INTERNOTIZIE 2020

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Nazionale e internazionale

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La maggior parte delle pandemie risponde al nome di zoonosi, ovvero originata dalla convivenza degli esseri umani con animali da allevamento; due esempi tipici sono l'influenza e la tubercolosi. Fra le pandemie più catastrofiche si possono annoverare:

  • Febbre tifoide durante la guerra del Peloponneso430 a.C. La febbre tifoide uccise un quarto delle truppe di Atene ed un quarto della popolazione, nel giro di quattro anni. Questa malattia fiaccò la resistenza di Atene, ma la grande virulenza della malattia ha impedito un'ulteriore espansione, in quanto uccideva i suoi ospiti così velocemente da impedire la dispersione del bacillo. La causa esatta di questa epidemia non fu mai conosciuta. Nel gennaio 2006 alcuni ricercatori della Università di Atene hanno ritrovato, nei denti provenienti da una fossa comune sotto la città, presenza di tracce del batterio.
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  • Peste antonina165-180. Un'epidemia presumibilmente di vaiolo, portata dalle truppe di ritorno dalle province del Vicino Oriente, uccise cinque milioni di persone. Fra il 251 e il 266 si ebbe il picco di una seconda pandemia dello stesso virus; pare che a Roma in quel periodo morissero 5.000 persone al giorno.
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  • Morbo di Giustiniano, a partire dal 541; fu la prima pandemia nota di peste bubbonica. Partendo dall'Egitto giunse fino a Costantinopoli; secondo lo storico bizantino Procopio, morì quasi la metà degli abitanti della città, a un ritmo di 10.000 vittime al giorno. La pandemia si estese nei territori circostanti, uccidendo complessivamente un quarto degli abitanti delle regioni del Mar Mediterraneo orientale.
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  • La Peste nera, a partire dal 1300; ottocento anni dopo la strage di Costantinopoli, la peste bubbonica fece il suo ritorno dall'Asia in Europa. Raggiunse l'Europa occidentale nel 1348, fu causata dall'assedio tartaro alla colonia genovese di Caffa (l'odierna Feodosia) nel 1346 e, successivamente, portata in Sicilia dai mercanti italiani provenienti dalla Crimea, diffondendosi in tutta Europa e uccidendo venti milioni di persone in sei anni (un terzo della popolazione totale del continente).
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  • Il tifo, chiamato anche "febbre da accampamento" o "febbre navale" perché tendeva a diffondersi con maggiore rapidità in situazioni di guerra o in ambienti come navi e prigioni. Emerso già ai tempi delle Crociate, colpì per la prima volta l'Europa nel 1489, in Spagna. Durante i combattimenti a Granada, gli eserciti cristiani persero 3.000 uomini in battaglia e 20.000 per l'epidemia. Sempre per via del tifo, nel 1528 i francesi persero 18.000 uomini in Italia; altre 30.000 persone caddero nel 1542 durante i combattimenti nei Balcani. La grande armée di Napoleone fu decimata dal tifo in Russia nel 1811. Il tifo fu anche la causa di morte per moltissimi reclusi dei campi di concentramento nazisti durante la Seconda guerra mondiale.
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  • Pandemie di colera:
  • L'influenza spagnola1918-1919. Iniziò nell'agosto del 1918 in tre diversi luoghi: Brest, in FranciaBoston, nel Massachusetts; e Freetown in Sierra Leone. Si trattava di un ceppo di influenza particolarmente violenta e letale. La malattia si diffuse in tutto il mondo, uccidendo 25 milioni di persone (secondo alcuni di più)[altri numeri nella voce relativa] in 6 mesi (circa 17 milioni in India, 500.000 negli Stati Uniti e 200.000 nel Regno Unito). Sparì dopo 18 mesi. Il ceppo esatto non fu mai determinato con precisione.[senza fonte]
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  • L'influenza asiatica1957-1958. Rilevata per la prima volta in Cina nel febbraio del 1957, raggiunse gli Stati Uniti nel giugno dello stesso anno, facendo circa 70.000 morti. Il ceppo era lo H2N2.
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  • L'influenza di Hong Kong1968-1969. Il ceppo H3N2, emerso a Hong Kong nel 1968, raggiunse nello stesso anno gli Stati Uniti e fece 34000 vittime. Un virus H3N2 è ancora oggi in circolazione.
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  • L'epidemia di HIV/AIDS, dal 1981. Si propagò in maniera esponenziale in tutti i paesi del mondo, uccidendo circa tre milioni di persone (stime UNAIDS). Dal 1996 una terapia farmacologica blocca il decorso della sindrome immunodepressiva (per lo meno in quei paesi in cui i malati possono accedere ai farmaci), ma non elimina il virus dai corpi degli individui; sebbene la malattia sia oggi cronicizzabile e raramente letale (nel mondo sviluppato), ne continua il contagio, legato a fattori comportamentali.
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  • La SARSepidemia tra il 2002 e il 2004. Non una vera e propria pandemia anche se il virus, proveniente dalla Cina, si diffuse a Hong Kong e di lì fino a TaipeiSingaporeToronto e molte altre nazioni.
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  • L'influenza A H1N1pandemia tra il 2009 e agosto 2010, denominata originariamente "influenza suina" perché trasmessa da questo animale all'uomo. Il suo focolaio iniziale ha avuto origine in Messico, estendendosi poi in soli 2 mesi a quasi 80 paesi. In Europa e paesi limitrofi, al 31-08-2009 i casi accertati erano 46.016 e le morti accertate 104. Nel resto del mondo i casi di morte accertati furono 2.910[13]. Nel mese di agosto 2010 l'OMS ha dichiarato chiusa la fase pandemica. Attualmente il virus H1N1 si comporta similmente ad altri virus stagionali (cosiddetta fase post-pandemica)[14]
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  • La pandemia di COVID-19 del 2019-2020, è una pandemia della malattia respiratoria COVID-19 causata dal coronavirus SARS-CoV-2[15], proveniente da Wuhan (Cina) e diffusasi rapidamente in tutto il resto del mondo nel 2020. L'11 marzo 2020, è diventata la prima epidemia ad essere dichiarata pandemia dall'OMS dopo la pubblicazione delle linee guida del 2009.

 

https://scienze.fanpage.it/coronavirus-mappa-in-tempo-quasi-reale-mostra-la-diffusione-dellinfezione-nel-mondo/

Coronavirus, l’Oktoberfest non si terrà nel 2020. Il presidente della Baviera: “Dispiace e fa male. Ma sarebbe irresponsabile”

L’Oktoberfest 2020 è stato cancellato. La popolare festa della birra che si tiene in Baviera tornerà nel 2021, hanno stabilito le autorità tedesche. “Abbiamo deciso che l’Oktoberfest quest’anno non si terrà”, è stato l’annuncio del presidente della Baviera Markus Soeder.

“Fa male, dispiace molto, ma quest’anno non è un anno normale”, ha spiegato. Ma a pochi mesi dalla pandemia di coronavirus “sarebbe irresponsabile” tenere una manifestazione del genere, ha sottolineato Soeder.

Quest’anno l’Oktoberfest avrebbe dovuto tenersi dal 19 settembre al 4 ottobre, come di consueto, a Monaco di Baviera. Niente sfilata tradizionale di mastri birrai e carrozze all’apertura, nessuna apertura del primo fusto, in diretta tv, a colpi di martello da parte del sindaco della città né fiume di birra serviti nei capannoni per due settimane.

Giù i nuovi contagi: 416, la metà in Lombardia. Altri 111 decessi, ma zero vittime in 11 regioni. Dal 3 giugno arrivi senza quarantena da Ue---30-05-20

“Nell’estate del 1993 i Graviano in vacanza in Sardegna a un tiro di schioppo dalla villa di Silvio Berlusconi”.In un’informativa inviata alla procura di Reggio Calabria, gli investigatori della Dia raccontano i dettagli della latitanza in Nord Italia dei boss di Brancaccio. E citano un documento investigativo del ’97 definito di “portata eccezionale” che “col senno del dopo, conferisce attendibilità e alle dichiarazioni di Baiardo”

Fca, Provenzano parla della “concentrazione dei mezzi d’informazione” (Repubblica e La Stampa): “Conflitto di interessi epidemico. Per troppo tempo anche a sinistra abbiamo visto solo quello di Berlusconi”

Fca e Repubblica, il ministro Provenzano: “Per troppo tempo a sinistra abbiamo pensato che il conflitto di interessi fosse solo Berlusconi. In Italia è conflitto epidemico”

Nel caso del prestito garantito dallo Stato a Fca non ci sono solo le implicazioni politiche ed economiche, ma pure quelle mediatiche. Se sabato si è esposto il vicesegretario Pd Andrea Orlando, immaginando “attacchi al governo da centri economici e dei media”, oggi ha parlato il ministro per il Sud Beppe Provenzano: “In questa discussione pubblica, democratica” che riguarda non solo Fca ma “il rapporto tra lo Stato e le imprese in Italia”, ha scritto in un lungo post Facebook, “non si possono ignorare i rapporti di forza“. E, in particolare, ha detto, “per troppo tempo, nell’ampio campo democratico e anche a sinistra, abbiamo considerato l’espressione ‘conflitto di interessi‘ solo in riferimento a una persona: Silvio Berlusconi. Eppure uomini come Guido Rossi ci avvertivano già vent’anni fa dell’esistenza in Italia di un ‘conflitto epidemico‘”. Una riflessione che arriva in un momento molto delicato e direttamente da un esponente Pd che fa parte del governo Conte.Il fronte appunto non è solo quello politico, ma riguarda direttamente l’indipendenza dei mezzi di informazione. E mentre sull’opportunità o meno dello stanziamento dei fondi per una multinazionale che non ha sedi in Italia si scontrano i politici della maggioranza, direttamente coinvolti ci sono anche i due quotidiani posseduti dalla holding Exor: la Repubblica e la Stampa. Sul primo, domenica 17 maggio, il neodirettore Maurizio Molinari ha pubblicato una serie di interventi in difesa del prestito garantito dallo Stato alla multinazionale (rifiutandosi poi di dare spazio al comunicato sindacale della redazione che protestava). Su quel giornale, scrive Provenzano, “ora di proprietà del gruppo di cui fa parte FCA, si giustifica la scelta, compiuta anche da molte altre multinazionali, ‘non solo per vantaggi fiscali offerti da altre legislazioni, ma anche per una linearità del diritto societario che in Italia è difficile trovare’”. Mentre sul secondo, la Stampa, il neodirettore Massimo Giannini critica direttamente Andrea Orlando per quelle che il giornalista definisce “calunnie” al pari di quelle degli “odiatori di professione di Silvia Romano e Liliana Segre”.Conflitto di interessi: “Tema sempre più attuale per la concentrazione dei mezzi di informazione” – Secondo il ministro Provenzano, fondamentale è partire nell’analisi dai “rapporti di forza”: “Anche in una fase in cui, con un certo ritorno di normalità, torna la discussione sul cambio di maggioranza e di governo. È un tema posto con forza all’opinione pubblica, basta leggere i giornali. Ogni critica è legittima, persino benvenuta. Ma la democrazia non si nutre solo di opinione pubblica, vive nei rapporti di forza”. E a questo, dice Provenzano, si riferiva il discorso di Andrea Orlando. Quindi ammette che per troppo tempo a sinistra si è esaurito il discorso sul conflitto di interessi con le accuse a Silvio Berlusconi. “Oggi il tema è ancora più attuale, per la concentrazione proprietaria dei mezzi di informazione“. E per questo “è inaccettabile” chi, come il direttore Giannini e tanti dei critici di queste ore, “liquida questo tipo di riflessioni accostandole al vergognoso gorgo degli attacchi sguaiati rivolti a Silvia Romano o alla senatrice Segre, oppure tenta di ridicolizzarle parlando di Unione Sovietica o “populismo economico””. E chiude: “Non possiamo permetterci di cambiare argomento, tutte le questioni poste richiamano grandi principi liberali. Ma troppi liberali italiani se lo dimenticano”.

“Non sarebbe atto di senso civico per Fca condividere il report degli investimenti per Paese?” – Il cuore della questione secondo Provenzano, così come sollevato dallo stesso Orlando, il fatto che se “lo Stato partecipa al funzionamento di un’impresa, allora è giusto che questa – in piena autonomia – fornisca delle garanzie occupazionali, sociali e, più generalmente, democratiche oltre che sul mero rimborso dei prestiti”. Nei vari decreti sono previste “alcune condizionalità”, “la questione è come attuarle, prevedendo condizioni specifiche, per grandi prestiti a grandi multinazionali”. Perché “FCA infatti oggi non è (più) un campione industriale italiano ma una multinazionale con investimenti in tutto il mondo, sede fiscale a Londra e legale in Olanda”. E soprattutto, “nessuno, al di fuori di alcuni alti dirigenti dell’Agenzia delle Entrate e del management internazionale di FCA, conosce con esattezza come sono distribuiti i profitti delle varie filiali e come ripartisce il carico fiscale nei vari paesi in cui opera”. E non solo a livello italiano. “A livello europeo è bloccata (per l’opposizione di alcuni paesi, tra cui quelli in cui FCA ha trasferito le sue sedi) ormai da qualche anno una direttiva che renderebbe obbligatoria la pubblicazione dei ‘country by country report'”. Ma in attesa che sia obbligatorio, dice ancora Provenzano, non sarebbe il caso che Fca la rendesse pubblica autonomamente: “Noi dobbiamo accelerare l’adozione della direttiva ma, intanto, non sarebbe un atto di buona volontà e senso civico, per FCA valutare spontaneamente di condividere con il governo italiano i suoi “country by country report”, anche per rendere meno discrezionale, nel caso di una grande azienda, la scelta di offrire grandi garanzie pubbliche? Sappiamo tutti benissimo quali e quanti siano gli investimenti dell’azienda nel nostro paese e quanto contribuisca (pure sul fronte fiscale) al funzionamento della nostra economia. Ma dall’annuncio di ‘Fabbrica Italia’ è mancato un dibattito su quanto sia stata attuata e quanto si dovrà attuare alla luce dei mutamenti societari e di mercato”.

“Non possiamo permetterci nuovi errori, lo dobbiamo agli imprenditori che investono in questo Paese senza volare a Londra o Amsterdam” – Quindi Provenzano ha ribadito quanto già detto solo ieri da Romano Prodi, sul fatto che “FCA non è più una impresa italiana” e che “è assolutamente legittimo finanziarla ma occorrono garanzie”. “È infatti in corso”, ha detto, “una complessa operazione di fusione con la francese Psa, ed è essenziale capire il ruolo dell’Italia all’interno del perimetro del gruppo. Anche questo richiede adeguate garanzie. La Fiat è un pezzo di storia di questo Paese e il suo allontanamento dall’Italia è una ferita e ha segnato una sconfitta industriale di cui solo ora iniziamo a intravedere le conseguenze”. E, per questo, ha concluso: “Non possiamo permetterci nuovi errori. Lo dobbiamo agli italiani – che con le loro tasse finanzieranno questi prestiti – e ai tanti imprenditori, non solo piccoli e medi, che ogni giorno lavorano e investono per rafforzare questo Paese. Senza volare ogni settimana a Londra o Amsterdam”.

 

Oggi 98 vittime, poco più di 500 nuovi casi e il 70% sono in Lombardia tutti i dati
 

Nessun positivo in 5 regioni e nessuna vittima in 8. Meno di 50mila i malati

Fase 2, i dati per le riaperture: Rt sotto controllo, in Italia nessuna situazione critica

Il ministro Speranza: "I sacrifici importanti del lockdown hanno prodotto risultati"

Morte Floyd, arrestato il poliziotto del video
RepTv L'uomo a terra: "Aiuto, non respiro"
Dilaga la protesta negli Usa foto video

Floyd, l’autopsia: “Non è morto per asfissia”. Proteste in Usa, 2 morti. Casa Bianca assediata Trump: “Cani feroci contro i manifestanti”

 

Sotto inchiesta gli altri tre agenti. Proclamato lo stato di emergenza, attivati 500 uomini della Guardia Nazionale. La protesta si estende ad altre città. Trump: "Quando iniziano i saccheggi, iniziano gli spari". E Twitter lo segnala: "Incitamento alla violenza"---- 29-05-20

Inps: “Dati sulla mortalità della protezione civile poco attendibili

 

Coronavirus, l'accusa alla Lombardia: "Dati aggiustati per evitare nuove chiusure"

È notizia di oggi che mentre 18 regioni sono già prossime alla soglia di zero contagi, altre, come Piemonte, Lombardia, e Liguria non lo sono affatto, e in taluni casi i contagi stanno ricominciando, specie in Liguria, che sta prendendo una brutta strada con risultati altalenanti. E Mentre lo scontro tra alcune regioni relativo alla FASE 2 delle Riaperture sta determinando divisioni tra la politica periferica (appunto quella regionale) e il Governo centrale con tensioni sempre più crescenti, nel Governo prevale la prudenza dopo che di recente il Comitato scientifico avrebbe inviato un documento Segreto al Premier Conte che recita: «Analizzando i dati sull’andamento del contagio appare evidente che lo spazio di manovra sulle riaperture non è molto». Così il comitato tecnico scientifico ha letteralmente frenato il governo sulla possibilità di far ripartire numerose attività e concedere un allentamento ai divieti di spostamento per i cittadini.

ATTENZIONE: Ma di cosa parlava questo Documento Segreto? Che accadrebbe se si decidesse di aprire tutto immediatamente? La risposta degli esperti del governo è terrificante: entro la fine dell’anno ricoveri pari a 430 mila di cui 151mila in TERAPIA INTENSIVA! In sostanza collasso totale del sistema ospedaliero, migliaia e migliaia di morti. E se restassero chiuse solo le scuole? Per il comitato scientifico il picco di terapie intensive sarebbe di 109 mila pazienti e il totale a fine anno di 397 mila ricoveri.

 

Dati terribili, spaventosi che hanno fatto fare a Conte un passo indietro!!! Talmente preoccupanti che hanno spinto il premier e l’esecutivo a varare un decreto sulla fase 2 assai più prudente da quello precedentemente ‘ventilato‘.

 

Tuttavia, sull’onda di numerose proteste, Il Ministro della Salute, Roberto Speranza, ha firmato il NUOVO decreto ministeriale con cui vengono definiti i criteri relativi alle attività di monitoraggio del rischio sanitario per l'evoluzione della situazione epidemiologica. Nel Decreto si legge in sostanza che Indice di contagio, posti nelle terapie intensive, capacità di monitorare l’andamento del coronavirus saranno I criteri che le Regioni potranno «vantare» con il governo per ottenere riaperture diversificate e più ampie. Ma sempre secondo il decreto, si dice anche che il governo potrà usare i medesimi parametri per imporre chiusure e «zone rosse». E a seguito delle ultime notti di follia con la movida che impazzava in tante piazze italiane, il ministro per gli Affari Regionali Boccia dichiara: “...se è comprensibile e umano, dopo due mesi, uscire di casa, non dobbiamo dimenticare che siamo ancora dentro il Covid 19 e dunque chi alimenta una movida sta tradendo i sacrifici fatti da di milioni di italiani".

Orbene nonostante tutto da Palazzo Chigi è arrivato ora il Verdetto: liberi tutti dal 3 Giugno.

Non dimentichiamoci però che Piemonte, Lombardia, in Liguria, in Valle D’Aosta, un pezzo di Emilia-Romagna hanno ancora decine di contagi e la Lombardia ne copre i due terzi: proprio queste regioni potrebbero di fatto ritrovarsi in una NUOVA ZONA ROSSA da un momento all’altro.

E' polemica sullo studio della Fondazione Gimbe che analizza l'andamento dei contagi e dice: "Lombardia, Liguria e Piemonte non sono pronte alla riapertura". La replica del Pirellone: "Li quereliamo, il nostro lavoro validato dall'Istituto superiore di sanità". Lombardia, Liguria e Piemonte non sono pronte alla riapertura del 3 giugno, perché si rilevano la percentuale più elevata di tamponi diagnostici positivi e il maggior incremento di nuovi casi, a fronte di una limitata attitudine all'esecuzione di tamponi diagnostici. Lo sostiene la Fondazione bolognese Gimbe nel suo report di monitoraggio sul dopo lockdown. Un lavoro che ha già scatenato polemiche con la Regione Lombardia la quale, a dire della fondazione, avrebbe sottostimato i dati. L'amministrazione lombarda ha così deciso di querelare la fondazione. L'analisi indipendente di Gimbe, relativa alla Fase 2 nelle varie regioni, utilizza due indicatori parametrati alla popolazione residente: l'incidenza di nuovi casi e il numero di tamponi "diagnostici", escludendo quelli eseguiti per confermare la guarigione virologica o per necessità di ripetere il test. In particolare, la percentuale di tamponi diagnostici positivi risulta superiore alla media nazionale (2,4%) in 5 Regioni: in maniera rilevante in Lombardia (6%) e Liguria (5,8%) e in misura minore in Piemonte (3,8%) Puglia (3,7%) ed Emilia-Romagna (2,7%). Quanto ai tamponi diagnostici per 100.000 abitanti, rispetto alla media nazionale (1.343), svettano solo Valle d'Aosta (4.076) e Provincia Autonoma di Trento (4.038). Nelle tre Regioni ad elevata incidenza dei nuovi casi, la propensione all'esecuzione di tamponi rimane poco al di sopra della media nazionale sia in Piemonte (1.675) che in Lombardia (1.608), mentre in Liguria (1.319) si attesta poco al di sotto. Quanto all'incidenza di nuovi casi per 100.000 abitanti, rispetto alla media nazionale (32), è nettamente superiore in Lombardia (96), Liguria (76) e Piemonte (63). Se il dato del Molise (44) non desta preoccupazioni perché legato a un recente focolaio già identificato e circoscritto, quello dell'Emilia-Romagna (33) potrebbe essere sottostimato dal numero di tamponi diagnostici (1.202 per 100.000 abitanti) ben al di sotto della media nazionale (1.343). La fondazione sottolinea che "i dati analizzati riflettono quasi interamente le riaperture del 4 maggio, ma non quelle molto più ampie del 18 maggio che potranno essere valutate nel periodo 1-14 giugno, tenendo conto di una media di 5 giorni di incubazione del virus e di 9-10 giorni per ottenere i risultati del tampone".
A 23 giorni dall'allentamento del lockdown, dunque, la Fondazione Gimbe "dimostra che la curva del contagio non è adeguatamente sotto controllo in Lombardia, Liguria e Piemonte: in queste Regioni si rileva la percentuale più elevata di tamponi diagnostici positivi, il maggior incremento di nuovi casi, a fronte di una limitata attitudine all'esecuzione di tamponi diagnostici. In Emilia-Romagna, una propensione ancora minore potrebbe distorcere al ribasso il numero dei nuovi casi".

"Il governo - commenta Cartabellotta - a seguito delle valutazioni del Comitato Tecnico-Scientifico si troverà di fronte a tre possibili scenari: il primo, più rischioso, di riaprire la mobilità su tutto il territorio nazionale, accettando l'eventuale decisione delle Regioni del sud di attivare la quarantena per chi arriva da aree a maggior contagio; il secondo, un ragionevole compromesso, di mantenere le limitazioni solo nelle tre Regioni più a rischio, con l'opzione di consentire la mobilità tra di esse; il terzo, più prudente, di prolungare il blocco totale della mobilità interregionale, fatte salve le debite eccezioni attualmente in vigore".Ma è scontro con la Regione Lombardia. "Gravissime, offensive e soprattutto non corrispondenti al vero". Così il Pirellone contrattacca dopo le dichiarazioni di Cartabellotta secondo il quale "i dati ufficiali sulla diffusione del virus in Lombardia, fondamentali per valutare la riapertura dei confini, sono verosimilmente sottostimati". Alcune Regioni, e in particolare la Lombardia, "aggiusterebbero" dunque i dati del contagio per non incorrere in nuove chiusure? "C'è il ragionevole sospetto che sia così - spiega Cartabellotta a Radio 24 - che le Regioni aggiustino i dati per non essere fermate. In Lombardia si sono verificate troppe stranezze sui dati, soggetti dimessi che venivano comunicati come guariti, il ritardo nella trasmissione dei dati, e i riconteggi sono molto più frequenti nella fase 2. Come se ci fosse una necessità di mantenere sotto un certo livello i casi diagnosticati".La Regione Lombardia ha prima replicato con una nota attraverso la quale smentisce quanto sostenuto dalla fondazione, poi attraverso il proprio ufficio legale ha deciso di presentare querela contro Gimbe e il suo presidente Cartabellotta. "Un atto inevitabile, il nostro - si legge - dopo quanto affermato dal presidente della fondazione che, parlando dei dati sanitari della Lombardia, ha dichiarato, fra l'altro, che 'si combinano anche dei magheggi sui numeri'. Accuse intollerabili e prive di ogni fondamento per le quali il presidente di Gimbe dovrà risponderne personalmente. I nostri dati, come da protocollo condiviso da tutte le Regioni, vengono trasmessi quotidianamente e con la massima trasparenza all'Istituto superiore di sanità". E a questo proposito, la Regione in una nota precedente aveva sottolineato: "Nessuno, a partire dall'Iss ha mai messo in dubbio la qualità del nostro lavoro che, anzi, proprio l'Iss ha sempre validato ritenendolo idoneo per rappresentare la situazione della nostra regione".
 

 

 

 

Stabili nuovi casi, 156 vittime in 24 ore. Inps: “47mila morti oltre le previsioni. 19mila in più rispetto a quelli della Protezione civile”----21-05-20

 

 

All'Italia 100 mld del bazooka di Merkel-Macron. E non andranno mai ripagati

Intesa Francia-Germania da 500 miliardi Palazzo Chigi: "Buon punto di partenza"
Borse europee miste, ma il bazooka fa bene allo spread---19-05-20

 

 

Il 18 maggio 2020 cessa la serrata in Italia con la riapertura totale di tutte le attività economico-commerciale pur seguendo determinate ALEATORIE linee guida di distanziamento interpersonale.

La lettera degli economisti: "Servono fino a 180 miliardi per rispondere al coronavirus". L'idea di un Btp Salva-Italia

I senior fellow della Luiss indicano le priorità: aumentare le garanzie pubbliche sul credito alle Pmi è fondamentale per far arrivare alle imprese la liquidità immessa dalla Bce nel sistema. E per il futuro investire su sanità e innovazione. Per le risorse via libera al deficit. Possibile una emissione obbligazionaria ad hoc per mobilitare il risparmio degli italiani

Il bollettino di oggi: sotto i 70mila malati, 145 morti, nuovi positivi al minimo a cura di A.SGHERZA
Sempre in Lombardia 1 nuovo contagio su 2
Conte firma il Dpcm sulle riaperture---17-05-20---

Governo-Regioni, lo stop di De Luca: "Non ho firmato l'intesa"

"Serviva il parere del ministero della Salute, non si può scaricare sulle Regioni"

Il bollettino della Protezione civile: ancora 242 morti, ma i guariti sono quasi 5mila---15-05-20

In Lombardia, calano i contagi ma non i morti: 115 nuove vittime


Bollettino 14 maggio: 992 nuovi casi. Torna a salire numero di morti: sono 262Sardegna, il primo giorno senza contagi

Bollettino 14 maggio: 992 nuovi casi. Torna a salire numero di morti: sono 262

Lombardia, risale il numero dei morti: 111 in un giorno. Aumentano anche i contagi---14-05-20

Letalità, diffusione, contagio: mappe e grafici sulla pandemia

Letalità, diffusione, contagio: mappe e grafici sulla pandemia

Sono 522 i nuovi positivi, con più tamponi (14 mila). Ricoveri in terapia intensiva: meno 15

I dati del contagio, malati sotto gli 80mila. Ma ci sono altri 195 morti---13-05-20

Più di 31mila le vittime totali. Resta stabile e al minimo da inizio emergenza il rapporto nuovi casi e tamponi (1,6%, un positivo ogni 63 tamponi). Continuano a essere concentrati in Lombardia quasi la metà dei nuovi casi: il 44%

Milano. Serviranno fino a 180 miliardi di euro per affrontare l'emergenza coronavirus in Italia: nell'immediato per sostenere i redditi, potenziare la sanità, aumentare le garanzie statali in favore delle Pmi che dipendono dalla liquidità del sistema bancario, ampliare la sospensione degli appuntamenti col Fisco. Nel medio periodo per definire un piano di rilancio che identifichi alcuni cardini sui quali poggiare la ripresa: il rafforzamento dei presidi sanitari al Mezz...

La dottoressa: "La Russia manipola i dati: vietato morire per il virus"

Anastasija Vasilieva guida un sindacato. Contagiati anche il portavoce di Putin e sua moglie

In Lombardia tornano a salire i nuovi contagi, ma continuano a diminuire i decessi.

Coronavirus, il mistero della letalità che non scende. In Italia al 13%, a Wuhan era il 3% di ELENA DUSI
 

Il dato nazionale 172 morti, dati stabili. Ma rapporti contagi/tamponi al minimo---12-05-20

Mobilità tra regioni già dal 1° giugno? Boccia frena: "Solo tra zone a basso rischio"

Governatori in pressing sui viaggi. Il ministro: 'Tutto dipende dalle curve epidemiologiche'

 

Scendono ancora i contagi: 744. Meno di mille in terapia intensiva: prima volta dal 10 marzo, 179 morti .

Istat, a marzo la produzione industriale crolla del 28,4%

E' il calo più forte mai registrato

----11-05-20

 

Meno di 1000 nuovi contagi in 24 ore. In un giorno 165 morti, altri 2.155 guariti. Migliora anche la Lombardia: +282 positi

Allerta in Germania, risale indice di contagio. “Attenzione agli sviluppi dei prossimi giorni”. Proteste contro il lockdown: migliaia in piazza

vi---10-05-20

 

Mai così bassi i nuovi casi: 1.083 contagi in 24 ore. I morti sono 194. È boom di dimessi-guariti----09-05-20

 

Altre 243 vittime in 24 ore: i morti sono più di 30mila. La metà dei nuovi casi in Lombardia

Mes, trovato l'accordo all'Eurogruppo: prestiti al via dal 1° giugno al tasso 0,1%
Niente controlli rafforzati: Ue elimina rischio commissariamento per l'Italia
Il documento..

Mes, l’ok dell’Eurogruppo. “Non previste condizioni”. Pd: “Ora è una occasione”. No del M5s: “Inadeguato”. Conte: ‘Risposta Ue insufficiente senza Recovery fund

Stop licenziamenti per 5 mesi e cassa a 12 settimane. Bonus baby sitter di 1.200 euro..Nel frattempo su 1,5 milioni di domande di cassa Integrazione in deroga bonificati solo 100.000 assegni, la Cassa Integrazione Ordinaria viene anticipata dalle aziende con gli accantonamenti del TFR perchè dal centro nonostante il Decreto Salva italia è legge, non è arrivato un centesimo, a Roma iniziano lunghe code al Monte dei Pegni.....

Lavorare meno, la proposta Pd: "Trenta ore per tutti e 750mila nuovi posti di lavoro"..

Carceri –Anche un uomo della Trattativa chiede di uscire: è l’ex medico di Totò Riina. Scarcerato pure il genero dell’esattore Salvo.L’INCHIESTA – Dalle rivolte (in contemporanea) ai 370 boss usciti: l’altro virus (di G. Pipitone). LA LISTA – I 456 boss mafiosi che hanno chiesto di uscire: 225 sono detenuti definitivi. DE RAHO – “I boss ora escono a ondate: vogliono riprendere il potere” (di G. Barbacetto)

Usa – Ad aprile persi 20,5 milioni di posti di lavoro. Disoccupazione al 14,7%, tasso mai così alto dal 1929

---08-05-20

 

I dati del 7 maggio: meno di 90mila le persone attualmente positive. Sempre in Lombardia il 50% dei nuovi casi---07-05-20---

Coronavirus in Lombardia, resta alto il numero dei morti: 134 nelle ultime 24 ore

Ancora 274 morti, i guariti oltre tremila. Al minimo il rapporto tra nuovi casi e tamponi effettuali, uno su 50, il 2%. La Lombardia resta al centro dell'epidemia

 

I guariti superano il numero di malati. Crescono però le vittime giornaliere: sono 369----06-05-20

“Peggiore recessione della storia Ue. In Italia Pil -9,5%, debito al 159%”. Gentiloni: “Berlino recupererà entro il 2021, Roma no”I dati arrivati alla Commissione Ue mostrano ormai in maniera “abbastanza chiara” che con la crisi causata dal coronavirus “l’Europa sia entrata nella più profonda recessione economica della sua storia“. Tradotto in numeri, significa che per l’Eurozona il calo nel 2020 sarà del 7,7% e per l’intera Unione del 7,4% del Pil. Nel 2020 sarà la Grecia, tra i Paesi Ue, a registrare il maggiore crollo del Prodotto interno lordo con una flessione del 9,7%, seguita dall’Italia, con un calo del -9,5%. La stima del crollo per il nostro Paese contenuta nelle previsioni economiche di primavera della Commissione Ue è perfino peggiore di quanto aveva stimato il governo nel Def, dove si indicava un calo dell’8% del Pil per quest’anno. Il Documento di economia e finanza calcolava anche un debito in volo fino al 155% del prodotto interno lordo, mentre per Bruxelles “raggiungerà il 158,9% nel 2020″. La Commissione Ue avverte anche che “la pandemia avrà un grave impatto sul mercato del lavoro“, stimando un aumento del 9% della disoccupazione europea nel 2020. In Italia arriverà invece secondo le stime all’11,8%. Le notizie positive arrivano solo dalle previsioni sul 2021, quando è previsto un rimbalzo importante+6,3% del Pil nella zona euro e +6,1% nell’Unione.

 

Studio pubblicato da Corriere.it; fonte: Istituto Einaudi (Einaudi Institute for Economics and Finance -

 MES, emissione di debito solo dietro condizioni e restrizioni pesanti, patti e contropatti, lo stato nazionale, di fronte al fallimento totale dell'Europa Monetaria, deve tornare ad essere Garanzia Finale come è stato dal 1861 al 1986 (Nascita dell'ECU).

"Dopo aver criticato aspramente l’Unione europea e il Mesdefinito come un vero e proprio «raggiro», Tremonti si sofferma anche sul post-pandemia: «La prospettiva a cui si dovrebbe poter guardare – ha detto – non è solo quella delle macerie della globalizzazione ma quella della ricostruzione. Un mondo che dovrebbe tornare ad essere quello che è stato possibile ancora negli anni Ottanta e Novanta, diverso da quello che si è rivelato prima illusorio e poi impossibile con gli ultimi anni, gli anni della estrema globalizzazione. Dopo l’ideologia del divino mercato, il ritorno dello Stato». E il ritorno dello Stato significherebbe, ovviamente, anche il ritorno della politica, sacrificata dal globalismo sull’altare dell’economia e della governance impersonale e, appunto, impolitica. Significherebbe, in una parola, il ritorno della sovranità. "

https://www.ilprimatonazionale.it/politica/tremonti-globalizzazione-mercato-hanno-fallito-deve-tornare-stato-151473/

E questo è il fiore 'Bella ciao' dai balconi, lo speciale di Repubblica sul 25 Aprile
RepTv Molinari: "I partigiani sono la parte migliore d'Italia. Grazie a loro abbiamo lo Stato di diritto"
con la conduzione di GAD LERNER
 

Roberto Saviano: "La Resistenza è la garanzia della nostra libertà"

In Lombardia, 95 morti in un giorno. Calano i ricoveri in terapia intensiva.

I morti sono 236---05-05-20

 

Trend stabile, malati ora sotto 100mila. A marzo il 49,4% di decessi in più. Italia divisa: a Bergamo +568% morti, al Sud saliti del 2%

Il bollettino del 4 maggio: meno di 100mila gli attuali positivi, decessi sotto quota 200(194)

---04-05-20

 

Il bilancio: calano ricoverati e le persone in isolamento domiciliare, 174 i morti
Mappa Prevalenza dei casi e incremento---03-05-20

“Il mostro non è ancora stato domato, se ci sfugge di mano è una strage”. A parlare a un giorno dall’inizio della cosiddetta Fase 2 è il direttore dell’Unità operativa di anestesia e rianimazione dell’ospedale di Rimini, il dottor Giuseppe Nardi. In un video-appello, pubblicato dal sito del Comune romagnolo, il primario ricorda che “la situazione è migliorata rispetto a marzo”, ma che “siamo ancora lontani dall’aver superato il problema dell’epidemia”. Dopo un excursus sui numeri, nel quale sottolinea che “ancora è occupato un numero di posti letto in rianimazione superiore alla normale capienza”, Nardi lancia un monito ai cittadini. “Noi ci siamo battuti per voi, ora abbiamo bisogno del vostro sacrificio – dice alle telecamere – rimanete a casa, non fatemi trasportare da aperture che a volte hanno solo un significato pubblicistico. Dovete avere pazienza”.

Da Fca a Ferrero e Mediaset: ecco i gruppi italiani con sede in Olanda. E la Ue vieta di escluderli dagli aiuti pubblici per l’emergenza

 

 

Coronavirus, il documento dell’Iss che ha convinto il governo: “Se si riapre tutto l’8 giugno 151mila ricoverati in intensiva” 

Il documento proviene dall’Istituto superiore di sanità, da una settimana è nelle mani del governo e del Comitato tecnico scientifico (che lo ha adottato) e spiega la scelta dell’esecutivo di procedere alla “fase 2” con molta cautela e scadenzando le riaperture fino a settembre (le scuole) e oltre (il comparto degli spettacoli dal vivo).

Lo studio propone 92 possibili scenari e il più drammatico è alla lettera A. Se riaprissimo quasi tutto, il tasso di riproduzione del virus Rt (cioè la previsione del numero medio di contagi a partire da una persona che ha contratto il virus, ndr) tornerebbe sopra 2, tra il 2,06 e il 2,44 per una media di 2,25 e le terapie intensive, che pure sono state potenziate, sarebbero di nuovo al picco in meno di 40 giorni, l’8 giugno. A quella data, o intorno ad essa, gli ospedali italiani si troverebbero a fronteggiare 151mila ricoveri in terapia intensiva. Che diventerebbero complessivamente più di 430mila entro la fine dell’anno. Per dare un termine di paragone: il picco raggiunto il 3 aprile è stato di 4068 ricoverati in terapia intensiva. Questo accadrebbe facendo ripartire industria, edilizia e commercio collegato ma anche hotel e ristoranti senza limiti d’età per i lavoratori, senza telelavoro, con le scuole aperte e il ritorno alla normalità nel tempo libero e nell’uso dei mezzi pubblici. “Riaprire le scuole – si legge nel report – innescherebbe una nuova e rapida crescita dell’epidemia. La sola riapertura delle scuole potrebbe portare allo sforamento del numero di posti letto in terapia intensiva”.

Lo scenario 1 – con le scuole aperte ma senza far ripartire i settori produttivi, l’attuale quota di telelavoro e i movimenti nel tempo libero e l’impiego dei mezzi pubblici al 10% – porterebbero il tasso Rt a 1,33 di media (1,22-1,44): le terapie intensive raggiungerebbero il picco il 20 ottobre. Lo scenario C invece delinea l’ipotesi di far ripartire le attività industriali, l’edilizia, il commercio e anche ristoranti e hotel, fermi restando il telelavoro e le scuole chiuse ma senza limiti nel tempo libero e nei trasporti: Rt andrebbe a 1,69 (1,54-1,83) e il culmine per le terapie intensive avverrebbe il 31 agosto. Sarebbe però peggiore lo scenario B: tutto aperto senza telelavoro, ma con le scuole chiuse. Tasso Rt all’1,86 (1,66-1,97) e 110mila persone in terapia intensiva all’8 agosto.

Fin qui gli scenari senza limitazioni per fasce d’età. Ma anche con una scelta drastica come tenere lontani dal lavoro tutti gli over 50 ed evitare gli spostamenti extralavorativi degli over 60 (scenario 23), Rt salirebbe sopra 1: la stima è 1,01 (tra 0,92 e 1,09) in caso di riapertura generalizzata dei settori produttivi ma non dei ristoranti, senza riaprire le scuole né consentire piena libertà di movimento nel tempo libero. Tutte le combinazioni possibili sono considerate.

Nelle raccomandazioni finali il Comitato tecnico scientifico sottolinea che “persistono nuovi casi di infezione”, avverte che “le stime attuali di R0” sono “comprese tra 0,5 e 0,7” e che “se R0 fosse anche di poco superiore a 1 (ad esempio nel range 1,05-1.25) l’impatto sul sistema sanitario sarebbe notevole”. Di conseguenza “lo spazio di manovra sulle riaperture non è molto”. Pertanto il Cts suggerisce di riaprire solo “edilizia, manifattura e commercio correlato alle precedenti attività”, evitando “situazioni che generano forme di aggregazione (es. mercati e centri commerciali)” e “assumendo un’efficacia della protezione delle prime vie respiratorie”, cioè le mascherine.

Restano tuttavia “incertezze sul valore dell’efficacia dell’uso di mascherine per la popolazione generale dovute a una limitata evidenza scientifica, sebbene le stesse siano ampiamente consigliate”, si legge ancora nelle raccomandazioni. L’ultima condizione riguarda i “sistemi di monitoraggio della circolazione dell’infezione e sorveglianza attiva”. Vedremo se funzioneranno.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/04/28/se-si-riapre-tutto-le-terapie-intensive-in-crisi-l8-giugno/5784212/

I dati di oggi: 194 vittime, ma si aggiungono anche 280 morti di aprile: totale 474--02-05

Numeri stabili rispetto ai giorni scorsi, un nuovo caso ogni 29 tamponi fatti. In Piemonte +495 casi risptto ai +533 della Lombardia, ma con quasi la metà dei tamponi

L'incremento settimanale dei casi regione per regione
L'incremento settimanale dei casi regione per regione

I dati di oggi: 192 vittime, ma si aggiungono anche 282 morti di aprile: totale 474

 

Sono 1.900 i nuovi casi di coronavirus in Italia, per un totale di 209.328, mentre continua a scendere il numero di persone attualmente positive, anche se il dato di oggi è in rallentamento rispetto a ieri: sono scesi a 100.704, con un decremento di 239 persone (ieri erano stati -608 i malati rispetto al giorno precedente), secondo i dati forniti dalla Protezione Civile. Si registrano anche 1.665 guariti nelle ultime 24 ore, numero che nel complesso fa salire a 79.914 il numero di coloro che si sono ripresi dopo aver contratto il virus. Notizie negative arrivano invece dal numero di decessi giornalieri che torna a crescere: 474 in un giorno, per un totale di 28.710.L’aumento dei casi totali di coronavirus In Italia nelle ultime 24 ore si concentra in Lombardia (+533), in Piemonte (+495) e in Emilia-Romagna (+206). Ci sono regioni dove i casi aumentano pochissimo come Umbria (+1), Molise (+1) e Sardegna (+2). Nessun caso registrato in Calabria. Nel Lazio i nuovi positivi sono 84.Lombardia: guanti sui mezzi pubblici – Il presidente Attilio Fontana ha firmato due nuove ordinanze con indicazioni per la ‘fase 2’ e per il trasporto pubblico locale valide dal 4 maggio. È confermato l’obbligo dell’uso delle mascherine o di altri indumenti per coprire naso e bocca e vengono emanate disposizioni specifiche per i mercati all’aperto – possono aprire “a condizione che il Sindaco del comune di riferimento adotti e faccia osservare un piano per ogni specifico mercato” – e per il commercio al dettaglio. L’accesso “è consentito ad un solo componente per nucleo familiare, fatta eccezione per la necessità di recare con sé minori, disabili o anziani”, gli esercenti devono mettere a disposizione dei clienti guanti monouso e soluzioni idroalcoliche per le mani, i gestori dei supermercati hanno la raccomandazione di rilevare la temperatura corporea dei clienti e del personale. A bordo dei mezzi di trasporto pubblico è obbligatorio l’utilizzo di guanti e mascherine. I sedili da non utilizzare sono contrassegnati da segnali ben visibili. Igienizzazione, sanificazione e disinfezione dei mezzi, infrastrutture e stazioni vengono effettuate almeno una volta al giorno.

 

I dati del contagio in Italia – Si riducono ancora malati e ricoverati, cala il numero dei morti: 289---01-05-2020

Boss scarcerati e rivolte nelle carceri, lascia il capo del Dap Francesco Basentini dopo le polemiche e le proteste 01-05-20

Le distanze, le ore di punta e i controlli: tutte le incognite del trasporto pubblico nella Fase 2. “Sistema regge se 40% resta in smartworking”01-05-20----

Zaia: "Veneto può riaprire tutto: a settembre 30mila tamponi al giorno"

Il governatore: "Noi non ritiriamo le nostre ordinanze, al governo dico che serve un piano per aiutare i genitori che tornano al lavoro e che non possono seguire i figli a casa"

Di Battista: “Disinnescare Renzi. Altri più potenti brigano per un governo tecnico”. Boccia: “Escludo governo del Pd senza M5s”---01-05-20

 

Usa: 60mila decessi, ma mezza America riapre. In Uk morto il 33% dei ricoverati per Covid-19. Germania, è record per la cassa integrazione---30-04-20

Nuovi casi scendono sotto quota 2mila, nuovo record di guariti e meno di 300 morti. Borrelli: “Oggi è l’ultima conferenza stampa”---30-04-20

Bce, Lagarde: “Spread? Continueremo a usare flessibilità, non tollereremo frammentazione Eurozona. Omt adatte nel 2012, ora c’è il Pepp”---30-04-20

 

Covid, quadro stabile: aumentano i guariti e diminuiscono ricoverati. Ma ancora 323 morti. Migliora la Lombardia, non il Piemonte---29-04-20

Sono salite a 27.682 le vittime, con un incremento di 323 in un giorno. Ieri l’aumento era stato di 382. I guariti, invece, sono 71.252, con un incremento di 2.311 rispetto a ieri, quando l'aumento era stato di 2.317 unità. Prosegue ancora il trend in calo dei ricoveri in terapia intensiva.

Resta stabile la situazione del contagio in Italia, pur confermandosi il calo dei malati per coronavirus. Sono complessivamente 104.657, 548 meno di ieri. La diminuzione ieri era stata di 608 mentre lunedì c’era stato un decremento di 290 malati. Sono salite a 27.682 le vittime, con un incremento di 323 in un giorno. Ieri l’aumento era stato di 382. I guariti, invece, sono 71.252, con un incremento di 2.311 rispetto a ieri, quando l’aumento era stato di 2.317 unità. Prosegue ancora il trend in calo dei ricoveri in terapia intensiva per coronavirus: ad oggi sono 1.795, 68 in meno rispetto a ieri. Di questi, 634 sono in Lombardia, 21 in meno rispetto a ieri. Dei 104.657 malati complessivi, 19.210 sono ricoverati con sintomi, 513 in meno rispetto a ieri, e 83.652 sono quelli in isolamento domiciliare. In Italia, infine, i contagiati totali (vale a dire gli attualmente positivi al coronavirus, le vittime e i guariti) sono 203.591, con un incremento rispetto a ieri di 2.086. L’aumento ieri era stato di 2.091. Il dato è stato reso noto dalla Protezione civile. Nel frattempo, migliora la situazione in Lombardia (+1,1%), che ora segue il trend nazionale del contagio (+1,03%). Continua a preoccupare, invece, il Piemonte: +1,6%.

 

Il coronavirus affonda il Pil Usa: -4,8% nel primo trimestre. Primo calo dal 2014---29-04-20

Borse positive in attesa delle mosse di Fed e Bce. Piazza Affari recupera, spread stabile

Fitch declassa l’Italia a BBB-, il debito a un gradino dal livello spazzatura. Gualtieri: "I nostri fondamentali sono solidi"
La scheda Le a genzie di rating e la pagella ai Paesi: ecco perché Fitch ha tagliato e cosa comporta per i Btp---29-04-20

Fase 2, Papa Francesco sconfessa la Conferenza episcopale italiana e sostiene la linea di Conte: “Prudenza e obbedienza alle disposizioni”

“In questo tempo, nel quale si incomincia ad avere disposizioni per uscire dalla quarantena, preghiamo il Signore perché dia al suo popolo, a tutti noi, la grazia della prudenza e della obbedienza alle disposizioni, perché la pandemia non torni”. Nel dibattito sulla partecipazione dei fedeli alle messe nella fase 2, quella della convivenza col coronavirus, Papa Francesco sconfessa la Conferenza episcopale italiana e si schiera a sostegno del premier Giuseppe Conte. A Bergoglio sono bastate poche parole, all’inizio della sua consueta messa mattutina nella cappella della sua residenza, Casa Santa Marta, per dissociarsi totalmente dal duro scontro tra la Cei e il governo.

Uno scontro che non si vedeva da decenni, innescato dall’assenza, nel decreto dell’esecutivo sulla fase 2, della possibilità dei fedeli di poter partecipare alle messe: “I vescovi italiani non possono accettare di vedere compromesso l’esercizio della libertà di culto“. Posizione sulla quale, dopo il duro comunicato della Conferenza episcopale italiana e le proteste di due partiti della maggioranza, Italia Viva e Pd, il premier sembra aver fatto dietrofront con al vaglio l’ipotesi di concedere inizialmente messe all’aperto. Anche prima del 25 maggio, tempo indicato dal Comitato tecnico scientifico. Ma il confronto con la Cei è ancora tutto in salita.

Di certo le parole di Francesco, che ha ricevuto Conte in pieno lockdown, il 30 marzo, segnano un punto a favore dell’inquilino di Palazzo Chigi. Anche L’Osservatore Romano, il quotidiano del Papa, non ha per nulla criticato il governo, pubblicando in prima pagina un articolo di cronaca che si limita a riportare il comunicato della Cei. Segnale eloquente che da Casa Santa Marta è arrivato un alt, fermo e chiaro, alle polemiche con Conte. Tutto ciò nonostante sia stata la Segreteria di Stato vaticana a dare il via libera alla Cei di innescare lo scontro con Palazzo Chigi. Così come non mancano reazioni abbastanza dure contro il governo da parte dell’episcopato italiano. Dal cardinale Angelo Bagnasco, presidente dei vescovi europei e per dieci anni alla guida della Cei, che definisce una “disparità di trattamento inaccettabile” la decisione del governo di aprire i musei e di vietare le messe.

Parole ancora più forti arrivano dal vescovo di Ascoli Piceno, monsignor Giovanni D’Ercole, che afferma che “è una dittatura quella di impedire il culto perché è un diritto fondamentale sancito dalla Costituzione. Su questo non possiamo fare sconti. La Chiesa non è il luogo dei contagi. I funerali ce li avete fatti fare come dei cani. La gente ha sofferto”. Per Marco Tarquinio, direttore di Avvenire, il quotidiano della Cei, “gli errori si possono fare e si possono riparare. Dimostrarlo, nel tempo lungo della corresponsabilità che ci sta davanti, darà più forza e più serenità a tutti”. E ha aggiunto: “Sarà molto difficile far capire perché, ovviamente in modo saggio e appropriato, poco a poco si potrà tornare in fabbriche e in uffici, entrare in negozi piccoli e grandi di ogni tipo, andare in parchi e giardini e invece non si potrà partecipare alla messa. Sarà difficile perché è una scelta miope e ingiusta. E i sacrifici si capiscono e si accettano, le ingiustizie no”.

Affermazioni abbastanza nette anche da Vincenzo Morgante, direttore di Tv2000, l’emittente della Cei: “La cosiddetta fase due prevede già la riapertura di fabbriche, uffici, bar, parrucchieri, giardini ma non la celebrazione delle funzioni religiose al di là, ed era ora, dei funerali. L’esercizio del culto, che riguarda i fedeli di tutte le religioni, nel decreto del governo viene regolamentato nello stesso comma che disciplina le sale bingo. È bene ricordare l’importanza della libertà religiosa espressamente tutelata dall’articolo 19 della nostra Costituzione a vantaggio di tutti. Ma, al di là dei profili giuridici, rimane la sostanza della questione”.“La Cei – ricorda Morgante – ha destinato centinaia di milioni di euro per interventi di sostegno sul territorio, a partire dalle strutture sanitarie in seria difficoltà. Si tratta della stessa Chiesa che oggi, dopo aver rispettato da subito rigorosamente e con non pochi sacrifici le prescrizioni delle pubbliche autorità in materia di tutela sanitaria, chiede di poter tornare a celebrare messa con il popolo organizzando, in sicurezza, senza imprudenze o superficialità, la vita delle proprie comunità”. Parole sulle quali, però, pesa la ferma e chiara presa di posizione del Papa.


 

 

 

Raggiunti i 200mila casi, meno nuovi contagi, decessi 382Lombardia, tornano a crescere i positivi

Raggiunti i 200mila casi, meno nuovi contagi, decessi 382
Lombardia, tornano a crescere i positivi---28-04-20

"Epidemia lunga un anno, 70 mila vittime". Tutti i rischi della fase 2 senza tamponi. Lo studio italiano su Nature Medicine di ELENA DUSI

Il report che ha convinto il premier: "Con riapertura totale 151mila in terapia intensiva"
Conte: concreto rischio ritorno contagio

Le raccomandazioni del comitato tecnico scientifico che hanno ispirato l'ultimo decreto
TUTTI I DATI La sola riapertura delle scuole porterebbe quasi 50 mila in rianimazione

 

 

Meno di 2 mila ricoverati in terapia intensiva per la prima volta dopo 42 giorni
 

I dati odierni confermano trend in calo dei

 contagi. Nelle ultime 24 ore ancora 333 decessi----27-04-20

"Epidemia di oltre un anno e 70 mila vittime". Tutti i rischi della fase due senza tamponi

"Epidemia di oltre un anno e 70 mila vittime". Tutti i rischi della fase due senza tamponi

Lo studio di un gruppo di atenei italiani su Nature Medicine. Giulia Giordano, dell'università di Trento: "Un allentamento senza regole porterà a un continuo aumento dei contagi. Con tamponi e tracciamento dei contatti, potremmo compensare la fine del lockdown. E il tasso di replicazione resterebbe simile all'attuale"

Epidemia ancora in pieno corso alla fine dell'anno, conto delle vittime che solo nel primo anno arriva a 70 mila. E’ quel che potrebbe accadere in Italia nella Fase 2. A disegnare le curve non è solo il Comitato Tecnico Scientifico, che orienta le scelte del governo e che prevede una possibile nuova crisi delle rianimazioni l’8 giugno, se l’attenzione non resterà alta.

Questa volta i dati arrivano da una ricerca universitaria, cui collaborano ingegneri delle università di Trento, di Udine e del Politecnico di Milano, insieme con i medici del San Matteo di Pavia, incluso Raffaele Brunol’infettivologo che ha curato il “paziente uno”, il 38enne Mattia. Lo studio, ricco di curve e di scenari, è pubblicato su Nature Medicine. Giulia Giordano, ingegnere dell'università di Trento, ne è la prima autrice.

"Abbiamo fatto almeno tre ipotesi diverse. Con il mantenimento di un lockdown ferreo l’epidemia si esaurirebbe in uno-due mesi. Passando alla fase due senza tamponi e senza controllo dei contatti potremmo arrivare a 70 mila vittime e i contagi resterebbero sostenuti: alla fine dell'anno l'epidemia sarebbe ancora in corso e la conta dei morti continuerebbe nel 2021. Allentando il lockdown, ma mantenendo l’attenzione estremamente alta sui nuovi focolai, con test fatti rapidamente ed estensivamente, l’epidemia resterebbe più o meno ai livelli di contrazione attuale, con un tasso di replicazione di 0,77, leggermente superiore a quello di oggi, e si concluderebbe entro l'anno con un numero totale di vittime fra 30 e 35 mila".Come disegnate questi scenari?
"Abbiamo messo insieme competenze diverse: mediche, matematiche e ingegneristiche. Io in particolare mi occupo di sistemi di controllo. La mia specialità è prendere dati e formalizzarli all'interno dei modelli. Ma trattandosi di un virus nuovo, i medici del San Matteo ci hanno aiutato a tracciarne le caratteristiche. Con i numeri dei contagi del primo mese, abbiamo creato un modello che è in grado di riprodurre i dati e anticipare anche l’andamento dell’epidemia nel futuro. Modificando alcuni parametri, come appunto la rigidità del distanziamento sociale, siamo in grado di vedere come reagiranno le curve"."Abbiamo tenuto conto anche degli asintomatici che non ricevono un test. Nessuno conosce il loro numero preciso, nella realtà, ma ci siamo basati sul censimento di tutta la popolazione fatto a Vo'. Calcoliamo che i non diagnosticati siano fra il 30 e il 40% dei contagiati. Il picco fra i pazienti diagnosticati sarebbe stato raggiunto in Italia tra il 15 e il 20 aprile, quello fra i positivi in totale, inclusi i non diagnosticati, circa una settimana prima. Ma nello scenario peggiore vediamo che la curva continuerebbe a salire. E quel che oggi chiamiamo picco verrebbe presto superato da un nuovo aumento dei contagi".


Nel vostro studio parlate di "tracciamento aggressivo". Quali sono esattamente le misure di controllo dell'epidemia che eviterebbero lo scenario peggiore?
"Tutte le misure che permettono di identificare precocemente i positivi e interrompere le catene di contagio, oltre a un rispetto ferreo delle regole d'igiene e della distanza fra le persone. Non distinguiamo fra app o altri metodi. Ma confidiamo che lo strumento principale resterà il tampone, da fare il prima possibile a tutti i sospetti contagiati e ai loro contatti".
 


 

 

 

Dal 4 maggio sì agli incontri con i parenti (con mascherina). Il 18 riaprono i negozi e dal primo giugno bar e ristoranti Il testo

Consentita attività motoria individuale e rientri a casa per chi è rimasto bloccato. Resterà l'autocertificazione. No alle messe, sì ai funerali ma solo per i parenti stretti

Il DPCM del 26 aprile 2020

Se hai difficoltà a visualizzare il contenuto nel box qui sotto, clicca su questo link per scaricare la versione pdf del documento completo

 

Il bilancio del 26 aprile: cala il numero di morti (260), ma tornano a crescere i malati. 26-04-20

Dopo giorni di flessione, aumentano gli attualmente positivi. Calano i ricoverati. I guariti sono circa 1800. Il Piemonte è la regione dove il rapporto nuovi casi su tamponi effettuati è più alto. Tutti i dati regione per regione a cura di ALESSIO SGHERZA

In Lombardia torna a salire il numero dei contagi. 56 vittime

Continua a diminuire il numero dei ricoverati in terapia intensiva e nei reparti Covid-19

 

Nel mondo oltre 200mila morti e 2,8 milioni di casi. L'Oms: niente prove che i guariti diventino immuni--25-04-20

Bollettino: un nuovo caso ogni 27 tamponi, livello mai così basso. Ancora 415 morti

Cala la percentuale di nuovi malati in Lombardia. Tutti i dati regione per regione: nessun morto in Calabria, una sola vittima in Molise, Basilicata, Val d'Aosta, Sardegna e Umbria  25-04-20

Altri 420 morti, ma calano ancora ricoverati e positivi. Milano in controtendenza: contagi due volte la media. 24-04-20---In tutta Italia altri 3200 casi, tasso all’1,56 in

 leggera crescita su giovedì. I morti sono quasi 26mila, ma continua a calare la pressione sugli ospedali. Dati negativi nel capoluogo lombardo: crescita torna al 3,4%---Disoccupazione in aumento all’11,6%, redditi giù del 5,7%. Se nella seconda parte dell’anno l’epidemia rialza la testa serviranno nuove chiusure e andrà ancora peggio: pil a -10,6%

 

'Recovery Fund urgente', ok Ue alla richiesta di Conte.
Merkel: "Tutti d'accordo sullo strumento, il disaccordo è su come finanziarlo"
24-04-20

Svolta Bce: accetterà obbligazioni "spazzatura" e anche i bond delle imprese

La scelta della Banca centrale europea mette al riparo il debito dei paesi membri più a rischio da eventuali bocciature delle agenzie di rating. La decisione coinvolge anche i bond delle imprese.  Alla vigilia del Consiglio europeo chiamato a decidere come e quanto l’Europa aiuterà i Paesi membri alle prese con il coronavirus, la Bce compie un altro passo per fronteggiare lo choc economico e finanziario che ne deriva. Il consiglio direttivo guidato da Christine Lagarde, riunito in videoconferenza, ha stabilito che la banca centrale accetterà anche i titoli di Stato e i bond societari con rating “junk” (anche detti “spazzatura”, perché senza le caratteristiche che li rendono adatti agli investitori istituzionali) a garanzia della liquidità che fornisce alle banche.

La decisione riguarda tutti i titoli che avevano un merito di credito “investment grade”, superiore a quello junk, al 7 aprile, e li mette al riparo da eventuali tagli del rating. La mossa, presa in passato per il debito della Grecia, arriva dopo una serie di misure espansive della politica monetaria di Francoforte, che ha lanciato acquisti per 750 miliardi di euro sui titoli sovrani europei a fine marzo. Si tratta di un’iniziativa che potrebbe interessare l'Italia, dove il debito pubblico aumenterà in modo rilevante per le misure di argine e di rilancio del Covid 19, e con un Pil 2020 stimato in calo attorno al 10%. Il rating del Btp nazionale si posiziona due gradini sopra il livello spazzatura secondo S&P, che giusto nelle prossime ore rivedrà il suo giudizio. Siamo invece solo un gradino sopra il junk per Moody's, chiamata a esprimersi a giugno.Il rifiuto dei titoli a garanzia della liquidità Bce, che relegherebbe le banche locali alla più costosa ricerca di liquidità d'emergenza 'Ela', scatta quando il junk è sancito da tutte le quattro principali agenzie di rating (ci sono anche Fitch e Dbrs). Una prospettiva lontana. Ma quando i mercati sono nervosi è meglio muoversi con prevedibilità e in anticipo. E il differenziale tra il Btp e il Bund tedesco è proprio una spia tra le più osservate a Francoforte, dato che l’Eurotower in queste settimane è il principale (e tra gli unici) compratore di titoli di Stato italiani.

Alcuni ritengono che la nuove misura della Bce preluda a un altro ennesimo rilancio della Bce sugli acquisti di debito per fronteggiare la crisi innescata dal Covid-19. Lo si capirà solo dopo il consiglio dell’Eurotower del 30 aprile: anche se le ipotesi per cui, come già accade per centinaia di miliardi messi in campo negli Usa e scaricati sulla Fed, anche la banca centrale dell’Europa possa alzare la posta messa sul tavolo con le misure di acquisto del debito attuali, già pari a 1.100 miliardi, fin quasi a raddoppiarla, tenendo sul proprio bilancio quegli oneri sine die.

https://www.repubblica.it/economia/finanza/2020/04/22/news/svolta_della_bce_accettera_anche_le_obbligazioni_spazzatura_-254747934/?ref=RHPPTP-BH-I254819593-C12-P4-S5.3-T1

Coronavirus, Vincenzo De Luca: "Mi hanno chiesto se ripartirà la movida. Si sono bevuti il cervello"

L'Italia inizierà a breve a riaprirsi. E così il presidente della Campania, Vincenzo De Luca, ha spiegato in una diretta Facebook cosa dovranno aspettarsi i cittadini della sua regione: una prima ripresa delle attività economiche e una riapertura delle città. "Chiarisco che il rigore nei comportamenti dovremo mantenerlo: sarà obbligatorio dopo il 1 maggio indossare le mascherine", ha specificato. "Non è che torniamo a tre mesi fa... Lo dico perché qualcuno mi ha mandato delle lettere: 'Ma con queste decisioni non è che noi possiamo riprendere la movida?'. La mia risposta è semplice: ma tu sei scemo? C'è gente che si è bevuta il cervello e che non ha ancora capito che noi riprendiamo con un contesto di prudenza", ha aggiunto il governatore.

 

Cura Italia: ok Camera a fiducia con 298 sì


 

 

 

 

Con il Cura Italia, a metà marzo, il Governo ha stanziato 25 miliardi per il contrasto al coronavirus, intervenendo sul potenziamento del Sistema sanitario, sostegno all'occupazione e ai lavoratori

 

Con 298 sì, 142 no e 2 astenuti la Camera ha concesso la fiducia al governo posta sul decreto legge Cura Italia. Dopo una breve sospensione la seduta proseguirà con l'esame degli ordini del giorno. Per domani è atteso il voto finale.

La seduta, quindi, riprenderà domani mattina alle 8,30 con l'illustrazione e il voto sugli ordini del giorno. A seguire si svolgeranno le dichiarazioni di voto e il voto finale. Con il via libera di domani da parte della Camera il decreto diventa legge. Non c'è una indicazione precisa sull'orario del voto definitivo in quanto in Conferenza dei capigruppo non si è raggiunto un accordo.
 

 

Sull'ammissibilità degli odg c'è stato poi un battibecco tra il presidente di turno, Ettore Rosato, e FdI. Dura la replica di Rosato: "Assicuro che mai nessuno della presidenza prende o prenderà mai in giro" i deputati e l'Aula, "e la presidenza mai utilizzerà in maniera strumentale una pausa dei lavori per favorire interessi di parte".

Con il Cura Italia, a metà marzo, il Governo ha stanziato 25 miliardi per il contrasto al coronavirus, intervenendo sul potenziamento del Sistema sanitario, sostegno all'occupazione e ai lavoratori, supporto al credito per famiglie e pmi, sospensione degli obblighi fiscali. Molte delle misure, adottate per coprire la falla provocata dall'emergenza sanitaria, sono state poi riprese e modificate nei successivi decreti.

Dopo averla posta al Senato in prima lettura, per velocizzare i tempi in mancanza di un accordo fra maggioranza e opposizione, con la fiducia alla Camera il Governo ha avviato, ora, il provvedimento al voto finale in Parlamento.

 

Recovery Fund, Mes, Sure e nuovo bazooka Bce: cosa c'è nell'arsenale europeo anti crisi da oltre 2000 miliardi Videoscheda

 

Il bilancio: un solo nuovo contagio ogni 25 tamponi, il dato più basso da inizio epidemia. 464 i morti, 2600 nuovi positivi. 23-04-20

Più di un milione di euro per la nave-ospedale di Toti. Un posto letto? A terra costa fino a dieci volte di meno. L’accordo con l’armatore Aponte prevede una spesa di 1,3 milioni per il primo mese e mezzo, a carico della Protezione civile. “Tetto massimo, si spenderà meno”, assicurano da Roma. Il governatore: “Può ospitare fino a 300 persone”. Ma in Liguria ci sono diverse strutture libere dove i posti letto sarebbero costati molto meno. Il Pd: “Operazione pubblicitaria”

Mafia e virus – Ora pure Raffaele Cutolo vuole tornare a casa: chiesti gli arresti domiciliari. Di Matteo: “Lo Stato sembra cedere al ricatto”

Le anticipazioni sul Def: scostamento deficit da 55 miliardi, la crescita a -8 per cento

Il ministero dell’Economia prevede un disavanzo al 10,3% del Pil. L'anno prossimo il rimbalzo dell’economia sarà del 4,7 per cento

Sono ore frenetiche per la stesura del Def. Non è ancora certo che il Consiglio dei ministri convocato per approvarlo si riunisca oggi, ed è possibile che slitti a domani o addirittura al week end. Ma nel frattempo trapelano le cifre del Documento, sulla portata dello scostamento di bilancio e sulla dimensione delle misure che saranno contenute nel nuovo decreto (il cosiddetto dl aprile) per affrontare l'emergenza.
 
Ecco le principali: il ministero dell'Economia prevede un calo del Pil nel 2020 dell'8%, mentre nel 2021 immagina un secco rimbalzo, con un +4,7%. Nel 2020, il deficit tocca le due cifre e si attesta, questa la previsione, al 10,3%. Lo scostamento di bilancio complessivo è di 55 miliardi, dunque diversi miliardi di più di quelli ipotizzati inizialmente da Roberto Gualtieri. Nel complesso, il saldo netto da finanziare è di 161 miliardi di risorse, tra cui 50 da Cassa depositi e prestiti e 30 di garanzie. Il Mef è al lavoro per gli interventi necessari per superare l'emergenza. Tra questi, 2,3 miliardi saranno dirottati per la Salute, soprattutto per il potenziamento delle terapie intensive. E 274 milioni saranno impiegato per azzerare l'Iva sui dispositivi medico sanitari. Un miliardo e mezzo andrà alla Protezione civile, 130 milioni alla sicurezza e 90 alla Difesa.

Per la Cig serviranno 13 miliardi. La disoccupazione per colf e badanti "congelate" impegnerà per 1,3 miliardi, mentre 500 milioni serviranno per i congedi parentali e bonus baby-sitter. In agenda anche il rinnovo del sostegno mensile per gli autonomi: è rifinanziato per i prossimi due mesi. Il primo mese costerà 4 miliardi, il secondo 3 miliardi: in tutto 7 miliardi di intervento in sessanta giorni. l decreto 2,5 miliardi saranno dedicati al Turismo, 270 milioni allo sport. E ancora: 4,1 miliardi ai Comuni, 2 alle Regioni. Altri 2,5 miliardi, invece, saranno distribuiti mediando tra le richieste dei dicasteri: 1 miliardo, ad esempio, sarebbe la richiesta per Ferrovie; 2 mld per l'agricoltura, 1,4 per l'adeguamento edilizio delle scuole; 380 milioni per la disabilità. 

Credito alle imprese, protezione degli asset italiani e rinvio delle scadenze fiscali: via libera al dl liquidità. Conte: ‘400 miliardi di garanzie, iniziativa poderosa’ 06-04-20

“Un’enorme potenza di fuoco”. Sono queste le parole che Giuseppe Conte utilizza per presentare l’ultimo decreto approvato dal consiglio dei ministri per combattere l’emergenza economica legata al coronavirus. ”Diamo liquidità immediata per 400 miliardi di euro alle nostre imprese”, ha esordito il premier in conferenza stampa

https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/04/14/dl-liquidita-via-libera-dalla-commissione-ue-online-il-modulo-per-chiedere-la-garanzia-del-100-su-prestiti-fino-a-25mila-euro/5769144/

 

Confindustria: ‘Pil a -6% se si riapre a maggio’. Ma al Nord è boom di deroghe per le imprese. Dalla Banca d’Italia 8,9 miliardi allo Stato. 31-03-20

Coronavirus – Verso ok a spostamenti dal 4 maggio, non tra regioni. Dall’11 riapertura dei negozi al dettaglio, a seguire bar e ristoranti. 23-04-20

Un “allentamento” della stretta, ma non uno “stravolgimento” delle misure di contenimento del Covid-19. Il piano messo a punto dalla task force guidata da Vittorio Colao, alla base della Fase 2, “prevede una ripartenza sempre all’insegna della massima cautela” nella consapevolezza che si dovrà sempre tenere sotto controllo la curva epidemiologica e “non farsi trovare impreparati in caso di una possibile risalita”, spiegano fonti di Palazzo Chigi dopo una giornata di incontri. Prima con gli esperti coordinati dall’ex manager di Vodafone, poi le parti sociali, quindi la cabina di regia con RegioniAnci e rappresentan. Saracinese su per i negozi l’11, poi bar e ristoranti – Tradotto nella pratica: il 4 maggio sarà possibile uscire da casa e spostarsi solamente all’interno della regione di residenza, ma le aperture si conteranno con il contagocce. Per dire: è previsto che i negozi al dettaglio possano alzare la saracinesca da metà di maggio, solo dopo toccherà a bar e ristoranti. Insomma, l’ipotesi è che nel giorno più atteso dall’inizio del lockdown queste attività restino ancora ferme ma con la possibilità di eccezioni, come consentire la vendita da asporto per la ristorazione, che si aggiungerebbe alle consegne a domicilio, già permesse. Non sarebbero ancora definite date, ma un’ipotesi sarebbe far riaprire i negozi dall’11 maggio, la ristorazione una settimana dopo. L’ufficialità, come anticipato dal premier, arriverà entro la settimana e indicherà nel dettaglio il programma nazionale. Dovrebbe farlo tra venerdì e sabato. Con una specifica, anticipata dal ministro della Salute Roberto Speranza, che durante l’incontro con le Regioni avrebbe spiegato che bisognerà adattare alla evoluzione del livello R0 le scelte sia in termini di nuove aperture che di eventuali ritorni a chiudere.La posizione di sindacati ed enti locali – CgilCislUil hanno ribadito che il protocollo dello scorso 14 marzo “deve restare punto di riferimento imprescindibile per garantire la sicurezza dei lavoratori coinvolti, quale condizione necessaria a riprendere la produzione e a dare un futuro al Paese”. I dispositivi di sicurezza, gli strumenti di screening, le attività negli appalti, ad esempio, ad oggi – dicono – “non sono ancora sufficienti per garantire quella condizione. Così come si pone un problema di assicurare il distanziamento sociale sui mezzi di trasporto pubblico che saranno utilizzati dai lavoratori”. Stesse richiesta da parte dell’Anci: quattro le richieste avanzate dal presidente Antonio Decaro. La prima riguarda le mascherine, “su cui non ci possono essere speculazioni”. E per questo “è necessario fissare un prezzo calmierato”. Secondo punto: “fissare una capienza massima” sui mezzi pubblici usati dai lavoratori, ai quali andranno proposti anche “incentivi all’acquisto di bici e monopattini elettrici”. Un’ultima richiesta riguarda i figli di chi tornerà al lavoro: “Pensiamo – ha detto Decaro – che si debbano estendere il bonus baby sitter e autorizzare le attività del terzo settore ad accogliere i bambini”. Sul tema dei mezzi pubblici, durante la cabina di regia, è intervenuta anche la sindaca di Roma, Virginia Raggi, avvisando che c’è “la necessita di un ristoro per la mancata bigliettazione”, altrimenti “le aziende collassano e gli italiani restano senza servizi”. Sugli stessi temi si sono concentrate le richieste della Regione Lombardia, che chiede anche certezze sul “come” e “quando” si potrà ripartire.Cosa c’è nel memorandum della task force di Colao – Al centro dei vari incontri c’è sempre il memorandum della task force guidata da Colao, che ne ha illustrato a Conte il contenuto. Il documento è stato ultimato martedì sera in una riunione plenaria della commissione e ha al centro le modalità di riavvio delle attività produttive e il sistema del trasporti pubblici, sui quali – secondo Colao – tornerà circa il 15% di coloro che li utilizzavano prima della crisi sanitaria. La Fase 2 coinvolgerebbe tra i 2,7 e i 2,8 milioni di lavoratori e tra i tanti punti discussi ci sono appunto l’utilizzo dei mezzi pubblici nel rispetto delle disposizioni di sicurezza, l’aggiornamento del protocollo di sicurezza con i sindacati del marzo scorso che verrà discusso giovedì mattina, la questione della disponibilità e del prezzo dei dispositivi di protezione, su tutto le mascherine. L’elenco di proposte, insieme ai suggerimenti della comunità scientifica, verrà utilizzato dall’esecutivo per elaborare la propria strategia che, come detto, Conte ha promesso di annunciare entro la fine della settimana.

.La Fase due partirà dal 4 maggio, ma sul tavolo del governo c’è anche l’ipotesi di rimettere in carreggiata anche le attività produttive che sono in grado di garantire la massima sicurezza ai propri dipendenti già a partire dal prossimo 27 aprile. Non si tratterebbe, dunque, solo di estendere la cosiddetta lista Ateco in capo al ministero dello Sviluppo economico, “ma consentire a chi è nelle condizioni di farlo” di riaprire i battenti. L’idea che sarebbe stata avanzata, riferiscono fonti di governo, da Vittorio Colao nel corso della conference call ‘allargata’ di questa mattina con la regia di Palazzo Chigi. “Ogni valutazione dovrà essere affrontata con le parti sociali, per il momento si tratta di una possibilità”, chiariscono diverse fonti. Nel governo – e come detto c’è il “no” dei sindacati – però c’è chi nutre diversi dubbi, riconoscendo le difficoltà nell’individuare chi sia realmente pronto a ripartire: “E’ un gran casino“, riconosce uno dei ministri presenti alla riunione, stando alla ricostruzione fornita dalla Adnkronos. Perché oltre a individuare i requisiti necessari – dagli spazi nei reparti, ad esempio, ai dispositivi di protezione individuale – c’è da considerare il braccio di ferro con i sindacati che una decisione di questo tipo potrebbe innescare. “Quelle sul tavolo sono solo ipotesi – ha spiegato la stessa fonte – al momento di certezze non ce ne sono”.

Coronavirus, analisi dell’Istituto Cattaneo: “Il numero dei morti doppio rispetto a quanto comunicato dalla Protezione Civile”

Coronavirus, analisi dell’Istituto Cattaneo: “Il numero dei morti doppio rispetto a quanto comunicato dalla Protezione Civile”

Dati sottostimati, pazienti invisibili e morti non classificate. Da giorni il dubbio che l'epidemia di sia più vasta e profonda di quanto apparisse era presenti sui media e nelle richieste di sindaci e

Dati sottostimati. Pazienti invisibili e morti non classificate. Da giorni il dubbio che l’epidemia di Covid 9 sia più vasta e profonda di quanto apparisse era presenti sui media e nelle richieste di sindaci e amministratori. Oggi oltre alla pubblicazione dei primi dati Istat – che indica che il numero dei decessi al Nord è raddoppiato con una stima del 337% per la sola Bergamo – c’è l’analisi più ampia ed estesa a 1080 degli 8000 comuni italiani dell’Istituto Cattaneo di Bologna. Alla domanda su quanti decessi in più ha provocato l’epidemia nel nostro paese, l’Istituto risponde che “il numero di decessi riconducibili a Coronavirus in Italia risulta comunque il doppio di quello a cui si arriva sulla base dei numeri relativi ai pazienti deceduti positivi al test per Covid-19, comunicati dalla Protezione Civile“. Il confronto dei dati riguarda il periodo 21 febbraio-21 marzo e la media dello ste......Infatti al 21 marzo 2020 i pazienti deceduti positivi al Covid-19 erano 4.825, ma la differenza, rilevata dalla nostra analisi, tra i decessi nel 2020 e la media dei decessi nel periodo 2015-2019, per il periodo che va dal 21 febbraio al 21 marzo, era già 8.740. E questo valore fa riferimento a un campione che include solo mille degli oltre 8mila comuni italiani, equivalenti a 12,3 milioni di abitanti su un totale di 60,4 milioni. Anche sotto un assunto di massima prudenza, in base al quale nei rimanenti 7mila comuni non dovessero rivelarsi scostamenti rispetto alla mortalità media degli anni precedenti, il numero di decessi riconducibili a Coronavirus in Italia risulta comunque il doppio di quello a cui si arriva sulla base dei numeri relativi ai pazienti deceduti positivi al test per Covid-19, comunicati dalla Protezione Civile. Nelle regioni del Nord fino al 75% di morti in più – Il semplice confronto di questi due valori, spiegano i ricercatori, rivela le dimensioni della crescita della mortalità e la variabilità territoriale di tale crescita. In Lombardia il numero di morti nel periodo considerato è stato più che doppio rispetto allo stesso periodo nei cinque anni precedenti. In Emilia-Romagna la crescita è stata superiore al 75%, mentre in Trentino-Alto Adige e in Piemonte è stata comunque superiore al 50%. Il Sud e le Isole non risultano immuni a queste percentuali. La variazione del numero di morti, secondo l’analisi dell’Istituto nel Sud e Isole è stata del 40,2%, un valore pari a quello del Veneto, e superiore al 35% registrato dalla Liguria. I ricercatori hanno osservato anche la variazione nella mortalità tra uomini e donne. La maggiore vulnerabilità degli uomini al coronaviru è ormai nota. Ma per gli studiosi anche l’osservazione delle differenze nella crescita dei decessi tra uomini e donne rivela, tuttavia, l’esistenza di differenze territoriali non trascurabili. Queste sono molto consistenti nelle regioni del Nord (sono più che doppie in Trentino-Alto Adige), più deboli dove la crescita è stata relativamente più contenuta, come nel Centro Italia, nulle al Sud. La crescita dei decessi si è innescata tra la fine di febbraio e i primi giorni di marzo. Il numero di morti prende a salire rapidamente ben oltre i valori precedenti.

A iniziare è la Lombardia alla fine di febbraio, seguita dall’Emilia-Romagna ai primi di marzo. La crescita appare più lenta in Piemonte, in Veneto e nel Centro. Il caso del Sud merita qualche considerazione a parte. I dati confermano che anche al Sud e Isole, pur con dimensioni più contenute, già a partire dagli inizi di marzo, si era verificato uno scostamento rispetto all’andamento pre-crisi, e che un altro è iniziato dopo la fine della seconda settimana, e sarebbe ancora in corso.

Le città con più decessi. Non solo Bergamo– Le cronache dei giorni scorsi hanno riportato come alcuni città siano state più colpite. Nessuno dimentica la sfilata di mezzi militari impegnati a trasportare dal territorio di Bergamo decine di bare. La città lombarda e con Piacenza, Parma o Brescia, sono da tempo al centro dell’interesse degli osservatori. Ma ci sono altri centri PesaroCremona, Biella, sono rimasti finora lontani dai riflettori. La crescita della mortalità è stata superiore anche in altre aree, lontane da quelle considerate focolai di contagio, e che probabilmente questi decessi sono avvenuti tra le pareti domestiche e senza che venisse condotto il test per rilevare la presenza del virus. Anche nel caso delle città, le serie temporali rivelano lo scostamento della mortalità dall’andamento precedente all’emergenza. Nei comuni capoluogo considerati, la crescita dei decessi si innesca tra la fine di febbraio e i primi giorni di marzo, e nella seconda settimana di marzo raggiunge un picco.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/04/01/coronavirus-listituto-cattaneo-il-numero-dei-morti-in-italia-e-raddoppiato-in-emilia-romagna-registrato-il-75-di-decessi-in-piu/5757156/

 

“La Cina ha fornito intenzionalmente numeri falsi su morti e contagiati”

 

Sia all’interno, sia all’esterno della Cina, c’è scetticismo sui dati comunicati da Pechino, che ha ripetutamente rivisto la sua metodologia per il conteggio dei casi, escludendo del tutto per settimane gli asintomatici. Solo oggi ne ha aggiunti più di 1.500 al suo totale. E anche un servizio del quotidiano cinese Caixin nei giorni scorsi ha ipotizzato, osservando le lunghe file nelle pompe funebri di Wuhan e le migliaia di urne trasportate ogni giorno nei loro magazzini, che i numeri delle vittime potessero essere molto più alti. Bloomberg sottolinea che non solo della Cina si pensa a dati sottostimati, bensì anche di Iran, Russia, Indonesia, Corea del Nord, Arabia Saudita ed Egitto.

Record di guariti: 2.943 in un giorno. 437 nuove vittime, contagi in leggero aumento. 437 morti in 24 ore: in totale sono più di 25mila. 22-04-20

 

Conte: “Riaprire tutto subito sarebbe irresponsabile. Entro domenica il piano nazionale per la fase due”. Arcuri: “Alternativa alla app è allungare il lockdown”.21-04-20

Il bilancio di oggi: calano ancora gli attualmente positivi, 534 morti.

Lombardia, morti in aumento: 203. Calano ricoveri e terapie intensive. Ma a Milano contagi ancora alti

Meno 50 ricoverati in un giorno in terapia intensiva, ma a Milano e provincia 408 casi positivi in 24 ore su 960 in tutta la Regione

Il bilancio della Protezione civile. I morti sono 454, i guariti 1.822, i nuovi positivi 2.256 20-04-20

 

Lopalco: "Non c'è solo R0 da tenere d'occhio". Così l'epidemiologo spiega gli indicatori chiave per la fase 2

Bisogna avere tamponi a sufficienza per affrontare eventuali focolai di ritorno, mettere in piedi un sistema di sorveglianza sul territorio ed essere capaci di ricostruire le catene di trasmissione per bloccarle il più rapidamente possibile. "Per decidere quando avviare la fase 2" contro l'epidemia da coronavirus "non mi fiderei del valore di R0" che indica quante persone infetta un paziente positivo al nuovo coronavirus, "né tanto meno del numero di casi che tende a zero". Pierluigi Lopalco, docente di Igiene all'università di Pisa e coordinatore della task force per le emergenze epidemiologiche della Regione Puglia, in un intervento sul portale 'Medical Facts' del virologo Roberto Burioni suggerisce anche altri parametri da considerare e spiega: "Servirebbe che almeno 4 o 5 degli indicatori" suggeriti, "che rappresentano solo un piccolo esempio, avesse un valore soddisfacente rispetto a uno standard"."Prima di allentare il lockdown e tornare progressivamente a una ripresa delle attività produttive e sociali, il Governo dovrebbe analizzare alcuni indicatori". E li elenca lo stesso Lopalco: "Quanti tamponi per 1.000 abitanti si riesce a fare in una settimana? Quanti tamponi sul totale risultano positivi? Qual è la quota di casi di Covid-19 registrati dal sistema di sorveglianza di cui non si conosce l'origine? Quanti focolai di trasmissione (catene di contagio) sono ancora aperti? Qual è la quota di casi Covid-19 che giungono alla segnalazione per la prima volta come 'casi gravi'? Esiste un sistema di sorveglianza di 'tosse e febbre' diffusa sul territorio attraverso pediatri di famiglia e medici di medicina generale che segnali precocemente eventuali focolai epidemici? Esiste un sistema di allerta che in tutti gli ospedali del territorio sia in grado si segnalare un eccesso di ricoveri di malattia respiratoria acuta grave?".

Allarme ripartenze, centomila aziende riaprono con l'autocertificazione ai prefetti

Il ministro dello Sviluppo Patuanelli sulla fase 2: "Il governo sta valutando la possibilità di regionalizzare le decisioni". Oltre centomila aziende stanno riaprendo, sono già ripartite o non hanno mai smesso di produrre, malgrado il lockdown. E con sostanziali dubbi sul rispetto dei protocolli di sicurezza. L'allarme lo lancia ufficialmente il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi: "Decidere quando sbloccare le attività produttive spetta al governo, che dice che non è ora. Benissimo. Ma c'è una grande contraddizione con il fatto che con una semplice comunicazione ...

Coronavirus, l’Osservatorio sulla salute: “In Lombardia e Marche contagi azzerati a fine giugno”. Altri 5 medici morti: sono 136 in totale

Basilicata e Umbria potrebbero registrare “zero nuovi contagi” già domani, il 21 aprile, mentre il Sud Italia potrà forse cominciare a vedere la luce “tra fine aprile e inizio maggio“. Le regioni più colpite dalla pandemia di coronavirus invece, dove la diffusione di è iniziata prima, saranno “verosimilmente” le ultime ad uscirne, perciò i contagi si dovrebbero azzerare “non prima di fine giugno in Lombardia e nelle Marche“. Questo è lo scenario ipotizzato dall’Osservatorio nazionale sulla salute nelle Regioni italiane, coordinato da Walter Ricciardi, direttore dell’Osservatorio e ordinario di Igiene all’università Cattolica, e da Alessandro Solipaca, direttore scientifico dell’Osservatorio.

In vista della cosiddetta ‘fase 2’ gli esperti stanno tracciando una mappa virtuale per “fornire una valutazione sulla gradualità e l’evoluzione dei contagi, al fine di dare il supporto necessario alle importanti scelte politiche dei prossimi giorni”. La fine dell’emergenza potrebbe avere tempistiche diverse – spiegano – nelle varie Regioni, in base alla loro esposizione all’epidemia. Precisano però che questa analisi non ha la pretesa di individuare la data esatta, “ma la data prima della quale è poco verosimile attendersi l’azzeramento dei nuovi contagi”. Un lavoro che “si basa sui dati messi a disposizione quotidianamente dalla Protezione Civile dal 24 febbraio al 17 aprile”.

In una tabella, l’Osservatorio dettaglia “la data minima di assenza di nuovi casi di contagio” in ogni Regione: Piemonte 21 maggio, Valle d’Aosta 13 maggio, Lombardia 28 giugno, Bolzano 26 maggio, Trento 16 maggio, Veneto 21 maggio, Friuli Venezia Giulia 19 maggio, Liguria 14 maggio, Emilia Romagna 29 maggio, Toscana 30 maggio, Umbria 21 aprile, Marche 27 giugno, Lazio 12 maggio, Abruzzo 7 maggio, Molise 26 aprile, Campania 9 maggio, Puglia 7 maggio, Basilicata 21 aprile, Calabria 1 maggio, Sicilia 30 aprile, Sardegna 29 aprile.

Seppur in calo, è ancora alto il numero dei decessi da coronavirus, anche tra i sanitari: ieri – sottolinea la Federazione nazionale degli ordini dei medici -altri 5 medici hanno perso la vita. Si tratta di Carmela Laino (pediatra), Nicola Cocucci (odontoiatra e medico legale ), Alessandro Preda (medico di famiglia), Italo D’Avossa (virologo e immunologo), Renato Pavero (medico 118). Il totale sale a 136.Anche per questo, l’Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane invita alla prudenza: “Una eccessiva anticipazione della fine del lockdown, con molta probabilità, potrebbe ‘riportare indietro le lancetta’ della pandemia e vanificare gli sforzi e i sacrifici sinora effettuati” nella battaglia contro il nuovo coronavirus. Le proiezioni effettuate dall’organismo per individuare “la data minima di assenza di nuovi casi di contagio” evidenziano che “l’epidemia si sta riducendo con estrema lentezza. Pertanto questi dati suggeriscono che il passaggio alla cosiddetta fase 2 dovrebbe avvenire in maniera graduale e con tempi diversi da regione a regione”.

Tassazione di favore alle multinazionali: così Irlanda, Lussemburgo e Olanda tolgono 6 miliardi all’Italia.

Sicilia – Viaggio tra i nuovi poveri per il Covid. Imprenditori, badanti, chi lavorava in nero: “Alla fame, ma si vergognano a chiedere aiuto”

 

 

433 morti, solo 486 nuovi casi attivi. TI ancora in calo

Sono 178.972 le persone che, in Italia, hanno contratto il

 coronavirus.  Si tratta di 3.047 persone in più rispetto a ieri per una

 crescita dell’1,7%.---19-04-20

QUINDI dal 17 aprile CESSANO LE CONFERENZE QUOTIDIANE. COME CONFERMATO DAL GOVERNATORE IMPERIALE DEL VENETO L'EMERGENZA È CONCLUSA. GIA' PARTITA LA FASE DUE. 18-04-20


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Resta basso il rapporto tra nuovi contagi e tamponi fatti. Morte altre 482 persone

Il primo bilancio diffuso dalla Protezione civile senza conferenza stampa. Continua il calo delle persone in terapia intensiva e quelle ricoverate. I nuovi positivi scoperti nelle ultime 24 ore sono 3.491, per un aumento netto di persone attualmente malate di 809 unità. 18-04-20

Coronavirus, Zaia: "Lockdown? Per il Veneto non esiste più" | De Luca: "Pronto a chiudere i confini della Campania"

Scontro tra le Regioni sulla fase 2 dellʼemergenza

Scontro tra le Regioni sulla fase 2 dell'emergenza coronavirus. Per il governatore del Veneto, Luca Zaia, "in Veneto il lockdown non esiste più. Se dipendesse da me riaprirei tutto il 4 maggio con gradualità e senso di responsabilità". Ma Vincenzo De Luca ribatte: "Se dovessimo avere corse in avanti in regioni dove c'è il contagio così forte, la Campania chiuderà i suoi confini. Faremo una ordinanza per vietare l'ingresso dei cittadini provenienti da quelle regioni".

Coronavirus, Die Welt: “Merkel non ascolti l’Italia, la mafia aspetta i soldi da Bruxelles”. Di Maio: “Vergognoso, Berlino si dissoci”

 

Meno pressione su ospedali, record guariti in 24 ore. “Impedita la diffusione nel Centro-Sud, dato solido”. Ricciardi: “Cauti su riaperture, certa seconda ondata”

I dati della Protezione Civile: 172.434 i casi in totale, 3.493 nelle ultime 24 ore.

Ma in un giorno si contano altre 575 vittime. E’ stato l’ultimo punto stampa quotidiano: diventerà bisettimanale (leggi). Il consulente di Speranza alla Lombardia: “E’ la Regione con i maggiori problemi. Non saggio fare delle aperture a prescindere da valutazioni oggettive” 17-04-20

Protezione civile: 1.189 malati in più, 525 morti, 2.072 guariti. Record di tamponi fatti. 16-04-20

Milano, non c'è tregua: 277 nuovi casi (6160 in totale). In Lombardia 941 contagiati in più. 16-04-20

 

Coronavirus, l’epidemiologo Lopalco: “Così la Lombardia mette tutti a rischio, troppe le deroghe”

 

“Se le aziende riaperte provocassero l’insorgere di nuovi focolai sarebbe un disastro incommensurabile”. Pier Luigi Lopalco – epidemiologo ormai noto al grande pubblico, professore di Igiene dell’Università di Pisa, nominato dal governatore Michele Emiliano responsabile delle emergenze epidemiologiche in Puglia – teme che tutti gli sforzi degli italiani “possano essere vanificati da scelte dettate da […]

Furbetti e pochi controlli: 110mila aziende già riaperte

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/04/16/furbetti-e-pochi-controlli-110mila-aziende-gia-riaperte/5771548/

I pochi controlli, i tanti escamotage consentiti dalle norme e pure qualche furbizia: tutto è stato utile per riaprire imprese non ammesse dal decreto del governo del 22 marzo. É così che molte aziende hanno rialzato i battenti. Fino all’8 aprile erano 2.296 le attività sospese a seguito delle verifiche dei prefetti di tutta Italia. […]

Coronavirus, il Belgio è un caso: primo al mondo nel rapporto tra morti e contagi

 

BRUXELLES - Il caso Belgio: tra ritardi, polemiche e una disastrosa gestione della crisi nelle case di riposo per anziani, qui si registra il tasso di letalità più alto del pianeta tra le persone contagiate. Non solo, il Paese ha il secondo numero di morti per milione di abitanti in Europa. La notizia fa il giro del mondo, arriva anche sulla stampa internazionale, ad esempio il New York Times e Newsweek, mentre nei giorni scorsi, quando il paese stava scalando le classific...

Tre scosse in 24 ore. La terra trema nel Piacentino, aggiungendo paura al dramma del coronavirus che ha colpito molto duramente la zona. La scossa di terremoto più intensa, di magnitudo 4,2  - delle ore 11.42 e ad una profondità di tre km - è stata registrata dall'Ingv in provincia. Ha fatto tremare l’Alta Valnure e l’Alta Valtrebbia, ma è stata avvertita fino a Piacenza città allarmando molti cittadini.


Piacenza, tre scosse di terremoto in 24 ore, la più forte di magnitudo 4,2

 

Quella più intensa avvertita in mattinata nell



I comuni più vicini all'epicentro sono stati Cerignale, Ottone e Ferriere. Già ieri sera, nella stessa zona del piacentino, alle ore 22.02, l'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia aveva registrato una scossa di magnitudo 3,5. Un'altra è stata registrata a cinque chilometri da Cerignale alle 13.16. L'epicentro a 8 chilometri di profondità.
"Uno spavento enorme. Una sensazione bruttissima, e già lo stato d'animo non è dei migliori. Si somma sconforto a sconforto", le parole di Massimo Castelli, sindaco di Cerignale, uno dei territori più colpito dal coronavirus. La scossa, che non avrebbe fatto danni, ha trovato gran parte delle persone in casa "e ha fatto saltare per un qualche momento tutti i meccanismi. Io sono uscito con i pochi dipendenti, per forza di cose per un momento il virus è passato in secondo piano".

Le segnalazioni sono arrivate da tutta la provincia di Piacenza (compresa Val D’Arda e Val Tidone), ma anche da quelle di  Pavia e Parma e anche da diverse zone della Liguria. L'epicentro infatti dista dieci chilometri dal comune di Gorreto e 12 da Santo Stefano d'Aveto, nell'entroterra di levante. "Al momento non abbiamo segnalazioni di danni. Stiamo facendo tutte le verifiche" dice all'Ansa Rita Nicolini, direttrice dell'agenzia regionale di Protezione civile nell'Emilia-Romagna. Si tratta della seconda scossa in poche ore. "Breve, ma piuttosto intensa", dice Nicolini che è in contatto con i tecnici.

Nei giorni scorsi si sono registrate lievissime scosse (magnitudo 1,7 e 1,9), oltre alle due nelle ore scorse; ma non "c'è nessuna sequenza sismica in corso", precisa Salvatore Stramondo, direttore dell'Osservatorio nazionale Terremoti dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv). Si tratta di un'area di media pericolosità sismica, in cui storicamente non sono mai registrati terremoti di forte intensità. "Non sappiamo se ci saranno altre scosse. Possiamo dire che in questa zona del piacentino non ci sono mai state scosse importanti, cioè almeno da 5.5 di magnitudo in su. La sismicità negli ultimi decenni si è sempre attestata su scosse di magnitudo 4.2-4.3", continua. L'evento più rilevante della storia sismica dell'area, in termini di impatto materiale, è probabilmente quello di magnitudo 4.6 del 23 dicembre 1980 (un mese dopo il terremoto dell'Irpinia), che produsse qualche danno lungo la fascia appenninica della parte orientale della provincia di Piacenza, in particolare l'alta Val d'Arda e l'alta Val Nure.

Coronavirus, nella quarantena i ladri di giornali online sono ormai un milione

Tra gli effetti più odiosi e meno conosciuti del Covid 19 ce n'è uno che riguarda la libertà di informazione e la salute di un intero comparto, quello dell'editoria. Da quando il Paese è in lockdown, un milione di italiani, secondo una stima della Fieg e della Guardia di Finanza, legge ogni giorno giornali "pezzottati", o piratati, quelli cioè rubati agli editori e portati ai lettori gratis attraverso le più comuni applicazioni di messaggistica. Un fenomeno illegale - simile a quello che avviene con il calcio, la musica e la cultura - che però anche grazie alla sfacciata complicità dei "giganti del web" - i primi a trarne vantaggio - in questi giorni è definitivamente sfuggito dal controllo dello Stato in un momento in cui la necessità dei cittadini di essere informati è alta come mai.La fotografia impietosa di questa situazione arriva da un report che la Fieg, la Federazione degli editori, ha inviato nelle scorse ore all'Agcom, l'Autorità garante per le comunicazioni chiedendo la chiusura, anche temporanea, di Telegram o quanto meno dei suoi canali dedicati. Un report finito anche sulla scrivania del sottosegretario all'Editoria, Andrea Martella. Che ha sollecitato un intervento immediato. Intervento che però, a detta della stessa Autorità, è difficile possa arrivare. "Fino a oggi - ha scritto il presidente dell'Autorità della garanzia nelle comunicazioni, Angelo Cardani - tutte le segnalazioni inviate alle società che gestiscono i servizi di messaggistica tramite App (TelegramWhatsAppViber) si sono rivelate fallimentari". Una resa totale e senza condizioni di fronte a un fenomeno che è dunque libero di crescere e continuare a erodere mercato e di libertà individuali.Come una lunga inchiesta di Repubblica aveva documentato nei mesi scorsi, in Italia non meno di 500mila persone da anni ricevono, attraverso canali Telegram o chat WhatsApp i giornali italiani in Pdf. Ogni mattina. Gratis. Su questo si era mossa anche la Guardia di Finanza che aveva provveduto a denunciare chi aveva inoltrato le copie pirata dei giornali. Tra questi anche professionisti e militari.Ma recentemente Repubblica ha avuto modo di vedere delle chat in cui a usufruire dei servizi illegali sono anche deputati e senatori della maggioranza di governo. In questi giorni di quarantena i numeri sono letteralmente esplosi. Quasi raddoppiati, secondo i dati della Fieg, sui soli canali Telegram, " siamo passati dai 395.829 iscritti dell'8 gennaio 2020 ai 574.104 del primo aprile 2020". I finanzieri dicono che almeno lo stesso numero li riceve su Whatsapp attraverso chat dedicate. "La stima delle perdite subite dalle imprese editoriali è allarmante - scrive la Fieg - In una ipotesi altamente conservativa, si parla di 670 mila euro al giorno, circa 250 milioni di euro all'anno. Un dato che dovrebbe indurre l'Autorità di garanzia del settore ad intervenire, senza ulteriori indugi, con fermezza, con provvedimenti anche esemplari".

Mes, Conte: “Non ha senso discuterne ora. Mi batterò perché non abbia condizioni vessatorie, alla fine valuteremo. L’ultima parola spetterà al Parlamento”.

Addio a Luis Sepúlveda: la sua incredibile voce, sospesa tra l'America latina a cui apparteneva e l'Europa dove si era rifugiato, si è spenta in un ospedale di Oviedo. Covid-19 ha ucciso anche lui, l'ultimo dei combattenti. Aveva 70 anni.

Esule politico, guerrigliero, ecologista, viaggiatore dal passo ostinato e contrario, esordì con un racconto bollato come pornografia dal preside del suo liceo, a Santiago del Cile. "Era il '63. Ci innamorammo tutti della nuova professoressa di storia. La signora Camacho, una pioniera della minigonna". Un compagno di classe gli chiese di scrivere una storia su di lei. Quindici-diciotto pagine. Finirono nelle mani del preside: "Questa è pornografia", gli disse. Provò a replicare: "Letteratura erotica". "Pornografia - tagliò corto - ma scritta molto bene".
 Raccontava così Sepúlveda, pescando dal cilindro l'ennesimo saporito aneddoto quando di lui i lettori pensavano di conoscere già tutto: i lineamenti forti da guerriero stanco, gli occhi scuri che si accendevano di passioni, l'odore delle tante sigarette fumate. E lo faceva con quel talento da affabulatore che lo rendeva prima ancora che un abile scrittore, un inguaribile cantastorie. Scriveva favole Sepúlveda - e non ci riferiamo solo alla deliziosa Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare - ma ai tanti romanzi al cui centro c'era l'eterna lotta tra il bene e il male. Non amava la cronaca puntigliosa, credeva che la letteratura fosse finzione e intrecciava i fili della narrativa per dare vita a personaggi picareschi e trame avventurose inzuppate di passioni e ideali. I suoi ovviamente, quelli per cui aveva lottato, viaggiato e infine scritto.
 
Con il suo esordio - Il vecchio che leggeva romanzi d'amore, dedicato a Chico Mendes - regalò ai lettori un primo pezzo della sua intensa vita: sette mesi trascorsi nella foresta amazzonica con gli indios Shuar. Nel 1977, espulso dal Cile dopo due anni e mezzo di carcere, si era unito a una missione dell'Unesco per studiare l'impatto della civiltà sulle popolazioni native. Nacque così una storia sospesa tra due mondi, quello degli indios diffidenti nei confronti dei bianchi (cacciatori di frodo, cercatori d'oro, avanguardie dell'industria più feroce) e quei bianchi che al protagonista avevano insegnato a leggere dandogli così un rifugio per la perdita della giovane moglie.Con il secondo romanzo, Il mondo alla fine del mondo, descrisse invece ciò che gli era sembrato inevitabile dal ponte di una nave di Greenpeace, organizzazione a cui si era unito negli anni Ottanta: navi-fabbrica che trascinano a bordo balene esangui e si trasformano in mattatoi, inseguimenti tra le nebbie dell'Antartide, militanti ecologisti contro pescatori giapponesi.
 
Vita, attivismo e letteratura nelle stesse pagine. Alla militanza politica ci pensò La frontiera scomparsa: i racconti che compongono il libro seguono le tappe di un cileno che dalle prigioni di Pinochet ritrova la libertà attraversando l'Argentina, la Bolivia, il Perù, l'Ecuador, la Colombia, in treno o su veicoli di fortuna fino a Panama dove si imbarcherà per la Spagna. A chi gli chiedeva perché mai ci avesse messo tanto a trasformare quell'esperienza in letteratura lui rispondeva con un sorriso tagliente che per l'appunto, era letteratura quella che voleva fare, non psicoletteratura. Detestava il pathos, aveva bisogno di mettere tra lui e il Cile la giusta distanza. Dal dramma si risollevava con la lingua: semplice, netta, sintetica. Tutto il contrario di Marquez: molto realismo, nessuna magia. O forse la magia della realtà. Per dirla con Hemingway, parole da venti centesimi e nessuna costruzione barocca. Era già abbastanza fantasiosa la vita con i suoi fasti e le improvvise caduteSeguì il filo della sua biografia anche ne La lampada di Aladino: tra mercanti levantini e angeli vendicatori, due giovani condividono le lotte del movimento studentesco e si ritrovano dopo gli anni della dittatura cilena e l'espatrio. In altre parole: la sua storia d'amore con la poetessa Carmen Yáñez. La loro relazione affiorò anche nel noir Un nome da torero. Il protagonista, che si chiama Juan Belmonte come il celebre torero che si suicidò con un colpo di pistola, è un ex guerrigliero cileno di quarantaquattro anni, che accetta di dare la caccia a un tesoro nazista nella terra del fuoco solo per amore di Veronica, una donna torturata dai militari e ritrovata viva, ma in condizioni psicologiche disastrate, in una discarica di rifiuti a Santiago. Nella realtà le cose non andarono proprio in quel modo, ma per Sepulveda non poteva essere altrimenti: trasformava le sue esperienze in materia letteraria, regalava pezzetti di vita ai suoi personaggi, ma le biografie no, quelle le lasciava ad altri.Giocava coi generi: le favole per i sentimenti universali (oltre alla storia della Gabbianella, quella del gatto e del topo che diventò suo amico, della lumaca che scoprì la lentezza e del cane che insegnò a un bambino la fedeltà); la novela negra per denunciare l'arroganza dei potenti, la solitudine degli sconfitti o, come in Diario di un killer sentimentale, l'orgoglio di un uomo tradito; i racconti per mettere a nudo dopo un lento processo di maturazione le sue idee e passioni. Si legga ad esempio Incontro d'amore in un paese in guerra.Lo aveva anche raccontato nel poliziesco L'ombra di quel che eravamo, una storia di amicizia e speranza tra assalti alle banche, vecchi giradischi, un rocambolesco omicidio e un'ultima spregiudicata azione rivoluzionaria. In una notte piovosa a Santiago, quattro uomini che si erano persi di vista per più di trent'anni si ritrovano per un'ultima avventura. L'idea gli venne durante una grigliata a casa di un amico, dirigente del Fronte Patriottico Manuel Rodriguez, il movimento armato che non diede un giorno di tregua a Pinochet. Dopo cena iniziarono i racconti, storie di lotta e di resistenza. In quel momento lo scrittore si accorse che lui e il suo vecchio amico proiettavano ancora l'ombra di ciò che erano stati. L'ombra per esistere ha bisogno di luce. Quella di Sepúlveda non si è spenta e mai lo farà: nei suoi libri, nella nostra memoria, per sempre.


 https://www.repubblica.it/robinson/2020/04/16/news/e_morto_luis_sepulveda_lo_scrittore_cileno_ucciso_dal_coronavirus-254165677/


 

Guerra (Oms): “Massacro nelle residenze per anziani, chiedo al

governo cosa sia successo”. Caso Trivulzio, Finanza in Regione Lombardia.

 

Al minimo i nuovi malati rispetto al numero di tamponi fatti ma sono ancora troppi i morti (578). I guariti sono 962, in riduzione sia le persone ospedalizzate con sintomi (-368) che quelle in terapia intensiva (-107)---------------Lombardia, diminuiscono i contagiati e i nuovi ricoveri. Milano fa eccezione. Il numero dei decessi resta alto. Nelle ultime ventiquattr'ore sono morte 578 persone (ieri le vittime erano state 602), arrivando a un totale di decessi 21.645.
I guariti raggiungono quota 38.092, per un aumento in 24 ore di 962 unità (ieri erano state dichiarate guarite 1695 persone).L'aumento dei malati (ovvero le persone attualmente positive) è stato pari a 1.127 unità (ieri erano stati 675) mentre i nuovi contagi rilevati nelle ultime 24 ore sono stati 2.667 (ieri 2.972). Come detto, questi due dati assumono molto valore considerando il fatto che sono strettamente collegati al numero di tamponi fatti. Che oggi sono stati molti più di ieri.Infatti il rapporto tra tamponi fatti e casi individuati è di 1 malato ogni 16,4 tamponi fatti, o appunto il 6,1%, il valore più basso dall'inizio dell'epidemia (negli ultimi giorni questo valore è stato in media del 9,2%). Il numero totale di persone che hanno contratto il virus dall'inizio del contagio è 165.155. 15-04-20

 

La Lombardia e la debolezza di credersi invincibili. Gli errori della regione a lungo feudo di Berlusconi e Formigoni

È accaduto in Italia che proprio la regione ritenuta più forte, la più efficiente, la più ricca fosse quella meno pronta a fronteggiare la pandemia portando avanti scelte di cui presto i suoi dirigenti  saranno chiamati a rispondere. Nel sistema italiano, le regioni hanno competenza esclusiva in materia sanitaria e la regione Lombardia è capofila, sia per la ricchezza del territorio, che per il connubio pubblico-privato creato dalle amministrazioni di centro-destra, che hanno occupato il potere ininterrottamente negli ultimi due decenni.

La Lombardia è il territorio di Silvio Berlusconi e la Regione era il feudo di Roberto Formigoni, definitivamente condannato a 5 anni e 10 mesi di carcere per gravi episodi di corruzione, innestatisi proprio sul rapporto tra potere regionale e sanità privata. Ma fino a un mese fa si credeva che quella corruzione fosse solo un incidente di percorso. Ma le cose non stavano così.Dal mio osservatorio di studioso delle dinamiche criminali, e in particolare del potere delle mafie, ho negli anni osservato come per un settentrionale sia più accettabile pensare che il marcio sia comunque proveniente "da fuori". Eppure, solo dieci anni fa, per aver raccontato nel corso di una trasmissione televisiva quello che era un'ovvietà per ogni investigatore - e cioè che la camorra napoletana e la 'ndrangheta calabrese, seguendo le orme della mafia siciliana, che lo aveva fatto, almeno dagli anni '70, avevano infiltrato l'economia legale del nord - fui attaccato al punto di dover ospitare, coattivamente, alla puntata successiva un monologo dell'allora Ministro degli Interni, Roberto Maroni (predecessore di Matteo Salvini alla guida della Lega Nord), ora fuori dalla politica per vicissitudini giudiziarie.

Dopo poco arrivarono anche le condanne e oggi è un dato assodato che in molte parti del Nord le mafie la facciano da padrone. Qui racconto ciò che so, ciò che accade. Ma con una premessa necessaria: non c'è un sistema sanitario al mondo che si è dimostrato in grado di fronteggiare con prontezza l'emergenza Coronavirus, ad eccezione, forse, per i dati che si conoscono oggi, della Corea del Sud. Per quanto possa apparire paradossale, il punto debole della Lombardia è rappresentato dalla sua dinamicità economica e dal volume di scambi e relazioni con l'estero e, in particolare, con la Cina.

Nelle valli bergamasche falcidiate dal virus (alcuni già adesso parlano di un'intera generazione cancellata) esiste una miriade (migliaia) di piccole aziende, spesso con meno di dieci dipendenti, che però rappresentano un'eccellenza tale da fare di quei distretti industriali una vera locomotiva, non solo per la Regione Lombardia. A un certo punto, però, mentre i media parlavano delle scelte drammatiche che erano rimesse ai medici delle terapie intensive, tra chi intubare e chi lasciar morire, altre scelte venivano fatte e il tema del contendere è stato: chiudere le produzioni, con il rischio di un collasso economico, o mantenere aperto tutto il possibile, sacrificando vite umane? Va da sé che non c'è stato un dibattito pubblico sulla questione, e ci mancherebbe.

La cosa grave è che la Regione Lombardia e il governo centrale si sono passati, nel corso di molte settimane, la patata bollente della decisione di chiudere tutto. Oggi sappiamo che, nel frattempo, per non confinare in casa operai che erano utili alla catena di montaggio e che, soprattutto nel caso di piccole imprese, dovevano e devono decidere tra la vita e il lavoro, si è favorita una massiccia diffusione del contagio, che al di là della parzialità dei dati, restituisce una mortalità, in termini assoluti, spaventosa.

Oggi questa realtà è venuta fuori in tutta la sua gravità, restituendo l'immagine di un territorio nel quale le classi dirigenti hanno deciso a tavolino di "non fermarsi", probabilmente mettendo in conto l'ecatombe, magari puntando sulla sorte.

Quanto sta emergendo sui ritardi nel disporre la zona rossa nei comuni di Alzano e Nembro, nella Bergamasca, e sui ricoveri nelle residenze sanitarie in cui si prestano cure agli anziani (RSA) sono questioni sconvolgenti, che non possono non essere messe in connessione con un tasso di letalità del virus che, in quelle zone, è altissima e miete centinaia di vittime ogni giorno.  Da molte parti si sta invocando, proprio a causa della crisi lombarda, un passaggio della gestione sanitaria dalle regioni al governo centrale.Per certi versi, è intuitivo pensare che quanto è accaduto, quindi le "indecisioni", il "rischiare" siano stati frutto di un'eccessiva dipendenza del potere politico regionale rispetto a quello economico-produttivo. Ora che le cose sono andate malissimo, il rischio concreto è che chi ha deciso queste "strategie" criminali possa avere interesse a occultare le proprie responsabilità. Il tasso di letalità del virus in Lombardia è frutto soprattutto delle scelte fallimentari compiute da una classe dirigente mediocre, che andrebbe esautorata immediatamente se non ci fosse un'emergenza drammatica in corso.  Ma mentre oggi le sirene delle ambulanze coprono ancora le voci dei familiari delle persone lasciate morire a causa di una sequela di errori che hanno aggravato l'effetto dirompente del contagio, tra poco sarà il tempo di processare chi è venuto meno ai suoi doveri.

Il caso lombardo assume peraltro una connotazione ancora più oscura se raffrontato a quello della regione confinante, il Veneto, che pure a fronte di una popolazione assai inferiore (circa la metà), ma caratterizzato da una simile vivacità sul piano economico, ha affrontato la crisi in maniera completamente differente e, ad oggi, più efficace.

Per quello che ora sappiamo, tra Lombardia e Veneto (entrambe governate dalla Lega) esiste una differenza di approccio all'epidemia che è quantificabile nel numero di persone che hanno perso la vita - 10mila in Lombardia vs meno di 1.000 in Veneto - a fronte di un numero di tamponi eseguiti pressappoco identico (quasi 170mila).

Il Veneto, a differenza della Lombardia, ha puntato molto sul tracciamento degli asintomatici per individuare ogni focolaio, per poi agire con prontezza sigillando i territori per impedire l'espansione del contagio. A differenza della Lombardia - dove il virus (come in molte altre parti del mondo, ma non con una tale intensità) ha visto crescere il contagio anche a causa della impreparazione al fenomeno dei piccoli ospedali sul territorio - il Veneto ha provato a ridurre l'ospedalizzazione dei malati (salve, ovviamente, le ipotesi gravi), privilegiando l'assistenza domiciliare.

La Lombardia, di fronte a una crisi senz'altro non prevedibile nella sua velocità di diffusione, ha pagato soprattutto per i deficit organizzativi che il sistema misto pubblico-privato - fino ad allora considerato, anche a ragione, dato che ogni anno migliaia di persone da altre regioni vi si recavano per cure, il meglio possibile - ha mostrato: a fronte di grandi eccellenze, un livello medio piuttosto basso sul piano organizzativo (fondamentale, a tal proposito, leggere la lettera che la FROMCeO Lombardia e cioè la Federazione Regionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Lombardia ha inviato ai vertici della Regione stigmatizzando l'incertezza nella chiusura di alcune zone, la mancanza di mascherine e dispositivi di protezione e i pochi tamponi effettuati) e un dominio incontrastato della politica e dei gruppi di potere.

Un esempio per comprendere questa dinamica è quello di Comunione e Liberazione, un'associazione cattolica della quale, fino alla condanna definitiva, il corrotto Roberto Formigoni era uomo di punta. Comunione e Liberazione è potentissima in Lombardia e detta legge; basti pensare alla percentuale maggioritaria, nelle strutture pubbliche, di medici antiabortisti e della difficoltà che la maggior parte delle donne trova a farsi prescrivere la pillola abortiva, nonostante sia previsto dalla legge: la "tecnica" elusiva è semplice.

I medici obiettori di coscienza hanno molte più possibilità di fare carriera rispetto a quelli non obiettori. Come si potesse, anche ieri, ascrivere questa dinamica mafiosa al concetto di efficienza è stato per me sempre un mistero. E dispiace che i lombardi debbano rendersi conto oggi, sulla pelle loro e dei loro cari, dell'anomalia di certe dinamiche, che lungi dal rappresentare eccezione gettano una luce sinistra sulla regola seguita in generale.

Vedete, nascere e crescere al Sud Italia, uno dei territori viceversa più poveri d'Europa (con un pil in molte parti inferiore a quello della Grecia), ti dà gli strumenti per capire oggi cosa accadrà domani.

E quello che è accaduto in Lombardia e in Veneto, che sono state le prime zone in Europa colpite dal Covid-19, è di vitale importanza per il resto del continente perché mostra due approcci differenti e indica esattamente, nel caso della Lombardia, cosa non fare, come non agire, come non comunicare.

Ma le colpe non sono solo del centro-destra al potere, poiché viceversa le città di Bergamo e Milano sono amministrate dal centro-sinistra. Ma il virus è arrivato a scoprire l'assoluta inadeguatezza di un approccio economicista e manageriale della cosa pubblica che caratterizza un territorio ricchissimo, nel quale il lavoro è un imperativo e la dimensione individualistica è accentuata fino al parossismo.

Le biografie stesse dei sindaci di centro-sinistra di Milano e di Bergamo aiutano a comprendere le falle nella gestione delle prime fasi dell'emergenza. Il sindaco di Milano Giuseppe Sala è un uomo di estrazione di centro-destra assurto alle cronache per la gestione dell'evento EXPO 2015, mentre quello di Bergamo, Giorgio Gori, è stato per lunghissimo tempo un uomo di punta dell'azienda televisiva di proprietà di Silvio Berlusconi.

Entrambi hanno sottovalutato al principio l'emergenza sanitaria, preoccupandosi solo delle possibili ricadute economiche. Non solo hanno provato in tutti i modi a non "fermare le macchine", ma hanno addirittura invitato i cittadini, nonostante l'epidemia in corso, a prendere parte alla vita di comunità, assecondando in tutto i desiderata del comparto produttivo, che non riusciva a vedere nel lockdown una alternativa di vita praticabile e che, a questo punto, dobbiamo ritenere sia l'unico riferimento nella loro azione amministrativa.

Il paradosso di questa crisi sembra quasi delineare un insegnamento filosofico. Proprio i politici a capo della regione che si è sempre vantata di aver fatto tutto da sé e che negli ultimi trent'anni ha chiesto sempre maggiore autonomia - il partito più forte del Nord, la Lega, prima di essere sovranista era, fino a pochissimi anni fa, secessionista - lamentando il peso dell'improduttivo meridione (però formidabile serbatoio di "risorse umane", come direbbe un manager), che ha sempre deprecato ogni accentramento e ogni decisione presa dalla inconcludente e disorganizzata Roma, in questa emergenza hanno finto per dare la responsabilità delle proprie indecisioni, e delle conseguenti omissioni, al governo centrale. Che avrebbe dovuto decidere al posto loro, levandogli le castagne dal fuoco: davvero disonorevole, oltre che criminale.

L'Europa - e il resto del mondo - sta affrontando un momento estremamente delicato in cui si deciderà davvero del suo futuro. È stato detto molte volte, ma questa è quella definitiva, perché oggi in Europa non si decide solo il destino del continente e dei paesi che ne fanno parte, ma si decide soprattutto del destino di tutte le persone che ci vivono e ci vivranno, anche di chi non è ancora nato.

Perché è bene dirlo: oggi si sta decidendo di condannare le future generazioni di buona parte dell'Europa a pagare i debiti contratti dai propri genitori a causa di una forza maggiore. E anche questo è assai poco onorevole, soprattutto per quei piccoli paesi che sottraggono risorse ad altri attraverso il dumping fiscale. Un mondo che è risorto dalle macerie della seconda guerra mondiale, del nazismo e del fascismo, dei campi di sterminio, dei totalitarismi comunisti per giungere alla sublimazione del contabile al posto del politico. Che disonore: non oso immaginare quale trattamento riserverebbero i padri dell'Europa a questi mediocri che credono che gli Stati siano delle aziende e le persone dei numeri da inserire in un bilancio.

Penso a Helmut Kohl e al coraggio che ebbe a riunire la Germania per condurla in un'Europa libera e solidale e al sostegno che trovò nei partner europei. Ma Kohl è morto e con lui, probabilmente, l'ultima idea nobile di Europa.

Se penso alla Germania, non posso non pensare alla nostra Lombardia. Non posso non pensare che l'operosa Germania, in qualche modo, stia all'Europa come l'operosa Lombardia sta all'Italia. E mi torna in mente Scurati che ha descritto il milanese al tempo del Covid-19 come un animale spaventato, atterrito dalle sicurezze perse nel giro di poche, pochissime settimane: la debolezza insita nel credersi invincibili.  Che senso ha l'efficienza senza la solidarietà: forse è lì, ancora, la differenza tra l'uomo e la macchina.

 I vertici della Regione Lombardia hanno sbagliato ad aver assecondato Confindustria lombarda, il cui presidente, Marco Bonometti in un'intervista ha difeso la scelta di non aver chiuso fabbriche dicendo: "Però ora non farei il processo alle intenzioni, bisogna salvare il salvabile, altrimenti saremo morti prima e saremo morti dopo". Argomento da industriale, senz'altro; ma la Politica, quella con la P maiuscola, è altro e certo non possono farla gli industriali. Ma essere arrivati al dilemma: se morire prima, fisicamente, e morire poi, economicamente, fa capire bene la sfida posta dal virus alla politica europea, prima che italiana.

Forse, ma non ne sono certo, c'è ancora spazio per uscire dalla pandemia per seguire un'utopia: riscoprire che produttività e conti correnti valgono meno delle persone, riscoprire che allargare diritti, espanderli, significa salvarci tutti. Riscoprire ora che una politica che decide solo seguendo l'odore del denaro è una politica che genera morte e non ricchezza. E che dice a chiare lettere: "l'Europa non esiste più e oggi è un nuovo 1945". Io spero che gli uomini di buona volontà non lo permetteranno.

Dl liquidità, via libera dalla Commissione Ue. Online il modulo per chiedere la garanzia del 100% su prestiti fino a 25mila euro. 14-04-20

 

La misura del governo italiano è considerata in linea con la normativa europea sugli aiuti di Stato, appena modificata per consentire agii Stati di fornire garanzie che coprano fino al 100% del rischio. Troppi accessi al portale del ministero dello Sviluppo: la sezione Normativa e modulistica risulta inaccessibile

E’ arrivato il via libera della Commissione europea a fornire garanzie pubbliche per facilitare l’erogazione di credito alle imprese, come previsto dal decreto liquidità. E, ottenuto l’ok. il governo ha pubblicato sul sito fondidigaranzia.it il modulo (VEDI SOTTO) con cui autonomi e imprese fino a 499 dipendenti possono chiedere la garanzia del 100% su prestiti fino a 25mila euro. Ma, come avvenuto per il sito dell’Inps nel caso delle domande per l’indennità offerta agli autonomi, i tanti accessi al portale del ministero dello Sviluppo stanno causando qualche difficoltà: la sezione Normativa e modulistica risulta inaccessibile. L’Abi comunque fa sapere che le banche, dopo aver ricevuto il modulo anche via mail, potranno subito erogare i finanziamenti senza aspettare il via libera di Mediocredito centrale che gestisce il Fondo di garanzia.Palazzo Berlaymont, cui Roma aveva inviato la notifica ancora prima della pubblicazione del decreto in Gazzetta, si è mosso con rapidità e ha stabilito che il provvedimento à “nell’ambito del quadro normativo temporaneo adottato dalla Commissione il 19 marzo 2020 e modificato il 3 aprile 2020”. Cioè non è in contrasto con le norme europee sugli aiuti di Stato.All’inizio di aprile l’Ue aveva cambiato i regolamenti comunitari per permettere agli Stati di concedere prestiti alle imprese a interessi zero e garanzie che coprano fino al 100% del rischio. Fino a quel momento, le norme europee sugli aiuti di Stato fissavano il tetto al 90% del capitale, oltre a stabilire un limite massimo pari al 25% del fatturato dell’anno precedente. L’Italia ne ha approfittato solo in parte: la copertura totale è prevista solo per i prestiti fino a 25mila euro.Oggi la Commissione specifica che, dopo l’accordo trovato nel corso dell’ultimo Consiglio dei Ministri sul tema, “il sistema di garanzia italiano con un budget fino a 200 miliardi di euro consentirà garanzie pubbliche su nuovi prestiti e sul rifinanziamento di prestiti esistenti per tutte le imprese, comprese le grandi società”. Questo, insieme agli interventi “per sostenere i lavoratori autonomi, le Pmi e le società a media capitalizzazione colpite nel contesto dell’epidemia di coronavirus”, aiuterà le aziende “a coprire il capitale circolante immediato e le esigenze di investimento in questi tempi difficili”.

Il primo via libera Ue, nello specifico, riguarda la garanzia pubblica che attraverso la Sace sarà offerta sui finanziamenti necessari alle aziende per fare fronte alle conseguenze dell’emergenza. L’altro ok arrivato da Bruxelles si riferisce allo schema messo in piedi per assistere, sempre dal punto di vista finanziario, tutte le imprese che abbiano fino a 499 dipendenti.

L’Abi ha fatto sapere che, “con lettera circolare già diffusa questa mattina a tutti gli associati, ha comunicato alle banche che la Commissione europea ha approvato questa notte l’indispensabile autorizzazione prevista nel Decreto legge n. 23 dell’8 aprile 2020 per rendere operative le importanti misure a sostegno della liquidità delle imprese danneggiate dall’emergenza del Covid-19“.

Esulta il ministro per gli Affari Europei, Enzo Amendola: “Una buona notizia. La Commissione europea ha autorizzato in tempi record gli aiuti di Stato di 200 miliardi previsti dal Decreto imprese. Misure del governo che permettono una forte iniezione di liquidità a favore del tessuto produttivo delle Pmi e dei lavoratori autonomi. Positiva la reazione immediata di Abi che ha subito diramato le conseguenti disposizioni per il sistema bancario italiano al fine di sostenere le aziende e i lavoratori in questa fase delicata per il Paese”.

 

Virus, cala ancora il numero dei pazienti in intensiva. Si appiattisce la curva dei contagi, anche a Milano. Ma nelle ultime 24 ore sono morte altre 602 persone. 14-04-20

Il numero ufficiale dei contagi dal coronavirus in Italia sale di 162.488, con un incremento rispetto a ieri di 2.972, in diminuzione rispetto ai 3.153 di Pasquetta. Il trend di crescita sotto al 2% Salgono invece a 21.067 le vittime ufficiali

Fmi – ‘Peggiore recessione mondiale dal 1930’. Pil Italia giù del 9%: ‘Ci sia sostegno europeo’. G7 – Sì a moratoria sul debito dei Paesi poveri

 

Superati i 20mila morti. Stabili i dati di crescita della malattia. Calano ancora ricoveri i terapia intensiva.13-04-20

Lombardia, tornano ad aumentare i morti: 280 da ieri.

Protezione civile: "Da ieri 566 morti, 1.363 nuovi positivi e 1.224 guariti"

 

Coronavirus mondo, seconda ondata in Cina: 108 nuovi casi. Parziale riapertura della Spagna 13-04-20

 1.850.527, secondo i dati diffusi dalla Johns Hopkins University. Ci sono stati 114.245 decessi a livello globale. I morti negli Usa hanno superato i 22 mila.

La Spagna allenta le misure e i morti calano

Il governo ha allentato alcune delle misure restrittive e molti lavoratori sono usciti di casa per andare al lavoro. Le strade poco trafficate e sui trasporti pubblici c'erano poche persone, a distanza di sicurezza. All'ingresso della metropolitana, poliziotti e operatori della Croce Rossa hanno consegnato mascherine gratuite. Mentre la Spagna entra nel suo secondo mese di fermo, con 17 mila vittime, alcune aziende che non possono operare in remoto, comprese le costruzioni e la produzione, sono state autorizzate a riaprire lunedì, suscitando critiche da parte di alcuni leader regionali che temono una ripresa dell'epidemia. La maggior parte della popolazione è ancora confinata nelle proprie case e negozi, bar e spazi pubblici rimarranno chiusi almeno fino al 26 aprile. Il primo ministro Pedro Sánchez ha dichiarato domenica che la decisione di riavviare alcuni settori dell'economia è stata presa dopo aver consultato un comitato di esperti scientifici.

In Germania i guariti superano i malati

Guarigioni 50% contro 37% della Spagna, il 22% dell'Italia e il 21% della Francia. Lo dicono fonti ufficiali tedesche citate da Bbc. Nelle ultime 24 ore i test positivi sono stati 2.537, che portano il totale a 127.854, appena oltre il 50% dei quali risulta ora guarito. La Germania, ricorda Bbc, ha un tasso di letalità più basso rispetto a Spagna, Italia, Francia e Regno Unito, perché effettua più tamponi, e quindi registra anche i casi meno gravi e leggeri.

Seconda ondata di contagi in Cina

La Cina ha registrato il massimo numero di nuovi casi quotidiani di coronavirus in quasi sei settimane, spinti da un aumento dei viaggiatori contagiati che arrivano da oltreoceano: ora Pechino deve affrontare una nuova sfida per prevenire una seconda ondata di Covid 19. Un totale di 108 nuovi casi sono stati segnalati domenica, in aumento rispetto ai 99 di un giorno prima e segnando il numero più alto da quando sono stati segnalati 143 casi il 6 marzo.

Il numero totale di casi confermati nella Cina continentale si attesta ora a 82.160, mentre il bilancio delle vittime è  di 3.341. In particolare la provincia nordorientale di Heilongjiang, che confina con la Russia, ha riportato 56 nuovi casi, di cui 49 dalla Russia. Le città cinesi vicino al confine hanno dichiarato di avere rafforzato i controlli alle frontiere e le misure di quarantena agli arrivi.

Emergenza Ecuador: centinaia di cadaveri rimossi dalle case

Più di 700 cadaveri sono stati rimossi dalle case a Guayaquil, la capitale economica dell'Ecuador, dove i servizi ospedalieri e funebri sono sopraffatti dalla pandemia di Covid 19. Queste centinaia di cadaveri sono stati rimossi dalle loro case da una forza speciale formata dalla polizia e dai militari e creata dal governo di fronte al caos scatenato dalla pandemia. 

Coronavirus, in Usa sistema al collasso e americani al bivio delle assicurazioni: non avercela può costare 73mila dollari

Non c’è ancora totale chiarezza su quanto successo al diciassettenne di LancasterCalifornia, morto la settimana scorsa dopo essere rifiutato da un ospedale perché sprovvisto di assicurazione sanitaria per quello che in un primo tempo sembrava un caso di Covid-19. Il ragazzo, in realtà, potrebbe essere morto per uno shock anafilattico non immediatamente connesso al virus. Anche le circostanze della morte – che avevano sollevato l’indignazione generale, migliaia di tweet, critiche feroci al sistema sanitario Usa – potrebbero non essere quelle raccontate nei primi resoconti. Non è per esempio vero che la famiglia non avesse un’assiscurazione sanitaria. Il padre del ragazzo, un autista Uber, aveva un’assistenza sanitaria. Di fronte al precipitare delle condizioni del diciassettenne, avrebbe chiamato una clinica di medicina d’urgenza, Kaiser Permanente, che avrebbe suggerito di portare il ragazzo in un ospedale più vicino – e non si sarebbe quindi rifiutata di ammettere il paziente. Vittima di un arresto cardiaco sull’ambulanza, il ragazzo è morto in ospedale, dopo sei ore di inutili tentativi per tenerlo in vita.La versione aggiornata dei fatti è stata data dal sindaco di Lancaster, Rex Parris, che è anche colui che in un primo tempo aveva dato notizia del rifiuto da parte del centro medico privato di ammettere il paziente. Uno dei simboli della malasanità americana potrebbe quindi non essersi svolto proprio come narrato. Il problema è che la storia di Lancaster, anche se non vera, è del tutto verosimile. Cioè, sarebbe potuta facilmente accadere. Negli Stati Uniti una clinica che si occupa di medicina d’urgenza può negare le cure a chi non dispone di un’assicurazione sanitaria. Esiste una norma, l’Emergency Medical Teatment and Labor Act (EMTALA), che obbliga alcune di queste cliniche a intervenire – soprattutto nei casi di donne che devono partorire. Ma si tratta, appunto, di eccezioni. Non esiste alcun vero obbligo affinché le cliniche private che offrono servizi di emergenza trattino i casi di pazienti in emergenza ma senza un’assicurazione.È solo uno dei tanti paradossi, e lacune, e disastri, di un sistema sanitario che sotto la pressione dell’emergenza Covid-19 mostra tutti i suoi limiti. In questo momento ci sono circa 27 milioni di americani senza alcuna forma di assicurazione sanitaria. Ammalarsi di coronavirus, per questi, oltre al rischio per la vita, rappresenta un notevole esborso economico. In Florida una donna ricoverata per un giorno in ospedale per Covid-19, trattata e quindi dimessa dopo una serie di analisi, si è vista recapitare un conto da 34.927 dollari. La donna non disponeva di un’assicurazione sanitaria e può dire di essersela comunque cavata non troppo male. Un gruppo che si occupa di monitorare la sanità Usa, “FairHealth”, ha calcolato che un ricovero per Covid-19 può costare ad una persona non assicurata fino a 73 mila dollari.Ci sono poi gli assicurati, che vista la frammentazione del sistema sanitario americano sono una galassia vasta e diversissima. Ci sono quelli che si sono dotati autonomamente di un’assicurazione sanitaria, quelli cui viene offerta con il contratto di lavoro, quelli che godono del Medicare (gli americani oltre i 65 anni), quelli che hanno accesso al Medicaid (i più poveri). Anche per la massa degli assicurati il Covid-19 non è comunque un affare a costo zero. La “Kaiser Family Foundation” ha calcolato che il costo medio del trattamento da Covid-19 per una persona con assicurazione sanitaria fornita dal datore di lavoro è di 9.763 dollari. Questo se non ci sono complicazioni. In caso di polmonite o altro, si oltrepassano i 20 mila dollari.Tutto questo riguarda i pazienti. Gli eventi di questi giorni hanno però mostrato la qualità del sistema sanitario offerto. L’emergenza Covid-19 ha svelato problemi a non finire. Mancano mascherine, camici, respiratori. Decine di respiratori forniti agli Stati si sono rivelati non funzionanti perché privi di manutenzione. I test in un primo tempo forniti dal “Centers for Disease Control and Prevention” erano difettosi e non in grado di riconoscere il virus. Il problema vero, che la crisi sta acutizzando, riguarda però medici e ospedali. Ci sono negli Stati Uniti 6146 ospedali, di cui però 5198 sono definiti “community hospitals”, quindi centri specialistici e non-federali non in grado di affrontare l’emergenza. I medici, che sono oltre un milione, non sono in grado di coprire le necessità di un sistema in sofferenza come quello di questi giorni. Già ora il 17 per cento circa della forza medica è costituita da persone che vengono dall’estero. Per favorire l’arrivo di personale medico straniero, il governo ha in questi giorni annunciato un “Visa update for medical professionals” in cui si facilita enormemente l’ottenimento di un visto per personale medico e sanitario.

 

A fine mese i primi test del vaccino sull'uomo

Accordo tra un'azienda laziale e l'università di Oxford. Pronti per fine aprile 550 volontari sani, previsto anche un pool di finanziatori. Si prevede di renderlo disponibile da settembre

Ricordate la Sars, la Suina, l'Aviaria? Ecco che fine hanno fatto

 Per ogni virus accertato i morti ci sono stati, certo, ma sempre meno di quanti ne miete ogni anno una banale influenza stagionale. In Italia, per esempio, quest'anno � stagione tranquilla -si prevedono circa 4 milioni di casi di influenza e si stimano 6-7000 morti: il doppio di quanti ne ha fatti Ebola in tutta l'Africa. E di molti altri virus «letali» diventati ormai un ricordo.

MUCCA PAZZA

Diagnosticata per la prima volta nel Regno Unito, il morbo della mucca pazza (Bse), ha segnato profondamente la filiera alimentare e nel 2001 ha sterminato gli allevamenti bovini d'Europa. I tecnici allora predissero migliaia di morti perché l'agente infettivo, il prione, poteva colpire l'uomo con la cosiddetta variante della Creutzfeldt Jakob, malattia degenerativa neurologica. Alla fine il bilancio è stato di 163 morti. Ora la bistecca con l'osso non è più un sogno dei carnivori e della Bse non c'è più traccia.

SARS

Nel 2002 è arrivata la Sars. La polmonite asiatica che ha monopolizzato i tg di tutto il mondo. In Italia la paura fu ingigantita dalla morte di Carlo Urbani, il virologo che aveva scoperto il virus e ne era rimasto contagiato pochi mesi prima. Alla fine la Sars ha colpito soltanto il Sudest asiatico e il Canada, registrando 8 mila casi di contagio e 880 morti. Del suo passaggio resta solo una ricca rendita dei produttori di mascherine. Della Sars oggi non c'è più traccia: il virus è tornato nel suo habitat naturale perché ha perso le caratteristiche aggressive.

AVIARIA

Appena tre anni dopo però l'allarme ritorna in tutto il mondo, con il nome tecnico di H5N1. L'influenza aviaria, la febbre dei polli, era pronta a irrompere in tutto il pianeta e a fare, secondo l'Oms «almeno un milione di morti». In realtà i decessi si sono fermati a 369 a dispetto degli esperti che l'avevano paragonata alla Spagnola, del 1918, o all'Asiatica del '57-'58. Nel frattempo, solo in Italia sono state stoccate 40 milioni di dosi di antivirali mentre gli Usa hanno acquistato 192 milioni di dollari di Tamiflu. L'Aviaria, però, rimane tuttora un grosso problema di carattere veterinario e nessuno esclude che il virus, presente in modo ancora così massiccio negli animali, possa trasmettersi all'uomo e diventare così altamente infettivo.

SUINA

Il Virus H1N1, per l'Oms doveva scatenare la prima pandemia del ventunesimo secolo. È scoppiato nel 2009 con i primi focolai in Messico e ha causato circa 18mila morti accertate e ha contagiato 482mila persone. Ma non c'è stato nulla di drammatico se non i 229 milioni di dosi di vaccini negli Usa mandati al macero. Del resto, il numero delle vittime è risibile rispetto a quelle che miete l'influenza invernale, che ogni anno uccide tra 250mila e 500 mila persone nel mondo. Il virus H1N1 ora è stato inglobato nel normale vaccino antinfluenzale e non fa più paura a nessuno.


Fonte: http://www.ilgiornale.it/news/mondo/ricordate-sars-suina-aviaria-ecco-che-fine-hanno-fatto-1058990.html

 

Coronavirus, calano ancora i ricoverati in intensiva.

Altre 431 vittime, ma è il dato più basso dal 18 marzo. 12-04-20

Sono 156.363 le persone che, in Italia, hanno contratto il coronavirus.  Si tratta di 4.092 persone in più rispetto a ieri per una crescita del 2,7%.

Di queste, 19.899 sono decedute (+431, +2,2%) e 34.211 sono guarite (+1.677, +5,2%).

Attualmente i soggetti positivi sono 102.253, +1.984 rispetto a ieri (+ 2%) e il conto sale a 156.363 aggiungendo ai casi attualmente attivi anche morti e guariti.

Lombardia, torna la paura. I morti “veri” oltre

 10mila. 12-04-20

Gran Bretagna supera i 10mila morti. Von der Leyen: ‘Anziani a casa fino a fine anno’.

Usa, afroamericani e latini muoiono 4 volte di più. 12-04-20

Povertà, niente telelavoro e mancato accesso alle cure: il coronavirus fa leva sulla disuguaglianza sociale 12-04-20

Migranti – Sea Watch: “Naufragio tra Malta e Tripoli. Così l’Europa li lascia morire soli”. Isolati su altra nave i 156 della Alan Kurdi. 12-04-20

Fuga da Roma verso il mare, migliaia di auto in coda sulla Pontina direzione Pomezia

Lunghissima coda di auto sulla Pontina, in uscita da Roma. La strada dalle 14 è bloccata in direzione di Pomezia per i controlli della polizia stradale, poco prima dello svincolo per Pratica di Mare.  La circolazione, incanalata su un’unica corsia, sta subendo forti rallentamenti. Incolonnamenti già da Spinaceto con un lungo serpentone di auto e mezzi per circa 10 chilometri. Verifiche a campione da parte degli agenti che passano al setaccio le autocertificazioni. 

 

Meno malati in intensiva, ma altri 619 morti. A Milano e provincia i casi tornano ad aumentare: raddoppiati rispetto a venerdì. 11-04-20

Lombardia, tornano a crescere contagiati e morti. Ma nuovi malati meno gravi. Gallera: "Positivi in casa fino a 3 maggio".

Il dg del Trivulzio indagato per epidemia colposa e omicidio colposo
“Così la Baggina è diventata un focolaio” 11-04-20

«Il totale delle persone attualmente positive è di 100.269, con incremento di 1.996 pazienti rispetto a ieri. Prosegue il calo della pressione sulle strutture ospedaliere iniziato circa una settimana fa. Ad oggi sono infatti 3.381 i pazienti in terapia intensiva, quindi ancora un segno negativo nell’incremento rispetto a ieri. 116 persone in meno rispetto a ieri. Il numero dei ricoverati è di 28.144, 98 persone in meno rispetto a ieri. La maggior parte dei soggetti positivi sono in isolamento senza sintomi o con sintomi lievi, sono pari a 68.774 e sono il 69% del totale. Oggi purtroppo registriamo 619 nuovi deceduti. Il totale dei guariti invece sale a 32.534, 2.079 in più rispetto a ieri»

Coronavirus, il premier: "Chiusura fino al 3 maggio, non possiamo cedere ora"Cosa cambia Bozza decreto: qualcosa riapre, librerie e abbigliamento per bimbi

Coronavirus, il premier: "Chiusura fino al 3 maggio, non possiamo cedere ora" 10-04-20

Conte: "Mes è strumento inadeguato, lotteremo fino alla fine per gli eurobond".

In Lombardia calano contagi e decessi. Regione: "Troppe auto verso luoghi di villeggiatura, daremo dati ai prefetti".

Dopo l'Eurogruppo, parla Collier: “Clamoroso fallimento, Italia lasciata sola”

 

I dati: meno pazienti in intensiva, ma altri 570 morti.

 I casi noti vicini a quota 150mila, stabile la curva. Quasi 19mila i

 morti, ma le terapie intensiveallentano la pressione. Altri 3951 nuovi casi. 10-04-20

Altre 570 vittime e 3951 nuovi contagi in Italia nelle ultime 24 ore, per un totale che arriva a 18.849 morti e 147.577 casi registrati di coronavirus dall’inizio della pandemia nel nostro Paese. I dati comunicati nel corso della conferenza stampa della Protezione Civile sono leggermente migliori rispetto a quelli di giovedì, quando l’incremento era stato di 610 morti e oltre 4200 nuovi casi. A testimoniarlo è anche l’andamento della curva di crescita del contagio che, dopo essere tornata sopra il 3% giovedì, oggi è al 2,75%.Un ulteriore dimostrazione che il trend è stabile e non è ancora iniziata la discesa netta del contagio.xs

 

Ancora calo nelle terapie intensive, ma altri 4200 casi e 610 morti. Governo verso proroga delle chiusure fino al 2 maggio 09-04-20

Ci sono altri 3.836 casi e 542 morti. Oms: “C’è

un rallentamento della velocità di contagio”. Record di guariti in un giorno 08-04-20

Conte: “Ammorbidire le regole o faremo senza l’Ue. L’Eurogruppo? Una delusione per tutti gli europei”. Parigi: “Olanda blocca tutto, Italia merita solidarietà”

 

Altri 604 morti ma la curva del contagio cala ancora: “Incremento più basso dal 10 marzo”La giornata – Fase 2, Arcuri: “Non illudiamoci”07-04-20


 

Istat: “Shock generalizzato senza precedenti storici. Crollo fiducia ancora peggiore della crisi del 2008. Lockdown prolungato fino a giugno? Consumi -9,9%”. Il Focus dell’istituto sottolinea i giudizi negativi di famiglie e imprese già a marzo. Due scenari: con le misure in vigore fino a fine aprile, consumi giù del 4,1% su base annua. Se il lockdown proseguisse la riduzione sarebbe del 9,9

 

I dati -Altri 636 morti. Ma il trend di crescita dei

contagi si abbassa ancora: 3.599 nuovi casi.132.000 CONTAGIATI e 16.523 MORTI. La diretta – Oltre 20mila multe nel weekend

Prodi: “Crisi? L’Europa unita può stampare moneta. Risposta veloce o caduta troppo forte per riprendersi”.06-04-20

“A Boris Johnson dato ossigeno dopo ricovero”. La Regina

parla al Paese: “Uniti ce la faremo” Germania, superati i 100mila contagi da Covid 06-04-20

Usa, 1200 vittime in un giorno. Il Giappone decreta stato d'emergenza, l'Austria riapre

Quasi 70mila i morti nel mondo. Il governo di Vienna allenta le restrizioni a partire dal 14 06-04-20

Coronavirus, le bozze del Decreto Scuola: "Nessuno sarà bocciato né rimandato"

Coronavirus, le bozze del Decreto Scuola: "Nessuno sarà bocciato né rimandato"
La ministra dell'istruzione Lucia Azzolina (ansa)

 

Confermate le anticipazioni di "Repubblica": tutti gli studenti italiani passano all'anno successivo. Domenica sarà approvato dal Consiglio dei ministri. Ecco le regole, dalla Maturità all'esame di Terza media

Ci siamo, il Piano per la Maturità e la fine dell'anno scolastico è un decreto legge. Una bozza di decreto, e sarà approvata domenica prossima in Consiglio dei ministri. Come ha anticipato Repubblica, in via assolutamente eccezionale "e solo per l'anno scolastico 2019-2020", tutti gli alunni e gli studenti italiani passano per decreto alla classe successiva, anche quelli con insufficienze registrate nel primo quadrimestre. Siano minime o siano gravi e su diverse materie.

Maturità con rientro in classe: doppia prova preparata dalla commissione

C'è una data spartiacque, lunedì 18 maggio. Se gli studenti torneranno a scuola entro quella data, e potranno fare quattro settimane di lezioni frontali, l'esame di Stato per il diploma superiore sarà "assimilabile" a quelli conosciuti. Prima prova scritta il 17 giugno, tema di Italiano unico e nazionale: chi sceglierà le tracce dovrà tenersi lontano dalle questioni contemporanee, dal Dopoguerra in poi per capirci. Meglio Verga che Caproni, il Risorgimento piuttosto che il '68. La seconda prova, quella doppia, non avrà carattere nazionale e dovrà essere gestita dalla commissione interna (sei membri, tutti  docenti della classe interessata all'esame). Poi, a partire da fine giugno, l'orale.

Maturità senza rientro: via gli scritti, un grande orale

L'ipotesi più probabile, tuttavia, è quella che prevede che il 18 maggio non ci sia un "liberi tutti" da parte del Comitato tecnico scientifico per l'emergenza. In quel caso, con gli studenti di quinta costretti a casa, salteranno entrambi gli scritti: Italiano e doppia prova. La valutazione finale dei maturandi - resterà "seria", ha sottolineato la ministra dell'Istruzione Lucia Azzolina - sarà affidata in maniera esclusiva a un unico esame orale. Sarà lungo, almeno un'ora, e prevederà esercitazioni sulle materie caratterizzanti (Greco e Latino al Classico, per comprendere). Il dibattito su quanto peserà il maxi orale è rimandato a dopo Pasqua, ma i tecnici del ministero dell'Istruzione suggeriscono 60 punti sui 100 totali.

Ipotesi ultima: colloquio online

Il progetto estremo, da prendere in considerazione di fronte a una crisi epidemiologica ancora fuori controllo, è quello di far svolgere gli esami di Maturità online. La bozza del Dl Scuola dice: "Nell'ipotesi in cui le ragioni sanitarie" indichino come "non si possano svolgere esami in presenza", ecco, si può prevedere "la valutazione degli alunni, ivi compresi gli scrutini finali, anche in modalità telematiche".

Tra le novità che si leggono nella bozza, si rivedrà il decreto che premia i 100 e lode. Ci si avvia a un esame di Stato che avrà, insieme al "tutti diplomati", meno volti alti e meno voti bassi. Un altro frutto dell'anno scolastico spezzato dalla pandemia.

 

 

Coronavirus, il bilancio: i morti sono 525, il numero più basso dal 19 marzo. Calano per la prima volta i ricoverati con sintomi Video. 05-04-20

In Lombardia calano ricoveri ma Milano preoccupa. Gallera: "Le vittime sono sicuramente più del numero certificato".

Decreto per le imprese, il governo darà il 100% delle garanzie per i prestiti fino a 800mila euro. 05-04-20

Fino a 25mila non ci sarà la valutazione del credito. Patuanelli: "Prestiti attivi in qualche giorno"

 

L’allarme – Decaro: ‘Troppa gente in giro, noi sindaci preoccupati: se va avanti così a:

Sabato di multe record. Per Pasqua check point per evitare esodo verso seconde case. 05-04-20

Nonostante un numero inferiore di controlli, 9.300 le persone denunciate

Contagi: curva stabile, primo calo nelle rianimazioni. Gli scienziati: “Non abbiamo scampato ancora nulla”. La Lombardia: “Fuori solo con naso e bocca coperti”05-04-20

 

Coronavirus, i nuovi dati: aumento malati (+2886) resta stabile: è ancora picco. Leggero calo di morti (681) e guariti (1.238)04-04-20

Usa, oltre 8000 morti e 300mila contagiati
Londra, torna l'idea di immunità di gregge

Sintomi anche per la compagna di Johnson dal corrispondente ANTONELLO GUERRERA
Analisi Perché in Gran Bretagna i conti non tornano: pochi test e troppi morti

 

anche oggi 766 morti

Si apre la polemica sull allentamento delle restrizioni. Il primo a esporsi è stato il capo della Protezione civile. Frena il consiglio superiore di sanità. E Borrelli si dice frainteso: “Sulla fase 2 decide il governo”. I numeri: quasi 120mila casi accertati e 14.681 vittime dall’inizio dell’epidemia. 03-04-20

Borrelli: “Credo che staremo a casa anche il 1 maggio e per molte settimane”. Il viceministro Misiani: “Non siamo in condizioni di dare date per la riapertura di attività produttive”.In Italia la curva dei contagi torna ad appiattirsi ma continua a crescere il numero dei defunti motivo per cui secondo il capo della Protezione Civile bisogna continuare a tenere "comportamenti rigorosissimi". Il virologo Pregliasco: "la Lombardia sconta almeno 12 giorni di ritardo nelle chiusure. E non per colpa sua" 03-04-20

Coronavirus, Cina in quarantena. Miliardario cinese esule: cremazioni sospette, la verità? 50.000 morti solo a Wuhan

Sul bilancio delle vittime, il sito Forexlive.com riporta l'articolo pubblicato sul sito Mish Talk, che cita a sua volta le indiscrezioni del miliardario cinese Guo Wengui, esiliato in Usa.

Wengui smentisce i dati ufficiali delle vittime snocciolati dal governo di Pechino, affermando che i forni crematori stanno lavorando a ritmi 4-5 volte superiori alla norma. I media stranieri segnalano il caso della società funeraria attiva a Hubei, provincia che include la città di Wuhan, focolaio del coronavirus.

La società, You Hu, ha riportato di essere sul punto di collassare, tanto il lavoro è insostenibile, a causa delle cremazioni continue, e che ormai i dipendenti dormono al massimo due-tre ore a notte. "Abbiamo ricevuto 127 cadaveri ieri, e ne abbiamo cremati 116. Di questi, per otto di loro il certificato di morte parla di vittime del coronavirus, o anche della polmonite di Wuhan, 48 risultano solo casi sospetti. Insomma, la documentazione ufficiale non rivelerebbe in molti casi - le conferme sarebbero solo 8 su 116 - il motivo del decesso (che sarebbe il coronavirus). Tanto che il miliardario Guo Wengui ritiene che i veri numeri siano i seguenti: 1,5 milioni di casi di persone infettate (contro 40.000 circa resi noti), e 50.000 morti soltanto nella città di Wuhan (rispetto agli oltre 900 decessi ufficiali nell'intera Cina).

https://www.borse.it/articolo/ultime-notizie/Coronavirus_Cina_in_quarantena_Miliardario_cinese_esule_cremazioni_sospette_la_verita_50_000_morti_solo_a_Wuhan_516439

Hong Kong tornano le misure restrittive

Venerdì 27 marzo a Hong Kong sono stati accertati 65 nuovi casi di coronavirus in 24 ore, un record dall’inizio dell’emergenza sul territorio nazionale arrivato quando le autorità locali avevano iniziato ad allentare i divieti imposti durante la quarantena. Proprio quando la regione autonoma cinese si era convinta di aver superato praticamente indenne l’epidemia – al momento conta 518 casi e meno di dieci morti su 7,4 milioni di abitanti – e aveva dato il via alla riapertura di uffici, negozi e fabbriche l’incubo è tornato, con i casi di Covid-19 di nuovo in aumento soprattutto tra gli studenti di ritorno da località europee e dagli Stati Uniti.

Così il governo ha dovuto chiudere nuovamente l’aeroporto agli stranieri, anche a quelli solo in transito, e chi arriva dall’estero deve fare 14 giorni di quarantena. Come riferisce la rivista The Atlantic, quanto successo a Hong Kong deve essere un monito per tutti quei Paesi – tra cui anche l’Italia – che con il calo dei contagi pensano di tornare subito alla normalità. Dopo due mesi di lockdown praticamente totale, dal 15 di marzo i cittadini di Hong Kong avevano ripreso la loro vita quotidiana, i mezzi pubblici erano tornati a circolare, potevano uscire per fare passeggiate e bar e ristoranti avevano riaperto. Ma con il virus ancora in circolazione questo ha dato il via a una nuova impennata di contagi che ha costretto il governo a fare dietrofront, rimettendo l’obbligo di stare a casa e vietando gli assembramenti con più di quattro persone. La preoccupazione degli scienziati è infatti che lo stesso accada, con proporzioni ben peggiori visto i numeri attuali, poi in Europa e America dove in molti già scalpitano per la riapertura totale.

Ecuador - Il dramma nella città di Guayaquil, cadaveri lasciati in strada

Sono scene drammatiche, quelle vissute negli ultimi giorni dalla città di Guayaquil, la città che più di tutte le altre registra casi positivi di coronavirus in Ecuador. Secondo quanto riferito dai media del Paese, i corpi di coloro che sono morti nelle case, per il virus o per altri motivi, hanno iniziato a essere gettati sui marciapiedi, negli angoli, nei portoni o nei contenitori dell'immondizia, avvolti in rudimentali sacchi di plastica.

Il problema del recupero delle persone decedute in città dura da più di una settimana, e le drammatiche foto dei cadaveri ritrovati in strada si sono diffuse sui social network del Paese. Il ritardo e la paura di contrarre il coronavirus hanno portato i cittadini a scelte disperate e, tra domenica e lunedì, i cadaveri di persone decedute con sintomi di Covid-19 o altre patologie sono iniziati ad apparire abbandonati negli angoli della città. Testimoni denunciano di aver chiamato i numeri di emergenza per far ritirare i morti, ma nessuno ha dato loro una soluzione e i corpi sono rimasti in casa per due e anche quattro giorni di attesa.

Guayaquil è la città dell'Ecuador con i più alti casi di positivi e decessi per covid-19. Il capoluogo della provincia di Guayas, che registra 1.615 casi sul totale di 2.302 nel Paese. Le autorità ecuadoriane hanno riconosciuto le difficoltà nel ritirare i cadaveri delle persone decedute, e di fronte a questa situazione il presidente Lenín Moreno ha annunciato lunedì la creazione di una Task Force sotto la responsabilità di Jorge Wated, in modo che i compatrioti che sono morti a Guayaquil abbiano la degna sepoltura che meritano".

https://tg24.sky.it/mondo/2020/04/02/coronavirus-ecuador.html

4.668 nuovi contagi, crescita al 4,22%. Curva torna ad appiattirsi, ma altre 760 vittime, 02-04-20

 

Verso un milione di casi nel mondo

Gli Stati Uniti (884 morti in 24 ore: si tratta di un record) sono il paese più colpito con un bilancio complessivo di 215.417 e oltre 5mila morti. Seguono l'Italia e la Spagna, ora al terzo posto per numero di decessi.

Spagna, 10mila morti, 950 in 24 ore

La Spagna registra un nuovo drammatico aumento nei decessi per il coronavirus: 950 morti in sole 24 ore che portano il totale delle vittime a 10.003. In crescita anche i contagi da Covid-19, 8.102 nuovi casi nelle ultime ore per un totale di 110.238, secondo le autorità sanitarie spagnole.

Commissione Ue vara il piano Sure per i cassintegrati. E ora la Francia apre: “Mes? Sì, ma a condizioni light”. Nasce fronte italo-tedesco di economisti e intellettuali.Prime schiarite dopo la spaccatura del 27 marzo: la Commissione da l’ok allo schema di prestiti da 100 miliardi per la cassa integrazione (Sure). Intanto il ministro dell’economia francese, Bruno Le Maire, si dice possibilista sull’uso del Mes nel caso sia “senza stigma e con condizionalità light”  02-04-20

Belgio, Lega chiede stop definitivo al campionato: Club Bruges verso il titolo

Il provvedimento richiesto all'unamimità, serve ora la ratifica dell'assemblea generale. Sarebbe il primo caso in Europa. I nerazzurri di Clement primi con 15 punti di vantaggio sul Gent
Olanda, Overmars attacca l'Uefa: "Come Trump, ma la vita vale più del calcio"

Belgio, Lega chiede stop definitivo al campionato: Club Bruges verso il titolo

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Altri 4.782 casi e 727 vittime in 24 ore. Totali 110.574 contagiati, 13.155 morti.  L’Istat: “Al Nord decessi raddoppiati a marzo. La mortalità è q\uadruplicata a Bergamo”01-04-20

Lombardia, 394 decessi in 24 ore. Gallera: "Crescita numero contagi dipende da aumento tamponi"

Protezione civile: "I nuovi positivi sono 2.937 (ieri 2.107), i morti sono 727 (ieri 837), i guariti sono 1.118 (1.109) 01-04-20

Hong Kong, crescono casi: nuove restrizioni. Cia: “Dalla Cina dati falsi su contagi e vittime”. Germania proroga le misure fino al 19 aprile

 

Confermate fino al 13 aprile tutte le misure di restrizione
Video Speranza: "Transizione non sarà breve, dovremo convivere con virus. Non possiamo sbagliare tempistica"

Scuola, nessun bocciato e per la maturità solo un maxi colloquio

Cielo d'Europa (quasi) senza aerei: il videoconfronto con marzo 2019

Cielo d'Europa (quasi) senza aerei:
il videoconfronto con marzo 2019

Spagna, 100mila casi ma curva si stabilizza. Trump: "Mi aspetto due settimane dolorose"

 

Coronavirus, i dati: altri 4.053 casi e 837 morti. Il trend continua a calare.Il bollettino della Protezione civile: i casi in totale sono 105.792, le vittime 12.428, i guariti 15.739, 1.109 nell'ultimo giorno. La curva di crescita del contagio continua ad abbassarsi, seppur di poco: oggi è 3,99%, ieri era al 4,14%. 31-03-20

Lombardia, rallentano ancora contagi: 1.047 in 24 ore. Per la prima volta cala il numero dei nuovi ricoveri in terapia intensiva, Il trend del contagio continua a calare anche in Lombardia e per il sesto giorno consecutivo: i nuovi casi positivi sono 1.047, per un totale di 43.208 contagiati in Regione. Ieri l’aumento era stato di 1.154, l’altro ieri di 1592. La curva di crescita è ora al 2,48%, ieri era al 2,8%, domenica al 4.03%, sabato al 6.9%. In calo anche il numero di morti che sono 381, per un totale di 7.199. 31-3-20

Negli Stati Uniti più vittime dell’11 settembre. Spagna, oltre 8.100 morti e boom di contagi. Francia, record di morti in 24 ore: sono 500. 31-03-20

 

Il bilancio della Protezione Civile. 4.050 nuovi positivi (ieri erano 3.815), 812 morti (ieri 756), 1.590 i guariti 30-03-20

 

Coronavirus, in Lombardia altri 458 morti. +1154 i positivi (ieri erano 1.592).

«Questo non toglie - ha aggiunto Fontana - che non si debba abbassare la guardia: oggi, non so se sia solo una mia impressione, ho visto più macchine in giro, più gente in giro, come se molti si fossero sentiti autorizzati a non rispettare le norme, come se le notizie buone, o meglio discrete degli ultimi giorni avessero fatto sì che la gente si senta più libera. Amici, no: se ricominciamo la vita normale rischiamo che i numeri ricomincino a essere negativi. Stiamo andando benino ma dobbiamo restare fermi negli obblighi che dobbiamo rispettare e chiediamo al governo di mantenere misure rigorose».

La preghiera del Papa nella piazza vuota: "Fitte tenebre si sono addensate, scenda su tutti la benedizione di Dio" foto

 

Gentiloni: "Discussione non adeguata, progetto Ue a rischio. Mutualizzazione debito non passerà mai" video.

Dopo Russia, Cina e Cuba, L'Albania invia medici e infermieri. Rama: "I ricchi si chiudono. Noi non dimentichiamo l'Italia che ci ha aiutato" video

Germania, suicida il ministro delle Finanze dell'Assia Thomas Schäfer: "Sotto stress per la crisi provocata dalla pandemia"

La proposta – Grillo: “Reddito universale per uscire dalla crisi mettendo al centro l’uomo. Risorse? Dalle tasse sui grandi patrimoni”

Per uscire dalla crisi c’è un solo modo: “Mettere l’uomo al centro”. E quindi bisogna garantire a tutti i cittadini “lo stesso livello di partenza”. Tradotto: un reddito base universale, per diritto di nascita, destinato a tutti, dai più poveri ai più ricchi. Beppe Grillo fa sentire la sua voce per la seconda volta dall’inizio dell’emergenza coronavirus. La prima era stata un messaggio in cui diceva di “aspettare il vaccino”. Ora ripropone un cavallo di battaglia del Movimento Cinque Stelle: un reddito base per tutti. “La via d’uscita da questa crisi – spiega sul suo Blog il fondatore e garante del M5s – non può essere come quella del 2008, quando si è preferito salvare le banche a discapito del popolo. E’ arrivato il momento di mettere l’uomo al centro e non più il mercato del lavoro”.

Non è un’idea originale sua, né dei Cinquestelle, precisa. “C’è già chi nel mondo si sta attivando, dagli Stati Uniti, con la paladina del Green New Deal Alexandria Ocasio-Cortez che chiede esplicitamente al Governo Usa un Universal Basic Income; al Regno Unito, dove viene rilanciata la proposta del reddito di base, così come altri stati annunciano misure di soccorso (IndiaNuova ZelandaHong KongSud Corea)”.

Come finanziare una misura così significativa senza sconquassare le casse dello Stato? “Le fonti principali di finanziamento – risponde Grillo – potrebbero essere varie. Si può andare dalla tassazione delle grandi fortune, dei grandi colossi digitali e tecnologici (Mark ZuckerbergBill Gates e Elon Musk sono sempre stati a favore del reddito universale), magari quelle a più alto tasso di automazione; o rivedere le imposte sui redditi da capitale e sulla proprietà intellettuale. Oppure le cosiddette “ecotasse“, come il Climate Incame, reddito dal clima, con una tassa sui combustibili fossili come carbonepetrolio e gas; o come avviene in Alaska dal 1982 con l’Alaska Permanent Fund: un dividendo del rendimento economico di un capitale pubblico, che attinge dalle compagnie fossili. Ogni anno, una parte delle entrate derivanti dal petrolio statale è messa in un fondo. Il governo piuttosto che spendere quel denaro, lo restituisce ai cittadini residenti, bambini compresi, attraverso un dividendo annuale“, aggiunge il fondatore del M5s.

“Come ripeto ormai da anni le soluzioni ci sono, sta a noi la scelta di sederci intorno ad un tavolo per riconvertire la qualità della nostra vita e creare un sistema che formi persone, non lavoratori. La prima guerra mondiale portò milioni di donne nelle fabbriche e diede il via all’emancipazione delle donne, il Piano Marshall rilanciò l’economia e il benessere del Dopoguerra. L’emergenza che stiamo vivendo potrebbe favorire una svolta epocale, rivoluzionaria, che da molti superficialmente è stata sempre considerata folle, e che potrebbe cambiare in meglio il nostro futuro”.

 

Spagna a oltre 80mila casi, superata la Cina. Usa, Trump: "Sotto 100mila morti avremo fatto un buon lavoro"

Budapest, Orban ottiene i pieni poteri dal Parlamento. L’opposizione: “In Ungheria è iniziata la dittatura”. Pd-M5s: “L’Europa lo fermi”. Ma Salvini lo difende

 

in Italia oltre 97mila contagiati e 10.779 morti. Nelle ultime 24 ore meno nuovi casi (5.217) e decessi (756). A Milano +546. 29-03-20

India, esodo biblico da New Delhi dopo l'annuncio del blocco

Germania, suicida il ministro delle Finanze dell'Assia Thomas Schäfer: "Sotto stress per la crisi provocata dalla pandemia"

 

Trump ritira ipotesi quarantena per New York. Usa, 2000 morti, oltre 100.000 contagiati, 5.600 in Spagna e 40.000 contagiati. Lettera di Johnson alle famiglie: ‘Le cose peggioreranno’

 

              UN PAZZO FOTTUTO!

L’ultima del “bomba”: ci risparmi l’abisso

Finché quel che resta di Renzi blatera col suo finto straziante inglese-shish alla CNN, pazienza: fa ridere. Finché sparla all’estero del governo di cui pure farebbe parte, pazienza: il soggetto resta quello dell’osceno #enricostaisereno. Finché straparla di inciuci, Draghi e renzusconismi, pazienza: l’uomo è così. Ormai, nel mondo reale, lo vota giusto il tricologicamente vilipeso

Renzi: ‘Riaprire le fabbriche subito, scuole a maggio’. Gli scienziati lo bocciano: ‘Folle’. Burioni: ‘Irrealistico’. Il governo verso la proroga della serrata per 15 giorni

Dal governo 4,3 miliardi ai Comuni per aiutare famiglie e 400 milioni per buoni spesa. Scontro con la Ue sui coronabond, Conte a Von der Leyen: "Sia all'altezza di questa sfida" video

“Un reddito di sopravvivenza o mezza Italia rischia la fame”

Marco Revelli – “Il governo si comporta bene ma deve agire anche sul piano sociale, altrimenti il prossimo virus è la miseria. E intanto l’Europa è cieca”

 

 Oltre 92mila contagi e 10mila morti. Altri 889 decessi in 24 ore. 28-03-20

"Lo Stato c'è. Sappiamo che ci sono tante persone che soffrono, c'è chi addirittura ha difficoltà a comprare generi alimentari. Ho firmato il Dpcm, giriamo 4,3 miliardi ai Comuni e aggiungiamo 400 milioni con ordinanza della Protezione civile con il vincolo di utilizzare queste somme per le persone che non hanno i soldi per fare la spesa. Da qui nasceranno buoni spesa ed erogazioni di generi alimentari". Così il presidente del Consiglio Giuseppe Conte stasera in conferenza stampa.

Il governo corre quindi ai ripari mentre cresce lo scontento e l'inquietudine nella popolazione, specie al Sud, per il protrarsi della quarantena, che sta azzerando i redditi di tantissime famiglie. Un fenomeno denunciato oggi anche da Papa Francesco. E' una risposta a chi non riesce più a fare la spesa. Il governo anticipa, via Dpcm, 4,3 miliardi del Fondo solidarietà ai Comuni. "E' un anticipo del 66% che giriamo ai municipi", ha detto Conte.

"Abbiamo previsto misure rafforzate per favorire donazioni da parte di produttori e distributori, non vogliamo tassare la solidarietà" ha specificato Conte. "Faccio appello alle aziende della grande distribuzione perché aggiungano un 5 per cento o 10 per cento di sconto a chi fa la spesa con questi buoni spesa", che i Comuni assegneranno con i 400 milioni stanziati dal governo.
 


"Sappiamo che tanta gente sta soffrendo, ma lo Stato c'è", ha assicurato il premier. "Siamo al lavoro per azzerare la burocrazia, stiamo facendo l'impossibile. La ministra Catalfo e l'Inps stanno lavorando senza sosta. Vogliamo mettere tutti i beneficiari della Cassa integrazione di accedervi subito, entro il 15 aprile, e se possibile anche prima".

Il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri ha detto che la nuova misura per i Comuni sarà operativa da domani.

"Sono giorni difficili. Nessuno deve essere lasciato solo. Rendiamo immediatemente disponibili risorse per i Comuni, per sostenere e aiutare le persone in difficoltà". ha detto Gualtieri.

Più precisamente si sta lavorando per rafforzare e allargare la platea dei beneficiari del bonus da 600 euro oggi dedicato ad autonomi, collaboratori, partite Iva e stagionali, anche "a chi non ha fonti di reddito".

"Stiamo lavorando per rendere fruibile il prima possibile gli indennizzi e dal primo aprile con un click si potrà fare domanda e saranno erogati i 600 euro che vogliamo rafforzare e allargare. Non è tanto il momento di riformare strumenti ordinari ma di far fronte a una situazione straordinaria", ha spiegato Gualtieri riferendosi al reddito di emergenza. "Il bonus sarà più rapido, più efficace e più universale per chi non usufruisce di una fonte di reddito".

"L'Europa dimostri di essere all'altezza della storia", ha aggiunto Conte, dopo le parole della presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, che aveva detto: "Non si lavora sui Coronabond". "Le parole di Von der Leyen sono sbagliate, sia all'altezza della sfida" ha ribadito Gualtieri."C'è uno shock simmetrico sull'economia - ha spiegato ancora il titolare dell'Economia - serve un Piano Marshall per la ricostruzione. L'Europa deve fare due cose: sostenere insieme ai Paesi lo sforzo straordinario economico collegato a questa emergenza e poi deve ripartire. Questa emergenza non è solo temporanea. Ha un costo immediato. Ma poi è necessario uno sforzo comune senza precedenti per rilanciare l'economia. L'Europa deve essere all'altezza di questa sfida e invito tutti anche la presidente della Commissione Ue di leggere il monito dell'ex presidente della Commissione Ue, Jacques Delors. La risposte deve essere di tutta l'Europa". "Von der Leyen chiarisca, noi in Parlamento avevamo capito un'altra cosa" ha detto il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli.

"Non abbiamo fatto una proposta alla Commissione, ma all'Eurogruppo per elaborarla. C'è un dibattito in corso. Mi batterò sino alla fine per una soluzione europea", ha spiegato Giuseppe Conte.

"Non stiamo lavorando a una riforma fiscale" ha poi aggiunto Gualtieri.

Capitolo scuole. Conte ha detto che la sospensione delle attività didattiche proseguirà ragionevolmente: non c'è una prospettiva di tornare dopo il 3 aprile alle attività didattiche ordinarie. Quanto alla sospensione delle attività produttive non essenziali non sappiamo ancora, è ancora troppo presto. Dall'inizio della settimana inizieremo a lavorarci. Il governo ha adottato questa misura col massimo senso della responsabilità".

L’allarme povertà del ministro Provenzano: “Polveriera. Estendere reddito di cittadinanza”. Il Papa: “Si inizia a vedere gente che ha fame”

Incendio al tribunale di Milano, in fiamme l’archivio al 7° piano: nessun ferito. Distrutta cancelleria

Coronavirus, l’Europa si spacca sugli aiuti per superare lo choc. Conte al consiglio Ue: “Strumenti del passato ve li potete anche tenere”

Dopo ore drammatiche in cui l’attesissimo Consiglio europeo sembrava destinato a concludersi con lo strappo del premier italiano Giuseppe Conte, intenzionato a non firmare le dichiarazioni finali, i leader Ue hanno trovato un accordo di compromesso. Ma nonostante l’evidente emergenza è solo un rinvio, di ben due settimane. Al termine delle quali l’Eurogruppo – che solo due giorni fa aveva deciso di non decidere passando la palla al Consiglio – dovrà “presentare proposte” alla luce della “natura senza precedenti dello choc”.

Nelle conclusioni del vertice in videoconferenza, durato sei ore, non ci sono i riferimenti all’uso del Meccanismo europeo di stabilità che erano presenti nel documento preparatorio inviato dai ministri delle Finanze e che l’Italia ha ritenuto inaccettabili. Ma non si parla nemmeno di eurobond, tema su cui l’Europa resta spaccata tra Nord e Sud. L’unica intesa solida è sul fatto che occorre mantenere aperti i confini interni per far passare le merci e cooperare sul fronte sanitario e in vista dello sviluppo di un vaccino.

“La nostra risposta deve essere rafforzata, come necessario, con azioni ulteriori in modo inclusivo alla luce degli sviluppi, per finalizzare una risposta esauriente“, è la formula utilizzata. “Siamo pronti a fare tutto quel che serve” per fronteggiare l’impatto economico dell’epidemia, ha detto il presidente del Consiglio europeo Charles Michel durante la conferenza stampa insieme a Ursula von der Leyen, iniziata dopo le 22. Ma “dobbiamo continuare i nostri sforzi con l’Eurogruppo”. Che da ormai dieci giorni tenta senza successo di trovare la quadra sull’uso di uno strumento fiscale comune.

Chigi: “Passate molte posizioni italiane”. Merkel e Rutte: “No a eurobond” – Palazzo Chigi rivendica che dopo “un dibattito molto vivace” sono passate molte delle posizioni italiane condivise nella lettera inviata ieri a Michel, in cui Conte e i leader di Francia, Spagna, Irlanda, Grecia, Portogallo, Lussemburgo e Slovenia hanno chiesto l’emissione di “uno strumento di debito comune“. “Non abbiamo parlato nello specifico delle condizionalità o meno del Mes”, ha detto dal canto suo Angela Merkel in una conferenza audio rivolta ai cittadini tedeschi. La cancelliera – che secondo Bloomberg ha partecipato al vertice attraverso un interprete e senza comparire in video – ha ribadito che rispetto a chi immagina i coronabond “dal punto di vista tedesco noi preferiamo il Mes, come strumento, che è stato fatto per le crisi”.

“Siamo contrari ai coronabond”, ha ribadito anche il premier olandese, Mark Rutte. “Molti altri Paesi lo sono, perché porterebbe l’eurozona in un altro territorio, sarebbe come attraversare il Rubicone. L’Eurozona ha creato i suoi strumenti, come il Mes, che può essere usato in modo efficace, ma con le condizionalità previste dai trattati. Non posso prevedere alcuna circostanza in cui l’Olanda possa accettare gli eurobond”. “Quanto è stato concordato”, ha poi ammesso, “è il minimo comun denominatore. Il testo è un po’ vuoto al momento, ma è stato il meglio che siamo riusciti a raggiungere”.

La presa di posizione di Conte – Conte durante la videoconferenza ha minacciato di non firmare la bozza di conclusioni, nonostante già nel corso delle riunioni preliminari fossero stati tolti i riferimenti all’uso del Mes. “Se qualcuno dovesse pensare a meccanismi di protezione personalizzati elaborati in passato”, leggi le linee di credito del Mes soggette a condizionalità, “allora non disturbatevi, ve lo potete tenere, perché l’Italia non ne ha bisogno“, è stato il messaggio del premier. Che, d’accordo con il presidente del Consiglio spagnolo Pedro Sanchez, intendeva chiedere ai presidenti di Commissione Ue, Consiglio Ue, Europarlamento, Bce ed Eurogruppo di elaborare entro 10 giorni una soluzione da proporre ai capi di Stato. Invece a occuparsene saranno di nuovo i soli ministri delle Finanze.

Merkel parla attraverso un interprete senza comparire in video – Secondo Bloomberg la presidente della Bce Christine Lagarde ha partecipato alla videoconferenza e ha rinnovato il suo appello per un’emissione di debito comune, dicendo che la Ue sta affrontando una crisi di dimensioni “epiche”. La cancelliera tedesca Merkel avrebbe “resistito alla richiesta di mutualizzazione“, con “un tono più categorico che in passato” dopo la lettera sugli eurobond spedita ieri da Conte e altri otto leaderRutte “l’ha appoggiata”. L’agenzia statunitense riporta che l’intervento della Merkel è arrivato “tra drammatiche richieste per un’azione più decisa che arrivavano dalle sue controparti”. Conte “in un discorso descritto come commovente, ha detto che il suo Paese sta soffrendo, mentre Macron ha avvertito che la reazione politica dopo questa crisi potrebbe uccidere il progetto europeo“.

L’appello di otto Paesi per emissioni di debito comuni – Conte ieri, insieme ai leader di Francia, Spagna, Irlanda, Grecia, Portogallo, Lussemburgo e Slovenia, aveva lanciato un appello per l’emissione di “uno strumento di debito comune“. Incassando un nuovo niet da AustriaGermania e Olanda, che continuano ad alzare barricate di fronte all’ipotesi di una condivisione dei rischi. Ma, nel corso della conference call, il premier ha chiarito che nessuno pensa a “una mutualizzazione del debito pubblico. Ciascun Paese risponde per il proprio debito pubblico e continuerà a risponderne”. L’Italia – ha ricordato – “ha le carte in regola con la finanza pubblica: il 2019 l’abbiamo chiuso con un rapporto deficit/Pil di 1,6 anziché 2,2 come programmato”. In serata il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, intervistato dal Tg1, ha aggiunto: “Come governo abbiamo detto che abbiamo sempre dato tanto all’Ue, ma come Italia stiamo combattendo una guerra contro un nemico invisibile. E’ il momento che l’Ue ci aiuti. Quando parliamo di aiuto significa spendere tutti i soldi che servono per aiutare imprenditori, famiglie, lavoratori e per poterci rialzare”.

Spaccatura Nord-Sud come durante la crisi greca – Prima dell’inizio del vertice la spaccatura Nord-Sud a dispetto dell’emergenza senza precedenti era del resto emersa platealmente. Il cancelliere austriaco Sebastian Kurz aveva respinto “una mutualizzazione generalizzata dei debiti”. E il ministro delle Finanze tedesco, Olaf Scholz, aveva ribadito: “Non ritengo che gli Eurobond siano lo strumento giusto”. L’Olanda e la Finlandia sono state altrettanto categoriche. Ricompattando il fronte dei rigoristi come non si vedeva dai tempi dell’austerità imposta alla Grecia. Da allora, molto sembrava cambiato: il ‘mea culpa’ dell’ex presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker nei confronti dei greci e la dissoluzione della troika, l’apertura della Ue verso un orientamento di bilancio più espansivo e la disponibilità della nuova Commissione ad un approccio generale più flessibile sui conti pubblici. Ma, nel momento del bisogno, i nodi vengono al pettine: il Nord non si fida del modo di gestire i conti pubblici del Sud. Esattamente come dieci anni fa non è pronto a mettere in comune risorse, tantomeno i propri debiti, facendo da garante a Paesi al di sotto della tripla A.

Protezione civile: in un giorno 4.401 contagiati in più e 969 morti (il numero più alto da inizio emergenza) diretta tv.

L’Italia supera la Cina: 86mila casi. 969 morti nelle ultime 24ore: 9.134 in 45 giorni. L’Iss: ‘Contagi in calo, ma non illudiamoci’.

Palermo – Tentato assalto al supermarket: “Non abbiamo soldi”. Allarme povertà in città. Ora la polizia presidia i centri commerciali

Morti altri tre medici: ora sono 44. Nuovi casi a Codogno con lo stop alla zona rossa.

Spagna, 769 morti in 24 ore: in totale quasi 5mila. I contagi sono 64mila contagi. La Russia chiude bar e ristoranti.

L’authority: “Per ammortizzatori servono 13,5 miliardi al mese” 27-03-20

Coronavirus, periodo di incubazione più lungo: «Allungare la quarantena»

Secondo uno studio cinese prolungare l’isolamento di 18-21 giorni è un modo più efficace per evitare la propagazione del virus. Incubazione mediana di 7 giorni e non 5

Quanto è davvero lungo il periodo di incubazione di Sars Cov-2? La quarantena di 14 giorni basta? Sull’ argomento sono stati svolti molti studi e finora la comunità scientifica concorda che le persone sviluppano sintomi in media 5 giorni dopo l’esposizione al virus e anche durante questo periodo, quando non ci sono segni della malattia, le persone possono essere contagiose (secondo una ricerca pubblicata sul British Medical Journal il 73% dei contagi avviene quando il soggetto senza sintomi si trova ancora nel periodo di incubazione, in particolare negli ultimi tre dei famosi 14 giorni) . In una ricerca pubblicata su Annals of Internal Medicine su casi cinesi si era visto che il periodo mediano di incubazione era stato stimato in 5,1 giorni e il 97,5% di coloro che avevano sviluppato sintomi lo avevano fatto entro 11,5 giorni dall’infezione. Altre ricerche sono arrivate a risultati simili e per questo il periodo di quarantena dei soggetti a rischio o positivi è stata stabilita su 14 giorni.

Lo studio nuovo

Ora però un nuovo studio dell’Università di Shanghai pubblicato sulla rivista MedrXiv, che raccoglie gli studi non ancora validati dalla comunità scientifica, mette in parte in discussione il periodo di incubazione che sembrerebbe più lungo di quasi due giorni rispetto ai 5 finora stimati sulla base dei malati ricoverati in ospedale. Per questo i ricercatori suggeriscono che sarebbe opportuno estendere di altri 4-7 giorni la quarantena di 14 giorni, facendola durare dai 18 ai 21 giorni.

Incubazione più lunga di 1,8 giorni

Secondo il gruppo di Xue Jiang, perché le misure di controllo siano più efficaci, è fondamentale arrivare ad un periodo ottimale di quarantena e isolamento per circa il 95% dei casi che sviluppino sintomi. I ricercatori si sono chiesti se l’attuale periodo di 14 giorni sia quello ottimale. Per rispondere alla loro domanda, hanno analizzato i dati su 2015 casi confermati, tra cui 99 bambini, raccolti tra 28 province cinesi, alcuni dei quali ricoverati in ospedale, e altri no. Hanno così potuto vedere che il periodo di incubazione è oscillato da 0 a 33 giorni. Quello più frequente, per maschi e femmine, è stato di 7 giorni, più breve dei 9 giorni dei bambini. Per l’11,6% dei casi il periodo è stato più lungo. In generale, secondo i ricercatori, l’intera popolazione di malati adulti, sia ricoverati che non, ha avuto un periodo di incubazione mediano di 7 giorni, che è 1,8 giorni più lungo dei casi ricoverati in ospedale segnalati in precedenza.

Prevenzione più efficace

Lo studio conclude che se si allungasse il periodo di isolamento per gli adulti di 4-7 giorni, arrivando quindi in totale a 18-21 giorni, si avrebbe una prevenzione e un controllo del virus più efficace. «Con l’attuale periodo di 14 giorni, secondo i ricercatori, si riuscirebbe a catturare solo l’88% degli infetti», rileva l’epidemiologa Stefania Salmaso intervistata dall’Ansa. «Indubbiamente - continua Salmaso - questi dati sono un tassello in più sulla conoscenza del virus e di come si comporta, che ci può essere utile ai fini delle misure restrittive».

Le eccezioni registrate

Alcune eccezioni sul periodo di incubazione di 14 giorni erano già state registrate. Un caso con un periodo di incubazione di 27 giorni era stato segnalato dal governo locale della provincia di Hubei il 22 febbraio. Un quotidiano locale ha riferito di un uomo di 70 anni che ha sviluppato i sintomi solo il 19 febbraio, dopo un unico incontro con la sorella il 25 gennaio. La conferma del contagio della sorella era arrivata poco dopo questa data. Inoltre, era stato osservato un caso con un periodo di incubazione di 19 giorni in uno studio JAMA pubblicato il 21 febbraio e in uno studio del 9 febbraio è stato osservato per la prima volta un periodo anomalo di un periodo di incubazione di 24 giorni. Il nuovo studio non parla di singoli casi ma ha preso in esame moltissimi casi e ha analizzato i dati di oltre duemila riuscendo a intercettare un periodo mediano di incubazione.

 

Nel fine settimana è circolato molto online un video di un commerciante laziale con toni entusiastici dell’Avigan (favipiravir), un farmaco antivirale disponibile in Giappone che avrebbe dato esiti positivi in una sperimentazione su pazienti affetti da coronavirus. Il video è stato in seguito ripreso da numerosi giornali e da alcune trasmissioni televisive, e non sono mancate polemiche nei confronti delle istituzioni che autorizzano i farmaci, con accuse di non essersi occupate della questione. In realtà l’Avigan è stato sperimentato su un numero ristretto di pazienti con esiti scientifici ancora incerti, e non è un medicinale tenuto segreto: è noto da tempo all’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), autorità che ha il compito di vigilare sulla sicurezza dei medicinali e di autorizzarne l’uso in Italia.Il video dal Giappone
Cristiano Aresu ha 41 anni, lavora in un negozio di videogiochi a Roma e frequenta spesso il Giappone per lavoro. Nel pomeriggio di sabato 21 marzo, Aresu ha pubblicato su Facebook un video di circa tre minuti, nel quale mostra una piazza di Tokyo sostenendo che la popolazione sia tornata a condurre una vita normale, anche grazie all’impiego dell’Avigan per trattare i malati di COVID-19, la malattia causata dal coronavirus. Nel video dice che il farmaco “ha fatto rinascere il Giappone” e lo ha fatto “tornare a respirare”, aggiungendo poi che gli italiani dovrebbero chiedere “a gran voce” al governo di avere l’Avigan per risollevarsi come hanno fatto i giapponesi.Domenica 22 marzo l’edizione cartacea del Corriere della Sera ha parlato di Aresu in un breve articolo intitolato “L’esperienza da Tokyo: l’antinfluenzale per i casi lievi”, con una lunga serie di virgolettati nei quali Aresu sosteneva che la somministrazione dell’Avigan “blocca il progredire della malattia nel 91 per cento dei casi”. Qualche cautela era espressa alla fine dell’articolo, che citava anche gli “effetti positivi” riscontrati “dagli scienziati cinesi”, senza fornire maggiori dettagli.Che cos’è l’Avigan
Avigan è il nome commerciale del favipiravir, un farmaco antivirale sviluppato dall’azienda farmaceutica Toyama Chemical (del gruppo giapponese Fujifilm) attivo contro alcuni tipi di virus a RNA. È stato progettato con l’obiettivo di bloccare i meccanismi utilizzati dai virus per replicarsi nell’organismo, in modo da aiutare il sistema immunitario a sbarazzarsene, in tempi più rapidi e con minori conseguenze per la salute.Il farmaco è stato approvato dalle autorità di controllo giapponesi nel 2014, prevedendo un suo possibile utilizzo nel caso delle pandemie influenzali, quindi causate da virus diversi dal coronavirus. A oggi ci sono però ancora dubbi sull’efficacia dell’Avigan, soprattutto nella sua capacità di proteggere le cellule che compongono i tessuti delle vie aeree superiori, dove di solito i virus influenzali fanno più danni.A differenza di quanto sostiene Aresu, a oggi l’impiego dell’Avigan in Giappone è consentito solamente in particolari condizioni di emergenza, quando altri antivirali si dimostrano inefficaci. Inizialmente Toyama Chemical sperava che l’approvazione da parte delle autorità potesse includere più casi, facendo dell’Avigan un sostituto del Tamiflu, farmaco sul mercato ormai da tempo e che dà risultati positivi nel trattamento di alcune sindromi influenzali. Attualmente l’impiego dell’Avigan è consentito in Giappone e da circa una settimana in Cina, mentre il farmaco non è ancora approvato dalle principali autorità per i farmaci al mondo come la statunitense FDA e l’europea EMA.Ricerca
Lo studio più citato finora sull’Avigan e il coronavirus è una ricerca condotta in Cina da Qingxian Cai (Università di Shenzhen) e colleghi su 80 pazienti, per mettere a confronto gli effetti del farmaco con quelli di altri antivirali (lopinavir/ritonavir). Secondo lo studio, l’impiego dell’Avigan avrebbe ridotto di 4 giorni circa il tempo di scomparsa del coronavirus dai pazienti, rispetto agli 11 giorni mediamente necessari nel gruppo di controllo trattato con gli altri medicinali. Lo studio parla anche di un miglioramento delle TAC ai polmoni nel 91 per cento dei casi, cosa comunque diversa dall’affermazione sulla capacità dell’Avigan di “bloccare la malattia” segnalata da Aresu.La ricerca non è stata ancora pubblicata e ha comunque riguardato una quantità ridotta di pazienti, senza una loro selezione prima del trattamento, cosa che ha probabilmente falsato alcuni risultati. In Cina, tuttavia, test e verifiche con l’antivirale stanno proseguendo già da diverse settimane, per valutarne gli effetti.Cosa dice l’AIFA
L’AIFA ha espresso le proprie perplessità sull’Avigan, ricordando che lo studio cinese ha preso in considerazione casi di COVID-19 non grave:Sebbene i dati disponibili sembrino suggerire una potenziale attività di favipiravir, in particolare per quanto riguarda la velocità di scomparsa del virus dal sangue e su alcuni aspetti radiologici, mancano dati sulla reale efficacia nell’uso clinico e sulla evoluzione della malattia. Gli stessi autori riportano come limitazioni dello studio che la relazione tra titolo virale e prognosi clinica non è stata ben chiarita e che, non trattandosi di uno studio clinico controllato, ci potrebbero essere inevitabili distorsioni di selezione nel reclutamento dei pazienti.In Italia, l’AIFA ha il compito di assicurarsi che i farmaci siano sicuri ed efficaci e non ha alcun interesse a ostacolare l’introduzione di nuovi medicinali, come verrebbe da pensare osservando il video da Tokyo e leggendo altre insinuazioni circolate online nelle ultime ore. La tutela della salute pubblica passa anche dalla valutazione e l’eventuale approvazione di nuovi trattamenti, che devono però prima dimostrare di essere efficaci anche da un punto di vista di costi e benefici sanitari (per esempio con una valutazione sugli eventuali effetti collaterali rispetto ai potenziali benefici).La Commissione Tecnico-Scientifica dell’AIFA si riunirà nuovamente oggi per nuove valutazioni generali sui farmaci disponibili, o da sperimentare, contro il coronavirus, e ha annunciato nuovi approfondimenti anche sull’Avigan.

Ai bimbi in quarantena più pennarelli e mezz’ora d’aria. Le famiglie non devono sentirsi sole

 

Il coronavirus ci ha colto tutti impreparati. Non è stato come partire per un viaggio pianificato per tempo, quando si fa una lista delle cose che mancano e si preparano le valigie. I decreti si sono susseguiti velocemente, uno dopo l’altro, senza che si potesse realizzare cosa andasse fatto, e acquistato, rapidamente.

Ad esempio, per le famiglie costrette a casa per una quarantena che probabilmente durerà almeno due mesi se non oltre, fare scorta di tutto ciò che poteva servire per i bambini: carta, anzitutto, per disegnare ma anche per stampare i compiti, pennarelli, matite, pastelli, pongo e tutti quei materiali utili a fare attività alternative ai videogiochi, specie per i piccolissimi che soffrono della totale virtualità.

dopo l’altro, senza che si potesse realizzare cosa andasse fatto, e acquistato, rapidamente.

Ad esempio, per le famiglie costrette a casa per una quarantena che probabilmente durerà almeno due mesi se non oltre, fare scorta di tutto ciò che poteva servire per i bambini: carta, anzitutto, per disegnare ma anche per stampare i compiti, pennarelli, matite, pastelli, pongo e tutti quei materiali utili a fare attività alternative ai videogiochi, specie per i piccolissimi che soffrono della totale virtualità.

Questi ultimi sono rimasti, tra l’altro, non solo senza materiali per i giochi o per disegnare ma anche senza quegli strumenti digitali utili per “andare a scuola”, che si possono acquistare: il governo ha pensato ai lavoratori in smartworking, a patto ovviamente di avere i soldi. Ma il punto è: come si può pensare di dare per scontata la didattica online senza essersi prima assicurati che tutti gli alunni avessero un computer e una connessione?

Parlando con insegnanti della scuola pubblica (nelle scuole private giocoforza le soluzioni si sono trovate più rapidamente perché esiste una omogeneità sociale ed economica maggiore negli alunni), ci si rende conto di quanto sia inverosimile delegare completamente il proseguimento della didattica on line alle scuole, senza sostegni davvero concreti sia alle scuole che alle famiglie: c’è chi ha in classe bambini rom, chi stranieri che parlano poco italiano e che hanno genitori che magari fanno lavori umili e magari stanno ancora fuori tutto il giorno. Bambini che non hanno mai visto un computer, e al massimo giocano con lo smartphone della madre. Il problema è anche per le maestre, che stanno vivendo un carico assurdo di stress, e si trovano del tutto impreparate, specie le più anziane, a gestire e inventare una didattica on line senza alcuna formazione e in queste condizioni.

 

Coronavirus, tornano a crescere i positivi: 4492 in più, in totale 62.013. Oggi 662 morti e 999 guariti

Aumentano i contagi in Lombardia. Fontana: "Sono preoccupato, non so se ci è sfuggito qualcosa" video-26-03-20

Conte al Senato: "Aiuti per 50 miliardi" VideoTasse rinviate e Cig per sei mesi di CLAUDIO TITOLa lettera del premier alle città del Nord

Conte al Senato: "Aiuti per 50 miliardi" Video
Tasse rinviate e Cig per sei mesi di CLAUDIO TITO
La lettera del premier alle città del Nord

Spagna, 4000 morti. Mille vittime in Usa. Sindaco New York: “Mezza città sarà infetta”.

Bce avvia acquisti bond e lo spread cala, Borse in ripresa. Wall Street vola ignorando boom di richieste per disoccupazione Usa

 

Oltre 74mila casi, le vittime sono più di 7.500. Il capo della Protezione civile ha la febbre.

Epidemia, in Italia trend in calo per il quarto giorno consecutivo: 3.491 positivi (ieri 3.612), 683 morti (ieri 743) e 1.036 guariti

Borrelli ha la febbre: rinviate le conferenze stampa. Protezione civile diffonderà i dati con un comunicato. Guido Bertolaso positivo, è ricoverato al San Raffaele

Allarme Sud – De Luca: ‘Vicini al collasso, governo agisca’. Emiliano: ‘Chiesto aiuto, non mi è stato dato’

Bergamo, la lettera dei medici: “È l’Ebola dei ricchi. I pazienti più anziani muoiono da soli” Il nuovo ospedale degli alpini con Emergency

Riunione fiume ma c’è l’accordo governo-sindacati. “Modifiche all’elenco delle attività indispensabili”. Conte: “Difenderemo gli asset industriali del Paese”

Spagna con più morti della Cina: oltre 3400. Usa, c’è accordo su piano da 2mila miliardi Positivo anche il principe Carlo d’Inghilterra.

Conte, Macron e altri 7 leader Ue chiedono i coronabond. Berlino: “Non cambiamo idea”. Centeno: “Ora i dettagli su come usare il Mes”

 25-03-20

Il bollettino di martedì 24 marzo: per il terzo giorno rallenta la crescita dei contagi. MA BEN 743 nuove vittime...

Governo, ok al decreto: multa fino a 4mila euro per chi viola restrizioni. Misure reiterabili fino al 31 luglio. Chi può muoversi e come: la circolare del Viminale

In Lombardia morti e contagiati tornano ad aumentare: 402 decessi in più, in totale oltre 30mila positivi

Cina, finite le restrizioni per Wuhan. India, isolamento totale per tre settimane

Oms: "Gli Usa potrebbero superare l'Europa come epicentro"
RepTv Geopolitica, Caracciolo: "È iniziato il contrattacco cinese, Usa in difficoltà".

 

 

 24-03-20

Spagna: 2600 morti. In Uk, Usa e Germania boom di contagi, ma in Svezia bar aperti. India: 1,3 miliardi di persone in lockdown

 

Tra contagiati, vittime e persone guarite, il coronavirus ha registrato in Italia 63.927 casi totali (+4.789 rispetto a ieri).      3780 (ieri 3.957), morti 601 (ieri 651). Guariti: oggi 408, in totale 7432, 23-03-20

Nel dettaglio: i casi attualmente positivi sono 18.910 in Lombardia, 7.220 in Emilia-Romagna, 4.986 in Veneto, 4.529 in Piemonte, 2.358 nelle Marche, 2.301 in Toscana, 1.553 in Liguria, 1.414 nel Lazio, 929 in Campania, 771 in Friuli Venezia Giulia, 914 nella Provincia autonoma di Trento, 688 nella Provincia autonoma di Bolzano, 862 in Puglia, 681 in Sicilia, 605 in Abruzzo, 556 in Umbria, 379 in Valle d'Aosta, 343 in Sardegna, 280 in Calabria, 89 in Basilicata e 50 in Molise.

In Spagna 30mila contagi e oltre 1.800 vittime: corsa ai tamponi. Regno Unito, morto 18enne. Anche Belgio e Lussemburgo chiudono confini.

In vigore il nuovo decreto: 80 le attività “essenziali”. Sindacati: “Da Confindustria pressioni per aggiungere categorie. Il governo ci riceva o pronti a scioperare”

TUTTI IN FUGA IN CULO AL DECRETO....Una scena da esodo estivo, con centinaia di auto incolonnate in attesa di prendere il traghetto per Messina dopo i blocchi ai treni notturni e le restrizioni alle partenze dei voli da Nord a Sud. È quanto successo nella giornata di domenica a Villa San Giovanni, in Calabria, dove dopo la diffusione dell’ultimo provvedimento preso dai ministeri della Salute e degli Interni che vieta di lasciare il comune in cui ci si trova per contenere i contagi di coronavirus e poi del dpcm del presidente del Consiglio sulla chiusura delle attività non essenziali, moltissime persone sono accorse all’imbarcadero per prendere i traghetti privati per la Sicilia.

A lanciare l’allarme sulla nuova, ennesima ondata di partenze, è stato nella tarda serata di domenica il governatore siciliano Nello Musumeci: “Mi segnalano appena adesso che a Messina stanno sbarcando dalla Calabria molte persone non autorizzate”, ha scritto su Facebook pubblicando una foto delle macchine incolonnate. “Non è possibile e non accetto che questo accada. Ho chiesto al prefetto di intervenire immediatamente. C’è un decreto del ministro delle Infrastrutture e del ministro della Salute che lo impedisce. Pretendo che quell’ordine venga rispettato e che vengano effettuati maggiori controlli alla partenza. Il governo nazionale intervenga perché noi siciliani non siamo carne da macello“. Anche il segretario generale del sindacato Orsa, Mariano Massaro, si è unito alla denuncia del governatore: “Stiamo parlando di numeri importanti, centinaia di automobili in marcia verso la Sicilia che secondo i molteplici i decreti del governo centrale e le ordinanze del presidente della Regione, dovrebbe essere abbondantemente blindata”.Stanno funzionando invece i controlli alle partenze dalla stazione Centrale di Milano dove solo nella giornata di domenica sono stati respinti 120 passeggeri pronti a salire sui treni diretti al Sud, in particolare i due Frecciarossa per Napoli e Salerno delle 16.40 e delle 17.10. Niente a che vedere con le scene da psicosi che si sono verificate l’8 marzo scorso, quando si diffuse l’informazione dei primi divieti in uscita dalla Lombardia: in totale erano 170 le persone che avevano una prenotazione ma di queste solo 50 avevano una comprovate e reali esigenze di lasciare il capoluogo lombardo, come accertato dalla Polfer.

 

I contagi a quota 60mila, ma la crescita si attenua. Quasi 5.500 le vittime totali, oggi 651. “La prossima settimana sarà cruciale”

Mondo – Usa terzo Paese per contagi: 25mila. Johnson: ‘Rischiamo di diventare come l’Italia’. Spagna, 394 morti in 24 ore: ‘Ora giorni bui’.22-03-20

Croazia, due scosse di terremoto a Zagabria: danni agli edifici e persone in strada – Video. Città già in emergenza per il coronavirus: colpiti anche ospedali. Grave un 15enne

Coronavirus, quanto hanno stanziato i Paesi Ue? I 550 miliardi tedeschi, i 300 della Francia e i 200 della Spagna sono garanzie.

L’Italia sta nel mezzo ma è l’unica che quanto a stanziamenti reali è già passata dalle parole ai fatti. Per ora la Commissione europea ha messo in campo 37 miliardi di euro per l’intero continente. Pochissimo. La Germania nicchia sull’ipotesi di una gestione comune del debito che sarà generato dagli sforzi dei Paesi membri per far fronte alla crisi.Berlino ha però già sparato alcuni colpi di artiglieria pesante per conto suo. Dopo sei anni ha rotto il tabù dell’obbligo di conti pubblici in pareggio e ha deciso di mobilitare quasi 356 miliardi per fronteggiare la crisi. Di questi, cento miliardi saranno a disposizione per acquisire partecipazioni in grandi aziende tedesche in difficoltà o a rischio scalata estera. “Non ci possono essere tabù. Deve esserci la possibilità di un sostegno statale temporaneo e limitato, così come di partecipazioni e acquisizioni”, ha detto il ministro tedesco dell’Economia Peter Altmaier. Cinquanta miliardi saranno invece utilizzati per il sostegno ad aziende medio piccole colpite dal crollo dei fatturati. Altri cento miliardi elevano a 550 miliardi la garanzia statale sui prestiti concessa dalla Kwf (l’equivalente dalla nostra Cassa Depositi e Prestiti) ad imprese tedesche di qualsiasi dimensione. Le aziende possono farsi prestare soldi per far fronte alle loro necessità, se non riescono a restituirli, in prima battuta è lo Stato che mette mano al portafogli. Una spesa quindi potenzialmente imponente ma, per ora, solo virtuale. Il governo sta inoltre varando misure per agevolare la riduzione delle ore lavorative e scongiurare il licenziamento dei dipendenti. Da sola, la ricca Baviera ha predisposto un fondo da 10 miliardi di euro per sostenere le industrie locali.Anche in Spagna, dove i contagi stanno crescendo ad un ritmo molto preoccupante, la prima misura è stata quella di garanzie pubbliche sui prestiti alle aziende per assicurare liquidità. Tra Stato centrale ed autonomie locali la Spagna dovrebbe mobilitare garanzie su prestiti per circa 200 miliardi di euro. Come accaduto anche in Italia, il paese ha annunciato una moratoria sulle rate di mutui e prestiti dei soggetti colpiti dalla crisi e sta cercando di facilitare le sospensioni di lavoro temporanee senza bisogno di ricorrere ai licenziamenti.In Francia le garanzie sui prestiti sono state fissate per ora a 300 miliardi di euro in Francia. Parigi ha però annunciato anche lo stanziamento di risorse per sostenere direttamente aziende e lavoratori colpiti dalla crisi. Il ministro dell’economia Bruno Le Maire ha parlato di un impegno di circa 45 miliardi di euro. Come nel caso tedesco l’Eliseo non esclude l’ingresso dello Stato, o il rafforzamento della sua presenza, in aziende considerate strategiche. A cominciare da Air France KLM, duramente colpita, come tutte le compagnie aeree dalla tracollo dei trasporti.Con il decreto “Cura Italia” il Governo ha messo sul piatto moneta sonante per 25 miliardi di euro. Dieci di questi serviranno per finanziari ammortizzatori sociali a sostegno dei lavoratori in difficoltà. Circa tre miliardi compensano i mancati introiti derivanti dalla sospensioni di alcuni adempimenti fiscali. Altri tre sono destinati alle piccole e medie imprese. Sono saltati fuori anche 500 milioni di euro per l’ennesimo salvataggio di Alitalia e aiuti ai lavoratori della fallita Air Italy. Tre miliardi serviranno invece per finanziare la temporanea sospensione del pagamento delle rate dei mutui e garanzie sui prestiti alle Pmi. Il fondo di garanza per i prestiti delle piccole e medie aziende viene rafforzato di 1,5 miliardi. Alzata a 5 milioni di euro la soglia dei finanziamenti per singola impresa. Per i primi 1,5 milioni lo Stato si impegna a garantire fino all’80% del prestito. Secondo il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, questi stanziamenti sono in grado di attivare investimenti per circa 350 miliardi di euro grazie all’effetto leva. Sarà, ma da questo punto di vista l’impegno italiano sembra per ora lontano, anche con le dovute proporzioni, da quelli di Germania o Francia. Il governo ha però preannunciato per aprile un nuovo decreto con altre risorse per chi ha chiuso perdendo molto fatturato.


E

“CHIUDIAMO OGNI ATTIVITA’ NON NECESSARIA”. Conte annuncia le misure per contenere il contagio.Le nuove misure restrittive annunciate sono valide, a quanto si apprende, fino al 3 aprile.

Il discorso del presidente del consiglio: “Rallentiamo il motore produttivo del Paese, ma non lo fermiamo. Lo Stato c’è”. I dati: oggi il maggior numero di decessi dall’inizio della crisi.Più di 500 morti solo in Lombardia. Fontana risponde con una ordinanza che stringe ulteriormente le maglie del distanziamento. Stretta pure in Piemonte. Dogane: stop lotto e slot.

Coronavirus, le previsioni di Lopalco: "Durerà molto, almeno fino all'estate. Prima di ottobre no agli stadi aperti"

Intervista all'epidemiologo di fama mondiale che guida la task force della Puglia: "Bisogna essere chiari con la gente ma senza terrorizzarla: senza le misure di oggi ci sarebbero milioni di morti"

E' possibile che lo abbiate visto in televisione, in qualche video su Internet, che lo abbiate incrociato su Twitter. E' uno spacciatore di buona scienza, uno scienziato che sa quali parole scegliere, cacciatore di fake news come il suo amico Roberto Burioni, rispetto al quale è però più morbido, compito, gentile. E' un epidemiologo che fino a qualche mese fa era un mestiere complicato anche soltanto da spiegare ("effettivamente facevo fatica a dire agli amici cosa facevo"), mentre oggi è famoso come l'allenatore della Nazionale durante i mondiali di calcio. E, come gli allenatori durante i mondiali di calcio, tutti vogliono fare il suo mestiere: parlano di curve, ascisse e ordinate come fossero 4-4-2 e ripartenze.

Pierluigi Lopalco - ordinario di Igiene a Pisa, per molti anni a Stoccolma dove ha coordinato le strategie vaccinali per il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie- purtroppo, però, non si occupa di pallone. Ma della salute nostra e del resto del mondo. E' stato tra i primi a capire cosa sarebbe diventato il Coronavirus. E, quando i fatti gli hanno dato ragione, ha fatto la scelta più inattesa: ha accettato l'invito di Michele Emiliano ed è tornato a casa, la sua Puglia dove è nato e dove mancava da molti anni, a fare il coordinamento scientifico della Task force contro il Coronavirus. Vive in una piccola stanza della Protezione civile. Chi lo ha frequentato in queste settimane racconta di non averlo mai visto senza un numero a meno di un metro. "Quelli, almeno, non sono contagiosi"
 

Professore, partiamo dalla domanda più quotata in questo periodo: quando ci sarà il picco?
"Due, tre giorni dopo che osserveremo scendere la curva in maniera costante potremo dire che c'è stato il picco. Non ha alcun senso oggi poter fare delle previsioni: i modelli previsionali sul Covid19 sono oggi come le previsioni del tempo. Funzionano a 24 ore, son buoni a 48 ma già dopo le 72 ore non sono più affidabili. Le variabili in gioco sono così tante che  rendono impossibili una previsione che vada al di là dell'immediato. Chi lo fa o o ha una sfera di cristallo o strumenti di calcolo che io non conosco".

Quanto durerà?
"Non poco.  Su questo bisogna essere molto chiari con la gente. Ho sentito dire cose incredibili anche a chi ha la responsabilità del ruolo: il ministro dello Sport ha dichiarato che il campionato di calcio potrebbe riprendere ai primi di maggio, "a porte aperte o a porte chiuse". Ma di che parliamo? Prima di ottobre penso sarà impossibile riavere gente allo stadio. La mia previsione è che le misure restrittive dureranno almeno fino all'estate: ci potrà e dovrà essere una mitigazioni delle misure, torneremo a lavorare, a uscire, ma si dovrà fare tutto con molta calma e cautela".

Ma allora tutto questo sforzo non sta servendo a nulla?
"Al contrario, ci sta salvando. I numeri raccontano che già c'è stata una frenata e in queste ore immagino ne vedremo un'altra. Ci sono delle fortezze, e penso soprattutto alla Lombardia, che devono essere ancora espugnate. E poi c'è un caso Milano che, evidentemente, ci preoccupa moltissimo: se il virus rompe l'argine delle città metropolitane, dei centri urbani a grande densità di popolazione, diventa un problema ancora più importante".

Sta dicendo che non sappiamo quando finirà?
"Sto dicendo che il problema non è quando ma come finisce. Noi dobbiamo augurarci che il picco non ci sia e che tutto questo duri il tempo più lungo possibile. Soltanto così, spalmando l'epidemia nel tempo, potremo avere la certezza di curare e di fare guarire più persone possibili. Perché anche su questo dobbiamo essere chiari: di Covid16 si guarisce".

Sembra di no.
"Purtroppo il numero di vittime è altissimo, è vero. Perché il virus provoca una polmonite grave che può essere letale per le persone fragili. Ma si cura. Servono però medici e reparti disponibili. Il contagio è così veloce che potrebbe non esserci tempo. Rallentare la velocità di trasmissione è un esercizio di democrazia: tutti dobbiamo curarci. Perché, parliamoci chiaro. Questa è la Spagnola del 2020.Il Covid assomiglia molto all'influenza che tra il 1918 e il 1920 fece 500 milioni di ammalati e 50-100 milioni di morti. Andrebbe così anche oggi se non avessimo le terapie intensive e se non avessimo preso misure drastiche per limitare il contagio, come quelle che abbiamo preso. Tutto durerebbe un mese e ci lasceremmo 100 milioni di morti alle spalle. Possiamo mai accettare un orrore del genere?".

Il Governo ha fatto tutto quello che doveva?
"Secondo me si è comportato benissimo. Ha fatto scelte giuste e coraggiose prima degli altri. Bisogna dargliene atto. Mi permetto però di dare un consiglio: la comunicazione è interamente affidata al Bollettino delle 18 della Protezione civile. Ma quello è un bollettino di guerra, sono numeri tremendi che non fanno altro che spaventare ancora di più le persone. E' un errore. Io penso invece che serva raccontare quello che si sta facendo, che si spieghi il perché ci siano scelte queste misure di mitigazione e dove vogliamo arrivare. Gli italiani sono persone intelligenti, lo stanno dimostrando anche in questo caso. Hanno però bisogno di capire".

C'è ancora troppa gente per strada.
"E' vero. Ma non serve soltanto punire. Ma anche spiegare. E non avere paura di farlo: io in questi anni ho lavorato principalmente ai programmi vaccinali. Ne ho viste e ascoltate di tutti i colori: complotti, movimenti No Vax. Noi siamo un paese di filosofi e di poeti. E anche gli scienziati alle volte si appassionano più alla storia della Biologia che alla Biologia stessa. Ma bisogna avere pazienza. E non perdere mai la speranza. Il messaggio da comunicare è molto chiaro: restate a casa. E se avete necessità di uscire, al ritorno lavatevi benissimo le mani con sapone e acqua calda".

 

Coronavirus, Borrelli: 943 guariti in un giorno e 793 morti, 4821 contagiati in più. Quasi 54.000 i contagiati i numeri continuano a crescere 21-03-20

Coronavirus: Gallera, altri 546 morti in Lombardia. In totale sono 3.095.

Dati in forte crescita, oltre 25mila i positivi nella regione"

I sindaci chiedono un nuovo intervento al governo. Gori e i sindaci del Bergamasco:  "Fermiamo tutto ma davvero"

“A Bergamo si muore aspettando nelle proprie case”. Camion dell’esercito portano via altri settanta feretri. Ritardi e interessi: perché non si è fatta la zona rossa

Coronavirus, mezzo milione di tamponi da un'azienda di Brescia agli Stati Uniti

Prodotti nell'area focolaio dell'epidemia in Italia, sarebbero bastati per le esigenze di tutto il Nord. I kit diagnostici sono stati invece venduti agli Usa e trasferiti con un aereo militare. L'azienda: tutto regolare, non c'è carenza. Qualcuno nel nostro Paese lo sapeva?

Il mondo intero dice che è una guerra. E per la prima volta nella Storia sembra essere di tutti contro tutti, senza più alleanze. Ogni nazione pensa per sé, usando ogni mezzo per garantirsi le armi vincenti contro il virus: tamponi, mascherine, respiratori. Così gli Stati Uniti sono riusciti a comprare mezzo milione di kit per individuare il contagio a Brescia. E li hanno trasferiti a Memphis con un aereo militare.

Mercoledì l'America ha festeggiato per l'arrivo di un carico di tamponi, appunto mezzo milione di pezzi. Una scorta impressionante: nel nostro Paese dall'inizio dell'epidemia ne sono stati fatti poco più di 100 mila. Ma quella provvista sbarcata negli Usa proveniva dalla base americana di Aviano, poco distante da Pordenone. Sì, in Italia c'era una colossale riserva di test diagnostici, disponibile a poche decine di chilometri dall'epicentro del Covid-19: strumenti che le nostre regioni cercano in tutti i modi per arginare la diffusione del morbo ma che non riescono a trovare.L'annuncio della spedizione transatlantica è stato fatto su Instagram, assieme alla foto della stiva di un quadrireattore C-17 Globemaster dell'Air Force colma di contenitori con i kit. Poi il post è stato rimosso. Ma la notizia ha trovato conferma ufficiale nelle parole del portavoce del Pentagono, Jonathan Hoffman. "Ci sono elementi multipli per fare il test - ha spiegato il generale Paul Friedrichs, del comando medico centrale - I primi sono i tamponi che servono a raccogliere i campioni dalle persone, poi c'è il liquido dove svilupparli. Questo è ciò che abbiamo portato dall'Italia". Il generale ha detto che i materiali vengono prodotti negli Usa e all'estero, senza precisare dove fossero stati reperiti. E ha aggiunto: "Questo è un grande esempio di come le nazioni lavorino insieme per assicurare che venga data risposta alle domande globali".

E il mezzo milione di test è stato prodotto proprio in Italia. Da un'azienda di Brescia, la città che in queste ore è in prima linea nella battaglia contro il morbo: la Copan Diagnostics. Lo conferma a Repubblica l'ambasciatore Lewis Einsenberg: "Siamo lieti che l'azienda italiana Copan Diagnostics continui a produrre tamponi per i test del Covid-19 in quantità sufficienti per soddisfare le richieste in Italia e le vendite all'estero. Il settore privato italiano contribuisce a salvare vite nel mondo. Mi congratulo per questo sforzo". E precisa: "Gli Stati Uniti continueranno ad acquistare questi tamponi da aziende italiane secondo le proprie necessità. Gli Stati Uniti e l'Italia continuano a lavorare insieme in strettissima collaborazione".La notizia appare sorprendente. Una ditta lombarda aveva a disposizione una quantità di tamponi sufficiente per i bisogni di tutto il Nord ed invece è stata venduta oltre Oceano. Ci hanno battuto sul prezzo? Circolano diverse informazioni sulle iniziative del governo americano per rifornirsi di mezzi contro il Covid-19. La Casa Bianca, ad esempio, avrebbe offerto somme altissime per ottenere l'esclusiva del vaccino sperimentato dai laboratori tedeschi CureVac: un'operazione bloccata dall'intervento di Berlino a cui è seguito quello dell'Unione Europea che ha stanziato 80 milioni per impedire la fuga del brevetto. In queste ore, ci sono aste mondiali per acquistare a prezzi crescenti anche stock di mascherine e respiratori: una sfida economica, in cui vince il più forte. Come in guerra. Ma senza più alleanze che tengano.All'inizio si era pensato che i tamponi venissero dalle basi militari americane. Ad Aviano esiste un grande deposito di materiali medici, accumulati in vista di un conflitto. È il Medical War Reserve Materiel del 31mo stormo statunitense: un video dello scorso dicembre mostra un gigantesco hangar zeppo di componenti per ospedali da campo, strumentazione diagnostica e medicinali. Tutti pronti per essere imbarcati sugli aerei e arrivare ovunque in poche ore. Un'altra scorta dovrebbe trovarsi a Camp Darby, alle porte di Livorno, il più grande arsenale dislocato fuori dagli States. Entrambi i magazzini strategici nei documenti del Pentagono vengono indicati, seppur nell'ultimo punto delle priorità, come utilizzabili per "le nazioni ospiti". Ossia l'Italia. Ma nulla è stato messo a disposizione del nostro Paese. Citando Winston Churchill, nel suo libro il leggendario generale Jim Mattis, ex capo del Pentagono, ha scritto: "C'è una sola cosa peggiore che combattere assieme agli alleati, combattere senza alleati". Era una critica alla politica estera di Donald Trump. Un monito che vale anche nella guerra contro il virus.La realtà però è diversa. I tamponi erano pronti a Brescia, nel cuore dell'epidemia, dove medici e infermieri lottano per bloccare il morbo prima che travolga Milano, dove ogni giorno migliaia di persone rischiano il contagio. Il nostro governo ne era informato?

La Copan Diagnostics replica che "tutto è avvenuto alla luce del sole. Non dovevamo avvertire le autorità italiane: sono prodotti in libera vendita. E noi siamo un'azienda leader che esporta in tutto il mondo. Non c'è carenza di tamponi: nelle scorse settimane in Italia ne abbiamo venduti più di un milione e possiamo soddisfare tutte le richieste. Il problema non sono i kit, ma i laboratori per analizzarli". E precisa: "Quello stock non è stato acquistato dal governo statunitense, ma da società private e distributori americani. Lo hanno trasportato con un volo militare soltanto perché non c'erano aerei commerciali disponibili".
 
I siti web che tracciano il traffico nei cieli hanno accertato che il jet dei tamponi è decollato da Aviano lunedì 16 marzo nel primo pomeriggio. In quel momento in Italia erano censiti quasi 30 mila casi e 2.158 morti. Negli Stati Uniti i decessi erano solo 86 e i positivi 4.500.

 

Protezione civile: 4.670 nuovi positivi. Morti 627, mai così tanti in 24 ore. Borrelli: "Punire chi diffonde fake news" Mappa del contagio.

 «Quello che ora sappiamo con sicurezza è che ormai i numeri della Lombardia non significano più nulla. La situazione è fuori controllo, in senso etimologico». Enrico Bucci, professore di Biologia dei sistemi alla Temple University di Philadelphia, da giorni studia i numeri di contagiati, guariti, deceduti in Italia, per interpretare l’andamento dell’epidemia che sta sconvolgendo il paese.

La Ue sospende per la prima volta il Patto di stabilità. Bruxelles: "Governi potranno iniettare il denaro che serve" 20-03-20

Rischio scuole chiuse fino a settembre, ma l’anno sarebbe salvo. Ministero al lavoro su tre date

Coronavirus Lazio, la Regione: "Fondi zona rossa come Codogno"

Fondi come Codogno. Zona rossa. Il centro della provincia di Latina, a causa di una doppia festa per anziani organizzata il 25 febbraio scorso, a cui ha preso parte il nonno di una ragazza contagiata dal coronavirus a Milano, ha continuato in questi giorni a rappresentare la fonte principale di contagio in terra pontina. Tanto che giovedì scorso delle 135 positività riscontrate in provincia di Latina ben 47 erano legate al cluster di Fondi, dove c’è stato anche un decesso, a cui va aggiunto un secondo decesso legato al cluster, quello di una donna di Lenola. Senza contare le 192 persone in sorveglianza attiva e le 760 in isolamento domiciliare.Troppi casi, in aumento. Un focolaio che ha portato contagi da coronavirus anche nelle vicine Terracina, Formia e Lenola. La Regione Lazio, sentito il prefetto di Latina e il sindaco di Fondi, come chiesto dall’Asl è quindi intervenuta con un’ordinanza, firmata dal vicepresidente Daniele Leodori e dall’assessore alla sanità Alessio D’Amato, stabilendo ulteriori “misure urgenti di tutela della salute pubblica”, disponendo anche la sottoposizione a Tac di tutte le persone a rischio contagio, utilizzando una Tac presente nel locale ospedale e una in un centro sanitario privato.Vietato quindi per i residenti allontanarsi dalla città, vietato entrare nella città, bloccati tutti gli uffici e gli spazi pubblici, tutte le attività commerciali ad eccezione di quelle fondamenta come alimentari e farmacie, bloccato il trasporto pubblico e vietato uscire da casa anche per andare a lavoro. Considerando poi che a Fondi c’è il Mof, il principale mercato ortofrutticolo d’Italia e il secondo più grande d’Europa, consentita l’apertura della struttura soltanto il lunedì è il venerdì, dalle 6 alle 14, e il martedi, il giovedì e la domenica, dalle 5 alle 14, sanificando ogni sabato lo stesso mercato, contingentando gli ingressi, facendo entrare gli operatori solo con mascherine e guanti e controllando quotidianamente il personale con termoscanner. Una misura eccezionale, presa prevedendo anche l’intervento dell’Esercito per i controlli e fondamentale per porre un argine al dilagare del Covid-19.

 

Contagi, la battaglia di Milano: “Non può capitolare”. Arrivano 114 soldati. “Ma ne servono dieci volte tanto”. A Roma da domani controlli su tutte le automobili. Nel capoluogo lombardo la prefettura schiera i soldati. La Regione chiede di fermare i mezzi pubblici (leggi). Il governo valuta l’uso della tecnologia per tracciare i movimenti. Palazzo Chigi precisa: “Supermercati e negozi di alimentari restano aperti nel weekend”.

Lunghe code nei supermercati ma Palazzo Chigi assicura: “Restano aperti nei week end”.

Conte: “Usare i fondi del Mes per Coronavirus bond”. Von der Leyen apre. Le Maire: “Se abbandona l’Italia, l’Ue non si riprenderà più”.

Spagna: più di mille morti. La Baviera decide il lockdown, Uk richiama infermieri e medici in pensione. Usa, casi raddoppiati in 24 ore.

Le rianimazioni – “Aziende hanno esaurito scorte di apparecchi. Consegne siano rapide”. Lombardia, 9 morti su 10 fuori da intensive.

L’Italia supera la Cina per numero di vittime. Un’azienda di Brescia ha inviato mezzo milione di tamponi agli Usa: volo partito dalla base di Aviano

La Società di Medicina Ambientale e le università di Bologna e Bari hanno analizzato la correlazione tra PM10 e diffusione del coronavirus. Con risultati sorprendenti


La presenza di polveri sottili nell’aria e la diffusione del coronavirus hanno un legame. A certificarlo è un position paper pubblicato dalla Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA) e dalle università di Bologna e di Bari. L’analisi sottolinea come «vi è una solida letteratura scientifica che correla l’incidenza dei casi di infezione virale con le concentrazioni di particolato atmosferico (PM10 e PM2,5). È noto infatti che il particolato atmosferico funziona da “carrier”, ovvero da vettore di trasporto, per molti contaminanti chimici e biologici, inclusi i virus». «Le polveri sottili fungono da vettore dei contaminanti, virus inclusi»Questi ultimi, infatti, si «“attaccano”, con un processo di coagulazione, al particolato, costituito da particelle solide e/o liquide in grado di rimanere in atmosfera anche per ore, giorni o settimane, e che possono diffondere ed essere trasportate anche per lunghe distanze». In questo modo i virus possono «“viaggiare”, in condizioni vitali per un certo tempo, nell’ordine di ore o giorni. Il tasso di inattivazione dei virus nel particolato atmosferico dipende dalle condizioni ambientali. Mentre un aumento delle temperature e di radiazione solare influisce positivamente, un’umidità relativa elevata può favorire un più elevato tasso di diffusione». I ricercatori citano in particolare uno studio condotto a Taiwan nel 2010, secondo il quale «l’influenza aviaria può essere veicolata per lunghe distanze attraverso tempeste asiatiche di polveri che trasportano il virus». Ciò con «una correlazione di tipo esponenziale tra le quantità di casi di infezione e le concentrazioni di PM10 e PM2.5». Nel 2016, un’analisi di un’università cinese, ha confermato l’esistenza di un rapporto «tra la diffusione del virus respiratorio sinciziale umano (RSV) nei bambini e le concentrazioni di particolato».Un anno più tardi, uno studio di un gruppo di ricercatori di Cina, Australia e Finlandia ha confermato che «il numero di casi di morbillo in 21 città cinesi nel periodo 2013-2014 è variato in relazione alle concentrazioni di PM2.5». I ricercatori hanno dimostrato in particolare che «un aumento di PM2.5 pari a 10 μg/m3 incide significativamente sull’incremento del numero di casi di virus del morbillo». Infine, nel 2020, un’altra analisi di scienziati cinesi è giunta alle stesse conclusioni.La possibile relazione tra picchi di PM10 e accelerazioni dell’epidemia. Per quanto riguarda più specificatamente il coronavirus, la SIMA e le università di Bari e di Bologna hanno analizzato i dati relativi alle polveri sottili (PM10) – tenendo conto delle giornate di superamento dei limiti di legge – e quelli di diffusione della malattia nelle province italiane. «Si evidenzia – scrivono i ricercatori – una relazione tra i superamenti dei limiti registrati nel periodo 10-29 febbraio e il numero di casi infetti da COVID-19 aggiornati al 3 marzo». Ciò considerando «un ritardo temporale intermedio di 14 giorni, pari al tempo di incubazione del virus fino all’identificazione dell’infezione contratta».Il caso della provincia di Brescia. Secondo gli studiosi, «la relazione tra i casi di COVID-19 e PM10 suggerisce un’interessante riflessione sul fatto che la concentrazione dei maggiori focolai si è registrata proprio in Pianura Padana mentre minori casi di infezione si sono registrati in altre zone d’Italia.

Le curve di espansione dell’infezione nelle regioni presentano andamenti perfettamente compatibili con i modelli epidemici, tipici di una trasmissione persona-persona, per le regioni del sud Italia. Mentre mostrano accelerazioni anomale proprio per quelle ubicate in Pianura Padana in cui i focolai risultano particolarmente virulenti. E lasciano ragionevolmente ipotizzare una diffusione mediata da “carrier”, ovvero da un veicolante».Lo studio propone in particolare un grafico relativo alla provincia di Brescia. Dal quale sembra evidente la correlazione tra i picchi di diffusione del coronavirus e le giornate con alte concentrazioni di polveri sottili.

Dopo la mossa della Bce, Borse in rialzo e spread giù
Piano d'emergenza da 750 miliardi di euro per la pandemia,19-03-2020

La Cina batte la pandemia: nessun nuovo caso. Australia e Nuova Zelanda si blindano. Primo morto a Mosca

Gran Bretagna, Johnson ci ripensa e sbarra le scuole L’ipotesi di chiudere anche Londra dal nostro corrispondente ANTONELLO GUERRERA

 

Oggi 475 vittime: neanche in Cina così tanti morti in un giorno. Stazionario il trend dei contagiati (28.710). Oggi 1.084 guariti la mappa del contagio. 18-03-2020

Lombardia, l'appello drammatico di Fontana: "Restate a casa, presto non saremo più in grado di aiutare chi si ammala". In 24 ore 319 morti video. Cittadini "seguiti" via cellulare, la Regione: "Non siamo il Grande fratello, ma il 40% di persone in giro è troppo. Potremmo adottare misure più drastiche".Il presidente della Regione: "State a casa o saremo più aggressivi". La Lombardia ha chiesto alle compagnie telefoniche di monitorare i movimenti oltre i 300 metri, risultato: il 40% dei lombardi ancora in giro. Gallera: "Ma non siamo il Grande Fratello". Troppe salme da cremare a Bergamo: l'esercito le sposta a Modena.

Mondo – 11mila contagi in Spagna, 8mila in Germania. Usa: “Daremo contanti ai cittadini”. Uk: “20mila morti sarebbe un buon risultato”

 

26.062 malati, 2.941 guariti, 2.503 morti: i dati di oggi della Protezione Civile video

26.062 malati, 2.941 guariti, 2.503 morti: i dati di oggi della Protezione Civile video--17-03-2020

Borrelli: oggi guarite 192 persone, i positivi in più sono 2.989. 2.060 malati ricoverati in terapia intensiva, il 10% del totale. Le vittime sono 345

Francia stanzia 45 miliardi per imprese e lavoratori. La Spagna supera la Corea del Sud per numero di contagi ed è quarta al mondo dietro Cina, Italia e Iran: i casi accertati sono aumentati ancora, arrivando a 11mila, con un incremento di 2mila in un giorno. Almeno 19 anziani ricoverati in una casa di riposo di Madrid sono morti per coronavirus, secondo quanto riferisce il sito del quotidiano El Pais. “Ma altre persone probabilmente moriranno”, ha aggiunto una fonte sanitaria parlando con il giornale. Il governo ha annunciato un piano per mobilitare 200 miliardi di euro per fare fronte alle conseguenze della crisi economica provocata dall’epidemia. La Casa Bianca, secondo la Cnn, sta valutando un piano da 1.000 miliardi di dollari a sostegno dell’economia. Intanto è stato autorizzato il rinvio per 90 giorni di 300 miliardi di dollari di pagamento delle tasse, secondo quanto detto dal segretario al Tesoro Usa, Steven Mnuchin. Che poi si è soffermato sulla situazione delle compagnie aeree, sostenendo che questa crisi, per loro, è peggio dell’11 settembre. Il segretario del Tesoro ha inoltre annunciato che il governo federale sta valutando l’invio di contanti direttamente ai cittadini, come forma di stimolo all’economia: “Pensiamo di inviare immediatamente gli assegni agli americani”, ha detto spiegando che con il termine “immediatamente” si intendono le prossime due settimane.

Anche l’inquinamento atmosferico che affligge in particolar modo la Pianura padana potrebbe avere dato un contributo alla diffusione di Sars Cov2. Una solida letteratura scientifica descrive il ruolo del particolato atmosferico quale efficace carrier, ovvero vettore di trasporto e diffusione per molti contaminanti chimici e biologici, inclusi i virus. Il particolato atmosferico, oltre ad essere un carrier, costituisce un substrato che può permettere al virus di rimanere nell’aria in condizioni vitali per un certo tempo, nell’ordine di ore o giorni. Il gruppo di ricercatori coinvolti nella ricerca ha esaminato i dati pubblicati sui siti delle Agenzie regionali per la protezione ambientale relativi a tutte le centraline di rilevamento attive sul territorio nazionale, registrando il numero di episodi di superamento dei limiti di legge (50 microg/m3 di concentrazione media giornaliera) nelle province italiane. Parallelamente, sono stati analizzati i casi di contagio da Covid 19 riportati sul sito della Protezione Civile. Si è evidenziata una relazione tra i superamenti dei limiti di legge delle concentrazioni di PM10 registrati nel periodo 10-29 febbraio e il numero di casi infetti aggiornati al 3 marzo (considerando un ritardo temporale intermedio relativo al periodo 10-29 febbraio di 14 giorni approssimativamente pari al tempo di incubazione del virus fino alla identificazione della infezione contratta). In Pianura padana si sono osservate le curve di espansione dell’infezione che hanno mostrato accelerazioni anomale, in evidente coincidenza, a distanza di 2 settimane, con le più elevate concentrazioni di particolato atmosferico, che hanno esercitato un’azione di boost, cioè di impulso alla diffusione virulenta dell’epidemia. “Le alte concentrazioni di polveri registrate nel mese di febbraio in Pianura padana hanno prodotto un boost, un’accelerazione alla diffusione del Covid-19. L’effetto è più evidente in quelle province dove ci sono stati i primi focolai”, afferma Leonardo Setti dell’Università di Bologna. Come conferma Gianluigi de Gennaro, dell’Università di Bari: “Le polveri stanno veicolando il virus. Fanno da carrier. Più ce ne sono, più si creano autostrade per i contagi. Ridurre al minimo le emissioni e sperare in una meteorologia favorevole”.Alessandro Miani, presidente della Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima), aggiunge: “L’impatto dell’uomo sull’ambiente sta producendo ricadute sanitarie a tutti i livelli. Questa dura prova che stiamo affrontando a livello globale deve essere di monito per una futura rinascita in chiave realmente sostenibile, per il bene dell’umanità e del pianeta. In attesa del consolidarsi di evidenze a favore dell’ipotesi presentata, in ogni caso la concentrazione di polveri sottili potrebbe essere considerata un possibile indicatore o ‘marker’ indiretto della virulenza dell’epidemia da Covid1 9″. Grazia Perrone, docente di Metodi di analisi chimiche della Statale di Milano, conclude: “Il position paper è frutto di un studio no-profit che vede insieme ricercatori ed esperti provenienti da diversi gruppi di ricerca italiani ed è indirizzato in particolar modo ai decisori”.

Ieri denunciate 8mila persone uscite di casa senza motivo: è il 13% in più. Le aziende italiane pronte a produrre mascherine

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Conte: “Manovra poderosa, lo Stato c’è. Italia modello anche nella risposta economica, l’Europa ci segua”. 25 miliardi extra budget come inizio? 16-03-20

Nel decreto l’arruolamento dei medici militari. La diretta – Stop ai collegamenti con la Sicilia. In Lombardia 1.367 casi in più e 202 decessi

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 In Italia il 30% dei decessi – Nel frattempo, l’istituto Spallanzani ha diffuso l’aggiornamento “Coronavirus: quello che c’è da sapere”, pubblicato il 15 marzo, e basato su dati dello European Centre for Disease Prevention and Control e della Protezione Civile. Secondo i dati raccoli, tre decessi su dieci con diagnosi di Covid-19 sono avvenuti in Italia: le 1.809 persone decedute nel nostro paese rappresentano infatti il 29,5% delle oltre 6.100 segnalate a livello mondiale. In pratica siamo secondi solo alla Cina, con il 52,3% dei decessi (percentuale in diminuzione), ovvero 3.203. Dopo di noi l’Iran (10% di decessi) e la Spagna (2,2%).

“Possiamo parlare di modello italiano non solo per la strategia di contrasto ma anche di un modello italiano per la strategia di risposta economica all’epidemia. Su questa strada vogliamo che l’Europa ci segua: i primi segnali sono importanti ma vogliamo che questa linea continui. L’Italia è in prima fila, è una partita europea che va giocata a viso aperto con spirito di collaborazione. Confidiamo che tutti gli stati membri ci seguiranno”, ha spiegato il presidente del consiglio. Tra le misure più importanti diverse da quelle economiche (qui tutte le disposizioni del decreto), anche l’arruolamento dei medici militari. “Arruolamento straordinario di personale sanitario militare e acquisto di materiali e mezzi per il trasporto di ammalati e biocontenimento. Già in produzione 1000 litri al giorno di disinfettante dallo stabilimento Militare di Firenze”, ha spiegato il ministro della Difesa Lorenzo Guerini.

Mentre il governo vara il decreto, intanto, il virus continua a diffondersi. In Lombardia ci sono 14.649 positivi al coronavirus e 1.420 decessi, 202 in più rispetto a ieri: lo ha detto l’assessore regionale al Welfare Giulio Gallera, spiegando che i “dati sono un pò scomposti, alcuni crescono molto, altri meno”. I positivi sono 1.377 in più, “un dato inferiore a quello di ieri, in linea con quello degli altri giorni”, mentre il dato dei ricoverati “è molto alto, sono 1.273 in più di ieri”. In terapia intensiva “sono ricoverate 823 persone, 66 in più rispetto a ieri”.

Stop collegamenti con la Sicilia – La giornata è cominciata con un altro provvedimento, firmato dalla ministra delle Infrastrutture e dei trasporti Paola De Micheli , che prevede la sospensione dei collegamenti e dei trasporti ordinari delle persone da e per la Sicilia. A chiedere il provvedimento è stato nelle scorse ore il governatore dell’Isola, Nello Musumeci, allarmato per i continui arrivi dal Nord Italia. Il Mit ha spiegato che è invece regolare il trasporto merci. Le persone possono viaggiare via mare sullo Stretto solo “per comprovate esigenze di lavoro, salute o necessità“. Parallelamente diventa zonsa rossa anche Medicina, in Emilia Romagna, per decisione del governatore Stefano Bonaccini. Il governatore Vincenzo De Luca mette in ‘quarantena’ per emergenza coronavirus altri quattro comuni della Campania dopo Ariano Irpino in provincia di Avellino: si tratta di Sala Consilina, Polla, Atena Lucana e Caggiano, tutti della Vallo di Diano in provincia di Salerno, circa 23mila abitanti in totale. E c’è una storia ai limiti dell’incredibile dietro ai motivi di questa decisione draconiana per contenere la diffusione del Covid-19. Il contagio, si legge in alcuni comunicati dell’ufficio stampa regionale, si sarebbe moltiplicato a causa di quello che De Luca ha definito un “rito mistico”, durante il quale i membri di una comunità di catecumenali avrebbero bevuto dallo stesso calice, incuranti dell’igiene e dei rischi di trasmissione del virus. I dati e le notizie raccolti dall’unità di crisi si riferirebbero a due cerimonie di questo genere, messe in atto dal predicatore e da alcuni suoi collaboratori, in violazione ad ogni prescrizione del Dpcm di Giuseppe Conte e delle ordinanze più restrittive del governatore campano. Una di queste cerimonie si sarebbe svolta in un albergo di Atena Lucana.

“Siamo stati i primi a mettere in campo qualcosa come 25 miliardi e attiviamo flussi per complessivi 350 miliardi: una manovra economica poderosa“, rivendica Conte. “Possiamo parlare di modello italiano non solo per il contrasto alla diffusione del contagio ma anche per quanto riguarda la strategia di risposta economica” all’emergenza. “Su questa strada vogliamo che l’Europa ci segua. L’Italia è in prima fila, dobbiamo agevolare e sostenere gli Stati in questa fase, la partita va giocata con spirito di collaborazione. Con questo decreto comunque non esauriamo il nostro compito, questo decreto non basterà”. Ad aprile è previsto dunque un altro provvedimento. “Ma oggi il governo risponde presente e risponderà presente anche domani. Dovremo ricostruire il tessuto economico e sociale con un piano di ingenti investimenti da promuovere con una rapidità mai conosciuta prima dal nostro Paese, semplificazione, alleggerimento delle tasse”. “Sono molto orgoglioso”, ha concluso Conte, “perché sono partecipe di questa straordinaria comunità che addirittura ho l’onore di guidare. Tanti italiani sono in trincea, tanti sono a casa ma non sono inerti, li sostengono, da un balcone, della finestra, cantando l’inno italiano“.

Gualtieri ha parlato di “un decreto molto consistente” perché “abbiamo deciso di utilizzare tutto l’indebitamento netto” autorizzato dal Parlamento, 25 miliardi. “C’è un capitolo molto corposo di 10 miliardi di sostegno all’occupazione e ai lavoratori per la difesa del lavoro e del reddito affinché nessuno perda il posto di lavoro a causa del Coronavirus. Ci sono stanziamenti per i lavoratori dipendenti e copriamo tutti i lavoratori stagionali con un assegno di 600 euro per marzo”. In più c’è l’atteso “finanziamento aggiuntivo molto significativo per il sistema sanitario nazionale e la protezione civile, con risorse per quasi tre miliardi e mezzo che ci consentiranno di sostenere il lavoro eroico che stanno svolgendo”.

Gualtieri infine ha anticipato che “molti Paesi si stanno ispirando alle nostre procedure, posso anticipare già da ora che nelle conclusioni dell’Eurogruppo ci sarà molto probabilmente l’impostazione del nostro decreto. Contiamo anche, con una riprogrammazione dei fondi europei, di sostenere il decreto aprile”.Nel provvedimento ci sono tra il resto l’ampliamento della cassa integrazione, i voucher baby sitter da 600 euro o in alternativa congedi parentali speciali di 15 giorni per i genitori che lavorano e il rinvio di molte scadenze fiscali. “Gli interventi saranno sia di ammortizzatori sociali come il Fondo di integrazione salariale (+1,3 miliardi) sia la cassa in deroga, con uno stanziamento di 3,3 miliardi di euro”, ha spiegato il ministro del Lavoro Nunzia Catalfo. “Per gli autonomi e i liberi professionisti in questo primo dl ci sono circa 3 miliardi di euro a tutela del periodo di inattività. I permessi per la legge 104 passeranno a 12 giorni con uno stanziamento di 500 milioni di euro”.

Bergamo, il racconto dall’interno dell’ospedale. “Siamo al collasso, la terapia intensiva è al limite”. Fontana: “Obiettivo è grande reparto a Fiera Milano”

La Germania blocca le frontiere con Francia, Svizzera e Austria. Vienna e Praga chiudono tutto. Il ministro francese: "A rischio 50% della popolazione". Trump negativo al test.

Regno Unito, governo Johnson alla fase due: ultra 70enni in quarantena dal nostro corrispondente

Coronavirus, Viminale: "Denunciate 20mila persone in 4 giorni, mezzo milione di controlli"

Continua la stretta su chi viola il decreto anti contagio. Dopo la polemica delle forniture mancanti negli ospedali, Consip conferma l'imminente distribuzione dei dispositivi.

Oltre mezzo milione di controlli sugli esercizi commerciali e su chi non rispetta il decreto che limita gli spostamenti allo stretto indispensabile. Il Viminale comunica che sono state 550.589 le persone controllate dalle forze dell'ordine l'11, il 12, il 13 ed il 14 marzo, in seguito ai decreti con le misure per il contenimento del coronavirus: 20.003 i denunciati per inottemperanza degli ordini dell'autorità, 493 per dichiarazione falsa a pubblici ufficiali. Gli esercizi commerciali controllati negli scorsi quattro giorni sono stati 253.837: 982 i titolari denunciati.

I controlli potranno aumentare nei prossimi giorni, visto che nella bozza del Decreto legge che il Consiglio dei ministri esaminerà stasera si parla di un contingente di forze di polizia di 4.000 unità  impiegato nelle attività di ordine pubblico, controllo del territorio e pubblico soccorso connesse all'emergenza Coronavirus.
 

Intanto gli esperti ripetono che i prossimi giorni saranno cruciali per contenere il diffondersi della malattia. A oggi i contagiati in Italia sono 21.157, i decessi sono 1.441 in totale, i guariti 1.966, 1.518 persone sono in terapia intensiva. Numeri di una situazione di attesa: i contagi aumentano (sono 17.750, ovvero +2.795), ma a un ritmo leggermente più lento. Nell’ultimo bollettino della Protezione Civile aumentano anche le persone guarite. In prima linea rimangono la Lombardia, a seguire l’Emilia Romagna e il Veneto per numero di casi e di decessi.

L'allarme dei governatori al Sud

Secondo i medici il picco al Centro-sud deve ancora arrivare, è previsto a metà aprile. Ma se il Mezzogiorno riuscisse a rispettare la quarantena potrebbe essere scongiurato, perciò i governatori da quello della Puglia, Michele Emiliano, a quello della Sicilia, Nello Musumeci, si scagliano contro i mancati controlli per gli ultimi treni notturni pieni di fuggiaschi dal Nord (ora bloccati dal Governo).

Coronavirus, Vincenzo De Luca mette in quarantena Ariano Irpino: “Troppi contagi, rischio ampliamento focolai di infezione”

La prima Codogno della Campania è un comune dell’Irpinia di 22mila abitanti, Ariano Irpino (Avellino). Da oggi questo paese è chiuso in entrata e in uscita, interamente in quarantena, con ordinanza firmata da Vincenzo De Luca. Il governatore teme che qui possano aggravarsi i numeri di quello che al momento si teme essere un ‘focolaio’: 21 contagiati di coronavirus dei 37 dell’intera provincia di Avellino. Ma è alto il rischio “di ulteriore e progressivo incremento – si legge nell’ordinanza numero 17 – in considerazione delle modalità con cui si è sviluppato il primo contagio, avvenuto in circostanze che hanno coinvolto un elevatissimo numero di persone (oltre duecento) – e degli ulteriori contagi, che rischiano di determinare un grave ampliamento dei focolai di infezione”.

De Luca si riferisce a una festa in maschera di Carnevale che si sarebbe svolta il 23 febbraio in località Tricolle. Secondo i dati emersi il 10 marzo scorso, due dei primi sei infetti avevano partecipato a questo party. “Abbiamo la certezza che c’è stato un evento a cui hanno partecipato più persone che ha avviato il contagio”, disse in quei giorni il direttore generale dell’Asl, Maria Morgante. Ipotesi subito confermata dalla prefettura di Avellino guidata dalla dottoressa Paola Spena. C’è da aggiungere che i primi contagiati sono arrivati all’ospedale di Ariano Irpino senza essere stati immediatamente riconosciuti come potenziali incubatori di Covid-19.

In Irpinia da allora c’è stato il primo morto con coronavirus e ulteriori timori derivano dal “dato relativo ai soggetti rientrati dalle ex zone rosse”. È di 370 persone per tutta la provincia “e i contatti diretti ai soggetti contagiati, ad oggi ammontante a n.125 soggetti, costituisce “dato suscettibile di considerevole aumento”, alla luce delle inchieste epidemiologiche in atto”. 

 

Imprese-sindacati, accordo dopo 18 ore di trattativa. Conte: “Lavoratori tutelati, Italia non si ferma”. Ammortizzatori in caso di stop alla produzione. 15-03-20

Emiliano: ‘Esodo verso Sud, rischio contagio’. Positiva la viceministra all’Istruzione Ascani

Da stasera stop ai treni notturni. Si fermano gli "ordinari a lunga percorrenza".

In 24 ore raddoppiato il numero dei decessi nel Regno Unito. Neonato positivo a Londra. Primo morto a New York

Spagna, impennata del virus: 5753 contagi e 135 morti. Sanchez chiude il Paese "come l'Italia"

 

 

Commissione Ue, Von der Leyen: "Daremo all'Italia tutto quello che chiede" Borsa, vola piazza Affari (+17%). Spread in calo. Bce e Ue promettono interventi

Commissione Ue, Von der Leyen: "Daremo all'Italia tutto quello che chiede". DAL NON CE NE FREGA UN CAZZO DELLA LAGARDE AL BONDAGE ESTREMO DELLA VON DER LEYEN...
Borsa, vola piazza Affari (+17%). Spread in calo. Bce e Ue promettono interventi 14-03-20

Una pandemia (dal greco pan-demos, "tutto il popolo") è una malattia epidemica che si espande rapidamente diffondendosi in più aree geografiche del mondo, e che coinvolge numerose persone.[1][2]

La maggior parte delle pandemie risponde al nome di zoonosi, ovvero originata dalla convivenza degli esseri umani con animali da allevamento; due esempi tipici sono l'influenza e la tubercolosi. Fra le pandemie più catastrofiche si possono annoverare:

  • Febbre tifoide durante la guerra del Peloponneso430 a.C. La febbre tifoide uccise un quarto delle truppe di Atene ed un quarto della popolazione, nel giro di quattro anni. Questa malattia fiaccò la resistenza di Atene, ma la grande virulenza della malattia ha impedito un'ulteriore espansione, in quanto uccideva i suoi ospiti così velocemente da impedire la dispersione del bacillo. La causa esatta di questa epidemia non fu mai conosciuta. Nel gennaio 2006 alcuni ricercatori della Università di Atene hanno ritrovato, nei denti provenienti da una fossa comune sotto la città, presenza di tracce del batterio.
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  • Peste antonina165-180. Un'epidemia presumibilmente di vaiolo, portata dalle truppe di ritorno dalle province del Vicino Oriente, uccise cinque milioni di persone. Fra il 251 e il 266 si ebbe il picco di una seconda pandemia dello stesso virus; pare che a Roma in quel periodo morissero 5.000 persone al giorno.
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  • Morbo di Giustiniano, a partire dal 541; fu la prima pandemia nota di peste bubbonica. Partendo dall'Egitto giunse fino a Costantinopoli; secondo lo storico bizantino Procopio, morì quasi la metà degli abitanti della città, a un ritmo di 10.000 vittime al giorno. La pandemia si estese nei territori circostanti, uccidendo complessivamente un quarto degli abitanti delle regioni del Mar Mediterraneo orientale.
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  • La Peste nera, a partire dal 1300; ottocento anni dopo la strage di Costantinopoli, la peste bubbonica fece il suo ritorno dall'Asia in Europa. Raggiunse l'Europa occidentale nel 1348, fu causata dall'assedio tartaro alla colonia genovese di Caffa (l'odierna Feodosia) nel 1346 e, successivamente, portata in Sicilia dai mercanti italiani provenienti dalla Crimea, diffondendosi in tutta Europa e uccidendo venti milioni di persone in sei anni (un terzo della popolazione totale del continente).
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  • Il tifo, chiamato anche "febbre da accampamento" o "febbre navale" perché tendeva a diffondersi con maggiore rapidità in situazioni di guerra o in ambienti come navi e prigioni. Emerso già ai tempi delle Crociate, colpì per la prima volta l'Europa nel 1489, in Spagna. Durante i combattimenti a Granada, gli eserciti cristiani persero 3.000 uomini in battaglia e 20.000 per l'epidemia. Sempre per via del tifo, nel 1528 i francesi persero 18.000 uomini in Italia; altre 30.000 persone caddero nel 1542 durante i combattimenti nei Balcani. La grande armée di Napoleone fu decimata dal tifo in Russia nel 1811. Il tifo fu anche la causa di morte per moltissimi reclusi dei campi di concentramento nazisti durante la Seconda guerra mondiale.

L'incontro fra gli esploratori europei e le popolazioni indigene di altre zone del mondo spesso fu causa di epidemie e pandemie violentissime. Il vaiolo uccise metà della popolazione di Hispaniola nel 1518, e seminò il terrore in Messico intorno al 1520, uccidendo 150.000 persone (incluso l'imperatore) solo a Tenochtitlán; lo stesso morbo colpì violentemente il Perù nel decennio successivo. Il morbillo fece altri due milioni di vittime tra i nativi messicani nel XVII secolo. Ancora fra il 1848 e il 1849, circa un terzo della popolazione nativa delle isole Hawaii morì di morbillo, pertosse e influenza.

 

La Bce non taglia i tassi ma annuncia 120 miliardi di acquisti di titoli. Borse deluse: Piazza Affari -17%, mai così male. Spread a 262 13-03-20

 

Borse ancora a picco con nuovo tonfo Wall Street: perdite fino al 10%. Spread a 250

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A Piazza Affari raffica di sospensioni di FLAVIO BINI e RAFFAELE RICCIARDI

Bce non taglia i tassi, contro la crisi liquidità alle banche e Qe da 120 miliardi fino a fine anno

 

Il premier firma il testo del Dpcm 11 marzo : "Orgoglioso per la prova che state dando davanti al mondo". Stop fino al 25 marzo a tutte le attività non essenziali: commerciali, vendita al dettaglio, bar, pub, ristoranti. Aperti alimentari, tabaccai, benzinai e lavanderie. Possibili riduzioni dei trasporti. Ok consegne a domicilio. Garantiti servizi bancari, postali, finanziari assicurativi. Fabbriche aperte ma con misure di sicurezza.

Oms: “È una pandemia. Livelli allarmanti di inazione”. Conte e Von der Leyen: “Ue impari lezione dall’Italia”

 

Ghebreyesus avverte gli Stati: “Siamo molto preoccupati”. Contagi in aumento in tutta Europa: in Spagna e Francia oltre 2mila casi

Coronavirus, 4.500 morti nel mondo. Oms: “Covid-19 è una pandemia. Siamo profondamente preoccupati dai livelli allarmanti di inazione”. Vertice tra von der Leyen e Conte: “L’Ue impari lezione dall’Italia”

“L’Oms ha valutato che Covid-19 può essere caratterizzata come una pandemia“. L’annuncio arriva dal direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus, in conferenza stampa a Ginevra, nel giorno in cui sono stati superati i 4.500 morti nel mondo per il nuovo coronavirus. Il numero uno dell’Oms lancia un avvertimento agli Stati: “Abbiamo valutato questa epidemia giorno dopo giorno e siamo profondamente preoccupati sia dai livelli allarmanti di diffusione e gravità, sia dai livelli allarmanti di inazione“. In questo senso Ghebreyesus ha rivolto un plauso alle misure messe in campo dal governo italiano: “Siamo incoraggiati dalle misure aggressive adottate dall’Italia, speriamo che abbiano effetti nei prossimi giorni”. Anche la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha espresso apprezzamento per “gli sforzi del Governo” e “riconosciuto il peso economico e sociale che la crisi attuale impone sulla popolazione”, si legge in una nota congiunta con il premier Giuseppe Conte, dopo il vertice tra i due in videoconferenza. Von der Leyen e Conte, si legge ancora nella nota, “sono d’accordo che bisogna trarre lezioni dall’esperienza italiana per guidare le politiche europee”.Le parole dell’Oms – “Non abbiamo mai visto una pandemia di un coronavirus, questa è la prima”, ha sottolineato Ghebreyesus, specificando che “non abbiamo mai visto nemmeno una pandemia che può, allo stesso tempo, essere controllata“. Il passaggio da epidemia a pandemia, nella defizione dell’Oms, avviene dopo che “nelle ultime due settimane il numero di casi di Covid-19 al di fuori della Cina è aumentato di 13 volte e il numero di Paesi coinvolti è triplicato. Ci sono ora oltre 118mila casi in 114 paesi e oltre 4mila persone hanno perso la vita. Migliaia stanno lottando in questo momento negli ospedali per sopravvivere. Siamo molto preoccupati per l’allarmante diffusione e la gravità della situazione”, ha detto il numero uno dell’Oms.

 

Virus, maxi-stanziamento del governo: 25 miliardi. Chiusi tre impianti Fca, Brennero chiuso ai treni. Conte: “Chiusure in Lombardia? Aspettiamo Fontana”,11-03-20

Il consiglio dei ministri si prepara a vagliare la richiesta della Lombardia di chiudere aziende e fermare i mezzi pubblici. Contagiato un deputato, Claudio Pedrazzini

Tutta Italia è “zona protetta” per contenere i contagi. Lombardia chiede stop a negozi, fabbriche e trasporti. L’Austria chiude le frontiere. Roma: “Non concordato”

Coronavirus, l'Italia diventa "zona protetta": spostamenti vietati se non per comprovate necessità. Conte: "Non c'è più tempo"

La Lombardia chiede ulteriore stretta – E la Regione Lombardia, attraverso il governatore Attilio Fontana e l’assessore al Welfare, Giulio Gallera, ne chiede anche di più restrittive, ipotizzando di fermare le attività produttive e i mezzi di trasporto pubblico. Il governatore ha spiegato a Sky che “tutti i 12 sindaci lombardi che ho incontrato oggi mi hanno chiesto un irrigidimento delle misure”. Tra le proposte che Lombardia presenterà nel pomeriggio al governo, c’è anche “la chiusura degli esercizi commerciali non essenziali, valutare la chiusura del trasporto pubblico locale e valutare quelle attività imprenditoriali che, senza troppi danni, possono essere chiuse”. Alla base delle richieste c’è il crescente numero di contagi in regione, arrivato ormai lunedì a 5.469, con un incremento di 1.280 casi. In terapia intensiva si trovano 440 pazienti (+41 in ventiquattr’ore) e sono morte altre 66 persone tra domenica sera e lunedì pomeriggio. Il timore è che la propagazione del virus faccia collassare il sistema sanitario. “Stiamo arrivando ai limiti massimi – ha chiarito Fontana – Si può reggere un’altra settimana”.

Il premier: "Non c'è più tempo, servono provvedimenti più duri". Scuole chiuse fino al 3 aprile, stop alla serie A, locali chiusi alle 18. La Protezione Civile diffonde i dati aggiornati sull'epidemia: 7985 contagiati, oltre 1500 in più in un giorno. 724 guariti, 463 decessi

 "Tutta Italia sarà zona protetta". Non più zona rossa, verde o gialla. Tutti gli spostamenti sono vietati se non per comprovate necessità, in tutta Italia come fino a oggi in Lombardia e nelle 14 province. Lo ha annunciato il premier Conte in una conferenza stampa a Palazzo Chigi, confermando quanto preannunciato il ministro per i Rapporti con le Regioni, Francesco Boccia, parlando di "progressiva omogenizzazione delle regole su tutto il territorio nazionale".

Il premier si presenta in sala stampa da solo per quello che è senza dubbio l'annuncio più drammatico della sua esperienza di governo: "Abbiamo adottato una nuova decisione che si basa su un presupposto: tempo non ce n'è", scandisce. "I numeri ci dicono che stiamo avendo una crescita importante dei contagi, delle persone ricoverate in terapia intensiva e subintensiva e ahimè anche delle persone decedute. La nostre abitudini quindi vanno cambiate. Vanno cambiate ora. Ho deciso di adottare subito misure ancora più stringenti, più forti". Il provvedimento è quello atteso e ormai ritenuto inevitabile: "Sto per firmare un provvedimento che possiamo sintetizzare come 'io resto a casa'. Non ci sarà più una zona rossa nella penisola. Ci sarà l'italia zona protetta", aggiunge.
 

"Spostamenti vietati se non per comprovate necessità"

Come già oggi in Lombardia e nelle 14 province del nord, gli spostamenti delle persone sono vietati se non per comprovati motivi di salute, di necessità o di lavoro. "Sono pienamente consapevole della gravità e della responsabilità", spiega Conte. "Non possiamo permetterci di abbassare la guardia. E' il momento della responsabilità e tutti l'abbiamo.
 

Voi cittadini tutti con me. La decisione giusta oggi è di restare a casa. Il futuro nostro è nelle nostre mani", aggiunge.

"Non è all'ordine del giorno una limitazione dei trasporti pubblici, per garantire la continuità del sistema produttivo e consentire alle persone di andare a lavorare", precisa il premier. Sarà possibile "l'autocertificazione" per la giustificazione degli spostamenti, "ma se ci fosse una autocertificazione non veritiera ci sarebbe un reato", precisa.

Le nuove misure, che saranno stasera in Gazzetta Ufficiale e diventeranno operative da domattina, e di cui il premier ha informato il Quirinale e le opposizioni, riguardano anche scuole e manifestazioni sportive: in tutta Italia gli istituti rimarranno chiusi fino al 3 aprile. Gli eventi sportivi non proseguiranno, si ferma quindi anche il campionato di Serie A. "Aggiungiamo anche il divieto degli assembramenti all'aperto e in locali aperti al pubblico", ha detto il presidente del Consiglio. In tutta Italia, bar e ristoranti chiuderanno alle 18.
 

Italia, oggi 1598 nuovi contagiati

Parte dai guariti il capo della protezione civileAngelo Borrelli, nel suo punto quotidiano sull'emergenza coronavirus in Italia: sono 724, 102 in più di ieri. Poi il conteggio dei morti: sono 463, 97 in più di ieri. Con la divisione per fasce di età: 1% da 50 a 59 anni; 10% da 60 a 69; 31% da 70 a 79; 44% da 80 a 89; 14% ultra novantenni. Infine i malati, che sono 7.985, con un incremento di 1.598 persone rispetto a ieri. Il commissario ha poi fatto sapere che sono state consegnate in tutto il paese circa un milione di mascherine protettive, centomila delle quali sono state fornite agli impianti penitenziari. "Da domani distribuiremo 100 mila mascherine negli istituti penitenziari, dove sono state montate 80 tende di pre-triage" per lo screening del coronavirus

Coronavirus e guerra del petrolio: Borse ko, Milano a -11%. Spread oltre i 220 punti

Quei segnali premonitori di lunedì nero dal  corrispondente FEDERICO RAMPINI
La guerra del greggio tra Arabia e Russia fa crollare il prezzo del petrolio di ETTORE LIVINI

Coronavirus, Lombardia e le quattordici province off limits: c'è anche Venezia, 8 marzo 2020

Oltre 7000 contagiati, 366 decessi,l'Italia è seconda dopo la Cina

Virus e petrolio affondano anche le Borse europee. Piazza Affari brucia un anno di guadagni, lo spread vola

Precedenti Mercati, l'indice della paura torna ai livelli del 2011 e della crisi dello spread di Italia e Grecia
L'analisi La guerra del greggio tra Arabia e Russia fa crollare il prezzo del petrolio 

Direttiva Viminale: controlli in aeroporti, stazioni e strade Mappa Le zone off limits
Tutte le misure previste dal decreto Pdf
di MONICA RUBINO

 

Il governo estende la zona rossa a Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Venezia, Padova, Treviso, Asti, Alessandria, Novara, Vercelli e Verbano Cusio Ossola fino al 3 aprile

Carceri in rivolta: sei i morti a Modena, a Foggia sventata evasione, a San Vittore i detenuti sui tetti per due ore Video

Il panico da Coronavirus fa ribellare i detenuti in Lombardia, Emilia, Lazio, Campania e Sicilia. Ieri violenta protesta nel carcere di Salerno, dove 120 detenuti hanno protestato dopo aver saputo dello stop ai colloqui fino al prossimo 31 maggio per l’allerta virus. A Napoli i familiari dei carcerati chiedono l'amnistia. Fonti del Dap: "Nessun segno di lesioni sui corpi dei tre deceduti, due decessi causati da uso di sostanze stupefacenti".

La paura arriva fin dentro alle carceri. E l’effetto Coronavirus si diffonde tra i detenuti. A 24 ore dalla violenta protesta di Salerno, sono in corso manifestazioni di carcerrati nei penitenziari di FrosinonePoggiorealeModena, dove tre detenuti sono morti nel corso degli scontri, e Pavia, dove i carcerati hanno preso in ostaggio due agenti della polizia penitenziaria. Nel carcere lombardo, fa sapere il sindacato Uilpa, sono arrivati alcuni agenti di rinforzo sono partiti dalle carceri milanesi di San Vittore e Opera. Solo a tarda notte i detenuti sono rientrati nelle celle, dopo essere scesi dai tetti e dai camminamenti dove si erano asserragliati, dopo una trattativa con il procuratore aggiunto pavese Mario Venditti.

Modena, morti tre detenuti – A Modena, invece, sono in corso le indagini per capire in quale circostanza sia avvenuto il decesso dei detenuti. Fonti dell’amministrazione penitenziaria precisano che nessun segnale di lesioni è stato riscontrato sui loro corpi: due casi, infatti, sarebbero riconducibili a uso di sostanze stupefacenti, mente il terzo è stato rinvenuto in stato cianotico, di cui non si conoscono le cause. Per sedare la rivolta sono stati chiamati anche agenti liberi dal servizio. “E’ in corso nel carcere Sant’Anna di Modena un’altra rivolta dettata dal panico di pandemia da coronavirus, vediamo il levarsi in aria una cortina di fumo nero, speriamo che non ci siano feriti tra il Personale di Polizia. Ora è in corso una mobilitazione delle forze dell’ordine che stanno accorrendo sul posto numerose per aiutare i colleghi”, aveva detto nel pomeriggio Giuseppe Di Carlo, segretario generale del coordinamento nazionale polizia penitenziaria. Tra i 70 e gli 80 detenuti nel carcere di Modena sono stati trasferiti in altre carceri.Caos a Napoli. Familiari gridano: “Indulto” – I detenuti protestano nel carcere di Poggioreale a Napoli. Secondo quanto riferito da fonti sindacali, alcuni carcerati sarebbero saliti sui muri del passeggio, in una zona interna al penitenziario. La protesta è divampata per l’annunciata sospensione dei colloqui per contrastare il contagio. Sul posto oltre alle forze dell’ordine sono presenti anche alcuni familiari dei detenut, che hanno bloccato il transito dei tram. Momenti di tensione si sono registrati quando all’interno dell’istituto sono entrati alcuni agenti della Polizia penitenziaria muniti di scudi protettivi. I familiari espongono striscioni chiedendo l’indulto o l’amnistia o in alternativa un provvedimento che possa mettere i loro familiari agli arresti domiciliari.

Contagio, Oms dichiara che il rischio di pandemia è molto reale. Prime due vittime in Germania, nel mondo 110mila casi

Apple ai dipendenti: "Lavorate da casa" L'Uganda rispedisce a casa 22 europei

 

Coronavirus, nella notte presi d’assalto i treni nelle stazioni di Milano. “In molti senza biglietto, disposti a pagare la multa pur di partire”

Sono da poco passate le 20 di sabato sera quando i giornali pubblicano la bozza del decreto con la “chiusura” della Lombardia e di altre 14 province del Nord. L’ipotesi era nell’aria dalla sera prima ma la notizia ancora non era ufficiale dal momento che il testo non era stato firmato dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Tanto è bastato però per scatenare il panico, prima sui social network e poi nelle stazioni, dove in moltissimi si sono precipitati per salire sui treni in partenza da Milano verso il sud Italia, scappando letteralmente dalla Lombardia prima che entrasse in vigore l’isolamento.

Le immagini immortalate in alcuni video pubblicate in Rete mostrano centinaia di persone correre attraverso la stazione di Porta Garibaldi per cercare di prendere l’ultimo Intercity Notte 797 partito da Torino e diretto a Salerno, in barba a tutti gli appelli e le raccomandazioni di medici e autorità sull’importanza di restare a casa ed evitare gli spostamenti per cercare di contenere il contagio. I viaggiatori si sono stipati sul binario e sono saliti sui vagoni anche senza biglietto, dicendo ai controllori di essere disposti a pagare la multa pur di partire, di lasciare Milano e le sue difficoltà. Il personale ferroviario ha convinto alcuni dell’impossibilità della richiesta perché il numero superiore al consentito avrebbe potuto creare problemi di sicurezza, ma in molti casi non è stato sufficiente per farli desistere. Così il treno è partito con qualche minuto di ritardo, strapieno, con la gente ammassata, seduta persino per terra negli strapuntini dei corridoi di quello che dovrebbe essere l’Intercity Notte Roma-Napoli-Salerno.

Stessa scena anche in stazione Centrale, dove in moltissimi si sono messi in coda nelle biglietterie per accaparrarsi un posto sui treni della notte o sui primi convogli dell’alta velocità in partenza all’alba, tanto che è dovuta intervenire la polizia ferroviaria per mantenere la calma. Altri ancora sono arrivati questa mattina: “Da zona rossa a zona rossa – ha spiegato una studentessa che ha deciso di tornare a casa prima -. Spero di riuscire a partire, ho già il biglietto, dovevo prendere il treno stasera ma ho anticipato per non rischiare”. Una decisione “così non ce la aspettavamo – ha spiegato una coppia di ragazzi che studiano a Milano e tornano a Firenze, nella loro città -. Ieri abbiamo preparato la valigia e stamattina siamo venuti qua presto per cercare di prendere il primo treno. Avevamo già intenzione di tornare a casa vista la situazione in Lombardia ma abbiamo anticipato”. C’è anche chi è diretto a Roma. “Abbiamo l’ansia perché non sappiamo se riusciremo a partire o meno. – hanno detto dei ragazzi -. Avevamo il treno questa sera ma abbiamo deciso di anticipare”. Al momento ai passeggeri viene solo controllato, come di consueto, il biglietto prima di accedere ai binari.

Come se non bastasse, c’è poi chi ha pensato bene di partire in auto per trasferirsi nella casa al mare o quella in montagna o comunque per raggiungere la famiglia, prima che la Lombardia diventi ufficialmente “zona rossa”.

Scene che sono state immortalate sui social, dove subito è scoppiata la polemica e in molti hanno criticato la “fuga” da Milano di pendolari, studenti fuorisede e lavoratori originari del Centro e Sud Italia che hanno scelto in modo irresponsabile non solo di affollarsi sui treni, ma di tornare nelle proprie zone d’origine esponendole al rischio di un possibile contagio. “Follia pura – commenta sui social il virologo Roberto Burioni – Si lascia filtrare la bozza di un decreto severissimo che manda nel panico la gente che prova a scappare dalla ipotetica zona rossa, portando con sé il contagio. Alla fine l’unico effetto è quello di aiutare il virus a diffondersi. Non ho parole”. Eppure è proprio per tutelare il resto d’Italia che il governo e le regioni hanno deciso – dopo lunghe ore di discussione – di adottare queste misure straordinarie e “blindare” i territori del Nord maggiormente interessati dal coronavirus.

Chiusi negozi e locali in tutta Italia. Garantiti alimentari, farmacie,  edicole, tabacchi, benzinai. Conte: “Grazie agli italiani, torneremo ad abbracciarci”

Il premier firma il testo del Dpcm 11 marzo : "Orgoglioso per la prova che state dando davanti al mondo". Stop fino al 25 marzo a tutte le attività non essenziali: commerciali, vendita al dettaglio, bar, pub, ristoranti. Aperti alimentari, tabaccai, benzinai e lavanderie. Possibili riduzioni dei trasporti. Ok consegne a domicilio. Garantiti servizi bancari, postali, finanziari assicurativi. Fabbriche aperte ma con misure di sicurezza. Domenico Arcuri commissario straordinario (Leggi: chi è ) . Il premier: "Serviranno 14 giorni per vedere gli effetti sui contagi

 

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Il calciatore della Juve Daniele Rugani è positivo al Coronavirus: in isolamento il club bianconero e anche l'Inter

 

Coronavirus, l'Italia diventa "zona protetta": spostamenti vietati se non per comprovate necessità. Conte: "Non c'è più tempo"

La Lombardia chiede ulteriore stretta – E la Regione Lombardia, attraverso il governatore Attilio Fontana e l’assessore al Welfare, Giulio Gallera, ne chiede anche di più restrittive, ipotizzando di fermare le attività produttive e i mezzi di trasporto pubblico. Il governatore ha spiegato a Sky che “tutti i 12 sindaci lombardi che ho incontrato oggi mi hanno chiesto un irrigidimento delle misure”. Tra le proposte che Lombardia presenterà nel pomeriggio al governo, c’è anche “la chiusura degli esercizi commerciali non essenziali, valutare la chiusura del trasporto pubblico locale e valutare quelle attività imprenditoriali che, senza troppi danni, possono essere chiuse”. Alla base delle richieste c’è il crescente numero di contagi in regione, arrivato ormai lunedì a 5.469, con un incremento di 1.280 casi. In terapia intensiva si trovano 440 pazienti (+41 in ventiquattr’ore) e sono morte altre 66 persone tra domenica sera e lunedì pomeriggio. Il timore è che la propagazione del virus faccia collassare il sistema sanitario. “Stiamo arrivando ai limiti massimi – ha chiarito Fontana – Si può reggere un’altra settimana”.

Il premier: "Non c'è più tempo, servono provvedimenti più duri". Scuole chiuse fino al 3 aprile, stop alla serie A, locali chiusi alle 18. La Protezione Civile diffonde i dati aggiornati sull'epidemia: 7985 contagiati, oltre 1500 in più in un giorno. 724 guariti, 463 decessi

 "Tutta Italia sarà zona protetta". Non più zona rossa, verde o gialla. Tutti gli spostamenti sono vietati se non per comprovate necessità, in tutta Italia come fino a oggi in Lombardia e nelle 14 province. Lo ha annunciato il premier Conte in una conferenza stampa a Palazzo Chigi, confermando quanto preannunciato il ministro per i Rapporti con le Regioni, Francesco Boccia, parlando di "progressiva omogenizzazione delle regole su tutto il territorio nazionale".

Il premier si presenta in sala stampa da solo per quello che è senza dubbio l'annuncio più drammatico della sua esperienza di governo: "Abbiamo adottato una nuova decisione che si basa su un presupposto: tempo non ce n'è", scandisce. "I numeri ci dicono che stiamo avendo una crescita importante dei contagi, delle persone ricoverate in terapia intensiva e subintensiva e ahimè anche delle persone decedute. La nostre abitudini quindi vanno cambiate. Vanno cambiate ora. Ho deciso di adottare subito misure ancora più stringenti, più forti". Il provvedimento è quello atteso e ormai ritenuto inevitabile: "Sto per firmare un provvedimento che possiamo sintetizzare come 'io resto a casa'. Non ci sarà più una zona rossa nella penisola. Ci sarà l'italia zona protetta", aggiunge.
 

"Spostamenti vietati se non per comprovate necessità"

Come già oggi in Lombardia e nelle 14 province del nord, gli spostamenti delle persone sono vietati se non per comprovati motivi di salute, di necessità o di lavoro. "Sono pienamente consapevole della gravità e della responsabilità", spiega Conte. "Non possiamo permetterci di abbassare la guardia. E' il momento della responsabilità e tutti l'abbiamo.
 

Voi cittadini tutti con me. La decisione giusta oggi è di restare a casa. Il futuro nostro è nelle nostre mani", aggiunge.

"Non è all'ordine del giorno una limitazione dei trasporti pubblici, per garantire la continuità del sistema produttivo e consentire alle persone di andare a lavorare", precisa il premier. Sarà possibile "l'autocertificazione" per la giustificazione degli spostamenti, "ma se ci fosse una autocertificazione non veritiera ci sarebbe un reato", precisa.

Le nuove misure, che saranno stasera in Gazzetta Ufficiale e diventeranno operative da domattina, e di cui il premier ha informato il Quirinale e le opposizioni, riguardano anche scuole e manifestazioni sportive: in tutta Italia gli istituti rimarranno chiusi fino al 3 aprile. Gli eventi sportivi non proseguiranno, si ferma quindi anche il campionato di Serie A. "Aggiungiamo anche il divieto degli assembramenti all'aperto e in locali aperti al pubblico", ha detto il presidente del Consiglio. In tutta Italia, bar e ristoranti chiuderanno alle 18.
 

Italia, oggi 1598 nuovi contagiati

Parte dai guariti il capo della protezione civileAngelo Borrelli, nel suo punto quotidiano sull'emergenza coronavirus in Italia: sono 724, 102 in più di ieri. Poi il conteggio dei morti: sono 463, 97 in più di ieri. Con la divisione per fasce di età: 1% da 50 a 59 anni; 10% da 60 a 69; 31% da 70 a 79; 44% da 80 a 89; 14% ultra novantenni. Infine i malati, che sono 7.985, con un incremento di 1.598 persone rispetto a ieri. Il commissario ha poi fatto sapere che sono state consegnate in tutto il paese circa un milione di mascherine protettive, centomila delle quali sono state fornite agli impianti penitenziari. "Da domani distribuiremo 100 mila mascherine negli istituti penitenziari, dove sono state montate 80 tende di pre-triage" per lo screening del coronavirus

Coronavirus, più di 9mila casi complessivi. 463 morti. Iss: “Possibile che numero contagi sia sottostimato”. “Il paziente 1 di Codogno respira autonomamente”

In un giorno 1300 casi e 66 vittime in Lombardia. L’Istituto di Sanità: “Con tamponi solo ai sintomatici probabile sottostima del denominatore. Anche per questo mortalità apparente così alta”

Coronavirus e guerra del petrolio: Borse ko, Milano chiude a -11,1%. Spread a 227 punti

Il commento Quei segnali premonitori di lunedì nero dal  corrispondente FEDERICO RAMPINI
L'analisi La guerra del greggio tra Arabia e Russia fa crollare i prezzi di ETTORE LIVINI
Lavoro, il colpo del virus su un'Italia già in difficoltà: cresce il divario con la Ue

Fuga da Milano destinazione Roma, una ragazza sceglie il taxi e paga 1.200 euro

 

28-02-20

Guerra a Idlib: Ankara spinge i profughi verso l'Europa. Grecia 'blinda' i confini foto
Erdogan, pressione all'Europa
 

Superati i mille contagiati, 8 nuove vittime e 50 i guariti. Lombardia, Emilia Romagna e Veneto chiudono le scuole fino all'8 marzo.

Scuole, il Nord-Est per la riapertura, dubbi Lombardia e Emilia: si attende governo Cdm: stop tasse e mutui, bollette sospese per 2 mesi Altri 4 morti, 21 le vittime
Primo caso di contagio nel Lazio: donna di Fiumicino

Coronavirus, i casi accertati sono 374, 12 le vittime. Guarita donna cinese allo Spallanzani. Era il ‘caso 1’. Lodi, procura apre fascicolo conoscitivo sugli ospedali

Tre nuove vittime in Lombardia, una in Veneto: erano tutti anziani. Rezza (Iss): "Focolai abbastanza circoscritti" video
Gli aggiornamenti ora per ora: 11 decessi, 325 contagiati.

Conte: "No misure contro nostri connazionali"
Nel mondo 27.747 guariti

Tenerife: italiano positivo in hotel, mille in quarantena
RepTv Speranza: "Nessuna limitazione a circolazione italiani"
RepTv L'Oms promuove Pechino: ha evitato migliaia di contagi
Gb Quarantena per chi torna dall'Italia del Nord di E. FRANCESCHINI
Focus RepTv Come rispondono all'epidemia gli altri Paesi

Nelle regioni del Nord stop a scuole, lezioni universitarie e musei video
Aggiornamenti ora per ora: 152 casi Misure governo

Massima allerta in Federcalcio e nelle quattro Leghe (A, B, C e dilettanti) per il Coronavirus. C'è l'ipotesi, che si spera ancora di scongiurare, che alcune partite, anche di serie A, possano essere giocate a porte chiuse. Almeno per un paio di turni, con l'augurio ovviamente che questa situazione, ora allarmante, possa migliorare con l'arrivo della primavera.

Come noto la Lega di A, “a seguito delle decisioni assunte dal Consiglio dei Ministri in merito alle manifestazioni sportive in programma oggi, domenica 23 febbraio 2020, nelle Regioni Lombardia e Veneto”, ha già disposto il rinvio a data da destinarsi di Atalanta-Sassuolo, Hellas Verona-Cagliari e Inter-Sampdoria. Bloccato oggi anche Torino-Parma (e domenica c'è Juve-Inter...). In Primavera 1 Tim rinviate invece Atalanta-Lazio e Chievo Verona-Fiorentina

Nel giro di 48 ore l’Italia è diventata il Paese occidentale con più contagi, superando anche gli Stati Uniti, che, con 35 contagiati, fino a venerdì detenevano il record fuori dalla Cina. Oltre alla Cina, i Paesi più colpiti sono la Corea del Sud e il Giappone, dove la maggior parte dei pazienti proviene dalla Diamond Princess. Globalmente, è salito a 78mila il numero di persone contagiate dal coronavirus nel mondo: solo in Cina i casi sono 76.936 con oltre 2mila decessi. Al di fuori della Cina, al momento ci sono 1200 casi in 26 Paesi. Massima attenzione per Iran, che ha il numero di decessi più alto al di fuori dai confini cinesi, e per la Corea del Sud, dove si registrano in tutto 556 casi e 4 morti. Israele, dove nove persone sono risultate positive all’infezione Covid-19 – da lunedì vieterà l’ingresso a tutti i cittadini stranieri che sono stati in Corea del Sud e in Giappone negli ultimi 14 giorni, mentre a circa 200 studenti e insegnanti israeliani è stato chiesto di entrare in quarantena. Mentre il ritmo dei contagi in Cina è calato, tra i più esposti all’epidemia ci sono Iran e Africa, i cui ministri della Salute hanno avuto un incontro all’Oms di Ginevra: il rischio è che gli stati del continente non siano sufficientemente equipaggiati a gestire una potenziale emergenza.

Emma Camp e i coralli super resistenti: "Nella resilienza la chiave per proteggerli"

di GIACOMO TALIGNANI

 Emma Camp, biologa di 32 anni 
La biologa marina, fra i premiati Rolex, porta avanti un progetto che studia i coralli cresciuti in zone torbide e acide, sperando di poterli trapiantare dove c'è bisogno

Fra acque buie eccola lì, all'improvviso, che spunta la speranza. Ha la forma di coralli "duri a morire": organismi che vivono e crescono anche in acque poco trasparenti, con scarso ossigeno, lontane da quanto ci si potrebbe aspettare. Fra soli quindici o vent'anni, come indicano putroppo decine di studi scientifici, potremmo assistere alla scomparsa di larga parte delle barriere coralline del mondo, devastate dallo sbiancamento e dall'acidificazione legati al riscaldamento globale. In soli 3-4 anni un terzo della Grande Barriera Corallina è già andato perduto. La tendenza, con la crisi climatica in corso, sarà dunque quella di assistere al rapido deterioramento di migliaia di ecosistemi marini nel mondo.


Una speranza  di invertire la rotta arriva però proprio da certi tipi di coralli particolarmente resistenti che potrebbero essere utili per salvare le barriere coralline. Ne è convinta  una giovane biologa marina inglese, Emma Camp, 32 anni, fra i premiati nel 2019 come Rolex Awards Associate Laureates per le sue idee e progetti in difesa della Terra. Emma studia e si dedica proprio a questa sorta di "luogo della resilienza dei coralli", ovvero zone dove questi organismi riescono a crescere anche in condizioni estremamente sfavorevoli, come per esempio oceani sempre più acidi, acque con basso contenuto di ossigeno e in parte prive di luce. 

 

 

Condizioni molto simili a quelle di tutti i mari in futuro, dato che i due fenomeni - aumento delle temperature medie e acidificazione - stanno diventando un serissimo problema per gli ecosistemi marini globali, con migliaia di specie già a rischio di sopravvivenza.


Per Camp è fondamentale studiare dunque le caratteristiche di questi coralli resistenti che potrebbero essere la chiave per "ripopolare le barriere coralline" danneggiate e vittime dello sbiancamento.  

"Al momento stiamo  scoprendo i luoghi dove stanno sopravvivendo questi particolari coralli - spiega la biologa sostenuta da Rolex - e dobbiamo capire come e perché sono lì, in punti dove non dovrebbero essere. La nostra idea è quella di utilizzare le loro abilità per aiutare a salvare le barriere coralline a livello globale".

Le prime ricerche della biologa su questo tipo di organismi risalgono a quattro anni fa quando una squadra di scienziati e subacquei in Nuova Caledonia ha documentato 20 specie di coralli in condizioni precedentemente considerate, da altri studi, quasi impossibili per la crescita di coralli. Lo scorso anno la biologa ha poi pubblicato un primo studio che compara gli habitat corallini scoperti con quelli della Grande barriera corallina australiana.

La sua idea è ora quella di identificare, lungo gli oltre 2000 chilometri della Grande Barriera australiana, zone con caratteristiche simili dove i coralli crescono anche in assenza di acque trasparenti o con temperature stabili: questo aiuterebbe, studiando il comportamento e la genetica di questi organismi ultra resistenti, ad aprire la strada della conoscenza per comprendere i meccanismi della resilienza dei coralli. E magari, sogna Camp, trapiantare questi coralli ultra resistenti per aiutare la Barriera a ripopolarsi. 

"Dobbiamo pensare fuori dagli schemi. Dobbiamo tornare alla natura e vedere come è sopravvissuta per così tanto tempo e usare quella conoscenza, unita a innovazione e tecnologia, per cercare di conservare ciò che abbiamo" ha spiegato la biologa.

Ora, in zone come Low Isles e l'isola Howick, Camp e un team di locali citizen science stanno già provando a trapiantare alcuni coralli "duri" per monitorare il modo con cui riescono a sopravvivere o espandersi. Ci vorrà tempo per capire se la sua teoria potrà presto diventare realtà, ma nel frattempo Emma continua ad avere le idee chiarissime: "Non voglio far parte della generazione che dirà  'abbiamo perso le barriere coralline'. I coralli non sono solo strani e belli, ma supportano anche centinaia di milioni di vite umane. Io continuerò a battermi per loro".

 

 

 ESPORT-CALCIO

Nel mese di agosto si giocheranno Champions

 ed Europa League?

 Secondo le ultime indiscrezioni che arrivano dalla Spagna, da Cadena Ser per la precisione, l’UEFA e l’ECA stanno pensando di far chiudere i campionati entro luglio e di giocare le coppe ad agosto. I massimi tornei continentali potrebbero essere modificati: si pensa a scontri diretti, anziché andata e ritorno, le gare sarebbero secche e giocate su campo neutro, come le finali.Non è ovviamente da escludere che tutte le partite si giochino a porte chiuse. Se queste fossero le indicazioni reali ci sarebbero per i club che arrivano fino in fondo rispetto alle competizioni circa 21 giorni di vacanza e nei primi giorni di settembre inizierebbe la preseason. A metà settembre ripartirebbe la prossima stagione. Al momento, spiega Mundo Deportivo, le riunioni a distanza tra UEFA ed ECA hanno un significato puramente informativo perché tutto ovviamente dipenderà da come rientrerà la pandemia nelle prossime settimane e nei vari Paesi. Al momento è impossibile tracciare una tabella di marcia unica per tutto il calcio europeo.

 

Via libera allo streaming (legale) in tutta Europa: ecco come funziona

Prima la rottamazione del roaming telefonico, poi quella del divieto di usufruire all’estero dei contenuti online protetti da copyright. Il Parlamento europeo spinge l’acceleratore sulla libera circolazione dei servizi e gli appassionati di sport e film possono esultare. Con il nuovo regolamento adottato dalla Ue, i cittadini comunitari che hanno comprato i diritti per guardare, leggere o ascoltare contenuti online da un servizio nel proprio paese, potranno beneficiare degli stessi servizi anche quando si troveranno temporaneamente in un altro paese dell’Unione.

Come funziona

Le regole sono tassative per i servizi in abbonamento, ma facoltative per i contenuti gratuiti. Il vantaggio c’è ed è per tutti: gli europei che acquistano o si abbonano a film, trasmissioni sportive, musica, e-book e giochi nello Stato membro di origine sono in grado di accedere a questi contenuti “quando visitano o soggiornano temporaneamente” in altri Paesi dell’Ue. Ma saranno felici anche i fornitori di servizi online: potranno garantire la portabilità transfrontaliera senza dover acquistare nuove licenze. A fare l’esempio di come funzionano queste nuove regole è la stessa Ue in un ‘memo’ diffuso il 27 marzo: per Netflix, si avrà accesso alla stessa selezione (o catalogo) di casa ovunque. Inoltre le nuove regole non impediscono ai fornitori di servizi di offrire opzioni aggiuntive ai propri utenti quando sono all’estero, ad esempio quelle disponibili nel paese in cui viaggiano.

Come si regolano gli operatori

Sky ha fatto sapere che sarà necessario essere titolari di un abbonamento residenziale, essere stabilmente residenti in Italia e utilizzare un metodo di pagamento associato a una banca italiana. I programmi potranno essere fruiti attraverso le app Sky Go e Sky Go Plus, Sky Go per i clienti Sky Q, Sky Kids, Sky Sport. Basterà accedere a questi servizi con il proprio Sky Id dagli stessi dispositivi che si utilizzano in Italia. Per ragioni di sicurezza Sky è tenuta a verificare che si tratti di un’effettiva momentanea permanenza all’estero, ovvero che sussista il presupposto principale, la residenza in Italia. Per questa ragione dopo 30 giorni consecutivi di accesso dall’estero, verrà inviata al cliente un’email per accertare questo requisito: basterà loggarsi su uno dei dispositivi attraverso il proprio Id dall’Italia entro i 7 giorni successivi per continuare a usufruire del servizio. Anche Mediaset con Premium e Infinity fa sapere è pronta a partire, l’accesso è esteso a tutti tranne alle carte prepagate. Amazon offrirà disponibilità illimitata di tutti i contenuti di Amazon Prime e Prime Music: “Siamo stati fin dall’inizio forti sostenitori dell’iniziativa  che andrà direttamente a vantaggio dei clienti”. Netflix da parte sua definisce questa temporaneità in 60 giorni totali l’anno.

Tv in chiaro

Discorso diverso per chi trasmette in chiaro o chiede il pagamento del canone. In questo caso la Ue non imporrà il regolamento ma chi offre contenuti anche gratis come Rai e Mediaset potrà adeguarsi rispettando le regole sul diritto d’autore.

Il mercato dei contenuti on-demand

Secondo i dati dell’Unione delle Radio-TV europee (European Broadcasting Union, EBU), circa l’11% delle famiglie europee aveva un abbonamento a servizi di video on-demand nel 2016. Si pensa che il loro numero sia destinato a raddoppiare da qui al 2020. Netflix occupa il 54% di questo mercato degli abbonamenti, sempre secondo l’Ebu. Bisogna notare che la portabilità dei contenuti online non riguarderà solo film e serie tv ma ogni tipo di contenuto digitale come libri elettronici (e-books) e musica.

 

   I PEZZI DI MERDA !

 Non si sa quando si riprenderà ma sia chiaro che NOI non dimentichiamo questi miliardari pigliainculo. Speriamo che non lo dimentichino anche certi tifosi, non tutti...Mentre il Circo Barnum del calcio si accapiglia per la ripresa degli allenamenti il più presto possibile da Torino si concretizza una brutta figura: Higuain e compagni, questa fuga nel

 cuore della notte, con un aereo privato e un tampone sanitario

, negato a qualunque cittadino che non fosse un calciatore famoso

. Perché chi è stato a contatto con un contagiato deve aspettare due

 settimane prima di poter uscire dall’isolamento. Che brutta figura,

 Juve, nei giorni in cui il governo avvisa gli italiani che chiunque

 abbandoni il suo domicilio senza gravi e comprovati motivi – e tra

 questi espressamente non può esserci il desiderio di andare a

 trovare i genitori – commette il reato di inosservanza ai divieti

 della pubblica autorità. E se questa violazione riguarda chi potrebbe trasmettere il contagio, si aggiunge il reato assai più grave di epidemia colposa. Per cavarsi d’imbarazzo la società bianconera fa sapere di non aver organizzato la partenza, ma di essere stata solo informata della volontà dei calciatori di voler abbandonare quello che viene definito un isolamento volontario. Ma qui c’è un primo punto oscuro. Perché gli juventini non erano in quarantena? L’isolamento «fiduciario» – questa la dizione corretta – è la raccomandazione che il decreto del governo fa a chiunque rientri in Italia da un Paese straniero o raggiunga la propria residenza da una zona a rischio. Se invece all’interno di un nucleo familiare, o di uno studio professionale, o di una squadra di calcio c’è qualcuno che si ammala di coronavirus – è il caso di Rugani – tutti coloro che sono stati a contatto diretto con lui devono essere messi in quarantena, che è un provvedimento tassativo disposto dall’autorità sanitaria.L’articolo 1 del decreto del 21 febbraio scorso non lascia spazio a interpretazioni: «È fatto obbligo alle Autorità sanitarie territorialmente competenti di applicare la misura della quarantena con sorveglianza attiva, per giorni quattordici, agli individui che abbiano avuto contatti stretti con casi confermati di malattia infettiva diffusiva Covid-19». Perché ciò non è accaduto? I medici della Juve hanno denunciato la circostanza alla Asl competente? E se lo hanno fatto, chi è stato inadempiente? Poi c’è un secondo punto. I campioni in fuga hanno esibito a una esterrefatta polizia aeroportuale la certificazione di negatività al tampone. Chi gliel’ha praticato? A che titolo? E quale valenza ha questo documento? Perché un normale cittadino, che dall’isolamento voglia raggiungere i suoi cari, o piuttosto il suo ufficio, dovrà aspettare quattordici lunghi giorni senza che nessuna struttura pubblica gli praticherà mai il tampone, in assenza di chiari sintomi della malattia, e invece un calciatore può ottenerlo attraverso un canale preferenziale?

Da ultimo: quali condizioni di necessità giustificano la fuga? Ci sono in questa vicenda molti buoni motivi per fare chiarezza, da parte delle autorità competenti.

Ma quand’anche le stranezze e le irregolarità qui raccontate non rappresentassero violazioni rilevanti, la fuga degli juventini resta una brutta pagina di queste drammatiche giornate italiane. Non consola sapere che il Pipita e compagni abbiano a Parigi i degni colleghi Neymar jr e Thiago Silva, rientrati di soppiatto in Brasile, perché – come ha rivelato la fidanzata dell’ex difensore rossonero – «non si trovava più nulla nei supermercati».

La loro impresa ci consegna una triste consapevolezza: il calcio ha allevato una generazione di bamboccioni milionari, convinti di essere sciolti da qualunque vincolo di legge e di correttezza civile, prima che sportiva

Coppa dei Campioni 2020

Fifa, Infantino frena: ''La salute viene prima di qualsiasi partita''

"Nessuna partita vale il rischio di una vita umana. Non la si può mettere in pericolo per una partita, una competizione o un campionato. Tutti dovrebbero tenerlo a mente. Quindi sarebbe da irresponsabili riavviare l'attività se la situazione non è sicura al 100%. Se bisognerà aspettare ancora un po', dobbiamo farlo. È meglio aspettare un po' di più che correre dei rischi". Il presidente della Fifa, Gianni Infantino, manda un messaggio chiaro: si tornerà in campo solo quando ci saranno tutte le condizioni di sicurezza. "Sono convinto - dice rivolgendosi a tutte le federazioni affiliate - che il calcio avrà un ruolo chiave per far tornare la gente insieme quando sarà di nuovo sicuro giocare ed essere in gruppo con gli amici. Prepariamoci per quel momento, insieme vinceremo".

I tre punti

Stabilita la salute come priorità, Infantino nel sul lungo video-messaggio ha voluto rimarcare come la Fifa sia pronta a venire in soccorso dei club in questo momento di grande difficoltà: "La Fifa è al fianco di chi soffre e di chi combatte questi giorni difficili - è la premessa del presidente della Federazione Internazionale -. In un periodo come questo è importante rimanere calmi e uniti, abbiamo tre pensieri in mente e ve li elenco in ordine di priorità: la salute è sempre al primo posto, poi vedere come possiamo aiutare al meglio la comunità calcistica in questo momento di bisogno; infine la terza: con il rallentamento che la nostra vita ha subito, possiamo pensare a come uscirne insieme e meglio di prima, in modo strategico e unito, ascoltando le idee e le proposte di tutti".

"Fifa non lascerà nessuno solo"

Infantino dedica la seconda parte del suo messaggio agli aiuti economici ai club che la Fifa metterà in campo. "Grazie al lavoro che abbiamo svolto insieme negli ultimi anni, oggi ci troviamo in una situazione finanziaria molto buona - spiega il numero 1 del calcio mondiale -. Abbiamo consolidato una solida base di riserva importante, ma sono i soldi del calcio. Quando il calcio è in difficoltà, dobbiamo pensare a cosa fare per aiutarlo. Questa è la nostra responsabilità e questo è il mio modo di vedere in qualità di presidente". Pieno sostegno dunque alle società: "Non lasceremo mai i club soli - promette - e per questo i collaboratori della Fifa stanno lavorando alle soluzioni più appropriate. Ho chiesto all'amministrazione della Fifa di prendere le misure necessarie per anticipare il pagamento della seconda parte dei vostri costi operativi, previsto di norma per la seconda metà dell'anno. Date le circostanze eccezionali ho chiesto anche di derogare ai criteri aggiuntivi all'adempimento degli obblighi sia per quest'anno che per l'anno scorso, affinché l'intero importo venga pagato a tutti voi, speriamo possa essere di aiuto".

 

Uefa, rinviate le finali di Champions ed Europa League

Le gare erano previste rispettivamente il 30 maggio a Istanbul e il 27 maggio a Danzica. Allo studio nuove soluzioni

Uefa annuncia ufficialmente il rinvio delle finali di Champions League, maschile e femminile, e dell'Europa League degli uomini. Le gare maschili erano previste rispettivamente il 30 maggio a Istanbul e il 27 maggio a Danzica, quella femminile il 24 maggio a Vienna. L'organo di governo del calcio europeo per prudenza non indica possibili date di recupero e attende di conoscere le evoluzioni dell'emergenza coronavirus in Europa.

Con l'ufficialità del rinvio delle finali delle coppe per club, vengono cancellate anche le ultime date superstiti di un calendario calcistico già stravolto dagli stop dei principali campionati nazionali e a ogni altra competizione internazionale. Misure di prudenza per arginare il contagio di Covid19, decise nelle scorse settimane da governi e autorità del calcio. La decisione più rumorosa è stata il rinvio degli Europei, inizialmente previsti per il giugno prossimo, posticipata da Uefa all'estate del  2021.

Per quanto riguarda le tre finali, le possibili date saranno individuate dalla commissione istituita da Uefa per armonizzare i calendari dei campionati e delle coppe europee. È possibile che si procederà con le formule previste, se ce ne sarà il tempo, o con soluzioni alternative (playoff, final four, final eight) se la ripresa dell'attività slitterà molto in là nel tempo La previsione più ottimistica è che si possa tornare a giocare a inizio maggio. Se così non sarà, è probabile che alcune partite - quali, è ancora da decidere - si giocheranno anche dopo il 30 giugno, data ufficiale della fine della stagione calcistica (e dei contratti di molti giocatori). 

 

Coronavirus, è ufficiale: l'Uefa rinvia gli Europei al 2021

Gli Europei di calcio, inizialmente in programma dal 12 giugno al 12 luglio di quest'anno, sono stati rimandati al 2021 in seguito all'emergenza coronavirus. Le nuove date proposte sono 11 giugno-11 luglio 2021. Lo ha deciso la Uefa, riunitasi oggi in videoconferenza con i rappresentanti delle 55 federazioni affiliate, i dirigenti dell'Associazione dei club europei e delle Leghe europee e un rappresentante della FIFPro (la federazione internazionale dei calciatori professionisti). "La priorità è la salute di tutti coloro che sono coinvolti nel calcio. E abbiamo voluto evitare pressioni
inutili sui servizi pubblici delle nazioni che avrebbero dovuto ospitare le partite. Questa decisione aiuterà il completamento delle competizioni nazionali, sospese a causa dell'emergenza", spiega l'Uefa in una nota.

 Per evitare il collasso economico del sistema, si è deciso di fare di tutto per concludere i campionati nazionali e le coppe per club.

Uno degli impegni presi da Uefa, Eca, European Leagues e Fifpro, è quello di completare i campionati nazionali entro il termine della stagione, ossia il 30 giugno, se la situazione migliorerà e riprendere a giocare sarà sufficientemente appropriato e prudente. Fra gli impegni, c'è quello di limitare o annullare gli slot esclusivi nel calendario, quindi sarà possibile programmare partite di campionato nei giorni infrasettimanali e match di Champions ed Europa League nei weekend.
Per quanto riguarda le formule e i calendari di Champions ed Europa League, come precisa la nota Uefa, "è stato istituito un gruppo di lavoro con la partecipazione delle leghe nazionali e dei rappresentanti di club per esaminare le soluzioni di calendario che consentirebbero il completa mento della stagione in corso". Le date indicate sono le seguenti: 24 giugno finale Europa League, 27 giugno finale Champions.

Olimpiadi Tokyo 2020, adesso è ufficiale: i Giochi in Giappone rinviati al 2021

Adesso è ufficiale: "Le Olimpiadi di Tokyo sono rinviate al 2021". La pandemia di coronavirus ha messo alle corde anche il governo del Giappone: dopo una conference call tra il primo ministro Shinzo Abe e il presidente del Comitato olimpico internazionale Thomas Bach a cui hanno partecipato il governatore di Tokyo Yuriko Koike, il presidente del comitato organizzatore Yoshiro Mori, il ministro giapponese dei Giochi Olimpici Seiko Hashimoto, è arrivato l'annuncio del governo giapponese, seguito dalla benedizione del Cio: "I Giochi non si terranno in estate ma nel 2021". L'edizione si chiamerà comunque Tokyo 2020, per non perdere l'investimento sul merchandising e il marchio.

Perché il rinvio di un anno

La fiamma Olimpica non si accenderà il prossimo 24 luglio. L'operazione rinvio avrà costi significativi, ma si è resa indispensabile per il numero sempre crescente di contagi che hanno spinto al pressing le federazioni internazionali e da alcune ore anche i principali comitati olimpici internazionali, compreso quello statunitense. Tutti chiedevano la stessa cosa: lo slittamento al 2021. Il primo ministro Abe ha annunciato che anche il Cio adesso è "d'accordo al 100%" a posticipare i Giochi di un anno, seguito poi dall'annuncio del presidente del Comitato Olimpico internazionale Thomas Bach. Una soluzione che permetterà di mantenere il programma previsto senza modifiche. Certamente la migliore per sponsor e televisioni, che hanno investito pesantemente nel prodotto olimpico.

Si ferma la fiaccola

Giovedì la fiaccola olimpica sarebbe dovuta partire da Fukushima, ma la partenza è annullata, anche se la torcia resterà in Giappone. Il rinvio è una novità assoluta nella storia delle Olimpiadi moderne: anche per questo il Cio dovrà decidere a breve come comportarsi. Si va verso il congelamento delle qualifiche già effettuate, mentre le altre si svolgeranno regolarmente appena sarà permesso dalle condizioni di salute.

Le ipotesi scartate

Inizialmente per il Comitato internazionale la preferenza andava allo slittamento restando nel 2020, indispensabile per rispettare termini contrattuali e consegne, come le abitazioni del Villaggio Olimpico già interamente vendute a privati cittadini per decine di milioni di euro. Si era ragionato concretamente sull'autunno: ottobre ma anche novembre le due ipotesi, che permetterebbero di riportare a Tokyo marcia e maratona, che nel programma estivo erano previste a Sapporo per motivi climatici. Ma il governo ha optato per il rinvio di un anno: ora le federazioni internazionali di atletica (ha già mostrato un'apertura) e del nuoto dovrebbero rinviare i loro mondiali, in programma proprio nell'estate 2021.

 

Stop agli ottavi di Champions e Europa League. Campionati esteri fermi, salta Inghilterra-Italia

Anche il tecnico dell'Arsenal, Mikel Arteta, è risultato positivo al Coronavirus. Stop a Premier, Bundesliga e Ligue 1 e 2. Tre ipotesi sullo slittamento di Euro 2020

 L'ombra del virus s'allunga sull'Europa del calcio. Ora anche la Uefa deve fare i conti con l'epidemia, che ha costretto in quarantena club come Juve e Real Madrid. Anche in vista dell'Europeo itinerante in programma in estate. Quasi inevitabile riflettere su un piano B per far slittare il torneo, vista l'insistenza dei maggiori campionati europei per ottenere lo slittamento che permetta loro di concludere in estate i campionati oggi sospesi. In fondo è complicato oggi immaginare che tra tre mesi sessantamila persone potranno affollare l'Olimpico di Roma per la gara inaugurale dell'Euro 2020.

Stop di Champions e Europa League

 "Alla luce degli sviluppi legati alla diffusione del virus Covid-19 in Europa e delle decisioni dei vari governi, tutte le partite delle competizioni Uefa per club in programma la prossima settimana sono rinviate". Ad annunciarlo è l'Uefa in una nota. Tra queste, le rimanenti partite di ritorno degli ottavi di Champions League del 17 e 18 marzo, tutte le partite di ritorno degli ottavi di Europa League del 19 e tutte le partite dei quarti di Uefa Youth League del 17 e 18. Ulteriori decisioni sulle date di recupero delle suddette partite verranno comunicate a tempo debito. A causa dei rinvii, slitta anche il sorteggio dei quarti di Champions League e Europa League del 20 marzo. Ieri, l'Uefa ha invitato i rappresentanti delle 55 federazioni affiliate, i consigli della European Club Association e delle leghe europee e un rappresentante di FifPro a un meeting in video-conferenza per martedì 17 marzo, per parlare delle modalità di risposta del calcio europeo alla pandemia da Covid-19: nell'occasione si deciderà anche se far slittare gli imminenti Europei.

Positivo il tecnico dell'Arsenal

Nella notte c'è stato l'annuncio del tecnico dell'Arsenal, Mikel Arteta, positivo al Coronavirus. A comunicarlo è stato il club inglese sul proprio sito ufficiale: "Il nostro centro di formazione Colney di Londra è stato chiuso dopo che il capo allenatore Mikel Arteta è risultato positivo al Covid-19. Il personale dell'Arsenal che ha recentemente avuto stretti contatti con Mikel ora si autoisolerà in linea con le linee guida sanitarie del governo. Sarà un numero significativo di persone provenienti da Colney, incluso l'intera prima squadra e il personale di coaching, nonché un numero minore di persone della nostra Hale End Academy".

La Premier si ferma, salta Inghilterra-Italia

La Premier League è pronta a fermarsi fino al 4 aprile, scrive la Bbc. La decisione è stata presa questa mattina, nel corso di una riunione d'emergenza durata 10' dopo che diversi club - Arsenal, Chelsea e Everton, al momento - si sono messi in autoquarantena a causa del contagio di diversi giocatori. Anche le tre serie minori del calcio professionistico inglese hanno deciso di fermarsi, con una decisione presa all'unanimità. Salta anche l'amichevole Inghilterra-Italia, in programma il 27 marzo a Wembley.

Stop a Ligue 1 e 2

La lega calcio professionisti francese (Lfp) ha annunciato in mattinata la sospensione della Ligue 1 e della Ligue 2 fino a nuovo avviso e con effetto immediato. Ciò significa che la 29esima giornata di L1 e L2, prevista in questo fine settimana, non sarà disputata. La Lfp è così venuta incontro alle richieste dell'Unfp, l'unione dei giocatori professionisti francese, che aveva espresso il desiderio di rinviare le competizioni. Ieri sera, il presidente Emmanuel Macron, ha annunciato in un discorso televisivo la chiusura da lunedì di tutte le scuole, chiedendo di "limitare gli assembramenti il più possibile" e di viaggiare "il minimo indispensabile".
 

Anche la Bundesliga si ferma

Anche la Bundesliga si ferma per la pandemia del Covid-19. Il massimo campionato tedesco chiuderà i battenti da martedì prossimo almeno sino al 2 aprile. Ad annunciarlo, sul proprio profilo Twitter, la federcalcio tedesca.

Il pressing sull'Uefa

Martedì la Serie A guderà il pressing delle leghe europee nella riunione in video conference con Uefa, federazioni, rappresentanti dei club europei. Ceferin, n.1 della confederazione europea, era anche pronto a una soluzione estrema: sacrificare la natura mobile del torneo, così rischiosa, con tutti gli spostamenti di Paese in Paese che imponeva, affidando in extremis l'organizzazione dell'Euro alla Turchia, che pressa per ottenerlo. ma da ieri anche la Turchia ha chiuso gli stadi per i primi casi di contagio. Insomma, il Piano-B è naufragato prima ancora di prendere corpo. Cosa fare quindi? In caso non fosse possibile giocare il torneo questa estate, esistono tre possibilità per ricollocare la manifestazione in una data successiva a giugno. E nessuna offre certezze. 

Rinvio all'autunno

La prima è di non cambiare l'anno, organizzando l'Europeo sempre 2020, ma in autunno: si studiano sia il mese di settembre, con inizio dei campionati a ottobre, sia novembre, quindi interrompendo i tornei nazionali (e le coppe Europee) regolarmente calendarizzati. Uno scenario non certo inverosimile, visto che nel 2020 i Mondiali si giocheranno a dicembre. Questa soluzione imporrebbe però di giocare gli spareggi - in programma a fine marzo ma quasi certamente destinati al rinvio - al più tardi a giugno. Col virus che ancora imperversa in tutta Europa, una vera corsa contro il tempo. 

Estate 2021

Sarebbe la soluzione più naturale: posticipare l'Europeo di un anno, giocandolo per la prima volta in un anno dispari. Darebbe tutto il tempo necessario per disputare senza fretta gli spareggi mancanti e riorganizzare i calendari dei campionati nazionali. Stando così le cose non ci sarebbero contraddizioni. C'è però un ostacolo non secondario: dal 17 giugno al 4 luglio 2021 la Fifa ha fissato il debutto della nuova Coppa del Mondo per club: un torneo nuovo su cui la Fifa punta molto. E visti i rapporti conflittuali che ha con la Uefa, trovare un accordo per rinviare la manifestazione per far posto all'Europeo non è semplicissimo. 

Scenario 2022

Nettamente l'ipotesi meno probabile. Ma forse la più suggestiva. Nel 2022 infatti è in programma il Mondiale di calcio in Qatar. Che, per motivi climatici, sarà però giocato a dicembre 2022. Evidentemente, le date estive sono più libere: è vero che i campionati dovranno iniziare prima per far posto alla sosta Mundal, ma potranno anche finire più tardi. E quindi ci potrebbe essere un margine per inserire un'edizione dell'Europeo di "recupero" nei mesi estivi, a ridosso della fine dei campionati. Magari trasformando il torneo in una strada alternativa per qualificarsi ai Mondiali invernali. 

Coronavirus, Champions: rinviate Juve-Lione e City-Real Madrid. Martedì riunione Uefa, ipotesi rinvio di un anno dell'Europeo

Il mondo si ferma, la Uefa no. Almeno per ora. Il governo del calcio ha infatti convocato una riunione soltanto per martedì prossimo, in cui si discuterà del futuro delle competizioni nazionali ed europee, incluso Euro 2020. Secondo indiscrezioni, l'Uefa prenderà in considerazione l'opzione di posticipare Euro 2020 di un anno o essere riorganizzato con sedi diverse e una possibile modifica al formato del torneo. Nel frattempo però, nonostante le ultime notizie (positività di Rugani, Real Madrid e Juventus in quarantena, tre presunti casi di coronavirus in Premier League e lo stop di Serie A e Liga spagnola), le 6 partite di Europa League (Siviglia-Roma e Inter-Getafe sono state rinviate) in programma per stasera si giocano regolarmente.

Rinviate City-Real e Juve-Lione

L'Uefa ha provveduto a rinviare ad altra data due sfide di ritorno degli ottavi di finale di Champions League in programma la prossima settimana: Manchester City-Real Madrid e Juventus-Lione. In forte dubbio Barcellona-Napoli, l'unica partita che potrebbe giocarsi (a porte chiuse) è Bayern-Chelsea.
In una nota il governo di Nyon fa sapere che "alla luce degli sviluppi in merito alla diffusione del Covid-19 in tutta Europa e delle notizie che arrivano dalle dall'Organizzazione mondiale della sanità, la Uefa ha invitato oggi i rappresentanti delle 55 federazioni affiliate, i consigli di amministrazione dell'European Club Association ed European League, e un rappresentante della FIFPro, a partecipare alla riunione in videoconferenza di martedì 17 marzo per discutere della risposta del calcio europeo all'epidemia. Le discussioni includeranno tutte le competizioni nazionali ed europee, incluso Euro2020".

Manchester City: esclusione dalle Coppe europee, presentato il ricorso al Tas

Come annunciato, il club inglese si è rivolto alla Corte Arbitrale per lo Sport chiedendo la revoca della sentenza Uefa, che oltre ai 2 anni fuori da Champions o Europa League prevede una sanzione di 30 milioni di euro per aver violato il fair play finanziario. Registrato l'appello a Losanna: "Impossibile fissare i tempi della decisione"

Dalle parole ai fatti. Il Manchester City ha tenuto fede agli impegni, ma del resto non c'erano dubbi né alternative. Il club campione d'Inghilterra, così come aveva annunciato subito dopo la sentenza Uefa che lo esclude dalle prossime due edizioni di Champions e che lo sanziona con un'ammenda da 30 milioni di euro per gravi infrazioni delle norme relative al fair-play finanziario, ha presentato ricorso alla Corte Arbitrale per lo Sport (Tas) di Losanna, che ha ufficializzato la registrazione dell'appello.

Tas: "Impossibile fissare i tempi per la decisione"

Il chief executive dei Citizens, Ferran Soriano, ha affermato che le violazioni sono "semplicemente non vere", mentre il Tas ha spiegato nel suo comunicato che "non è possibile" fissare i tempi sulla decisione che verrà assunta: "Le procedure di arbitrato del caso comportano uno scambio di osservazioni scritte tra le parti mentre un collegio di arbitri è convocato per ascoltare il ricorso". La Camera indipendente dell'Organismo di controllo finanziario dei club (CFCB) ha dichiarato di aver scoperto che il City ha infranto le regole "sopravvalutando i ricavi delle sponsorizzazioni nei suoi conti e nelle informazioni di pareggio presentate alla Uefa tra il 2012 e il 2016", aggiungendo che il club "non ha collaborato all'inchiesta". Il club inglese - impegnato in serata nel match di andata degli ottavi di finale di Champions al Bernabeu contro il Real Madrid, una sfida anche fra i due tecnici Zinedine Zidane e Pep Guardiola - dal canto suo ha sempre negato qualsiasi illecito.

 

Ottavi Coppa campioni

Liverpool-Atletico 2-3, così Simeone ha incartato Klopp

Squadra cortissima, un centrocampo eccellente, un eroe per caso, "il portiere più forte del mondo" e i reds che non sanno più soffrire: analisi del trionfo dei "colchoneros" di Madrid, ora ai quarti di Champions

Sì, la sconfitta del Liverpool contro l'Atletico Madrid per 2-3 è clamorosa, tanto più dopo che i padroni di casa sono stati in vantaggio per 2-0. Ma se proprio c'era una squadra che poteva macchiare l'imminente e storica vittoria della Premier League per i reds dopo tre lunghissimi decenni, quella potevano essere solo i "colchoneros" di Diego Simeone.
 
Forte del velenoso 1-0 dell'andata in Spagna, il "cholo" ha preparato una partita perfetta, almeno nel primo tempo. Le devastanti sovrapposizioni e verticalizzazioni sulle fasce del Liverpool di Jürgen Klopp sono state neutralizzate nei primi 35 minuti da un tatticismo rognoso che solo Simeone sa preparare. Squadra cortissima, con le ali e almeno una delle due punte - i deludenti Diego Costa e la costosa (125 milioni) ma ancora inadeguata promessa Joao Felix - che raddoppiavano e triplicavano costantemente i tank laterali del Liverpool. Grazie a questa ragnatela tattica dell'allenatore argentino, Alexander-Arnold, Oxlade-Chamberlain e Salah da una parte e Robertson, Wijnaldum e Mané dall'altra erano sempre costretti ad allargarsi o a rinculare, mentre Firmino finiva intrappolato tra le chiusure degli attentissimi difensori centrali madridisti (Felipe e Savic) o nel traffico dei superlativi Koke e Thomas a centrocampo.
 

A fine partita, Klopp si è lasciato andare alla frustrazione in conferenza stampa, irritato anche dalle tattiche para-calcistiche dei colchoneros di Simeone, quando si tratta di perdere tempo o simulare: "Con la qualità che ha l'Atletico, non capisco perché giochino in maniera così difensiva, con quelle due linee da 4 così barricate", ha notato l'allenatore del Liverpool. "Ma è la loro strategia, hanno avuto la meglio e dobbiamo fargli i complimenti. Alla fine hanno meritato il turno". Risponde Simeone: "Noi siamo venuti qui a giocarcela e a vincere con le nostre armi. Sappiamo quali sono e sapevamo quali erano i punti deboli del Liverpool. Questa nostra vittoria è leggendaria".
 
Al di là delle tattiche, gli episodi hanno deciso ovviamente la qualificazione. Nel secondo tempo, dopo l'1-0 di una mezz'ala paurosa e incredibilmente sottovalutata come Wijnaldum, il Liverpool ha messo la quinta e ha semplicemente devastato l'Atletico Madrid. Ma non ha segnato: Salah, tornato travolgente dagli spogliatoi, ha comunque mancato due occasioni fondamentali, così come Mané - che ci ha provato due volte in rovesciata, ma niente - mentre Firmino è stato poco incisivo e Robertson, dopo aver sprecato due colpi da ottima posizione, a metà secondo tempo è riuscito a stampare un gol fatto sulla traversa.
 
Poi c'è il capitolo portieri. Oblak, "il portiere migliore al mondo" secondo il suo allenatore Simeone, ha murato la porta dell'Atletico con una prestazione mostruosa. Dall'altra parte, Adrian, il sostituto dell'infortunato Alisson, ha commesso un suicidio calcistico regalando dopo il 2-0 di Firmino (primo tempo supplementare) sconsideratamente la palla, insaccata da Llorente (non quello "italiano") per il 2-1 per il Liverpool. Rete che ha stravolto la partita e la qualificazione. Con Alisson titolare, difficilmente tutto questo sarebbe successo. Invece, è tornata la maledizione di Karius e la scandalosa prestazione del portiere tedesco nella finale di Champions di due anni fa contro il Real Madrid.
 
C'è poi un altro aspetto da considerare: il 2-2, sempre dell'incredibile Llorente, ha tagliato le gambe al Liverpool, al contrario del 2-0 di Firmino nei confronti dell'Atletico. È vero che i reds avrebbero avuto solo 20 minuti per segnare due gol e qualificarsi (4-2), mentre agli spagnoli sul 2-0 bastava uno. Ma è anche vero che gli imminenti campioni d'Inghilterra hanno dimostrato più volte negli ultimi  tempi di essere pienamente capaci di ribaltare qualsiasi risultato.
 
Il dubbio, ora, è che il Liverpool sia già malato della stessa sindrome del City di Pep Guardiola, causa dei suoi mali in Champions: una squadra devastante, ma che, proprio per la sua frequente supremazia, forse ha perso l'abitudine a soffrire, soprattutto in Champions. I venti punti abbondanti di vantaggio in Premier League hanno forse aggravato questo malanno dei "reds". Per questo l'Atletico di Simeone era la squadra peggiore per Klopp, come ha ammesso lo stesso allenatore tedesco: non giocano a viso aperto come gli altri. E ti fanno soffrire, malamente.
 
Infine. Curiosamente i tre gol dell'Atletico sono arrivati tutti da ex giocatori del Real Madrid: l'ex juventino Alvaro Morata e lo spagnolo Marcos Llorente, 25 anni, che non solo ha fatto le giovanili tra i "blancos" (come Morata) di cui è sempre stato tifoso, ma anche suo padre, suo nonno e suo prozio giocarono in passato nella "Casa Blanca". Quest'anno Llorente è arrivato alla corte di Simeone per ben 35 milioni di euro dopo uno scarso utilizzo dei cugini e una comparsa all'Alavés. Anche quest'anno Llorente ha giocato e segnato poco, fino a stasera: due gol pressoché uguali - tiro basso alla sinistra del portiere - ma pesantissimi; assist ricambiato per il 3-2 definitivo di Morata. L'eroe giusto al momento giusto. Anche se per caso.

 

League, il poker di Ilicic porta l’Atalanta ai quarti. Mou KO 3-0, vola il Lipsia

Primi verdetti dalla serata degli ottavi di finale di Champions League. L’Atalanta continua il suo sogno europeo ed entra tra le migliori otto d’Europa sbancando 4-3 il Mestalla: l’eroe di serata è ovviamente Josip Ilicic, autore di un poker capolavoro al Valencia. Jose Mourinho e il suo Tottenham escono dalla competizione ai danni del Lipsia: dopo lo 0-1 dell’andata, i tedeschi conquistano il passaggio del turno grazie alla doppietta di Sabitzer e al gol di Forsberg.

Champions, Atalanta-Valencia 4-1: show dei nerazzurri, i quarti sono più vicini

Nell'andata degli ottavi a San Siro i bergamaschi servono un poker agli spagnoli. Nel primo tempo segnano Hateboer e Ilicic. Nelle ripresa arrivano anche le reti di Freuler e la doppietta personale di Hateboer. Poi un calo di tensione permette a Cheryshev di accorciare

L'Atalanta non smette di stupire e nel suo primo e storico ottavo di finale di Champions rifila uno spettacolare 4-1 al Valencia mettendo una seria ipoteca sulla qualificazione ai quarti. Nel primo tempo i ragazzi di Gasperini vanno sul 2-0 grazie ad Hateboer e Ilicic. Nelle ripresa i bergamaschi non si accontentano e attaccano ancora trovando anche i gol di Freuler e la doppietta personale di Hateboer. Poi un calo di tensione permette al neo entrato Cheryshev di accorciare.3-4-1-2 per Gasperini che rinuncia a Zapata in attacco per non dare punti di riferimento con Pasalic a supporto di Gomez e Ilicic. In mezzo al campo de Roon e Freuler con Hateboer e Gosens esterni. In difesa Toloi, Palomino e Caldara che rimpiazza Djimsiti che ha accusato un problema nel riscaldamento. Celades, privo di tanti giocatori chiave infortunati, risponde col 4-4-2 con Guedes e Maxi Gomez in attacco.Torres e Soler sono gli esterni alti con Parejo e Kondogbia a centrocampo. Wass e Gayà esterni bassi con Mangala e Diakhaby al centro della difesa. L'Atalanta fa capire subito che intende fare la partita e Gomez su punizione dopo 5′ non trova di poco la porta. Poco dopo clamorosa occasione da rete: Ilicic imbuca per Pasalic che è solo davanti al portiere, destro piazzato e miracolo di Domenech. Al 16′ invece i bergamaschi passano con merito: Gomez attacca a sinistra, entra in area ed effettua un forte tiro-cross su cui si avventa Hateboer che col destro insacca.Al minuto 21′ ancora Atalanta pericolosa, ma Gosens prende l'esterno della rete col destro. A questo punto i nerazzurri arretrano forse un po' troppo e il Valencia prende possesso del campo anche se con manovre spesso macchinose. L'azione più pericolosa degli spagnoli arriva alla mezz'ora: viene battuto a sorpresa un calcio di punizione sulla destra, Ferran Torres si presenta in area da solo, defilato a destra, e calcia: palo. Azione che prosegue, mischia e poi la difesa rimedia in corner. Al 35′ invece si presenta in area Guedes che, dalla sinistra, calcia largo. L'Atalanta torna nel finale del tempo con una botta alta di de Roon e un gol mancato del Papu che era comunque in offside. Al 42′ invece Ilicic non perdona: controlla al limite, palla sul destro e splendido tiro agli incroci.Nel secondo tempo l'Atalanta non si accontenta e torna ad attaccare come fossimo sullo 0-0. Al 50′ Gomez sale a sinistra, cross basso, palla che si impenna dopo una deviazione e Hateboer non ci arriva sul secondo palo. Il Valencia risponda con Torres che pesca Soler in area ma il tiro ravvicinato è out. Al minuto 57 la pressione bergamasca viene premiata: Freuler controlla al limite defilato a sinistra, palla sul destro e splendido tiro a giro sul secondo palo per il 3-0. Poco dopo errore di Gollini che regala palla agli spagnoli, Maxi Gomez calcia tutto solo davanti alla porta ma il portiere atalantino rimedia e salva. Passano due minuti e il poker è servito: lancio sulla destra verso Ilicic che la lascia scorrere essendo in offside, se ne va però Hateboer che corre, penetra in area e col destro fa centro per la doppietta personale.Al 64′ Celades fa entrare Cheryshev al posto di Guedes e il neo entrato si rende subito protagonista al 66′: palla corta di Palomino che la regala al russo ex Real Madrid, che da fuori area insacca con un preciso rasoterra sinistro. A questo punto l'Atalanta prende paura, arretra e subisce l'assedio del Valencia. Al 70′ un super Gollini salva sul solito Cheryshev, mentre Soler al 76′ al volo non trova la porta. Gasperini vede i suoi in affanno e prima leva Caldara per Zapata, arretrando de Roon in difesa, quindi inserisce Malinovskyi al posto di Pasalic. L'Atalanta si rianima nel finale e non rischia più niente portando a casa un risultato preziosissimo in vista del ritorno al Mestalla.

Shakhtar-Atalanta 0-3: Castagne, Pasalic e Gosens portano i nerazzurri nella storia.Impresa della squadra di Gasperini che passa agli ottavi come seconda nel gruppo C alle spalle del City (vittorioso sulla Dinamo Zagabria). Succede tutto nella ripresa. Sullo 0-1 tra gli ucraini espulso Dodo.

L'Atalanta è nella storia. I bergamaschi compiono una vera e propria impresa e si qualificano per gli ottavi di finale di Champions League come secondi classificati nel gruppo C con 7 punti alle spalle del Manchester City. Una situazione impensabile dopo le prime tre giornate durante le quali gli orobici aveva collezionato 0 punti subendo ben 11 gol. La banda Gasp inchioda a Kharkiv lo Shakhar per 3-0 grazie a un secondo tempo strepitoso e passano anche grazie al successo del City contro la Dinamo (1-4).

L'Atalanta non sfrutta due regali

Gasperini schiera un 3-4-2-1 con Gomez e Pasalic a supporto dell'unica punta, Muriel. Freuler e de Roon in mezzo al campo, Castagne e Gosens esterni. In difesa Djimsiti, Palomino e Masiello. Castro risponde col 4-2-3-1 con Junior Moraes centravanti e dietro di lui Tete, Kovalenko e Taison. A centrocampo Stepanenko e Patrick. Dodò e Ismaily terzini con Kryvtsov e Matviyenko al centro della difesa. Parte bene l'Atalanta e dopo 5′ c'è un regalo della difesa ucraina che innesca Gomez ma il Papu, tutto solo contro il portiere, non riesce a tirare, quindi serve Muriel che cerca Pasalic ma con un assist troppo largo. Pyatov alla fine blocca la sfera. Poco dopo sinistro sul fondo di Muriel e al quarto d'ora altro grave errore difensivo che favorisce Muriel, assist a Gomez il cui tiro viene respinto da un difensore.

Gol annullato a Kovalenko e super Gollini

Due gol clamorosi mancati e quasi beffa in agguato per i bergamaschi che al 15′ prendono gol da Kovalenko. Ma l'azione è viziata da un fuorigioco di Tete, confermato anche dal Var. In particolare Tete sulla destra sembra imprendibile per la difesa orobica che lo soffre oltremisura, ma i centrali in area fanno sembra buona guardia. Al 25′ Castagne crossa per Gosens che però di testa manda a lato. Al minuto 37′ brividi per gli orobici quando Junior Moraes svetta di testa e tira in porta, ma un Gollini super tiene in vita l'Atalanta. Il tempo si chiude con un sinistro di Muriel, facile per Pyatov.

Muriel graziato, Castagne la sblocca

L'Atalanta torna in campo nella ripresa senza perdere la testa, è paziente, fa girare la palla e cerca di avvolgere lo Shakhtar con azioni tutte di prima. Muriel su punizione impegna Pyatov, mentre al minuto 55 il colombiano fa una sciocchezza entrando in scivolata e fallosamente su un avversario. Già ammonito, Muriel viene graziato dall'arbitro. Castro mette dentro anche Marlos al posto di Tete mentre Gasperini leva Masiello per inserire Malinovskyi. Al 64′ Gollini salva su Junior Moraes anche se c'era offside. Passano due minuti e l'Atalanta passa: Gomez serve Castagna, Pyatov chiude ma la palla resta lì e il belga la mette dentro. Il guardalinee vede un fuorigioco del Papu; check Var che dura due minuti e poi il gol viene convalidato.

Pasalic la chiude, Gosens per l'apoteosi

Entra anche Salomon per i padroni di casa, mente Gasperini fa entrare Ibanez, un difensore, al posto di Muriel. Il match svolta definitivamente al 76′ quando Dodò dà una gomitata in faccia a Freuler: cartellino rosso diretto e Shakhtar in dieci. Passano solo 4′ e l'Atalanta in pratica la chiude: punizione dalla destra di Malinkovsky e sul primo palo Pasalic insacca. Schema perfetto. I padroni di casa ci provano ancora ma un tiro di Ismaily viene deviato sulla traversa da de Roon, mentre sull'altro fronte Pyatov salva su Malinovskyi. Sono 5 i minuti di recupero e c'è ancora il tempo per assistere a una gran parata di Gollini su Patrick e a Pasalic che da ottima posizione spreca. Al 94′ ancora Atalanta in attacco, la difesa recupera ma Stepanenko di testa, nel tentativo di passarla al portiere, serve invece Gosens che deve solo metterla dentro col sinistro. 3-0 e Bergamo è in festa.

Shakhtar-Atalanta 0-3 (0-0)

Shakhtar (4-2-3-1): Pyatov; Dodô, Kryvtsov, Matviyenko, Ismaily; Stepanenko, Alan Patrick; Tetê (14′ st Marlos), Kovalenko (26′ st Solomon), Taison; Junior Moraes. (1 Shevchenko, 5 Khocholava, 8 Marcos Antonio, 9 Dentinho, 15 Konoplyanka). All.: Castro
Atalanta (3-4-2-1): Gollini; Djimsiti, Palomino, Masiello (16′ st Malinovskyi); Castagne, De Roon, Freuler, Gosens; Pasalic, Gomez (45′ st Hateboer); Muriel (26′ st Ibañez). (57 Sportiello, 13 Arana, 33 Hateboer, 79 Traore, 99 Barrow). All.: Gasperini
Arbitro: Zwayer (Germania)
Reti: nel st 21′ Castagne, 35′ Pasalic, 49′ Gosens
Angoli: 5-3 per lo Shakhtar
Recupero: 2′ e 5′
Espulso: Dodô al 32′ per gioco violento
Ammoniti: Muriel, Alan Patrick, Freuler, Hateboer per gioco falloso, Dodô per comportamento non regolamentare
Spettatori: 27 mila circa.

 

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Ministro Speranza: “Calcio? Con 400 morti al giorno è l’ultimo dei problemi di cui occuparsi”15-04-20

Il coronavirus è, purtroppo, ancora un incubo reale e potente. L’Italia continua a combattere la sua battaglia, nell’attesa di tornare quanto prima alla normalità. Anche il calcio spinge per ripartire appena possibile. Ma il Ministro della Salute, Roberto Speranza, ha liquidato l’argomento con parole nette e chiare. Ecco le sue dichiarazioni a Radio Capital: “Sono un grande appassionato di calcio ma con più di 400 morti al giorno con sincerità è l’ultimo problema di cui possiamo occuparci. Lo dico con il massimo rispetto però viene prima la vita delle persone. Le priorità del Paese oggi sono altre. Lavoreremo perché a un certo punto si possa riprendere la vita normale ma ribadisco che la priorità in questo momento deve essere ancora salvare la vita delle persone“.

CdS – Serie A spaccata: documento di alcuni club contro la ripresa.--14-04-20

Lega e Figc attendono l’ok definitivo del Ministro dello Sport Vincenzo Spadafora per la ripresa degli allenamenti il 4 maggio nell’incontro in programma mercoledì. Come riferisce Il Corriere dello Sport, ci sono però dei club che restano contrari al ritorno in campo e hanno preparato un documento nel quale pongono dei quesiti alla presentazione del nuovo calendario. Su tutti ci sono il timore che non sia più invocabile la causa di forza maggiore e dunque perdere qualsiasi contributo e qualche dubbio sul protocollo medico della FIGC, oltre alla questione legata ai contratti e la scadenza fissata al 30 giugno.

 

Serie A, l'ultima tentazione: ripartire dalla Coppa Italia--13-04-20

L'idea discussa ieri dal consiglio di Lega è molto concreta: ripartire dalle due semifinali di ritorno, Juventus-Milan e Napoli-Inter, in programma inizialmente a inizio marzo. per guadagnare tempo prima di ricominciare il campionato e fare felice la Rai

Ripartire dalla Coppa Italia. La Lega Serie A, in un Consiglio tecnico, ha discusso della (eventuale) ripresa del campionato. Aprendo a un'ipotesi suggestiva: ripartire giocando le due semifinali di ritorno di Coppa Italia. E quindi giocare prima Juve-Milan e Napoli-Inter, inizialmente in programma a inizio marzo, per decidere subito le finaliste della manifestazione. Questa soluzione permetterebbe, anche alla ripresa, di guadagnare dei giorni sul cammino dell'infezione da coronavirus, dando precedenza a due partite che altrimenti rischierebbero di non essere mai giocate. E allo stesso tempo, farebbe felice il ministro dello sport Spadafora, garantendo il primo evento calcistico dopo l'esplosione della pandemia alla Rai, che ha i diritti della manifestazione.

La soluzione piace a tutti e non ha ostacoli "politici". Soprattyutto, permette di rimandare di qualche giorno ancora il nuovo inizio del campionato. Ancora di più se fosse seguita dalla finale o dal recupero della 25esima giornata, rimasta incompleta.

 

Coronavirus, Rezza (Iss): "Far ripartire il calcio? Non darei l'ok"12-04-20

Il membro del Comitato tecnico scientifico: "E' uno sport che implica contatti e quindi un certo rischio di trasmissione". Cairo: "Ha ragione impossibile giocare a fine maggio". Una battuta dell'infettivologo scatena le ire della Lazio

"Se dovessi dare un parere tecnico non lo darei favorevole e credo che il Comitato tecnico scientifico sia d'accordo. Poi sarà la politica a decidere". Gianni Rezza, direttore del dipartimento di Malattie infettive dell'Iss e componente del Comitato tecnico scientifico mette un palo sulla strada della ripresa del campionato invocata da più presidenti delle società di Serie A. "Il calcio è uno sport che implica un contatto e quindi un certo rischio di trasmissione". I medico poi sì è concesso una battuta: "Da romanista manderei tutto a monte". Una battuta detta ridendo che ha scatenato subito le ire della Lazio, una delle società più agguerrite sul tema del far ripartire la Serie A. Arturo Diaconale, responsabile comunicazione della società di Lotito ha risposto su tutte le furie: "Le parole di Rezza? Alle volte il tifo colpisce anche gli scienziati e dà alla testa... Scienziati che sarebbero molto più utili se invece di occuparsi di queste cose trovassero un modo per fronteggiare efficacemente il virus".  "Gli scienziati - dice all'Adnkronos Diaconale - facciano gli scienziati e non i tifosi"."E sarebbe davvero auspicabile - aggiunge Diaconale - che, invece di alimentare polemiche calcistiche di cui non si sente il bisogno, si dedicasse ogni energia alla ricerca di una cura o di un vaccino che possa arrestare il contagio".Le parole dell'infettivologo, convinto che "siamo ancora nella fase 1", frenano necessariamente la voglia di ripartenza delle società di Serie A pressate dai problemi economici che si aprirebbero in caso di un finale di stagione senza concludere il Campionato cosa che hanno fatto numerose federazioni. In mattinata Aurelio De Laurentiis, presidente del Napoli, era tornato a fare pressioni per una conclusione positiva della stagione."So che il calcio vi manca - ha scitto sul sito della società Azzurra - ma presto tornerà anche quello. Sto lavorando per una ripresa che sia veloce nella sicurezza della salute di tutti".Di tutt'altro avviso invece il presidente del Torino Urbano Cairo. "Ha ragione il professor Rezza - ha detto - riprendere a giocare il campionato a fine maggio è impossibile". "Oggi ha parlato un uomo di scienza - ha continuato Cairo - e ha detto una cosa che io sostengo da tempo semplicemente perchè ho una certa dimestichezza con i numeri. Con la situazione attuale, non esiste pensare a giocare tra un mese e mezzo. Purtroppo. E sottolineo il purtroppo, visto che oltre al Toruno ho la Gazzetta dello Sport e dunque avrei interesse a che si riprendesse, per motivi evidenti".

 

Sampdoria, Ranieri: "Su ripresa decidono i medici, ma campionato sarà falsato"--11-04-20

La Sampdoria è stata la squadra di serie A più colpita dal coronavirus con ben nove casi registrati (8 giocatori e il medico sociale). Claudio Ranieri, tecnico blucerchiato, crede che una eventuale ripresa del campionato vada decisa dai medici: "Ho avuto un giocatore dichiarato prima positivo, poi è risultato negativo e poi è stato dichiarato di nuovo positivo dopo che aveva ricominciato l'allenamento. Peraltro ho letto che questo male può attaccare anche un apparato importante come il cuore. Non sta a me decidere se riprendere il campionato oppure no, ma spetta aIla Federazione italiana medico-sportiva: ci devono dire loro cosa possiamo e non possiamo fare, quante volte farlo e devono dare soprattutto la sicurezza ai giocatori. Sono come macchine di Formula 1, vanno spinti al massimo. Sarà possibile farlo in questa situazione? Auspico che la Federazione medico-sportiva abbia l'ultima parola. Io dico che va concluso questo campionato, ma ci dicano i medici se e come farlo".

"Giusto fare cinque cambi a partita"

Per questo motivo Ranieri lancia due proposte. La prima legata al calendario: "Con il prossimo Mondiale che si giocherà in inverno giocando nell'anno solare come proposto da Galliani avremmo più mesi per riprendere e sperare che nel frattempo questo virus si sia indebolito o che ci siano nuove cure. Quando Galliani parla lo fa sempre da grande dirigente, non mi sembra sbagliata come idea". La seconda al campo: "Qualora riprendessimo, propongo cinque cambi a partita. Perché porteremmo a uno stress massimo tutti i giocatori, soprattutto quelli colpiti dal virus. Ho letto che in Inghilterra si vuole fare così e mi sembra un'idea molto gusta". Sul taglio degli stipendi, il tecnico doriano precisa: "L'Aic e l'Aiac credo non dovrebbero stare da fuori ma avere il diritto di lottare per tutta la categoria. I miei giocatori si sono presi il virus lavorando, ora si stanno allenando. Per chi si fa male sul lavoro cosa succede?".

"Campionato falsato"

Se si ripartirà sarà comunque un campionato falsato: "Credo che questo troncone di campionato possa stravolgere i risultati tecnici, perché dopo un mese o più di inattività, sicuramente ci sarà chi partirà meglio e chi partirà peggio. Per me sarà sempre un campionato falsato perché non c'è stata la regolarità consueta. Credo che sia anche giusto che ognuno si giochi il campionato per vincerlo o per la salvezza sul campo".

 

PER TUTTO IL 10 APRILE, LA SERIE A HA ASFISSIATO IL GOVERNO PER LA RIAPERTURA...

Io so’ io, e voi non siete un…”: parafrasando la famosa frase del Marchese del grillo in tempi di Coronavirus, “io so’ il calcio, e voi restate chiusi”. Viene proprio da vederlo il pallone italiano andare a bussare alla porta del governo per chiedere favori e deroghe per tornare a giocare, mentre il resto dello sport (anzi, del Paese) deve stare fermo. Con insistenza, a tratti con sguaiatezza, magari col faccione di Claudio Lotito, paladino della cordata della ripresa immediata, perfetto nei panni di Alberto Sordi, ma andrebbe benissimo anche il volto più elegante di qualche altro dirigente, la sostanza non cambia.

È successo che negli ultimi giorni, mentre il governo si trovava a gestire l’ennesima emergenza nell’emergenza, prolungare fino (almeno) al 3 maggio il ferreo lockdown, che vuol dire crisi e sacrifici per milioni di italiani, rovina per centinaia di migliaia di imprese, ha dovuto pensare pure a respingere il pressing asfissiante del pallone. O meglio della Serie A, che vuole a tutti costi terminare la stagione (discutibile, ma comprensibile) e pretendeva di tornare ad allenarsi subito.Venerdì, nel corso di tutta la giornata che è culminata nella conferenza stampa del premier Conte e nell’annuncio del nuovo Dpcm, continue pressioni da parte del pallone hanno accompagnato l’attesa del decreto, nella speranza di condizionarlo. I presidenti della Serie A, non tutti in realtà perché la Lega è sempre divisa, quelli più interessati a concludere la stagione (dalla Lazio di Lotito in giù), chiedevano di poter riprendere almeno gli allenamenti il prima possibile, magari già dopo Pasqua. Non è questione banale, perché prima si torna ad allenarsi, prima si torna a giocare. La stessa Federcalcio, seppur con toni, garbo e tempi differenti, ha spalleggiato la richiesta. Che però si è scontrata sul muro del governo: nessuna concessione. Il Dpcm è stato uno schiaffo al pallone, quasi una figuraccia per chi aveva brigato e questionato. Non che gli altri abbiano fatto meglio: anche i presidenti contrari alla ripresa non lo sono certo per amor di sport o della salute pubblica, solo per interesse, perché non vogliono retrocedere o si sono fatti i conti in tasca e pensano di guadagnare dallo stallo. E pure loro hanno fatto le loro pressioni.C’è un fatto, però. Basket, pallavolo, rugby, tutti i principali sport di squadra italiani non soltanto sono fermi, ma hanno pure già annunciato che la stagione 2019/2020 è finita. Solo il pallone continua ad ostinarsi, come non ha mancato di sottolineare Giovanni Malagò: “Prendo atto che il calcio ha scelto una strada diversa”, ha detto con una punta di veleno il presidente del Coni, sempre pronto a dare una botta a quel mondo con cui vive uno strano rapporto di odio e amore (l’ha commissariato nel 2018, salvo venirne respinto con perdite). Gli ha risposto immediatamente il n.1 della Figc, Gabriele Gravina: “Il calcio ha la sua specificità”. Ed è vero, nessuno lo nega. Ma questo non vuol dire che debba avere un trattamento preferenziale.Nell’emergenza ognuno gioca la sua partita. Il calcio italiano però deve capire una cosa: questo non è tempo di privilegiCapiamo le ragioni per cui la Serie A ha bisogno di concludere la stagione iniziata, riconosciamo la sua importanza socio-economica nel Paese. Ma questa continua richiesta di deroghe (e di aiuti: non scordiamo le tante misure di sostegno proposte e fin qui non concesse, dai soldi delle scommesse in giù) non fa bene al pallone: è controproducente, e comunica l’immagine di un mondo egoista. Se tutti gli altri sport sono fermi, deve esserlo pure il calcio, perché il contrario non sarebbe giusto e costituirebbe un precedente pericoloso (immaginate le conseguenze sul distanziamento sociale se tutti tornassero da domani ad allenarsi). Se i timori di Figc e Lega per il futuro sono leciti, non valgono più di quelli di qualsiasi impresa non essenziale chiusa (e il pallone, per quanto ci manchi, proprio non lo è). Dal 4 maggio quando gli altri lavoratori (forse) potranno andare a lavoro, anche i calciatori torneranno ad allenarsi: se questo basterà a concludere la stagione tra giugno e luglio, è un problema soprattutto del pallone. Di fronte al Covid siamo tutti uguali. Persino il Marchese del grillo, cioè il calcio.

 

 

TUTTE LE FEDERAZIONI CHIUDONO TRANNE IL CALCIO, PERCHE'?? PER I SOLDI, NON C'E' NIENTE DA FARE, 20.000 MORTI IN UN MESE GIA' DIMENTICATI. PETRUCCI CI DICE ALTRESI' CHE LA FAVOLETTA DELL'IMPATTO ECONOMICO E' UNA STRONZATA

Non amo frasi del tipo ‘poiché l’impegno economico è molto importante, di diversi milioni, si deve andare avanti’. Assolutamente no. Di fronte alla salute, di fronte ad un solo morto, non esiste. E’ vero che il calcio, nel quale sono stato tanti anni, è un’azienda immensa, ma oggi leggevo di quanto potrebbe perdere la moda: si parla di 50 miliardi di euro, ed è una cifra astronomica”. Dai microfoni di Radio Rai1, il presidente della Federbasket Gianni Petrucci, che è stato a capo anche del Coni, torna a parlare del coronavirus: il suo sport ha dichiarato chiusa la stagione, altri – come il calcio – no. “Non faccio paragoni con il calcio – dice ancora Petrucci -, ma di fronte a quello che accade in Italia, diecimila morti solo in Lombardia, si parla di impatto economico. Impatto economico? E l’Olimpiade allora? Sono stato il primo a dire che non si doveva disputare. Finché non ci sarà il vaccino siamo tutti in mezzo al guado”.

 

“Se il calcio, o un’altra disciplina, vuole aprire, liberi di farlo – continua – ma non è che si può dire che si deve riaprire per l’impatto economico. Quanto al basket, le società sono state molte intelligenti e sensibili, e sottolineo che anche nella pallacanestro abbiamo importanti imprenditori, tra i quali Giorgio Armani, Massimo Zanetti, Luigi Brugnaro e Beniamo Gavio. Il discorso quindi non è contro il calcio. Il discorso è che quando si dice che ‘poiché l’impatto economico è elevato’…allora no, di fronte alla vita umana non esiste impatto economico”. “Il calcio finanzia tutti gli sport? – conclude Petrucci -. Ho precisato che il basket si autofinanzia all’80%, poi il 20 percento sono contributi dello Stato per il funzionamento della federazione”.

 

"Tutti si fermano e il calcio no? Non entro nel merito delle scelte che hanno adottato le altre discipline - dice il presidente Gravina, al quale è stato chiesto cosa pensasse di quanto dichiarato dal presidente del Coni- il calcio ha una sua specificità, lo è per dimensione, per partecipazione e per impatto economico". "Le conseguenze di un'anticipata chiusura dell'attività sono sotto gli occhi di tutti - prosegue Gravina - provocherebbe un notevole danno sociale, prima ancora che economico, perché rischieremmo la paralisi a causa dei ricorsi di chi si dovesse sentire leso dei propri diritti. Vogliamo concludere quello che abbiamo iniziato nel rispetto della salute di tutti i protagonisti, per questo siamo a lavoro col Governo e con la nostra Commissione medica per stilare tutti protocolli necessari affinché lo si faccia in piena sicurezza". L'interlocuzione con il Governo a che punto è? "Il ministro Spadafora conosce il nostro pensiero - continua Gravina - l'idea è concludere le competizioni, in linea con le indicazioni degli organismi internazionali calcistici, ma c'è un bene primario da difendere che è la tutela della salute. Abbiamo chiesto di attuare in tempi rapidi l'avvio delle procedure sanitarie, non appena sarà definito il protocollo, per trovarci pronti per riprendere gli allenamenti in gruppo alla fine del lockdown". "Sul campo rimarranno feriti e ci saranno anche dei morti. E' inevitabile. Mi permetto di dire una cosa: il mio suggerimento alle varie Federazioni è chiaro. Approfittiamo del disastro per fare una cosa epocale: riformiamo le dinamiche all'interno delle organizzazioni delle discipline sportive" sostiene Malagò. "Alla fine delle stagioni agonistiche ci sono sempre state situazioni che hanno portato a fallimenti - ha detto ancora - non solo nel mondo del calcio, ma in ogni sport. In questo momento si possono fare cose che in condizioni normali non si potrebbero fare. Dobbiamo approfittarne. o: "Sarei molto felice se si potesse a settembre ripartire se non al 100% già sarebbe un segnale significativo".Lega di A e Figc, comunque, cercano di salvare questa stagione: ci sono idee diverse su come farlo, quando ripartire e con quali modalità, e non sempre c'è quella sintonia che sarebbe necessaria. Da decidere intanto le licenze per le iscrizioni alla prossima stagione. Gravina non vuole allentare troppo le maglie, ha ragione. Ci può stare il posticipo alle varie scadenze, vista la situazione: ma pensare di fare sostanziosi passi indietro rispetto al passato sarebbe un errore grave, pagato a carissimo prezzo nella prossima stagione. Molti club, senza fidejussione, potrebbero non versare più lo stipendio ai loro giocatori, col rischio di messe in mora, penalizzazioni in classifica, fallimenti. O che qualcuno si metta a scommettere... Certo, il futuro non è per niente allegro. Molti club il prossimo anno non si iscriveranno, forse così si arriverà naturalmente alla riforma dei campionati. E altri club (Frosinone, Monza, Foggia) sono già pronti a far causa alla Figc nel caso sfumasse il sogno promozione.

 

CHE VADANO A FARE IN CULO !!!

Urbi et orbi, due merdosi pennivendoli zerbinati, tal Bocca e tal Bianchi, hanno declamato la "potenza di fuoco" di quel cesso merdoso che sta a Torino vaticinando altresi' una progressiva uscita di scena dall'Italonia, ormai derubricata a provincia esterna dell'Impero, perchè loro che concorrono per il CUORE, HARD CORE, dell'Impero VANTANDO , una ( UNA, UNA SOLA!!!!) straccia di Coppa dei Merdoni VINTA ai rigori 25 anni fa, il NOTTINGHAM FOREST, squadra che milita nella serie B inglese, NE HA DUE con UN SOLO SCUDETTO VINTO !!! Ecco dato che secondo questi DUE LOMBROSIANI E' così, io mi auguro CHE VENGANO ACCOMPAGNATI ALLA PORTA CON EDUCAZIONE, facendo loro presente DI NON FARSI MAI PIU' RIVEDERE. SOno sicuro che il calcio italiota ne gioverebbe assai.....

GLI ARTICOLI DEL DUO LOMROSIANO BOCCA-BIANCHI--------Personalmente me ne ero convinto una volta di più quando avevo letto il comunicato della Lega di Serie A sul taglio degli stipendi dei giocatori: “ La Lega di Serie A ha deliberato oggi, all’unanimità con esclusione della Juventus che ha già raggiunto un accordo con i propri giocatori, una comune linea di indirizzo…”.

Dunque “all’unanimità con l’esclusione della Juventus”: è l’elemento chiave. Molto semplicemente vuol dire che la Juventus non ha più un bisogno reale e concreto di vedersi rappresentata dall’intero consorzio degli altri club italiani. Perché ha forza sufficiente per muoversi politicamente e strategicamente da sola. E non perché lo faccia con prepotenza, come invece fanno tutti gli altri club, piuttosto ha facilmente trovato un accordo con i suoi giocatori. Senza alcun contrasto fondamentale o lacerante. Probabilmente se non ci fossero leggi dello Stato e regolamenti di settore che legano la Juventus, per ovvi motivi, alla Lega di Serie A – diritti tv, interessi commerciali forzatamente collettivi, calendari, organizzazione etc – ne potrebbe quasi fare praticamente a meno. Basti pensare che l’attuale presidente della Lega di Serie A, Paolo Dal Pino, non è espressione della Juventus, che non ha certo fatto campagna per lui. Anzi.

Un altro elemento è quel dato dei ricavi: 621 milioni di euro sono tanti. Una montagna di soldi che avvicina molto il club bianconero agli altri superclub europei: Barcellona, Real Madrid, Manchester United, Bayern Monaco etc. La squadra italiana che si avvicina di più alla Juventus, l’Inter che pure è un grandissimo club, è oggi circa 200 milioni più sotto, se non di più. Non faccio qui un discorso generale di economia, di bilancio, di redditività, tutti temi che lascio ad altri, quanto di potenza di fuoco del club.--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- Il futuro lo delinea lo stesso John Elkann, la Juventus è in un’orbita europea da cui l’intero calcio italiano è ancora distante. I suoi obbiettivi vanno ben al di là del campionato, dello scudetto o della Coppa Italia. Anche se la Champions League per ora resta un’ossessione, ovvio: UN solo trofeo, IL PRIMO E ultimo nel 1996, 24 anni fa. Andrea Agnelli è presidente dell’ ECA (European Club Association), una sorta di confindustria internazionale del pallone, controllata dai club storicamente più importanti. E che insieme all’ Uefa detta le linee di indirizzo: se oggi in Italia e in Europa ci si affanna a cercare di chiudere i campionati per spremerne tutti i verdetti, è perché Aleksander Ceferin, presidente dell’Uefa, e Andrea Agnelli, presidente dell’Eca, lo hanno espressamente richiesto. E’ dal ventre dell’ Eca che nascono le pulsioni fortissime per una famigerata Superlega europea che tanto spaventa l’Uefa e il moloch della Champions League.

Un altro grado di separazione ancora ed elemento non certo secondario: in caso non si riuscisse davvero a chiudere questo campionato e si decidesse di arrivare ai verdetti tramite il moncone di classifica rimasto – eventualità più teorica che reale – è ormai sicuro che la Juventus rifiuterebbe lo scudetto. Rifiuto invero fin troppo facile dopo 8 scudetti consecutivi. Ma è altrettanto vero che nessun altro lo farebbe.

Se per una squadra ormai uno scudetto ha un valore molto relativo e per le altre è tutto, è evidente che la separazione tra la Juve e il calcio italiano rischia di diventare troppo grande da poterla ricomporre.

 

La pirateria “ruba” 5 milioni di abbonati alle pay tv e mette in crisi il calcio

Seicento milioni di euro di mancati incassi e 6mila posti di lavoro a rischio. Di più: la pirateria audiovisiva costa 455 milioni di euro in termini di Pil perduto e 203 milioni di minore gettito fiscale. Ma se cinema e serie tv mostrano un trend calante, a preoccupare è lo sport con una netta crescita, sia in termini di incidenza (dal 7% del 2017 al 9% del 2018) sia in termini di atti perché si è passati da 15 milioni del 2017 agli oltre 22 milioni dello scorso anno: un incremento del 52%. Tradotto: in Italia ci sono poco meno di 5 milioni di persone che non pagano per la pay tv pur usufruendo del servizio. Al primo posto tra gli obiettivi dei pirati c’è – ovviamente – il calcio, seguito dalla MotoGp e dalla Formula 1. A rivelarlo è un’indagine condotta da Ipsos per Fapav (Federazione per la tutela dei contenuti audiovisivi e multimediali).

“Questi tre anni di studi hanno consentito di definire con precisione il trend della pirateria audiovisiva in Italia: i dati – dice Federico Bagnoli Rossi, segretario generale Fapav  – rivelano una sostanziale stabilità dell’incidenza della pirateria ma una contrazione legata al numero degli atti di pirateria compiuti dagli utenti. Ma non possiamo assolutamente abbassare la guardia, sviluppo tecnologico e pirateria vanno di pari passo: nuove modalità di fruizione illecita dei contenuti, come ad esempio le IPVT illegali e la condivisione delle opere nei gruppi delle App di messaggistica istantanea, emergono e si affermano tra gli utenti con rapidità. La collaborazione con tutti coloro che operano sul web a più livelli è pertanto fondamentale per porre in essere delle strategie efficaci e continuative”.

Sul fronte dei diritti sportivi il tema è particolarmente caldo: il valore dei prodotti italiani cresce molto meno che all’estero. E secondo gli operatori tv il problema sarebbe proprio quello della pirateria. Certo la Serie A è storicamente lontana anni luce dalla Premier League, ma ormai è stata superata anche dalla Liga e dalla Bundesliga. D’altra parte se due pirati su tre fuggono dall’abbonamento alla pay tv proprio per seguire il calcio, un problema c’è.

Ancora una volta lo dimostrano i numeri: da anni il mercato della pay tv in Italia è immobile. Quota 10 milioni – sommando tutti gli operatori – non è mai stata raggiunta, ma con quasi 5 milioni di clienti pirati è un obiettivo probabilmente irrealizzabile. Di se Sky, Premium (fino a quando non è uscita dal mercato) e Dazn avessero 3,5 milioni di clienti in più potrebbero riconoscere un valore maggiore alla Serie A. Con un effetto positivo a cascata su tutta la filiera.

“Le attività di Fapav e dei suoi associati e la crescita degli abbonamenti on demand hanno contribuito a determinare un ulteriore calo delle fruizioni illegali di contenuti audiovisivi, dopo quello già registrato nel corso del 2017 – aggiunge Nando Pagnoncelli, presidente di Ipsos – Il fenomeno resta tuttavia ancora largamente diffuso e genera danni ingenti al sistema Paese. Paghiamo un retaggio culturale difficile da sradicare e che impone tempi lunghi per diffondere la consapevolezza dei danni economici e sociali derivanti dalla pirateria. Le strategie di oscuramento dei siti possono essere sicuramente efficaci, ma occorre continuare, e se possibile potenziare, le campagne di comunicazione ed educazione per la sensibilizzazione degli utenti, auspicabilmente in collaborazione con le Istituzioni”.

Preoccupa quindi la percezione del fenomeno: in generale c’è consapevolezza dell’illegalità del fenomeno (83% dei pirati), ma non del reale impatto che provoca. E quasi uno su due ritiene improbabile essere scoperto e ancor meno sanzionato. Anche di fronte all’oscuramento di un sito, solo uno su tre si rivolge ad alternative legali. D’altra parte per il 34% dei pirati lo fa per un motivo economico e il 24% per “praticità”.

La pirateria musicale si è fermata – o quanto meno ridotta – con l’avvento di Spotify e di servizi come Apple Music; il mondo dello sport si trova quindi di fronte all’ennesimo bivio: usare il pungo duro come in Gran Bretagna dove tre uomini sono stati condannati a 17 anni di reclusione o pensare a un nuovo modello di distribuzione del prodotto.

Bologna, addio a Giuseppe Gazzoni: da Baggio a Signori fu il presidente del calcio con le bollicine--25-04-20

E' morto a 84 anni: rilevò il club dal fallimento nel 1993 e lo portò dalla serie C alla semifinale Uefa del 1999 persa contro l'Olympique Marsiglia

Prima che tutta Italia conoscesse Giuseppe Gazzoni Frascara, scomparso ieri all'età di 84 anni, come presidente del Bologna calcio, moltissimi conoscevano già il principale prodotto di famiglia, le bustine di Idrolitina, polverina ben presente nelle tavole italiane degli anni 60 e 70, col potere quasi magico di rendere l'acqua frizzante. Una geniale idea imprenditoriale del nonno, su cui era stato costruito un piccolo impero, irrorato in seguito da altri prodotti fortunatissimi, dalla pasticca del Re Sole alle Dietorelle.

Meno fortunata, sebbene altrettanto vistosa, fu l'avventura di Gazzoni nel calcio. Rilevato il club dal fallimento nel 1993, ci investì un sacco di soldi per risollevarlo dalla Serie C fino alla semifinale Uefa del 1999, giocata (e persa) contro l'Olympique Marsiglia. Sei anni per ribaltare e riabilitare i destini di un club, senza che questo bastasse a farlo mai amare fino in fondo dai tifosi. Quando nel 2000 acquistò l'argentino Cruz dal Psv e il fantasista Locatelli dall'Udinese, spendendo 40 miliardi di lire, finì la stagione trovando scritto sui muri della città "Gazzoni plumone". Che in bolognese sta per tirchio. Non era vero.

La verità è che il calcio lo aveva perfino impoverito. Perché ci si era buttato dentro proprio senza risparmiarsi, arrivando a portare Baggio in città, e poi Signori, e poi Pagliuca. Cercando campioni in momenti di difficoltà da rimettere a nuovo. E riuscendoci sempre. Partito come detto dalla C, si ritrovò del tutto inopinatamente in B nel 2005, con una squadra che a Pasqua era in zona Uefa. Erano gli anni di Calciopoli, Gazzoni diventò uno dei grandi accusatori dell'inchiesta, reclamava danni collaterali subiti in favore della Juventus e ruppe uno storico rapporto con la famiglia Agnelli. Chiese giustizia e risarcimenti, senza mai ottenere nulla. Un altro tribunale, anni dopo, sentenziò invece il fallimento per bancarotta della Victoria 2000, la società che deteneva le azioni del Bologna.

Ma come Gazzoni lo fu per tutta la vita, anche il tempo nei suoi confronti infine è stato galantuomo. Già da anni la città lo aveva ampiamente riabilitato, davanti all'evidenza. Prima e dopo di lui, risultati alla mano, nessuno è infatti mai stato alla sua altezza. Ma il suo stile austero, forgiato nei college londinesi, il suo snobismo innato, il suo rifiuto aprioristico di ogni forma di populismo, non riuscirono mai a renderlo popolare. Nemmeno quando nel '95, appena iniziata l'avventura nel calcio, provò a candidarsi sindaco per sfidare il Pds. Rifiutato l'accordo con An ("Con gli ex fascisti no, grazie"), limitò la già striminzita platea di possibili elettori, raccogliendo un ininfluente 16%.

Lui del resto non faceva davvero nulla per piacere. Perché se da un lato non lisciava mai il pelo alle folle, dall'altro non perdeva nemmeno occasione di prendersela con i bolognesi della tribuna, bollati a lungo come "milordini". Di tante altre avventure aperte e chiuse in città - l'acquisto del centro studi di Nomisma, dell'emittente cittadina Rete 7, delle Officine Rizzoli per le riabilitazioni - non trasse mai vantaggi. Riuscì però a risalire dal dissesto e a far pace con la sua parte più burbera.

 

Lega Serie A è a un bivio: pensare al fatturato o credere ancora in questo sport.

Paziente cronicamente malatotrasandato, spesso foriero di regole a sé, ma tutt’oggi irrinunciabile per una delle dieci economie più grandi al mondo, dove ricopre il ruolo di vertice nella quinta industria nostrana per fatturato, indotto e gettito fiscale (circa 1,2 miliardi di euro annui). Ma se il peso e l’influenza della Lega Serie A è ben chiaro per ogni appassionato di sport, meno lo è il dossier avanzato nelle ultime ore dal massimo organismo calcistico italiano tramite la Figc verso il ministro dello Sport Vincenzo Spadafora: misure economiche specifiche per sostenere il costo del lavoro (leggi: stipendi), reintroduzione subitanea delle sponsorizzazioni da scommesse sportive, nuovi finanziamenti e ridiscussione dei diritti tv, unica vera sorgente di liquidità per un numero significativo di club dall’esposizione debitoria consolidata.La richiesta della Lega Serie A appare, però, quantomeno in controtendenza con le altre realtà europee – simili per dimensioni e fatturato complessivo – che stanno scontando le stesse identiche problematiche in un periodo di emergenza sanitaria, sociale ed economica su scala globale. In Bundesliga, ad esempio, i quattro club che hanno avuto accesso alla Champions League – Bayern, Lipsia, Bayer Leverkusen e Borussia Dortmund – hanno “fatto cartello” donando volontariamente un totale di 20,5 milioni di euro alle società professionistiche dalla seconda serie in giù, investite più di tutte dallo tsunami coronavirus. In Inghilterra, patria della lega più ricca e seguita al mondo, sono già stati stanziati 50 milioni di sterline in favore delle serie minori, cercando di salvaguardare l’interezza di un comparto nazionale che poggia sulle esili gambe delle migliaia di club minori, spesso dimenticati dal circuito mediatico e tagliati fuori dai processi decisionali ma ancora fondamentali nello svolgere il ruolo di palestre di formazione sportiva e professionale per un ampio tessuto socio-economico.

 Spadafora: misure economiche specifiche per sostenere il costo del lavoro (leggi: stipendi), reintroduzione subitanea delle sponsorizzazioni da scommesse sportive, nuovi finanziamenti e ridiscussione dei diritti tv, unica vera sorgente di liquidità per un numero significativo di club dall’esposizione debitoria consolidata.

La richiesta della Lega Serie A appare, però, quantomeno in controtendenza con le altre realtà europee – simili per dimensioni e fatturato complessivo – che stanno scontando le stesse identiche problematiche in un periodo di emergenza sanitaria, sociale ed economica su scala globale. In Bundesliga, ad esempio, i quattro club che hanno avuto accesso alla Champions League – Bayern, Lipsia, Bayer Leverkusen e Borussia Dortmund – hanno “fatto cartello” donando volontariamente un totale di 20,5 milioni di euro alle società professionistiche dalla seconda serie in giù, investite più di tutte dallo tsunami coronavirus. In Inghilterra, patria della lega più ricca e seguita al mondo, sono già stati stanziati 50 milioni di sterline in favore delle serie minori, cercando di salvaguardare l’interezza di un comparto nazionale che poggia sulle esili gambe delle migliaia di club minori, spesso dimenticati dal circuito mediatico e tagliati fuori dai processi decisionali ma ancora fondamentali nello svolgere il ruolo di palestre di formazione sportiva e professionale per un ampio tessuto socio-economico.

I vertici dell’Italia calcistica, in direzione ostinata e contraria – ma non troppo, osservandone lo storico -, hanno invece imboccato la strada del tutto e subito per pochi (Serie A e, in minor parte, B) a discapito di una visione d’insieme, consociativa, non particolaristica. Dalla Lega Serie A non si è ancora vista neanche una forma pubblica di raccolta fondi o solidarietà verso un paese allo stremo delle proprie forze, impegnato sul fronte di una battaglia ben più pericolosa e decisiva di quella della continuità agonistica del suo massimo campionato di calcio; allo stesso tempo, i sei punti elaborati nella richiesta da sottoporre a ministero e governo rappresenta l’ennesima testimonianza di un antico e mai sopito vizio italico: l’sos disperato lanciato verso la Cosa Pubblica quando lo scenario appare irreversibile, quell’impellente convinzione di attaccarsi alla scialuppa di salvataggio statale solo e soltanto a nubifragio avvenuto. Come se il mondo del calcio appartenesse di diritto a una categoria a sé stante, uno ius sanguinis con privilegi esclusivi.

Così siamo arrivati a quello che si può considerare come un decisivo plot-twist, prendendo in prestito un termine da narrativa cinematografica. I vertici del mondo pallonaro italiano sono dinanzi a un bivio: continuare a trattare un’intera industria cementata per lo più su passione, radicata forza sociale e culturale, volontariato e sacrifici profusi a tutti i livelli giovanili e non professionistici come un giocattolo di proprio ed esclusivo possesso, oppure cercare, per una volta, di anteporre un interesse generale e una visione collettiva a quelle scelte egoistiche che rischiano di affondare definitivamente la poca credibilità rimasta a uno sport che, ormai da decenni, ha perso la sua anima ludica in nome del fatturato.

 

Il falco Claudio Lotito attacca a testa bassa per riaprire il campionato prima possibile e condurre la Lazio alla conquista dello scudetto.  A discapito della Juventus che sta appena un punto sopra e ora molto in apprensione per i casi di contagio. Nessun annullamento o tantomeno scudetto a tavolino sulla base di un mozzicone di classifica. I “luminari” con cui lui è in confidenza gli hanno rivelato che l’emergenza Coronavirus si sta risolvendo e che il virus si sta ritirando. Da 16 anni nel calcio Lotito controlla, un po’ sul serio e molto per puro esibizionismo, parecchie leve del pallone italiano e se ne vanta apertamente. Indossò persino la tuta azzurra in nazionale per dire a tutti che: qui comando io, l’Italia sono io. 

Avete visto i dati? Oh, se sta a ritirà. Ma poi lo so: io parlo coi medici luminari, quelli che stanno in prima linea, no co’ quelli delle squadre…”. La frase – riportata da Tuttosport – è del falco Claudio Lotito, presidente della Lazio, l’uomo che ha già risolto l’emergenza coronavirus e già preparato ed esortato il calcio al ritorno in campo. Il prima possibile. A spregio di qualsiasi prudenza, regola di buon senso, appello dei bistrattati (da lui) medici sportivi. Fosse per Lotito i giocatori della Lazio dovevano già stare a sudare a gruppetti sui campi di Formello. Mentre il mondo è immobile (non il capocannoniere biancoceleste…) la Lazio pensa al sorpasso. C’è una stagione da concludere – 12 giornate di Serie A da giocare ancora – e soprattutto, c’è la Lazio che sta appena un punto sotto la Juve adesso in forte apprensione per i casi di contagio, uno scudetto da assegnare.

  “Ah, ora sei diventato virologo?” gli ha risposto il collega della JuventusAndrea Agnelli, che con lui non si è mai preso e da cui ha anche subito smacchi politici non indifferenti. Mentre il presidente del Brescia Cellino aveva già mandato al collega un messaggio: “Per me la stagione è finita qui, se Lotito vuole lo scudetto che se lo prenda”. Ovviamente a Cellino di uno scudetto d’ufficio alla Lazio non interessa proprio un fico secco, visto che l’unica cosa che conta è evitare la B al Brescia ultimo in classifica. E se la stagione fosse davvero troncata a questo punto e annullata…Lotito va controcorrente e avanza a testa bassa, per lui il mondo esterno non esiste. Atterrato nel calcio 16 anni fa è ormai da considerare un veterano che ha scalato molte posizioni di potere, arrivando a controllare leve di comando sia in Federcalcio che nella Lega di Serie A. Da 16 anni a ogni elezione di presidente Figc o della Lega di ALotito ha sempre un suo candidato per cui fare campagna elettorale e la richiesta di una poltrona per lui stesso. I suoi modi spicci e il suo sgomitare hanno scatenato guerre intestine nel calcio e soprattutto gelosia, indignazione, smacco degli altri presidenti: memorabili sono rimaste le sue foto con la tuta dell’Italia ai tempi del suo pupillo Tavecchio – quello di “Opti Pobà e le banane…” – e Antonio Conte in panchina. Una chiara esibizione di potere, uno show di egocentrismo insuperabile: come dire, l’Italia sono io.

Oggi si dice che controlli addirittura la Lega di Serie A, che l’abbia consegnata a un presidente (Dal Pino) di sua fiducia contro l’opposizione niente meno che di Agnelli e Marotta, e che tenga in pugno l’intero calcio italiano. In realtà non è così e c’è molto di leggenda ma a lui provoca indubbiamente una gran goduria quella di passare per eminenza grigia e grande manovratore del pallone italiano. In ogni caso di questa sua influenza politica e capacità di portare il pallone italiano dove dice lui si fa pubblicamente e ostentatamente vanto. Dove si vada tutti quanti non si sa, ma è indubbio che un certo gregge lo segua e sia attratto dalla sua esuberanza, dall’illusione di conquistare ricchezza e successi con i suoi consigli.

  Una volta usciti dal giro i Berlusconi e i MorattiLotito ha probabilmente pensato di avere ormai campo libero e poter acquisire, con una buona schiera di alleati,  sempre più potere politico. Con gli unici Andrea Agnelli – la cui famiglia è nella Juventus e nel calcio ormai da quasi 100 anni – Beppe Marotta e Urbano Cairo per avversari, mentre il Milan e gli altri vanno un po’ così, vagando disorganizzati senza meta.

Di una cosa bisogna dargli atto, di aver costruito negli anni una bella squadra, di averla conservata e consegnata a un bravo allenatore. E riconoscergli che questa stagione sia stata perfetta, eccezionale fino alla sua traumatica sospensione nell’ignoto. Ma questo non può ovviamente bastargli, Lotito non vuole perdere l’occasione, scendere a forza dal treno su cui è salito e che si è improvvisamente fermato. Il presidente della Lazio – una dirigenza ridottissima, praticamente tutto nelle sue mani, Igli Tare per braccio operativo e Simone Inzaghi che considera una sua creatura – a questo scudetto non ha ancora rinunciato, anzi. Ci crede oggi più di prima.

  Non più tardi di un anno fa Lotito andava all’attacco dell’ Alitalia alla rovina. Dalla pulizia dell’aeroporto di Fiumicino direttamente ai cieli. Il falco appunto. O meglio l’aquila che tutte le partite della Lazio sorvola l’ Olimpico.

 I FATTONI DEL CALCIO: IMPOSTANO CRONOPROGRAMMI COME SE NON FOSSE SUCCESSO NIENTE  PENSANDO SOLO AI DANNI ECONOMICI

Coronavirus, il calcio italiano sfrutta l’emergenza come scusa per ottenere adesso ciò che lo Stato non ha concesso in passato

 I PRESIDENTI DELLA SERIE A VOGLIONO sponsorizzazioni dalle scommesse, magari una nuova legge sugli stadi a misura di speculazione e, perché no, pure una bella riforma dei diritti tv a vantaggio dei grandi club. Qualche presidente del pallone spera che l’emergenza Coronavirus diventi l’occasione per un “regalo” da parte dello Stato.  I vari CairoAgnelli (Lotito no, è sempre Lotito) sinceramente preoccupati dal futuro della LORO AZIENDA,ricordiamolo, la vita è un accessorio a parte anche per i miliardari, costretti a tirare la cinghia per far arrivare le loro aziende alla fine del mese, come imprenditori in questo momento qualsiasi. La pandemia non fa distinzione fra poveri e facoltosi, anche il ricco mondo del pallone si scopre povero ed è costretto a bussare alla porte del governo. Meriterebbe un aiuto un’azienda che produce oltre un miliardo di gettito fiscale l’anno per lo Stato?? E' troppo importante per il nostro Paese e va sostenuta?? Purché qualcuno non se ne approfitti, però.

Se non si gioca, la gente non va più allo stadio, le magliette non si vendono, gli sponsor spariscono, le tv chiudono i rubinetti (mentre gli stipendi dei calciatori forse bisogna continuare a pagarli, è in corso un braccio di ferro col sindacato, ma questa è un’altra storia). C’è il rischio di finire materialmente i soldi. Così negli ambienti del pallone è nata l’idea di un “salva calcio”. La Figc di Gabriele Gravina sta lavorando da tempo, raccogliendo le indicazioni delle varie Leghe, per preparare un pacchetto di provvedimenti da presentare al governo. Il testo dovrebbe arrivare sui tavoli di Palazzo Chigi questa settimana.La bozza contiene in effetti diverse richieste di buon senso, dal riconoscimento di una causa di “forza maggiore” che permetta ai club di rinegoziare gli stipendi, alla sospensione dei canoni degli impianti (già approvata fino al 30 giugno). Ma c’è il rischio che all’ultimo venga infilato un “regalino” di troppo. Anche perché se è vero che oggi gli scenari sono pessimi e si ragiona su una perdita superiore al mezzo miliardo per l’annullamento della stagionein caso di ripresa e conclusione dei campionati in estate, i danni sarebbero decisamente più limitati e non giustificherebbero misure tanto straordinarie.Qualcuno, ad esempio, non ha rinunciato alla speranza di ricevere soldi freschi dal governo. Troppo, persino per i presidenti del pallone, che però hanno già trovato l’alternativa: chiedere dei provvedimenti formalmente a costo zero dello Stato, ma non per questo senza conseguenze. Ad esempio, la Lega di Serie A vorrebbe reintrodurre per un paio di stagioni (almeno) le sponsorizzazioni da scommesse, vietate un anno fa dal Decreto dignità: un provvedimento costato al campionato circa 100 milioni, ma fortemente voluto dal Movimento 5 stelle per il suo impatto etico; per questo ogni richiesta in tal senso era stata fin qui sempre respinta al mittente, ma chissà che adesso la situazione non cambi. Altra proposta: un fondo “salva-calcio” per promuovere la ripatrimonalizzazione dei club. Ma perché lo Stato dovrebbe farsi carico di un simile onere?

Ancora: sospensione degli oneri della sicurezza a carico dei club, che pagano (giustamente) tra l’1 e il 3% dei ricavi da stadio per l’ordine pubblico durante le partite. Ma questo è niente: c’è chi vorrebbe una nuova legge sugli stadi, più permissiva (come se fosse quello il vero motivo per cui non si fanno impianti in Italia, e non i troppi tentativi di speculazione). O chi addirittura sta spingendo per la riforma della Legge Melandri e per tornare alla vecchia vendita soggettiva che faceva la fortuna solo dei grandi club. Ma cosa c’entrano i diritti tv con il Coronavirus?

Insomma, mentre all’estero il calcio fa fronte comune e cerca di trovare al suo interno le risorse per superare la crisi (in Inghilterra, ad esempio, la Lega dei campionati minori ha subito messo a disposizione 50 milioni di sterline, tra anticipo dei premi e prestiti a tasso zero, per i club che dovessero ritrovarsi a corto di liquidità), da noi si cerca la scorciatoia. Utilizzare la crisi per far passare leggi e provvedimenti che in una situazione normale sarebbero stati impensabili. Anche nell’emergenza, il calcio italiano non cambia mai.

 

Restiamo a casa, ma non perdiamo le connessioni con il mondo nerazzurro. Abbiamo fame di campo e di calcio e abbiamo pensato di regalare ai tifosi interisti un modo per rivivere, nella maniera più completa possibile, partite storiche e significative della storia recente nerazzurra.

 

Serie A, ipotesi estrema: in campo a giugno e luglio

Qualche presidente di serie A si sta rendendo conto che il rischio di non tornare più in campo in questa stagione aumenta giorno dopo giorno. Soprattutto se si pretenderà di giocare a "contagi zero". Altri pensano che per non fare fallire il sistema si potrebbe lo stesso giocare a contagi "vicini" allo zero: ma il rischio sarebbe alto. Saranno i medici a dire che fare. L'ipotesi ottimistica è quella di scendere in campo di nuovo 2 sabato per completare le ultime 12 giornate che mancano. I vertici della Lega, Dal Pino e De Siervo, sono in costante contatto con la Figc e con tutti i presidenti di club: martedì, in videoconferenza, altra assemblea informale. Si stanno studiando tutte le soluzioni, da quelle ottimistiche a quelle meno ottimistiche. C'è anche un'ipotesi più estrema, pur di salvare la stagione e non rischiare il fallimento di qualche club: tornare in campo a giugno e giocare sino a fine  luglio, a tappe forzate di sera (e a porte chiuse), e pazienza se l'Uefa non è d'accordo e se con questa soluzione si rischia di complicare anche la stagione successiva. In questo caso, la Coppa Italia potrebbe andare in onda a fine luglio con una final four (Juve, Milan, Inter, Napoli) di grande interesse. E le Coppe europee? Silenzio totale, anche l'Uefa non dice più nulla anche perché molti Paesi coinvolti, vedi la Spagna, solo adesso stanno vivendo tragicamente l'ondata del virus. La possibilità che Champions ed Europa League non tornino più in campo è più che reale. L'Uefa potrebbe tentare di fare giocare una final eight a luglio, ma ci sono problemi di date. L'Euro 2020 è già stato spostato al prossimo anno, un danno consistente per le casse dell'Uefa che chiede un aiuto alle Leghe europee ma che un suo fondo rischi di 560 milioni.

 Dura lettera di Gravina al presidente della Lega B: "Richieste inopportune"
"Richieste inopportune e inapplicabili". È questa in sintesi la risposta contenuta in una lettera della Figc inviata oggi al presidente della Lega B Mauro Balata in merito alle proposte avanzate ieri sulle misure da adottare per fronteggiare la crisi a seguito dell'emergenza Covid-19 (vedi Spy Calcio del 20 marzo). Nella sua comunicazione, il presidente della Figc Gabriele Gravina ha richiamato Balata ad un senso di responsabilità generale verso i tesserati e tutti gli appassionati, che tenga conto di maggiore condivisione circa le proposte da presentare al governo. Un appello esteso con un un'altra lettera indirizzata a tutti i presidenti delle componenti federali, atteso il completamento del dossier che la Figc sta preparando con un approccio sistemico e non personalistico, al quale verranno allegati i lavori delle singole Leghe. Una situazione complessa che "dovrebbe indurci - ha scritto Gravina a Balata - a comportamenti consoni alla situazione drammatica che stiamo vivendo, lasciando indietro rivendicazioni domestiche e dichiarazioni di parte". Sul contenuto delle istanze, invece, la Figc fa notare che la proposta 'sull'utilizzo degli accantonamenti Rischi e Oneri prevista nel budget federale 2020/2021 recentemente approvato dal Consiglio Federale e attraverso l'utilizzo del relativo Fondo attualmente esistente nello stato patrimoniale del bilancio della Federazionè non può trovare accoglimento per una serie di motivi. Gli accantonamenti in questione "sono relativi in massima parte a costi che la Figc avrebbe dovuto sostenere a fronte della maturazione di ricavi, direttamente collegati alla partecipazione al campionato Europeo", quindi non ci saranno costi ma non ci saranno nemmeno ricavi per la Federazione. Oltretutto, "altri ricavi sono già vincolati nella destinazione da parte dell'Ente erogante e quindi non sono utilizzabili per fini diversi, come quelli indirizzati da Sport e Salute al progetto 'Sport per tutti'. Mentre i restanti accantonamenti sono relativi ai costi che la Figc dovrebbe sostenere per attuare la sua politica dei servizi e della gratuità, alla promozione del calcio giovanile e allo sviluppo delle rappresentative nazionali".

 

Campionato da maggio a luglio, solo così si può salvare la serie A

 La Figc e la Lega di serie A sono state chiare con Ceferin, n.1 della Uefa, magari gli hanno anche ricordato che se è lì lo deve molto all'appoggio del calcio italiano (il primo a credere in lui fu Carlo Tavecchio). Figc e Lega avevano uno scopo, salvare il campionato e lo hanno raggiunto con il rinvio dell'Europeo al 2021 (l'ipotesi di novembre di quest'anno era poco credibile). Ora si potrà pensare a riprendere la stagione, e portare a conclusione la serie A.

Senza Europei (e senza Coppa America, rinviata anch'essa al 2021) si apre la "finestra" di giugno, il piano della Lega prevede di riprendere a giocare il 2 maggio, o al più tardi, il 9 maggio, ovviamente a porte chiuse. Quella è la deadline, la data forse più probabile vista la situazione in divenire: oltre comunque non si può andare. Giocare a tappe forzate, magari tre volte alla settimana per le squadre impegnate anche nella Coppe europee (e qui sarà complicato) e quindi la stagione potrebbe concludersi ai primi di luglio. La Fifa a quel punto dovrebbe prorogare i contratti per una quindicina di giorni perché, come noto, la stagione sportiva si conclude normalmente il 30 giugno. Con questa ipotesi si salva tutto: niente playoff, che non piacciono a molte squadre e avrebbero poco di sportivo. Meglio chiudere come si è iniziato, con lo stesso format. Gravina ieri non aveva escluso che "il campionato di oggi possa essere bilanciato su due stagioni diverse". Ma aveva anche aggiunto: "Si naviga a vista". Per questo l'Uefa ogni settimana farà il punto con le Federazioni. Ceferin ha spiegato oggi che le date delle finali delle Coppe europee sono state individuate: Champions, 27 giugno a Istanbul. Europa League, 24 giugno a Danzica. Ma come arrivarci non si sa ancora visto che ogni Nazione ha i suoi problemi: per l'Italia sono ancora in corsa Juve, Inter, Atalanta, Roma e Napoli. Probabile la partita secca, in campo neutro e a porte chiuse. Il calendario è stretto, difficile ipotizzare oggi quando potranno riprendere le Coppe. L'Uefa ha previsto dei tavoli di lavoro per analizzare tutti i problemi, che non sono pochi. La stagione 20-21 della serie A potrebbe avere inizio a settembre.

E se non si riuscisse a ripartire il 2 (o 9) maggio? Sarebbe drammatico, fra le ipotesi che circolano (ma Gravina non ne vuole assolutamente sapere) serie A a 22 squadre, niente retrocessioni, Benevento e Crotone promosse dalla B. Ma quanti club rischierebbero di non iscriversi alla prossima stagione? Senza i soldi dei diritti tv il nostro calcio va a picco.

 

Anche se può sembrare “imbarazzante” parlare di calcio nel mezzo dell’emergenza coronavirus che sta colpendo tutto il mondo, come ha detto il presidente della Figc Gabriele Gravina, il pallone italiano prova a guardare avanti e a individuare una data di ripartenza. Anche perché riavere gli stadi pieni “vorrebbe dire essere fuori da un brutto incubo“, ha aggiunto sempre il numero uno della Federcalcio.

Ottenuto dall’Uefa lo slittamento dell’Europeo al 2021, è aumentata la possibilità di riuscire a concludere le stagioni in maniera regolare, senza ricorrere alle iniziali ipotesi di playoff e playout che lasciano tiepidi i vertici del pallone ma sono ancora considerati come piano di emergenza. “Ritengo che la Serie A possa riprendere a giocare il 3 maggio“, ha dichiarato al Tg1 il ministro dello Sport Vincenzo Spadafora. Uno scenario ottimistico, ma che a quanto pare il governo sta valutando, visto che anche la prima possibile riapertura delle scuole è fissata ai primi di maggio.

“L’ipotesi sulla quale stiamo lavorando è una prima fase a porte chiuse fin quando non abbiamo garanzie legate alla tutela della salute degli atleti”, ha spiegato ancora Gravina, ai microfoni di Radio Punto Nuovo. La certezza è che, se davvero l’obiettivo è quello di concludere entro il 30 giugno, per il nuovo start non si può oltrepassare la metà di maggio: il calendario offre ancora 12 giornate, più ovviamente i recuperi. E bisogna trovare il modo di incastrare i tasselli del puzzle con quelli delle Coppe europee, dove sono ancora in corsa JuventusAtalantaNapoliInter e Roma. La Uefa, che ha fissato come data della finale di Champions il 27 giugno e come data dell’ultimo atto di Europa League il 24 giugno, punta decisa a scattare le sue competizioni tra fine aprile e inizio maggio. Una tabella di marcia difficile da rispettare.

In Federazione un gruppo di lavoro sta studiando le varie possibilità, “ci siamo posti una serie di date per capire quando partire”, ha spiegato ancora Gravina, specificando che resta in piedi l’idea di sfiorare di almeno 15 giorni nel mese di luglio per completare il campionato. “L’idea è il 3 maggio perché con qualche turno settimanale possiamo finire al 30 giugno, ma non escludiamo il 10 e il 17 e quindi di sforare”, ha dichiarato il presidente della Figc sempre a Radio Punto Nuovo.

Giovanni Malagò, presidente del Coni, appoggia il cronoprogramma, definendolo “lucido“. Ci si aggrappa, ovviamente, all’ottimismo. Ma di certo c’è che, alla sospirata ripartenza che si spera avverrà il prima possibile, il mondo del pallone sarà chiamato a fronteggiare non pochi problemi. Ancora Gravina propone “un fondo salva calcio, non solo per le società ma per tutto il sistema calcio”. Ma, ha sottolineato, “non possiamo chiedere aiuto al governo quando noi stessi all’interno non possiamo dare compattezza: ci lavoreremo”.

Le criticità rischiano – in maniera sempre più concreta – di ricadere anche sui giocatori. Ai quali potrebbe essere richiesto un sacrificio per non pesare troppo sui bilanci delle società alle prese con l’emergenza: “Il taglio degli ingaggi non può essere un tabù in un momento di emergenza”, ha messo in chiaro Gravina. “Sono perfettamente d’accordo con il presidente della Figc: non solo gli ingaggi dei calciatori non devono essere un tabù, ma quando supereremo – speriamo prima possibile – quest’emergenza sanitaria, le priorità di questo Paese saranno tante e tali, per cui il tema degli stipendi dei calciatori non sarà un problema, oltre a non essere un tabù”, ha commentato il ministro Spadafora.

Il piano della Lega di A: campionato dal 2 maggio (allenamenti da metà aprile)

Intervenuto in diretta su Sky Sport 24, Alessandro Costacurta ha detto la sua sulla possibilità di disputare il playoff Scudetto: “Io penso che dipenda dalla ripartenza. Se ci sarà una ripartenza a breve – come non credo – si andrà avanti con il calendario. A me piacciono i playoff: li farei a 4 ma sono aperto anche 6, con Juve e Lazio avanti e le sfide Inter-Napoli e Atalanta-Roma. Gli stessi risultati delle due partite andrebbero a premiare la classifica. Credo sia la cosa più giusta“.

Il campionato di serie Serie A dovrebbe riprendere sabato 2 maggio forse a porte chiuse e concludersi il 30 giugno si spera a porte aperte: questo il progetto (più realistico) della Lega. Attualmente, come noto, la serie A è ferma sino al 3 aprile, in ossequio del decreto del governo. Ripartire il 4 aprile, è impossibile. Ripartire a metà aprile quasi impossibile, quindi si sta lavorando su maggio, ovviamente nell'ipotesi ormai probabile (se non certa) che l'Uefa si decida finalmente a rinviare gli Euro 2020. Ma martedì 17 marzo Federazioni e soprattutto Leghe convinceranno Ceferin, con le buone o con le cattive (minacciando di non dare i giocatori alle Nazionali). D'altronde adesso quasi tutto il calcio d'Europa-tranne Paesi come la Serbia che continuano a giocare come se nulla fosse-si è fermato. In Italia la situazione è questa: Juventus, Inter, Samp, Verona, Fiorentina e Udinese sono in quarantena per due settimane. Undici i calciatori positivi: Rugani, Gabbiadini, Colley, Ekdal, La Gumina, Thorsby, De Paoli, Bereszynsky, Vlahovic, Cutrone e Pezzella.

Campionato di serie A, come detto, sospeso sino al 3 aprile. Ma se saltassero in futuro fuori altri casi di positivi? Altre squadre in quarantena? La Lega ha studiato un piano che prevede appunto il ritorno in campo per il 2 maggio (lo spazio ci sarebbe sino a fine giugno per giocare anche in Coppa), e la ripresa degli allenamenti dopo Pasqua, prima non è possibile: ma in due settimane i giocatori potrebbero tornare in forma. "I medici della Serie A, in modo unanime, consigliano di non riprendere l'attività fino a netto miglioramento dell'emergenza Covid 19", questo il comunicato. "In considerazione della grave evoluzione dell'infezione Covid-19 nel mondo -aggiunge la nota-, vista l'emergente diffusione dei contagi anche all'interno del calcio e del personale sanitario a esso dedicato e del progressivo aggravamento della situazione che sta coinvolgendo il Sistema sanitario nazionale, i medici della Serie A esprimono forte preoccupazione circa la tutela della salute dei propri tesserati qualora venissero ripresi a breve gli allenamenti e promosse altre attività di aggregazione". Lotito e De Laurentiis, che volevano mandare subito in ritiro Lazio e Napoli, dovranno farsene una ragione. Anche Gabriele Gravina appoggia la linea della Lega che vuole concludere il suo campionato: diversamente molti club non si potrebbero iscrivere alla prossima stagione. Ufficialmente non è stata ancora studiata l'ipotesi estrema, cioè che non si possa più tornare in campo. Si sarebbe costretti, almeno per una stagione, ad una serie A con 22 squadre. Un disastro. Lunedì altra assemblea di Lega: si discuterà anche di diritti tv, di Mediapro, e degli inviti a presentare offerte per le stagioni dal 2021 al 2024, con l'ipotesi dei pacchetti esclusivi. Ma quante vale adesso il nostro campionato? Quanto sarebbero disposte a pagare Sky e Dazn? Impossibile fare calcoli, questo stop costa già decine di milioni ai club, c'è il rischio di un ridimensionamento, molti campioni potrebbero fuggire all'estero dove i matti abbondano. Ma, come ha detto con buon senso ieri De Siervo, a decidere cosa fare "saranno i medici". Le polemiche, le battute meglio riservarle a tempi migliori: vero Spadafora, vero Lotito?

Lo faremo su YouTube, dove trasmetteremo in versione integrale un match del passato. Partiremo questa sera, alle 22:00, sul nostro canale YouTube, con Inter-Roma 3-1 del 2006, finale di ritorno della Coppa Italia. Un match che ha regalato il terzo trofeo dell’era Mancini. Sarà però un appuntamento fisso: dopo questo primo evento, a partire dalla prossima settimana ogni mercoledì alle 22:00 proporremo su YouTube un match diverso e a sceglierlo sarete proprio voi, tifosi nerazzurri. Sui nostri canali social, infatti, vi chiederemo di votare quale incontro vorrete rivivere.

Cercheremo di dare una copertura massima all’evento, per portarvi all’interno del contesto di quella partita e per accompagnarvi anche sugli altri canali: su Twitter effettueremo la cronaca “in tempo reale” del match che verrà trasmesso su YouTube, come facciamo per gli incontri della prima squadra nerazzurra, e potrete commentare e seguire assieme a noi il match utilizzando l’hashtag #InterClassics. I protagonisti, però, saranno i nerazzurri del passato.

 

L’Europa League diventa obiettivo primario dell’Inter. Alla ripresa della stagione, Antonio Conte e i suoi si butteranno a caccia del trofeo europeo, considerato alla portata dei nerazzurri, che non alzano al cielo una coppa internazionale da 10 anni. Un percorso che stimola tutto l’ambiente, a cominciare dallo stesso Conte, mai andato oltre una semifinale in Europa. Ma stimola anche i giocatori e il presidente, Steven Zhang, che considerato l’Europa League come un veicolo importantissimo nella crescita del brand Inter e per la ricerca di sponsor. Scrive la Gazzetta dello Sport:

 

La necessità sarà un ricorso costante, quasi matematico, al turnover. Chiamiamolo pure turnover «rovesciato», perché non sentiremo più Conte dire una roba del tipo «sfrutteremo questa coppa per dare spazio a chi ha giocato meno». No, l’Europa League diventa obiettivo prioritario”.

SPONSOR – “È un traguardo che stimola Steven Zhang, sempre attento alla crescita internazionale del brand Inter. E’ corretto ragionare su un marchio che intende affermarsi anche per attrarre il più possibile nuovi sponsor, partendo da quello principale sulla maglia. Ma è un traguardo che stimola anche Antonio Conte, mai andato oltre una semifinale europea nella sua carriera da allenatore“.

La Gialappa’s dice sì ai playoff scudetto. Il trio comico – formato da Marco Santin, Carlo Taranto e Giorgio Gherarducci – ha parlato a Tuttosport dell’ipotesi paventata negli ultimi giorni per decretare il vincitore della Serie A 2019/2020: “Nella speranza di uscire presto da questo tunnel e che si veda la luce a me piacerebbero i playoff e i playout per una questione di spettacolo. Sarebbe un esperimento nuovo. Non lo dico perché spero che l’Inter possa rientrare in gioco. Vorrei evitare le polemiche. Sia chiaro…“.

 

A parlare è Santin, ma anche gli altri due – tifosi del Milan – appoggiano la tesi. “Io sono favorevole sui playoff ma temo che nemmeno quelli possano aiutare il Milan a fare meglio…” dice Carlo, mentre Giorgio spera in una dose di fortuna: “Da milanista sono anche un pò sollevato che il campionato sia fermo così evito di prenderla nel… ogni settimana. Io sono per i playoff. Magari con una botta di fortuna il Milan arriva anche in Champions. Sarebbe divertente per una volta fare qualcosa di diverso. Sarebbe un bell’esperimento in un momento d’emergenza“.

 

Serie A, Figc: ipotesi play off tra le prime quattro se l'emergenza si prolunga

"Qualora l'emergenza covid-19 non dovesse consentire la conclusione dei campionati - si legge nella nota diffusa al termine del consiglio straordinario della Figc andato in scena a Roma - il presidente Gravina ha sottoposto all'attenzione delle leghe interessate alcune ipotesi su cui discutere nella riunione, già fissata, del consiglio federale del 23 marzo pv. Senza alcun ordine di priorità, un'ipotesi potrebbe essere la non assegnazione del titolo di campione d'Italia e conseguente comunicazione alla uefa delle società qualificate alle coppe europee; un'altra sarebbe far riferimento alla classifica maturata fino al momento dell'interruzione; terza ed ultima ipotesi, far disputare solo i play off per il titolo di campione d'italia ed i play out per la retrocessione in serie B".
Secondo quanto spiegato da Gravina si tratterebbe di una mini-competizione con "le prime quattro classificate nei play off e le ultime quattro ai play out", fermo restando che sarà la Figc ad "indicare le squadre che hanno diritto alla partecipazione alle competizioni europee per club". Il numero uno federale ha comunque tenuto a precisare che "l'auspicio, e quindi anche l'augurio di una soluzione di questo grave problema che sta colpendo il nostro paese, è che si possa riprendere il campionato in tempi rapidi. Se il 3 aprile si potrà riprendere a giocare, sono state previste delle finestre per il recupero di queste giornate. Sempre seguendo il rispetto e l'equilibrio della competizione con slittamento del calendario".Innanzitutto deve andare tutto bene. Il Coronavirus deve iniziare a rallentare la morsa sull’Italia e poi si potrà tornare a ragionare meglio anche sul calcio. Intanto ci si interroga su come dovessero andare le cose in Serie A se non si potesse tornare in campo subito. Diverse le ipotesi che ieri sono arrivate sul tavolo della FIGC con un’idea di fondo, una condizione, a legare tutto: l’UEFA dovrebbe spostare le date dell’Europeo di almeno sei mesi.Il presidente della Federazione, Gabriele Gravina, ha dato mandato alle Leghe di A, B e C di formulare una proposta entro il 23 marzo, data del prossimo consiglio. Ovviamente tutti i fari sono puntati sulla Serie A e sull’assegnazione dello scudetto 2019-2020. Le ipotesi delle quali si è parlato

PRIMA IPOTESI – Nella prima ipotesi andrà tutto bene in Italia e già subito dopo il 3 aprile si potrà ricominciare a giocare e portare a termine il torneo recuperando due date (c’era di mezzo anche la pausa per la Nazionale) il 20 e il 31 maggio. Il campionato finirebbe in questo modo solo una settimana dopo rispetto al previsto.

SECONDA E TERZA IPOTESI – Ci sarebbe però anche il caso in cui non si potesse ripartire con il campionato. E allora la seconda strada sarebbe essere non assegnare lo scudetto. La terza assegnarlo all’attuale prima squadra in classifica, la Juventus.

LA QUARTA IPOTESI – E’ arrivata l’idea del presidente Gravina: introduzione di playoff e playout. Si assegnerebbe lo scudetto con una specie di torneo tra le prime quattro squadre in classifica e si lascerebbe alla FIGC la possibilità di indicare quali sono le partecipanti a Champions e Europa League. E in questo modo si dovrebbe tenere conto dell’attuale classifica. Difficile pensare ad un torneo di playoff più esteso con 6-8 partecipanti anziché le prime quattro. La Coppa Italia al momento sembra essere stata rinviata a data da destinarsi ma non ci sono date per recuperare la semifinale di ritorno e la finale.

Il presidente Federale ha inoltre spiegato: «Abbiamo chiesto e ottenuto dal ministro Spadafora di essere inseriti in un decreto legge per consentire lo spostamento del pagamento della parte fiscale al 30 di giugno. Le iscrizioni ai campionati slitteranno al 30 giugno».

 

 

 

 

 

Il premier è chiaro dopo che anche il Coni si era espresso. Ma per le italiane impegnate in coppa è prevista una deroga

 

Allora, I LOMBROSIANI della Rubentus assieme al compagno di merende LOTIRCHIO si devono ingurgitare TUTTO IN CULO il BLOCCO TOTALE DEL CAMPIONATO DI CALCIO fino al 3 aprile, fine DELLA PAGLIACCIATA PORTE CHIUSE, PORTE APERTE AD MINCHIAM e stronzate varie all'itagliota, che sono costate carissime all'Inter perchè il club neroazzurro ha perso il ritmo partita dal 16 febbraio giocando solo le due amichevoli europee, mentre ad esempio quei fottuti pezzi di merda si sono presentati belli brillanti ieri in quanto hanno saltato solo il ritorno di coppa italiota e ci hanno fatto a strisce, molto sospetta a mio avviso l'urgenza di disputare il prima possibile la partita di ieri, delle altre NON FREGAVA UN CAZZO A NESSUNO, con MAROTTA che purtroppo ha ceduto in maniera IDIOTA AL DIKTAT IMPOSTO DA QUEL PEZZO DI MERDA DI AGNELLI E DALLA SUA CONBRICCOLA DI MAFIOSI MERDOSI 'NDRANGHETISTI ( inchiesta ALTO PIEMONTE DOCET). Adesso se lo prendono in culo tutti indistintamente !!!! Buona CAZZO DI SERATA !!!!

Lecce, Liverani contro i rinvii: "Decisioni senza senso prese a vantaggio di pochi"

Il tecnico dei salentini durissimo contro la scelta di far slittare cinque gare: "Come al solito, in Italia si agisce a vantaggio di chi vuole decidere i propri tempi. Così si porta a vedere il lato oscuro del calcio".

Inter, Marotta: ''Preoccupato per il futuro, a rischio anche la prossima giornata"

Dopo la decisione del rinvio della gara fra Juventus e Inter al 13 maggio, l'amministratore delegato nerazzurro Beppe Marotta è intrvenuto a Sky: "La Lega di Serie A aveva emanato un comunicato in cui parlava di sacrificio necessario con le porte chiuse. E io non vedo altra via d'uscita se non le porte chiuse. Per questo abbiamo chiesto un'assemblea urgente. Dobbiamo salvaguardare l'equilibrio e la competitività del nostro campionato". Per fare fronte all'emergnza Coronavirus nel Nord Italia, infatti, la Lega aveva deciso che il big match allo Stadium - come altre quattro partite - si disputasse senza pubblico
domenica 1 marzo. Ma la decisione è stata ribaltata, alla vigilia dell'incontro: partita spostata al 13 maggio, con la finale di Coppa Italia che slitta al 20 maggio. Senza contare le coppe (i nerazzurri sono in corsa per Coppa Italia ed Europa League) l'Inter a maggio si troverà necessariamente a dovere affrontare in campionato in pochissimi giorni tre match potenzialmente decisivi per la classifica: il 13 la Juve a Torino, il 17 o il 18 il Napoli a San Siro e il 24 l'Atalanta a Bergamo. E ci sarà da recuperare anche Inter-Sampdoria della scorsa giornata, anche quella rinviata (la data dipende dall'accesso o meno dell'Inter alla finale di Coppa Italia). "Perché la Uefa ha fatto giocare e la Lega no? - si chiede Marotta -. Non voglio accendere la polemica. Il principio deve essere rispettare i tifosi e la salute. Tutto poteva essere gestito meglio". Le partite di Europa League e di Champions nei giorni scorsi si sono infatti disputate, quella fra Inter e Ludogorets è stata giocata a San Siro a porte chiuse. "La cosa poteva essere affrontata prima, senza arrivare all'ultimo momento - aggiunge Marotta - Questo lo dico con molta decisione". Marotta solleva un'altra questione cruciale: cosa fare per il prossimo turno di campionato? Se il decreto del governo per arginare la diffusione del virus Covid19 sarà prorogato, la Lega di Serie A - se si dimostrerà coerente con se stessa - dovrà nuovamente rinviare le partite delle squadre in zone considerate a rischio. Fra cui Milan, Inter, Juve e Atalanta. "Non voglio fare polemiche ma il criterio di questa domenica, che tocca tutte le partite, alcune anche in programma tra poco, deve essere applicato anche per il futuro. La prima cosa è la tutela della salute, questo è il primo obiettivo. In questo momento, però, da dirigente di calcio sono molto, molto preoccupato. Gestire il prossimo turno sarà veramente molto difficile con l'ordinanza eventualmente prorogata", dice Marotta. E guardando alle prossime stagioni di Serie A, fa una proposta: "C'è una compressione di impegni che impone una valutazione anche sul campionato a 20 squadre. Io sono per un campionato a 18".

Lazio-Bologna 2-0: Luis Alberto e Correa portano i biancocelesti al comando

La squadra di Inzaghi parte fortissimo andando in gol con lo spagnolo e l'argentino nei primi 21'. Gli emiliani ci provano nella ripresa, il Var annulla due reti

Trascinata da un Luis Alberto in versione supereroe, la Lazio batte un Bologna orgoglioso e balza al comando della classifica, dove rimarrà di sicuro per una settimana, stante il rinvio del derby d'Italia. In quarantamila all'Olimpico assistono a una prima mezz'ora che, nostro modesto parere, rasenta la perfezione. Il Bologna, nella trance agonistica dell'avversario, subisce due gol, vede sibilare fuori altre due limpidissime occasioni, ma pure sbaglia un gol clamoroso con Soriano nell'unica distrazione che la neo capolista si permette. Il giro palla della Lazio è cronologicamente esatto, colpisce la qualità delle verticalizzazione del gioco, il Bologna sopravvive a ogni irresistibile manovra offensiva dell'avversario. 

Correa grazia subito Skorupski, Immobile servito dove preferisce tirare calcia in diagonale fuori, Skorupski si oppone ancora a Correa spuntato sotto misura, ma Luis Alberto - che zoppica e si tocca l'inguine quasi dall'inizio - vuole ostinatamente deciderla. E lo fa. Conquista un pallone perso dall'avversario in uscita, si avvicina all'area e scarica un secco destro sul primo palo su cui il portiere polacco non può nulla. 

Soriano sbaglia, Correa no

Il Bologna prova a scuotersi. 20': al primo assalto sotto porta Strakosha si iscrive al match, di cui sarà protagonista, ribattendo una conclusione praticamente a colpo sicuro di Soriano, che si riprende la squadra dopo l'infortunio con le stesse prerogative della sua annata: bene nel cucire il centrocampo all'attacco, male in zona gol. Anche questo è un segnale del momento della Lazio. Un minuto e arriva il bis. Correa in area carica il piede che non preferisce, il destro, tira: la fortuna aiuta l'audace, Danilo con la punta del piede spiazza Skorupski. Due a zero. Sembra di assistere alla stessa irresistibile recita che ha piegato la Sampdoria e la Spal. Invece la Lazio si quieta e il Bologna rimane in partita.

Genoa-Lazio 2-3: i biancocelesti soffrono ma vincono e restano in scia della JuveSegna subito Marusic, a inizio ripresa raddoppia Immobile ma i liguri la riaprono con Cassata. Una perla di Cataldi su punizione ristabilisce il doppio vantaggio, ma all'89' il gol di Criscito su rigore rende il finale da brividi. Inzaghi resta a -1 dalla vetta.

Genoa-Lazio 2-3: i biancocelesti soffrono ma vincono e restano in scia della Juve

La Lazio non si ferma più, sa solo vincere, riempendo d'orgoglio il suo allenatore Inzaghi e i quattromila tifosi che in maniera calorosa ma civile hanno invaso Genova, azzerando i tanti timori della vigilia, paure dovute a possibili contatti con i sostenitori avversari, a seguito di un ampio settore diviso a metà e senza barriere, se non un cordone di steward.

La Lazio è inarrestabile e lo ha dimostrato più del solito, vincendo con qualità e abnegazione una delle sfide più difficili delle sua infinita serie utile, iniziata quattro mesi fa, il 25 settembre, e riempita da diciassette successi (compreso il trionfo in Supercoppa Italiana con la Juve) e quattro pareggi. Una delle più complicate, al di là dello spettacolo visto in campo, dei tanti gol (cinque), del divertente agonismo, della voglia di entrambe le contendenti di superarsi, in un darle e prenderle che ha soddisfatto, come dimostrano gli applausi finali partiti da tutti i settori dello stadio, sia una fazione che l'altra, perché l'avversario, il Genoa, è al top della forma, nelle ultime quattro gare, di cui tre in trasferta, aveva raccolto otto punti, una squadra che segna ancora i confini della zona retrocessione, ma che Nicola è riuscito a rivitalizzare, un gruppo determinato che non si è mai arreso, come attesta il due a tre realizzato da Criscito su rigore al 45' della ripresa, preludio a cinque minuti conclusivi di vera corrida.

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Inter-Milan 4-2: Ibra non basta, Brozovic, Vecino, De Vrij e Lukaku lanciano i nerazzurri in vetta

Romelu  (ansa)

 

Lo svedese, con un assist per Rebic e un gol, fa sognare i rossoneri, avanti 0-2 all'intervallo. Nella ripresa, però, gli uomini di Conte reagiscono e confezionano la quarta vittoria di fila nel derby. Pali di Calhanoglu, Eriksen e Ibrahimovic. Ululati razzisti a Kessié

Inter-Milan 4-2: Ibra non basta, Brozovic, Vecino, De Vrij e Lukaku lanciano i nerazzurri in vetta

MILANO - L'Inter sfrutta nel migliore dei modi lo scivolone della Juve a Verona. Per la quarta volta di fila, stavolta in maniera pazzesca, rimontando da 0-2 a 4-2, vince il derby con il Milan e aggancia i bianconeri in vetta alla classifica. E' stato un derby folle e ricco di emozioni: oltre ai 6 gol ci sono stati 3 pali e tante occasioni. Gode l'Inter che raccoglie i frutti di una grande reazione d'orgoglio sfoderata nella ripresa, piange il Milan che si morde le mani per non essere riuscito a gestire un meritato doppio vantaggio ottenuto al termine di un grande primo tempo.

Conte lancia Sanchez ed esclude Eriksen, Pioli

Costretto a rinunciare ancora a Lautaro Martinez, squalificato, Conte ha deciso di lanciare Sanchez, preferendolo a Esposito, al fianco di Lukaku. Poi in difesa ha restituito una maglia a Godin mentre a centrocampo ha preferito Candreva e Brozovic agli ultimi arrivati, Moses ed Eriksen. Sul fronte opposto Pioli, recuperato Ibrahimovic, ha deciso di passare dal 4-4-2 al 4-2-3-1 escludendo Leao e Bonaventura e riproponendo in mediana a Bennacer. Infine dietro ha tolto Calabria e Musacchio dando fiducia, al loro posto, a Conti e Kjaer.

Palo di Calhanoglu, Godin e Vecino mancano l'1-0

Il Milan è partito determinato e ha subito preso campo, approfittando delle ottime sponde di Ibrahimovic e Rebic. L'Inter, inizialmente contratta a causa dell'alta posta in palio, ha badato quasi esclusivamente a difendersi e al 10' è stata salvata dal palo su un bel diagonale da 23 mt di Calhanoglu. Solo dopo un quarto d'ora i nerazzurri sono riusciti a distendersi creando anche un paio di grossi pericoli: al 18' Godin ha sfiorato il palo di testa su calcio d'angolo, al 24' Vecino non ha trovato di meglio che calciare addosso a Donnarumma un destro da 10 mt su assist di Lukaku.

Ibra, assist e gol: uno-due rossonero in 6'

Il Milan non si è spaventato, è tornato a guadagnare metri e a riempire di uomini la trequarti avversaria e, alla fine del primo tempo, ha raccolto i frutti della propria pressione piazzando un micidiale uno-due in 6': al 40' Rebic ha sbloccato il risultato sfruttando un'incertezza in uscita di Padelli dopo una straordinaria torre di Ibrahimovic, svettato più in alto di Godin su un traversone dalla trequarti. Poi, al 46' è toccato allo stesso Ibra raddoppiare sugli sviluppi di un angolo con un colpo di testa da pochi passi su sponda di Kessié.

Brozovic-Vecino: l'Inter si rialza in 2′

Perso per perso, l'Inter è tornata in campo con un piglio diverso nella ripresa e, in appena 2', tra il 51' e il 53', ha raddrizzato la sfida: Brozovic ha accorciato le distanze con un gran sinistro al volo da fuori, riprendendo una corta respinta di Hernandez, Vecino ha pareggiato approfittando di una sponda all'indietro di Sanchez, bravo a scattare sul filo del fuorigioco su un lancio di Godin e ad anticipare anche l'uscita di Donnarumma.

de Vrij ribalta il Milan

Il Milan si è aggrappato a Ibrahimovic per reagire ma lo svedese non ha trovato lo specchio con un gran destro a giro su punizione da 28 mt. L'Inter non si è impressionata e, dopo aver fatto le prove generali con Lukaku (destro a giro deviato da Romagnoli di poco oltre l'incrocio), è passata in vantaggio sull'angolo seguente (70′): de Vrij è volato in tuffo sul traversone di Candreva e ha infilato il pallone sotto la traversa.

Pali di Eriksen e Ibrahimovic, Lukaku cala il poker

Pioli ha provato a risollevare i suoi inserendo Leao e Paqueta ma l'Inter ha chiuso bene tutti i varchi. I nerazzurri, con Eriksen e Moses gettati nella mischia al posto di Sanchez e Candreva, hanno mancato il colpo del ko con lo stesso ex Tottenham (traversa con una straordinaria punizione da 35 mt) e Barella, lanciato da Lukaku a tu per tu con Donnarumma, e hanno rischiato di farsi raggiungere all'89': Ibrahimovic stavolta l'ha graziati spedendo sul palo un colpo di testa ravvicinato su cross di Paquesta. L'Inter ha ringraziato e, in pieno recupero, al 93', ha calato il poker con il solito Lukaku (21° gol stagionale) che ha schiacciato in rete di testa un cross di Moses.

Ululati razzisti a Kessié

Nella notte magica nerazzurra c'è un solo neo: gli ululati razzisti da parte di alcuni tifosi della curva Nord nei confronti di Kessié, reo di una trattenuta al 60′ ai danni di Barella, sanzionata con il giallo. Un'abitudine deprecabile e reiterata negli stadi italiani. Evidentemente ancora non si riesce a perdere il vizio.
 


INTER-MILAN 4-2 (0-2)
Inter (3-5-2): Padelli; Godin, De Vrij, Skriniar, Candreva (35′ st Moses), Vecino, Brozovic, Barella, Young (48′ st Biraghi), Lukaku, Sanchez (26′ st Eriksen) (1 Handanovic, 35 Stankovic, 12 Sensi, 13 Ranocchia, 18 Asamoah, 20 Borja Valero, 30 Esposito, 32 Agoumé, 33 D'Ambrosio). All.: Conte.
Milan (4-4-1-1): G. Donnarumma, Conti, Kjaer, Romagnoli, Hernandez, Castillejo (34′ st Leao), Kessie (36′ st Paquetà), Bennacer, Rebic (39′ st Bonaventura), Calhanoglu, Ibrahimovic (1 Begovic, 90 A. Donnarumma, 2 Calabria, 20 Biglia, 22 Musacchio, 46 Gabbia, 56 Saelemaekers, 93 Laxalt, 94 Brescianini). All.: Pioli.
Arbitro: Maresca di Napoli 6.
Reti: nel pt, 40′ Rebic, 46′ Ibrahimovic; nel st, 6′ Brozovic, 8′ Vecino, 25′ De Vrij, 47′ Lukaku.
Angoli: 7-6.
Recupero: 1′ e 4′.
Ammoniti: Vecino, Barella per proteste, Skriniar, Kessié, Conti per gioco falloso, Lukaku per comportamento non regolamentare.
Espulso: Stellini per proteste.
Spettatori: 75.817.

 

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Atalanta-Milan 5-0, disastro rossonero a Bergamo

BERGAMO - Estivo come le speranze del Milan, il clima della peggiore disfatta rossonera dell'era post Berlusconi ha riscaldato l'Atalanta, che ha chiuso sotto il sole il suo anno fantastico: uno stordente 5-0 senza sforzarsi neppure troppo, di fronte alla presunta grande, cui non basteranno i ritocchi sul mercato d'inverno, per tornare a brillare in tempi ragionevoli. Certe ferite restano e si allargano. La squadra di provincia può invece sognare il solito campionato di lusso e una Champions da outsider: merita tutto ciò che si è conquistata, con la regia di Percassi e Gasperini. Il Milan si è ridotto a dipendere dal terzino Hernandez: quando non c'è lui, non fa male a una mosca, figuriamoci a una fiera come l'Atalanta attuale.

Atalanta-Milan 5-0, disastro rossonero a Bergamo

Avvio devastante

L'avvio della pantera nerazzurra, vestita di verde, è stato devastante. Conoscendo bene la precaria attitudine difensiva di Conti, Gasperini ha chiesto e ottenuto lo sfondamento sulla fascia destra del Milan, dove l'ex esterno atalantino, ancora in fase di apprendistato come terzino della linea a 4, veniva risucchiato facilmente nell'imbuto creato dalle felici digressioni di Gomez a sinistra e dalle sovrapposizioni memorizzate di Gosens. Lo schema offensivo, senza centravanti fisso, era completato dagli accentramenti palla al piede di Ilicic da destra, dal pendolo di Malinovskyi sulla trequarti e soprattutto dal ritmo altissimo, che ha tolto il fiato al compassato centrocampo milanista, incapace di innescare l'isolatissimo Leao, preferito a Piatek proprio per la teorica abbondanza di spazi e invece abbandonato tra Toloi, Djimisiti e l'implacabile Palomino. La trappola è scattata praticamente subito: lo stadio, pienissimo per l'ultima partita in casa del formidabile 2019 di Bergamo nel calcio, ha potuto apprezzare uno spettacolo di eccellente livello.Dopo nemmeno un minuto, Donnarumma si era già dovuto esibire in una respinta non semplice, su tiro da fuori di Ilicic, mentre Gomez cominciava a mettere in affanno Conti, aiutato a limitare i danni dal soccorso di Musacchio, che era dato in forse per il dolore a una caviglia e che è stato costretto al superlavoro. Il primo tentativo di alleggerimento della pressione - un'imbucata di Suso - è parso appunto molto leggero. Il castigo allo scompenso tattico è arrivato al 10'. Gomez ha puntato Conti, lo ha scavalcato con un tunnel leggiadro e in area, prima di qualsiasi abbozzo di chiusura di Musacchio, ha scagliato un destro sotto l'incrocio opposto. Alla prova di calligrafia dell'Atalanta si è unito lo stilista Pasalic, ex milanista, che Gasperini ha schierato da interno di una mediana molto incline all'attacco ma non per questo spensierata, anche se con Duvan Zapata, ancora in via di recupero, probabilmente il dominio si sarebbe tradotto ben prima nel 2-0. Soltanto il fisiologico abbassamento di ritmo e le altrettanto fisiologiche pause di Gomez hanno permesso al Milan di uscire un po' dal guscio a metà primo tempo, però sempre con troppa lentezza e con parecchia dipendenza dall'estro di Bonaventura, altro ex della partita.

Pioli sbaglia antidoto, Gasperini azzecca tutto

Un colpo di testa a lato di Musacchio, in avanscoperta, un'imbucata di Çalhanoglu per Suso, spezzata dall'uscita bassa di Gollini, e un paio di equilibrismi dell'allampanato Leao: il prodotto offensivo è stato comunque inferiore a quello degli avversari, che con un altro tiro di Ilicic hanno ancora costretto Donnarumma alla respinta. Pioli, che inizialmente aveva fatto scaldare il giovane difensore Gabbia, ha tuttavia rinviato le correzioni all'intervallo. Con Calabria terzino sinistro al posto di Rodriguez (un tiro centrale la sua sola segnalazione) ha inteso restituire alla squadra un po' di quella spinta sulla fascia che di solito, con Hernandez, diventa la vera risorsa aggiuntiva e che, in assenza dello squalificato terzino-ala, è stata percorsa con fin troppa parsimonia. Gli effetti della mossa hanno tardato a manifestarsi: anzi, proprio sulla destra atalantina ha preso a infilarsi Castagne, che con un destro al volo scoordinato ha svelato la fragilità del marchingegno milanista, il cui guasto completo era imminente.

In due soli minuti, a cavallo dell'ora di gioco, la mazzata l'hanno inferta Pasalic e Ilicic. Il primo si è fiondato su un tiro-cross didascalico di Gosens, immancabilmente confezionato da sinistra: il Var non ha segnalato alcun fuorigioco e i duemila tifosi rossoneri hanno deposto ogni illusione in qualche aiuto esterno. Da lì in poi è stato un incubo. Pioli ha inserito Piatek, togliendo Bonaventura e restituendo Leao al ruolo di ala, ma non c'è stato nemmeno il tempo dell'assestamento tattico, perché Ilicic in contropiede ha divelto Bennacer e all'ingresso in area, dopo avere disorientato il trafelato Calabria in tardivo rientro, ha infilzato Donnarumma per la terza volta. Già che c'era, una decina di minuti dopo, ha cercato il gol d'autore e lo ha trovato, con una conversione da sinistra senza opposizione e un sinistro a girare dal limite, che il portiere stavolta ha quasi lasciato entrare con rassegnazione. Ma non era mica finita. Gasperini, stratega perfetto, ha concesso la passerella a Ilicic, rimpiazzato da Muriel, Castagne si è divorato il 5-0, che Muriel non si è poi potuto esimere dal firmare: scatto frontale in contropiede, rimpallo con Donnarumma e tocco a porta vuota. Cinque gol sono la distanza tra i proclami e i fatti, tra la fanfara metropolitana e la concretezza della piccola città.

Atalanta-Milan 5-0 (1-0)
 

Atalanta (3-4-2-1): Gollini; Toloi, Palomino, Djimsiti; Castagne, De Roon, Pasalic, Gosens (44' st Hateboer); Malinovskyi, Gomez (43' st Freuler); Ilicic (35' st Muriel). (31
Rossi, 57 Sportiello, 5 Masiello, 41 Ibañez, 99 Barrow).  All.: Gasperini.
Milan (4-3-3): G. Donnarumma; Conti, Musacchio, Romagnoli, Rodriguez (1' st Calabria); Kessie, Bennacer, Bonaventura (16' st  Piątek); Suso (39' st Castillejo), Leão, Çalhanoglu. (25 Reina, 90 A. Donnarumma, 31 Caldara, 46 Gabbia, 20 Biglia, 33 Krunic, 94 Brescianini, 11 Borini, 18 Rebic). All.: Pioli.
Arbitro: La Penna di Roma 1.
Reti: nel pt 10' Gomez; nel st 16' Pasalic, 18' e 27' Ilicic, 38' Muriel.
Angoli: 4-2 per l'Atalanta.
Recupero: 0' e  1'.
Ammoniti: Musacchio, Suso, Castagne, De Roon, Romagnoli, Kessie  per gioco falloso.
Spettatori: 20.940 di cui 4.313 paganti (incasso 173.729 euro) e 16.627 abbonati (quota partita 350.307,10 euro)

 

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Serie A, Brescia-Lazio 1-2: Inzaghi suona la nona grazie alla doppietta di Immobile

Eguagliato il record di vittorie consecutive risalente ai tempi di Eriksson. I biancocelesti vincono ancora nel recupero, ribaltando con due reti del capocannoniere il vantaggio iniziale di Balotelli.  Nove, come le vittorie consecutive della Lazio in Serie A (record del 1989-99 eguagliato), dieci come un decennio, e Mario Balotelli è l'unico uomo della storia ad averne cominciati due in gol: il 6 gennaio 2010 segnò in Chievo-Inter, oggi in Brescia-Lazio. Con due piccoli dettagli: la squadra in cui giocava, allora uno squadrone stavolta una che lotta per la salvezza (ma con qualità non indifferenti), e il fatto che ai tempi era stata una rete decisiva, stavolta no, visto che più di lui ha fatto Immobile, che con una doppietta ha regalato la vittoria alla Lazio. Regalato può non essere un verbo del tutto sbagliato: la Lazio non ha giocato male, ma neppure bene, risentendo delle squalifiche di Lucas Leiva e soprattutto Luis Alberto, squalificati, e se alla fine ha vinto (proprio alla fine: il 2-1 arriva al '91') è per una superiorità tecnica che ha faticato molto a imporsi grazie anche a un bel Brescia, dove oltre a Balotelli (crediateci o no, partita esemplare anche per tattica e gestione mentale) ha brillato Tonali, giocatore fantastico, da copiare e incollare in una grande italiana o europea per i numeri tecnici, la visione di gioco e la sicurezza che trasmette.

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Juventus-Lazio 1-3: Luis Alberto, Lulic e Cataldi regalano la Supercoppa ai biancocelesti

A Riad la squadra di Simone Inzaghi supera ancora i bianconeri con una prestazione di grande qualità e conquista per la quinta volta il trofeo. Di Dybala il momentaneo pareggio a fine primo tempo.

La Lazio batte ancora la Juventus, 3-1 come in campionato, e alza al cielo la Supercoppa italiana. Il pubblico di Riad osanna Cristiano Ronaldo, ma a prendersi la scena sono Luis Alberto, Lulic e Cataldi, che consentono ai biancocelesti di conquistare il primo trofeo stagionale, ultimo dell'anno solare 2019. Una vittoria meritata, a conferma dell'ottimo momento di forma dei capitolini e della bontà di un progetto che ha nel presidente Lotito, nel diesse Tare e nel tecnico Simone Inzaghi i suoi tre indiscussi protagonisti. La Lazio mostra organizzazione di gioco, qualità e capacità di gestione della gara. Neanche il gol del pareggio subito poco prima dell'intervallo, sull'unica vera disattenzione difensiva, intacca le convinzioni di Lulic e compagni. Nonostante l'alto tasso tecnico e le individualità della Juve, i biancocelesti rientrano in campo con determinazione, si riportano in vantaggio, resistono senza troppi patemi al forcing bianconero e chiudono i conti in pieno recupero.
 

Luis Alberto porta avanti la Lazio

Sarri ripropone il tridente pesante Dybala-Higuain-Ronaldo e, forse per bilanciare le spregiudicate scelte offensive, in difesa preferisce De Sciglio a Cuadrado sulla destra e Demiral a De Ligt in mezzo. In porta recupera Szczesny, a sinistra rientra Alex Sandro. Nessuna sorpresa in casa Lazio: Simone Inzaghi conferma la formazione tipo delle ultime uscite, con Correa in appoggio a Immobile. L'inizio di gara è all'insegna della prudenza: le due squadre giocano su ritmi lenti e stanno attente a non sbilanciarsi troppo. A rompere il ghiaccio è Luis Alberto al 9' con un destro da fuori che termina alto non di molto. Alle seconda occasione buona la Lazio passa e lo fa con un'azione da manuale: al 16' Lulic salta De Sciglio e serve sul secondo palo Milinkovic-Savic che appoggia all'indietro per Luis Alberto. L'esecuzione dello spagnolo è perfetta, la palla si insacca dove Szczesny non può arrivare.
 

Dybala ristabilisce la parità

Superati gli effetti del contraccolpo psicologico, la Juve aumenta la pressione. Il primo squillo è affidato a una conclusione di Ronaldo, liberato al tiro da Higuain, che si perde sul fondo. I biancocelesti attendono nella loro metà campo e provano a colpire di rimessa. Al 33' una ripartenza di Correa rischia di rivelarsi letale per la difesa dei campioni d'Italia, se non fosse per l'ottima parata di Szczesny. I bianconeri chiudono in avanti il primo tempo e approfittano di un'ingenuità della Lazio, fin a quel momento molto attenta in fase difensiva, per ristabilire la parità. Ronaldo calcia con il destro da fuori, Strakosha respinge ma Dybala - tutto solo e in posizione regolare - corregge in rete da pochi passi.
 

Lulic e Cataldi regalano la Supercoppa a Inzaghi

La ripresa scorre via sui binari dell'equilibrio. Sarri e Inzaghi giocano la loro partita a scacchi con la girandola dei cambi, ma le occasioni latitano.I biancocelesti si rendono pericolosi con un colpo di testa di Correa sugli sviluppi di calcio d'angolo e, proprio come nel primo tempo, l'insidia portata nell'area avversaria è l'avvisaglia del gol. Al 73', infatti, Lulic si inserisce con i tempi giusti sul secondo palo e trafigge al volo Szczesny raccogliendo una sponda aerea di Parolo su cross di Lazzari. La Juventus si riversa avanti, ma la difesa laziale mostra una tenuta granitica e, a parte su un colpo di testa di Dybala, Strakosha non corre particolari pericoli. Dopo un gol annullato a Correa per fuorigioco, in pieno recupero c'è spazio per l'espulsione di Bentancur che atterra al limite dell'area Parolo e, sulla successiva punizione, per il 3-1 firmato da Cataldi che piazza la palla all'incrocio e chiude i conti. La Lazio festeggia la quinta Supercoppa italiana, facendo un bel regalo di Natale ai suoi tifosi, la Juventus mastica amaro per il secondo ko stagionale (entrambi contro i capitolini) che impedisce a Sarri di alzare il suo primo trofeo in bianconero.

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Cagliari-Lazio 1-2, Caicedo al 98' manda i biancocelesti a -3 dalla vetta Pazzesco finale alla Sardegna Arena: rossoblù avanti grazie a Simeone, ma nei 7 minuti di recupero prima Luis Alberto trova il pari, poi l'attaccante ecuadoriano regala l'ottava vittoria consecutiva ai capitolini che si avvicinano a Inter e Juventus.C'è anche la Lazio per lo scudetto. I biancocelesti passano 2-1 alla Sardegna Arena battendo il Cagliari in un finale a dir poco rocambolesco. Sardi avanti 1-0 (Simeone) fino al 92′, ma nei 7 minuti di recupero prima Luis Alberto trova il pareggio, poi al 98′ Caicedo regala a Simone Inzaghi l'ottava vittoria consecutiva che vale il -3 in classifica su Inter e Juventus. Doccia gelata per i padroni di casa, infuriati per l'extra-time, ritenuto eccessivo, assegnato dall'arbitro Maresca.

Lazio-Juventus 3-1: biancocelesti super, primo tonfo per i bianconeri.Nel primo tempo vantaggio di Cristiano Ronaldo, ma pareggia Luiz Felipe. Nella ripresa decisiva l'espulsione di Cuadrado per un fallo su Lazzari. I padroni di casa infilano il settimo successo di fila con Milinkovic-Savic e Caicedo. Szczesny para un rigore a Immobile.

La Lazio non si ferma più. Settima vittoria di fila per i biancocelesti che costringono la Juventus al primo stop in campionato. Ora i capitolini sono sempre più terzi e con un occhio alla vetta: a -3 dai campioni d'Italia e a -5 dall'Inter capolista, fermata in casa dalla Roma. Era partita meglio la Juventus che aveva trovato il vantaggio con Cristiano Ronaldo. Ma nel finale del primo tempo è arrivato il pari di Luiz Felipe. Nella ripresa decisivo l'episodio che ha visto Cuadrado espulso per un fallo su Lazzari con chiara occasione da gol. La Lazio ha preso forza ed è passata con Milinkovic-Savi,c per poi firmare il tris in pieno recupero con Caicedo.

Si sblocca Ronaldo

3-5-2 per Inzaghi che in attacco schiera Correa e Immobile. Lazzari e Lulic esterni con Milinkovic, Leiva e Luis Alberto a centrocampo. In difesa Luiz Felipe, Acerbi e Radu. Sarri risponde col 4-3-1-2 con Bernardeschi dietro le punte, Ronaldo e Dybala. In mezzo al campo Bentancur, Pjanic e Matuidi. Cuadrado e Alex Sandro terzini con Bonucci e de Ligt a difesa di Szczesny. La prima occasione è biancoceleste ma de Ligt salva in angolo un tiro di Immobile. Poi è la Juventus a fare la partita anche grazie a un pressing molto alto che non fa ragionare la Lazio. Al 10′ bel sinistro di Dybala ma Strakosha respinge in tuffo, quindi la Joya tira direttamente in porta dalla bandierina, ma l'estremo difensore laziale è ancora una volta attento. Al quarto d'ora lancio per Ronaldo, grande stop in area ma poi CR7 si defila, quindi crossa e Bernardeschi di testa non riesce a insaccare. Al 25′ il vantaggio ospite: Dybala per Ronaldo, palla a destra a Bentancur che crossa basso e per CR7 è un gioco da ragazzi segnare. Erano 49 giorni che il portoghese non segnava su azione con la Juventus.

Il pareggio di Luiz Felipe

Dopo il vantaggio, la Juventus arretra e concede campo alla Lazio anche perché il pressing alto non c'è più. Al 34′ cross dalla destra di Lazzari con tocco di testa di Bonucci e Immobile sul secondo palo calcia out. Ancora pericoloso Immobile al 39′ in area, ma viene fermato. Quindi si fa male Bentancur (dopo un fallo ai danni di Correa), che deve lasciare il posto a Emre Can. Al 43′ Juve vicinissima al raddoppio: Bernardeschi serve dal fondo Ronaldo, colpo di testa su cui salva Strakosha. I campioni d'Italia vengono puniti nel recupero: pennellata dalla sinistra di Luis Alberto e colpo di testa di Luiz Felipe che fa esplodere l'Olimpico.

Il rosso a Cuadrado cambia la partita

Il secondo tempo, almeno nella prima parte, vive sull'equilibrio con Luis Alberto che in avvio impegna Szczesny. Al 66′ brividi per i padroni di casa quando Acerbi non controlla un passaggio di Strakosha, ma Dybala spreca calciando sul portiere. Capovolgimento di fronte e Szczesny è decisivo in uscita su Correa. Al minuto 68 Cuadrado abbatte Lazzari lanciato in campo aperto: sembra chiara occasione da rete, ma Fabbri si limita ad ammonire il colombiano. Fino a quando il direttore di gara viene chiamato al Var e torna sulla sua decisione: cartellino rosso. E' un'espulsione che alla fine risulta decisiva.

Milinkovic e Caicedo fanno gioire l'Olimpico

Sarri tenta di correre ai ripari inserendo Danilo al posto di Bernardeschi, ma al 74′ la Lazio passa: lancio profondo di Luis Alberto, controllo favoloso in area di Milinkovic-Savic e sinistro vincente per il 2-1. Tre minuti dopo Szczesny stende Correa dopo un lancio di Immobile: rigore. Sul dischetto va lo stesso Immobile, ma il portiere polacco para e poi è super anche sul tap-in del bomber laziale. La Juventus tenta di approfittare dell'errore del capocannoniere di Serie A, ma la Lazio difende molto bene e non concede occasioni. Si arriva quindi ai 5′ di recupero finali e, dopo una punizione lunga di Pjanic, i biancocelesti recuperano palla, Lulic lancia il contropiede tre contro uno, Szczesny salva su Lazzari ma non può nulla poi su Caicedo che col sinistro insacca per il 3-1 finale.

Lazio-Juventus 3-1 (1-1)
Lazio (3-5-2): Strakosha; Luiz Felipe, Acerbi, Radu; Lazzari, Milinkovic-Savic (45′ st Caicedo), Leiva, Luis Alberto (30′ st Parolo), Lulic; Correa, Immobile (40′ st Cataldi). (24 Proto, 23 Guerrieri, 15 Bastos, 49 J.Silva, 93 Vavro, 22 Jonathan Rodriguez, 28 André Anderson). All.: S.Inzaghi

Juventus (4-3-3): Szczesny; Cuadrado, Bonucci, De Ligt, Alex Sandro; Bentancur (41′ pt Emre Can), Pjanic, Matuidi; Dybala (35′ st Higuain), Bernardeschi (26′ st Danilo), C.Ronaldo. (77 Buffon, 31 Pinsoglio, 2 De Sciglio, 24 Rugani, 28 Demiral, 25 Rabiot, 38 Muratore, 39 Portanova, 20 Pjaca). All.: Sarri
Arbitro: Fabbri di Ravenna
Reti: nel pt 25′ C.Ronaldo, 46′ Luis Felipe; nel st Milinkovic-Savic, 49′ Caicedo
Espulso: nel st 24′ Cuadrado
Ammoniti: Luis Alberto per proteste; Pjanic, Dybala, Lazzari e Leiva per gioco falloso; Szczesny per gioco scorretto; Caicedo per essersi tolto la maglia
Angoli: 5-4 per la Juventus
Recupero: 2′ e 5′

ESTERI

Coronavirus, l'esempio della Bundesliga: 20 milioni da quattro club per aiutare le squadre più povere

Mentre in Serie A i club si fanno la guerra sull’opportunità di riprendere o meno a giocare il campionato, in Germania le società più ricche hanno deciso, in un momento di crisi, di aiutare quelle con meno disponibilità economiche. Bayern Monaco, Borussia Dortmund, RB Lipsia e Bayer Leverkusen hanno messo sul piatto 20 milioni di euro come “fondo di ristoro” a sostegno dei club meno solidi, che più hanno sofferto lo stop al calcio determinato dall’emergenza coronavirus. Lo scopo: “Garantire la competitività della Bundesliga e fare salvo il criterio di giustizia”, con le parole di un dirigente del Bayer Leverkusen.

La riduzione degli stipendi

Quando si chiede ai club italiani, alla Lega di Serie A e alla Federcalcio se anche in Italia possa accadere qualcosa di simile, le risposte variano da “assolutamente no” a “sarebbe impensabile”. D’altra parte, che il calcio tedesco si stia dimostrando solidale nel momento dell’emergenza lo dimostra anche la disponibilità di calciatori ed allenatori a ridursi lo stipendio. I giocatori del Bayern Monaco hanno infatti accettato di ridursi lo stipendio del 20 percento e altri club hanno seguito l’esempio. Al Borussia Dortmund non solo i giocatori, ma anche il tecnico Lucien Favre si è detto pronto a decurtarsi i compensi di un quinto, se il campionato non dovesse ripartire, e di un decimo nel caso la Bundesliga riprenda a porte chiuse. Con formule diverse, hanno accettato riduzioni degli ingaggi anche i giocatori di Werder Bremen, Borussia Moenchengladbach, Schalke 04 e Bayer Leverkusen. 

 

Spagna, Barcellona pensa a taglio stipendi: ''Situazione grave, club non è immortale''

Secondo la stampa catalana, anche la società blaugrana valuta una riduzione degli ingaggi (che in totale ammontano a oltre 500 milioni) per far fronte alla crisi. Intanto il tecnico Setien sempre più vicino alla conferma

 In casa Barcellona è tempo di 'spending review'. La società catalana inizia infatti a pensare al possibile taglio degli ingaggi per far fronte alla crisi e alla mancanza di entrare dovute allo stop per il coronavirus. Secondo "La Vanguardia", oggi si parlerà in videoconferenza della riduzione dei costi e la prima voce in questo senso è il monte stipendi che incide per il 61% sul fatturato.

Totale ingaggi supera 500 milioni

Fra ingaggi (507 milioni di euro) e ammortamenti (135 milioni), i conti rischiano di non tornare più anche perché le previsioni per il fatturato di questa stagione sono saltate: vista la situazione attuale appare impensabile raggiungere l'obiettivo del miliardo di euro. La dirigenza blaugrana dà per scontato che chiuderà il bilancio in rosso e spera di contenere le perdite. Ecco perché dalla riunione di oggi, secondo fonti del club, ci si aspetta "un piano di sopravvivenza che implicherà sacrifici. La situazione è grave e il Barcellona non è immortale", scrive il giornale catalano.

 

Inghilterra, FA Cup: non basta il Liverpool delle riserve, ai quarti va il Chelsea

Dominatore in campionato, il Liverpool incassa l'amarezza dell'eliminazione dalla coppa d'Inghilterra. Il Chelsea approfitta del fattore campo per superare 2-0 i Reds a Stanford Bridge e volare ai quarti. I blues sono andati in vantaggio dopo appena 13' grazie a un forte destro da fuori, ma centrale, di Willian che ha sorpreso un incerto Adrian e poi hanno raddoppiato nella ripresa (63') grazie a uno straordinaria percussione di Barkley, chiusa con un perfetto destro dal limite. La scelta di Klopp di rinunciare a ben 7 titolari, tra cui Salah e Firmino, messi in campo solo nei minuti finali, non ha decisamente pagato. Sorride anche il Newcastle che vince 2-3 in casa del West Bromwich con qualche brivido. Avanti 0-3 (doppietta di Almiron e gol dell'ex interista Lazaro) i magpies si sono rilassati consentendo agli avversari di rifarsi pericolosamente sotto con le reti, nel finale, di Phillips e Zohore. Si qualifica per i quarti, infine anche lo Sheffield United che passa ai supplementari in casa del Reading. Ha deciso la sfida Sharp al 105' dopo che Puscas su rigore al 43' aveva consentito ai padroni di casa di pareggiare la rete iniziale (2') di McGoldrick. 

La Premier ora pensa al peggio: titolo al Liverpool e campionato a 22 squadre

Secondo la stampa inglese si inizia a pensare all'eventualità che la stagione possa finire con largo anticipo. Tutti d'accordo sui Reds campioni visto i 25 punti di vantaggio sul Manchester City. Sospese le retrocessioni con le prime due squadre di Premiership promosse

Una battaglia su due fronti. Se da un lato le varie leghe europee pressano l'Uefa per rimandate di un anno l'Europeo e proseguire in estate i vari campionati del continente, dall'altro c'è chi, come la Premier, si prepara all'eventualità estrema che tutto questo non avvenga. Così in Inghilterra si parla di assegnare il titolo al Liverpool nel caso in cui la pandemia del Coronavirus dovesse impedire il proseguo della stagione e partire con 22 squadre la prossima stagione, contro le 20 attuali. I Reds hanno dominato fin qui questa stagione dando la bellezza di 25 punti di distacco alla seconda, il Manchester City.

Nessun dubbio sul titolo al Liverpool

Lo rivela il quotidiano Telegraph, che già un mese fa ha spiegato che la Premier League non ha un regolamento che contempli la situazione attuale, in cui la stagione potrebbe essere ridotta. Tuttavia, un dirigente di lunga data del Liverpool ha rivelato che c'era poca opposizione a dare al club il suo primo titolo in 30 anni. Inoltre, gli stessi media indicano che il resto dei club della Premier League hanno dato la loro approvazione a questa iniziativa, e nel caso, a dare per terminata la stagione e che la squadra di Jurgen Kloppdiventi campione nonostante il fatto che ci siano ancora diverse giornate da giocare. L'ampio margine sui Citizens ha aiutato a fare accettare questa eventualità, dal momento che il Liverpool potrebbe già diventare campione nelle prossime due partite.

Nessuna retrocessione e campionato a 22 squadre

L'unica certezza, al momento, è che la Premier League sarà fermata almeno fino al 4 aprile, ma non si sa se la competizione si possa riprendere dopo questa data. Con la parte superiore della classifica abbastanza risolta, dando per assodato il Liverpool campione, i problemi maggiori ci sarebbero per la zona retrocessione. Di norma, ci sono tre squadre che retrocedono a fine stagione, ma alla data della sospensione ci sono cinque squadre con gravi possibilità di perdere la divisione: Norwich City, Aston Villa, Bournemouth, Watford e West Ham, con le ultime tre tutte a 27 punti. La soluzione che la Premier League ha trovato per questo caso (la stessa ipotizzata anche per la serie A) sarebbe quella di una stagione senza retrocessioni. Cioè, o lasciare le cose così come in questa stagione, o che le due squadre in testa al campionato di serie B inglese (Leeds e West Bromwich) possano salire in Premier e che il campionato diventi a 22 squadre.

 

 

Francia, il Psg umilia il Lione ed è in finale di Coppa. FA Cup: avanza il City, eliminato il Tottenham

Francia, il Psg umilia il Lione ed è in finale di Coppa. FA Cup: avanza il City, eliminato il Tottenham

Gli uomini di Tuchel travolgono 5-1 in rimonta la rivale della Juve in Champions. Decisivo Mbappé, autore di una tripletta. Alla squadra di Guardiola basta un gol di Aguero per eliminare lo Sheffield Wednesday. Gli Spurs escono ai rigore contro il Norwich

Trascinato da un super Mbappé, autore di una tripletta, il Psg travolge (1-5) in rimonta il Lione e vola in finale di Coppa di Francia. Gli avversari della Juve in Champions hanno resistito un'ora poi, con un uomo in meno per l'espulsione al 61' di Marcal per somma di ammonizioni, sono crollati. La squadra di Garcia si è illusa dopo la rete all'11' di Terrier. Gli ospiti hanno immediatamente (14') pareggiato con Mbappé e poi sono passato in vantaggio al 64' con Neymar che ha trasformato un calcio di rigore. A questo punto Tuchel ha lanciato nella mischia anche Verratti e Icardi, tenuti inizialmente in panchina, e il Psg ha dilagato grazie a Mbappé, a segno al 70' e al 90', e a Sarabia (81'). In finale il Psg affronterà la vincente della sfida tra St. Etienne e Rennes, in programma giovedì alle 20.55.

FA Cup, avanza il City, eliminato il Tottenham

In Inghilterra basta una rete di Aguero al Manchester City per passare (0-1) a Sheffield contro il Wednesday e conquistare il pass per i quarti i finale di FA Cup. Avanza anche il Leicester (1-0 al Birmingham con rete di Pereira all'82') mentre, a sorpresa, viene eliminato il Tottenham di Mourinho che non è riuscito a venire a capo del Norwich in casa ed è uscito ai rigori. In gol dopo apena 13′ con Vertonghen, gli Spurs si sono fatti riprendere nel finale (78′) da Drmic. Si è andati alll lotteria dal dischetto dove il Tottenham è stato tradito dagli errori di Lamela, Parrott e Fernandes.

Coppa di Germania, Eintracht e Leverkusen in semifinale

In Germania Eintracht Francoforte e Bayer Leverkusen hanno raggiunto Bayern Monaco e Saarbrucken in semifinale. L'Eintracht ha piegato 2-0 il Werder Brema grazie a un gol per tempo. Ha aperto le marcature al 45' su rigore l'ex milanista André Silva, ha chiuso i conti al 60' Kamada. L'unica nota stonata per gli uomini di Hutter è l'espulsione al 90' di Kostic. Il Leverkusen, invece, ha piegato 3-1 l'Union Berlino in un match rivelatosi più complicato del previsto. Sorpreso al 39' da Ingvartsen, il Bayer ha avuto bisogno dell'uomo in più, grazie al rosso a Lenz per somma di ammonizioni al 71', per capovolgere la situazione. Un minuto dopo ha pareggiato i conti Bellarabi quindi hanno pensato Aranguiz (86') e Diaby (90') nel finale a ribaltare il punteggio.

Spagna, Coppa del Re: Real Sociedad in finale

In Spagna è la Real Sociedad la prima finalista di Coppa del Re. Dopo la vittoria per 2-1 all'andata, i baschi si sono ripetuti anche in casa del Mirandes, squadra di seconda divisione, imponendosi grazie a un gol su rigore al 41' di Oyarzabal. In finale ora Oedegaard e compagni affronteranno unoa traGranada e Athletic Bilbao che all'andata si è imposto 1-0. La gara è in programma giovedì alle 21.

 

Inghilterra, Coppa di Lega al Manchester City: battuto 2-1 l'Aston Villa

Inghilterra, Coppa di Lega al Manchester City: battuto 2-1 l'Aston Villa

I citizens si aggiudicano il primo trofeo stagionale: a segno Aguero e Rodri, inutile il gol di Samatta. Per la squadra di Guardiola è il terzo sigillo consecutivo in questa competizione

 La Carabao Cup, la Coppa di Lega inglese, va al Manchester City. I ragazzi di Guardiola superano l'Aston Villa per 2-1 nella finale odierna di Wembley e si aggiudicano per il terzo anno consecutivo il prestigioso trofeo.

Decidono Aguero e Rodri

Succede tutto nei primi 45′: doppio vantaggio del City con "El Kun" Aguero e Rodri, a cui rispondono d'orgoglio i "Villains" con il gol di Samata. Nel secondo tempo i campioni in carica d'Inghilterra si limitano a gestire, facendo correre a vuoto gli avversari ma rischiando nel finale con il palo colpito da Engels. Guardiola si "consola" cosi' con il primo trofeo della stagione, vista la recente sanzione Uefa (che la escluderebbe per due stagioni dalle coppe europee) e la quasi virtuale assegnazione della Premier League al Liverpool, nonostante il ko di ieri sul campo del Watford per 3-0. I "Reds" di Jurgen Klopp sono sono in testa alla classifica con 22 punti di vantaggio proprio sul City, al momento secondo.

 

Premier League, dopo più di un anno il Liverpool cade: il Watford vince 3-0

I Reds perdono nettamente a Vicarage Road contro la quartultima in classifica ma restano saldamente in testa al campionato. La squadra di Klopp non veniva sconfitta in Premier dal 3 gennaio 2019

È la caduta degli déi rossi. È la vittoria dei “calabroni”. Incredibile, impensabile, roboante. Il Watford fino a poche ore fa era penultimo. Stasera, invece, gli “hornets” sono appena fuori dalla zona retrocessione. Ma soprattutto, in Premier League quest’anno sono la prima squadra ad aver battuto - e pure umiliato - l’invincibile Liverpool, dopo il Napoli di Ancelotti in Champions League e l’Atletico Madrid di Simeone, che ora fa più paura. È un 3-0 secco, strameritato, inappellabile del Watford, contro gli sbiaditi “reds” di Jürgen Klopp, che vinceranno di sicuro il campionato dopo tre decenni di lacerante attesa ma che da qualche tempo non sono più quelli di inizio stagione. In questa gelida serata, qui, al Vicarage Road Stadium di Watford, potrebbe cambiare il senso dell’annata sinora trionfale del Liverpool.

La clamorosa vittoria dei “calabroni" ha un giovane padre. Ismaila Sarr, senegalese, 22 anni appena compiuti, “figlioccio” e connazionale della stella del Liverpool Sané, che quando quest’anno è arrivato a Watford dal Rennes gli aveva mandato dei messaggini di incoraggiamento. Non solo: Sarr nel 2017 si era trasferito al Rennes rifiutando addirittura il Barcellona, in quell’occasione. Perché Ismaila voleva giocare, punto. Come ha giocato, straordinariamente, questa sera. Mentre il Liverpool dietro oggi è svagato, deconcentrato, curiosamente distratto. E, paradosso, viene punito dalle stesse armi che di solito scatena contro gli avversari.

Dopo un primo tempo combattuto, al 54esimo Sarr segna l’1-0: zampata sotto porta su una rimessa laterale e prolungamento di Doucouré, ma tutta la difesa dei “rossi” dorme. Cinque minuti dopo, la giovane ala senegalese raddoppia: Deeney, centravanti cattivo, brutto da vedere ma straordinariamente utile e generoso, lancia in verticale Sarr, che scatta sul filo del fuorigioco come farebbe dall’altra parte Mohamed Salah se solo fosse in giornata, e infila ancora una volta Alisson con un delizioso colpo sotto. Poi al 72’, l’apoteosi del Vicarage Road, che ammazza la partita e scatena la festa sugli spalti. Ennesimo svarione del Liverpool, stavolta a causa del solitamente superbo Alexander Arnold: passaggio all’indietro folle ad Alisson, Sarr si infila, ruba la palla prima dell’ex portiere della Roma e serve il capitano Deeney che a porta vuota segna il 3-0 con un pallonetto morbido e così lento che è una goduria per i tifosi di casa. Sarr ha anche il tempo, all’81esimo, di divorarsi la tripletta di fronte ad Alisson. 

Oggi il Liverpool non c’è. Non spaventa mai il portiere dei calabroni Foster. Salah non si accende. Firmino gioca dieci minuti, poi scompare e viene sostituito. Mané è innocuo, così come l’indolente Alexander Arnold.

Carabao Cup, l'Aston Villa spazza via il Liverpool più giovane della storia

L'Aston Villa cala il pokerissimo contro il Liverpool più giovane della storia. Ai quarti di finale di Carabao Cup, disputati al Villa Park di Birmingham, non c'è davvero partita: i Villains la sbloccano al 14', poi dilagano grazie all'autogol di Boyes al 17', alla doppietta di Kodjia al 37' e al 45' e al gol di Wesley al 92'. I Reds, che hanno l'intera prima squadra impegnata nel Mondiale per Club a Doha (domani la semifinale col Monterrey) e hanno quindi schierato in campo questa sera la loro seconda squadra, vengono così eliminati dalla manifestazione senza troppe sorprese.

 

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Daily Mail: “Agnelli mediocre, vuole distruggere il calcio. Juve? Come e peggio del Nottingham Forest”

Continua a far discutere, e non solo in Italia, la posizione del presidente della Juventus, Andrea Agnelli, sul futuro del calcio europeo. Le parole nei confronti dell’Atalanta hanno suscitato non poche critiche, ma anche in Inghilterra il numero uno bianconero ha attirato su di sé non poche antipatie. Sul Daily Mail, infatti, Martin Samuel, fra i giornalisti più influenti del panorama britannico, ha usato parole molto forti per criticare lo stesso Agnelli (QUI IL LINK ALL’ARTICOLO ORIGINALE), scrivendo:

SERPENTE – “Il fatto che Andrea Agnelli sia il presidente dell’Associazione dei club europei afferma tutto ciò che occorre sapere sui serpenti striscianti, egoisti e protezionistici all’estremità di questa organizzazione. È un uomo senza una singola cellula di sentimento per lo sport o l’integrità sportiva. Ha avuto la fortuna, fin dalla nascita, di avere il controllo di una delle grandi dinastie del calcio: la Juventus. E da questa posizione di enorme fortuna, vuole distruggere la più grande competizione di club al mondo e il calcio“.

DISTRUGGERE – “Non rovinare, danneggiare, o addirittura rovinare. Distruggere. Se il tipo di struttura proposto da Agnelli dovesse avvenire, la Champions League come competizione di interesse non esisterebbe più. La sua avidità, la sua stupidità, ucciderebbe uno sport che non appartiene ai figli titolari di fondi fiduciari ed eredità, ma agli uomini e alle donne che lavorano in Europa e oltre“.

MEDIOCRE – “Agnelli è una mente mediocre in un mondo sempre più pieno di menti mediocri, quindi è ovvio che è la mediocrità venga premiata. La Juventus non ha un pedigree maggiore del Nottingham Forest. Due corone europee, le stesse di Brian Clough. C’erano 24 squadre nella competizione e solo 16 nella fase a gironi quando la Juventus ha vinto l’ultima volta nel 1996. Era ancora la Coppa dei Campioni la volta precedente, nel 1984-85. La Juventus ha dovuto superare il potente Ilves Tampere di Finlandia, Grasshoppers Zurigo, Sparta Praga e Bordeaux prima di battere il Liverpool in finale“.

DIRITTO DI ESSERE DISGUSTOSI – “Questo è ciò che vogliono Agnelli e l’ECA: il diritto di essere disgustosi. Il diritto di alzarsi e richiedere i soldi. Non vogliono essere bravi, qualificarsi, alzarsi al di sopra dei club su cui sogghignano così altezzosamente. Vogliono il diritto di uccidere i sogni, di strangolare la competizione. Sono piccoli uomini spaventati con piani che renderebbero il calcio noioso e mediocre. Ora resistiamo a questo, o le generazioni future guarderanno i programmi su come era il calcio all’inizio del 21° secolo – prima che Andrea Agnelli e il suo ego spregevole uccidessero il nostro gioco“.

(Fonte: Daily Mail)

La Scozia si arrende: stop al campionato, titolo al Celtic---18-05-20

La Scottish Premiership alza bandiera bianca davanti al virus, nono titolo di fila per i bianco-verdi. Anche il campionato scozzese alza bandiera bianca davanti al coronavirus e dichiara concluso in anticipo il campionato, interrotto lo scorso marzo dopo la 30esima giornata. Con l'annuncio dello stop la classifica finale è stata stilata in base alla media punti: il Celtic è stato proclamato per il nono anno consecutivo campione (51esimo titolo della storia del club), gli Hearts (che hanno annunciato ricorso) sono stati retrocessi in Seconda Divisione. "Avremmo preferito tutti vedere la stagione disputarsi sul campo, negli stadi e davanti ai tifosi - ha detto il presidente della Lega calcio scozzese, Spfl, Murdoch MacLennan -. Il Covid 19 ha provocato il caos nelle competizioni sportive in tutto il mondo e le ripercussioni si faranno sentire a lungo".

La Scozia chiude i battenti seguendo quanto fatto da Olanda, Belgio, Cipro e Francia. Lo stop al campionato premia dunque il Celtic che dopo 30 giornate in classifica aveva 13 punti di vantaggio (con una gara in più) sui Rangers Glasgow, qualificati alla prossima Europa League insieme al Motherwell. Con la sospensione delle coppe nazionali dovrebbe accedere all'Europa League anche l'Aberdeen quarta forza del campionato. "Venerdì, i club della Ladbrokes Premiership hanno espresso la loro chiara e unanime opinione sul fatto che non ci fosse alcuna prospettiva realistica di completare le partite in sospeso", ha affermato Neil Doncaster, amministratore delegato della Scottish Premiership.

Dl Rilancio, norma taglia-ricorsi e potere alle Federazioni di chiudere i campionati: adesso la Figc può decidere lo stop alla Serie A

Il governo con una mano dà il via libera agli allenamenti, con l’altra prepara il terreno allo stop di tutte le competizioni. Serie A compresa. Nello stesso giorno in cui arriva l’ok del Comitato tecnico-scientifico per le sedute in gruppo a partire dal 18 maggio, ecco che nel Decreto Rilancio spunta una norma “salva campionati”, con cui l’esecutivo dà il potere alle Federazioni di chiudere tutto e taglia la testa ai ricorsi con un unico grado di giustizia sportiva, affidato al Collegio di garanzia presso il Coni. Un segnale inequivocabile, che forse solo la Serie A ossessionata dalla ripresa (e dai soldi dei diritti tv) non ha colto.

In teoria ieri la FederCalcio avrebbe dovuto festeggiare un ulteriore passo verso la normalità: il parere “non ostativo” degli scienziati è arrivato, dal 18 la Serie A può scaldare i motori. In realtà anche questa è una sonora bocciatura per la Figc del presidente Gabriele Gravina. Il verbale del Cts definisce “largamente lacunosa e imperfetta” la documentazione fornita dalla Figc, e aggiunge che “non si sono avuti riscontri adeguati ai rilievi sollevati”. Insomma, il protocollo con cui la FederCalcio pensava di azzerare i rischi e far ricominciare la Serie A proprio non stava in piedi: bisognerà riscriverlo.

Le condizioni poste dai tecnici sono severissime, quasi incompatibili col calcio giocato. La Figc contava di chiudere i calciatori in ritiro, fare esami in continuazione e trattare gli eventuali contagiati come semplici “infortunati”. Invece il governo ha stabilito che al primo infetto l’intera equipe dovrà fare 14 giorni di quarantena. Adesso parliamo di allenamenti, ma se dovesse ricominciare il campionato, con partite ogni 72 ore per finire entro agosto, con questa regola un positivo farebbe saltare tutto il calendario. Attenzione, questo non vale solo per i calciatori: cade la distinzione fra gruppo interno e gruppo esterno ipotizzata dal protocollo; chiusi in ritiro dovranno starci tutti, anche dirigenti, tecnici, persino magazzinieri, maestranze. Non sarà facile far accettare ai giocatori una clausura forzata di settimane, figuriamoci ai lavoratori comuni. E poi c’è il problema enorme dei medici sociali, su cui il Cts scarica tutta la responsabilità, proprio mentre gli specialisti dei club erano già in rivolta e chiedevano una depenalizzazione.

Figc e Lega non si arrendono: il protocollo sarà riscritto, si studiano soluzioni alternative, ad esempio una polizza assicurativa per coprire i rischi sanitari e tranquillizzare i medici. Tornare ad allenarsi, spendere soldi per poi non giocare sarebbe una doppia beffa, che i club non possono permettersi: infatti adesso il calcio andrà in pressing sul premier Conte per ottenere certezze su una data per la Serie A. Ma è evidente che oggi la ripresa sia più improbabile di ieri. Per questo assume particolare valore l’altro intervento del governo: nell’ultima bozza del Dl Rilancio è stato inserito un articolo sulle “Disposizioni processuali eccezionali per i provvedimenti relativi all’annullamento, alla prosecuzione e alla conclusione delle competizioni e dei campionati, professionistici e dilettantistici”.Le Federazioni possono adottare in deroga alle norme provvedimenti per proseguire o concludere le competizioni, compresa la definizione delle classifiche o la composizione dei tornei della prossima stagione. È la norma salva-campionati che il calcio chiedeva: indicazioni su come farlo non ce ne sono (è una questione sportiva), i ricorsi ci saranno lo stesso ma il governo prova a ridurne le conseguenze da una parte fornendo appunto alle Federazioni uno “scudo” normativo, dall’altra accorciando i tempi. Un po’ come aveva già fatto l’ex sottosegretario Giorgetti ai tempi del caos in Serie B, ci sarà un unico grado di giudizio sportivo, al Coni, poi si passerà direttamente alla giustizia amministrativa, Tar e Consiglio di Stato, che però dovranno pronunciarsi rapidamente (ed evitare sospensive cautelari). Insomma, in un mese tutto il contenzioso potrebbe essere risolto, ma meglio muoversi per tempo. Per questo adesso la Figc può davvero chiudere il campionato.

 

Si arrende anche l'Argentina: campionato definitivamente sospeso--29-04-20

BUENOS AIRES - L'Argentina alza bandiera bianca e dichiara definitivamente sospeso, a causa del coronavirus, il campionato. Lo ha dichiarato, in un'intervista all'emittente Tnt Sports, il presidente della federcalcio (Afa) Claudio 'Chiqui' Tapia: "Tutti i campionati sono finiti, e domani questa decisione verrà ratificata dal comitato esecutivo, che si svolgerà in videoconferenza. Torneremo in campo solo quando le autorità sanitarie ci daranno il via libera - ha detto Tapia -. Insomma, si giocherà quando sarà il momento giusto".

Nel corso del meeting si stabiliranno i criteri di ammissione alla prossima Coppa Libertadores mentre non ci saranno retrocessioni per questa e per la prossima stagione. Salvo quindi il Gimnasia di Maradona, 19esimo al momento dello stop. L'ultima partita di campionato giocata in Argentina è stata quella del 10 marzo scorso fra Estudiantes e Racing Club, finita 2-1 per gli ospiti. Con questo stop definitivo, l'attività dovrebbe riprendere a settembre.

Coronavirus, scudetto all'Atalanta: aperta ufficialmente la petizione online

Un comitato si è fatto promotore dell'iniziativa, concepita come un riconoscimento al bel calcio espresso dalla squadra di Gasperini ma soprattutto come tributo alla popolazione di Bergamo, duramente colpita dal Covid-19

Da una semplice idea a una vera e propria proposta: l'assegnazione dello scudetto all'Atalanta diventa oggetto di una petizione online. Bergamo è tra le province più drammaticamente colpite dalla furia del coronavirus e la scioccante immagine delle colonne dei camion militari che hanno portato in altre Regioni le numerose vittime del Covid-19 ha fatto il giro d'Italia e del mondo. Ecco perché, se il campionato non potesse ripartire, c'è chi vorrebbe che lo scudetto venisse assegnato alla formazione orobica.
 
Un tributo al bel calcio espresso dalla squadra di Gasperini, quarta in classifica con il miglior attacco della serie A e qualificatasi ai quarti di finale di Champions League, ma anche e soprattutto un atto di vicinanza e solidarietà alla popolazione di Bergamo. E' ufficialmente partita una raccolta di firme, della quale si è fatto promotore il 'Comitato Scudetto alla Dea'.
 
"Com'è noto, l'emergenza Covid-19 ha fermato anche il campionato di calcio di serie A e, allo stato attuale, appare assai improbabile che possa ripartire. Tra le possibilità avanzate c'è anche quella di non assegnare il titolo 2019-2020 - si legge sulla piattaforma 'Change.org', dove è possibile aderire all'iniziativa - La nostra proposta, invece, è quella di assegnarlo all'Atalanta, sia per i meriti sportivi dimostrati sul campo soprattutto negli ultimi due anni, sia per rendere omaggio alla città di Bergamo, simbolo dell'Italia che soffre a causa del coronavirus". La petizione sarà presentata alla Lega Serie A .

 

Arriva il colpo di

 scena

 dall'UEFA?

Secondo quanto riportato da Sky Sport, è terminata da poco la riunione tra le varie Leghe per tracciare la linea comune della FIGC. Erano presenti AIC (calciatori), AIAC (allenatori) e l’AIA (arbitri).

 

La Federcalcio ha informato le rispettive associazioni del percorso intrapreso nel caso in cui si dovesse riprendere a giocare e nel caso in cui il campionato dovesse finire. In caso contrario, però, la FIGC sta già pensando al piano B e ha già preso una prima decisione: saranno mantenute le promozioni e retrocessioni, in modo tale da avere anche la prossima Serie A sarà a 20 squadre, allontanando così l’ipotesi paventata nelle ultime settimane di una possibile Serie A a 22 squadre. La FIGC, poi, si è detta disposta a prorogare il termine della stagione (attualmente fissato per il 2 agosto) qualora l’UEFA dovesse comunicare una nuova data, diversa dal 3 agosto, come ripresa di Champions ed Europa League.

La Lega Calcio ha pronto un documento nel quale si chiede più precisione sulla riapertura o una responsabilità sulla decisione di chiudere il campionato. Non è stato inviato a Conte anche perché rischia di essere un boomerang. La Figc incontrerà la commissione tecnico-scientifica del governo per studiare con i medici sportivi un protocollo che abbia doppia valenza e che magari permetta di iniziare prima gli allenamenti individuali nei centri. 

E il caso di Dybala non aiuta: è ancora positivo dopo quattro tamponi fatti. Il quotidiano nazionale scrive: “Il campionato è sempre più appeso a un filo. Tanto che la Figc, nel prossimo Consiglio Federale, fissato l’8 maggio, comincerà a prendere in esame su come comportarsi e cosa fare nel caso in cui calasse il sipario sul campionato. A meno che la Uefa non cambi programma e decida che a settembre la stagione ricomincerà da dove si è interrotta questa. A Nyon ci stanno pensando”. 

 

Almeno 10 su 20 club a rischio fallimento: la politica può ‘sacrificare’ la Serie A

Le parole e le perplessità del Ministro dello Sport Vincenzo Spadafora sulla ripresa degli allenamenti dal 18 maggio destano preoccupazione all’interno della Lega di Serie A. In caso di ulteriore rinvio sarebbe praticamente impossibile concludere la stagione in corso.

 

Secondo La Repubblica, il massimo campionato di calcio italiano è in “pericolo”: “La bolla rischia di scoppiare. Il calcio è un’industria indebitata fino al collo e alcune società hanno già iniziato a spendere soldi che incasseranno solo nella prossima stagione. Almeno 10 su 20 in A rischiano il fallimento: lo hanno messo nero su bianco in un documento che circola tra i presidenti. Se questo campionato non si giocasse, e se il prossimo dovesse essere disputato a porte chiuse fino al 31 dicembre, per la stagione 2020/21 la Lega stima perdite del 25% almeno. Il mancato incasso della campagna abbonamenti costringerà molte società a ristrutturarsi, senza quella liquidità che normalmente arriva in estate in un momento cruciale per pagare gli stipendi e garantire il mercato. Le tv, poi, hanno già chiesto uno sconto per il prossimo campionato, per rientrare dei danni subiti in questo. Per coprire le perdite, i club dovrebbero ridurre per un anno ancora gli stipendi dei calciatori e chiedere sconti sui giocatori presi in prestito con riscatto, la tipica operazione per allestire una rosa rimandando i pagamenti“.

La Serie A potrebbe dunque subito un drastico ridimensionamento. Un prezzo che la politica può pagare in questo momento d’emergenza: “E se il resto d’Europa ripartirà, l’Italia dovrà svendere i pezzi pregiati e trasformarsi in un discount, quello che è successo al campionato olandese: una vetrina alla mercé dei club europei. La pandemia insomma avrebbe come effetto quello di “riformattare” un sistema già in crisi e fuori controllo da tempo. Ma, temono adesso i club di Serie A favorevoli alla ripresa, questo potrebbe essere un rischio che la politica è disposta ad accettare, oppure un vero obiettivo: in tempo di crisi, ridimensionare spese e follie del calcio dei paperoni può produrre consensi nell’elettorato populista“.

 

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Spadafora: "La Francia ha chiuso, noi lasciamo spiraglio a ripresa campionato"

SERIE A

Spadafora: "La Francia ha chiuso, noi lasciamo spiraglio a ripresa campionato"

 

"Sentiero per ripresa campionato serie A sempre più stretto"

Il ministro dello sport: "La maggioranza dei presidenti potrebbe chiederci di sospendere tutto, la Lega cominci a pensare ad un piano B"

Il campionato di serie A sembra andare verso lo stop, come l'Olanda, come la Francia. Significative le parole del ministro dello sport Vincenzo Spadafora che ha spiegato stamattina a La7: "Oggi e domani audizioni fra Figc e la Cts, il comitato tecnico scientifico, sul protocollo medico. Il protocollo della Figc non era sufficiente, ecco perché non abbiamo consentito subito gli allenamenti, il 4 maggio... Ma io vedo un sentiero molto stretto per la ripresa del campionato. C'è incertezza ma l'alternativa all'incertezza è far seguire anche all'Italia la stessa strada di altre Paesi. Io fossi nei presidenti delle società di calcio mi preoccuperei di una ripresa sicura: consiglio al calcio un piano B. Nei prossimi giorni potremmo avere una sorpresa, visto che la Lega si riunisce di nuovo: la maggioranza dei presidenti di A potrebbe chiederci di sospendere tutto. Io fossi al posto loro penserei alla prossima stagione, inutile che i presidenti scrivano al presidente Conte, pressioni inutili, il governo deciderà insieme ".

"Io sarei folle a demonizzare il calcio, sennò il prossimo anno mancherebbero le risorse. Lo so bene. Ma gli allenamenti singoli dal 4 maggio sono impossibili e io oggi non posso dire se a metà giugno si potrà tornare a giocare. Ma se non ci sarà sicurezza anche il campionato dovrà fermarsi". E ha attaccato di nuovo Lega e Sky che non hanno voluto le partite in chiaro (sulla Rai) in marzo, poco prima che si fermasse tutto. "Cosa accadrebbe adesso se riprendiamo e poi il giorno dopo un giocatore diventa positivo?". Quesito che i medici e gli scienziati non hanno mai risolto.

 

CALCIO

La serie A e l'incubo dello stop definitivo: ecco cosa può succedere, gli scenari fino alla D

Discriminatoria e illogica, secondo il sindacato calciatori, la decisione di non riaprire gli allenamenti individuali dal 4 maggio come per altre discipline (non di squadra). Su questo fronte l'Aic è al fianco dei presidenti che ieri, per tutto il pomeriggio, sono stati a "limare" un duro comunicato contro il governo, un appello al Premier Conte, una nota superata poi in serata dalle parole di Spadafora, che ha anche chiamato Tommasi. Ha parlato poi anche Lotito, uno dei pochi che ha il coraggio di esporsi: ma dove sono finiti i big, la Juve, il Milan, l'Inter, la Roma? E De Laurentiis, sempre così netto nel suo pensiero? La verità, come da noi scritto, è che ci sono club, in seno alla Lega di A, contrari, o quantomeno perplessi, su una riapertura del campionato. Per interessi e convinzione. La Lega, comunque, è infuriata con Spadafora, "che avesse almeno il coraggio di andare in tv e dichiarare chiusa questa annata, come hanno fatto in Francia" sostengono i "falchi". Il ministro pare che questa tentazione l'abbia avuta di fronte alle continue pressioni di certi presidenti, da lui ben conosciuti. Pressioni nei suoi confronti e anche nei confronti di altri ministri, fra cui la Lamorgese.

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Playoff e playout per salvare la stagione, ma dopo lo stop di Parigi vacilla il calcio mondiale

Pressioni che non sono piaciute nemmeno a Malagò, oltre che ai massimi livelli istituzionali. La Lega di A chiede date certe sulla ripartenza, "che senso ha-spiegano-allenarsi il 18 maggio se poi non c'è la sicurezza di tornare in campo per il 14 giugno, data ultima per salvare questa stagione?". Ma in questa situazione, con calciatori di nuovo positivi, altri che sono scappati all'estero, come si fa a dare certezze? Lo scontro ormai è rovente, questa potrebbe essere la settimana decisiva.

Intanto, i presidenti si sono dati appuntamento per venerdì 1 maggio, la Festa dei Lavoratori: assemblea dedicata anche alle strategie da prendere nei confronti delle tv che non pagheranno l'ultimo bimestre dei diritti, 220 milioni. A Sky spetta la quota più alta (130 milioni più Iva), poi Dazn e Img (diritti esteri). Le tv non pagheranno. La Lega farà causa, si rivolgerà al tribunale civile di Milano, ora chiuso, chiedendo un'ingiunzione di pagamento. Ma tutto dipenderà se si tornerà in campo: se si chiude la stagione (come ormai è probabile), è una tragedia per alcuni club che rischiano di non iscriversi alla prossima. Sky ha già chiesto un consistente sconto per il 20-21: alcuni presidenti vorrebbero trattare (purché venga saldata l'ultima rata). Altri sono per il pugno duro, durissimo. Il contratto in realtà è blindato, per questo e il prossimo anno (lo aveva fatto De Siervo, quando era ad di Infront Italia, advisor della Lega). Ma questa è una situazione speciale, conviene trattare. Conviene a tutti. Alle tv e i presidenti. Conviene a tutto il calcio, sino ai dilettanti, che senza i soldi della Lega di A andrebbe in crisi, forse anche in default.Insomma, è arrivato il momento di sotterrare l'ascia di guerra: inutile il tutti contro tutti, Malagò contro Gravina (e viceversa), il ministro contro la Lega, la Lega contro la Figc, i calciatori e i presdenti contro il governo, la Lega contro le tv (e vicevera). Così si va poco lontano. Anzi, si fa la fine di Francia e Olanda che hanno chiuso tutto e arrivederci a settembre. Dei playoff e dei playout, pur consentiti e anzi caldeggiati dalla Uefa, in Lega non vogliono sentire parlare, alcuni club non accetterebbero mai. Una follia buttare all'aria così una stagione, sostengono in molti. Meglio chiudere bottega, tanto si sa già chi andrà in Champions il prossimo anno, spiegano altri. Ora siamo davvero arrivati alla resa dei conti.

Tommasi ha spiegato oggi di aver solo chiesto a Spadafora di applicare i protocolli degli sport individuali. "Vedo inverosimile che riprenda il calcio, nel rispetto dei calciatori. Non è il tennis o la Formula 1, c'è il contatto fisico", ha spiegato il viceministro della Salute, Pierpaolo Sileri. Gravina intanto ha convocato un consiglio federale per l'8 di maggio, il giorno prima la Lega Pro dovrebbe decidere di cancellare il suo campionato (oggi i medici dei club hanno ribadito di non essere in grado di rispettare il protocollo medico). La Lega B vorrebbe giocare sino ad agosto, quella Dilettanti è pronta a pensare al futuro, alla ripartenza di settembre. L'8 maggio potrebbe essere un giorno decisivo per le sorti del calcio italiano.

La Ligue 1 si ferma definitivamente: il Governo francese sospende lo sport fino a settembre

In un intervento del Primo Ministro al Parlamento francese, è stata data la comunicazione dell'interruzione ufficiale del campionato transalpino.

La Ligue 1 2019-2020 si ferma qui, senza ulteriori rinvii. A comunicarlo è il Primo Ministro Edouard Philippe in un intervento al Parlamento francese.E' questa la frase con cui il Primo Ministro annuncia la chiusura del campionato francese, facendo da conclusione a un lungo discorso in cui viene specificato che no saranno autorizzati eventi di nessuna natura che possano creare assembramenti di persone. Nel criterio di distanziamento sociale, Philippe annuncia infatti che le mascherine saranno obbligatorie ovunque in presenza di persone e che la ripresa della vita normale sarà graduale, per questo motivo sport di squadra e di contatto non potranno in alcun modo essere autorizzati.Come assembramenti, sia pubblici che privati, sono considerati gruppi oltre le 10 persone, per questo motivo il calcio non potrà ripartire.La stagione sportiva non riprenderà prima di settembre e a questo punto si sollevano molti interrogativi, da come potranno fare i club per quanto riguarda la Champions League (si dovrebbe giocare ancora Juventus-Lione, per esempio) e sconfinando in altri sport che ne sarà del Tour de France.

 

 

Non è ancora finita nel dimenticatoio l’ipotesi dei play off di Serie A anche se andrebbero ridiscussi i diritti tv.

Chi vuole ricominciare con il calcio ha soprattutto interessi economici. E’ ormai palese. Nell’ultimo anno il calcio ha fatturato 3.8 miliardi di euro, con un indotto di 7,5 miliardi, e pagato tasse per 1,7 miliardi.

 
 
Anche se i tornei dovessero finire qua. L’Inter entrerebbe in CL con Juve, Lazio e Atalanta. Roma e Napoli in EL sicuramente se la classifica fosse questa. Non è ancora finita nel dimenticatoio l’ipotesi dei play off di Serie A anche se andrebbero ridiscussi i diritti tv. Si possono fare a 8, 6 o 4 squadre. Ma qualsiasi formula potrebbe scontentare un club o l’altro.
 
(Fonte: La Repubblica)

 

Uefa: "Finire i campionati, caso contrario conta la classifica". Subito 70 milioni ai club

Il massimo organismo europeo ha dettato le linee della fase di emergenza. Si cercherà di portare a termine la stagione, altrimenti per partecipare alle coppe prevarrà il merito sportivo acquisito al momento. Anticipati i compensi economici ai club

L’Uefa ha raccomadato alle Leghe e alle Federazione di fare il possibile per completare i campionati domestici entro fine luglio per lasciare spazio, in agosto alle Coppe europee. Ma Ceferin nell'esecutivo di oggi ha preso anche in esame l'ipotesi che qualche Paesi non potesse concludere la stagione (Olanda e Belgio sono in bilico): in questo caso, è stato stabilito che varranno i meriti sportivi acquisiti sul campo fino al momento dell’interruzione. Meritocrazia, quindi, e non raking storico Uefa. Per l'Italia, in caso di stop al campionato, vorrebbe dire che in Champions il prossimo anno andrebbero le prime quattro della classifica alla 26a giornata, il 9 marzo, quando si era fermato tutto:sono Juventus, Lazio, Inter e Atalanta. Slitta intanto al 2022 (dal 6 al 31 luglio) l’Europeo donne previsto originariamente per il prossimo anno.

Il Comitato Esecutivo Uefa ha anche deciso di sbloccare immediatamente i pagamenti dei compensi dei club relativi al loro contributo alle competizioni delle Nazionali, alla luce dell'attuale crisi e delle difficoltà finanziarie che molti club stanno affrontando in tutta Europa a causa dell'emergenza coronavirus. Verranno assegnati 50 milioni ai club che hanno rilasciato giocatori alle 39 squadre nazionali non coinvolte negli spareggi delle Qualificazioni Europee;  17.7 milioni ai club che hanno rilasciato giocatori alle 16 squadre nazionali coinvolte negli spareggi delle Qualificazioni Europee (esclusi i pagamenti per gli spareggi, che saranno pagati al completamento degli spareggi); - Il saldo di 2,7 milioni di euro relativo ai giocatori rilasciati per gli spareggi sarà distribuito al termine di queste partite di spareggi in autunno. Per il torneo Euro 2020, verranno distribuiti 70 milioni di euro tra quei club che hanno rilasciato giocatori per le qualificazioni europee e la Uefa Nations League e i restanti 130 milioni di euro saranno distribuiti tra quei club che rilasceranno giocatori per Uefa Euro 2020. Questi pagamenti andranno a beneficio di un numero molto elevato di club in tutta Europa e forniranno loro ossigeno vitale in un momento critico: 676 squadre provenienti da 55 federazioni nazionali riceveranno cifre che vanno da 3.200 a 630.000 euro per il loro contributo alle qualificazioni europee e alla Uefa Nations League per il periodo 2018-20.

Agnelli: "Iniezione di liquidità necessaria"

"In questi tempi difficili in cui molti club si trovano ad affrontare problemi finanziari, in particolare con il loro flusso di cassa, era nostro dovere assicurarci che i club stessi ricevessero questi pagamenti il più rapidamente possibile". Così il presidente della Uefa, Aleksander Ceferin.
"un'iniezione di liquidità necessaria alle finanze dei club ed è il risultato del lavoro congiunto della Era con la Uefa per la protezione dei club in questo momento di minaccia esistenziale", ha spiegato il presidente della Juventus, Andrea Agnelli.
Allenamenti, Ronaldo come la Pellegrini...
Il governo italiano ha intenzione di fare riprendere il campionato di serie A in estate, con le massime misure di sicurezza. Ma bisognerà andare per gradi. Fase 1: allenamenti individuali, Ronaldo da solo a correre alla Continassa come la Pellegrini da sola in corsia a Verona. Questa fase dovrebbe avere il via libera dal 4 maggio. Spadadora ha promesso una risposta a breve, probabilmente all'inizio della prossima settimana. Molti giocatori, vedi appunto Ronaldo, sono ancora all'estero e devono rientrare. Fase 2: allenamenti collettivi perchè il calcio è uno sport di squadra, di contatto. Si potrebbe riprendere col pallone soltanto intorno al 18 maggio. Fase 3: via al campionato, alle 12 giornate che mancano, più quattro recuperi, 124 partite in tutto da giocare di sera, tre volte alla settimana (favorito chi ha la rosa lunga). La date ipotizzata dalla Lega, se gli allenamenti collettivi iniziassero davvero il 18 maggio e non ci fosse nessun intoppo (leggi: giocatori positivi), è giugno. Forse un po' presto ai primi del mese, più fattibile sabato 13. E chiusura di questa stagione infernale a fine luglio, tranne per i cinque club impegnati nella Coppe europee.

I presidenti di A sostengono che se ai primi di maggio ripartono 2,8 milioni di lavoratori, non si vede perchè, in ritiri superblindati e supersanificati, non si debbano allenare anche i calciatori. Certo, la Lega vorrebbe una garanzia dal governo, cioè che la stagione possa riprendere, e concludersi, altrimenti che senso avrebbe allenarsi? Ma è meglio andare per gradi, ora nessuno può dare queste garanzie. Bisognerà vedere come procede la curva dei contagi, soprattutto in Regioni ad alto rischio come Lombardia e Piemonte (per questo si cercano già i campi neutri). Anche il senatore Matteo Renzi, Italia Viva, è con il calcio: bacchetta Spadafora, un discorso “populista e demagogico”, e spiega che “è evidente che ci voleva il lockdown ed è stato giusto farlo, ma quando riparti, non riparti solo con le fabbriche", ma anche con il mondo dello sport, tutto lo sport. Certo, i problemi sono ancora tanti. E vanno risolti in fretta. Nel frattempo, la commissione medica voluta da Gravina dovrà mettere mano ad un protocollo che non piace a nessuno, a cominciare dai medici sociali: ma il ministro Spadafora ha come riferimento la Fmsi di Maurizio Casasco e Fabio Pigozzi che hanno studiato nei minimi dettagli il percorso per la ripartenza non solo dello sport professionistico ma anche di quello amatiriale. Prevista anche una task force di medici specializzati che dovranno occuparsi dell'antidoping in serie A perchè quelle 124 partite ancora da giocare dovranno essere una cosa seria. Subito dopo il 4 maggio ci sarà un consiglio federale della Figc: per Gravina è il tempo delle decisioni. Perchè, come dice giustamente Spadafora, il calcio non è solo la serie A.


 

 

La Lega di Seria A, guarda guarda, si ricompatta non appena dopo che i veri padroni del calcio (le tv capitanate da Sky) hanno inviato un messaggio chiaro sui pagamenti che verrebbero meno se non si finisse il campionato. E così tutti sull’attenti. Compresi i club (vedi Brescia o Udinese) che fino al giorno prima volevano fermare tutto, chissà forse per evidenti vantaggi di classifica. Che tristezza, se non fosse una tragedia che rischia di finire in farsa facendo vomitare. In sintesi la Serie A vuole finire il campionato. Alla faccia del contagio, dei rischi, del fatto che l’immagine che si darebbe ai cittadini ancora privati di molte libertà di stare assieme sarebbe quanto meno inopportuna, del fatto che mentre altri spettacoli saranno costretti a chiusura a tempo indeterminato perché impossibile prevedere, ad esempio, concerti o teatri con persone assieme sul palco, ecco che il pallone gonfiato parla a sproposito, individuando un protocollo che favorirebbe la ripresa a suo dire.

Un protocollo che nessun medico vuole però portare davanti a un ministro, Spadafora (coadiuvato da Speranza), il quale sa bene che impatto sociale avrebbe far ripartire attività di secondo piano rispetto ai sacrifici che la gente comune deve fare ancora per chissà quanto tempo. ( Il protocollo prevederebbe qualcosa tipo 100.000 tamponi per sti stronzi prima, durante e dopo la partita, QUANDO, stramaledetto Odino, a noi non ci tamponano nemmeno in caso di incidente: c'è la cognata della collega di mia moglie chiusa in casa da una settimana con febbre a 38 senza tampone, le hanno detto:" Lei è un sospetto Covid, stia in quarantena con tutta la famiglia e speriamo "na maronna". Poi arrivano sti bimbi minchia e gliene facciamo 100.000 perchè devono prendere a calci una palla perchè sennò SKY non paga.......ok, io per sta gente voglio che salti fuori GODZILLA da una qualche breccia per mangiarseli...... L'articolo prosegue così:"Inutile affermare che il calcio è un’industria, per cui come per le altre del Paese valgono le norme che il governo esprimerà per il 4 maggio. Chiamare industria il calcio è solo una formalità, perché è un gioco e rimane tale, alla pari di altri sport di squadra che hanno già deciso lo stop totale per questa stagione. Ma il calcio, vittima dei suoi debiti e dei suoi bilanci truccati più del visagista delle dive, non vuole saperne, aiutato anche da organi di stampa e televisioni che con esso hanno speculato, portando il tutto a creare una bolla che sta per esplodere. (Volesse Iddio MALEDETTI !!!) Il fatturato è vero che produce 4,7 miliardi di euro che corrisponde al 12% del Pil del football mondiale. Ma di questi miliardi la maggior parte finisce nelle tasche di giocatori, dirigenti, società spesso con sede fiscale all’estero, agenti e sponsor. Il resto, le briciole, vanno agli altri lavoratori che vi fanno parte (vedi per esempio magazzinieri) che attualmente sono in cassa integrazione per lo più. A loro i club non sembrano pensare, però.

Ripartire significherebbe produrre problemi di sicurezza. Hai voglia a parlare di test sui giocatori a spese dei club (ovvio, ma comunque sarebbero sparsi e toglierebbero risorse a ospedali che attualmente faticano a produrli per i pazienti “comuni”). Hai voglia a parlare di sicurezza negli allenamenti quando un cittadino non può nemmeno andare a correre con un amico. Hai voglia a dire che in campo si manterrebbero le distanze di sicurezza, a meno che non si voglia far marcare l’avversario a due metri di distanza. Hai voglia a parlare di ritiri dorati a tempo indeterminato, quando una persona fatica ad andare a trovare anche solo un parente o un amico in ospedale.Il calcio e chi lo sponsorizza adesso si sta macchiando di ridicolo. Riprendere sarebbe come rivivere la finale tra Juve e Liverpool dell’Heysel. Dopo 39 morti la sceneggiata in campo, con tanto di festeggiamenti finali. Un’immagine indelebile che dovrebbe far riflettere ancora oggi. Giocare sarebbe venire meno ai migliaia di morti, ai malati, a chi ha sofferto e soffre, a chi ha perso il lavoro e di certo l’ultima cosa a cui pensa oggi è rifare un abbonamento alla tv per vedersi una partita a carissimo prezzo.Il pallone è gonfiato a dismisura come i suoi padroni, inutile dire che non vogliono sentirsi privilegiati. Questo virus forse potrà produrre uno sport più a misura d’uomo, senza eccessi. L’occasione è importante per fare un passo indietro, non per farne uno verso un ulteriore baratro. Ecco io spero nel baratro per sti stronzoni: è vero ci sono magazzinieri, preparatori, i calciatori della serie C, della serie D che certo non incassano milioni ma cazzo, cazzo E' NECESSARIO UN FORTISSIMO RIDIMENSIONAMENTO per sta merda. PUNTO !!!!!!

UFFICIALE, l’Olanda archivia il campionato e non assegna il titolo: ecco cosa succede

Ora è ufficiale. Il calcio olandese chiude i battenti a causa del coronavirus e dà appuntamento direttamente alla prossima stagione. L’annuncio arriva dall’Eredivisie, che ha messo in chiaro che la stagione non sarà completata. Quindi niente promozioni, niente retrocessioni. La soluzione è stata approvata con 16 voti a favore, 9 contrari e 9 schede lasciate in bianco. Per quanto concerne le coppe europee farà fede la classifica in vigore al momento della sospensione, come stabilito dalla UEFA. Il titolo di campione d’Olanda non sarà assegnato ma al primo posto viene considerato l’Ajax – stessi punti dell’Az Alkmaar, ma migliore differenza reti – che accede così ai playoff della prossima Champions, mentre l’Az partirà dal secondo turno preliminare. Il Feyenoord, terzo secondo la classifica momentanea, verrà iscritto alla fase a gironi dell’Europa League, a cui prenderanno parte anche Psv Eindhoven e Willem II ma partendo dal secondo turno di qualificazione. La decisione non ha raccolto solo consensi, con l’Utrecht si parla già delle prime intenzioni di fare ricorso.

Coronavirus, l'Olanda verso lo stop: il premier Rutte ferma lo sport fino a settembre

L'Eredivisie dovrà quasi certamente rinunciare a ogni possibilità di completare la stagione dopo la decisione dell'esecutivo. La Federcalcio olandese (KNVB): "Non intendiamo continuare a giocare sulla base del provvedimento del governo, ci consulteremo con la Uefa per la decisione definitiva"

La stagione del calcio olandese rischia di essere giunta al capolinea. La decisione del premier Mark Rutte mette spalle al muro l'Eredivisie: stop alle manifestazioni sportive fino al prossimo 1 settembre. Nessuna possibilità di partite a porte chiuse, il che rende impossibile per il massimo campionato olandese la chiusura entro il 3 agosto, deadline indicata dalla Uefa per portare a termine i campionati e le coppe nazionali in vista della prossima stagione. Immediata è arrivata la risposta della federcalcio olandese, la KNVB: "A questo punto, non intendiamo continuare a giocare le competizioni della stagione 2019/20. Sulla base della decisione odierna del governo, ci consulteremo con la Uefa e prenderemo una decisione definitiva". L'Esecutivo Uefa, in programma giovedì, diventa a questo punto vitale non solo per l'Eredivisie ma per tutto il calcio europeo, visto che potrebbe dare un indirizzo da seguire per chiudere le stagioni d'ufficio. Venerdì è in programma una riunione tra la KNVB e tutte le componenti del calcio olandese per discutere la chiusura dei campionati.

Spadafora gela il calcio italiano: "Non do per certa la ripresa"

Il ministro dello sport: "Non sono scontati gli allenamenti il 4 maggio. Ma riprenderli non deve dare l’illusione che automaticamente voglia dire riprendere il campionato". Frecciata a Gravina: "Non voleva l'autonomia?"

Una doccia fredda sul calcio italiano. Il ministro dello sport Vincenzo Spadafora rimanda la ripresa degli allenamenti e gela le attese della Federcalcio e della Lega Serie A, che non vedono l'ora di riprendere il campionato. “Oggi non do per certo né la ripresa del campionato né degli allenamenti il 4 maggio”, il messaggio del ministro al Tg2. Poi, una frecciata al n.1 della Figc Gavina, dopo il suo intervento di domenica sera: "Quando il mondo del calcio non vuole decidere o non vuole farlo per motivi economici dice che è il governo che deve farlo. Quando poi il governo interviene a gamba tesa rivendica la sua autonomia". A scaldare il ministro anche il tema delle partite in chiaro: "Quando ho provato a fare questa cosa nel periodo di massima emergenza, ho avuto un confronto a dir poco acceso che non è ancora mai ripartito con l'ad di sky e il presidente della Lega Serie A".

Il colpo è durissimo per la Serie A che, in un consiglio di Lega (ma erano assenti i club dissidenti, che in consiglio non hanno rappresentanti) ha votato "all'unanimità l'intenzione di portare a termine la stagione sportiva 2019-2020, qualora il Governo ne consenta lo svolgimento, nel pieno rispetto delle norme a tutela della salute e della sicurezza". Poche ore, e Spadafora ha soffocato questo slancio di entusiasmo: "Il calcio è l'ultimo dei problemi. Oggi non si può dare per certa nessuna riapertura se prima non capiamo le possibilità per il nostro Paese. Ora dobbiamo capire se il mondo del calcio sono pronti a riprendere. Valuterò con molta attenzione la ripresa degli allenamenti, ma questo non deve dare l’illusione che automaticamente voglia dire riprendere il campionato”.
Chiusura sui bonus di 600 euro ai lavoratori dello sport: "Dalla prossima settimana riusciremo a dare sui conti correnti delle persone che ne hanno fatto richiesta il bonus di 600 euro per i collaboratori sportivi, e non solo per chi ha un reddito fino a 10 mila euro. Stiamo recuperando le risorse per soddisfare tutte le richieste. E dalla prossima settimana sarà attivo il fondo per finanziamenti da 100 milioni di euro presso l'istituto per il credito sportivo, per non far fallire decine e centinaia di centri sportivi e palestre del territorio. A me interessa che riparta tutto il mondo dello sport, e il mondo del calcio ha un valore enorme sia economico che sociale, ma noi dobbiamo pensare a una riapertura anche per tutti gli altri mondi, dove ci sono persone che lavorano tra l'altro per stipendi ben inferiori a quelli del calcio".

 

Se la serie A non riparte chi andrà in Champions League?

A questo punto è meglio che la serie A si prepari ad un piano B, come suggerisce Malagò, perché la questione si fa sempre più ingarbugliata: domani, mercoledì, il ministro Vincenzo Spadafora, collegato con tutto il mondo del calcio, dovrebbe spiegare che è prematuro riaprire già il 4 maggio agli allenamenti per gli sport di squadra (e questo riguarda anche basket, volley, pallanuoto e c.). Via libera quindi solo agli sport individuali, alla Pellegrini e a Tortu. E i calciatori che fanno senza pallone, senza tackle? Corricchiano da soli? Non è più calcio.

L'asticella per fare allenare Ronaldo e c. in gruppo, anche se con tutte le cautele, sarà spostata più avanti: ma se, per ipotesi, il via libera dovesse arrivare intorno a fine maggio, o ai primi di giugno, sarebbe ancora possibile completare la stagione (12 giornate più 4 recuperi, in tutto 124 partite)? O sarebbe meglio chiudere tutto e pensare al futuro?

La Lega oggi in assemblea si è compattata, tutti i venti presidenti, anche Cairo e Cellino, hanno votato per la ripresa del campionato: ma a condizione che a decidere sia il governo. I presidenti così ritengono di cautelarsi da qualsiasi azione legale delle tv, che non potrebbero più pagare l'ultimo bimestre (160 milioni circa). Ma il governo per ora dirà che non ci si può allenare. Da parte dell'Uefa c'è stata una " forte raccomandazione" alle Federazioni di concludere i campionati: Ceferin è disposto a giocare le Coppe europee sino ad agosto. Ma secondo un portale brasiliano (veja.abril.com.br) ci sarebbe stata una conference call riservata fra l'Oms, l'Uefa e i principali club europei. Per l'Oms lo scenario ideale sarebbe la sospensione delle competizioni internazionali sino alla fine del 2021 (quindi anche gli Europei del prossimo anno). La conferenza sarebbe durata due ore e mezzo con toni accesi: alla base del suggerimento dell'Oms all'Uefa uno studio su rischi delle nuove ondate di contagio e sui possibili scenari.

Molti club intanto chiedono garanzie alla Figc, moltissimi medici sociali hanno sconfessato il protocollo della commissione voluta da Gravina e guidata dal professor Zeppilli. Non è applicabile, hanno detto. D'altronde, a rischiare (penalmente) sono loro e con loro anche gli amministratori delegati dei club. Basta ricordare il caso Astori. Inoltre, c'è il problema dei tamponi: dove sono? I calciatori, saggiamente, non vogliono passare per privilegiati. Anche lo stesso Spadafora si è stupito che nella commissione Figc non ci fosse nessuno della Fmsi, la Federazione medici sportivi riconosciuta dal Coni e diretta, con mano ferma, da Maurizio Casasco. Sempre più complicato uscire da questo pasticcio.

Nell'ipotesi che questa stagione non dovesse riprendere, cosa succederebbe? Lo scudetto non sarebbe assegnato, e su questo ormai ci sono pareri concordi (a cominciare dalla Juventus). Per quanto riguarda le Coppe europee, ci sono invece diverse correnti di pensiero. Qualcuno vorrebbe tenere conto della classifica della scorsa stagione, considerando questa non valida visto che si è fermata alla 26a giornata. Ipotesi poco probabile. Se la decisione dovesse spettare al consiglio federale della Figc verrebbero indicate all'Uefa per le Coppe europee 20-21 le prime della classifica di questa annata: quindi, in Champions andrebbero Juventus, Lazio, Inter e Atalanta. Ma le Federazioni decidono quando i campionati sono conclusi. Esiste quindi un'altra possibilità, che a decidere sia l'Uefa, visto che la questione potrebbe riguardare non solo l'Italia: si prenderebbe in esame il ranking Uefa. In questo caso in Champions andrebbero Juventus (n.5 nel ranking), Roma (n.15), Napoli (n.16) e Lazio (n.36). Resterebbero fuori Inter e Atalanta, rispettivamente n.50 e 51. Tutto è ancora da stabilire, ma l'ultima parola potrebbe spettare a Ceferin.

Bisognerà vedere cosa faranno gli altri Paesi, se riusciranno a concludere la stagione (Premier e Liga ci stanno provando con tutte le forze). Inoltre, in caso di chiusura anticipata, bisognerà stabilire anche che fare con le retrocessioni: congelare tutto? In questo caso, la serie A il prossimo anno sarebbe a 22 squadre, cosa che Gravina (saggiamente) sconsiglia. Le ultime due in classifica, allo stop del 9 marzo, erano Spal e Brescia. Le prime due della serie B Benevento e Crotone, ma il Frosinone di Stirpe, terzo, ha già minacciato cause. Bisognerà tenere conto anche di serie C e D. Il Bari di De Laurentiis e il Foggia hanno già mobilitato gli avvocati. C'è il rischio di passare l'estate al Tar del Lazio.

La Fip dichiara conclusa la Serie A di basket. Petrucci: "Scudetto da non assegnare"

Il presidente, dopo la richiesta della Lega, dichiara concluso il campionato dopo 22 giornate, congelate promozioni e retrocessioni: "Tenuto conto della salute pubblica, del prolungarsi delle misure d’emergenza e dei conti economici delle squadre". Stop anche alla A2

Ora c'è l’ufficialità: la Serie A italiana chiude i battenti, arrendendosi definitivamente all'emergenza coronavirus. Ecco il comunicato federale che sancisce una decisione attesa da giorni: "Il Presidente della Federazione Italiana Pallacanestro Giovanni Petrucci, considerata la determinazione della LBA (la Lega Basket, ndr) di demandare ogni e qualsivoglia decisione in merito alla chiusura anticipata della stagione 2019/2020 e sentito per le vie brevi il Consiglio Federale, dichiara concluso il Campionato di Serie A. Tale decisione è stata presa a seguito della perdurante emergenza epidemiologica da COVID-19 su tutto il territorio nazionale. La FIP è determinata a tutelare la salute di atleti, tecnici, arbitri, dirigenti, di tutti coloro che partecipano all'organizzazione delle gare dei campionati e delle loro famiglie. Considerato che dai DPCM e dalle Ordinanze emesse, fino a questo momento, dal Governo e dalle Regioni non emergono date certe circa la possibilità di ripresa dell'attività sportiva in condizioni di totale sicurezza, non si può pensare che si svolgano gare di basket sul territorio nazionale, ed in particolare nelle zone geografiche più colpite dall’epidemia. Dal Governo, dalle Regioni e dalla scienza, inoltre, arrivano precise e stringenti indicazioni che riguardano il distanziamento sociale. Misure impossibili da attuare per uno sport di contatto come la pallacanestro. È noto, altresì, che molte Società hanno autorizzato la partenza verso il loro Paese di origine di molti atleti di cittadinanza straniera. È dovere, quindi, della FIP assumere ogni iniziativa che possa tutelare le proprie affiliate ed i propri tesserati. Dichiarare conclusa l’attuale stagione sportiva permette ai club ed ai tesserati di adottare tutti quei comportamenti necessari ad evitare ulteriori costi da sostenere in assenza di attività. La FIP ritiene di adottare questo provvedimento anche in considerazione dell’impossibilità di disputare le gare alla presenza di migliaia di appassionati, patrimonio fondante del movimento cestistico italiano. Queste sono le ragioni poste alla base della decisione di dichiarare concluso il Campionato di Serie A maschile per la stagione 2019/2020".n serata, Gianni Petrucci a Sky Sport 24 ha aggiunto: "Lo scudetto per questa stagione non andrebbe assegnato", dopo che nel pomeriggio Umberto Gandini, presidente della Lega Basket Serie A, aveva lasciato aperta la questione: "Non abbiamo ancora affrontato il tema perché abbiamo lavorato, in buona fede, per cercare di riprendere. Ora ci parleremo, dovremo tenere da conto anche delle decisioni della Lega di A2, che è un vaso comunicante, e d'intesa con la Federazione troveremo la quadra"Stesso discorso per decidere quali squadre andranno a partecipare alle Coppe Europee: "Sappiamo che ci sono due sistemi differenti, uno sotto l'Eurolega e uno sotto la Fiba attraverso la Champions League e ci adegueremo e daremo le indicazioni necessarie affinché le squadre italiane siano presenti in Europa".

La serie A è ferma, di fatto, dal primo di marzo. Si sono giocate 22 giornate (quindi fino alla settima di ritorno) prima della sospensione per coronavirus. Sono saltate quindi 12 giornate di stagione regolare più i playoff. In queste settimane, inizialmente, non tutte le squadre erano per la chiusura definitiva, poi col passare del tempo si sono allineate vista anche l’impossibilità, sempre più chiara, di non poter più giocare a porte aperte (senza incassi, giocare implicava solo costi e non entrate economiche). Nel frattempo oltre 50 giocatori stranieri hanno lasciato l’Italia, rendendo di fatto impossibile la ripresa. La Virtus Bologna aveva proposto di completare la stagione in corso da luglio in poi, ma la proposta è stata bocciata dalla Lega Basket. Lunedì, con una lettera, le due bolognesi avevano chiesto alla Lega di non prendere alcuna decisione per il rischio di cause legali di varia natura da parte di sponsor e abbonati. La Lega ha però demandato la decisione sulla chiusura alla Fip che ne ha preso atto ed è arrivata a sancire la fine stagione, con il conseguente congelamento di promozioni e retrocessioni. E in attesa di sapere quali e quante squadre saranno al via la prossima stagione.

ANCHE LA A-2

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Poco prima nel pomeriggio, anche la serie A-2 maschile cancella ufficialmente la propria stagione. Il Presidente della Federazione Italiana Pallacanestro Giovanni Petrucci, infatti, accogliendo la richiesta presentata dal Presidente della Lega Nazionale Pallacanestro Pietro Basciano, ha dichiarato concluso il campionato di serie A-2. Preso atto dei provvedimenti già assunti con cui sono stati dichiarati conclusi tutti i Campionati regionali e nazionali dilettanti, constatata la permanente emergenza epidemiologica su tutto il territorio nazionale e sentito il Consiglio Federale, la Fip conferma di aver aderito all’istanza della Lega Nazionale Pallacanestro e di aver assunto il provvedimento che dichiara conclusa la stagione sportiva 2019/2020 per la A-2 maschile, congelando in questo modo promozioni e retrocessioni. Nei due Gironi, Est e Ovest, dove comandavano Ravenna e Torino, si erano giocate tra le 24 e le 26 partite di campionato. La chiusura della A-2 uomini si aggiunge a quella già decisa della serie B e della A-1 e A-2 femminile.

 

 

Serie C verso lo stop definitivo: promosse le prime, per la quarta sarà sorteggio

L'assemblea in programma il prossimo 4 maggio dovrebbe deliberare una soluzione che per molti appare inevitabile. Nella serie cadetta salirebbero Monza, Vicenza e Reggina e un'altra tra le eleggibili ai play off

A tutti gli interessati, a tutti i presidenti della società di Lega Pro. Il messaggio arriva diretto e chiaro. Ma soprattutto controcorrente rispetto alle ansie di ripresa della serie A. In pratica si tratta di uno: “smettiamo di prenderci in giro!”. Cosa proporrebbe il presidente della Lega Pro Francesco Ghirelli nella sua lettera aperta ai suoi colleghi? Una cosa semplice: fermiamoci e basta. Il Consiglio direttivo di categoria, riunitosi proprio per questo nella giornata di sabato, preso atto all’unanimità delle tante criticità ancora non risolte che il virus ha disseminato lungo le strade dello sport, considerata la necessità di tutelare la salute dei partecipanti alle competizioni, alla luce della difficoltà di individuare misure certe e garantite e di poter garantire la conclusione regolare del campionato di serie C, avrebbe proposto di proclamare la definitiva sospensione del suddetto campionato. Una scelta faticosa, sgradevole, disperata.Ma forse sensata. Amaro Ghirelli:  “Il clima di sofferenza è spaventoso: dal 21 febbraio la serie C è ferma, per una scelta che costa tantissimo. Da due mesi non ci sono incassi: gli spalti sono vuoti, mancano i 600 mila spettatori del girone d’andata. E non ci sono nemmeno gli sponsor. E la situazione continua ad aggravarsi: rispetto all’assemblea del 3 aprile è passato ancora del tempo ed è peggiorata la situazione economica di diversi presidenti”. E poi c’è un evidente problema legato al protocollo e alla geografia dei gironi centro settentrionali. “In serie C abbiamo una fascia ampia, che inizia a Novara e termina a Bergamo, attraversando Alessandria, Crema, Piacenza, Salò. Luoghi in cui è veramente difficile parlare di calcio in questo momento. Hanno tutti la voglia di tornare a giocare, è vero, e li capisco, ma dobbiamo essere realisti e mettere tutti quanti nelle condizioni, sanitarie ed economiche di poterlo fare.  Abbiamo bisogno della cassa integrazione, del credito d’imposta, del fondo salva calcio, dello spostamento dei canoni tasse e contributi, altrimenti non reggiamo. Rischiamo il default”. Parole quasi apocalittiche.La soluzione proposta all’approvazione dell’assemblea di Lega Pro in programma il prossimo 4 maggio, dovrebbe dunque deliberare, per evitare il fallimento, su: blocco delle retrocessioni dalla serie C al campionato di Lega Nazionale Dilettanti; promozione in serie B dei tre club primi in classifica nei tre gironi prima della sospensione (Monza, Vicenza e Reggina), cui se ne aggiungerebbe una quarta sorteggiata (con una procedura analoga a quella dei playoff) fra le tante che attualmente risulterebbero elegibili, appunto, per i playoff. Infine, blocco dei ripescaggi in serie C dei club che ne avrebbero titolo, con conseguente blocco dei ripescaggi in serie B: “Dobbiamo trovare un’intesa tra i vari livelli, altrimenti la paghiamo tutti”.

Coronavirus – Tour de France il 29 agosto, Giro d’Italia il 3 ottobre, grandi classiche entro il 2020: ecco come ripartirà il ciclismo

La decisione dell’Unione ciclistica internazionale è arrivata al termine di una riunione in videoconferenza organizzata nel contesto dell’attuale pandemia e che ha visto la partecipazione di tutti i principali rappresentanti delle famiglie di ciclisti su strada professionisti, dagli organizzatori alle squadre e agli atleti. Confermate, quindi, le indiscrezioni sulle nuove date delle grandi corse a tappe e in linea. “Mi piace l’idea, perché alla fine comunque in una annata come questa vedere un Giro d’Italia sarebbe uno stimolo molto importante – ha commentato Davide Cassani, commissario tecnico della nazionale italiana – Sappiamo che è un anno eccezionale, sarebbe una grande bella cosa. L’importante è ripartire, nel modo giusto. Bello rivedere partire anche il Giro nel 2020 – ha aggiunto – come quello del 1946, il primo dopo la pausa bellica, dove tutto era fermo. Anche il Tour allora non riuscì a svolgersi quell’anno”.Positiva anche la reazione di Rcs Sport, che organizza la corsa rosa: “Noi siamo pronti a partire. Il primo week end di ottobre va bene, dal 3 al 25 ottobre, tre settimane piene e quattro week end: come il Tour, i diritti sono uguali per tutti” ha detto Mauro Vegni, direttore ciclismo di Rcs Sport. Il quale, però, ha sottolineato che manca “ancora un’ufficializzazione delle date da parte dell’Uci, a cui avevamo fatto delle proposte. Avevamo già messo in chiaro che il Giro a novembre era impossibile, quindi si svolgerà ad ottobre” ha aggiunto, sottolineando che quanto alla partenza “quella dall’Ungheria è un’ipotesi ancora sul campo ma sempre più flebile, oggi come oggi, anche se siamo sempre in contatto. Ma stiamo pensando a situazioni alternative in Italia – ha concluso – Potrebbe anche esser dal sud o dal centrosud. Al nord più tardi ci si arriva meglio è”.

 

Coronavirus, la pallavolo si ferma: stagione finita in anticipo senza scudetti assegnati

Stagione finita per la pallavolo maschile e femminile, come per il basket. Nessuno scudetto assegnato alla squadra in testa. Nel campionato maschile non era mai accaduto dalla nascita del campionato italiano nel Dopoguerra, invece in quello femminile è avvenuto soltanto nel 2001, per irregolarità nei tesseramenti. Mercoledì sera, la Federazione italiana pallavolo ha decretato la conclusione definitiva di tutti i campionati di ogni serie e categoria. Non si disputeranno neanche i play off nel caso in cui dovesse aprirsi uno spiraglio temporale. Retrocessioni e promozioni sono bloccate. Sarà quasi come se questa stagione non fosse mai stata cominciata, eccezione fatta per la Coppa Italia, vinta dalla Lube Civitanova di Osmany Juantorena e dall’Imoco Conegliano di Paola Egonu e Miriam Sylla. I presidenti della Lega Pallavolo Serie A e della Lega Pallavolo Serie A Femminile, Diego Mosna e Mauro Fabris, si sono dimessi perché ritengono la decisione della Federvolley una “incomprensibile, inaccettabile mancanza di rispetto dei ruoli“. Quella decisione sarebbe “piovuta dall’alto senza ascoltare il parere dei club”.

 

Belgio, Lega chiede stop definitivo al campionato: Club Bruges verso il titolo

Il provvedimento richiesto all'unamimità, serve ora la ratifica dell'assemblea generale. Sarebbe il primo caso in Europa. I nerazzurri di Clement primi con 15 punti di vantaggio sul Gent
Olanda, Overmars attacca l'Uefa: "Come Trump, ma la vita vale più del calcio"

.Belgio, Lega chiede stop definitivo al campionato: Club Bruges verso il titolo

Il cda ha chiesto il provvedimento all'unamimità, serve ora la ratifica dell'assemblea generale. Sarebbe il primo caso in Europa. I nerazzurri di Clement hanno 15 punti più del Gent

Il calcio belga sta per  arrendersi al coronavirus. Il  cda della Lega calcio ha infatti raccomandato all'unanimità la chiusura definitiva della stagione. Ora serve la ratifica dell'assemblea generale dei 24 club in programma il prossimo 15 aprile. Se l'appello sarà accolto, il Bruges verrà dichiarato campione del Belgio e sarebbe il primo campionato europeo a rinunciare alla ripartenza, nonostante le raccomandazioni dell'Uefa. I vertici del calcio belga sarebbero invece orientati a far svolgere la finale della Coppa nazionale fra lo stesso Bruges e l'Anversa. Incertezza anche per le retrocessioni e le promozioni dalla serie inferiore. A tutti gli effetti dunque il titolo sarà assegnato al Club Bruges, primo in graduatoria con 15 punti in più del Gent quando mancava una sola giornata al termine della regular season più i playoff. Verranno inoltre congelate le retrocessioni, profilando, con due squadre provenienti dalla seconda serie, un torneo a diciotto.

Sarebbe il primo caso in Europa

Mentre tutti i maggiori campionati europei faticano a trovare una data per riprendere la stagione, il Belgio si apresta ad adottare questa drastica decisione. Una scelta simile al momento non viene presa in considerazione dalla nostra Lega (anche se le pressioni di alcuni presidenti sono sempre maggiori), come d'altronde da Liga, Premier League, Bundesliga e Ligue 1, preoccupate soprattutto dalle eventuali perdite dei diritti tv (in Francia Canal Plus ha già fatto sapere che non provvederà a versare denaro se lo stop dovesse prolungarsi) e dai possibili ricorsi legali di alcune società. Una mossa che, qualora la situazione sanitaria non dovesse migliorare, potrebbe essere seguita anche da altri paesi. Nella vicina Olanda, per esempio, il ds dell'Ajax Overmars ha attaccato la Uefa e la Federcalcio olandese (KNVB) specificando come la salute sia più importante di un verdetto calcistico.

Coronavirus, il rugby italiano dichiara finita la stagione. È il primo sport a farlo

La Federazione ha deciso di congelare tutte le classifiche: nessun titolo assegnato, niente retrocessioni e promozioni. Anche i tornei giovanili e regionali di basket non ripartiranno

Anche i rugbisti per una volta sono costretti ad arrendersi: la Federazione Italiana ha deciso che la stagione 2019/2020 della palla ovale è finita. Per colpa del coronavirus lo scudetto non verrà assegnato, e sono bloccate a tutti i livelli promozioni e retrocessioni, dal Pro 12 ai campionati giovanili. Lockdown totale, in attesa di capire quando sarà possibile fissare una data per la partenza della stagione 2020/2021. 

È la primo sport italiano che decide per l’annullamento. Il consiglio Federale, riunitosi ieri sera in videoconferenza, ha votato a maggioranza lo stop per «tutelare la salute e il futuro dei giocatori di rugby di ogni età e livello del nostro paese, delle loro famiglie e delle loro comunità», come recita il comunicato ufficiale. Una decisione sofferta, non unanime, è mostrare «come il Gioco di Rugby sia pronto a rispondere eticamente alle condizioni complessive del Paese». In arrivo misure di sostegno che potrebbero essere definite dal prossimo consiglio federale in programma l’1 aprile.

«Il Presidente e il Consiglio ribadiscono inoltre che l'attenzione della Federazione è massimamente rivolta alle Società, ai giocatori, ai tecnici e agli staff, ai dirigenti, ai direttori di gara e, più in generale, a tutte le componenti del nostro movimento e che, nella prospettiva di una loro tutela, saranno varate misure di sostegno straordinarie. Tali misure saranno approntate dal Presidente e dal Consiglio nelle prossime settimane, in coerenza con le indicazioni del Consiglio dei Ministri, del CONI, degli organi internazionali di cui FIR è membra e con l'esigenza del mantenimento di una sostenibilità complessiva del bilancio federale».

Delusione e polemica violenta di Rovigo: i “bersaglieri” erano in testa al massimo campionato e speravano di vedersi assegnato il titolo di campione d’Italia. «La decisione di non assegnare il titolo è grave e non la condivido, - ha dichiarato il prresidente della Rugby Rovigo, Francesco Zambelli, al Gazzettino -  e la chiusura anticipata della stagione mi sembra prematura».E’ la seconda volta che il rugby italiano si ferma dal 1929, la prima fu per la sosta di due anni dovuta alla seconda guerra mondiale. 

 

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STORIA--HISTORIA

 

Un gruppo di ricercatori, formato per lo più da volontari, ha rintracciato forti, fattorie, insediamenti, strade degli antichi romani, utilizzato immagini aeree catturate con il "Lidar", un sensore laser in grado di superare la coltre vegetativa e ottenere la morfologia del territorio con estrema precisione.

Archeologi dilettanti ridisegnano la mappa della Britannia romana. Le scoperte fatte da casa

Le immagini aeree hanno tracciato oltre 500 mila ettari di terreno nel sud est dell'Inghilterra, tra il Devon e la Cornovaglia 

Decine di nuovi insediamenti dei Romani trovati in Inghilterra, altri del periodo precedente e non solo. Eppure, in Regno Unito, tutti gli scavi archeologici sono sospesi, causa coronavirus. Le straordinarie scoperte però continuano, da casa.

Un gruppo di ricercatori, formato in gran parte da volontari, circa duemila, coordinati dell'università dell'Essex, è riuscito a rintracciare decine di segreti di un'epoca compresa tra il 300 avanti Cristo e il 300 dopo Cristo, oltremanica semplicemente con un computer e tanta passione.
 

Ciò è stato possibile grazie a una valanga di immagini aeree di oltre 500 mila ettari di terreno, nel sud ovest dell'Inghilterra, tra il Devon e la Cornovaglia. Immagini particolari, catturate con il "Lidar" (Light detection and ranging), un sensore laser che riesce ad arrivare direttamente al suolo, superando la coltre vegetativa, ottenendo informazioni sul terreno analizzato e sulle sue quote, con un'accuratezza centimetrica. Una sorta di rilievi in 3D, che rilevano la morfologia del territorio con estrema precisione.

Ebbene, in questo modo, riuscendo ad analizzare centinaia di migliaia di ettari come se non ci fosse vegetazione su di loro e andando sempre più a fondo, gli studiosi hanno capito che si trovavano di fronte a un tesoro, direttamente dall'Età del Ferro e della "Britannia" romana: forti, fattorie, insediamenti, strade, tutto costruito dai romani e tutto sinora sconosciuto anche ai migliori archeologi. I "calchi" forniti dal Lidar, infatti, permettono di capire quanta vita ci fosse in questi posti - più di quanto si pensasse - grazie alle forme, quadrangolari, circolari o lineari, delle vecchie "fondamenta" degli insediamenti o delle strade sotto la vegetazione", che ora emergono con questo sistema di immagini.

Sinora non sono stati resi noti i luoghi delle scoperte per timore che, durante l'emergenza coronavirus, possano essere presi d'assalto da predatori di metalli e altri beni archeologici preziosi prima che arrivino fisicamente gli studiosi. I quali ovviamente, quando potranno, dal vivo studieranno ancora più a fondo questi luoghi. Ciò, ovviamente, riscrive parzialmente la storia dei romani e del Regno Unito. Chris Smart, archeologo della University of Exeter, ha raccontato al Times come a questo punto "si può ben pensare che all'epoca ci fosse molta più popolazione di quanto immaginato. La "Britannia" romana secondo noi aveva 4 milioni di abitanti. Ma dopo queste ultime scoperte grazie all'analisi di immagini, con il 10-15% di insediamenti inediti in più, è chiaro che la stima della popolazione cresca in proporzione".

 

https://www.pressreader.com/catalog/italy/history-science

Adrianopoli 378 d.C.: I “migranti” Goti sconfiggono l’Impero Romano

 

Il 9 agosto 378 d.C. l’esercito dell’imperatore Valente venne annientato dai Goti di Atanarico e Fritigerno nei pressi di Adrianopoli, l’attuale Edirne. Per Roma non fu solo una battaglia perduta, raccontata da un nuovo saggio di cui “Storia in Rete” di ottobre anticipa un capitolo, ma il giro di boa nel suo scontro coi barbari. Da quel momento in poi l’Impero li avrebbe ammessi sempre più numerosi all’interno delle sue frontiere provocando così la propria rovina [SiR]

Di Livio Zerbini da Storia in Rete n.120

All’alba del 9 agosto del 378 d.C. Flavio Valente, l’imperatore della parte orientale dell’Impero, usciva dalla città di Adrianopoli alla testa di un esercito di veterani: era determinato a distruggere una volta per tutte l’orda dei Goti che due anni prima aveva passato il Danubio cercando rifugio all’interno del territorio romano. Pressati dagli Unni e incalzati dagli Alani, i Goti – un intero popolo con donne e bambini e carriaggi – guidati da Fritigerno e Alavivo, nel 376 d.C. avevano chiesto asilo all’imperatore Valente, in quanto la loro tribù di Tervingi necessitava di terre e vettovaglie. L’Imperatore, che in quel momento era in guerra con i Persiani, non voleva aprire un altro fronte e i Goti potevano essere una buona fonte di reclutamento di nuovi soldati: in ragione di ciò venne accordato loro il permesso.Le grandi battaglie dell’esercito romano

Ammiano Marcellino descrive l’immane attraversamento del Danubio da parte dei Goti, fatto su barche, chiatte, zattere e mezzi di fortuna. La corrente impetuosa del fiume fece molte vittime. Una volta passato il fiume, i Goti furono preda della rapacità dei governanti della provincia Lupicino e Massimo, che fecero pagare a caro prezzo ai barbari ogni cibo e barattarono per delle carni avariate un gran numero di schiavi. Le terre non vennero concesse e – isolati nella Tracia, nelle mani degli esosi Romani – i Goti, cui non venne concesso per motivi di sicurezza il passaggio nelle regioni più a sud, non ebbero altra soluzione che il saccheggio e la guerra. […]

Liberatosi del nemico persiano, l’Imperatore radunò le legioni palatinae e gli auxilia palatina, tra cui il noto reggimento dei Cornuti, i reggimenti della guardia imperiale delle scholae palatinae (fanteria e cavalleria), la cavalleria comitatenses e alcune guarnigioni di limitanei e si diresse in Tracia. L’esercito romano era costituito complessivamente da circa quindicimila-ventimila soldati di provata esperienza. […] L’esercito dei Goti comprendeva le milizie gote della regione che avevano militato con i Romani. Il totale delle forze gote ammontava a circa ventimila uomini; i comandanti sul campo erano Atanarico e Fritigerno, dato che Alavivo era stato ucciso da Lupicino, che – fingendo di voler trattare con i capi della rivolta – aveva in realtà cercato di eliminarli.

 

Dopo una marcia di otto miglia, l’esercito romano giunse in vista dell’accampamento dei Goti, che era probabilmente posto su di un’altura a sud della località moderna di Muratçali, a 16 chilometri da Adrianopoli. Intorno alle due del pomeriggio i Romani si misero in movimento. Il lato destro della cavalleria stava in testa all’esercito, schermando le formazioni di fanteria che si stavano dispiegando nella loro usuale formazione in doppia fila; l’ala sinistra della cavalleria formava la retroguardia. I Goti avevano sistemato i numerosi carriaggi sul loro lato destro, allo scopo di bloccare ai Romani l’accesso dalla valle. Fritigerno, poiché buona parte dell’esercito goto era disperso a caccia nelle vicinanze, cercò di prendere tempo e negoziare; il suo intento era quello di richiamare al campo tutta la cavalleria di cui disponeva e di far stancare i soldati romani che marciavano sotto il sole di agosto.

Dopo vani tentativi di negoziazione, le avanguardie dell’ala destra romana cominciarono a impegnare il nemico. Arcieri e scutarii, un corpo di cavalieri d’élite della guardia, sotto il comando di Cassio e Bacurio, attaccarono i Goti sul lato sinistro per trovare un punto debole nello schieramento nemico oppure forse, più semplicemente, intercettarono gruppi di nemici che stavano rinforzando l’esercito di Fritigerno. Fu uno scontro in cui vennero usate armi a distanza e all’inizio i Romani ebbero la meglio, ma poi i Goti sotto attacco ricevettero rinforzi e l’avanguardia imperiale iniziò a ripiegare; si trattò di un ripiegamento che assunse ben presto il carattere di una fuga precipitosa quando sulla cavalleria romana in fuga piombarono i cavalieri goti di Alateo e Safrace, sostenuti da contingenti alani. I Romani vennero così travolti. […]

Ammiano Marcellino, lo storico latino del IV secolo d.C. e il principale cronista della battaglia, descrive scene impressionanti: morti che, tagliati a metà dalle spade nemiche, rimanevano in piedi tra i soldati ancora vivi, provocando orrore e disperazione. Alla fine, assetati, appesantiti dalle loro armi e stretti da ogni parte, i Romani si diedero alla fuga. Nel frattempo però due legioni palatine, i mattiarii e i lanciarii, tenevano il terreno contro il nemico; tra di loro si era rifugiato l’imperatore Valente. L’Imperatore ordinò ai suoi generali di portare avanti le riserve, che però non erano più lì in quanto erano fuggite, come fecero anche i generali, lasciando Valente al suo destino.

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Due sono le versioni sulla fine dell’imperatore Valente: la prima è che venne colpito da una freccia e morì in mezzo ai suoi uomini e la seconda che, solo ferito dalla freccia, venne portato dai suoi soldati in una fattoria fortificata, dove i Romani si erano asserragliati, assediati dai Goti; non potendo forzare l’entrata, i barbari ammucchiarono paglia sulla casa, appiccando il fuoco e uccidendo in questo modo tutti i suoi occupanti, ad eccezione di uno che, saltando dalla finestra, riuscì a salvarsi, e – catturato dai Goti – raccontò loro come fosse morto l’Imperatore. Era la seconda volta, dopo Decio, che un Imperatore romano moriva combattendo una battaglia campale contro i barbari. Le conseguenze furono ancor più gravi. I Goti, dopo lo scontro, rinforzati da contingenti di disertori romani [in gran parte truppe barbariche arruolate NdR], tentarono vanamente di assediare Adrianopoli e Costantinopoli, ferocemente difese con successo dalle truppe imperiali. I Goti vennero sconfitti dal nuovo imperatore Teodosio I, ma la vittoria non impedì che nel 382 d.C. venisse concluso un trattato che permetteva loro di insediarsi come foederati in Tracia. Non era la prima volta che truppe germaniche venivano reclutate mediante un foedus, ma era la prima che un intero popolo germanico veniva insediato in territorio romano e lasciato come un’entità a sé dell’esercito, sotto il comando dei propri capi. Circa trent’anni dopo Adrianopoli, nel 410 d.C., Roma sarebbe stata saccheggiata dai Goti di Alarico. Iniziava così il lento e inesorabile declino dell’Impero unificato.

http://www.storiainrete.com/10738/in-primo-piano/adrianopoli-378-d-c-i-migranti-goti-sconfiggono-limpero-romano/

 

 

 

Roma si è scontrata da

 sempre con i Germani:408-410

 d.C. La calata dei

 Goti e la distruzione di

 Roma

I Goti, fino a poco tempo prima inquadrati nelle legioni romane, malgrado le istruzioni contrarie di Alarico di non perpetuare atrocità, si abbandonano all’interno delle mura di Roma, a saccheggi e violenze. Insieme alla plebis e agli unni per tre giorni mettono a sacco la Città eterna fino a quando il 26 agosto 410 Alarico pone finalmente termine al saccheggio.

ROMA DISINTEGRATA: 700.000 TRA MORTI, DISPERSI,PROFUGHI

Sono tempi per le lacrime, c’è angoscia. In una sola città tutto il mondo è perito. Le uccisioni sono così tante nell’Urbe che non ci sono braccia sufficienti per seppellire i cadaveri che sono ovunque. Terminato il saccheggio, a Roma restano meno di 100 mila abitanti.

Alarico, chioma biondo-rossiccia, occhi chiari, corporatura atletica, è bello e forte e come guerriero e capo sul suo cavallo bianco non teme rivali. Guarda la capitale del mondo che gli giace ai piedi. Pensa che dall’alto delle sue colonne le severe figure di tanti eroi, di cui conosce le gesta e i nomi, lo stanno a guardare ed è preso da una sorta di terrore. Comanda la rapida ritirata, ed è quasi una fuga. A Roma c’é ancora molto da prendere. Ma non vi sono viveri e non è possibile stabilire quartiere in città. I Goti tormentati anch’essi dalla fame, non possono far altro che prendere la via del Sud.

Quando i Goti lasciano l’Urbe portano con il bottino anche i viveri. Dal punto di vista politico la preda più preziosa è la figlia di Theodosius, Aelia Galla Placidia, sorella dell’imperatore Honorius, che è costretta a seguirli. Per tre giorni di seguito, i Goti escono dalla poderosa Porta di San Sebastiano. Incolonnandosi lungo la Regina viarum (Regina delle strade), carichi di un immenso bottino in danaro, oggetti preziosi e schiavi. Qualche reparto di Alarico si attarda in città; ma alla fine d’agosto, con appresso colonne di prigionieri, tutti i Goti sono in marcia verso l’Italia meridionale.

Il loro obiettivo ambizioso è quello di passare in Siciliae per poi tentare uno sbarco nelle fertili regioni dell’Africae septentrionalis.

Il loro obiettivo ambizioso è quello di passare in Siciliae per poi tentare uno sbarco nelle fertili regioni dell’Africae septentrionalis.

L’intenzione è quella di raggiungere Carthago (Cartagine), adatta a diventare finalmente la capitale del popolo goto. Sulla carta itineraria utilizzata dai Goti è sviluppata solo la linea ovest-est, ripiegando su essa strade, coste, fiumi di altre direzioni, riducendo la linea nord-sud, ma mantenendo gli elementi itinerari. Carthago sembra proprio di fronte a Roma, e nelle giornate limpide più di qualcuno dei comandanti di Alarico si convince di vederla dal Portus Romae.

Continuando a marciare a piedi, e sui carri e sui cavalli, le orde gote, nel loro movimento verso la Provinciae Lucania et Brettii, impegnano il Cursus publicus ab Regio ad Capuam, o Via Annia- Popilia. Aiutati da schiavi esperti dei luoghi che non mancano a frotte di fraternizzare con loro, i Goti sono così tanti che insieme alle vie principali percorrono anche i sentieri difficili o desueti, dirupati e assai alti delle montagne.

Avanzano presso le città di Foro popili (Polla), Cosilianum (Sala Consilina), Vico Mendicoleo (Lagonegro), Nerulum (Rotonda). Tra le diverse mansiones (stazioni di sosta), dislocate lungo il percorso del cursus publicus ab Regio ad Capuam e adibite al ristoro dei viaggiatori e al riposo dei cavalli, Alaricus e il suo popolo, raggiungono Muranum (Morano), ed anche Thurii (Sibari). 

All’annunzio che i barbari hanno di già superati i limiti della Lucaniae, i bruzi decidono di stare fermi in città, e con la forza resistere al nemico oppressore. Gli uomini e le donne della capitale della Bretica confederazione non vogliono offrire il triste spettacolo della fuga dai centri abitati. A Conséntia sono ulteriormente fortificate le mura di cinta, barricate le strade ed i vicoli nei loro sbocchi; apprestate materie incendiabili e pietre e massi per cacciarli sugli assalitori goti; e altre materie combustibili per dare fuoco alle fabbriche, una volta che vano riuscisse il resistere, inutile il combattere. Quanti sono capaci di portare le armi, le prendono e tra costoro non poche donne.

Gli armati, in una regione praticamente disabitata, sono complessivamente pochi, e il fiero contegno dei Bruzi non può certo salvare la città dall’invasione. Ma sono gli stessi Goti che avendo premura di recarsi verso sud, per traghettare in Siciliae e quindi in Africae septentrionalis, evitano di porre l’assedio ai brettii, marciando per le falde dei colli che a Conséntia fanno corona.

Gli ex legionari e gli ex schiavi di Roma sono diretti a Rhegium e lasciano intatto il municipio dei brettii. La colonna principale con a capo Alaricus, si dirige a Vibona Balentia (Vibo Valentia), per congiungersi con un’altra parte dei goti. C’è fretta di raggiungere Ad fretum ad statuam (Columna Rhegina, Cannitello?, una frazione di Villa San Giovanni), l’importante mansiones del cursus publicus ab Regio ad Capuam posta a 100 stadi (Circa 18,4 chilometri) da Rhegium, sulla costa continentale più vicina alla Siciliae. Qui la Columna Rhegina segna il portus per il traghettamento ˗ poco più di 6 stadi (circa 1,104 chilometri) ˗ del Fretum Siculum (Stretto di Messina). Sperano di raggiungere l’isola, perché il loro ardente desiderio è di trovarsi subito in Africae septentrionalis dove stabilirsi definitivamente.

Dalla mansiones della Columna rhegina, su molti legni Alaricus cerca di far attraversare ad una prima parte del suo popolo lo stretto che lo separa da Messana (Messina). Per le difficoltà che v’incontra la navigazione, un’improvvisa tempesta affonda gran parte delle imbarcazioni. Alaricus con i sopravvissuti al naufragio è cosi costretto a rinunciare di spingersi verso l’Africae septentrionalis. Affronta il viaggio di ritorno, avendo come nuova meta la Galliae Narbonensis (France meridionale). Attraversata nuovamente la regione dei brettii con la libertà di fare tutto ciò che vogliono. I goti si accampano nel vallum, dove il Kráthis (Fiume Crati) incontra il Buxentum (Fiume Busento), alle pendici di Conséntia, proprio dove alle Idus martiae dell’anno 1157 ab Urbe condita, quando il sole sorgeva all’esatto est e tramontava all’esatto ovest, i cosentini avevano festeggiato Annae Perennae.

Accampati i Goti nel campo augusto dell’urbs magna Bruttiorum, i Bruzi si affidano alla parola di Alaricus. Vedendo che la gente di Conséntia ha aperto le porte, i Goti irrompono nella città. Uccidono uomini e donne a fil di spada. Saccheggiano le case fino a vedere che è stata rovinata, che non c’è quasi più nulla, solo cadaveri. Templi e altri edifici pubblici e monumenti sono dappertutto atterrati come l’Amphitheatrum (con tanta cura conservato per lunghi anni intatto, che sorgeva là dove è la così detta Petrara, e dove sembra che l’attestino lo sterminato ammasso di pietre e le sfabricine, che lungo quel piano, in modo straordinario, si trovavano fino a qualche anno fa ammonticchiate).

La domus del praefectus subisce anch’essa una parziale distruzione. A causa dei crolli e incendi mentre i goti, a causa dei bruzi, non hanno un sol giorno di requie per tutto il tempo che dimorano a Conséntia. Alarico, ricacciato indietro dalle avversità medita sul da farsi, quando, a motivo di una febbre malarica, nel dicembre 410, sopraggiunge per lui la morte. Una morte repentina, più che opera dell’uomo è, forse, opera di Annae Perennae, la ninfa del Buxentum e del Kráthis. Il re, si allontana dalla scena del mondo, proprio alla confluenza dei due fiumi che rappresentano lo scorrere del tempo, la realtà spirituale del mondo magico-religioso brettio.

A più di un miglio dalla città, in una valle intricata dalla vegetazione rigogliosa, i goti, piangono con grande affetto il loro re Flavius Alaricus. Con l’intento di sottrarre le sue ceneri alla vendetta dei popoli, lo seppelliscono con barbara pompa, insieme ad una gran parte dell’immenso tesoro del sacco doloroso all’Urbe. Deviando con la forza di tutto il popolo l’acqua pura e salutare del Buxentum fluvium, scavano in mezzo all’alveo fino a raggiungere una grotta naturale. Terminato il rito funebre, e chiuso il sepolcro, vengono rotti gli argini, riconducendo le acque nel loro alveo. Risoluti i capi degli invasori proclamano Atawulf, successore di Alarico. Atawulf prima di muovere verso nord, nella città in rovina con le vesti regie riceve i primi onori che a dignità cosiffatta s’impartiscono.

https://cosenza.italiani.it/scopricitta/alarico-sepolto-nel-fiume-busento-a-cosenza/

 

411 dopo Cristo

 

Le armate di Massimo e Geronzio inflissero a quelle di Costantino una disastrosa sconfitta a Vienne, catturando e giustiziando lo stesso Augustus Costante II e stringendo infine d'assedio Costantino ad Arelate (l'odierna Arles), residenza dell'Imperatore e della sua corte.[77][78]

Geronzio e Massimo a loro volta furono malamente battuti da Flavio Costanzo, generalissimo nominato da Onorio per risolvere la questione in Gallia.

L'imperatore Costantino III rimase inchiodato ad Arelate, assediato dalle truppe di Flavio Costanzo, il quale aveva ordine di chiudere la partita con l'usurpatore e restituire le Gallie al legittimo imperatore.

412 dopo Cristo

Le Gallie con le campagne di Flavio Costanzo erano state ricondotte al Centro, tuttavia il territorio ormai era sottoposto alle scorrerie di numerose popolazioni barbariche:

 Vandali Asdingi con Alani, Vandali Silingi(Svevi o Suebi), Burgundi a cui si unirono i Bagaudi Celti.

 A questo magma si innestarono le secessioni delle Legioni che sistematicamente eleggevano un proprio imperatore.

 Con la smobilitazione Generale della Britannia voluto dal Generalissimo Stilicone per difendere l'Italia, l'isola rimase completamente aperta all'invasione di Angli, Juti,Sassoni che colonizzarono tutta la parte sud-orientale ricca di strade e città romane, mentre il nord ovest ed il Galles ripresero il legame con i popoli celtici del nord che sfondarono il Vallo Adriano.

A sua volta l'Italia vedeva ancora la presenza nel Centro-Sud dei Visigoti che lentamente stavano risalendo la penisola all'indomani della morte di Alarico.

IL NUOVO IMPERATORE DELLE GALLIE GIOVINO,IL NUOVO RE DEI VISIGOTI ATAULFO

Le truppe di stanza in Renania, unitesi a Burgundi ed Alani,eleggevano come imperatore il Generale Giovino. Nello stesso momento dall'Africa sorse un ulteriore usurpatore: Eracliano.

I Visigoti avevano eletto come nuovo re Ataulfo, cognato di Alarico, che come primo atto RISACCHEGGIO' ROMA sulla via della ritirata dall'Italia, saccheggio che aveva come duplice scopo quello di rifocillare le sue truppe e di mantenere un'elevata pressione sulla corte di Ravenna, contando altresì sul possesso di un ostaggio preziosissimo: la sorella dell'imperatore Galla Placidia.

L'imperatore Onorio non aveva ne uomini, ne truppe per scacciare i Visigoti. Ad alleggerire la penisola fu l'idea di Ataulfo di irrompere in Gallia allo scopo di inserirsi nel caos per ritagliarsi un proprio spazio. Nella primavera del 412, percorrendo la via militare che univa Torino ad Arelate passando per il passo del Monginevro. Una volta in Gallia fu quasi immediato lo scontro con l'imperatore Giovino:

nella disputa si inserì Onorio che si impegnò a fornire rifornimenti, oro e cedere territori al re visigoto in cambio dell'annientamento dell'usurpatore e della restituzione della sorella.

In Italia sbarcava Eracliano, intenzionato ad abbattere Onorio, il momento era propizio con l'uscita dei visigoti, tuttavia incredibilmente si ritrovò la strada sbarrata dal generale Flavio Costanzo che riusciva a batterlo in battaglia.

Abbastanza clamorosamente Onorio riusciva a sbarazzarsi dell'ennesimo usurpatore, rimaneva aperto il fronte in Gallia.

413 dopo Cristo

Nel risiko gallico l'irruzione dei Visigoti, militarmente molto forti,spinse Vandali,Alani e Svevi a varcare i Pirenei ed invadere la Spagna. A quel punto le truppe di Giovino si scontrarono con Ataulfo che ebbe la meglio. Onorio si sbarazzava dell'ennesimo usurpatore ma non ottemperava a tutti gli accordi con Ataulfo: i rifornimenti promessi non arrivarono e così i visigoti iniziarono ad essediare Marsiglia che inaspettatamente non cadde.

421 dopo Cristo

452 dopo Cristo

460 dopo Cristo

 

Sacco di Roma (472)

Il sacco di Roma del 472 si svolse nel contesto della lotta tra l'imperatore romano d'Occidente Antemio e il suo genero e magister Ricimero, un generale di origine semi sveva e semi visigota. Ricimero, dopo aver rotto il patto con Antemio, sancito da un accordo matrimoniale (l'imperatore gli aveva dato in sposa la figlia Alipia), circondò l'imperatore a Roma, nell'area del Palatino, e dopo cinque mesi di assedio lo catturò tra la folla e lo fece decapitare. Il saccheggio della città e l'uccisione di Antemio prelusero all'inevitabile caduta formale dell'impero pochi anni dopo (476).

Lo scontro tra Antemio e Ricimero riesplose all'inizio del 472. Ricimero, per porre fine al potere di Antemio, era obbligato a dover calare su Roma e riprenderla con la forza, rompendo il legame di adfinitas matrimoniale con l'imperatore. Antemio dovette fingere di essere ammalato e si rifugiò nella Basilica di San Pietro in Vaticano per sfuggire ai sostenitori di Ricimero. L'imperatore d'Oriente Leone I inviò in Occidente Anicio Olibrio con la duplice missione di mettere pace tra Ricimero e Antemio e, poi, di trattare col re dei Vandali Genserico (il cui figlio aveva sposato la sorella di Olibrio); in realtà l'ambasciata era un modo di sbarazzarsi di Olibrio, che credeva in combutta coi Vandali, e di Ricimero: inviò infatti ad Antemio un secondo messaggero con l'ordine di uccidere Ricimero e Olibrio, ma il messaggio indirizzato all'imperatore d'Occidente cadde nelle mani del capo goto, che le mostrò a Olibrio.[2]

Lo scontro si fece allora aperto. Ricimero proclamò Olibrio imperatore e assediò Antemio a Roma. Antemio era sostenuto dai magistrati e dal popolo della città, di cui si era saputo conquistare il favore, nonché dalle famiglie favorevoli all'intesa con l'Oriente (tra cui i Decii, arcinemici degli Anicii, filo-barbarici).[3][4] Il magister militum goto aveva dalla propria i contingenti barbarici dell'esercito, tra cui quello di Odoacre. Penetrato a Roma, Ricimero riuscì a separare Antemio, che viveva nel palazzo dei Cesari sul Palatino, dal porto sul Tevere, affamando i sostenitori di Antemio.

L'assedio si prolungò per cinque mesi, da febbraio a luglio e vide la città come principale campo di battaglia. Una parte di essa, attorno al Palatino, come già detto, era controllata da Antemio, mentre le milizie di Ricimero, collocate principalmente apud Anicionis pontem (forse ponte Milvio) e presso Pons Hadriani, occupavano le aree di Trastevere, del Gianicolo e del Vaticano. Ricimero, forte del controllo dei ponti e del possesso degli accessi del Tevere, impediva i rifornimenti, precipitando i nemici nella fame e nelle epidemie.[3]

Entrambi i contendenti si rivolsero all'esercito della Gallia per ricevere rinforzi; il magister militum per Gallias, il burgundo Gundobado, si schierò dalla parte di Ricimero, suo zio; Antemio allora nominò rector Galliarum Bilimero, il quale a capo di un contigente di Ostrogoti scese in Italia, ma fu sconfitto e ucciso in giugno (assieme a una buona parte delle forze di Antemio), mentre cercava di impedire a Ricimero e ai suoi ariani di passare dalla zona trasteverina al centro della città attraverso il Ponte Elio, davanti al mausoleo di Adriano.[5] Dopo questa battaglia anche i restanti Ostrogoti si unirono a Ricimero, dopodiché gli ultimi difensori della città si arresero.[3]

Persa ogni speranza di aiuto esterno e afflitto dalla mancanza di viveri, Antemio tentò un ultimo assalto, ma i suoi uomini furono sterminati e perseguiti con l'accusa di tradimento da parte di Ricimero.[6] L'imperatore fuggì nella chiesa consacrata al martire Crisogono, dove però fu riconosciuto, catturato e decapitato da Gundobado[6][7] o da Ricimero[8] stesso l'11 luglio 472.[9] Già dall'aprile del 472 era stato proclamato un contro-imperatore, fantoccio di Ricimero, il citato Olibrio (esponente degli Anicii), secondo quanto era stato accordato con i Vandali di Genserico, che ora si trovò unico imperatore per conto di Ricimero.

Con la fine di Antemio, la città rimase vittima di un nuovo terribile saccheggio, accostabile a quelli di Alarico o a quello vandalo del 455.[10] Solo le parti della città occupate dagli uomini di Ricimero durante l'assedio furono risparmiate secondo Paolo Diacono. Su pressione di Olibrio, gli edifici sacri furono grossomodo poco coinvolti, per quanto lo rendesse possibile la furia devastatrice degli assedianti.

Forze in campo

Buccellarii al servizio personale del Generale Svevo/Visigoto RICIMERO

6000 guerrieri Ostrogoti comandati dal burgundo GUNDOBADO

Centurioni comandati da ANTEMIO

475

 

L'ESPANSIONISMO DEI FRANCHI

 

 (254 d.C-451 d.C)

 

Dalla fusione di popoli

 come CattiCauciBructeriCamavi e Sigambri

, tutti Istaevones,

 uno dei tre gruppi nei quali lo storico romano, Tacito, nella sua Germania, ripartisce i Germani occidentali. Ad essi si unirono anche altri Germani occidentali, quali nuclei di Sassoni e di Bavari; l'insieme così costituito si stanziò lungo il corso del Reno[6] e da qui presero il via le loro incursioni contro il territorio imperiale.

Dopo la metà del III secolo, quando venne menzionata per prima nella Historia Augusta ,si divisero in due sotto-federazioni: i Franchi Sali posizionati lungo la costa degli attuali Paesi Bassi a nord del Reno ed i Franchi Ripuari, più a sud ad est del grande fiume che divideva il Barbaricum dall'Impero romano.

Nel corso del III secolo attaccarono il Limes e penetrarono in Gallia in numerose occasioni: sono menzionati per la prima volta nel 254 quando furono fermati, insieme agli Alemanni, nel corso di un loro tentativo di sfondamento del limes romano, dal giovane cesare Gallieno.

Una nuova invasione da parte loro avvenne nel 257 quando sfondarono il fronte renano della Germania inferiore, e penetrarono fino a Mogontiacum, dove furono fermati dall'accorrente legio VI Gallicana, di cui era tribuno militare il futuro imperatore, Aureliano.[

Una nuova invasione avvenne nel 260 quando alcune sue orde riuscirono ad impadronirsi della fortezza legionaria di Castra Vetera, assediarono Colonia, risparmiando invece Augusta Treverorum. Altri si riversarono lungo le coste della Gallia fino a devastarne alcuni villaggi fino alle foci dei fiumi Senna e Somme.[

L'anno seguente, 261,una nuova loro incursione fu fermata dalle armate di Postumo.

Con la morte di Aureliano una nuova ed imponente invasione di Franchi ed Alemanni devastò l'intera Gallia nel 275-276. Si racconta che i barbari, percorrendo la valle del fiume Mosella, dilagarono nella zona dell'attuale Alsazia. Oltre settanta città caddero nelle loro mani. E solo quelle poche dotate di mura, come Treviri, Colonia e Tolosa, scamparono alla devastazione ed al saccheggio.[18] Fu solo grazie all'intervento dell'imperatore romano Marco Aurelio Probo che l'intera Gallia fu ripulita dalle orde di barbari . Si racconta che attorno al 278 un gruppo di Franchi, che erano stati stanziati nel Ponto come prigionieri di guerre, si ribellarono e impadronitisi di alcune navi, compirono incursioni e devastazioni in AcaiaAsia MinoreAfrica settentrionale fino alla città di Siracusa, che occuparono, per poi fare ritorno in patria incolumi.[20]

Un nuovo successo sulle tribù germaniche è confermato dalla IV (quarta) acclamazione ricevuta da Diocleziano di Germanicus maximus,[22] per i successi ottenuti da Massimiano sui Franchi nel 288. Quest'ultimo era riuscito a catturarne il re dei Franchi Sali, un certo Gennobaude, ed a ottenere la restituzione di tutti i prigionieri romani. Nel 297 Costanzo Cloro ripopolò il territorio, una volta dei Batavi (l'attuale Schelda) con la popolazione dei Franchi Sali provenienti dalla Frisia.

 

L'impero romano ed i Franchi foederati.

 i Franchi avevano occupato la Toxandria, la regione tra la Mosa e la Schelda. Nel 342 furono respinti da Costanzo I. Ancora quest'ultimo, insieme a Giuliano (allora ancora Cesare), nel 358, li respinsero a fatica e Ammiano Marcellino, per la prima volta li menziona come Franchi Salii (Petit primum omnium francos, eos videlicet quos consuetudo salios appellavit)

DOPO 8 INVASIONI FOEDERATI DELL'IMPERO: ANNO 358 d.C.: la frontiera Nord viene tutelata dalle invasioni. L'appoggio dei Franchi effettivamente impedì l'afflusso dei popoli barbarici che sfondarono il Limes più a sud, in Alsazia.

 Giuliano li sconfisse, lasciandoli però in possesso di quel territorio assegnandogli quella parte di Gallia Belgica in qualità di foederati dell'Impero romano, incaricati di difendere la frontiera del Reno, con l'impegno di fornire anche uomini all'esercito romano.

Da questo territorio i Franchi si estesero gradualmente in gran parte della Gallia romana Nord Occidentale, continuando a contribuire alla difesa dei confini dell'Impero, Allargando l'estensione della loro influenza , i Franchi, pur da foederati dell'impero, andarono a costituire due Regni, quello dei SALII a Nord verso la Frisia, i RIPUARII al Centro Sud verso la Mosella. Avanzarono verso sud, verso la strada romana che congiungeva Arras con Colonia, ma prima di poterla raggiungere, verso il 431, furono affrontati e sconfitti da Flavio Ezio, che aveva il comando militare della Gallia. 

 431-451 : SOTTO EZIO PER COMBATTERE GLI UNNI

La sconfitta obbligò i Franchi a mantenere il patto federativo ed a fornire uomini. Nel 451 Ezio chiamò i suoi alleati germanici per aiutarlo contro gli Unni: i Franchi Sali risposero alla chiamata, mentre Meroveo era il loro re.

  451-486 : L'ULTIMO PERIODO ROMANO E L'INIZIO DEL REGNO FRANCO

Evoluzione storica

 

Con l'uscita di scena del Generale Ezio , la Gallia Centrale rimase sotto le insegne di Roma grazie al Governatore Siagrio.  Il Nord della Gallia ormai era sotto il dominio dei Franchi, la parte Meridionale sotto i Visigoti, la valle del Rodano sotto i Burgundi.  Quindi la parte romana della Gallia rimaneva staccata dall'Italia e Siagrio si ritrovò da solo ad affrontare i Franchi che lo sconfiggevano nel 486 nella battaglia di Soissons. Quella battaglia segna l'inizio del Regno dei Franchi, guidato da Clodoveo che molto intelligentemente quasi immediatamente, primo re barbaro a farlo, si convertì al cattolicesimo, una mossa geniale che portava con sè l'appoggio del clero gallo-romano, cintura di trasmissione con la popolazione che in questo modo accettava il nuovo dominio.Il regno dei Franchi fu sottoposto a varie partizioni e ripartizioni, in quanto essi dividevano le loro proprietà tra i propri figli e, senza un ampio concetto di res publica, concepivano il regno come una forma estesa della proprietà privata. Questa pratica spiega, in parte, le difficoltà nel descrivere con precisione le date, i confini fisici dei diversi regni franchi e chi ne governava le varie parti. La contrazione nell'alfabetizzazione durante il dominio dei Franchi pone inoltre un altro problema: essi produssero pochi documenti scritti.

 NORD RENO E COSTA FRISONE: L'OPPOSIZIONE DEI FRISONI ED IL MANTENIMENTO DELLO SCUDO IMPERIALE: 50 d.C-993 d.C.

L'espansione franca si verificò verso il sud dell'attuale Renania in quanto a nord cozzarono contro I FRISONI , una popolazione germanica che Durante l'impero di Augusto, nel corso delle campagne militari di Druso maggiore, decidevano "spontaneamente" di essere annessi all'Impero Romano. Questa annessione generò uno scudo che permase fino al crollo dell'Impero ed oltre in quanto i Frisi non vollero sottomettersi ai Franchi che furono costretti a realizzare delle lunghe campagne militari nel corso del 700 d.C. Le lunghe GUERRE SASSONI tuttavia NON assoggettarono pienamente quei territori del Nord, i quali rimasero al di fuori dell'estensione del feudalesimo come regime di controllo politico amministrativo e del cristianesimo a livello religioso e tutto ciò  fino all'anno 993 d.C., quando i territori del nord finirono nominalmente sotto il Conte d'Olanda Arnulf.

 

Le popolazioni germaniche attorno al 50, durante l'Impero di Claudio.

 

1526-1527: la spedizione in Italia di Georg von Frundsberg. Il passaggio in Val Vestino di 14.000 lanzichenecchi

L'aristocratico tedesco Georg von Frundsberg è considerato tutt'oggi uno dei più grandi, per valore e crudeltà, comandanti di truppe di ventura del 1500 ed il suo nome è legato alla Val Vestino poiché in un giorno di novembre del 1526, seppur anziano (aveva compiuto i 53 anni d'età) e malato, proveniente dal sud della Germania, vi transitò al comando dei suoi fedeli lanzichenecchi con l'intenzione di conquistare la penisola e la “novella Babilonia”, la città dei papi, compiendo un'impresa militare che per le sue epiche imprese rimarrà per sempre nella storia italiana con il nome del "sacco di Roma".

 

La Valvestino

Il 22 maggio del 1526 a Cognac (Charente)Francesco I stipulò con il papa Clemente VII, con Firenze, con Francesco Maria Sforza, duca di Milano, e coi veneziani, una lega per scacciare gli imperiali di Carlo V dall'Italia, detta alleanza fu soprannominata Lega Santa. La guerra fu condotta fiaccamente dagli alleati della Lega. L'esercito confederato, comandato dal generale Francesco Maria I della Rovere, duca di Urbino, superiore a quello imperiale per uomini e mezzi, avrebbe potuto in poco tempo infliggere una pesante sconfitta agli spagnoli concentrati a Milano, invece tentennò concedendo all'avversario il tempo di rafforzarsi e riorganizzarsi.

Il 14 luglio Francesco Maria Sforza capitolò. Il 25 i pontifici furono sconfitti dai senesi, alleati degli imperiali. Il 20 settembre il cardinale Pompeo Colonna, nemico del papa e spinto da Carlo V con promesse di denaro, costrinse il pontefice con le armi a rifugiarsi in Castel Sant'Angelo e a sottoscrivere una tregua di quattro mesi con l'imperatore. Il 23 settembre, il Della Rocca con un esercito poderoso di ventimila uomini espugnò la facile Cremona invece di prendere Genova, già accerchiata dalle navi di Andrea Doria e dei veneziani.

Nel frattempo più a nord, in Baviera nel castello di Mindelheim nei pressi di Monaco di Baviera, il capitano di ventura Georg von Frundsberg, si apprestava a muovere in Italia in soccorso degli alleati spagnoli.

Un soldato tutto d'un pezzo[modifica | modifica wikitesto]

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Georg von Frundsberg aveva partecipato negli anni precedenti, come comandante dei lanzichenecchi, ad innumerevoli combattimenti sul suolo italiano meritandosi la fama di essere il più grande per esperienza, capacità e brutalità fra tutti i capitani tedeschi allora in attività. Pietro Verri, nella sua Storia di Milano, annota:

«Era costui oltre di tempo, ma forzoso di corpo e ardito d'animo a meraviglia, e con tal confidenza di sé stesso e con tanta bravura se ne veniva, ch'egli un capestro d'oro a ciascun passo di seno cavandosi, si vantava barbaramente di voler con ello appiccare per la gola il Papa, e con altri, che di seta cremisi portava sempre all'arcione, i cardinali»

Nel 1509 al soldo del re Luigi XII di Francia, il Frundsberg operò alla difesa di Verona. Nel 1511 con 1200 fanti piuttosto male in ordine fu alla battaglia di Casalecchio di Reno, in cui venne sbaragliato Francesco Maria I della Rovere. Due anni dopo, nel 1513, passò dalla parte degli spagnoli e nella battaglia di Creazzo alla testa di un quadrato di 3000 lanzichenecchi, contribuì efficacemente alla vittoria sui veneziani di Bartolomeo d'Alviano.

Nel 1516 si trovò nuovamente alla difesa di Verona con Marco Sittich e affiancò Marcantonio Colonna, allorché i veneziani portarono un violento attacco a porta Vescovo. Nel 1522 fu assoldato dagli Sforza con 6000 uomini e partecipò, nell'aprile, alla battaglia della Bicocca, dove i suoi “lanzi” si scontrarono con il quadrato degli svizzeri di Alberto Pietra.

Collocato nello schieramento centrale, respinse con il fuoco degli archibugi i nemici, che subiranno la perdita di 1000 uomini ancor prima di venire in contatto con i suoi fanti. Nel combattimento morirono 3000 svizzeri con 22 capitani; il Frundsberg fu ferito ad una coscia da un colpo di picca. Quando i francesi si diedero alla fuga, i suoi uomini invece di inseguirli secondo gli ordini ricevuti dal generale Fernando Francesco d'Avalos, non si mossero reclamando il versamento di tre paghe arretrate! Fu alla conquista ed al sacco di Genova. Nel 1524, al servizio dell'Impero, scese in Lombardia, da Merano, alla testa di 6000 mercenari per contrastare i francesi nelle terre franche.

Nel gennaio del 1525 scese nuovamente dal Tirolo per la valle dell'Adige diretto a Lodi, con 2000 uomini, 5000 cavalli tedeschi e 300 cavalli borgognoni. Partecipò alla famosa battaglia di Pavia comandando la retroguardia con 28 compagnie di “lanzi”; sconfisse i mercenari di Giovanni dalle Bande Nere uccidendo i loro comandanti, il duca Riccardo di Suffolk e Longmanno di Augusta, cui un suo soldato tagliò la mano carica di anelli. Nel maggio, dello stesso anno, fu richiamato nel Trentino, per far fronte nella Valle di Non e nella valle di Sole alla rivolta dei contadini contro i nobili e l'alto clero.

La partenza verso l'impresa[modifica | modifica wikitesto]

 

Il teologo Jacob Ziegler ritratto da Wolf Huber nel 1532. Con l'amico Adam Reusner seguì il Frundsberg nell'impresa italiana

Domata nel luglio 1526 la rivolta dei contadini a Radstadt, impegnò i suoi castelli ed i suoi possedimenti, compreso il maniero di Mindelheim e i gioielli della moglie Anna: ne ricavò 38.000 fiorini che gli consentirono di assoldare un buon numero di fanti svevi, franconi, bavaresi e tirolesi, in totale circa 14000 uomini più 3000 donne al seguito, cui diede uno scudo a testa. A capo delle sue soldatesche pose il figlio Melchiorre, il cognato conte Ludovico Lodron, il conte Cristoforo di Eberstein, Alessandro di Cleven, Niccolò di Fleckenstein, Alberto di Freiberg, Corrado di Bemelberg, detto “il piccolo Hess”, Nicola Seidenstuker, Giovanni di Biberach e Sebastiano Schertlin.

In ottobre si mosse verso sud e acquartierò tutte le truppe tra Merano e Bolzano ove fu raggiunto da altri 4500 fanti, che avevano lasciato Cremona con Corradino di Clurnes. Il 2 novembre tenne a Bolzano il consiglio di guerra con i suoi fidati ufficiali nella casa “Drexel”, sul fiume Muster, di proprietà di Elias Draxl, ricco mercante, ove fu decisa la partenza per l'impresa nei giorni seguenti.

Il 12 novembre l'armata, formata da 36 “bandiere”, mosse da Trento. Il Frundsberg pagò i suoi uomini con denari e panni e, per sviare la curiosità delle spie venete che controllavano da vicino ogni suo movimento, fece preparare zattere e barche, come per prendere la strada di Verona e forzare le relative chiuse. Di seguito, puntò apparentemente verso la Valsugana e Bassano del Grappa, ma astutamente, al contrario, si diresse, attraversando il Buco di Vela, verso Vezzano e più giù ancora a Castel Campo, Passo del Durone, TioneCondinoStoro e Lodrone ove giungerà il 14 sostando tre giorni in attesa dell'arrivo di tutte le forze.

L'arrivo nella Valle del Chiese[modifica | modifica wikitesto]

L'arrivo dei tedeschi nella piana del Chiese creò una forte preoccupazione nell'apparato militare veneto che cercava in ogni modo di contrastare la minaccia verso la Repubblica controllando l'accesso a Bagolino, alla Valle Sabbia, tramite il munitissimo bastione della Rocca d'Anfo, e alla Riviera del Garda con milizie rurali capovallesi arroccate sul monte Stino. La Rocca d'Anfo era ben rifornita di viveri e presidiata da oltre mille fra archibugieri e schioppettieri al comando di Giovanni Antonio Negroboni detto “di Valtrompia”, mentre Battista di Martinengo dal suo quartier generale di Lavenone sorvegliava l'accesso alla Valle Sabbia, il ponte di Vestone e per suo ordine l'altro ponte d'Idro fu distrutto e vi ordinò il presidio di cento uomini comandati da Vincevo Guiazzo.

Informatori e spie furono sollecitate dai provveditori di scoprire le intenzioni del nemico e in special modo il percorso che intendeva seguire per raggiungere la pianura. Nello schieramento opposto invece, il conte Antonio Lodron, mediante una lettera ai consoli di Gargnano, cercava astutamente di sviare con delle false informazioni la curiosità di costoro prospettando una discesa dell'armata sulla Riviera del Garda attraverso la Val Vestino, queste informazione le traiamo dai famosi "Diari" del cronista veneziano Marin Sanudo:

Su per i selvaggi monti della Val Vestino[modifica | modifica wikitesto]

Il Frundsberg, privo di artiglierie, vista l'impossibilità di superare con un unico assalto le difese della Rocca d'Anfo, consigliato dal cognato il conte Ludovico Lodron e da Antonio Lodron, che conoscevano i luoghi a menadito e disponevano di guide sicure, nel pomeriggio del giorno 15, ma non prima di aver comandato una manovra diversiva di alcuni reparti verso la Rocca d'Anfo come a far intendere di voler passare di là, inerpicò, non visto dai veneziani, le prime avanguardie della sua ciurmaglia su sentieri alle spalle del castello di San Giovanni di Bondone tra gole scoscese e dirupi da camosci puntando, attraverso il monte Stino, su Capovalle.

 

Scorcio del "sentiero della Calva" in Val Vestino

Il Frundsberg s'incamminò solo all'alba del 17, seguito dal suo fido segretario Adam Reusner (1496-1582), lungo l'accidentato tracciato che attraverso il monte Calva, Bocca Cocca conduce al monte Cingolo Rosso e che ancor oggi viene indicato come il “sentiero della Calva”. Nella vallata di Piombino, in territorio comunale di Moerna, attraversò un burrone assai impegnativo spesso portato a spalle dai suoi uomini. In tutto il tragitto due “lanzi” tenevano le loro lunghe alabarde a mo' di parapetto proteggendolo da eventuali cadute mentre altri lo tiravano avanti per il corpetto e uno dietro lo spingeva. Tra la testa e la coda della colonna vi era quindi oltre una giornata di distanza.

Alcuni ricercatori si chiedono ancora oggi come mai il Frundsberg per raggiungere la pianura Padana non scelse il più semplice itinerario attraverso la Bocca di Valle-Persone-Turano o Moerna e poi scendere giù nella valle del Toscolano fino a Maderno invece che inerpicarsi lungo un tracciato atto solo ai camosci o a contrabbandieri. Una prima ipotesi ce la fornisce il professor Richard von Hartner-Seberich sostenendo che il condottiero fu obbligato a seguire questa strada dai conti Ludovico e Antonio Lodron, signori feudali della Valvestino. Difatti costoro erano dei vecchi esperti capitani di ventura, rotti ad ogni astuzia e malvagità, e ben conoscendo il comportamento dei soldati mercenari, sicuramente vollero risparmiare eventuali violenze o danni ai loro fidati vassalli Valvestinesi tutelando così anche i loro interessi.

Non è pure da scartare l'ipotesi che fossero stati invece gli stessi consoli Valvestinesi e di Magasa ad avanzare la richiesta ai Lodron di evitare il transito in Valle. Nelle ore si susseguivano concitatamente le divulgative allarmistiche della calata del nemico indirizzate a Pietro Mocenigo. Da Lavenone, una del Martinengo e da Bagolino, un'altra del capitano Giovanni Antonio da Valtrompia, ivi acquartierato con 1000 fanti:

La discesa nella Riviera del Garda attraverso la Val Sabbia[modifica | modifica wikitesto]

Il Frundsberg dopo essersi lasciato alle spalle Capovalle, saccheggiata e in fiamme, riprese il cammino. Superate le pendici del monte Manos e il passo del Cavallino della Fobbia ridiscese a Treviso Bresciano dove, presso il roccolo di San Gallo, stanco della lunga camminata e spossato dalla malattia, fu caricato a forza su una rustica lettiga sorretta da quattro suoi robusti “lanzi”.

Questa, come racconta il segretario Adam Reusner, per il notevole peso del trasportato, si spezzò in due e il condottiero rotolò miseramente a terra. A Treviso Bresciano i lanzichenecchi pernottarono: usarono la chiesa come stalla, ma prima di andarsene la depredarono e incendiarono alcune case. L'esercito, attraverso la Degagna, riprese l'inesorabile marcia verso Vobarno che, allo stesso modo degli altri villaggi, non fu risparmiato il saccheggio: la casa comunale fu data alle fiamme e alcuni mercenari addirittura fecero il bagno nelle botti di vino.

L'arrivo a Treviso Bresciano dei tedeschi viene così descritto da Marin Sanudo:

Nel frattempo giunse a Salò, proveniente dal vicentino, anche il condottiero Camillo Orsini, dove, con Cesare Fregoso, era stato comandato in un primo momento per fronteggiare l'avanzata dei lanzichenecchi con 150 lance, 500 cavalli leggeri e 4000 fanti. In questi luoghi, l'Orsini aveva meticolosamente controllato le difese di Vicenza, di Bassano del GrappaThieneBreganze e di Asiago. Aveva pure ispezionato i valichi di montagna delle prealpi venete che davano nella pianura e discusso sulle possibilità di difesa del territorio veneziano.

Ma, come abbiamo visto, i nemici presero altre strade e allora anche l'Orsini si spostò nel Bresciano sulle tracce degli invasori. Da una sua lettera spedita il 17 novembre al capitano di Brescia, Pietro Mocenigo, apprendiamo la situazione di quei giorni nella Riviera:

L'Orsini, al contrario della sua fama di valente guerriero, tenne in quei giorni una condotta militare molto dubbiosa. Dapprima accennò ad una debole resistenza a Gazzane di Roè Volciano (mentre per altri al passo della Corona a Vobarno presso l'attuale galleria della strada provinciale) ove i “lanzi” furono costretti a indietreggiare verso Vobarno poi, invece, di proseguire decisamente nel contrasto dei tedeschi, ripiegò a Padenghe sul Garda dove fu forzato a fermarsi per un'accidentale caduta da cavallo.

Il Frundsberg, vista respinta la sua avanguardia e preoccupato dei veneziani che stavano scendendo alle sue spalle da Nozza di Vestone, ripiegò a Sabbio Chiese ove, tra l'altro, la chiesa di San Michele fu profanata, salì sul monte Magno, scese a Sopraponte ed entrò a Gavardo, “il qual dì 18 era lo giorno de lunedì de sera, circa hori 21”, scrive il nobile Pandolfo Nassino, vicario della Quadra, fornendoci un'interessante visione: “… 

L'Orsini inviò truppe a Gavardo a sostegno del centinaio di cavalieri leggeri di Giovanni Naldi che furono battute lasciando sul terreno due morti e due feriti, ed esitò ad inseguire gli avversari per timore di lasciare sguarnita Salò. Restò pertanto inattivo fra Salò e Lonato, mentre i lanzichenecchi si allontanavano dal veneziano e pervenivano a Castiglione delle Stiviere. I vari combattimenti che si susseguirono da Gavardo a Calvagese della Riviera ce li racconta il capitano veneto Tommaso di Costanzo che con Bernardino da Roma, al comando di un centinaio di cavalieri, cercò invano di contrastare l'avanzata a 35 bandiere di “lanzi”: li tallonò sulla strada che porta a Castiglione delle Stiviere, li costrinse più volte a scontri rapidi e violenti privandoli per tutto il giorno del riposo, ma alla fine fu forzato a fermarsi a Calcinato ed a Lonato per la stanchezza dei suoi balestrieri a cavallo:

I lanzichenecchi dilagano nella pianura Padana diretti nel mantovano e a Roma[modifica | modifica wikitesto]

 

Cristofano dell'AltissimoRitratto di Giovanni delle Bande NereFirenzeGalleria degli Uffizi

 

Governolo, luogo della battaglia del 1526. Edicola di S. Antonio Abate e, sulla lapide, strada Giovanni delle Bande Nere.

lanzichenecchi scesero nel mantovano con l'intenzione di varcare il Po. L'esercito della Lega Santa era impegnato in complicate manovre sul fiume Adda mentre nei pressi di Mantova era accampato, con un manipolo di cavalleggeri e archibugieri, Giovanni dalle Bande Nere” (Forlì1498-Mantova1526), che combatteva al soldo di Papa Clemente VII (Giulio de' Medici), suo parente, mandato in avanscoperta dal Della Rovere, che lo seguiva a distanza con il grosso delle truppe.

Non potendo affrontare gli imperiali in campo aperto, per l'inferiorità numerica delle forze di cui disponeva, Giovanni dalle Bande Nere tentò di ritardarne la marcia facendo tagliare il ponte di barche sul Po a Borgoforte e molestandoli con rapide azioni di guerriglia, che prendevano di mira i carri delle vettovaglie. Francesco Maria I della Rovere, comandante supremo dell'esercito confidava nelle capacità belliche di Giovanni, tanto è vero che, dopo la sua morte, disse sarcasticamente: “Da questo momento il Papa deve cominciare a preoccuparsi”.

Federico Gonzagamarchese di Mantova, era capitano generale dell'esercito dello Stato Pontificio, ma, come si diceva allora, non aveva mai comandato un'unità di fanteria. Costui era preoccupato delle sorti della guerra, perché, prevedendo la vittoria degli imperiali, non voleva inimicarsi Carlo V. Non ostacolò in nessuna maniera il passaggio dei lanzichenecchi sul suo territorio anzi, il 22 novembre, aprì al Frundsberg le porte del recinto fortificato, detto il "serraglio dei Gonzaga", e le chiuse in faccia ai mercenari di Giovanni delle Bande Nere.

Deciso a stanare il Frundsberg ad ogni costo, Giovanni riuscì ad avvistarlo il 24 novembre verso sera, dopo una notte e un giorno di inseguimenti, appostamenti e improvvisi cambiamenti di strategia. Il Frundsberg, che intendeva attraversare il Mincio a Governolo e puntare su Ostiglia, dove era possibile passare, su un ponte di barche, dall'altra parte del Po, aveva fatto disporre tra i ruderi di una vecchia fornace i falconetti (cannoncini) appena giunti da Ferrara.

Il 25 a Governolo i due capitani, i migliori per capacità del loro tempo, dicono le cronache, si guardarono finalmente negli occhi. Quando il Frundsberg, secondo le regole della guerra allora vigenti, ricevette il saluto di Giovanni dalle Bande Nere, rispose al saluto, ma poi si accasciò come per un mancamento. Il capo dei lanzichenecchi era anziano e malato, tanto è vero che, di lì a poco, abbandonerà il campo di battaglia. I combattimenti iniziarono subito, e proseguirono violentemente.

I tedeschi resistettero a ben otto assalti delle Bande del Medici, ma il peso che squilibrerà la bilancia saranno i tre citati falconetti inviati loro dal duca di Ferrara Alfonso I d'Este, che aveva definitivamente tradito la causa francese: sarà il colpo sparato da uno di questi che ferirà gravemente a una coscia Giovanni dalle Bande Nere all'imbrunire del 25 novembre 1526.

Giovanni fu portato a Mantova nel palazzo di Luigi Gonzaga, suo amico e compagno d'armi. Amputato l'arto per un pericolo di gangrena, morirà, tra atroci sofferenze, nella notte tra il 29 e il 30 novembre. Il giorno 27 novembre i lanzichenecchi passarono il Po ricongiungendosi a Fiorenzuola d'Arda con gli spagnoli provenienti dal ducato di Milano puntando decisi verso Roma: 30000 uomini fra fanti e cavalli.

Mentre il Frundsberg rimaneva a Ferrara colpito da infarto e il conte Antonio Lodron decedeva a causa di un'ulcera al collo a Cotignola in Romagna, strada facendo le schiere dei lanzichenecchi si ingrossarono di vagabondi, di briganti e di disertori arrivando a 50.000 uomini, un Corpo d' Armata!! Da questo momento il Frundsberg non fu più in grado di seguire le operazioni e i medici estensi, per guarirlo, ricorsero ad un metodo per lo meno strano: gli fecero fare un bagno d'olio nel quale era stata messa a bollire una volpe!

Nessuno si preoccupò di fermare la soldatesca in arrivo e Clemente VII, con duemila prelati, si rifugiò in Castel Sant'Angelo allorché ai primi di maggio dell'anno 1527 i lanzichenecchi arrivarono sotto la città di Roma guidati da Carlo III di Borbone-Montpensier. La Città Eterna fu cinta d'assedio per un mese e le Mura Aureliane subirono un pesantissimo bombardamento d'artiglieria, Roma capitolò il 5 giugno e la resa suggellata tra Filiberto di Chalon e Clemente VII fu controfirmata da 13 cardinali e da molti capitani imperiali, tra i quali il conte Ludovico Lodron, “signore della Val Vestino”.

Per tre giorni Roma subì un tremendo saccheggio, che suscitò lo sdegno di tutti i monarchi europei. La violenza gratuita dei lanzichenecchi fece considerare una nullità i Goti del 410 e i Vandali del 455 d.C.: S. Pietro trasformata in stalla, preti venduti all'asta o mutilati del naso, suore trascinate nei lupanari, un prete ucciso per essersi rifiutato di fare la comunione a un asino bardato con paramenti vescovili. Si racconta di padri che arrivarono ad uccidere le proprie figlie per sottrarle allo stupro. Roma capitolò il 5 giugno e la resa suggellata tra Filiberto di Chalon e Clemente VII fu controfirmata da 13 cardinali e da molti capitani imperiali, tra i quali il conte Ludovico Lodron, “signore della Val Vestino”.

Il Frundsberg condotto in lettiga a Lecco, rientrò in Germania dall'Italia nell'agosto del 1528, con al seguito molti fanti e cavalieri. Morirà nel suo castello di Mindelheim il 20 agosto, otto giorni dopo il suo arrivo. Fu sepolto nel suo castello e nella stessa tomba del figlio Gaspare, mentre il figlio Melchiorre, morto anch'egli nello stesso anno, fu sepolto a Roma nella chiesa di Santa Maria dell'Anima.

VARIAGHI-SCITI-CUMANI(POLOVICIANI)dal III al IX secolo d.C.

 

Rotte commerciali medioevali. In viola è indicata la via variago-greca, in rosso quella del Volga, in arancione altre vie di comunicazione importanti.

La confederazione cumano-kipchaki in Eurasia nel 1200.

 

Rappresentazione dei territori occupati dagli Sciti; sono esclusi quelli che, secondo Erodoto, si trovavano oltre il regno dei Tissageti.

Secondo Tamara Rice, gli Sciti appartenevano al gruppo indoeuropeo di probabile ceppo iranico, oppure ugro-altaico.[29] Il Dragan ritiene che gli Sciti fossero un popolo indo-iraniano.[30]

Recenti analisi fisiche hanno unanimemente confermato che gli Sciti, anche quelli che vivevano nella zona di Pazyryk, avevano caratteristiche fisiche spiccatamente europee. Ulteriori conferme sono giunte dallo studio di antichi resti di DNA. Uno studio del 2002 ha analizzato la genetica materna di resti umani di un uomo e una donna risalenti al periodo Saka provenienti dal Kazakistan, presumibilmente marito e moglie. La sequenza mitocondriale HV1 del maschio era simile alla sequenza Anderson, che è la più diffusa tra le popolazioni europee. Viceversa, quello femminile suggeriva origini asiatiche.[31]
Nel 2004, è stata analizzata la sequenza HV1 ottenuta dai resti di un maschio scita-siberiano proveniente dall'Altaj, rivelando che l'individuo apparteneva alla linea materna N1a.[32] Il DNA mitocondriale estratto da altri due scheletri della medesima zona ha mostrato come entrambi i soggetti presentassero caratteristiche di origine euro-mongolide. Uno dei due scheletri apparteneva alla linea materna F2a e l'altro alla linea D, entrambe caratteristiche delle popolazioni eurasiatiche.[33]

La fine del dominio scita nelle steppe della Russia meridionale va imputato in gran parte alle migliori tecnologie militari dei Sarmati, in particolare la staffa di ferro, che consentirono loro di organizzare reparti di cavalleria pesante in grado di sopraffare facilmente la cavalleria degli Sciti, indubbiamente meno corazzata. Sfilacciati e ridotti a piccoli gruppi sparsi per l'Europa orientale

 

https://video.repubblica.it/mondo/ritrovato-dopo-70-anni-di-ricerche-il-relitto-della-uss-nevada-la-corazzata-inaffondabile-americana/360231/360784?ref=RHPPRT-BS-I0-C4-P1-S1.4-T1

Si tratta di una corazzata della marina Usa lunga 178 metri varata nel 1914. Allora rappresentava il massimo del progresso tecnologico navale. Prestò servizio in entrambe le Guerre Mondiali: fu una delle navi coinvolte nell'attacco di Pearl Harbor. Venne dismessa nell'agosto 1946 dopo essere stata utilizzata come nave bersaglio durante un esperimento nucleare nell'atollo di Bikini. La USS Nevada diede prova della sua robustezza rimanendo a galla, seppur seriamente danneggiata. Da qui l'appellativo di "corazzata inaffondabile". Ma nel luglio del '48 dovette capitolare: durante un'esercitazione di artiglieria venne colpita da un siluro aereo e si inabissò. È stata ritrovata 120 km a sud-ovest di Pearl Harbor, nell'oceano Pacifico, a circa 4700 metri di profondità.

 

L'annuncio del ritrovamento è stato dato dalle aziende Search Inc., esperta in esplorazione di fondali marini, e Ocean Infinity, che lavora nella robotica marina

Video YouTube/Maritime Reporter TV

 

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