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IL CONGRESSO DI VIENNA E LA FUNZIONE CRISTALLIZZANTE DELLA CASTA POLITICA PROFESSIONISTA

Sen. Carlo Vizzini, Presidente Commissione Affari Costituzionali:

"Sono il Presidente della Commissione Affari Costituzionali, la Commissione che sta seguendo la legge elettorale. Sono anche, voglio ricordarlo, il Presidente di Commissione che ha ospitato Beppe Grillo in audizione sulla legge di iniziativa popolare che era stata presentata con 350 mila firme, ritenendo che allora fosse giusto ascoltare la voce di chi aveva raccolto il consenso di tanta gente per presentare una legge popolare. 
Adesso stiamo discutendo la legge elettorale e il mio pensiero è che una legge elettorale debba essere fatta per migliorare il rapporto tra elettori e eletti e non per danneggiare o favore qualcuno, per avere un risultato trasparente, che rispecchia la volontà popolare. Questa è la vera democrazia che va difesa nel nostro Paese, perché da Presidente della Commissione ritengo che qualunque discorso che nasca dall’idea che se si fa una certa cosa potrebbe favorire l'ascesa del MoVimento 5 Stelle, è un ragionamento politicamente sbagliato. Perché le leggi elettorali non si fanno il funzione di chi bisogna favorire o sfavorire, ma semplicemente per ripristinare un rapporto corretto tra gli elettori e gli eletti, questo è l’unico principio a cui dobbiamo ispirarci. 
Quando qualcuno dice: “Attenzione al premio, perché se poi lo prende Grillo…” vuol dire che se noi abbiamo fatto un premio, la lista di Grillo arriva alla soglia per avere quel premio. Democraticamente se lo prendono loro, quindi non possiamo costruire una legge elettorale in danno di qualcuno o per favorire qualcuno d’altro. Quando sento dire: “Attenzione che la soglia a questo punto la potrebbe superare anche Grillo”, mi disturba dal punto di vista della mia formazione culturale, nel senso che, non è che Grillo se la prende perché fa la marcia su Roma, ma perché si prende i voti degli elettori! 
Riguardo a ciò che sta succedendo qui, altro che Terza Repubblica! Stanno rimettendo i collegi della prima Repubblica. Il proporzionale è un premio che non può prendere nessuno, sostanzialmente perché in questo momento non c’è né partito né coalizione che arrivi al 42,5 %. Tre voti di preferenza, una parte di liste bloccate, che sarà più alta di quello che è scritto nella legge, per motivi tecnici, che approfondendo si vedono subito. Per cui gli eletti della parte porcellinica saranno più di quelli che sono scritti nella legge, e se questa è la Terza Repubblica oggettivamente meglio mettere Andreotti Presidente del Consiglio e ripartire dalla Prima!"

 

“Ce la sto mettendo tutta e ce la facciamo, altrimenti Grillo dal 30 va all’80%”. Il presidente del Senato Renato Schifani, intervistato da Fiorello a margine di una visita all’associazione Andrea Tudiscoche ospita bambini oncologici e le loro famiglie, interviene sulla legge elettorale e si dice convinto cheCamera e Senato arriveranno all’approvazione di una norma “che interessa i cittadini”. Al centro la preoccupazione che il Movimento 5 Stelle, raccogliendo poco meno di un terzo dei consensi, occupi troppi seggi in Parlamento. Timore a cui lo stesso Grillo ha replicato dalle colonne del suo blog, definendo “colpo di Stato” il cambiamento della legge elettorale “per impedire a tavolino la possibile vittoria del M5S e replicare il Monti bis”.

“Ce la facciamo – ha detto la seconda carica dello Stato – e spero che il mio ottimismo a breve si traduca in certezza”. Schifani è convinto che ci siano “notevoli margini per pensare che a breve si arrivi ad un’ampia intesa tra le forze parlamentari. Tra i partiti – ha puntualizzato – c’è una fase estremamente delicata e costruttiva. I partiti con grande responsabilità stanno facendo in modo che il provvedimento arrivi in aula per una riforma condivisa. Oramai i tempi sono brucianti – conclude – le lancette si devono fermare”.

Già nei giorni scorsi, sul timore che il Movimento 5 Stelle potesse raggiungere un buon risultato elettorale, era intervenuto Francesco Rutelli, favorevole all’emendamento alla legge elettoralesecondo cui, per conquistare il premio di maggioranza, una coalizione deve superare la soglia del 42,5% (oggi invece lo prende la coalizione a prescindere dalla percentuale). Il leader dell’Api non ha fatto mistero che si trattasse di un emendamento ‘anti Grillo’. Infatti, aveva detto, “non si può dare il 55 per cento” dei seggi “a chi prende il 30 per cento” dei voti, “sennò lo prende Grillo”. Posizioni che non sono sfuggite al leader 5 Stelle che oggi sul suo blog scrive: “E ora, di fronte al colpo di Stato del cambiamento della legge elettorale in corsa e al tetto del 42,5% per il premio di maggioranza per impedire a tavolino la possibile vittoria del M5S e replicare il Monti bis, la UE tace”.

In sostanza, siamo fuori tempo massimo. Lo avevano detto anche l’Unione europea e l’Ocse convinti della necessità di “evitare di apportare modifiche poco prima delle elezioni” per “non apparire come oggetto di manipolazioni partitiche”. Eppure, quando nel 2005 il Porcellum venne firmato da Ciampi, a esultare era stato proprio il centrodestra. Roberto Calderoli, allora ministro per le Riforme e ‘ideatore’ del Porcellum, si era detto “molto felice” della firma del Presidente della Repubblica e “contento per non avere scritto norme anticostituzionali”. Per Sandro Bondi si apriva “una fase nuova” e per Ignazio La Russa si trattava della “legge più democratica che ci sia: vince chi ha più voti”. Il contrario dei commenti nell’opposizione di centrosinistra. Dario Franceschini, allora coordinatore della Margherita, sperava che fosse giudicata “incostituzionale”, Romano Prodiaveva parlato addirittura di “sopraffazione”, per Antonio Di Pietro la Cdl “inganna i cittadini” e perOliviero Diliberto la modifica era “un colpo di mano”.

Schifani interviene anche sulle consultazioni per la designazione del candidato-premier del centrosinistra e del Pdl. “Le primarie – ha detto- sono un momento di grande democrazia e partecipazione e lo sono per il Pd, come per il Pdl. Ho preso atto delle decisioni del comitato di presidenza del Pdl che ieri le ha varate. A questo punto faccio i miei auguri ai concorrenti”. Il loro esito, ha proseguito, “dipenderà dalle idee, dai programmi e non dalle facce. La gente, la base del Pdl deciderà chi votare prendendo in considerazione la passione dei candidati e i contenuti che esprimeranno per il governo del Paese. Lo spazio per il confronto è ampio e io mi auguro venga usato per esporre i contenuti e non per lo scontro”. 

 

   

 

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