la
legge anti anti-corruzione
vedi:STORIA
DI LIBIALIA
Non si fa un falso per il gusto di farlo,
lo si fa perché, per esempio, si vogliono
nascondere i soldi serviti per la
corruzione, e allora non avere
ripristinato il
falso in bilancio significa
dare ai magistrati delle armi spuntate.
Ricordiamo brevemente che il falso il
bilancio è stato cancellato da Berlusconi
nel 1995 con una delle tante leggi
vergogna! La pena è stata resa ridicola e
è stata ulteriormente ridicolizzata
inserendo la previsione che la punibilità
è esclusa se non viene alterata
sensibilmente, parola testuale, se non
viene “alterata
sensibilmente la realtà del bilancio”.
E questa è una formula da saponari. Vi
immaginate un dibattito giudiziario? Dice:
“No,
il mio cliente non ha mai falsificato
niente, in ogni caso ammesso e non
concesso che abbia falsificato la
falsificazione non è stata sensibile, non
ha sensibilmente alterato la realtà”.
Non è così che si fanno delle leggi serie,
così si fanno delle leggi di comodo! Il
mancato ripristino del falso in bilancio,
come reato degno di questo nome, è una
grave omissione.
Prendiamo un altro esempio, la
concussione,
il reato più grave nell’ambito di quelli
che si possono definiti fatti di
corruttela. Si è andati avanti per decenni
con una formula “costringe
o induce”,
cioè viene punito il pubblico ufficiale, o
l’incaricato di pubblico servizio, che
costringe o induce altre persone a dargli
soldi o altre utilità. Adesso questo reato
è stato spacchettato, diviso in due,
dividi et impera, da una parte c’è "il
costringe",
la concussione propriamente detta, e
dall’altra parte si è messo "l’induce"
in una nuova figura di reato, che sarà
pudicamente chiamata "indebita
induzione".
A che serve questa differenza? Tra una
concussione diciamo gentile e una
concussione ruspante? Urbana,
addomesticata e una concussione rude,
sanguigna, una concussione, in guanti
gialli e un’altra forte, aggressiva. A
cosa serve questa distinzione? Una
concussione come dire “alla
puttanesca”
e una “olio,
pomodoro e basilico”?
Non si tratta solo di parole, ma di fatti!
Avviene esattamente quello che ho detto
per il falso in bilancio, si moltiplicano
controversie di confine del tipo: “Signori
giudici, il mio cliente non ha richiesto
niente, ma ha soltanto rivolto una frase
gentile al Tizio, che ha capito male e non
c’è stata nessuna richiesta di denaro o di
altra utilità, anzi come dire, c’è stato
soltanto un pour parler!"
Vogliamo queste controversie? O perseguire
seriamente i reati? Ci vogliamo rendere
conto che spesso la richiesta subdola,
indiretta, obliqua, è proprio quella più
grave? Io trovo molto inquietante questo spacchettamento
del reato di concussione.
Perché la figura minore di concussione,
quella che non è più neanche chiamata
così, viene punita con una pena molto
modesta che spesso resta sulla carta,
figurativa, perché non si fa in tempo a
celebrare il processo. Questo ci porta al
terzo punto, quello della prescrizione.
Una prescrizione che matura in breve
tempo, brevissimo in rapporto alla realtà
delle cose del nostro Paese, in cui i
processi durano per anni, perché bisogna
fare tre gradi, in cui l’effettività della
pena viene spesso sacrificata. Il termine
di prescrizione decorre non da quando il
reato è stato accertato, ma da quando è
stato commesso, se viene scoperto dopo
anni, e quegli anni si perdono ai fini
della prescrizione. E sono proprio i
delinquenti più pericolosi che
riescono a tenere nascosto il reato per
tanto tempo, magari con l’aiuto della
depenalizzazione del falso in bilancio. E
questo quadro va esposto ai cittadini in
modo chiaro e incisivo, perché devono
sapere che ciò che va sotto il nome di
legge anticorruzione è una legge in gran
parte non adeguata. Non ci servono le
liturgie processuali, non possiamo essere
appagati di questo. Servono processi che
vadano a buon fine, che si celebrino
efficacemente e si concludano con una
condanna o con una assoluzione e, nel caso
di condanna, con una pena che sia
effettivamente irrogata e espiata. E qui
si innestano tanti giochini, non abbiamo
il tempo di parlare di tutti, ma ne
possiamo accennarne. Uno è tirare il
processo per le lunghe. Si fa presto
perché, tra tempi tecnici e tempi morti
dovuti a un arretrato giudiziario molto
pesante, accumulatosi nel corso degli
anni, si fa presto a tirare il processo
per le lunghe fino alla prescrizione. Un
altro gioco, sul piano comunicativo, è
confondere volutamente prescrizione e
assoluzione. Un altro gioco è dire: “Si
possono presentare alle elezioni anche
quelli che hanno ricevuto condanne, magari
già in secondo grado, perché conta solo la
condanna definitiva in terzo grado di
giudizio”.
Eh no! Il giudizio processuale è una cosa
e i diritti dei cittadini sono un’altra. I
cittadini hanno il diritto di sapere che
votano per delle persone pulite, hanno il
diritto di vedere
sul web le fedine penali dei candidati,
hanno il diritto di formarsi un'opinione
indipendente dall’esito di un processo,
che segue le sue regole e ha purtroppo le
strozzature che abbiamo visto, perché ci
sono i processi che non si è riusciti a
fare in tempo utile, magari tra un
legittimo impedimento e un altro. E a
questi diritti dei cittadini io voglio
soprattutto fare riferimento. Legalità,
trasparenza, tutela dei diritti, è questo
che ci interessa, non la legalità
puramente formale, ci interessa quella
sostanziale, ispirata a principi
costituzionali. È questo che noi vogliamo
e che dobbiamo volere, per non perdere il
diritto alla speranza per noi e i nostri
figli.