SE LA CINA SI FERMA
Il XVIII Congresso
del Partito comunista cinese si
terrà in ottobre. Ma la lotta è già
iniziata. Mentre la moglie di Bo
Xilai va alla sbarra accusata di
aver avvelenato il suo amante
inglese. E i dirigenti del Pcc, in
conclave segreto, decidono i membri
del prossimo politburo
"La crisi che ci ha colpiti
dall’estate dell’anno scorso e la
conseguente recessione di quasi
tutti i Paesi europei ha comportato
una caduta verticale delle
importazioni e di questo ha fatto le
spese in primo luogo la Cina. Si sta
fermando l’economia mondiale. E’
estremamente pericoloso perché
questa dinamica può colpirci molto
seriamente." Aldo Giannuli
Saluto gli amici del blog di Beppe
Grillo. Sono Aldo Giannuli, insegno
Storia del mondo contemporaneo
presso la facoltà di Scienze
Politiche dell’università Statale di
Milano. Dopo essermi occupato per
molto tempo di strategia
dell’attenzione e Storia degli anni
‘70 sono andato maturando altri
interessi, in particolare della
globalizzazione e di analisi
dell’attuale crisi
economico/finanziaria in atto.
Quattro anni fa iniziò la crisi
finanziaria che viviamo tutt’ora:
per la verità era iniziata l’anno
prima, noi ci accorgemmo della crisi
nel settembre del 2008 per il
fallimento della banca Lehman
Brothers. Dalla crisi si disse che
si stava uscendo - ma in realtà si
trattava di una tregua – grazie agli
interventi della Banca Centrale
Americana, la Fed, che concesse
moltissima liquidità a bassissimo
costo alle banche che erano in
pericolo di fare la stessa fine
della Lehman Brothers e della Banca
Centrale Cinese, che stanziò ben 608
miliardi di dollari per rilanciare
la produzione nel Paese e sostenere
la domanda aggregata mondiale.
Questo è un punto che richiede
qualche spiegazione: il
funzionamento dell’economia è
strettamente correlato al dato della
domanda aggregata mondiale?
Vuol dire che non è importante, o è
relativamente importante che cali la
domanda di beni e di servizi in un
singolo Paese,
se
negli altri Paesi c’è un aumento che
compensa quella flessione e produce
ulteriore domanda, ugualmente
l’economia si rimette in moto; vuol
dire che il Paese in crisi consumerà
di meno, ma cercherà di esportare di
più, quindi il dato fondamentale è
quello della domanda aggregata di
tutti i Paesi a livello mondiale.
La Cina in questi anni ha
funzionato come il grande motore, la
locomotiva che ha continuato a
tirare tutti gli altri: producendo,
la
Cina ha continuato ad avere
un’elevata domanda di materie prime
e di tecnologie, materie prime prese
prevalentemente da Paesi in via di
sviluppo o da Paesi tradizionalmente
più poveri come l’Africa, tecnologia
presa dai Paesi invece più avanzati
(Stati Uniti, Germania etc.). Questo
in qualche modo ha permesso di
tirare un respiro per un anno, fra
il 2009 e il 2010. Dopo un momento
d’incertezza, la crisi è ripresa.
Che cosa significa questo? Significa
che siamo allo stesso punto di
quattro anni fa? No, stiamo peggio
perché la Cina, la grande locomotiva
che cercava in qualche modo di
sopperire al disastro complessivo,
comincia a fermarsi. La
Cina ha avuto in questi trent’anni,
soprattutto negli ultimi venti,
tassi di crescita assolutamente
straordinari, con una crescita del
Pil che ha toccato talvolta l’11
/12% e che non è mai stata inferiore
all’8% ritenuto dalla Cina una
soglia di sicurezza irrinunciabile.
Questo può sembrare un dato
assolutamente sconvolgente a noi,
che quest’anno addirittura siamo in
crescita negativa, ma che negli anni
migliori non abbiamo mai superato il
2% di crescita. È vero che la Cina
partiva da livelli più bassi, però
ormai ci ha abbondantemente
sorpassati.
Il punto è questo: la Cina ha
bisogno di un incremento di quel
tipo soprattutto per ragioni sociali
interne.
La Cina ha 20 milioni di contadini
che ogni anno si riversano nelle
città e occorre dare loro un lavoro,
un reddito, una sistemazione:
diversamente le città diventerebbero
rapidamente ingovernabili e si
arriverebbe a una situazione di
implosione sociale molto grave.
quindi la condizione per poter
assicurare ai 20 milioni di cinesi
che arrivano nelle città il reddito
necessario, le condizioni di vita
minime necessarie, per quanto basso
possa essere il salario, è quella di
una crescita intorno all’8% e di un
reinvestimento della metà circa dei
profitti. È qualcosa DI
assolutamente straordinario rispetto
agli altri Paesi.
Un
Paese di un miliardo e 300 milioni
di abitanti, uno dei Paesi più
poveri del mondo, nel giro di circa
quaranta anni è diventato la seconda
economia mondiale, con una velocità
di crescita incomparabile.
Quest’anno le cose si stanno
mettendo male: il governo cinese ha
fissato al 7,5% la soglia di
crescita. Una crescita inferiore a
quella soglia di sicurezza.
I tassi di crescita del primo
semestre sono allarmanti; se questa
tendenza dovesse confermarsi neppure
il 7,5% sarebbe raggiunto. Anzi, c’è
chi parla addirittura di un
incremento inferiore al 7%: questo
avrebbe un impatto psicologico molto
grave, perché per la Cina è un
momento molto delicato.
Quest’anno ci sarà
il congresso del Partito Comunista
cinese, nel quale ci sarà
l’avvicendamento tra il gruppo
dirigente uscente Hu Jintao-Wen
Jabaoe col nuovo gruppo dirigente:
Presidente della Repubblica e
Segretario del partito dovrebbe
diventare Xi Jinping e capo del
governo Li Keqiang. Bisogna tenere
presente una cosa: il Partito
Comunista cinese è un partito molto
particolare nel quale sono
consolidate vere e proprie correnti
all’interno del gruppo dirigente;
c’è il cosiddetto
Gruppo di Shangai, il più
dichiaratamente liberista, più
legato alla finanza internazionale e
per il quale fa apertamente il tifo
la Banca Mondiale, c’è il
gruppo dei Tuanpai,
degli ex Giovani Comunisti degli
anni ‘80 che ha una coloritura più
nazionalista, c’è poi il gruppo dei
cosiddetti Principi
Rossi, gli eredi dei grandi
eroi della Grande Marcia, i figli e
i nipoti dei dirigenti del partito
durante il periodo rivoluzionario.
Mentre il gruppo dirigente
precedente era fatto essenzialmente
da Tuanpai, dalla corrente
nazionalista (sia Hu Jintao che Wen
Jabao appartengono a quel gruppo),
dovrebbe esserci invece un
avvicendamento: quello che doveva
essere un avvicendamento scontato
sta diventando uno scontro
drammatico; non perché siano in
discussione le due maggiori cariche,
quella di Presidente del Partito e
quella di Capo del Governo, ma
perché la composizione del nuovo
ufficio politico condizionerà i due
leader e la battaglia non è
combattuta solo con le armi della
dialettica politica. La drammatica
caduta di quello che era il cavallo
scosso della politica cinese, il
solista che in qualche modo
sparigliava i giochi, Bo Xilai il
capo della Provincia di Chonqing
destituito per uno scandalo è un
primo segnale, ma se ne sono
aggiunti altri, come la morte in uno
strano incidente di auto del figlio
di uno dei maggiori esponenti del
gruppo dei Principi Rossi e
si
parla di rinvio del congresso -
qualcuno dice - a novembre, a
gennaio o forse addirittura a
febbraio, tutti segnali di grande
tensione, di grande nervosismo.
È il momento in cui bisogna fare
delle scelte decisive per il futuro
della Cina: continuare a puntare su
un modello tutto basato sulle
esportazioni, accumulare dollari nei
forzieri della Banca Centrale
Cinese, oppure puntare sullo
sviluppo del mercato interno? Tutte
e due le scelte presentano
inconvenienti notevoli.
Puntare
sulle esportazioni è diventato molto
difficile da quando è partita la
crisi del 2008, ma soprattutto con
questa seconda ondata di crisi che
ha travolto l’Europa. L’Europa è il
principale mercato, la principale
area commerciale del mondo, quella
che assorbe la maggior quantità di
beni a livello mondiale.
La crisi che ci ha colpiti
dall’estate dell’anno scorso e la
conseguente recessione di quasi
tutti i Paesi europei ha comportato
una caduta verticale delle
importazioni e di questo ha fatto le
spese in primo luogo la Cina. Ecco
il perché di quella caduta della
crescita a cui accennavo all’inizio.
Per la verità non ha colpito solo la
Cina: un crollo drammatico l’ha
avuto anche l’India che, dagli
obiettivi del 9 %, è scesa a un
modesto 5% di crescita, ha colpito
il Brasile, uno dei massimi
esportatori mondiali di materie
prime e anche la Russia. Tutti i
Paesi emergenti stanno segnando il
passo o un deciso calo dei loro
tassi di sviluppo. Si sta fermando
l’economia mondiale. E’ estremamente
pericoloso perché questa dinamica
può colpirci molto seriamente.
Quella
che mantiene in piedi l’economia
mondiale è la domanda aggregata
mondiale. Dopo la crisi del 1929 non
è mai successo che la domanda
aggregata mondiale nel suo compless che gli obiettivi della crescita al
7,5% difficilmente sarebbero stati
raggiunti e ha fatto un’immissione
di liquidità alle banche, concedendo
denaro a bassissimo tasso
d’interesse nella speranza di
riattivare il ciclo produttivo.
Invece nel mese successivo, a
giugno, è successa una cosa
paradossale: nonostante questi
stimoli le banche hanno
concesso 180 miliardi di Renminbi di
prestiti in meno del mese
precedente, al punto che la Banca
Centrale Cinese i primi di luglio ha
fatto una nuova immissione di
liquidità e questo è un bruttissimo
segnale.Significa che gli stimoli di
liquidità non stanno avendo effetto.
Nel linguaggio degli economisti
si chiama “trappola
della liquidità” esaminato da
un economista famoso, Minsky negli
anni ‘60 e ’70-. E’ il momento
in cui ogni stimolo di liquidità non
produce effetti nell’economia reale.
Perché? Si dice nel linguaggio della
finanza che, quando viene emessa
liquidità, si porta a bere il
cavallo: “E’ il momento di dare da
bere al cavallo”… però
ci sono
momenti in cui il cavallo
dell’economia reale non beve perché
la situazione è così incerta che
l’investitore non trova prudente
investire nell’economia reale e
accade che il prestito si prende per
reinvestirlo in titoli finanziari.
Prendo denaro alla BCE
allo 0, 50% (io banca,
naturalmente), dopodiché lo
reinvesto in titoli di Stato
giapponesi, per fare un esempio
qualsiasi, che rendono un’1, 6 /1,
7% (annuo. Quando scadono i titoli
rimetto a posto il denaro,
restituisco il denaro alla Fed o
alla BCE allo 0, 50% dell’interesse
pattuito e mi metto in tasca pulito
pulito quell’1 /1, 2 /1, 5% di
differenza assicurata.
questo
significa che ho riscosso credito a
quegli interessi, ma non l’ho
concesso alle famiglie e alle
imprese, alle quali continuo a fare
mutui dal 7, al 9, all’11%. Quello è
il momento in cui si determina
gradualmente un blocco, una trappola
della liquidità: il denaro per
l’economia reale costa troppo, non
c’è fiducia riguardo la possibilità
che gli affari vadano bene e
l’economia reale si ferma.
Questo drammaticamente sta
succedendo in Europa, ma che
drammaticamente sta iniziando anche
in Cina. Se dovesse proseguire la
situazione economica potrebbe
diventare estremamente grave nel
2013,
La prima cosa da fare sarebbe
prendere coscienza della crisi,
capire la drammaticità della
situazione in cui ci troviamo e
imporre politiche adeguate, che non
sono quelle che si stanno adottando
in questo momento. La prima cosa da
fare è diffondere la consapevolezza
di quello che sta succedendo: questi
sono i dati, passate parola!
M5S, prove tecniche di democrazia
liquida
Poca democrazia nel MoVimento 5
stelle? Beppe Grillo, dopo l’accusa
raccolta nel fuorionda del
consigliere emiliano Giovanni Favia
sulla scarsa democrazia interna, ha
affrontato la questione con un post
sul suo blog. Nel suo intervento, il
blogger ha annunciato che “per le
prossime elezioni politiche i
candidati del M5S saranno scelti on
line e il programma sarà discusso e
completato attraverso una
piattaforma in Rete. In modo
trasparente”. Come? I meet up di
Milano e Palermo stanno
sperimentando il software Liquid
Feedback, sviluppato e utilizzato
dal Partito dei Pirati in Germania.
Ecco come funziona, cosa si può fare
e quali sono i limiti della
piattaforma
di Marco Schiaffino