UN'ALTRA FOGNA ITALIOTA:L'UFFICIO APERTURA
FASCICOLI DELLA FEDERCALCIO ITALIOTA
L'ufficio
apertura fascicoli della federcalcio,
impropriamente noto come ufficio indagini, ha
una storia magnifica. Si caratterizza infatti
per aver indagato solo sulle altrui indagini.
Funziona così: Palazzi e il suo staff, consci
della fiducia in loro riposta dal calcio
tutto, aspettano pazientemente che qualcosa si
muova. Al mattino comprano presto i giornali,
incrociando le dita o compiendo altri atti
scaramantici. Di solito va bene: si parla di
arbitri, rigori negati, fantasiosi obiettivi
di mercato, polpacci indolenziti, spogliatoi
turbolenti, roba così. Talvolta invece va
male, e negli ultimi anni capita spesso: si
legge il giornale e si scopre che una procura
- una a caso, una a turno, da Aosta a Palermo
- ha deciso di mettere in naso negli affari
del calcio restando quasi tramortita
dall'olezzo emanato.
L'ufficio apertura fascicoli allora si attiva
prontamente: apre, appunto, un fascicolo sul
caso su cui la procura in questione ha aperto
il suo. Inchiesta della Federcalcio!, si dice
e si scrive, senza pesare bene le parole,
perché l'inchiesta è della magistratura:
sempre e comunque. Sempre e senza eccezioni,
da calciopoli a scommettopoli a
procuratoropoli alla prossima che verrà,
sicura, sicurissima. L'ufficio apre il
fasciolo generalmente in simultanea con la
dichiarazione di fermezza e massima
collaborazione con gli inquirenti dettata dal
dirigente di turno: il presidente federale
Abete o quello della Lega Beretta, più di
rado. Poi comincia la lunga attesa della
trasmissione degli atti: bisogna infatti,
spiegano i
dirigenti, lasciar lavorare le procure che
hanno ben altri mezzi rispetto agli ispettori
federali. Il che è verissimo, non avendone gli
ispettori federali alcuno, tranne quello di
leggere i giornali.
Peraltro, a volte non fanno bene neppure
quello. E' il caso dell'ultima inchiesta,
questa sui contratti in nero dei calciatori, i
cui prodromi erano evidenti - e ampiamente
descritti dalla stampa - fin dal lontano
aprile del 2012. Repubblica, ad esempio,
titolò anche in prima pagina una sua
inchiesta: i contratti in nero del calcio.
L'ufficio apertura fascicoli diede una letta
evidentemente superficiale: aprì un fascicolo
(forse era un fascicoletto), convocò un paio
di procuratori, poi si concordò, patteggiò,
dimenticò. Fino alla sveglia di martedì
mattina, con 200 finanzieri sparpagliati nelle
sedi dei club in tutta Italia a raccogliere
documenti, gli stessi documenti che nessuno,
nell'ufficio di Palazzi, aveva pensato di
controllare, pur avendo assoluto potere di
farlo. O forse no: ci avevano pure pensato. Ma
non l'hanno fatto. Ci vorrebbe un ufficio
inchieste per capire perché. L'ultimo scandalo
(in attesa del prossimo) potrebbe essere il
più devastante di tutti. Sì, più di calciopoli
(su cui restano non poche ombre), più del
calcioscommesse, più dei passaporti taroccati
di antica memoria. Perché l'ultimo scandalo
coinvolge non solo i procuratori, o agenti dei
calciatori, ma potrebbe tirare in ballo anche
i club. Con chi d'altronde si sarebbero messi
d'accordo gli agenti? E' reato portare i soldi
all'estero, pagando una parte dello stipendio
dei calciatori con i contratti d'immagine; è
reato fare false fatturazioni; è reato pagare
una parte (consistente) dello stipendio ad un
agente che poi lo gira al suo calciatore,
risparmiando così sulle tasse, eccetera. A
proposito, non vi dice niente questa continua
rincorsa a calciatori stranieri? Come mai?
Solo perché ( così dicono) costano meno degli
italiani? Ma, state tranquilli, non succederà
nulla (o quasi). Sì, anche se il
superprocuratore Stefano Palazzi prima o poi
dovrà pure aprire la sua inchiesta. Se la
Guardia di Finanza ci metterà anni a scoprire
il marcio, andando anche in Sudamerica,
figuriamoci quanto ci metterà Palazzi. Lo ha
appena ricordato Aligi Pontani nella rubrica
"Tempo scaduto". L'inchiesta su Zarate era
durata due anni e mezzo, e poi tutto era
finito con un buffetto. In teoria i club, in
caso di emolumenti in nero, rischierebbero
"una penalizzazione di tre punti a contratto",
come ci ha spiegato l'avvocato Mario
Stagliano, ex Ufficio Indagini. "Ma non
credo proprio che succederà". Certo, massimo
una multicina al club, una mini inibizione per
i presidenti e gli agenti che facevano da
spalloni, guadagnando più dei loro calciatori
(e già questo dovrebbe fare rizzare le antenne
a Palazzi, no?...). Ai calciatori poi non
succederà praticamente nulla. Loro d'altronde
giocavano e non sapevano niente di questi
traffici alle loro spalle. Un bel
maxipatteggiamento sanerà tutto: e se non
bastasse, ecco che interviene il Tnas del
Coni, definito "scontifico" dallo stesso
presidente del Coni.
La Procura federale, caro presidente Abete, va
riformata: non si può tornare all'antico, con
gli organi inquirenti (ufficio indagini ) e
requirenti (procura federale) divisi? Si deve
andare avanti con un unico carrozzone?
D'accordo, ma almeno diamo a Palazzi gli
strumenti per poter agire, uomini (pagati) e
mezzi. Si utilizzino i soldi che il Coni gira
al calcio, 62 milioni, anche per fare pulizia,
e non solo (ed è opera meritoria) per le spese
arbitrali. Non diamo alibi a Palazzi, che
lavorando in scia alla magistratura ordinaria,
ci mette anni per venire a capo di alcune
inchieste. Non tutte. Era stato rapidissimo ad
esempio nel condannare alcune società per
calciopoli (lasciandone altre per strada...):
ora ha preso il passo della lumaca. E questa
inchiesta che scotta chissà quando sarà
chiusa. Speriamo nelle Fiamme Gialle. Per
quanto riguarda la giustizia sportiva, si
andrà avanti con le stesse regole anche nella
stagione 2013-'14: il Coni darà le nuove norme
solo alla fine dell'anno. Malagò ha promesso
che saranno norme serie: ce lo auguriamo.