LO SPREAD REALE A
1200 GRAZIE A NANOLEONE
Goldman Sachs scarica l'Italia
Venduti quasi tutti i titoli in
portafoglio
La banca d'affari Usa nella quale
hanno lavorato sia Mario Draghi che
Mario Monti, come consulente, ha
venduto sul mercato quasi tutti i
titoli di stato italiani che
possedeva. L'esposizione è scesa da
2,5 miliardi a 191 milioni di dollari
MILANO - Nessuna
o poca fiducia nei confronti
dell'Italia. La Goldman Sachs, una
delle principali banche d'affari Usa,
riduce la propria posizione sul debito
italiano del 92% nel secondo
trimestre, dopo averla aumentata nei
primi tre mesi. Lo ha comunicato la
banca in una nota alla Sec, la
Commissione che vigila sulla Borsa
Usa, nella quale precisa che
"l'esposizione di mercato" ai bond del
governo italiano è scesa a 191 milioni
di dollari alla fine di giugno dai
2,51 miliardi di dollari della fine
dei marzo. Goldman contestualmente ha
aumenta la propria posizione sui
derivati per assicurarsi da eventuali
rischi di default per l'Italia.
Eppure Goldman Sachs dovrebbe avere un
po' più di fiducia nel Bel Paese visto
che tra i suoi banchieri hanno
militato gli italiani Mario Draghi,
ora al vertice della Banca centrale
europea, e Mario Monti, come
consulente, ora premier dell'Italia. A
preoccupare sono il debito italiano
che ammopnta a oltre 1.950 miliardi di
euro. Le principali agenzie di rating
valutano il Paese tripla B, a un passo
dalll status di "junk", spazzatura, la
soglia dell'investment grade.
Rigor Montis, giorni fa, ha
dichiarato al Wall
Street Journal,
punto di riferimento
dell'informazione economica
americana "Se
il precedente governo fosse ancora
in carica, ora lo spread italiano
sarebbe a 1.200 o qualcosa di simile".Con
questa affermazione ha chiarito che
lo spread non
dipende,
e non dipendeva, dalla salute
economica dell'Italia. E' un
fenomeno esogeno. Da novembre 2011,
il nuovo governo, installato con un
colpettino di Stato,
con Monti senatore a
vita la sera e presidente del
Consiglio il giorno dopo, ha
ottenuto una caduta
verticale del
disastro lasciato da Berlusconi. Non
si pensava fosse possibile, ma i
tecnici ci sono riusciti. E' esplosa
la disoccupazione, il PIL è negativo
(quasi -3 per cento), le imprese
chiudono a centinaia di migliaia, i
tagli ai servizi sociali sono
materia di decreto quotidiano, le
tasse divorano i redditi.
L'Italia è in ginocchio. Lo stesso debito
pubblico aumenta
con la stessa velocità di quando
c'era Tremorti, circa 100 miliardi
all'anno. Lo spread, con questa
situazione pre Grecia, dovrebbe
essere almeno a 1.000, invece è
sotto controllo (si fa per dire)
intorno a quota 500. Chi lo tiene
sotto controllo? Chi
lo faceva salire?
Che il Paese sia fallito non ci
piove, che lo fosse prima di Rigor
Montis neppure. Il governo tecnico
si sta muovendo però come un curatore
fallimentare chiamato
dai debitori per garantire la loro
libbra di carne. E i debitori sono i
Paesi che possedevano il
50% dei titoli italiani nel 2011,
mille miliardi di euro: 500 la
Francia, circa 200 la Germania. Se
un anno fa saltava l'Italia,
saltavano anche l'euro e la Francia.
Quest'ultima si trovava inoltre, a
causa dei referendum, a non poter
far più cassa con sette
centrali nucleari nel
nostro Paese e l'acquisizione della
gestione dell'acqua italiana
attraversoVeolia e Suez.
Un debito (di altri) spaventoso sul
gobbo e la scomparsa di affari per
centinaia di miliardi. Era
necessario prendere tempo e ridurre
il rischio. Nel 2012 la BCE ha
destinato 1.000
miliardi di euro alle banche.
Quelle italiane hanno comprato
titoli su titoli di Stato
dall'estero, strangolando allo
stesso tempo le imprese che non
hanno ricevuto un euro. Ci siamo
ricomprati (in parte) il nostro
debito pubblico e oggi i titoli
all'estero sono scesi a circa il 35%
del totale. Non
basta.
Sarà necessario venderepezzi
dello Stato,
di grandi imprese ancora in mani
italiane. Un'asta europea per tenere
basso lo spread. Ma questo che
c'entra con il il rilancio della
nostra economia?