porta nerazzurra. Nuovo pericolo per l'Inter
al 43'. Cross teso dalla sinistra di Vannucchi per Saudati,
Toldo è costretto ad una difficile respinta con i pugni.
Nerazzurri vicini al raddoppio al 44'. Suazo avanza sulla
trequarti e lascia partire un destro violentissimo indirizzato
all'incrocio dei pali. Balli compie un intervento miracoloso e
devia in angolo. È ancora Inter nei due minuti di recupero
concessi dal diretore di gara Ayroldi. Mischia confusa
sottoporta ma ne Cambiasso, ne Suazo inquadrano il bersaglio.
Subito dopo si chiude il primo tempo.
La ripresa si apre con un'occasionissima per i nerazzurri.
Assist di Ibrahimovic per Suazo che si libera di un avversario e
calcia di destro in corsa, il tiro è potente ma Balli riesce a
opporsi con i piedi. Al 55' Moro, da oltre trenta metri, cerca
di sorprendere Toldo, con una conclusione potentissima, ma il
numero uno interista non si fa sorprendere e para in due tempi.
Toscani pericolosi al 62'. Tosto lascia partire un tiro-cross
dalla traiettoria molto insidiosa, Toldo fuori dai pali,
recupera la posizione e mette il pallone sopra la traversa. Al
66' Maxwell scambia con Cesar e penetra in velocità nell'area
empolese, ma è anticipato un istante prima della battuta a rete.
Due minuti più tardi è l'Empoli a sfiorare il pareggio. Cross
teso dalla sinistra, Pozzi colpisce di testa dall'interno
dell'area piccola ma Toldo neutralizza da autentico campione. Al
78' è il neo-entrato Figo a impegnare severamente Balli con un
destro teso dai venti metri. Al minuto 83' l'Inter raddoppia.
Azione che si sviluppa sulla destra, da Figo la palla giunge sui
piedi di Cesar, assist rapido e preciso per Ibrahimovic che da
distanza ravvicinata batte di destro e supera ancora Balli. Dopo
tre minuti di recupero il direttore di gara Ayroldi fischia la
fine dell'incontro. Dopo il pareggio interno con l'Udinese, l'Inter
centra un importante e meritato successo su un campo difficile
come il 'Castellani'.
EMPOLI-INTER 0-2
Marcatori: 14' pt e 38' st Ibrahimovic
EMPOLI: 23 Balli; 46 Raggi, 16
Marzoratti, 14 Adani (21' st 6 Abate), 7 Tosto; 24 Buscé, 18
Giacomazzi, 5 Moro, 77 Antonini (14' st 21 Giovinco); 10
Vannucchi; 11 Saudati (1' st 9 Pozzi) A disposizione: 1 Bassi 15 Vanigli, 19
Marchisio, 8 Marianini All.: Luigi Cagni
INTER: 1 Toldo, 13 Maicon, 2 Cordoba, 25
Samuel, 6 Maxwell (30' st 26 Chivu), 4 Zanetti, 5 Stankovic, 19
Cambiasso, 31 Cesar (43' st 15 Dacourt), 8 Ibrahimovic, 29 Suazo
(28' st 7 Figo) A disposizione: 22 Orlandoni, 16
Burdisso, 18 Crespo, 9 Cruz All.: Roberto Mancini
Arbitro: Nicola Ayroldi di Molfetta
Ammoniti: Giacomazzi, Cesar, Marzoratti
All'Inter di
Roberto Mancini bastano due zampate di Ibrahimovic per vincere a
Empoli nell'anticipo della seconda giornata di campionato. Primo
tempo dai due volti.
Primo tempo dai due volti. Inter più spavalda nei primi
venti minuti ed Empoli che esce alla distanza. Il primo gol dei
nerazzurri è frutto della bravura di Maicon, che dalla destra
lascia partire un cross che Ibrahimovic con astuzia insacca
d'esterno destro alle spalle di Balli. Passano i minuti e i
toscani vanno vicini al pareggio. È il 36' quando Giacomazzi pesca
sulla sinistra Antonini, ma il centrocampista dell'Empoli mette
fuori da buona posizione. Toscani tonici anche nella ripresa,
quando tengono il pallino del gioco e vanno vicini al pareggio al
24' con un colpo di testa di Pozzi respinto da Toldo. Passano i
minuti e l'Inter anestetizza l'incontro fino al 38', quando
Ibrahimovic mette a segno il 2-0. Azione di contropiede dei
nerazzurri ben orchestrata da Figo che serve Cesar.
Il brasiliano vede Ibrahimovic e lo serve, a questo punto allo
svedese non resta altro che spingere in rete il 2-0.
Parlando ai microfoni di Sky Sport nel dopo partita di
Empoli-Inter, Roberto Mancini ha lasciato capire che Adriano è uno
dei due giocatori dell'Inter esclusi dalla lista per la Champions
League. Rispondendo a una domanda sul brasiliano, Mancini ha detto
che «quando consegneremo lista vedremo cosa è stato deciso. Chi è
rimasto fuori è rimasto fuori con gran dispiacere da parte mia.
Sono rimasti fuori in due purtroppo». Cosa deve fare di più
Adriano per riconquistare il posto, è stato chiesto al tecnico
nerazzurro: «gliel'ho detto a quattr'occhi cosa deve fare di più,
non c'è bisogno di dirlo pubblicamente, l'abbiamo detto in questi
anni, anche ieri. La fiducia da parte mia c'è sempre stata, anche
quando lui è stato escluso nelle partite, anche adesso. Sono
convinto che potrà tornare ad essere quello che è stato qualche
tempo fa. Noi ci metteremo del nostro, se lo si fa in due ci si
riesce, altrimenti no».
Recoba sa
ancora far gol quando non conta un cazzo......
Il trofeo della fuffa lo vince l'Inter in un Ferragosto
asfissiante. Di nuovo squadre infarcite di bambini, ma a cosa
servono sti tornei del cazzo?? Sperando negli Dei ultimo
stipendio ladrato da un fenomeno del nulla...
Una rete
dell'uruguaiano nel derby con il Milan decide il 7° trofeo Tim.
Negli altri incontri i nerazzurri battono la Juventus ai rigori
dopo lo 0-0 dei regolamentari, bianconeri sconfitti anche dal
Diavolo, a segno con Gilardino
Il gol di
Alvaro Recoba nel derby con il Milan al Trofeo Tim. Dfp
MILANO, 14
agosto 2007 - Sotto gli occhi del c.t. azzurro Donadoni, Inter,
Milan e Juventus danno vita a un trofeo Tim che lascia intatti
tutti i dubbi della vigilia sulle big del calcio italiano.
Reduci da un pre-campionato fitto di amichevoli insidiose, le
due squadre milanesi e i bianconeri di Ranieri si sfidano a San
Siro ruotando molto gli uomini a disposizione. Alla fine, dopo
tre match da 45’ giocati a ritmi non forsennati ma accettabili,
la settima edizione del torneo va all’Inter, che tornerà su
questo campo domenica contro la Roma nella Supercoppa italiana.
Per stasera decide Recoba, che potrebbe aver giocato una delle
ultime gare in maglia nerazzurra.
INTER-MILAN 1-0 - Nella terza e
decisiva partita, il derby milanese prende quota quando Gourcuff
impegna Orlandoni con un gran diagonale. Gli risponde subito un
Crespo pericoloso a dispetto delle precarie condizioni fisiche,
ma Dida è attento. Poi Inzaghi fa la cosa più bella della
serata, una torsione volante su cross di Cafu che solo il
riflesso del portiere interista leva dall’angolino giusto.
Orlandoni è in serata: semplicemente strepitosa la sua
deviazione sul palo dopo una sventola dell’ispirato Gourcuff. Ma
a metà tempo Mancini lo sostituisce misteriosamente con Toldo,
tra qualche mormorio di disapprovazione. Malumore che sparisce
quasi subito, perché Recoba illumina la sua mezz’ora di gioco
con una parabola che al 28’ fulmina Kalac. E’ l’1-0. Pirlo prova
a rispondergli su punizione ma trova pronto Toldo, l’intensità
aumenta e Balotelli scalda le mani a Kalac. I cambi si
susseguono, ma Inzaghi è sempre lì e per poco non fa centro di
testa. Per poco. Ci riproverà venerdì sera contro la Juve nel
trofeo Berlusconi: ultime prove tcniche, perché poi si comincerà
a fare sul serio.
MILAN-JUVENTUS 1-0-
Nella seconda mini-partita del trofeo Tim è la squadra di
Ancelotti a partire forte, pressando una Juve che rispetto alla
sfida con l’Inter ha in campo Grygera, Molinaro, Nocerino,
Palladino e Trezeguet. Ma la difesa bianconera dimostra di aver
compiuto qualche progresso rispetto alle inquietanti amichevoli
delle ultime settimane e regge l’urto del 4-3-2-1 avversario.
Quando la Juve mette fuori il naso lo fa con Nedved, che servito
da un preciso cross di Zanetti incorna fra le braccia di Dida. E
Palladino ci prova dal limite poco dopo, colpendo male.
Gli va meglio
quando, a metà tempo, stacca e fa centro di testa, ma l’arbitro
Gervasoni vede una spinta su Oddo e annulla. Si va dall’altra
parte e il Milan trova il gol: Gattuso vede il corridoio per
Gilardino, che brucia Andrade e batte Buffon per l’1-0. E se i
rossoneri non raddoppiano subito il merito è del portiere della
Nazionale, che si oppone a un diagonale rasoterra di Kakà. Nel
quarto d’ora finale, Ranieri va col 4-3-3, riproponendo Iaquinta
e riportando Nocerino a una più opportuna posizione di
centrocampista centrale, con Olivera largo a destra. Ma il Milan
non soffre più di tanto e sale a quota 3 punti, eliminando la
Juventus dalla corsa per il trofeo, che si deciderà nel derby
conclusivo.
INTER-JUVE 5-4 - La 7ª
edizione del Trofeo Tim, tradizionale appuntamento del calcio
d’agosto, inizia con uno 0-0 tra Inter e Juventus nella prima
delle tra mini-sfide da 45’, con vittoria ai rigori della
squadra di Mancini. Un’Inter, per la verità, priva di dieci
grandi firme: i giocatori lasciati a riposo da Mancini (Julio
Cesar, Materazzi, Chivu, Maxwell, Vieira, Dacourt, Stankovic,
Figo, Ibrahimovic e Suazo) formerebbero una squadra capace di
competere con tutte le potenze del calcio europeo. In campo,
però, ci sono i reduci dalla coppa America, in un undici
interamente sudamericano a eccezione di Toldo. Dall’altra parte,
Ranieri sceglie una formazione più simile a quella titolare e
sostituisce Tiago (messo k.o. da problemi intestinali) con
Cristiano Zanetti. In un Meazza non proprio gremito, il pubblico
trova comunque modo di divertirsi.
La prima
emozione è un destro di Iaquinta fuori misura, la seconda un
erroraccio dello stesso attaccante liberato in area da Nedved.
L’iniziale predominio juventino prosegue con un tiro centrale di
Zanetti e una punizione di Del Piero procurata da Salihamidzic e
respinta da Toldo. L’Inter si scuote e si vede annullare
giustamente un gol di Cordoba per fuorigioco. Poi i nerazzurri
sfruttano una certa supremazia fisica sui calci da fermo per
impegnare Buffon con Samuel. Iaquinta manca ancora il gol,
Zebina chiude bene su un insidioso cross di Solari e si arriva
ai rigori, dove decide la parata di Toldo su Criscito. Due punti
all’Inter e uno alla Juve.
Inter,
altro tonfo! Dopo lo 0-3 di Birmingham
L'Az Alkmaar vince 4-2 con finale in rissa. In mattinata
scompariva il team manager Susini.
Contro gli olandesi di Van Gaal, i nerazzurri patiscono il
pressing e vanno subito sotto: 2-0, poi accorcia Stankovic ma
inizio ripresa è già 4-1. Espulso Solari, segnali di risveglio nel
finale con il gol di Cruz su punizione
NERVI A FIOR DI PELLE
- La tensione sale e Dacourt decide di farsi giustizia da solo.
Una, due entrate, alla terza l'arbitro estrae il giallo e
scattano le proteste: espulso Solari appena entrato. Tutto
questo con l'Az avanti per 4-1, grazie all'uno, due piazzato a
inizio ripresa (autorete di Materazzi e gol di Ari). In dieci,
la squadra di Mancini cresce e accorcia le distanze con una
punizione del subentrato Cruz: proprio il tridente con
l'argentino, Suazo e Adriano è l'esperimento più interessante
del match. L'Az, intanto, ha fallito almeno altre tre occasione
limpide, una con Pellé. Erroraccio, ma niente in confronto al
gesto di Stankovic, che per il nervosismo scaglia e terra e
pesta il lutto indossato per ricordare Guido Susini, il team
manager nerazzurro scomparso stamani.
DOPO ATALANTA -
INTER, FORSE SCIOGLIMENTO DELLA CURVA NORD
Ci sarebbe piaciuto
raccontare dell'ennesimo record conquistato dai Nostri Ragazzi e
del colore che avevamo già pronto per Atalanta-Inter ultima
trasferta di campionato ma purtroppo dobbiamo ancora una volta
denunciare lo stupro subito dalla Nostra Libertà d'andare ad
assistere ad un incontro di calcio.
Dopo esserci imbarcati sul regionale delle 11.55 con destinazione
Bergamo assieme a diversi altri passeggeri (tra cui ovviamente
donne, bambini e anziani) che nulla avevano a che fare con la
Nostra trasferta, la giornata era cominciata con l'incursione d'un
gruppo di Atalantini che, casco in testa e bastoni in mano, sono
riusciti a far arrestare il convoglio sul quale viaggiavamo in una
stazione secondaria ad alcuni chilometri da Bergamo.
All'azione mordi e fuggi molto ben organizzata ed all'insegna del
"Nessuna Regola" ma dimenticandosi che solo i vili in una guerra
attaccano anche donne, bambini ed anziani, ha fatto seguito la
Nostra reazione con un prolungato inseguimento per le vie della
frazione Bergamasca seminando il panico tra i residenti in attesa
che alla "provocazione" seguisse anche uno scontro.
Delusi dall'impossibilità di ottenere anche un confronto fisico
all'insegna del "Nessuna Regola", oltre cento Interisti hanno
fatto così ritorno al convoglio ferroviario realizzando che
l'incursione non aveva sortito altro effetto che spaventare a
morte i passeggeri del treno e danneggiare diversi vetri del
convoglio medesimo.
Nessuno tra coloro che occupavano il treno ha riportato ferite di
rilievo se non alcuni graffi dovuti al frantumarsi dei finestrini
colpiti mentre il treno si arrestava.
Dopo questi accadimenti che fanno parte delle Nostra realtà,
riguardo i quali non abbiamo nulla da rimproverarci e sui quali
non c'è bisogno di dilungarsi, sono accaduti i fatti più
vergognosi della giornata.
Il treno è ripartito senza alcun motivo di tensione tra i Tifosi
Neroazzurri e le forze dell'ordine sopraggiunte e dopo pochi
chilometri si è giunti presso la stazione di Ponte S.Pietro.
La stazione era già presidiata da un ingente numero di "tutori"
dell'ordine ed al nostro arrivo i funzionari presenti ci hanno
fatto intendere che saremmo stati accompagnati allo stadio con
degli autobus e fin qui tutto pareva nella norma.
All'arrivo di 5 autobus tutti gli Interisti sono saliti
tranquillamente sui mezzi ma qui è iniziata un'interminabile
attesa.
Verso le 14.45 ci è stato comunicato che "il ministero" a roma
aveva deciso che non potevamo assistere all'incontro per motivi di
ordine pubblico e che pertanto dovevamo far rientro a Milano.
Inutile sottolineare l'incredulità generale e la rabbia suscitata
in una situazione di assoluta tranquillità dove nessuno fino a
quel momento aveva eccepito ad alcuna delle disposizioni imposte
dalle forze dell'ordine.
Dopo gli inutili tentativi di dissuadere diplomaticamente i
responsabili della polizia dalle proprie vergognose posizioni
giustificate col solito scarica barile delle responsabilità, la
massa si è arresa all'impossibilità d'ogni altra forma di reazione
data la sproporzione delle forze eventualmente in campo.
Si è dovuti perciò convivere in uno stato di segregazione a
ridosso di una stazione ferroviaria isolata e circondati da decine
di cellulari di polizia in pieno assetto anti sommossa.
Quanto subito dalle forze dell'ordine non può esser certo definito
un sistema di "prevenzione" a tutela di un ordine pubblico mai
messo in discussione con la Nostra presenza, quanto subito è stato
un vero e proprio vergognosissimo sequestro di persona immotivato.
La Curva Nord al ritorno a Milano ha subito effettuato una
riunione per definire quale linea comportamentale adottare
nell'ultimo incontro di campionato ed insieme si è raggiunta la
controversa decisione di mantenere fino in fondo la linea adottata
per tutto il corso della stagione ossia quella di mantenere su due
piani differenti il Nostro impegno a condanna di tutti gli eventi
repressivi che il mondo Ultras è costretto a subire e
l'organizzazione dell'incitamento ai Nostri colori che non hanno
colpe per ciò che accade nei rapporti che regolano le relazioni
tra Tifosi e forze di polizia.
In occasione dell'incontro col Torino la Nord pertanto porterà a
conclusione il proprio piano coreografico di questa stagione con
l'intento di onorare per l'ultima volta i risultati ottenuti sul
campo dai Nostri Campioni.
Dopo l'incontro col Torino la Nord si riserva di iniziare un lungo
periodo di riflessione per impegnarsi al meglio nella lotta alla
repressione incostituzionale che si è dimostrata essere
abbondantemente fallimentare in termini di risoluzione delle
problematiche inerenti la violenza negli stadi.
I fatti di oggi hanno dimostrato ancora una volta che l'erroneo
approccio a certe problematiche non sortisce altro effetto se non
quello di spostare il problema.
Qualora nel corso dell'estate non si verifichino dei cambi di
direzione da parte delle istituzioni in riferimento a tutte quelle
misure palesemente incostituzionali attualmente in vergognoso
vigore, la Curva Nord è fermamente intenzionata a rivedere
integralmente le proprie linee organizzative valutando la
possibilità di sciogliere ogni forma organizzativa al fine di
negare totalmente ogni possibilità di ricondurre ad essa
responsabilità di alcun tipo riguardo i comportamenti tenuti dai
tifosi Interisti in futuro.
La gara di ritorno
a San Siro: 2 a 1 per l'Inter
Inutili le reti di
Crespo e Cruz, MA L'INTER HA GIOCATO CON CUORE
ED ORGOGLIO SIN DALL'INIZIO. DISASTROSO
L'ARBITRAGGIO. SUL 2-0 ESPULSO IN MODO DECISIVO
CORDOBA. Gara nervosa: espulsi Cordoba, Panucci.
Mancini: «Noi straordinari, male l'arbitro»
- La Coppa Italia va alla Roma ma dopo atroci,
anche se prevedibili, sofferenze. All'Inter non
basta un super-Crespo e l'orgoglio ritrovato per
rovesciare il tennistico punteggio dell'andata
(6-2). I manciniani le provano tutte, spingono e
spingono ma riescono a sfondare solo nella
ripresa. L'uno-due di Crespo e Cruz in cinque
minuti riaccende la speranza. Il muro romanista
sembra crollare ma ci pensa Perrotta all'82' a
spegnere definitivamente i sogni nerazzurri. A San
Siro è la Roma che alza la Coppa Italia, l'ottava
che finisce nella bacheca del club. Per Spalletti,
abbondantemente innaffiato dai suoi giocatori
mentre parla ai microfoni Rai, è il primo trofeo
in carriera. Un po' di nervosismo in campo. Il
tecnico Mancini viene allontanato per proteste. Le
due squadre finiscono in dieci per le espulsioni
di Cordoba e Panucci.
I COMMENTI - Soddisfatto a fine partita
il capitano della Roma, Totti: «Noi cerchiamo di
ripartire da questa Coppa Italia, questo non è
l'ultimo trofeo, ma il primo di tanti. Ci eravamo
abituati a vedere vincere sempre l'Inter e non era
possibile. Era giusto alzare qualche trofeo con
questa squadra e siamo venuti con l'idea di
farcela e ci siamo riusciti». La dedica di Totti è
scontata: «Oltre a Chanel, la dedico a Ilary ed a
Christian, alla mia famiglia, che mi è stata
vicina nei momenti più importanti».
Sul fronte interista Mancini elogia il
comportamento della sua squadra: «Siamo stati
straordinari, abbiamo fatto una gara eccezionale.
Ma la Coppa l'abbiamo perso all'andata». Mancini
riserva un brutto voto all'arbitro Morganti: «Ci
ha negato un rigore netto, diciamo che non era in
giornata: non mi è piaciuto».
Inter-Lazio
4-3: reti di Crespo (3) e Materazzi
Domenica, 13 Maggio 2007 16:57:59
MILANO - Inter-Lazio 4-3. L'Inter ospita la Lazio, autentica
rivelazione del torneo, nella gara valida per la
trentaseiesima giornata della
Serie A
Tim. Il tecnico nerazzurro Roberto Mancini, schiera
Julio Cesar
tra i pali,
Maicon,
Burdisso,
Materazzi
e
Maxwell
in difesa,
Vieira,
Stankovic,
Zanetti
e
Solari
sulla linea mediana,
Crespo
e
Recoba
in attacco. Inter nella consueta tenuta nerazzurra, per
l'occasione caratterizzata dallo sponsor Pirellifilm.com.
Lazio nella classica divisa da trasferta con maglia e
pantaloncini bianchi. Terreno di gioco in buone condizioni,
temperatura vicina ai 30° C. Avvio fortissimo della Lazio
che va in gol due volte nei primi 5 minuti. Prima grazie ad
un autogol di
Materazzi
che tenta di intervenire su una conclusione di Pandev, poi
con Mutarelli che raccoglie di testa un preciso cross di
Jimenez. Sotto di due reti l'Inter si scuote e comincia
finalmente a giocare. È Hernan
Crespo
l'uomo della riscossa. Al 20' accorcia le distanze deviando
in rete un assist di
Maicon
innescato da
Vieira.
Al 35' da un cross di
Vieira
dalla destra, è ancora il bomber di Florida a segnare con un
tocco dall'interno dell'area piccola. Al 41' arriva la
doccia fredda del terzo gol laziale. Punizione
magistralmente battuta da Ledesma dai 20 metri, la palla
aggira la barriera, sbatte sul palo e si insacca alle spalle
dell'esterrefatto
Julio Cesar.
La prima frazione di gioco si chiude dopo due minuti di
recupero con il punteggio di 3-2 in favore della Lazio.
Nella ripresa l'Inter si riversa in avanti alla ricerca del
pareggio che arriva al 81' nenanche a dirlo con
Crespo
che raccoglie un perfetto cross di
Gonzalez.
Quattro minuti più tardi è Marco
Materazzi
a portare in vantaggio i nerazzurri. Angolo battuto dalla
destra Da
Stankovic,
il Marco nazionale, stacca più in alto di tutti e con un
potente colpo di testa fulmina Ballotta. Il risultato non
cambia più fino al triplice fischio del signor Banti che
arriva dopo tre minuti di recupero. Inter batte Lazio 4-3.
L'Inter centra la 29esima vittoria in
Campionato
e arriva alla vertiginosa cifra di 93 punti in classifica.
La Lazio, seppur sconfitta, conserva 7 punti di vantaggio
sulla quinta in classifica che a meno due turni dalla
conclusione del torneo significano l'accesso al preliminare
di Champions Lague.
Tim Cup,
finale di andata: Roma-Inter 6-2 : un ringraziamento vivissimo A
DEI PEZZI DI MERDA CHE SE NE FREGANO DELLA GENTE CHE SI FA 1200
KM PER ANDARE A VEDERE DEGLI STRONZI IN CAMPO. GRAZIE!
Mercoledì, 09 Maggio 2007 20:00:42
ROMA -
Roma-Inter 6-2. Roberto
Mancini
schiera
Toldo tra
i pali,
Maicon,
Cordoba,
Materazzi
e
Maxwell
sulla linea difensiva,
Stankovic,
Dacourt,
Zanetti e
Figo a
centrocampo,
Crespo e
Adriano
in attacco. Partenza fortissima della Roma che passa in
vantaggio al 1'. Cross rasoterra dalla destra di Taddei per
Totti appostato all'interno dell'area nerazzurra, controllo di
destro e tiro immediato a fil di palo che fulmina l'incolpevole
Toldo. La
Roma raddoppia al 5'. Angolo dalla sinistra per Mexes che
liberissimo calcia a rete al volo, in diagonale dalla destra,
deviazione vincente sottoporta di De Rossi che forse tocca il
pallone con un braccio. Altre due nitide occasioni da rete per i
giallorossi nei primi dieci minuti, la prima con Taddei
neutralizzata da
Toldo, la
seconda con
Mancini
che conclude alto sopra la traversa. Al 15' arriva anche il
terzo gol della Roma. Chivu affonda sulla fascia sinistra,
preciso tocco di Perrotta che in scivolata anticipa
Materazzi
e batte nuovamente
Toldo. Al
20', prima rete nerazzurra.
Crespo
approfitta di un retropassaggio errato di Pizarro, ruba palla,
dribbla Doni e deposita in rete con un tocco in diagonale. Al
30' quarta rete della Roma. Cross dalla destra di Panucci,
Toldo
devia la traiettoria del pallone che finisce sui piedi di
Mancini
che insacca di destro. Al 35 ' Roma nuovamente vicina al gol con
Totti che direttamente su calcio di punizione sfiora il montante
alla destra di
Toldo. Da
segnalare un clamoroso palo colpito da
Figo al
40' con una potente conclusione dal limite dell'area. La prima
frazione di gioco si chiude dopo un solo minuto di recupero.
Il secondo
tempo si apre con una conclusione bomba di
Adriano
da quasi 30 metri, Doni è chamato a compiere un intervento
prodigioso per deviare il pallone in angolo. Al 54' quinta rete
dei giallorossi. Angolo dalla sinistra di Pizarro per la testa
di Panucci che batte ancora
Toldo. Un
minuto più tardi, ancora
Crespo,
accorcia le distanze. Cross dalla fascia sinistra di
Maicon
per
Crespo
che anticipa Panucci e con un preciso colpo di testa fredda
Doni. Al 65' Miracolo di
Toldo su
una conclusione dalla corta distanza di Totti. La palla calciata
d'esterno dal capitano giallorosso è indirizzata all'angolino
basso,
Toldo si
distende in tuffo e con la punta delle dita devia in angolo. Al
77' pericolosa combinazione Aquilani-Totti, la conclusione del
capitano della Roma sorvola la traversa della porta nerazzurra.
Un minuto più tardi è
Recoba a
impegnare severamente Doni con un tiro di destro indirizzata al
sette. Al minuto 87' da segnalare una buona conclusione di
Dacourt
che servito da
Stankovic
calciava appena alto sopra la traversa. La Roma non è appagata e
a un minuto dal termine trova anche il sesto gol. Punizione
dalla distanza di Totti,
Toldo
respinge ma non trattiene, il più lesto ad arrivare sul pallone
è Panucci che batte
Toldo con
un tocco in diagonale. Dopo tre minuti di recupero il direttore
di gara Saccani fischia la fine dell'incontro, Roma batte Inter
6-2.
L'adunata di San Siro per il tricolore
n. 15 culmina con il 3-1 sull'Empoli, 27° successo in
campionato. A Cruz risponde Saudati, poi, in due minuti,
chiudono Recoba e Stankovic. E la gioia continua
Cruz-Materazzi, i due volti dell'nter. Afp
MILANO, 29
aprile 2007 - Festa doveva essere, e festa è stata. L’Inter ha
celebrato il 15° scudetto di fronte al proprio pubblico battendo
3-1 un Empoli pimpante, che merita l’Europa (probabile la
qualificazione alla prossima coppa Uefa) a fine campionato. Ma i
toscani nel ruolo di sciupafeste sono stati meno efficaci della
Roma, che aveva rinviato il tricolore nerazzurro. Stavolta festa
sarebbe stata comunque, lo scudetto era già in bacheca, ma così,
con un successo, è stata più compiuta. Il Meazza offre un bel
colpo d’occhio: il pubblico, per un’occasione tanto speciale,
attesa da 18 anni, è accorso numeroso nonostante il ponte del
primo maggio e la domenica estiva. Tutti vestiti di nerazzurro,
ad intonare cori: tributi e incoraggiamenti agli eroi scudettati.
Ogni palla gol è l’occasione per spellarsi le mani con gli
applausi, ma vale anche per i recuperi, e le volate sulla
fascia. Stasera vale tutto. Tra i migliori si segnalano Julio
Cesar, Cruz e Recoba, tra i più applauditi Materazzi è il
mattatore. Boato per capitan Zanetti, subentrato dalla panca.
Per Recoba grandi applausi, per Figo un coro "resta a Milano"
che sa di conferma popolare.
LA PARTITA - Festa
dunque, sugli spalti fin dal pregara, ma c’era anche una partita
da giocare. È stata divertente e ricca di emozioni, anche perchè
le difese non erano esattamente chiuse a doppia mandata. Il
primo tempo è piacevole ed equilibrato. L’Empoli parte meglio,
sospinto dai suoi due giocatori di maggior talento, Almiron e
Vannucchi. L’argentino è lucido in regia, pericoloso al tiro e
negli inserimenti. Il fantasista, che parte dalla fascia
sinistra, mette in difficoltà il giovane Andreolli, involandosi
spesso e volentieri fin sul fondo. Sui suoi cross sfiora il gol
due volte Saudati: sul sinistro dell’attaccante Julio Cesar si
supera respingendo in angolo, poi sul secondo tentativo, di
esterno destro, il portiere brasiliano è ancora attento (ascolta
Julio Cesar). L’Inter si
scuote, spinta dal pubblico. Anche i nerazzurri sono vivaci in
avanti, con un Recoba smanioso dalla voglia di giocare che
colpisce un palo dopo un assist di Cruz, e appunto il jardinero,
la solita enciclopedia calcistica in movimento su tutto il
fronte offensivo. Arriva così l’invocato gol dell’Inter: Recoba
si accentra dalla destra, salta un uomo e rifinisce per
Cambiasso, che inventa un tacco geniale per Cruz, che di
sinistro mette dentro l’1-0. È il 7° gol in campionato per
l’argentino, poi costretto a lasciare il campo per infortunio.
Dentro Gonzalez. Vannucchi ora gioca dietro le punte, nella sua
posizione più naturale, ma è un pizzico meno efficace, perchè
finisce per sbattere contro la diga Dacourt. Allora è il turno
di Almiron di spaventare l’Inter: la botta di destro finisce di
poco a lato. Prima dell’intervallo Gonzalez trova il tempo di
divorarsi un gol in contropiede su un gentile omaggio di Figo.
RECOBA GOL - A inizio
ripresa Julio Cesar, che prova a far di tutto per meritarsi la
conferma da titolare e allontanare il fantasma di mercato di
Buffon, respinge alla grande una punizione di Vannucchi ed un
colpo di testa di Pozzi. Poi Saudati, imbeccato da Almiron,
trova dal limite dell’area il destro vincente: 1-1. Ma l’Inter
reagisce subito, cambiando marcia, e chiude la partita con un
uno-due clamoroso in un paio di minuti. Prima Recoba trova la
prima rete personale in campionato, addirittura su angolo da
destra - la sua parabola velenosa a rientrare si insacca
complice un errore di posizione del portiere empolese Bassi -
poi, palla al centro, e Stankovic chiude i conti con un destro
in diagonale: 3-1. Le occasioni adesso si sprecano su entrambe i
fronti, ma il risultato non cambia. Il popolo nerazzurro esulta.
La festa è completa.
L'Inter vince lo scudettoL'Inter
vince la partita con il Siena e, quel che più conta,
lo scudetto. La Roma infatti ha perso per 2-1 a
Bergamo con l'Atalanta, regalando ai nerazzurri
matematicamente il titolo di campioni d'Italia
2006-2007. Può cosi esplodere
la
gioia dei dirigenti
e dei tifosi
nerazzurri (continua)
Battendo il Siena 2-1 i nerazzurri conquistano il 15°
scudetto della loro storia.
Materazzi e Stankovic esultano dopo l'1-0. Inside
MILANO,
18 aprile 2007 - L'Inter è campione d'Italia. Per la
quindicesima volta nella sua storia. Uno scudetto
conquistato con cinque giornate di anticipo, con una sola
sconfitta. Lo scudetto dei record. Come e più di quello
del 1988-89, l'ultimo tricolore conquistato sul campo.
Prima di quello dell'anno scorso, arrivato a tavolino. Un
dominio assoluto. Il cielo è nerazzurro.
È lo
scudetto di Massimo Moratti. Presidente, magnate, papà
nerazzurro. Ma soprattutto tifoso. Ha speso tanto, dal
1995. Soldi, emozioni. Tutto per arrivare alle 16.45 di
stasera, al triplice fischio finale di Siena-Inter. Per
godersi un trionfo strameritato. Perchè chi ha sofferto
tanto sa gustare più profondamente la vittoria. Per
guardare tutti dall'alto. Per vedere San Siro vestito di
nerazzurro. Per continuare la tradizione familiare di
successi.
È lo
scudetto di Roberto Mancini. Un passato da grande
giocatore. Un presente da grande allenatore. Invidiato.
Discusso. Ma capace di vincere, anzi di stravincere, e di
farlo con il gioco sempre come filo conduttore. Forte nel
gestire un gruppo di tanti campioni, ma capace di tendere
la mano a chi ha sbagliato (vero Adriano?) senza anteporre
l'orgoglio al buon senso. Forte delle proprie idee. Capace
di parlare senza dover per forza usare il "politichese".
È lo
scudetto dei giocatori. Perchè in campo ci vanno loro. E
quindi merito alla vecchia guardia, a Zanetti, a Materazzi,
che in campo ci hanno messo l'esempio, e fuori la faccia.
E non da oggi. Merito ai nuovi acquisti, decisivi per
compiere il salto di qualità. Alle sorprese come Maicon,
alle conferme come Vieira, e al campione consacrato in
nerazzurro. Indovinato: parliamo di Ibrahimovic. Talento
cristallino diventato continuo, genio che ha saputo
ridurre la sregolatezza, attaccante illuminato diventato
spietato goleador.
È lo
scudetto dei tifosi. Innamorati. A prescindere. Nelle
gioie e nei (passati) dolori. Si sono cementati nelle
delusioni, sfogati in pomeriggi e serate amare. È l'ora
del riscatto. Della liberazione. Dell'orgoglio. Della
gioia sfrenata. Perchè è scudetto. Perchè per loro
nerazzurro è sempre stato sinonimo di bello. Ma da stasera
lo è ancora di più. C'è più gusto ad essere interisti.
SIENA -
Siena-Inter 1-2, nerazzurri Campioni d'Italia. Giornata
splendida, spalti completamente gremiti,
temperatura
di quasi 30° C e terreno di gioco in condizioni superbe allo
stadio 'Artemio Franchi' di Siena per l'incontro della 33°
giornata della
Serie A
Tim 2006-'07.
Roberto
Mancini
schiera
Julio Cesar
tra i pali,
Maicon,
Cordoba,
Materazzi
e
Burdisso
sulla linea difensiva,
Zanetti,
Cambiasso,
Stankovic
e
Solari
a centrocampo,
Cruz
e
Ibrahimovic
in attacco. La prima conclusione a rete è sei nerazzurri al
minuto numero 5.
Cambiasso
apre per
Zanetti,
il capitano salta un paio di avversari al limite dell'area e
calcia verso la porta di Manninger. La conclusione è potente
e angolata, l'estremo difensore bianconero sembra in
ritardo, ma la palla termina di poco a lato. Al 17'
nerazzurri pericolosissimi. Scambio rasoterra tra
Ibrahimovic
e
Cruz,
la conclusione dell'argentino è ribattuta in angolo dalla
difesa toscana. Sul corner stacca
Cordoba,
Manninger respinge d'istinto in angolo. Battuta a centro
area, sulla conclusione respinta di
Maicon
si avventa in mischia
Materazzi
che di sinistro in scivolata anticipa tutti depositando in
rete i pallone. Al 21' il Siena pareggia. Indecisione della
difesa nerazzurra e Negro di testa raccoglie un assist dalla
destra di Reinaudo, battendo
Julio Cesar.
Al 32' pregevole discesa di ti
Solari
sulla sinistra, cross a centro area per la testa di
Ibrahimovic
che colpisce indisturbato centrando Manninger. Il primo
tempo scivola via senza ulteriori emozioni e senza neanche
un minuto di recupero.
La ripresa si apre con un doppio infortunio per i
nerazzurri. Prima è
Burdisso
a rimanere a terra in seguito ad uno scontro con Alberto,
poi è
Julio Cesar
che si scontra in mischia con
Cordoba
e rimedia un violento colpo al naso. Pressione dell'Inter
intorno al decimo del secondo tempo, il Siena è alle corde
ma sembra resistere. Al 14'
Cruz
approfitta di un retropassaggio errato della difesa toscana
e s'invola a vero la porta, uscita tempestiva di Manninger
che lo atterra e Ayroldi decreta la massima punizione. Batte
Materazzi:
palla sotto l'incrocio dei pali. Ayroldi dice che bisogna
ripetere. Momento di massima tensione.
Materazzi
torna sul dischetto cambia angolo e batte nuovamente
Manninger con un preciso rasoterra a fil di palo. Al 71'
sugli sviluppi di una punizione di Chiesa si accende una
mischia furibonda nell'area nerazzurra. Ayroldi ferma il
gioco per un fallo ai danni di
Julio Cesar.
Al 75' Inter vicina al terzo gol. Punizione di
Recoba
sul secondo palo, sbuca dalle retrovie
Materazzi
che colpisce di testa da distanza ravvicinata. La palla
termina alta sopra la traversa. Sul ribaltamento di fronte è
il Siena a sfiorare il gol. La conclusione ravvicinata di
Galoppa è respinta sulla linea di porta da
Maicon.
L'Inter controlla agevolmente la partita fino al triplice
fischio del direttore di gara Ayroldi che arriva dopo 5
minuti di recupero, Inter batte Siena per due reti ad una.
La concomitante sconfitta della Roma a Bergamo per 2-0,
consegna nelle mani dell'Inter di Roberto
Mancini
il 15° scudetto della storia nerazzurra.
MILANO - L'Inter pareggia 2-2 contro il Palermo in
una gara valida per la 32^ giornata della
Serie A
Tim 2006-2007.
Siciliani in vantaggio già al 3': Simplicio prova la
conclusione dal limite destro dell'area, Caracciolo sotto
porta devia la palla e beffa
Julio Cesar.
I nerazzurri reagiscono e cercano il gol per pareggiare la
partita. Al 17' clamorosa trattenuta di Cassani su
Crespo
in area, Rizzoli lascia correre inspiegabilmente. Poi
l'attaccante argentino deve uscire per un problema fisico e al
suo posto entra
Cruz.
Raddoppio del Palermo nel primo dei due minuti di recupero
concessi da Rizzoli allo scadere del primo tempo (46'):
Zaccardo, smarcato da Barzagli in area sulla sinistra,
controlla e tira,
Julio Cesar
non può nulla sul suo diagonale che sbatte sulla traversa
prima di entrare in rete.
Nella ripresa è tutta un'altra Inter e il Palermo non riesce
quasi più a superare la propria metà campo. I nerazzurri
accorciano le distanze al 22': bel cross di
Figo
dalla sinistra, gran colpo di testa in tuffo di
Cruz in
area e palla alle spalle di Fontana. Dopo soli sette minuti
(29') arriva la rete del pareggio: altro splendido cross di
Figo
dalla sinistra, Fontana non può nulla sul colpo di testa di
Adriano
in area. Poi tante altre altre occasioni per l'Inter, ma la il
risultato resta bloccato sul 2-2.
Il prossimo impegno dei nerazzurri in
Campionato
sarà mercoledì 18 aprile contro la Roma in una gara valida per
il recupero della 22^ giornata della
Serie A
Tim 2006-2007 in programma allo stadio "Giuseppe Meazza" (ore
17,30).
INTER-PALERMO 2-2
Marcatori: 3' pt Caracciolo, 46' pt Zaccardo. 22'
st
Cruz,
29' st Adriano
MILANO - L'Inter
vince 2-0 contro il Parma in una gara valida per la 30^
giornata della
Serie A
Tim 2006-07.
Nel primo tempo netta superiorità territoriale nerazzurra, il
Parma si chiude bene ed è sempre pronto a ripartire in
contropiede quando recupera il pallone.
Nella ripresa Inter in vantaggio dopo soli 10 minuti con un
meraviglioso gol di
Maxwell,
il suo primo ufficiale con la maglia nerazzurra: il brasiliano
tiene in campo con un numero una palla sulla fascia sinistra,
poi scambia con
Crespo,
entra in area, supera 3 avversari e, decentrandosi sulla
sinistra, infila Bucci con un diagonale imparabile
all'incrocio dei pali. Al 25' raddoppio nerazzurro: bellissima
azione personale di
Adriano
che arriva solo davanti a Bucci, poi tocco per
Crespo
libero davanti alla porta vuota e gol dell'argentino. I
nerazzurri avrebbero tante altre occasioni per aumentare il
bottino di reti, su tutte una traversa colpita di testa da
Adriano,
ben pescato in area da
Recoba,
al 35'.
Il prossimo impegno dei nerazzurri in
Campionato
sarà il 7 aprile contro la Reggina in una gara valida per la
31^ giornata della
Serie A
Tim 2006-2007 in programma allo stadio "Granillo" di Reggio
Calabria (ore 15.00).
Ad Ascoli
i nerazzurri si concedono un primo tempo a passo di
diesel, poi nella ripresa decidono di vincere: entrano
Adriano e Crespo e Ibra fa doppietta. L'Ascoli merita il
gol finale su rigore
Zlatan
Ibrahimovic, autore di 2 gol. Congiu
ASCOLI,
18 marzo 2007 - Sarà la pressoché totale assenza di
biandiere nerazzure sugli spalti (ad Ascoli l'ingresso è
ancora appannaggio esclusivo degli abbonati). Sarà una
certa preoccupazione suscitata dalla bella vittoria
portata a casa da Siena, domenica scorsa, dai bianconeri.
Sta di fatto che l'Inter avvia la partita a mo' di diesel,
e per l'intero primo tempo si ricorda raramente di premere
l'acceleratore.
SOLITO IBRA -
Eppure il motore non appare affatto inceppato. Ibrahimovic
si adegua, spesso lo si vede a sinistra in posizione quasi
da terzino, ma poi appena viene avanti combina come sa con
Cruz e Stankovic e inventa un po' di tutto: compresa una
caduta in area che gli vale l'ammonizione per simulazione
e un turno di stop, visto che era diffidato. Per il resto
ci sono Maxwell e Maicon che spuntano dalle rispettive
fasce in area avversaria a fare paura, c'è un Burdisso in
versione centromediano che trova qualche buon lancio e c'è
un Cruz come al solito molto utile tatticamente.
PESCE GUIZZANTE - Dall'altra parte, però, visto che l'Inter non forza, si
osa via via un po'. C'è per esempio Pesce sulla sinistra
che si intende bene con Fini e Paolucci, producendo alcuni
buoni assist per Bjelanovic in grado di non far mai
annoiare Julio Cesar, fino alla fine del primo tempo.
LA RIPRESA -
Dopo l'intervallo, però, l'Inter cambia marcia. Figo, in
campo nonostante la testa fasciata (gomitata di Lombardi
nel primo tempo) si schiera decisamente a destra (prima la
sua posizione non era chiarissima) e inizia a copstruire
pericoli. E Mancini inizia a mettere mano ai cambi. Prima
gioca la carta Adriano, che subito sfiora il palo dalla
distanza. Poi tocca a Crespo, che porta a tre uomini la
linea degli attaccanti (esce Maxwell). E il gol arriva
subito, grazie a un Adriano che si improvvisa ala destra e
inventa un cross millimetrico per Ibra, che a centro area
devia al volo di destro in rete. L'Ascoli, che Sonetti
aveva ulteriormente coperto togliendo Paolucci per Melara,
deve così cambiare assetto, ma mentre ci prova l'Inter
chiude la gara con una nuova combinazione Adriano-Ibra. Il
generoso Ascoli continua a cercare la porta, soprattutto
con i potenti tiri di Boudianski, e alla fine viene
premiato con un rigore concesso per fallo di Samuel su
Bjelanovic. Giusto così, con i padroni di casa che salvano
l'orgoglio e l'Inter che vola a +18 sulla Roma.
INTER-MILAN 2-1: CRUZ E IBRAHIMOVIC. Milan distrutto, perde
anche il derby di ritorno.Non accadeva dal 1981-82.I
rossoneri non hanno mai visto la palla, aggrappati solo al
gol di Trombaldo...
Domenica, 11 Marzo 2007 16:59:21
Il boato
della massa nero azzurra al gol di Ibra....
COLORATISSIME
ORDE DI INTERISTI A VALENCIA,5 GIORNI PRIMA...
MILANO - Inter-Milan: segna Ronaldo, poi Cruz e
Ibra 2-1Match
della verità a Milano quello tra Inter e Milan. A mettere pepe
alla partita più importante della 28esima giornata del
campionato di calcio di serie A c'era il ritorno di Ronaldo in
un derby della Madonnina anche se sulla «sponda sbagliata»,
come ebbe a dire Moratti. E proprio Ronie segna il classico
gol dell'ex al 39'. Milan in vantaggio 1-0 alla fine del primo
tempo. Entra nella ripresa Cruz al posto di Crespo e realizza
il gol dell'1-1. E al 74' c'è anche il raddoppio di Ibra.
Risultato finale Inter-Milan 2-1. In zona Champions League da
segnalare l'1-1 tra Palermo e Fiorentina e la vittoria per 3-2
a Reggio Calabria della Lazio sulla Reggina. Con questa
vittoria i laziali raggiungono i palermitani al terzo posto in
classifica. Nel posticipo la Roma batte l'Udinese 3 a 1. (continua)
Il presidente dell'Inter: "Il gol di
Ronaldo? Così sono contenti tutti". Mancini: "Stagione
straordinaria e irrepetibile". Crespo: "Berlusconi ci ha
fatto i complimenti"
Tutta la gioia di Ibrahimovic.
Richiardi
MILANO, 11 marzo 2007 - Il fantasma di
Ronaldo è sfumato. Ma Massimo Moratti, da signore qual è,
non infierisce. Anzi, al termine della vittoria nel derby
rilascia poche e compunte dichiarazioni: "È stato un
capolavoro". Sul gol di Ronaldo? "Così sono contenti tutti"
ha risposto. E se ne è andato visibilmente soddisfatto.
STAGIONE IRREPETIBILE - Roberto Mancini si gode il
2-1 del derby e la gioia del presidente Moratti: "Scudetto?
Io non me parlo - spiega sorridendo ai microfoni di Sky - ma
se continua così è una stagione straordinaria e, credo,
irripetibile. Moratti parla di capolavoro nel derby? Se sono
tutti felici a me va bene. Nel primo tempo abbiamo fatto
bene ma non siamo stati troppo cattivi sotto rete. Poi
abbiamo fatto meglio e abbiamo vinto. Ibra? Decisiva è stata
l'opera del massaggiatore dopo il primo tempo. Dispiace per
Valencia: il 2-2 d'andata ci ha condizionato, in Champions
non puoi permetterti di sbagliare nulla. Speriamo di
festeggiare il prossimo anno il centenario dell'Inter con la
Coppa".
I
COMPLIMENTI DI BERLUSCONI - "Nello spogliatoio si è
presentato Berlusconi a farci i complimenti. È stato un
signore, con le sue parole si è guadagnato il nostro
applauso, è stato molto sportivo, siamo davvero contenti",
racconta Hernan Crespo. "I derby si devono festeggiare, ne
abbiamo vinti due quest'anno, è una soddisfazione enorme,
che arriva dopo una settimana molto dura, il derby caduto è
arrivato a pennello per risollevarci il morale, è stata una
grande prova calcistica, una vittoria enorme. Siamo molto
vicini allo scudetto, aspettiamo che la matematica ci dia
ragione e poi festeggeremo. Siamo molto vicini, oggi abbiamo
vinto una partita importante". Crespo parla anche della sua
sostituzione: "Stavo giocando bene, al di là degli errori
nelle conclusioni, ci tenevo a restare in campo. Pensavo
uscisse Ibra, che aveva un mal di schiena terribile. Però
sono contento che sia entrato Cruz, che merita tanto e ci ha
fatto vincere questo derby".
IL GOL
DI RONALDO - "Io e Ronaldo siamo amici, lui è un
campione. Non volevo prendere gol da lui, però ha fatto una
gran giocata, ha tirato bene di sinistro. Ero arrabbiato,
fosse stato un altro sarebbe stato diverso, ma poi alla fine
ci abbiamo scherzato su". Julio Cesar racconta così
l'episodio del gol di Ronaldo. Poi, è arrivata la rimonta
nerazzurra e la diciannovesima vittoria nelle ultime venti
partite: per lo scudetto è quasi esclusivamente una
questione di matematica: "Mancano ancora 11 partite, un
derby è un campionato a parte dove ognuno vuole vincere.
Questo è il mio quarto derby, ne ho vinti tre e sono
contento. Tutta la squadra ha meritato questo risultato, il
mister ha messo bene la squadra, tant'è che il primo tiro ci
è arrivato al minuto 40". Dida è apparso un po' incerto in
occasione del pareggio nerazzurro: "Per me lui è un
campione, lo rispetto per tutto quello che ha fatto nella
sua carriera e basta", ha concluso Julio Cesar.
L'Inter vince 2-1
contro il Milan nel 266° derby di Milano valido per la 28°
giornata della
Serie A
Tim 2006-2007. Prima del calcio d'inizio minuto di silenzio in
ricordo della leggenda nerazzurra Benito Lorenzi.
Le due squadre si affrontano a viso aperto e cercano la rete
per sbloccare la gara. Sono dell'Inter le migliori occasioni
per passare in vantaggio.
Crespo
va vicino al gol al 2' (tiro da fuori area), al 24'
(conclusione a giro dal limite destro dell'area) e al 38'
(gran colpo di testa su cross di
Figo
dalla destra che sfiora il palo a Dida battuto). Al 30' Ibra
entra in area dalla sinistra e viene falciato da Bonera,
Rizzoli inspiegabilmente ammonisce lo svedese per simulazione
(dalle immagini si vede che era rigore netto). Anche
Figo
sfiora la realizzazione personale al 39': il portoghese si
libera di due avversari sulla sinistra, entra in area e prova
il diagonale da posizione defilata, palla sul fondo di un
soffio. Al 40' rossoneri in vantaggio con Ronaldo che si
libera al tiro limite destro dell'area e beffa
Julio Cesar
con un diagonale.
Reazione Inter per l'ingiusto svantaggio nella ripresa. Prima
Dida è decisivo al 5'su un diagonale da dentro l'area di Ibra.
Al 9' entra Julio
Cruz il
quale, dopo un solo minuto, pareggia per i nerazzurri (10'):
grande azione personale di Ibra sulla destra, lo svedese si
libera di Maldini e mette in mezzo, Dida devia ma non
trattiene,
Cruz
appostato sotto porta infila la porta avversaria. L'Inter,
pericolosa anche in altre occasioni, raddoppia al 30':
Cruz
ruba palla a Pirlo sulla destra, poi palla a centro area per
Ibra, Dida non può nulla sul diagonale dello svedese.
Il prossimo impegno dei nerazzurri in
Campionato
sarà domenica 18 marzo contro l'Ascoli in una valida per la
29^ giornata della
Serie A
Tim 2006-2007 in programma allo stadio "Del Duca" (ore 15,00).
INTER-MILAN 2-1 (primo tempo 0-1)
Marcatori:
40' pt Ronaldo, 10' st
Cruz,
30' st Ibrahimovic
La Lazio sul collo del Palermo per la
ChampionsLazio
a due punti dal terzo posto del Palermo (e con una partita
in meno): rosanero sconfitti nel derby a Messina. Tracollo
del Torino a Firenze (5-1, doppietta di Toni,
nella foto Ansa).
L'Empoli passa a Udine. Negli anticipi di sabato la Roma ha
perso ancora terreno sull'Inter pareggiando 1-1 ad Ascoli.
L'Inter ha battuto 2-1 il Livorno. Il Milan ha superato il
Chievo 3-1. (continua)
Sabato, 03
Marzo 2007 16:55:37
LIVORNO
- L'Inter contro il
Livorno nell'anticipo della 27^ giornata della
Serie A
Tim 2006-2007. Prima dell'inizio minuto di silenzio in ricordo
di Giorgio Tosatti. Inter sfortunata al 27^: gran conclusione
di
Stankovic
da fuori area in posizione defilata sulla destra. La palla
sbatte sul palo ad Amelia battuto e ritorna in campo. Livorno
in vantaggio cinque minuti dopo (27'): Lucarelli batte una
punizione dalla sinistra, palla all'incrocio dei pali alle
spalle di
Julio Cesar.
Meraviglioso gol dell'Inter al 35': bel cross di
Grosso
dalla sinistra, Ibra con un numero incredibile di tacco in
area smarca
Cruz
davanti ad Amelia, girata dell'argentino al volo e pareggio
nerazzurro.
Nella ripresa Inter in vantaggio al 21': Ibra batte una
punizione dal limite sinistro dell'area, la palla, deviata da
Rezaei, finisce alle spalle di Amelia. L'Inter gioca gli
ultimi minuti della gara in dieci per l'espulsione di
Maicon,
nell'occasione espulso anche Roberto mancini per proteste.
Il prossimo impegno dei nerazzurri sarà martedì 6 marzo nell'Uefa
Champions League
in una gara valida per il ritorno degli ottavi di finale
(andata 2-2 a Milano), in programma allo stadio "Mestalla"
(ore 20,45).
LIVORNO-INTER 1-2
Marcatori:
27' pt Lucarelli, 35' pt
Cruz,
21' st Ibrahimovic
LIVORNO: 1 Amelia;
69 Balleri (26' st 21 Paulinho), 18 Rezaei, 6 Galante, 26
Pasquale; 3 Filippini, 4 Morrone (36' st 8 Vidigal), 28
Passoni, 32 Pavan (36' st 7 Pfertzel); 19 Fiore; 99 Lucarelli
A disposizione:
23 Manitta, 24 Coppola, 77 Grandoni, 22 Cesar All.: Daniele
Arrigoni
Note: al 38' del
secondo tempo espulso Roberto Mancini
In
Italia l'Inter resta imbattibile: 17° centro
In
Italia non c'è storia: l'Inter procede a passo di
corazzata. Sconfitto anche il Catania sul neutro di
Cesena (5 a 2). La Roma resta 14 punti dietro (3 a 0
alla Reggina). Exploit a Cagliari della Lazio, che sale
al quarto posto. In serata il Milan vince in extremis
contro la Sampdoria 1-0 (gol di Ambrosini), in un Meazza
a porte aperte.
GOLEADA INTER - La diciasettesima vittima del
campionato che non c'è viene stritolata con un uno-due
micidiale. Tra il colpo di testa di Samuel (45' del primo
tempo) e il tiro di Solari (4' della ripresa) passano pochi
minuti. Quanto basta per chiudere la pratica. Il resto della
partita con il Catania è per l'Inter una lunga cavalcata
trionfale. Dopo gli affanni in Champions, la squadra
nerazzurra ritrova gioco e risultati (ma quelli in Italia
non sono mai mancati). Quando tutto è già scritto, Mancini
decide che il castigo per Adriano può finire e lo manda in
campo. Pochi minuti che non incidono sul risultato. Quello è
stato messo al sicuro oltre che dalla doppietta argentina di
Samuel-Solari, da Grosso (tiro beffardo a giro), Ibrahimovic
(destro in diagonale) e da Cruz. Di Spinesi e Corona i gol
per i siciliani.
INTER-VALENCIA 2-2: CAMBIASSO E MAICON
Mercoledì, 21 Febbraio 2007 22:41:37
MILANO -
L'Inter contro il
Valencia in una gara valida per l'andata degli ottavi di
finale dell'Uefa
Champions League.
I nerazzurri partono subito molto bene e creano subito una
grande occasione con Zltana
Ibrahimovic
che, su cross dalla destra di
Stankovic,
colpisce di testa il palo interno alla sinistra di Canizares
(11'). L'Inter prosegue ad attaccare alla ricerca del gol per
sbloccare la gara, rete che arriva al 29':
Figo
batte una punizione dalla destra, gran parata di Canizares sul
tocco di Ibra a centro area,
Cambiasso,
appostato sotto porta, ribadisce in rete di testa. Al 43'
nerazzurri vicini al raddoppio: bel cross di
Stankovic
dalla destra, il gran colpo di testa in tuffo di
Crespo
sotto porta è fuori di un soffio alla sinistra di Canizares.
Nella ripresa arriva il pareggio del Valencia al 19': VIlla
batte una punizione dai 30 metri circa, la palla, calciatra
con potenza e precisione, si infila alle spalle di
Julio Cesar.
Nerazzurri nuovamente in vantaggio al 31':
Maicon
triangola con
Cruz in
area sulla destra, sul diagonale del brasiliano Canizares non
riesce a intervenire. Gli spagnoli, però, non mollano e
raggiungono nuovamente il pareggio al 41':
Julio Cesar
non può nulla sul sinistro al volo di Silva da fuori area
Il prossimo impegno dei nerazzurri sarà contro il Catania in
una gara valida per la 25^ giornata della
Serie A
Tim 2006-2007 in programma domenica 25 febbraio (ore 15.00,
stadio "Dino Manuzzi" di Cesena).
L'Inter fa
14 con Ibrahimovic-Maicon
Delvecchio fa lo Zidane: Materazzi ko
La squadra
di Mancini vince 2-0 in casa della Samp: apre una zuccata
dello svedese, chiude il brasiliano in contropiede. È la
vittoria numero 14 di fila in campionato. Blucerchiati in 10
uomini dal 7': il centrocampista colpisce con una testata
sul mento il difensore e viene espulso
L'espulsione di Delvecchio (a sx incredulo). Reuters
GENOVA, 28
gennaio 2007 - La squadra di Mancini vince 2-0 in casa della
Samp: apre una zuccata dello svedese, chiude il brasiliano
in contropiede. È la vittoria numero 14 di fila in
campionato. Blucerchiati in 10 uomini dal 7': il
centrocampista colpisce con una testata sul mento il
difensore e viene espulso.
Sampdoria-Inter
0-2. Si conclude con un successo dell’Inter la seconda delle
tre sfide che, tra
Campionato
e
Tim Cup,
vedono contrapposti nerazzurri e blucerchiati per tre volte in
otto giorni. I padroni di casa indossano la consueta casacca
blucerchiata con pantaloncini bianchi, divisa da trasferta per
i nerazzurri che sfoggiano maglia bianca e pantaloncini neri.
Lutto al braccio per l’Inter, in ricordo dello scomparso
ingegner Leopoldo Pirelli. “Luigi Ferraris” di Genova Marassi
gremitissimo per la sfida con la capolista, terreno di gioco
in non perette condizioni. Roberto
Mancini
schiera
Julio Cesar
tra i pali,
Maicon,
Burdisso,
Materazzi
e
Maxwell
sulla linea difensiva,
Zanetti,
Cambiasso,
Vieira
e
Stankovic
a centrocampo,
Adriano
e
Ibrahimovic
in avanti. Scintille in avvio tra
Materazzi
e Delvecchio, l’intersita rimprovera energicamente il
sampdoriano per aver colpito il portiere
Julio Cesar
e viene ammonito. Delvecchio risponde con una testata al volto
del campione del mondo e il direttore di gara Rizzoli lo
espelle giustamente. Al 18’
Adriano
segna sulla difettosa respinta di Castellazzi che si oppone
alla conclusione potente di Ibahimovic, ma Rizzoli annulla per
fuorigioco dell’attaccante carioca. Anche
Burdisso
termina sul taccuino del signor Rizzoli alla voce ammoniti,
diffidato, salterà la sfida con la Roma di domenica prossima.
Al 21’ Samp pericolosa su calcio di punizione di Quagliarella.
Il tiro del doriano termina di poco a lato. Dopo il buon avvio
dei nerazzurri è la Sampdoria, pur in inferiorità numerica, a
fare la partita, dalla mezz’ora al termine della prima
frazione di gioco, invece, è veemente la pressione dei
nerazzurri che schiacciano gli avversari nella loro metà
campo. La grande mole di gioco sviluppata dagli uomini di
Mancini
culmina con la rete del vantaggio che arriva al minuto numero
37. Preciso cross tagliato di
Maicon
dalla fascia destra per la testa di
Ibrahimovic
che batte Castellazzi e sulla conclusione s’infortuna
leggermente scontrandosi con il difensore blucerchiato
Falcone. Il primo tempo si conclude dopo due minuti di
recupero. Nella ripresa
Mancini
schiera
Figo al
posto di
Stankovic,
diffidato. Al 55’ Sampdoria pericolosa con un calcio di
punizione battuto da Flachi che sfiora l’incrocio dei pali. Al
65’ azione da manuale dei nerazzurri che liberano
Ibrahimovic
davanti alla porta di Castellazzi, solo l’estremo intervento
di Falcone evita il gol del raddoppio nerazzurro. Al 68’
Mancini
inserisce
Crespo
al posto dell’affaticato
Adriano,
autore comunque di una buona prestazione. L’Inter raddoppia al
75’.
Ibrahimovic
vince un rimpallo e si libera sulla destra, va sul fondo e
crossa a centro area dove l’accorrente
Maicon
calcia di prima intenzione battendo Castellazzi. Prima rete in
Serie A
per il difensore brasiliano autore di una prestazione
maiuscola. A cinque minuti dal termine
Mancini
inserisce
Cordoba
per
Maxwell.
Al 44'
Figo
libera
Zanetti
al tiro. La conclusione potente del capitano nerazzurro
sorvola di poco la traversa della porta di Castellazzi. La
partita si chiude senza ulteriori emozioni dopo tre minti di
recupero. L'Inter centra la quattordicesima vittoria
consecutiva in
Campionato
e mantiene gli 11 punti di vantaggio sulla Roma, prima delle
inseguitrici, in vista dello scontro diretto di domenica 4
febbraio al 'Meazza'.
I
nerazzurri battono 3-0 la Sampdoria a Marassi nell'andata
della semifinale di coppa Italia. Doppietta di Burdisso e
centro di Crespo, giovedì prossimo il ritorno
Nicolas
Burdisso esulta al gol dell'1-0. Pegasonews
GENOVA, 24
gennaio 2007 - Un'Inter prepotente. Che vince 3-0 a Genova
contro la Sampdoria e ipoteca la finale di coppa Italia.
Segnano l'eroe per caso Burdisso, che addirittura realizza
una doppietta, e Valdanito Crespo, che ricorda a tutti che
nell'attacco nerazzurro la sua figura lui la fa sempre, e
pazienza se Adriano è tornato l'Imperatore e lo ha costretto
alla panchina in campionato. L'Inter comincia così il
trittico di 3 partite in 9 giorni con la Samp nel migliore
dei modi. Domenica sera è in programma la rivincita in
campionato, ancora a Marassi, poi giovedì il ritorno di
coppa, una gara che avrà poco da dire, se non certificare
ufficialmente la finale raggiunta dal'Inter contro la
vincente del doppio confronto Milan-Roma. L'Inter
dominatrice di campionato non ha fatto sconti. Chi la
immaginava con la pancia piena si è sbagliato. Battendo
fragorosamente la squadra di Novellino - l'unica capace di
pareggiare in serie A quest'anno a San Siro, reduce da 7
vittorie di fila in coppa Italia - ha prolungato il momento
magico delle 13 vittorie consecutive in campionato.
Nella prima
mezzora l'Inter è padrona del campo. Comanda la partita, al
di là del gioco e delle occasioni create. Ha pure la fortuna
di trovare subito il vantaggio con una deviazione
sottomisura di Burdisso su punizione da sinistra di Figo. E'
il terzo gol di Burdisso in coppa Italia. Stavolta anticipa
Maggio, per la verità inchiodato colpevolmente a terra. I
nerazzurri macinano gioco. Figo regala giocate di qualità,
Gonzalez accelerazioni prepotenti, Crespo svaria su tutto il
fronte offensivo senza lasciare punti di riferimento ai
difensori doriani. Dacourt e Zanetti vanno a caccia di
palloni con l'avidità di cacciatori di diamanti. Il
raddoppio è nell'aria. E arriva puntuale: colpo di testa
vincente di Crespo su cross dalla sinistra di Figo. Sembra
che la Samp rischi l'imbarcata. E invece i blucerchiati si
aggrappano all'orgoglio, e reagiscono rabbiosamente.
Trascinati dai due giocatori di maggiore classe,
Quagliarella, oggi esterno di destra di centrocampo, e
Flachi, seconda punta al fianco della boa Bonazzoli. In
particolare è Quagliarella a tentare ripetutamente la
conclusione, Toldo è sempre attento e sicuro. Si va al
riposo sul 2-0 per la squadra di Mancini, l'indimenticato ex
di lungo corso. Vantaggio giusto, ma un po' pesante per la
Samp, che recrimina per un mani in avvio di Cardoba in area,
che Tagliavento non ha sanzionato con il rigore.
Si riparte.
Sampdoria con una punta in meno. Novellino mette in campo
una formazione più equilibrata, con Quagliarella che va a
fare la punta, il suo ruolo naturale, e Maggio che avanza a
centrocampo, con Zenoni a coprirgli le spalle. La prima
occasione è però ancora targata Inter: Solari inventa per
Crespo, che sottimisura mette alto. Il terzo gol arriva
ancora su calcio piazzato. Specialità di casa Inter. E
ancora con Burdisso, stavolta di testa, su angolo dalla
destra, ancora di Figo, al terzo passaggio gol. L'Inter
continua a giocare bene, gestendo la gara facendo girare
palla e provando ad affondare sugli esterni. La Samp è
soprattutto l'indemoniato Quagliarella, che ci prova ancora,
di testa, Toldo alza sopra la traversa. Finisce 3-0 per l'Inter.
Nome:
Nicolas. Cognome:
Burdisso.
Mestiere: difensore. Segni particolare: capocannoniere
assoluto di
Tim Cup
con quattro reti. Dopo la doppietta contro il Messina a
Milano, l’argentino di Altos de Chipion concede la replica a
Genova, nella semifinale d’andata di
Tim Cup
2006-2007.
Burdisso
segna il primo e il terzo gol che regalano ai nerazzurri la
vittoria da ribadire fra una settimana e conquistare la terza
finale consecutiva nel torneo nazionale. In mezzo al doppio
Nicolas, il gol di Hernan
Crespo.
In tutte le occasioni l’assistenza magica di Luis
Figo,
autore di tre assist telecomandati (una punizione, un cross in
corsa, un calcio d’angolo). Alla Sampdoria non restano che le
briciole: arriva anche volentieri al tiro, ma quando trova la
porta, soprattutto con Quagliarella, incrocia in un perfetto
Francesco
Toldo.
La vittoria dell’Inter (25 risultati utili consecutivi, 21
successi) non ha ombre. È un velo inesistente il rigore
reclamato dai blucerchiati in avvio di gara. La superiorità è
netta e ribadita azione dopo azione, il gioco corre veloce, la
concretezza è figlia di una mentalità vorace, ogni pallone è
una sfida da vincere per se stessi e per il gruppo. Giovedì
prossimo, allo stadio “Giuseppe Meazza” in San Siro, alle ore
21, semifinale di ritorno: prezzi scontati per essere in tanti
a sostenere quest’Inter che merita un grande abbraccio.
Vento dal mare, serata fredda nel catino all’inglese del
“Luigi Ferraris”, terreno gibboso, 12mila e 400 spettatori
sugli spalti. Avanti che si gioca, l’Inter non vuole fermarsi.
Mancini
ripropone dal primo minuto gli ex infortunati Ivan
Cordoba,
Fabio
Grosso,
Olivier
Dacourt
e
Crespo.
In panchina si rivede Julio Ricardo
Cruz.
La sfida si accende con la prima ammonizione dopo due minuti
(il giallo è per
Dacourt;
nella ripresa toccherà a
Solari).
La Sampdoria attacca ed è pericolosa sulle prime palle
inattive. I blucerchiati reclama un rigore (oramai è una
moda... ) perché un tiro dal limite di Franceschini tocca le
mani di
Cordoba
che tenta di ripararsi dal forte tentativo (4’). Gli altri
parlano, i nerazzurri segnano dopo aver già messo i brividi al
portiere Zotti su calcio d’angolo: la punizione da sinistra di
Figo
cade tagliata sul secondo palo, cross infido e perfetto come
l’inserimento di
Burdisso
che tocca piano e fa 0-1 (9’). Terzo gol stagionale in
Tim Cup
per il difensore argentino, schierato nell’occasione terzino
destro della difesa “a quattro” davanti a
Toldo
che (al 16’) blocca facile un conclusione di Delvecchio al
quale replicano, in una manciata di secondi,
Crespo
e
Figo (Zotti
controlla i tiri centrali).
L’Inter è una macchina spietata. Dopo aver conquistato il
possesso palla, non lo molla più e chiude la Sampdoria nella
propria metà campo. Ogni volta che i blucerchiati provano a
ripartire, c’è un nerazzurro che ruba palla (
Dacourt
è diga e fionda), così l’azione ripartire. Una squadra, quella
di Mancini, che non molla la presa, che si diverte a giocare e
a segnare. Ancora un cross ‘al bacio’ di
Figo
(lanciato sulla fascia sinistra con la nuca da
Solari),
palla con i giri giusti,
Crespo
è un avvoltoio che anticipa Accardi e, di testa, firma il
raddoppio: 0-2 dopo 24 minuti di partita, decima rete
stagionale per il bomber argentino. La squadra di Novellino
accusa l’uno-due,
Figo ci
prova direttamente (27’), ma trova la testa di un avversario
che devia a portiere battuto.
Samuel
(28’, blocca Zotti) non è fortunato nella deviazione d’istinto
dopo un tentativo a vuoto di
Crespo
su splendita iniziativa di
Grosso.
Sarebbe disumano giocare così, a tutta velocità, per novanta
minuti: il calo è fisiologico, i blucerchiati si riprendono
trainati da Quagliarella in decollo da destra e capitan Flachi
che non si arrende. In tre minuti la Sampdoria arriva quattro
volte alla conclusione (tre con l’attaccante-ala) e sulla sua
strada trova sempre un preciso
Toldo,
bravo soprattutto a mettere in calcio d’angolo una forte
conclusione vicino al palo di Quagliarella (30’).
Alla fine del primo tempo si può raccontare che la Sampdoria
ha tirato di più (9 volte nello specchio e 3 fuori), ma l’Inter
si è presa la partita quando voleva prendersela e ha tracciato
la linea della differenza con le reti di
Burdisso
e
Crespo
(in totale, 5 conclusioni nello specchio e 1 fuori). In avvio
di ripresa Novellino toglie Bonazzoli, inserisce Zanoni,
avanza Maggio sulla fascia e sposta Quagliarella al centro
dell’attacco. I nerazzurri replicano (2’ st) con un’altra
palla-gol.
Solari
scardina Accardi e, da sinistra, serve
Crespo:
il tocco sotto porta dell’argentino è alto sopra la traversa
malgrado il perfetto anticipo sul marcatore diretto. Nella
Sampdoria entra Bastrini ed esce Pieri, Bisogna solo aspettare
altri nove minuti per vedere il terzo sigillo dei manciniani:
calcio d’angolo da destra, ancora il piede vellutato di
Figo,
ancora la testata vincente di
Burdisso
che fionda il pallone con forza e precisione, Zotti può solo
sfiorare: 0-3 al minuto 11 del secondo tempo. Giusto così e
meritata soddisfazione per il bomber di
Tim Cup,
il prezioso Nicolas.
Quello che resta è una Samp che ci prova sempre (anche con
l'ultimo neo-entrato, Da Motta), ma
Toldo
non ha voglia di chinare la schiena davanti ai tentativi di
Quagliarella, il più pericoloso dei suoi. Quello che si vede
sempre è un’Inter che, ogni volta che riparte, può andare in
gol e sfiora il poker con
Crespo,
Solari,
Figo.
Nel finale si celebrano il ritorno in campo di
Cruz
(20 minuti al posto di
Crespo;
Julio non giocava in gara ufficiale dal 19 novembre e sfiora
anche lui il bersaglio), la seconda presenza nerazzurra di
Lambros
Choutos
(6 minuti più recupero al posto di
Figo) e
la quarta del Primavera Ibrahim
Maaroufi
(6 minuti più recupero al posto di
Zanetti).
E domenica sera, stesso stadio, stesso avversario, si replica
in
Campionato
. Sarà ancora Sampdoria-Inter.
MILANO -
L'Inter vince 3-1
contro la Fiorentina in una gara valida per la 20^ giornata
della
Serie A
Tim 2006-2007.
Fiorentina in vantaggio al 5': Liverani batte una punizione
dal lato corto sinistro dell'area nerazzurra,
Toldo
non può nulla sul colpo di testa sotto porta di Toni. L'Inter,
che ha proseguito ad attaccare con continuità, trova il
meritato pareggio al 20': Ibra serve
Adriano
sula sinistra, il brasiliano entra in area e pesca il taglio
centrale dell'accorrente
Stankovic,
il piatto destro al volo del serbo è imparabile per Frey. Dopo
soli quattro minuti nerazzurri in vantaggio (24'): punizione
dal limite destro dell'area avversaria, il diagonale sinistro
potente e preciso di
Adriano
si infila alle spalle di Frey.
Nella ripresa tris nerazzurro al 25': punizione per l'Inter
dalla destra. Batte
Stankovic,
miracolo di Frey sul colpo di testa di Ibra, la palla torna
allo svedese che conclude a rete. Frey, completamente dentro
la porta, con un guizzo respinge ancora, ma l'arbitro, dopo la
segnalazione del guardalinee, convalida il gol.
Il prossimo impegno dei nerazzurri sarà mercoledì 24 gennaio
contro la Sampdoria in una gara valida per l'andata delle
semifinali della
Tim Cup
2006-2007 (stadio "Luigi Ferraris").
MILANO - Questa mattina anche
l'associazione di tifosi Juventini "Giùlemanidallajuve" - come
aveva già fatto giovedi scorso l'associazione "L'Ego di Napoli" -
ha dichiarato davanti al TAR Lazio, alla presenza dei legali del
CONI, della FIGC e di FC Internazionale, la propria volontà di
rinunciare, tra l'altro, alla richiesta di sospensiva del
provvedimento di assegnazione dello scudetto della passata
stagione al club nerazzurro. I giudici ne hanno preso atto.
L'assegnazione del titolo alla società nerazzurra rimane
impregiudicata.
TORINO - INTER
1-3
Adriano è tornato numero uno. Sport
Image
TORINO, 13 gennaio 2007 - Questa Inter
adesso è nella storia. Espressione talvolta abusata, in questo caso
veritiera. La squadra nerazzurra vince a Torino 3-1 con i gol del
ritrovato Adriano e del mai perso Ibrahimovic (nel finale è poi arrivato
il centro di Materazzi su rigore), e allunga a 12 capitoli la serie di
successi consecutivi in campionato. Record ogni epoca. Dà la solita
impressione di squadra schiacciasassi, e si gode una coppia del gol da
fare invidia. Adriano, il figliol prodigo, è tornato per davvero: oggi ha
firmato il terzo gol nelle ultime tre gare (contro Atalanta e Toro in
campionato e ad Empoli in coppa Italia). E dire che sono i primi gol
stagionali. Ibra potrebbe essere il testimonial del sistema di accensione
di qualche macchina di lusso: avvia e spegne il motore in rapida
successione, in base a come gli gira la luna. E' che quando gli prendono i
cinque minuti buoni è in grado di cambiare il corso di una gara. Oggi nel
primo tempo ha dispensato assist, poi, stufo degli sprechi dei compagni,
si è messo in proprio, esibendosi in un gol meraviglioso, giusta sigla per
una serata storica. Il tutto corredato dalle solite pause, ma non si può
pretendere continuità dagli artisti. E Mancini, che da giocatore era pure
lui un geniaccio, lo sa bene. E lo lascia fare.
Il primo tempo è nerazzurro. Il Torino
parte discretamente, ma è più fumo che arrosto. Insomma, Rosina con i suoi
tocchi morbidi e Lazetic con la progressione prepotente ci provano, ma
danno sempre l'impressione che manchi loro sempre un centesimo per fare un
euro. L'Inter è poco appariscente, ma spietata. Ha la faccia cattiva di
Vieira, che in alcuni momenti sembra un uomo in mezzo ai ragazzi.
Strapotente, strabordante, una roccia. L'Inter è Stankovic, oggi mediano,
capace di saltabeccare in ogni zona del campo sempre con costrutto. L'Inter
è Materazzi, àncora di una difesa - la seconda migliore del campionato, a
un gol dalla Roma con una partita in più - che sembra inaffondabile. Ma l'Inter
è tornata soprattutto ad essere Adriano. L'Imperatore inizia nel peggiore
dei modi: si fa male alla caviglia sinistra ed esce dal campo. Le solite
Cassandre sono già pronte a prevedere un futuro a tinte fosche:
sostituzione e ritorno del tunnel dal quale sembrava appena uscito. E
invece no. L'Imperatore stringe i denti, rientra e timbra il vantaggio,
segnando di testa su cross da destra di Maicon. L'Inter adesso domina. E
sfiora il raddoppio con un destro violento di Vieira dopo un colpo di
tacco illuminante di Ibrahimovic, Abbiati respinge di pugno. Poi Adriano
si mangia la doppietta a porta spalancata su assist delizioso di
Ibrahimovic, al solito più a suo agio nelle vesti di suggeritore che di
primo stoccatore.
La ripresa parte sonnecchiosa. Poi in un
paio di minuti arrivano, imprevisti, i fuochi d'artificio. Partono quasi
per caso: un piattone destro di Fiore, all'apparenza innocuo, incoccia su
Materazzi, che mette alle spalle di Julio Cesar. Lesa maestà - deve
pensare Ibrahimovic -. Palla al centro e lo svedese semina in maniera
impietosa Cioffi e si inventa un diagonale da cineteca per l'immediato
2-1. Tutto come prima dei fuochi d'artificio. Ma molto più bello. Il gesto
tecnico di Ibra vale da solo il prezzo del biglietto. E Inter di nuovo in
vantaggio. L'ultimo botto è firmato Stellone, che ci prova di testa in
tuffo, ma trova le manone di Julio Cesar. Niente da fare. La gara ora è
più equilibrata. Il Toro tira fuori il cuore granata e ci prova,
disordinato ma generoso. L'Inter in contropiede spreca, Mancini si
infuria. Ma i nerazzurri riescono comunque a chiudere la gara: Adriano se
ne va sul filo del fuorigioco, Abbiati lo butta giù in area. Rigore, e
rosso per il portiere. Materazzi dal dischetto chiude i conti. L'Inter non
si ferma e vola a più 10 sulla Roma. Che domani contro il Messina sarà
ancora obbligata a non sbagliare.
TORINO-INTER 1-3:
ADRI-IBRA-MATERAZZI
Sabato, 13 Gennaio 2007
22:32:46
TORINO -
L'Inter vice
3-1 contro il Torino in una gara valida per l'anticipo della 19^
giornata della
Serie A Tim 2006-2007 (ultima del
girone di andata) e centra la 12^ vittoria consecutiva in
Campionato . I nerazzurri fanno
la partita e cercano il gol per sbloccare la gara, il granata si
chiudono molto bene e sono sempre pronti a ripartire in
contropiede. Inter in vantaggio al 25' con il terzo gol di
Adriano nelle ultime tre partite
ufficiali: bel cross di
Maicon dalla destra, Abbiati non
può nulla sul colpo di testa di Adri a centro area. Prima della
conclusione del tempo nerazzurri vicini al raddoppio sempre con
Adriano che, da buona posizione a
centro area, calcia sul fondo un cross di Ibra dalla destra.
Nella ripresa il Torino trova fortunosamente il pareggi al 14':
Fiore prova il tiro da fuori area, la palla sbatte su
Materazzi sotto porta e beffa
Julio Cesar che si stava tuffando
dalla parte opposta. L'Inter pareggia dopo solo un minuto (15')
con un meravigliosa rete di Ibra: gran lancio di
Stankovic per lo svedese che
entra in area dalla destra e infila Abbiati con uno splendido
destro incrociato. I nerazzurri chiudono la gara al 40' quando
Marco
Materazzi trasforma un calcio di
rigore concesso da Saccani per atterramento di
Adriano in area di rigore
(nell'occasione è stato espulso Abbiati).
Il prossimo impegno dei nerazzurri sarà mercoledì 17 gennaio
contro l'Empoli nella gara di ritorno dei quarti di finale della
Tim Cup 2006-2007 (ore 21.00,
stadio "Giuseppe Meazza").
MILANO -
L'Inter vince 2-1 contro l'Atalanta in una gara
valida per la 18^ giornata di
Serie A
Tim 2006-2007 e centra l'undicesima vittoria
consecutiva in
Campionato
. Inter sfortunata a inizio gara, i nerazzurri
devono rinunciare dopo soli 9' ad Alvaro
Recoba
costretto ad abbandonare il campo per un problema
fisico. Atalanta in vantaggio al 17': Ariatti pesca
Doni al limite dell'area nerazzurra, sul tiro
dell'attaccante dell'Atalanta non può nulla
Julio Cesar.
Nella ripresa l'Inter crea diverse palle gol per
segnare il gol del pareggio, rete che arriva al 20'
con
Adriano:
cross di
Figo
dal limite sinistro dell'aria, gran colpo di testa
in tuffo di
Adriano
a centro area e palla alle spalle di Calderoni.
Passano dieci minuti (30') e i nerazzurri passano in
vantaggio: punizione per l'Inter dalla trequarti
sinistra battuta da
Figo:
la palla, deviata prima da Carrozzieri e poi da
Loria, finisce alle spalle di Calderoni.
Il prossimo impegno dei nerazzurri in
Campionato
sarà dopo la sosta per le festività natalizie contro
il Torino in occasione della 19^ e ultima giornata
del girone di andata della
Serie A
Tim 2006-2007, in progrmma allo stadio "Olimpico" di
Torino sabato 13 gennaio (ore 20.30).
INTER-ATALANTA 2-1 Marcatori:
17' pt Doni, 20' st
Adriano,
30' st aut. Loria
Con
la vittoria 2-1 sull'Atalanta, l'Inter ha uguagliato il
record di undici vittorie consecutive in serie A,
detenuto dalla Roma. I giallorossi però non mollano.
Successi anche per Catania e Lazio. Il Milan passa 3-0 a
Udine
INTER RECORD
- Undicesima vittoria consecutiva, uguagliato il record per
la seria A realizzato nello scorso campionato dalla Roma. L'Inter
sembra inarrestabile, nonostante abbbia stentato molto più
del previsto a S.Siro con l'Atalanta. Bergamaschi in
vantaggio al 16' con Doni, pareggio di Adriano al 64' (il
brasiliano è tornato al gol: l'ultimo l'aveva realizzato lo
scorso 11 marzo), autogol di Loria al 75'.
ALLE SPALLE
- Alle spalle dell'Inter, però, le inseguitrici non mollano,
eccetto il Palermo. La Roma ha superato 2-0 uno spento
Cagliari con reti di Taddei (grandissima rovesciata) e
Mancini. Il Palermo ha pareggiato 1-1 a Siena, mentre il
Catania si è sbarazzato con un pererentorio 4-2 della
Sampdoria, la Lazio ha vinto 3-1 a Parma.
MILAN E FIORENTINA
- Buone partite di Milan e Fiorentina. I rossoneri hanno
battuto 3-0 l'Udinese (ritorno al gol anche di Oliveira), i
viola hanno superato 4-0 il Messina.
GLI ALTRI RISULTATI
- Ascoli-Chievo 3-0, Livorno-Torino 1-1, Reggina-Empoli 4-1.
PROSSIMO TURNO - Squadre di nuovo in campo il 14
gennaio con Cagliari-Ascoli, Sampdoria-Fiorentina,
Torino-Inter, Messina-Roma, Palermo-Udinese, Chievo-Catania,
Empoli-Parma, Atalanta-Livorno, Milan-Reggina, Lazio-Siena
LAZIO-INTER 0-2: CAMPIONI D'INVERNO (non accadeva dal
1991, Lazio battuta in casa sua dopo 10 anni)
Mercoledì, 20 Dicembre 2006 22:27:46
ROMA - Lazio-Inter 0-2. Terreno di gioco in perfette
condizioni. Squadre nelle classiche divise: biancoceleste
per i padroni di casa, nerazzurra per gli ospiti. Il
tecnico Roberto
Mancini
schiera come di consueto
Julio Cesar
tra i pali;
Maicon,
Burdisso,
Materazzi
e
Maxwell
in difesa.
Zanetti,
Cambiasso,
Stankovic
e
Vieira
a centrocampo;
Crespo
e
Ibrahimovic
in avanti. Dopo una avvio piuttosto prudente è la Lazio a
rompere gli indugi al minuto numero 8. Makinwa approfitta
di una respinta difettosa di
Materazzi,
si accentra e calcia di potenza a girare sul secondo palo.
Julio Cesar
si distende in tuffo e neutralizza la conclusione. Lazio
intraprendente intorno al quarto d'ora, l'Inter è
costretta nella propria metà campo. La replica dei
nerazzurri non si fa attendere. Al 18' su angolo battuto
dalla destra, stacca
Vieira,
palla alta sopra la traversa. Due minuti più tardi dopo
un'ottima incursione sulla destra di
Maicon
è
Cambiasso
a concludere a rete dalla media distanza: la palla termina
a lato di poco. Lazio pericolosa al 23'. Makinwa entra in
area in velocità, ma frana a terra prima di concludere a
rete. Al 34' occasionissima per i nerazzurri. Spettacolare
combinazione
Ibrahimovic-
Cambiasso,
la conclusione del centrocampista argentino è deviata in
angolo dalla difesa biancoceleste. Inter ancora vicina al
gol al 37'. Lancio di
Stankovic
per
Ibrahimovic,
delizioso assist di petto per l'accorrente
Crespo
che solo davanti a Peruzzi, calcia incredibilmente a lato.
L'Inter passa in vantaggio al 39'.
Crespo
entra in area dalla sinistra, s'incunea tra due avversari
e serve un preciso assit per
Cambiasso
che in scivolata batte a rete superando Peruzzi. La prima
frazione di gioco si chiude con l'espulsione, per somma di
ammonizioni di
Ibrahimovic,
reo di aver calciato la palla a gioco fermo.
Lazio aggressiva in avvio di ripresa, la retroguardia
nerazzurra si difende con ordine. Al minuto numero 56'
grande occasione per i nerazzurri. Angolo battuto da
Stankovic
dalla destra, stacco imperioso di
Burdisso
e palla che sfiora l'incrocio dei pali. Pregevole
combinazione
Stankovic-
Adriano-
Crespo
al 65'. L'attaccante argentino non trova la deviazione
vincente. Al 72' Inter ancora vicina al gol. Punizione
potentissima di
Stankovic
da quasi 30 metri, Peruzzi è impegnato severamente.
Al 36' pericolo per la porta nerazzurra. Punizione di Oddo
dalla grande distanza, il tiro è deviato dalla barriera e
Julio Cesar
compie una autentico miracolo per evitare il gol.
Sull'angolo conseguente è ancora Oddo a provare un potente
destro al volo, ma
Julio Cesar
risponde ancora da campione. Al 40', nel momento migliore
della Lazio arriva il raddoppio dell'Inter. Punizione
dalla destra magistralmente battuto da
Figo,
Materazzi
stacca più alto di tutti e di testa batte Peruzzi. La
Lazio accusa il colpo del ko e non riesce più a reagire.
Dopo quattro minuti di recupero il signor Rocchi fischia
la fine delle ostilità. La formazione di Roberto Mancini,
nonostante l'inferiorità numerica, centra la decima
vittoria consecutiva in
Campionato
e si laurea campione d'Inverno con due giornate
di anticipo.
MILANO -
L'Inter vince 2-0 contro il Messina in una
gara valida per la 16^ giornata della
Serie A Tim
2006-2007. Sono i nerazzurri a fare la gara e creare le azioni
maggiormente pericolose, il Messina è sempre pronto a ripartire in
contropiede dopo le offensive nerazzurre. Da segnalare una
traversa colpita da Zlatan
Ibrahimovic
(27') su un gran cross di Luis
Figo dalla
destra.
Nella ripresa l'Inter trova il gol al 4' ed è una meravigliosa
rete di Marco Mateazzi:
Figo mette
in mezzo dal limite destro dell'area, Ibra fa da torre di testa in
area, meravigliosa rovesciata di
Materazzi
sulla quale Storari non può nulla. Passano dieci minuti (14') e i
nerazzurri raddoppiano: grandissima azione personale di
Maicon che,
salta tre uomini e serve il taglio di Ibra in area, lo svedese
infila Storari con un diagonale dalla sinistra.
Il prossimo impegno dei nerazzurri sarà mercoledì 20 dicembre
contro la Lazio in una gara valida per il turno infrasettimanale
della 17^ giornata della
Serie A Tim
2006-2007, in programma allo stadio "Olimpico" (ore 20.30).
EMPOLI - L'Inter
vince 3-0 contro l'Empoli in una gara valida per la 15^
giornata della
Serie A
Tim 2006-2007 e centra l'ottava vittoria consecutiva in
Campionato
. La gara è inizialmente molto eqilibrata con i toscani molto
attenti in fase difensiva e pronti a ripartite in contropiede.
L'Inter riesce comunque a creare alcune buone opportunità per
segnare con Fabio
Grosso
su calcio di punizione dai 22 metri circa (6', Balli respinge
con bravura) e con almeno un paio di conclusioni pericolose di
Zlatan
Ibrahimovic
dal limite dell'area (38' e 39', in entrambe le circostanze
Balli è attento e para).
Nella ripresa l'Inter passa in vantaggio al 15': gran
punizione dalla destra battuta da
Recoba,
perentorio colpo di testa di
Ibrahimovic
a centro area e traversa centrata in pieno, sulla palla che
torna in campo si avventa
Crespo
che, imparabilmente, infila Balli. L'Inter raddoppia al 33':
retropassaggio sbagliato di Vannucchi, Ibra si avventa sul
pallone e si presenta solo davanti a Balli. Il portiere
dell'Empoli non può nulla sul tiro dello svedese. Passano nove
minuti (42') e arriva il terzo gol nerazzurro: gran cross di
Burdisso
dalla destra, sulla palla irrompe
Samuel
a centro area, il colpo di testa del'argentino si infila alle
spalle di Balli.
Il prossimo impegno dei nerazzurri sarà domenica 17 dicembre
contro il Messina in occasione della 16^ giornata della
Serie A
Tim 2006-2007 in programma allo stadio "Giuseppe Meazza" (ore
15).
MONACO -
Dopo undici vittorie consecutive, l'Inter si è fermata a
Monaco dove ha ottenuto un pareggio in extremis con Vieira
Martedì, 05
Dicembre 2006 22:35:33
MONACO - L'Inter
pareggia 1-1 all'Allianz Arena contro il Bayern Monaco nel
Matchday 6 del gruppo B dell'Uefa
Champions League,
in virtù di questo risultato i nerazzurri si classificano al
secondo posto del gruppo B. Nel primo tempo non ci sono grandi
emozioni in campo, anche perché il Bayern è molto chiude molto
bene tutti gli spazi e aspetta i nerazzurri pronto a ripartire
in contropiede. La migliore occasione della prima frazione di
gioco, però, è dell'Inter e arriva allo scadere del tempo
(44'): gran destro di Mariano
Gonzalez
dai 30 metri circa, la palla sbatte sulla traversa con Kahn
battuto.
La ripresa comincia con due buone occasioni per l'Inter, ma in
entrambe il guardalinee segnala posizioni irregolari dei
giocatori nerazzurri. Al 17' il Bayern passa in vantaggio in
contropiede: Makaay, ben lanciato dalla destra da Salihamidzic,
sfonda centralmente e riesce a battere
Toldo
in uscita. I nerazzurri, però, pareggiano meritatamente al
46': gran palla di
Recoba
per
Grosso
in area sulla destra, la conclusione di quest'ultimo è ben
parata da Kahn in uscita. Il portiere del Bayern, però, non
trattiene, la palla arriva a
Vieira
che, da due passi, mette in rete imparabilmente.
Il prossimo impegno dei nerazzurri sarà domenica 10 ottobre
contro l'Empoli in occasione della 15^ giornata della Srie A
Tim 2006-2007 in programma allo stadio "Castellani" (ore 15).
BAYERN MONACO-INTER 1-1
Marcatori: 17'
st Makaay, 46' st Vieira
BAYERN MONACO: 1
Kahn; 2 Sagnol, 3 Lucio, 5 Van Buyten, 21 Lahm; 17 Van Bommel
(27' st 6 Demichelis), 39 Ottl, 31 Schweinsteiger, 20
Salihamidzic (34' st 26 Deisler); 14 Pizarro, 10 Makaay (38'
st 24 Santa
Cruz). A disposizione: 22
Rensing, 8 Karimi, 19 Dos Santos, 30 Lell. All.: Felix
Magath.
I nerazzurri
battono il Siena 2-0 con gol di Burdisso e Crespo e continuano
la serie di successi consecutivi. Julio Cesar para un rigore a
Frick, toscani mai domi
La gioia di
Nicolas Burdisso dopo la rete. SportImage
MILANO, 2
dicembre 2006 - L'Inter continua a vincere, insaziabile. Batte
anche il Siena, 2-0, e centra l'undicesimo successo di fila, il
settimo consecutivo in campionato. Stasera in copertina ci sono
gli argentini Burdisso e Crespo. Gemelli diversi del gol. Il
difensore ha scoperto la vocazione in settimana, dopo
i fasti di coppa Italia
ha concesso il bis in campionato, l'attaccante la vocazione l'ha
sempre avuta e non la perderà finchè continuerà a giocare. La
pazza Inter non c'è più, adesso è un carro armato inarrestabile.
La vittoria di stasera però è stata meno agevole di quanto
suggerisca il punteggio. Il Siena ha giocato bene, e la partita
l'ha persa sugli episodi. Decisivo in particolare il rigore
parato da Julio Cesar, già provvidenziale su Locatelli, a Frick.
Il portiere brasiliano ha messo la firma sui tre punti odierni.
E se il punto debole di questa Inter doveva essere il portiere,
come sostengono in molti addetti ai lavori, quella di stasera è
stata una prestazione rassicurante per Mancini.
Il primo tempo
è a due facce. L'Inter domina in avvio, potente e prepotente
come nelle serate migliori. Ibrahimovic, nervoso, ma ispirato, è
subito pericoloso: stop di petto ottimo, poi però colpisce male
di sinistro. Portanova respinge. Preparazione deliziosa, poi
conclusione da dimenticare: come spesso accade allo svedese. Il
gol è nell'aria. La firma è quella di Burdisso, a segno con un
colpo di testa prepotente su angolo da sinistra. Il difensore
argentino, preferito da Mancini a Samuel come sostituto
dell'infortunato Cordoba, aveva segnato una doppietta in coppa
Italia contro il Messina. Sembra l'incipit di un monologo
nerazzurro. E invece il Siena si scuote. Scrollandosi di dosso
le remore iniziali, senza aver più nulla da perdere. Grosso,
pericoloso quando spinge, è messo alla frusta in fase difensiva
da Konko, progressione da Thuram dei vecchi tempi. Il Siena
sfiora il pari con Locatelli, che imbeccato da Konko, spara su
Julio Cesar. Il tempo si chiude con il Siena in avanti e un
contatto sospetto Cambiasso-Locatelli in area nerazzurra, per De
Marco non è rigore.
L'inizio di
ripresa è scoppiettante. Rigore per il Siena: trattenuta
(veniale) di Maicon su Antonini. Julio Cesar para il rigore a
Frick distendendosi alla sua sinistra. Pericolo scampato. Gol
sbagliato, gol subito. Come spesso accade. L'Inter raddoppia con
un bel gol di Crespo, che salta Gastaldello e scavalca Manninger
con un tocco morbido. E' il suo ottavo gol stagionale, il sesto
in campionato. La gara resta piacevole. L'Inter prova a
sfruttare gli spazi larghi in fase di ripartenza: Stankovic
lancia, Ibra giochicchia. Il Siena non si arrende, pericoloso
grazie al dinamismo di Frick. L'attaccante bianconero sfiora
l'1-2 di testa, ancora bravo Julio Cesar, poi Stankovic di
sinistro va vicino al centro personale. Finisce 2-0. L'Inter non
si ferma più.
INTER-SIENA 2-0: BURDISSO E CRESPO
Sabato,
02 Dicembre 2006 19:54:45
MILANO - L'Inter
contro il Siena in una gara valida per la 14^ giornata della
Serie A
Tim 2006-2007. I nerazzurri partono subito molto bene e
cercano il gol per sbloccare la gara, rete del vantaggio che
arriva all'11' con Nicolas
Burdisso
alla sua terza realizzazione personale in tre giorni dopo la
doppietta in
Tim Cup
contro il Messina:
Stankovic
batte un angolo per l'Inter dalla sinistra,
Burdisso
taglia molto bene sul primo palo, si avventa con gran
tempismo sul pallone e, di testa, non lascia scampo a
Manninger.
La ripresa si apre con un calcio di rigore dubbio a favore
del Siena per un presunto fallo di
Maicon
su Antonini (5'). Calcia il rigore Frick,
Julio Cesar
però è bravissimo a tuffarsi sulla sua sinistre e a
respingere la palla. Passano solo quattro minuti (9') e l'Inter
raddoppia: retropassaggio di Brevi sul quale si avventa
Crespo
che, con un bel tocco in anticipo, si libera di Gastaldello
in area sulla destra, poi l'argentino elude l'intervento di
Manninger in uscita con un tocco sotto il pallone. La
partita prosegue con i nerazzurri che creano altre occasioni
per portarsi in vantaggio. Nel recupero (48') clamoroso
rigore su
Figo
non concesso da De Marco. Konko frana letteralmente sul
portoghese in area, l'arbitro vede male e lascia correre.
Il prossimo impegno dei nerazzurri sarà martedì 5 dicembre
contro il Bayern Monaco in occasione del MatchDay 6 dell'Uefa
Champions League
in programma all'Allianz Arena (Ore 20,45).
Note: al 5' del
secondo tempo
Julio Cesar
ha parato un calcio di rigore a Frick
TIM CUP:
4-0 AL MESSINA, INTER AI QUARTI
Mercoledì, 29 Novembre 2006 22:50:31
MILANO -
L'Inter vince 4-0 contro il
Messina in una gara valida per il ritorno degli ottavi di finale
della
Tim Cup
2006-2007 (andata 1-0 per i nerazzurri) e si qualifica per i
quarti di finale di Coppa Italia dove affronterà la vincente di
Genoa-Empoli. I nerazzurri partono bene e attaccano il Messina
alla ricerca del gol per chiudere il discorso qualificazione. L'Inter
passa in vantaggio al 27': Luis
Figo batte
un corner dalla destra, sulla perfetta parabola del portoghese si
avventa di testa Nicolas
Burdisso in
area di rigore, la palla si infila alle spalle di Caglioni.
Passano dieci minuti (37') e arriva la rete del raddoppio
nerazzurro: bella azione di
Maxwell
sulla sinistra, palla a Santiago
Solari che
salta l'uomo e mette in mezzo, Caglioni non può nulla sul colpo di
testa di Mariano
Gonzalez in
area. Da segnalare che, un minuto prima della rete del 2-0 dell'Inter,
al Messina è stato giustamente annullato per fuorigioco un gol di
Di Napoli.
Nella ripresa il copione della gara non cambia con l'Inter che
consolida ulteriormente il risultato. Al 16' tris nerazzurro:
cross di
Figo dalla
sinistra,
Cambiasso
fa sponda di testa in area. Altro colpo di testa in area di
Burdisso,
Coppola respinge sulla linea di porta, sulla palla arriva
Andreolli,
appostato a due passi dalla porta, che ribadisce in rete. Passano
dieci minuti (26') è arriva il quarto gol dell'Inter: corner di
Figo
battuto dalla destra,
Burdisso
stacca in area e porta e infila imparabilmente Caglioni. È il gol
numero 300 della storia dell'Inter in Coppa Italia.
Il prossimo impegno dei nerazzurri sarà sabato 2 dicembre contro
il Siena in occasione dell'anticipo della 14^ giornata di
Serie A Tim
in programma alle ore 18.00 allo stadio "Giuseppe Meazza".
INTER-MESSINA 4-0
Marcatori: 27' pt e 26' st
Burdisso,
37' pt Mariano
Gonzalez,
16' st Andreolli
MESSINA: 88 Caglioni; 8
Zoro (30' st 89 Calà), 27 Zanchi, 31 Morello, 3 Minetti (6' st 21
Alvarez); 24 Coppola, 16 Ogasawara, 41 Sullo, 19 Parisi (13' st 86
Ghomsi); 10 Iliev, 11 Di Napoli A disposizione: 1
Storari, 5 De Vezze, 18 Floccari, 77 Lavecchia All.: Bruno Giordano
Arbitro: Francesco
Squillace di Catanzaro
Ammoniti: Coppola
E' un'Inter da 10 e
lode
I nerazzurri battono
4-0 il Messina nel ritorno degli ottavi di coppa Italia. Tre gol di
Burdisso (uno conteso con Andreolli), una rete di Gonzalez. Decima
vittoria di fila per gli uomini di Mancini
Solari si complimenta
con Burdisso, in serata di grazia. Liverani
MILANO, 29 novembre 2006
- L'Inter è in gran forma. Fisica e psicologica. Lo testimoniano le dieci
vittorie consecutive tra campionato (sei), Champions League (due) e coppa
Italia (due). Lo ribadisce il successo di stasera in coppa Italia contro
il Messina nel ritorno degli ottavi. Non tanto per il 4-0 e per la
qualificazione ottenuta dopo l'1-0 dell'andata, quanto per il modo in cui
è arrivato il risultato. In scioltezza, senza forzare più di tanto.
Scalando le marce a piacimento, accelerando quanto bastava per archiviare
la pratica, poi tenendo un'andatura da crociera. Nessuna traccia dei cali
di tensione che caratterizzavano i nerazzurri nel passato prossimo, che
trasformavano in drammoni e corride anche gli impegni più innocui. Stasera
doveva essere tutto facile, e così è stato. Bene i rientranti Cambiasso e
Figo, volenteroso ma ancora un po' macchinoso Adriano. Il Messina non è
riuscito a ribellarsi più di tanto al ruolo di vittima sacrificale. Conta
soprattutto il campionato, e la rabbia di Giordano per alcune ingenuità
non era recepita dai giocatori, piuttosto molli.
PRIMO TEMPO - La prima occasione
la procura il cross di Andreolli dalla destra, Gonzalez svetta sul primo
palo, ma mette a lato. L'Inter insiste. Cambiasso, al positivo rientro dal
1', non succedeva dal 10 settembre, si inserisce, finta con il sinistro,
rientro sul destro, palla larga. Sarebbe stato un gol da applausi. L'Inter
va in vantaggio con un colpo di testa di Burdisso, solissimo, che mette
dentro sull'angolo ben calibrato da Figo. Poi Di Napoli segna con un tocco
a porta vuota di sinistro sottomisura dopo una respinta di Toldo, ma la
rete non è convalidata per un evidente fuorigioco. Il raddoppio è servito
grazie ad un'incursione sulla sinistra di Solari, rigenerato rispetto a
quello della prima parte della scorsa stagione. L'argentino punta l'uomo e
se ne va sulla sinistra, mette in mezzo un cross calibrato su cui Gonzalez,
schierato per l'occasione sulla linea dei trequartisti, si avventa sul
secondo palo. Tutto sul velluto. E si va all'intervallo.SECONDO
TEMPO - L'Inter continua a fare la partita. I nerazzurri segnano
ancora. Colpo di testa di Burdisso in mischia, Coppola respinge forse già
oltre la linea di porta, il giovane Andreolli, bravo in versione
fluidifcante di destra, ribadisce in rete. I nerazzurri continuano a
premere, cercando Adriano, che non segna dal 29 marzo. Lui, l'Imperatore,
si sbatte, mè un po' pesante, forse nelle gambe pesano i 90' di Palermo.
Il gol del brasiliano non arriva, in compenso arrivano - per lui
l'applauso di San Siro al momento della sostituzione - e ancora un sigillo
di Burdisso, che si gode una serata da goleador. Per il difensore
argentino rimarrà una serata indimenticabile.
PALERMO-INTER 1-2, GOL DI IBRA E VIEIRA
Domenica,
26 Novembre 2006 22:23:34
PALERMO-INTER 1-2, GOL DI IBRA E VIEIRA
Domenica,
26 Novembre 2006 22:23:34
PALERMO - Palermo-Inter 1-2. Roberto
Mancini
schiera
Julio Cesar
tra i pali,
Maicon,
Cordoba,
Materazzi,
Grosso in
difesa,
Solari,
Vieira,
Stankovic e
Zanetti a
centrocampo,
Ibrahimovic
e
Adriano in
avanti. L'Inter scende sul terreno di gioco di un "Renzo Barbera"
gremito in ogni ordine di posti, in completa tenuta bianca, il
Palermo indossa la classica divisa rosanero. Avvio scoppiettante:
l'Inter è subito pericolosa con
Ibrahimovic,
il Palermo risponde con Amauri. Inter in vantaggio al 7'. Lancio
dalle retrovie per
Adriano,
pronto assist di petto per l'accorrente
Ibrahimovic
che calcia al volo di mezzocollo destro, Fontana tocca ma non
trattiene e la palla termina in rete. Nerazzurri ancora pericolosi
con
Solari tre
minuti più tardi. La schiacciata di testa dell'argentino termina
di poco a lato. Il Palermo replica con una conclusione potente, ma
imprecisa di Bresciano. L'Inter sfiora il raddoppio al 28'.
Punizione di
Adriano da
oltre trenta metri. Sinistro teso a fil di palo che costringe
Fontana a un difficile intervento in tuffo, sulla respinta si
avventa
Vieira che
calcia in scivolata, palla a lato di un soffio. Nerazzurri
nuovamente vicini al gol con
Adriano al
30'. Il diagonale del brasiliano si spegne sull'esterno della
rete. Al 41' pregevole percussione di
Grosso che
penetra in area dalla sinistra e calcia di potenza colpendo
l'esterno della rete. Due minuti più tardi è
Ibrahimovic
ad impegnare Fontana con una punizione bomba dai trenta metri. Il
Palermo trova la rete del pareggio in maniera completamente
casuale, dopo aver subito l'iniziativa dei nerazzurri per tutta
prima frazione di gioco, in pieno recupero. Cross dalla sinistra
di Pisano, deviazione di testa di Bresciano per Amauri che di
punta, in spaccata mette alle spalle di
Julio Cesar.
In avvio di ripresa
Mancini
inserisce
Crespo al
posto di
Ibrahimovic
dolorante all'inguine. Il Palermo si rende pericoloso con Diana,
l'Inter replica con
Materazzi
che al 59' devia di testa un angolo battuto dalla sinistra e
colpisce un clamoroso palo. Nerazzurri nuovamente in vantaggio al
61'.
Adriano
s'incunea al centro della difesa rosanero e sforna un assist al
bacio per
Vieira che
arriva a rimorchio. La conclusione del francese è potente e
precisa, la palla s'infila appena sotto l'incrocio dei pali,
Fontana capitola ancora. Al 66'
Mancini
perde per infortunio anche
Cordoba, al
suo posto entra
Samuel. Il
Palermo si rende pericoloso nei minuti finali, prima con
Caracciolo che colpisce anche un palo con un colpo di testa in
mischia, poi con Brienza. L'incontro si conclude, senza ulteriori
emozioni, al triplice fischio del signor Rosetti che arriva dopo
quattro minuti di recupero. L'Inter risponde al rotondo successo
(4-2) ottenuto nel pomeriggio dalla Roma al 'Luigi Ferraris' di
Genova contro la Sampdoria, con una lezione di forza e maturità
impartita al Palermo, fino ad oggi seconda forza del
Campionato
.
MILANO - L'Inter
vince 1-0 contro loSporting Lisbona nel MatchDay 5 del gruppo
B dell'Uefa
Champions League
e si qualifica matematicamente per gli ottavi di finale. I
nerazzurri partono subito molto forte e segnano dopo solo due
minuti con
Crespo,
il gol però viene annullato dall'arbitro per una posizione di
fuorigioco di
Stankovic
sull'assist di Ibra dalla sinistra. L'Inter passa in vantaggio
al 36':
Crespo
scatta benissimo sul filo del fuorigioco, riceve palla da
Stankovic
e, solo davanti a Ricardo, lo infila imparabilmente. Nella
ripresa l'Inter continua a fare la partita e crea più volte i
presupposti per il gol del raddoppio. Al 38' del secondo tempo
rientra in campo dopo l'infortunio muscolare Esteban
Cambiasso,
purtroppo, però, pochi minuti dopo deve abbandonare il campo
Olivier
Dacourt
per infortunio.
Il prossimo impegno dei nerazzurri sarà domenica 26 novembre
contro il Palermo nel posticipo della 13^ giornata della
Serie A
Tim in programma allo stadio "Barbera" (ore 20,30).
MILANO - L'Inter con la
Reggina in una gara valida per la 12^ giornata di
Serie A Tim
2006-2007. L'Inter parte subito molto bene al 4' è già in
vantaggio:
Cruz serve
di testa
Vieira in
area, il francese prolunga sempre di testa per
Crespo
appostato dietro di lui. La palla arriva all'attaccante argentino
sul cui potente tiro, in area dalla destra, Pelizzoli non può
nulla. Poi reazione degli ospiti che, nel quarto d'ora successivo,
si rendono pericolosi almeno in tre occasioni in una delle quali
colpiscono anche un palo. L'Inter, però, riprende in mano la gara
e crea i presupposti pe la rete del 2-0.
Nella ripresa le due squadre proseguono nell'affrontarsi a viso
aperto con i nerazzurri che cercano il gol per chiudere la gara e
i calabresi che non si danno per vinti e provano a pareggiare la
partita. Il risultato, però, non cambia e l'Inter torna al comando
solitario della classifica dopo la sconfitta di ieri del Palermo a
Cagliari.
Il prossimo impegno dei nerazzurri sarà mercoledì 22 novembre
contro lo Sporting Lisbona, Matchday 5 dell'Uefa
Champions League,
in programma allo stadio "Giuseppe Meazza" (ore 20,45).
Note:
recuperi: 1' pt - 3' st; espulso il tecnico della Reggina Walter
Mazzari al 37' del primo tempo
PARMA-INTER 1-2, DECIDE CRUZ
Domenica, 12 Novembre 2006 22:23:44
PARMA - Parma-Inter 1-2. L'Inter scende in campo al 'Tardini'
con
Julio Cesar
tra i pali,
Maicon,
Cordoba,
Materazzi
e
Grosso
in difesa,
Figo,
Vieira,
Dacourt
e
Zanetti
sulla mediana,
Ibrahimovic
e l'ex di turno, Hernan
Crespo,
in attacco. I padroni di casa sfoggiano maglia bianca
nero-crociata e pantaloncini neri, l'Inter indossa la
classica maglia nerazzurra e pantaloncini bianchi. Dopo
un'iniziale fase di studio, sono i nerazzurri a rompere
gli indugi al minuto numero tredici. Angolo di
Figo,
palla precisa per
Grosso
che dal vertice sinistro dell'area di rigore emiliana
calcia di potenza scheggiando l'incrocio dei pali. È il
preludio al gol interista che arriva due minuti più tardi.
Lancio di
Vieira
per
Ibrahimovic
che spalle alla porta, controlla di petto e con una
deliziosa veronica aggira Paci e calcia di destro, tiro
imparabile a fil di palo che fulmina l'incolpevole Bucci.
Inter nuovamente pericolosa al 23'. Discesa di
Ibrahimovic
sulla destra e preciso cross rasoterra sul primo palo,
Crespo
è anticipato di un soffio dalla difesa avversaria. Il
Parma trova la rete del pareggio al 26'. Cross dalla
trequarti di Bocchetti per Budan che calcia al volo di
sinistro anticipando
Materazzi
e sorprendendo
Julio Cesar.
Nerazzurri vicini al raddoppio al 30'.
Ibrahimovic
conquista palla in area e mette in mezzo, Contini anticipa
Crespo
a due passi dalla porta emiliana. Inter vicina al secondo
gol al 41'. Retropassaggio errato di Coly, ne approfitta
Ibrahimovic
che ruba palla e s'invola verso la porta di Bucci, entra
in area e scarica su
Crespo
anticipato dalla difesa parmigiana. La prima frazione di
gioco si chiude dopo due minuti di recupero.
La ripresa si apre con un'occasionissima per il Parma.
Discesa sulla destra di Budan, cross al limite dell'area
per Morfeo, controllo e conclusione fulminea
provvidenzialmente deviata in angolo da
Cordoba.
Col trascorrere dei minuti il match si inasprisce e ne
fanno le spese i nerazzurri, dotati di maggior tasso
tecnico.
Mancini
inserisce
Cruz
al posto di un
Crespo
visibilmente affaticato. Nuova palla gol per l'Inter al
71'. Cross dalla sinistra di
Grosso
per
Maicon,
rapida combinazione con
Vieira,
ma interviene il numero 28 Paci che riesce a liberare. Al
75' secondo cambio nelle fila nerazzurre, fuori
Figo,
dentro
Solari.
Al 35' Inter vicina al vantaggio. Calcio di punizione
magistralmente battuto da
Grosso
dai trenta metri, il neo-entrato De Lucia è costretto ad
un difficile intervento in tuffo. Strepitosa palla gol per
l'Inter al 39'. Delizioso cross di
Ibrahimovic
dalla destra,
Cruz
perfettamente appostato sul secondo palo indirizza di
testa all'incrocio, ma De Lucia compie un autentico
miracolo e devia con un prodigioso colpo di reni. Al 43'
incredibile palo su conclusione dalla distanza di
Solari,
la palla è ancora viva, ma
Ibrahimovic
manca la deviazione vincente sotto porta. Nei sei minuti
di recupero accade di tutto. Al 92' l'Inter passa in
vantaggio. Cross di Mariano
Gonzalez
dalla sinistra, ennesimo miracolo di De Lucia sul colpo di
testa ravvicinato di
Cruz,
il portiere del Parma però non trattiene e
Cruz
ribadisce in rete. Pochi istanti prima del triplice
fischio
Ibrahimovic
ammonito per la seconda volta viene espulso dal direttore
di gara Saccani. Con una prestazione caparbia e volitiva
l'Inter sbanca il 'Tardini' e riaggancia il Palermo in
vetta alla classifica. Tra due settimane scontro diretto
tra le capolista al 'Renzo Barbera' di Palermo.
PARMA, 12
novembre 2006 - Il solito, Santo Cruz consente all'Inter di
tenere il passo del Palermo contro un Parma alla sua migliore
serata della stagione. (Guarda
la sintesi)
Nel primo tempo
le squadre scoprono subito le carte. L'Inter parte aggressiva,
decisa a dare la caccia ai tre punti, con un Ibrahimovic in
grande serata; e il Parma mostra subito di non avere timori
reverenziali, rispondendo colpo su colpo soprattutto con la
propulsione della coppia Morfeo-Pisanu.
A occasione i
gialloblù rispondono con occasione, grazie anche a qualche
sbavatura difensiva dei nerazzurri, scoperti soprattutto sul
fianco sinistro forse proprio per la voglia offensiva di Grosso
e Zanetti. E a gol subìto, con Paci non impeccabile sulla
prodezza di Ibrahimovic, rispondono con gol segnato grazie a un
bel tiro al volo di Budan, sul quale Materazzi è in netto
ritardo.
Poi la partita
si accende ulteriormente, con colpi anche oltre il regolamento,
comprese manate in faccia e trattenute anche dentro ciascuna
area. Ne subisce una Crespo, ne dà una Materazzi a Budan per poi
subirne un'altra dalla parte opposta da Paci.
La ripresa
parte allo stesso modo: grande agonismo, Parma per nulla
intimorito. Anzi, a tratti anche più aggressivo ed efficace
degli avversari, penalizzati dalla serata poco brillante di Figo
e Crespo. Quest'ultimo viene infatti sostituito da Mancini, col
pubblico del Tardini che gli tributa un lungo applauso
all'uscita, memore del periodo in gialloblù dell'argentino.
Mancini inserisce Cruz per cercare di mettere al Parma quell'apprensione
che invece sono i suoi a subire, con l'ulteriore crescita di
Budan e Morfeo e con un pressing incessante. Apprensione che
lievita ancora quando Muslimovic si trova solo davanti a Julio
Cesar ma, tradito forse dal dubbio di essere in fuorigioco,
spedisce alle stelle. Esce anche Figo per Solari, ma l'Inter non
ritrova lucidità offensiva: il gioco è ormai troppo elaborato e
prevedibile.
Ma nel finale
la partita si infiamma ancora, col forcing interista che produce
di nuovo occasioni e un palo, e con il Parma che risponde: il
tutto condito con falli e cartellini a grappoli. Fino al gol di
Cruz, sul cui primo colpo di testa De Lucia fa il miracolo ma
che poi mette dentro, punendo forse troppo il Parma e regalando
invece all'Inter il mantenimento del primato. E pazienza se Ibra
nel finale viene espulso, forse un po' troppo severamente, per
doppia ammonizione: con un Cruz così...
MESSINA-INTER 0-1: DECIDE CRUZ, TABELLINO
Giovedì, 09
Novembre 2006 22:29:24
MESSINA - L'Inter
vince 1-0 a Messina nella gara di andata degli ottavi di
finale di
Tim Cup
(ritorno in programma allo stadio "Giuseppe Meazza" il 29
novembre). Decide l'incontro una rete di Julio
Cruz
direttamente su calcio di punizione al 40' del primo tempo.
Questo il tabellino della partita:
MESSINA-INTER 0-1
Marcatori: 40'
pt Cruz
MESSINA: 88
Caglioni; 13 Rea, 27 Zanchi, 31 Morello, 19 Parisi; 5 De Vezze
(10' st 21 Alvarez), 41 Sullo (31' st 20 Cordova), 17 Masiello;
16 Ogasawara; 18 Floccari (1' st 10 Iliev), 11 Di Napoli A disposizione:
1 Storari, 77 Lavecchia, 86 Ghosmi, 3 Minetti All.: Bruno
Giordano
Note - recuperi:
1' pt e 5' st - angoli: 8-8 - spettatori: 12.000
Andata ottavi
di coppa Italia: a Messina, i nerazzurri vincono grazie a un gol
dell'argentino su punizione dalla distanza a fine primo tempo.
Poi, nella ripresa, si limitano a controllare la gara
Julio Cruz,
32, segna l'1-0 su punizione. Omega
MESSINA, 9
novembre 2006 - Davanti a 18mila spettatori (record stagionale
di presenze al San Filippo), l'Inter piega il Messina nella gara
d'andata degli ottavi di finale di coppa Italia. Decisiva la
rete dell'argentino Julio Cruz al 40' del primo tempo: "El
Jardinero" centra il bersaglio con un calcio piazzato dai venti
metri sul palo più lontano, dove il pur bravo portiere Caglioni
non può arrivare. Per il centravanti, in rete anche in
campionato e in Champions, è il quinto gol stagionale (il decimo
in Coppa).
Il vantaggio
dei nerazzurri (in campo le seconde linee) premia gli sforzi
profusi durante una prima mezz'ora giocata costantemente
all'attacco. Pericolosi in avvio Maaroufi, Gonzalez e Grosso. Al
17', De Vezze salva sulla linea in seguito ad un colpo di testa
di Samuel e al 29' il belga-marocchino Maaroufi timbra la
traversa con una conclusione dal limite. Protagonista ancora
Caglioni al 32' e al 35': il portiere giallorosso nega la gioia
del gol a Gonzalez (lanciato da Stankovic) e a Grosso.
Il Messina, già
pericoloso con Di Napoli al 28', imprime i suoi ritmi congeniali
nella ripresa e costringe l'Inter a repentini ripiegamenti (Toldo
in evidenza al 7' sul tiro di Ogasawara). Ma il risultato, alla
fine, non cambia.
Inter
(2-0 all'Ascoli) e Palermo (2-0 alla Samp) salutano la compagnia e
fuggono. Le due capolista conservano 4 punti di vantaggio sulla
Roma, che ha supera per 3-1 la Fiorentina in casa nel posticipo.
Il Milan perde 2-0 a Bergamo la terza partita su quattro e cade a
4 punti dalla retrocessione (e sabato prossimo gioca a S.Siro
proprio con la Roma).
La dirigenza rossonera si scatena contro gli
arbitraggi e Ancelotti parla di complotto.
(continua)
INTER-ASCOLI 2-0: IN GOL ZANETTI
Domenica,
05 Novembre 2006 16:51:16
MILANO - L'Inter
vince 2-0 contro l'Ascoli in una gara valida per la 10^
giornata della
Serie A
Tim 2006-2007. Primo tempo di marca nerazzurra, l'Inter
infatti crea più volte i presupposti per arrivare al gol ma
trova un Ascoli molto chiuso pronto a ripartire per colpire in
contropiede. Nerazzurri in vantaggio al 41' con un gol del
capitano Javier Zanertti dopo praticamente quattro anni dalla
sua ultima rete ufficiale (06/11/2002 - Empoli-Inter 3-4):
splendida azione personale di Ibra in area sulla sinistra,
palla al centro per
Crespo
che prova la conclusione sotto porta. Sul tiro dell'argentino
arriva il tap-in vincente da due passi di
Zanetti.
Nella ripresa arriva subito il raddoppio dell'Inter (8'):
bellissima palla di Ibra per
Figo
sulla destra, il portoghese crossa per
Crespo,
Cudini in scivolata infila la sua porta nel tentativo di
anticipare l'attaccante argentino. I nerazzurri creano altre
ottime occasioni in zona offensiva ma al 19' Banti fischia un
calcio di rigore per l'Ascoli per un fallo di mano di
Maicon
nell'area nerazzurra: batte il penalty Fini, Juluio Cesar si
tuffa bene alla sua destra e respinge in angolo.
Il prossimo impegno dei nerazzurri sarà giovedì 8 novembre
contro il Messina in una gara valida per l'andata degli ottavi
di finale di
Tim Cup
in programma alle ore 20,30 allo stadio "San Filippo".
Finisce 4-3 per il
gruppo Mancini: nerazzurri lanciatissimi, rossoneri sempre più
lontani dai sogni scudetto (foto).
La Roma vince
a Udine. Alle 16 le altre partite della giornata. Durissimo
attacco del quotidiano di Londra: "Palermo in testa segno del
declino" / CLASSIFICA A
- CLASSIFICA B
MILANO - L'Inter
vince 4-3 contro il Milan nel 265° derby di Milano valido per
la 9^ giornata di
Serie A
Tim 2006-2007. Cornice di pubblico delle grandi occasioni con
lo stadio "Meazza" gremito in ogni ordine di posti. La partita
inizia con le due formazioni in campo che si affrontano a viso
aperto alla ricerca della rete per sbloccare la partita. L'Inter
passa in vantaggio al 17': punizione per l'Inter dalla
trequarti destra, batte
Stankovic,
sul gran colpo di testa di
Crespo
a centro area Dida non può nulla. Dopo soli cinque minuti i
nerazzurri raddoppiano (22'):
Stankovic
riceve palla al limite dell'area, meraviglioso destro del
serbo e palla all'incrocio dei pali alle spalle di Dida. Prima
della conclusione del primo tempo da segnalare una gran
punizione battuta da
Ibrahimovic
dai 25 metri in posizione defilata sulla sinistra, è bravo
Dida ad allungarsi e respingere coi pugni.
Nella ripresa succede veramente di tutto. I nerazzurri segnano
subito il terzo gol (2') con
Ibrahimovic:
contropiede dell'Inter con
Stankovic,
palla ad Ibra sulla destra, lo svedese vince un rimpallo ed
entra in area, il suo tiro è toccato da Dida, la palla però si
infila ugualmente in rete. Il Milan accorcia le distanze dopo
soli tre minuti (5'): conclusione di Seedorf da fuori area, la
palla deviata da
Cordoba
finisce alle spalle di
Julio Cesar.
Quarto gol dell'Inter al 24': punizione battuta da
Figo
dalla destra, gran colpo di testa di
Materazzi
da due passi e palla alle spalle di Dida. Il difensore dell'Inter,
però, viene espulso perché nell'esultanza alza la maglietta. I
rossoneri raddoppiano al 31': su cross dalla destra
Julio Cesar
non può nulla sul colpo di testa di Gilardino a centro area. I
nerazzurri sono stanchi in inferiorità numerica e con
Vieira
che ha un problema al piede e zoppica vistosamente, però con
grande carattere difendono il risultato. Decisive in alcune
occasioni le grandi parate di
Julio Cesar
che, però, non può nulla al 46': cross dalla destra dei
rossoneri, il portiere nerazzurro esce e non trattiene la
palla che arriva a Kakà al limite. Il pallonetto del
brasiliano è in rete nonostante il tentativo di allontanarlo
di
Cordoba
in spaccata.
Il prossimo impegno dei nerazzurri sarà martedì 31 ottobre
contro lo Spartak Mosca nel MatchDay 4 del gruppo B di
Champions League
in programma al "Luzhniki Stadium" alle ore 18.30 italiane.
UDINE - L'Inter
contro l'Udinese in una gara valida per la 7^ giornata di
Serie A
Tim 2006-2007. Le due squadre si affrontano a viso aperto alla
ricerca del gol per sbloccare la partita.Nerazzurri vicini al
gol al 13': cross di
Figo
dalla destra, la conclusione sotto porta di Ibra viene
ribattuta. La palla resta lì e ci prova
Zanetti
da dentro l'area in posizione defilata sulla destra, para bene
De Sanctis e per poco un rimpallo non favorisce
Crespo
appostato a due passi. Inter pericolosa anche al 47': bella
palla di
Crespo
per
Stankovic,
in area sulla sinistra, il diagonale del serbo è ben parato da
De Sanctis.
Nella ripresa l'Inter prende in mano la partita e chiude
l'Udinese nella propria metà campo. I bianconeri lasciano in
attacco il solo Iaquinta e tengono dieci uomini sotto la linea
della palla. I nerazzurri trovano pochi spazi e, nonostante
questo, riescono a creare buone occasioni da rete e vanno
vicino al gol in almeno quattro occasioni (due con
Figo e
due con
Ibrahimovic).
Il prossimo impegno dei nerazzurri sarà mercoledì 25 ottobre
contro il Livorno in una gara valida per l'ottava giornata
della
Serie A
Tim in programma allo stadio "Giuseppe Meazza" (ore 15).
UDINESE-INTER 0-0 UDINESE: 1 De
Sanctis; 3 Zenoni, 14 Natali, 2 Zapata, 20 Dossena; 5 Obodo, 8
Pinzi; 7 Barreto (32' 29 De Martino), 10 Di Natale, 27 Montiel
(1' st 4' D'Agostino); 9 Iaquinta A disposizione:
12 Paoletti, 6 Coda, 26 Motta, 23 Eremenko, 24 Vargas All.: Giovanni
Galeone
MILANO - L'Inter
vince 2-1 contro lo Spartak Mosca nel MatchDay 3 del gruppo B
dell'Uefa
Champions League.
I nerazzurri partono subito fortissimo e, dopo soli due
minuti, sono già in vantaggio:
Recoba
batte una punizone in area dalla destra,
Vieira
appoggia per
Cruz,
la botta da dentro l'area dell'argentino non lascia scampo a
Kowalewski. Passano altri sette minuti e l'Inter raddoppia
(9'): dopo una prolungata azione offensiva nerazzurra la palla
arriva a
Stankovic
che pesca
Recoba
solo in area, Kowalewski gli tocca il pallone sulla sinistra,
cross del Chino in mezzo, irrompe
Cruz di
testa e palla in fondo alla rete. Lo Spartak, però, non ci sta
e prova a farsi pericoloso dalle parti di
Julio Cesar
che è sempre molto attento. Il primo tempo termina 2-0
nonostante i nerazzurri abbiano almeno un altro paio di buone
occasioni per portarsi sul 3-0.
Nella ripresa, dopo una grande occasione per l'Inter con Luis
Figo
che colpisce la traversa con un bel tiro dal limite dell'area
(6'), arriva il gol dello Spartak (9'): Boyarintsev, servito
da Owusu-Abeyie, mette in mezzo dalla sinistra, in area lo
smarcato Pavlyuchenko infila
Julio Cesar.
L'Inter segna la terza rete al 33':
Stankovic
controlla bene in area un cross di
Cruz,
il serbo tira e segna. Layec, però, annulla per sospetta gamba
testa del serbo.
Il prossimo impegno dei nerazzurri sarà domenica 21 ottobre
contro l'Udinese in occasione della 7^ giornata della
Serie A
Tim in programma allo stadio "Friuli" (ore 15).
MILANO - L'Inter vince
2-1 contro il Catania in una gara valida per la 6^ giornata di
Serie A
Tim. Nonostante l'Inter parta subito forte alla ricerca del gol
del vantaggio, è il Catania a passare in vantaggio al 16':
Mascara riceve palla da una rimessa laterale battuta sulla
sinistra, l'attaccante del Catania inventa un pallonetto che si
infila all'incrocio dei pali alla sinistra di
Julio Cesar.
Il pareggio dei nerazzurri arriva al 29': bel cross di
Figo
dalla destra appena dentro l'area di rigore, sulla palla irrompe
Stankovic
di testa e Pantanelli non può nulla.
Nella ripresa Inter all'attacco per trovare subito la rete del
2-1. I nerazzurri avrebbero l'occasione buona al 22'': punizione
battuta da
Figo,
Cruz
trattenuto in area da Minelli e Mazzoleni fischia il calcio di
rigore. La conclusione dell'argentino, però, è parata da
Pantanelli. La gara si sblocca in favore dell'Inter al 31':
corner calciato da
Figo
dalla sinistra, Pantanelli allontana coi pugni; sulla respinta
Stankovic
prova la botta di destro dal limite dell'area e la palla va in
rete.Grazie alle concomitanti sconfitte di Roma e Palermo, i
nerazzurri tornano soli in testa alla classifica.
Il prossimo impegno dell'Inter sarà mercoledì 18 ottobre contro
lo Spartak Mosca nel MatchDay 3 del gruppo B di
Champions League
(ore 20, 45, stadio "giuseppe Meazza").
INTER-CATANIA 2-1
Marcatori: 16' pt
Mascara, 29' pt e 31' st Stankovic
ROMA - Roma-Inter 0-1. La Roma sfoggia la consueta divisa con
maglia giallorossa e pantaloncini bianchi, i nerazzurri
indossano maglia bianca e pantaloncini neri. Terreno di gioco
in superbe condizioni, temperatura appena sopra i 20°C.
Nerazzurri schierati da
Mancini
con
Julio Cesar
tra i pali,
Maicon,
Cordoba,
Materazzi
e
Grosso
in difesa, centrocampo con
Zanetti,
Vieira,
Dacourt
e
Stankovic
che giostra alle spalle delle due punte
Crespo
e
Ibrahimovic.
Gran ritmo in avvio con prima occasione gol per i giallorossi.
Al 7' la punizione bomba di Totti viene miracolosamente
deviata di piede da
Julio Cesar
che sembrava spiazzato. La replica dell'Inter è affidata a un
colpo di testa di
Ibrahimovic.
Al 12' è
Grosso
che si libera sulla sinistra e crossa sul primo palo, la
conclusione in acrobazia di
Crespo
termina di un soffio a lato. L'Inter spinge molto sulla fascia
sinistra, la formazione di Spalletti è in evidente difficoltà.
Roma vicina al vantaggio al 21'. Totti lancia
Mancini
che entra in area dalla sinistra, conclusione sul secondo palo
e
Materazzi
salva sulla linea di porta a
Julio Cesar
battuto. Al 23'
Crespo
protegge un pallone sulla trequarti, passaggio rasoterra per
Vieira
che apre su
Ibrahimovic,
controllo e tiro immediato di sinistro che impegna severamente
Doni. Al 40'
Crespo
pericoloso in area avverasia, dribbla due avversari e tocca
per
Stankovic
anticipato da Mexes. L'Inter concretizza la suprermazia
territoriale in chiusura di tempo con
Crespo
che dribbla Mexes e dalla sinistra batte a rete con un preciso
tocco che termina sotto le gambe di Doni e finisce in rete.
Splendido primo tempo che si chiude, con i nerazzurri in
vantaggio per 1-0, dopo un solo minuto di recupero.
È Inter spettacolo in avvio di ripresa,
Crespo
e
Ibrahimovic
seminano scompiglio nella retroguardia capitolina, sfiorando
il raddoppio. Al 55' il direttore di gara Rizzoli decreta la
massima punizione per atterramento di
Crespo
ad opera di Mexes che viene ammonito. Batte
Ibrahimovic
ma Doni agilissimo neutralizza il tiro. Roma vicina al
pareggio 70'. Calcio di punizione intelligentemente battuto da
Pizarro per Montella che scatta in profondità e batte a rete,
risposta prodigiosa di
Julio Cesar
che si salva in corner. Punizione dalla grande distanza di
Totti al 33',
Julio Cesar
blocca a terra. Sul capovolgimento di fronte è
Ibrahimovic
a battere a rete dal limite dell'area con un destro
potentissimo, respinto non senza affanno da Doni. Al 38'
occasionissima per i nerazzurri. Spettacolare conclusione di
Zanetti
da oltre 25 metri che supera Doni e si infrange
incredibilmente contro il palo. Da segnalare nel finale,
l'espulsione di
Vieira
per somma di ammonizioni al secondo dei 5 minuti di recupero
decretati dal direttore di gara Rizzoli. Un'Inter
atleticamente più fresca e ottimamente disposta in campo ha
ragione di una Roma caparbia e volitiva ma raramente
pericolosa.
MILANO - L'Inter contro la Sampdoria
nell'anticipo della 2^ giornata di
Serie A
Tim 2006-2007. I nerazzurri partono subito molto forte e cercano
di creare i presupposti per sbloccare subito il risultato. La
Sampdoria, invece, chiude molto bene gli spazi ed è sempre
pronta a ripartire per colpire in contropiede. Da segnalare due
clamorose azioni create dall'Inter per passare in vantaggio. Al
22'
Ibrahimovic
entra in area dalla destra e prova il diagonale, gran intervento
di Castellazzi che respinge; la palla arriva a
Maicon
che prova la botta da due passi, ma il portiere della Sampdoria
miracolosamente para ancora. Al 39'
Ibrahimovic,
su cross dalla destra, prolunga il pallone di testa in area per
l'accorrente
Crespo;
l'argentino da due passi tira a botta sicura, miracolo di
Castellazzi che respinge.
La ripresa non inizia bene per l'Inter. Tagliavento fischia un
calcio di rigore per un fallo di
Cordoba
su Flachi. Batte lo stesso Flachi e la Sampdoria passa
inaspettatamente in vantaggio. Da quel momento è solo Inter: i
nerazzurri creano tantissime occasione da rete e pareggiano al
35' grazie ad un'autorete di Bonanni su calcio d'angolo di
Figo
battuto dalla sinistra. Nel secondo tempo anche due reti
annullate ai nerazzurri: una a
Vieira al
27' per un presunto fuorigioco dello stesso francese, l'altro al
37' ad
Adriano
per un fallo dello stesso brasiliano sul diretto avversario. Il
prossimo impegno dell'Inter in
Campionato
sarà mercoledì sera allo stadio "Olimpico" contro la Roma in
occasione del turno infrassettimanale valido per la terza
giornasta della
Serie A
Tim.
FIRENZE - Fiorentina-Inter 2-3. La partita ha inizio dopo un
minuto di silenzio osservato in memoria di Giacinto Facchetti.
Ritmo sostenuto fin dalle battute iniziali. L'Inter passa in
vantaggio all'11' con
Cambiasso.
Dacourt
apre per
Crespo,
assist per
Ibrahimovic,
tocco delizioso per
Cambiasso
che dalla sinistra batte Frey con un preciso diagonale a fil di
palo. La Fiorentina prova a reagire ma i nerazzurri controllano
senza difficoltà. Gli unici pericoli arrivano su conclusioni
dalla distanza di Mutu. Poco prima del riposo l'Inter passa
ancora. Azione da manuale dei nerazzurri che si sviluppa
sull'asse
Crespo-
Ibrahimovic-
Figo,
perfetto l'assist del portoghese per
Cambiasso
che di testa batte ancora Frey. La prima frazione di gioco si
chiude senza neanche un minuto di recupero con i nerazzurri in
vantaggio per due reti a zero.
L'Inter passa ancora al 17' della ripresa.
Cambiasso
smarca
Ibrahimovic
con un lancio millimetrico. Il destro potente dello svedese è
imparabile, Frey capitola ancora. La Fiorentina non si perde
d'animo e al 23' accorcia le distanze con Toni che raccoglie di
testa un cross dal fondo di Mutu. La Fiorentina passa ancora al
34'. Cross di Reginaldo dalla destra, Toni anticipa
Cordoba e
di testa supera l'incolpevole
Toldo.
L'incontro si chiude senza ulteriori emozioni dopo tre minuti di
recupero, Inter batte la Fiorntina 3-2 e raggiunge la Roma in
vetta alla classifica.
La Figc ha
deciso di assegnare ai nerazzurri ufficialmente il titolo revocato
alla Juve: per la società di Massimo Moratti
si tratta del 14°
scudetto
L'Inter dopo
la coppa Italia vince lo scudetto.
ROMA, 26 luglio
2006 - Lo scudetto 2005-06 è stato assegnato all'Inter. Lo ha
stabilito la Figc, dopo aver recepito il parere della commissione di
tre saggi creata per dirimere la questione dopo la non assegnazione
del titolo alla Juventus. "Il Commissario straordinario Guido Rossi -
si legge in una nota - ha ritenuto di attenersi alle conclusioni del
parere e che non ricorrono motivi per l'adozione di provvedimenti per
la non assegnazione del titolo di campione d'Italia per il 2005-06
alla squadra prima classificata all'esito dei giudizi disciplinari".
della Coppa del
Patriota: ALL'INTER LA COPPA ITALIA
PER IL SECONDO ANNO CONSECUTIVO
continua
l'intossicazione della Curva Nord che lascia la curva vuota al momento
della premiazione. Noi non ci troviamo d'accordo, soprattutto in
relazione al momento del calcio italiota che si va rivelando corrotto,
corruttibile e falsato."continua
l'intossicazione della Curva Nord che lascia la curva vuota al momento
della premiazione. Il sottoscritto non si trova d'accordo, soprattutto
in relazione al momento del calcio italiota che si va rivelando
corrotto, corruttibile e falsato. Quello che dovrebbe far riflettere è
"il pesante costo" morale avanzato da società come la Juventus che per
vincere gli ultimi sette titoli sportivi, in relazione allo squarcio
dato dalle intercettazioni realizzate in relazione al caso doping
sollevato da Zeman nel 1999,si è abbandonata ad una fraudolenza
scomposta quasi senza precedenti ( il quasi è inserito perchè non c'è
mai limite al peggio). Ora, io penso, tralasciando i fatti di Malpensa,
che col blocco delle trasferte, col ritiro dei colori di curva e con la
curva vuota del derby, sia stato avanzato un messaggio ben preciso e
determinato e questo è quanto. Non è sinceramente possibile continuare a
battere sopra il dente dolente avversando anche la vittoria PULITA di un
titolo sportivo, che per quanto mediaticamente sottostimato, continua a
rimanere il secondo titolo nazionale per importanza. Anche il messaggio
"politico" a mio avviso risulta infelice in quanto la tifoseria, per
quanto calda e numerosa, rimane sempre una tifoseria, ovvero essa non
rappresenta materialmente la proprietà del club, pur avendone il peso
"spirituale". I "folli" danari sono detenuti da un nobile milanese che,
volenti o nolenti, gestisce il tutto da par suo senza coinvolgere la
tifoseria di fronte alle pesantissime perdite economiche puntualmente
ripianate. Rimane certamente incontrovertibile la realtà storica di una
delle peggiori presidenze dell' F.C. Internazionale ma di fronte al
pesante ribasso morale evidenziato da gran parte degli atleti che hanno
vestito i colori di questa società, non possiamo misconoscere il peso
che quei realissimi denari posseduti abbiano avuto affinchè potesse
continuare a vivere "il sogno chiamato Inter".
L'Inter piega la Roma e vince la Coppa Italia
I neroazzurri si impongono per 3-1 contro i
giallorossi davanti al pubblico di casa. Dopo 81 giorni di stop torna
in campo Totti
MILANO -
La Roma non espugna San Siro, dopo il pareggio per 1-1 all'Olimpico, e
l'Inter anche quest'anno trionfa nella Coppa Italia. Battendo in casa
per 3-1 i giallorossi, che hanno ritrovato in campo, seppure per una
breve frazione di gara, il loro bomber Francesco Totti, i neroazzurri
hanno conquistato un traguardo che avevano già raggiunto nella passata
stagione (il quinto nel palmares della società) e che forse è servito
soprattutto al suo allenatore,
Roberto Mancini, in cerca di un riscatto dopo
una stagione poco entusiasmante.
SENZA
SORPRESE - Offuscata dallo scandalo intercettazioni, dalle
rivelazioni su
metodi con cui gli arbitri avrebbero
condizionato i campionati e dalla
notizia delle
dimissioni dell'intero Cda della Juventus,
la partita del Meazza non ha riservato particolari sorprese. I padroni
di casa sono andati in vantaggio già al sesto minuto del primo tempo,
con un gol di Cambiasso di esterno sinistro dal limite. Il raddoppio è
arrivato poco prima dell'intervallo, al 46': un gran gol di Cruz che
in progressione è penetrato in area e, dopo avere evitato Doni, ha
messo in rete con un rasoterra.
Esteban
Cambiasso festeggia dopo il gol dell'1-0 (Omega)
IL
RIENTRO DI TOTTI - Frastornata dal 2-0, la Roma non è riuscita
a recuperare nella ripresa. Al 9' Spalletti decide di compiere la
mossa che molti stavano aspettando: fa uscire Okaka Chuka e manda in
campo Francesco Totti, al suo debutto in una gara ufficiale dopo 81
giorni di stop. Tutto lo stadio ha applaudito l'ingresso del
centravanti romanista.
IL GOL
DELLA BANDIERA - Al 31' l'Inter va in rete per la terza volta,
questa volta con Martins che recupera un pallone in area e infila con
Doni fuori dai pali. Solo a questo punto la Roma sembra tentare una
reazione e cinque minuti più tardi segna il gol della bandiera: è
Nonda ad insaccare, di testa, alla sinistra di Julio Cesar.
MANCINI: «VINCERE E' SEMPRE BELLO» - Tra quando era
giocatore e nella successiva carriera di allenatore per Roberto
Mancini quella vinta giovedì sera è la decima Coppa Italia. Ma il
tecnico dell'Inter non si è stancato: «Vincere è sempre bello, anche
se è il terzo trofeo della stagione - dice ai microfoni di Raiuno -,
sono contento per i ragazzi perchè se la meritano, dopo le delusioni
degli ultimi mesi». Mancini ha poi espresso rammarico per il modo in
cui è avvenuta l'uscita dalla Champions («con una brutta partita,
anche se poi l'Arsenal è arrivato in finale giocando quasi peggio di
noi»), mentre sulla vicenda intercettazioni si è lasciato andare solo
ad un «a che punto siamo arrivati...». Infine non si è sbilanciato sul
suo futuro da allenatore dell'Inter, ma ha aggiunto: «Sì, sto
lavorando per l'Inter del futuro».
SPALLETTI:
«SEGNATI DAL SECONDO GOL» - Ovviamente molto diverso il morale
del tecnico romanista Spalletti: «La Roma ha reagito bene dopo il
primo gol, siamo stati in partita, ma poi il secondo gol ci ha creato
problemi». Il tecnico è però soddisfatto della prova di Totti:
«Francesco - ha detto ai microfoni della Rai - non aveva tutta la
partita nelle gambe, purtroppo quando è entrato la gara era segnata,
sullo 0-2 tutto era diventato più difficile. Comunque l'ho sentito
vivo».
SCONTRI E
PETARDI - Da registrare alcuni tafferugli sugli spalti dove
sono stati fatti esplodere diversi petardi. Un tifoso interista è
stato colpito a un ginocchio proprio da un petardo lanciato, durante
l'intervallo, da uno spettatore del settore blu. Il ferito, che è
stato trasportato con un'ambulanza all'ospedale San Carlo per le
medicazioni, si trovava in quel momento nel primo anello nella zona
rossa. Dalle prime notizie avrebbe riportato solo ferite lievi.
Compagni, fratelli Cervi, cosa importa se si muore per la libertà e
l'onore al tuo popolo fedel
LA
CADUTA DELL'IMPERO LUCIANO -
Serie A:
Juve e Lazio ad un passo dalla B, penalizzazioni per Milan e
Fiorentina
a cura di
Redazione
13/05/2006
Bianconeri e biancocelesti rischiano grosso per illecito
sportivo con responsabilità diretta. I rossoneri potrebbero
essere esclusi delle coppe, i viola puntano sulla vessazione
per restare in A.
A rischiare
maggiormente nello scandalo delle intercettazioni sono
Juventus e Lazio: stando ai fatti di venerdì è difficile che i
bianconeri riescano ad evitare la retrocessione in serie B,
con la revoca dello scudetto dell'anno scorso ed eventualmente
quello di quest'anno.
La classifica del campionato che terminerà domenica sarà
insomma tutta da rivedere sul tavolo dei magistrati. Illecito
sportivo con responsabilità diretta più il problema scommesse
per i bianconeri, che comportano la revoca dello scudetto
conquistato nel 2004/05, il campionato sotto inchiesta, che
non verrà assegnato a nessuna squadra e la retrocessione
all'ultimo posto della stagione in corso, quindi con discesa
in B con probabile penalizzazione da scontare nel campionato
2006/07.
Anche la Lazio è in una posizione molto grave: il
coinvolgimento diretto del presidente Claudio Lotito nei
giochi di potere rende la società punibile con le stesse
sanzioni: retrocessione all'ultimo posto in classifica e
penalizzazione di punti nella prossima stagione.
Milan e Fiorentina potrebbero invece cavarsela con una
penalizzazione: i rossoneri possono evitare la responsabilità
diretta, magari asserendo che era all'oscuro dell'operato di
Meani, il dirigente indagato e cavarsela con una
penalizzazione di punti nella classifica di quest'anno, in
modo da essere escluso dalle coppe europee. I viola possono
puntare sulla vessazione, che se verrà dimostrata potrebbe far
rimanere il club nella massima serie.
Se le cose dovessero andare così la giustizia sportiva
potrebbe assegnare lo scudetto 2005/06 all'Inter con Roma,
Chievo e Palermo in Champions League e la salvezza per almeno
due delle retrocesse.
Inter e Roma si sfidano per il
secondo anno consecutivo nell'unico trofeo al cui rush finale
arrivano squadre incensurate: a San Siro si presentano infatti 22
giocatori senza obbligo di firma. Al 6' la prima emozione: Esteban
Cambiasso sigla un gol alla Vialli, con transaminasi di molto
sotto il livello consentito. Passano tre minuti e Luciano Moggi è
inquisito per abigeato: i figli di un collega,
incazzati,
sostengono di averlo visto sottrarre uno sciame di api dalle arnie di un
brindellone. Al 25' un dirigente misterioso di una terza squadra
prova a telefonare all'arbitro per tenersi in forma. Arriva il
recupero: al 46', Bettega vede una camelia sbocciare e scoppia a
piangere. Un minuto dopo, Cruz, partito in posizione a prova di
Baldas, semina tutti gli avversari e raddoppia. Nella ripresa
entra Martins, che va veloce come una Maserati, ma se qualcuno lo
vuole ha tempi di consegna immediati anche senza intermediari. E'
proprio il nigeriano a concludere la festa dell'onestà siglando la
tripla, un risultato su cui, alla vigilia, nessuno avrebbe
scommesso
un milione e quattrocentomila
euro. Appena prima di celebrare il trionfo, cavallerescamente,
come è d'uso tra club di tale integrità, l'Inter concede l'onore
della bandiera ai romanisti. Finisce 3-1, evviva l'Italia, evviva
l'onestà. Nella foto, una ragazza sfortunata colpita da una rara
malattia: la figaggine. E in una forma molto grave.
LA
CADUTA DELL'IMPERO DEI SENSI da INTERISTI.ORG- Se
Paolo Paschetto
avesse conosciuto l'ardore di
Roberto Mancini, ne avrebbe inserito la sciarpa di cachemire tra la
ruota dentata e il ramo di quercia dello Stemma Italico. Nella finale
di andata della Coppa del Patriota, i valorosi agli ordini del tecnico
nerazzurro fanno pesare una miglior tradizione nazionalistica,
imponendo ai fieri avversari capitolini il fulgido esempio di una
dedizione alla causa di antica memoria savoiarda. In vantaggio dopo
pochi minuti con Cruz, bravo ad approfittare di una retroguardia
giallorossa mobile alla velocità del decano dei senatori della XV
legislatura, gli interisti mantengono saldo il controllo delle
operazioni fino alla fine del primo tempo, dando la sensazione di
poter infierire da un momento all'altro sul nemico inerme. Nella
ripresa, tuttavia, una raccogliticcia resistenza romanista si produce
in uno sforzo mirabile, centrando il pareggio nei pressi del valico di
Samuel: il difensore argentino, recatosi in visita all'Ara Pacis
recentemente riaperta al pubblico, concede infatti agli avversari uno
spazio sottoporta sufficiente per trafiggere Julo Cesar, che deve
soccombere. Di nuovo in equlibrio, Mancini e Spalletti optano per una
tregua armata, gettando nella mischia anche Martins e Okaka Chuka, due
gloriosi reduci della Battaglia di Keren, sulla piana eritrea. Finisce
così uno a uno, il ritorno a San Siro è fissato tra una settimana.
Nella foto, lo stopper giallorosso comanda a gran voce la difesa poco
prima del gol di Cruz.
NEMMENO IL SITO UFFICIALE BULGARO AGGIORNA IL RISULTATO
DI FENOMENI INDEGNI DI GIOCARE A QUALSIASI COSA.
NONOSTANTE LA MERDA, I NECRO AZZURRI SONO TERZI, MA
DOVRANNO FARE I SOLITI PRELIMINARI ESTIVI...
Domenica, 30 Aprile 2006 16:53:43
EMPOLI - L'Inter perde 1-0 contro l'Empoli in una
gara valida per la 36^ giornata di
Serie A
Tim. Prima del'inizio della gara un minuto di
raccoglimento in memoria delle vittime
dell'attentato a Nassiriya nel quale hanno perso la
vita tre militari del contingente italiano in Iraq.
Primo tempo senza grandi emozioni sia da una parte
che dall'altra, anche se sono i nerazzurri a
mantenere il pallino del gioco e a proporsi con
maggiore continuità dalle parti della porta
avversaria. Da segnalare una gran conclusione di
J. Zanetti
da fuori area allo scadere del
tempo, ma Balli risponde con bravura e mette in
corner.
La ripresa non regala grandi emozioni. Al 46' arriva
la beffa per i nerazzurri:
Materazzi,
nel tentativo di anticipare Pozzi, beffa
Julio Cesar
in uscita con un pallonetto.
Il prossimo impegno dei nerazzurri sarà mercoledì 3
maggio contro la Roma in occasione della finale di
andata della
Tim Cup
in programma allo stadio "Olimpico" (ore 20.45).++
Nell’intervallo
contro il Villarreal, l’argentino (spalleggiato dai
connazionali) ha sfiorato la rissa con il deludente brasiliano
Gian
Piero Scevola
nostro inviato a Appiano
In principio era Ronaldo contro Simeone. Oggi è Veron, ma
anche Samuel, Cambiasso, Javier Zanetti, Kily Gonzalez
contro Adriano. L'eterna faida tra argentini e brasiliani
ritorna dirompente a sconvolgere lo spogliatoio dell'Inter.
Quello che è successo martedì sera al termine del primo
tempo col Villarreal, ma anche al termine della partita, è
l'ennesima dimostrazione di quanto tesi siano i rapporti
in casa Inter, un malessere ricorrente e che nessuno,
da
Massimo Moratti a Giacinto Facchetti, men che meno
l'allenatore Roberto Mancini, è riuscito ancora a
risolvere.
Una storia infinita di incomprensioni, quella dell'Inter,
che nell'infierno amarillo del Madrigal ha scritto
l'ennesimo capitolo oscuro. Al quale si aggiungono le
contestazioni dei tifosi nerazzurri che, prima
all'aeroporto di Villarreal e poi ieri mattina alla
Malpensa, hanno “salutato” l'eliminazione dei nerazzurri
dalla Champions. E al centro dell'attenzione e delle
recriminazioni,
soprattutto uno: Leite Ribeiro Adriano, l'Imperatore ormai
scaduto al ruolo di servo della gleba, visto il
trattamento riservatogli dai compagni e dai tifosi. La
pallida ombra, la brutta copia del giocatore che aveva
trascinato il Brasile a conquistare la Coppa America nel
2004 e la Confederations Cup l'anno successivo e che aveva
risvegliato i sopiti ardori del popolo nerazzurro. I
compagni ne hanno fatto il capro espiatorio, il
responsabile principale della sconfitta (e intanto l'Inter
ha perso quasi 10 milioni tra incassi e diritti tv).
MILANO
-
LA SENTENZA DEFINITIVA DI TOSATTI: L'INTER E LA SOLITA MERDATA. PASSA LA
MEDIATESE, STRANAMENTE DEFINITA VILLAREALE DI MONZA...Ancora una volta
la squadra di Mancini mancava l’appuntamento: eppure aveva un avversario
tenace, di buon livello ma decisamente più abbordabile di quelli
capitati alle altre italiane. La vittoria dell’andata le concedeva un
non piccolo vantaggio: impensabile che non ne approfittasse per chiudere
la vicenda. Bastava un pareggio, bastava segnare un gol nella tana del
Villarreal. E invece un’Inter ansimante, non riusciva praticamente ad
impegnare il portiere spagnolo, veniva messa alle corde, lasciava a
Riquelme e compagni corner ed occasioni, costringeva Toldo a svariati
salvataggi, si faceva infilare da un terzino in modo suicida. Punizione,
colpo di testa in piena libertà. Impalpabile l’apporto delle punte:
Martins dava un po’ di sprint quando prendeva il posto di un Recoba
nullo. Male anche Figo, non in condizioni idonee. Ora all’Inter resta,
di tante speranze, solo il secondo posto in campionato.
Esclusivo
per interisti.org channel: hai perso il
pareggio di Lecce-Milan perché non hai il digitale? Rivedi le
immagini sul nostro
canale tematico.
LA MORALE DEL VENTUNESIMO SECOLO: INSULTARE UN NERO E' UNA
COLPA A PRESCINDERE, SFRUTTARE UN GIALLO E' UNA FIGATA - E' tempo
che la Nazionale Cantanti trovi spazio in Serie A: se proprio
bisogna buttare nel cesso tempo e soldi, allora Bracco di Graci è
meglio di Muslimovic. Antonio Giraudo
sostiene
che abbiamo gli stadi più
obsoleti d'Europa? Ha ragione: per assistere a spettacoli come
Inter-Messina, gli spalti necessitano di un gruppo di
massaggiatrici e centocelle pronti a esibirsi in spogliarelli e
carezze per tifosi e tifose. Però siccome è vietato parlare di
come "i grandi manager" hanno ridotto "il campionato più bello del
mondo", ecco che la scena è presa dai grandi temi: allo stadio non
si sa come passare il tempo e per ingannare la noia cominciamo a
insultarci, col risultato di farci strumentalizzare tutti quanti.
In compenso, è difficile dire se sia peggio il torneo a 20 squadre
o il film sponsorizzato dalla Pirelli sulla maglia nerazzurra, in
cui Supercar viene posseduta dal diavolo e cerca senza un perché
di asfaltare John Malkovich. Nella foto, cartoline da questo
secolo: "Hey, non mi fare incazzare: cuci bene la maglia, che
questa sera devo andare in tv a parlare dei bambini oppressi".
MILANO
-Dalla santificazione alla riesumazione di Recoba passa la lazio,
battuta dopo 500 anni, dai tempi di Carlo V...Stranamente l'uruguagio
percorre all'indietro la via del Paradiso: che sia l'odore dei soldi
morattiani a regredire la crescita divinatoria del CINO, che
nell'occasione indossava una maglia con relativa scritta ideogrammatica??
IL COMMENTO DEGLI INTERISIT .ORG, LA VOCE UFFICIALE DELL'OPPOSIZIONE
NERO AZZURRA -
Matthaeus lascia il Paranaense: tedeschi che abbandonano il
Sudamerica senza le insistenze del centro Wiesenthal.POMERIGGIO
DI STELLE: TUTTI A SAN SIRO PER LA FESTA DI CES
- Un addio al calcio in grande stile, come si conviene ad giocatore
della sua caratura. Aparecido Cesar saluta compagni e tifosi nel modo
più bello, radunando al Meazza, nel suo stadio, oltre 40.000 spettatori
e una parata di stelle da far invidia ad un all star: Behrami, Siviglia,
Zauri, Dabo, Oddo, Wome. E Figo, Recoba, Veron, Adriano, Toldo. Non
manca davvero nessuno, ma non avrebbe potuto essere altrimenti, perché "Ces"
all'Inter ha lasciato solo amici, uomini con cui condividere gioie e
dolori, prima che compagni di tante, tantissime vittorie. A San Siro va
in scena una festa delle emozioni, una lunga standing ovation per
celebrare un pezzo di storia del football. E lui, "Ces", risponde da
campione qual è sempre stato, giocando una bella partita per ringraziare
quel pubblico che lo ha adottato come un figlio nei giorni difficili del
suo arrivo a Milano, amato come una cugina porca durante i primi anni
entusiasmanti, e accudito come un vecchio rimbambito in finale di
carriera. E' anche la festa di Milly Moratti, che ha voluto questa
giornata, in accidentale coincidenza con le prossime elezioni cittadine:
la presidenta sorride e saluta con la mano. I compagni di "Ces"
sfoderano una prestazione commovente, con un Recoba da leggenda: la
partita finisce 3-1 ma il risultato non conta. Nella foto, addio grande
campione. IL COMMENTO DALLA BULGARIA - L'Inter ha
vinto 3-1 la contro la Lazio in una gara valida per la 30^ giornata di
Serie A TIM. I
nerazzurri nelle fasi iniziali partono con il piede giusto e chiudono la
Lazio nella propria metà campo, anche se non riescono a creare troppi
problemi a Peruzzi. Gran possesso palla per l'Inter che fa la partita e
che, al 36', meritatamente passa in vantaggio:
Recoba pesca
Figo in area
sulla destra, controllo a seguire del portoghese con il destro, il tiro
di controbalzo sinistro finisce alle spalle di Peruzzi. Allo scadere
(45') bella parata di Francesco
Toldo su una
conclusione ravvicinata di Pandev nell'area nerazzurra.
La ripresa si apre nel migliore dei modi per l'Inter (1'):
Recoba approfitta
di un retropassaggio sbagliato di Oddo, il Chino tocca il pallone di
testa con Peruzzi in uscita e la palla è in rete. L'Inter crea in pochi
minuti una serie incredibile di occasioni da rete sventate dalla bravura
di Peruzzi, però al 9' sono i biancocelesti ad accorciare le distanze:
cross di Zauri dalla sinistra deviato da
Recoba, Pandev è
solo nell'area piccola e batte
Toldo. L'Inter
riprende subito in mano la partita, il terzo gol nerazzurro arriva al
27':
Veron serve
Recoba sul filo
del fuorigioco, il Chino entra in area e beffa Peruzzi in uscita con un
preciso diagonale.
Il prossimo impegno dei nerazzurri sarà mercoledì 22 marzo contro
l'Udinese nella gara di andata delle semifinali di
Tim Cup in
programma alle ore 21 allo nstadio "Giuseppe Meazza".
INTER-LAZIO 3-1
Marcatori: 36' pt
Figo , 1' st e
27' st
Recoba, 9' st
Pandev