Bomba d'acqua fa strage in Veneto: quattro morti nel Trevigiano,
due feriti gravi,3 AGOSTO 2014
TREVISO
- Una valanga di fango improvvisa, un'onda di tre metri,
violentissima, che ha seminato in un attimo morte e distruzione
durante una festa paesana nel Trevigiano. "Come una lama, il
turbine d'acqua ha spazzato via tutto - raccontano i testimoni -
auto, persone, perfino un paio di container". C'erano quasi
cento persone, arrivate per la "Festa degli Omeni", raccolte
nell'area prospicente il Molinetto di Croda di Refrontolo (VIDEO).
Ha cominciato a piovere e alle 22.30 il torrente Lierza
è letteralmente 'esploso'. La gente ha cercato di salvarsi
aggrappandosi a quello che trovava, muovendosi nel buio più
profondo. "Una valanga di fango" raccontano i
sopravvissuti, "quando l'onda d'urto dell'acqua è piombata sugli
stand della sagra, molti si sono tenuti alle capriate di ferro
del tendone principale", poi spinti dalla corrente all'esterno
si sono attaccati alle macchine in sosta, fino a quando,
sommerse anche quelle, sono saliti sugli alberi. Alla festa non
c'erano bambini, o non si sarebbero salvati.
Pioveva, la bomba d'acqua si è abbattuta con tutta la sua
potenza nella zona di Refrontolo poco prima di mezzanotte,
facendo tracimare
un piccolo torrente, il Lierza. Il bilancio è di quattro
morti e una decina di feriti. Le vittime sono: Fabrizio Bortolin,
48 anni, di S. Lucia di Piave; Maurizio Lot, 52 anni di Farra di
Soligo; Luciano Stella, 50 anni, gommista di Pieve di Soligo;
Giannino Breda, 67 anni di Falzè di Piave. I ricoverati a
Treviso sono due, e sono quelli in condizioni più gravi. Uno è
in rianimazione l'altro è ancora sotto osservazione. Non
presenterebbero particolari problemi invece i feriti ricoverati
a Conegliano e Vittorio Veneto.
Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha espresso
la propria "commossa partecipazione al dolore delle famiglie
delle vittime e l'augurio di pronta guarigione ai feriti", si
legge in una nota del Quirinale che conclude: "Il Capo dello
Stato manifesta vivo apprezzamento a quanti si sono impegnati
nelle difficili operazioni di soccorso".
"La concausa evidente
è che si è creata un'ostruzione del torrente che ha
dato vita a una diga naturale, probabilmente creata dai rami e
da tutto quello che scende nei torrenti durante i temporali, tra
cui balle di fieno giganti. Quando la diga si è rotta ha
liberato 3-4 metri di acqua di altezza, un piccolo Vajont" ha
spiegato il presidente della Regione Veneto Luca Zaia. "C'è
stata una devastazione di mezzi fino a 700-800 metri dal fiume,
un disastro". La particolarità del territorio caratterizzato da
colline coltivate a vigneti, si tratta infatti della zona del
Prosecco, è quella di non offrire grande resistenza in caso di
piogge incessanti come quelle che hanno imperversato in questo
periodo, "di conseguenza aumenta il rischio di scivolamenti dei
detriti nei torrenti e successivo pericolo di esondazione",
evidenzia la Forestale. L'elicottero del Corpo ha sorvolato il
territorio dei comuni di Cison di Val Marino e Tarzo (TV) per
monitorare lo stato dei torrenti e del terreno anche con
l'ausilio di esperti geologi, per predisporre in tempi utili
eventuali piani di evacuazione o interventi.I soccorsi
sono apparsi subito difficili, la zona sulle colline trevigiane
è relativamente isolata e con una viabilità ristretta. Vigili
del fuoco, soccorso alpino, sommozzatori di Vicenza, squadre Saf
(speleo, alpino, fluviali) e cinofili sono arrivati da ogni
parte del Veneto, copsì come squadre di volontari e hanno
cercato i dispersi fino all'alba. Tre dei quattro corpi sono
stati individuati prima, erano stati trascinati via dall'acqua,
scaraventati in un fiume vicino al Mulino della Croda. Le auto
sono finite nel fiume (VIDEO),
i sommozzatori dei vigili del fuoco hanno completato l'ispezione
solo alle prime luci dell'alba. Poi hanno potuto confermare di
non aver trovato cadaveri, per cui il bilancio di quattro morti
è ritenuto definitivo. "Siamo vicini al dolore dei familiari
delle vittime e ai feriti e siamo in campo, con tutte le forze
possibili e l'energia necessaria, perché i soccorsi siano
efficaci e veloci, come la gravissima emergenza richiede", ha
detto il ministro dell'Interno Angelino Alfano.Il
presidente del Veneto Luca Zaia si è recato sul luogo
del disastro: "Ho già decretato lo stato di emergenza,
chiederemo al governo di fare la sua parte per questa tragedia.
È stata una bomba d'acqua senza precedenti".
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Stragi per il maltempo, i precedenti
Nella zona si sono abbattute
altre sette frane che hanno isolato diversi
agriturismo e ristoranti. In uno di questi, una cinquantina di
persone sono rimaste bloccate. Altre sono rimaste isolate in
case di campagna e sono in corso i tentativi di raggiungerle per
liberarle. La situazione più grave in zona Cison di Valmarino
dove uno smottamento ha travolto la strada provinciale che
collega Follina a Cisone e al Molinetto della Croda impedendo il
rientro a casa di 150 persone che rientravano dalla festa di
Refrontolo. Alle 23 di ieri sera la frazione di Farrò di Cison
si è ritrovata isolata e il sindaco ha lanciato
l'allarme.
La procura apre un fascicolo. La procura di Treviso ha
aperto un fascicolo per individuare eventuali responsabilità per
l'esondazione di Refrontolo. Le colline dell'Alta Marca, tra
incuria dei boschi e massicci sbancamenti per l'impianto
intensivo di nuovi vigneti di prosecco, sono un territorio
fragilissimo e complesso, che negli ultimi anni è stato segnato
da smottamenti di strade, frane di terreni ed esondazioni di
torrenti che hanno trovato il percorso bloccato da massi e
terreno franato.
Solo nel febbraio scorso, sempre a causa di piogge
abbondanti, già il paese di Refrontolo era stato messo in
allarme da tre frane, di cui due di grosse dimensioni, che
incombevano proprio sulla zona del Molinetto della Croda e la
caratteristica cascata alimentata dal torrente Lierza. Il
torrente era esondato, fango e detriti avevano causato a
febbraio la piena del torrente ed era intervenuto il Genio
civile per liberare il corso.. Ma altri 500 metri cubi di
terreno avevano poi tappato il Lierza a valle. Claudio Lucchet,
allora assessore assicurava il continuo monitoraggio di tutte le
zone "che possono essere a rischio".