LE POLITICHE MONETARIE NON
FUNZIONANO
La profondità e la durata
dell'attuale crisi è al di fuori del
range normale delle crisi
succedutesi dopo la seconda guerra
mondiale (nonostante il fatto che
gli interventi in materia di
politica fiscale e monetaria siano
stati senza precedenti nella storia
del capitalismo), e non si intravede
ancora la fine della crisi.
Un lavoro [Delli Gatti, Gallegati,
Greenwald, Russo e Stiglitz,
Mobility Constraints, Productivity
Trends, and Extended Crises, Journal
of Economic Behavior and
Organization, luglio 2012] propone
invece una lettura diversa che
enfatizza le relazioni tra fattori
ciclici e strutturali, e spiega
perché il sistema capitalistico
genera, inevitabilmente, una grande
crisi. La causa causante della crisi
attuale è stato un cambiamento
strutturale dell'economia reale: il
declino dei redditi nell'industria
si deve a ciò che di solito è un
bene (l'aumento della produttività)
e alla globalizzazione che ha
prodotto una forte moderazione
salariale. In altri termini: il
settore industriale è vittima del
suo proprio successo.Il
trauma che stiamo vivendo in questo
momento assomiglia al trauma che
abbiamo vissuto 80 anni fa, durante
la Grande Depressione, ed è stato
causato da una serie di circostanze
analoghe. Allora, come oggi, abbiamo
affrontato un crollo del sistema
bancario. Ma
allora, come oggi, il crollo del
sistema bancario era in parte una
conseguenza di problemi più
profondi. Anche se risponde
correttamente al trauma (i
fallimenti del settore finanziario)
ci vorrà un decennio o più per
raggiungere il pieno recupero. Se
noi rispondessimo in modo
inappropriato o con gli stessi
strumenti neoliberisti che hanno
favorito la crisi, questa durerà
ancora a lungo e il parallelo con la
Grande Depressione assumerà una
nuova dimensione tragica. [ I
macro-economisti mainstream
sostengono che il vero spauracchio
in una recessione non è caduta dei
salari, ma la loro rigidità: se i
salari fossero più flessibili (cioè
bassi), la disoccupazione si sarebbe
ridotta, auto- correggendo il
problema! Ma questo non è stato vero
durante la Depressione, e non è vero
oggi. Al contrario, bassi salari e
redditi portano semplicemente a una
riduzione della domanda, indebolendo
ulteriormente l'economia.]
Secondo la vulgata tradizionale, la
politica restrittiva della FED ha
causato la crisi del 1929, oppure il
crollo (autunnale) di Wall Street ha
provocato la recessione (che inizia
in estate!!!) dell'economia
americana. Il problema oggi, come
allora, è un'altra cosa: la
cosiddetta economia reale.
I paralleli tra la storia delle
origini della Grande Depressione e
quella della nostra crisi sono
forti. Allora ci stavamo muovendo
dall'agricoltura alla industria.
Oggi ci stiamo muovendo dalla
manifattura ad un'economia di
servizi.
Negli USA si calcola che il calo dei
posti di lavoro nel settore
industriale è stato drammatico, da
circa un terzo della forza lavoro 60
anni fa a meno di un decimo di oggi.
Il ritmo si è accelerato
notevolmente nell'ultimo decennio.
Ci sono due ragioni per il declino.
Uno è una maggiore produttività, la
stessa dinamica che ha rivoluzionato
l'industria e costretto la
maggioranza degli operai americani a
cercare lavoro altrove. L'altro è la globalizzazione, che ha inviato
milioni di posti di lavoro
all'estero, a paesi a basso salario
o quelli che hanno investito di più
nelle infrastrutture o nella
tecnologia. Qualunque sia la causa
specifica, il risultato inevitabile
è esattamente lo stesso di 80 anni
fa: un calo del reddito e posti di
lavoro. Per un certo tempo, la bolla
immobiliare E LA SUPER CRESCITA
CINESE haNNO nascosto il problema
creando una domanda artificiale, che
a sua volta ha creato posti di
lavoro nel settore finanziario e
nella costruzione e altrove.
Due conclusioni si possono trarre
dal lavoro. La prima è che
l'economia non si riprenderà da
sola, almeno non in un lasso di
tempo che conta per la gente comune.
La seconda è che la politica
monetaria non sta aiutandoci ad
uscire da questo pasticcio. La
Fed ha svolto un ruolo importante
nel creare le condizioni attuali,
incoraggiando la bolla che ha
portato all' insostenibilità del consumo:
chi crede che la politica monetaria
sta per resuscitare l'economia sarà
assai deluso.
In breve. Questa analisi ha la sua
visione di fondo in una
argomentazione non tradizionale, che
identifica l’origine della crisi in
una non equilibrata dinamica tra i
vari settori dell'economia. In
ultima analisi, problemi strutturali
persistenti, possono sorgere quando
un forte e largo settore conosce un
forte declino dal punto di vista
economico. (così avvenne per
l’agricoltura nel 1929 e per
l’industria oggi). Molto spesso
questo declino di un settore si
accompagna ad un rapido aumento
della produttività, bassi salari ed
una forte caduta della domanda di
prodotti di quel settore, e
dell’economia in generale.
Secondo la teoria neoliberista, una
crescita della produttività in un
dato settore dovrebbe provocare
l'aumento della disoccupazione (in
quel settore) ed una migrazione di
lavoro verso altri settori. In
realtà, se i lavoratori non sono
abbastanza qualificati per passare
da un settore ad un altro, si
verificherà un blocco della nuova
occupazione. L'aumento della
produttività provocherà quindi un
abbassamento dei salari e
dell'occupazione nel settore
interessato, ma anche una
diminuzione della domanda di beni
negli altri settori."Mauro
Gallegati e Joseph
Stiglitz