È arrabbiato. Emilio Fede gli dà del galeotto e
del truffatore. Sostiene, il giornalista, che quei file siano
taroccati. Lui quelle parole non le ha mai dette. Iniziamo da qua,
allora. Da questi audio. Ferri va subito al sodo: “Non avevo alcun
motivo di taroccarli, gli audio sono autentici e per dimostrarlo
sono disposto ad andare in tribunale”. E aggiunge: “Lui dice che
quando ci siamo incontrati io ero appena uscito da un giro di
droga, falso, e che il padre della mia compagna è un mafioso,
invece è solo un ex ferroviere oggi pensionato che arriva da un
paesino della Sila, per questo nei prossimi giorni firmerò una
querela per diffamazione contro Fede”.
Il personal trainer di origini campane con
residenza milanese spiega: “Avevo capito che voleva fare impicci e
allora io mi sono tutelato”. La logica è binaria: “Lui sapeva dei
miei problemi con la giustizia e così voleva accollarmi le cose se
i suoi piani non fossero andati in porto”. Durante i loro
incontri, l’ex direttore del Tg4 parla a ruota libera. “Io – dice
Ferri – non gli ho tirato fuori nulla, ha fatto tutto lui”. Poi ci
sono i soldi. “Quelli – prosegue il personal trainer – me li
doveva per le lezioni di ginnastica, mica per altro, i file audio
li ho fatti per tutela e non certo per ricattare qualcuno”. I due
si conoscono nel settembre 2011. “In quel periodo – continua Ferri
– su consiglio di un noto personaggio dello spettacolo, inviai un
fax a Fede. Mi proponevo per un lavoro. Venti minuti dopo lui mi
chiamò, mi chiese di vederci subito e per farlo voleva inviarmi il
suo autista Lorenzo”. La cosa nasce così. Di mezzo c’è la
palestra, gli incontri, le cene. “Fede mi fece mille promesse, mi
disse che mi avrebbe presentato anche a Berlusconi. Alle varie
cene cui partecipai, c’era sempre molta gente che andava a
salutarlo, ricordo che una sera mi presentò il figlio del questore
di Milano, mi raccontava particolari su gente della politica e
dello spettacolo, un’altra volta arrivò la Pascale
che voleva portarci ad Arcore, poi non se ne fece nulla”. Passa il
tempo e la cronaca giudiziaria racconta le cene eleganti di Arcore.
Nell’inchiesta Fede ci cade con tutte le scarpe. Ancora poco tempo
e la sua carriera al Tg4 finisce. Viene licenziato. “Lui – dice
Ferri – era arrabbiato anche con Berlusconi, perché quando lo
cacciarono, il Cavaliere non fece niente, insomma
non intervenne”. Ecco allora il ragionamento. “Fede voleva fare
qualcosa e mi disse: vedi, io so tante cose su Berlusconi e lo
tengo per le palle”. È la versione di Ferri. “Mi disse così mentre
eravamo a cena, poi aggiunse che se lui teneva per le palle il
Cavaliere, io tenevo per le palle lui”. Questo sostiene Ferri.
“Fede sapeva che mi aveva raccontato tante cose, ne era
consapevole, per questo voleva tenermi buono, addirittura mi offrì
il posto come capo della sicurezza per il suo nuovo movimento
politico e mi promise che mi avrebbe fatto entrare nella scorta di
Berlusconi”. Che succede a questo punto? Ferri comprende il
rischio. È convinto che da questa storia possa venir fuori il suo
nome e i suoi precedenti. “Quando ho capito che voleva fare cose
allucinanti ho tentato di avvertire Berlusconi, e ho inviato un
fax ad Arcore chiedendo di incontrarlo”.
Il Cavaliere però, non risponde, ma dà mandato
a un suo legale di sondare il terreno. “Mi chiamò un avvocato al
quale raccontai parte della storia, ma fui preso con sufficienza”.
Ferri ha già in tasca le registrazioni. E dopo Arcore, prova con
il direttore del Giornale. “Alessandro Sallusti
lo conobbi in una palestra di Porta Venezia, me lo presentò Fede.
Tempo dopo andai da lui nel suo ufficio e gli dissi che questo
signore voleva fare le scarpe al Cavaliere”. Ecco, allora, la
risposta dell’altro direttore: “Il più grande sogno di Fede è
prendere i soldi a Berlusconi” . Insomma, in quel periodo, siamo
tra il 2012 e il 2013, Fede convive quotidianamente con la sua
rabbia. Quel licenziamento non gli va giù. Qualcuno deve pagarla.
Questo il ritratto che ne dà il personal trainer. “Lui cercava
tutte quelle persone che potevano dargli elementi per ricattare
Berlusconi, un giorno venni a sapere che stava tentando di
agganciare l’ex cuoco di Arcore, cacciato perché, ufficialmente
avrebbe fatto la cresta sulla spesa, in realtà sapevo che lui
aveva visto cose che non doveva vedere”. Ferri butta il sasso.
Però non spiega. Non va oltre. Solo si limita a dire: “Se io
parlo…”. Fa capire che in tasca ha ancora altri assi. Svela,
invece, l’incontro con David, ex agente segreto del Mossad
israeliano. “Era responsabile di un’agenzia investigativa. Fede me
lo presentò durante un incontro al ristorante “il Boccino”, in
quel frangente questo David gli diede alcune trascrizioni di
intercettazioni fatte a un noto dirigente televisivo. E ricordo
benissimo che disse a Emilio: mi raccomando dottore non le tiri
fuori sennò succede un casino”.
A questo punto il gioco si fa pericoloso. “Alla
fine gli ho detto, io vado da Berlusconi e ti rovino”. Siamo nel
dicembre 2013, proprio quando il personal trainer riceve i due sms
di minaccia dal giornalista. Il primo si riferisce al proposito
ventilato da Ferri di andare ad Arcore. Scrive Fede: “Se conferma
che vi siete incontrati vengo a cercarti”. Il resto è storia delle
ultime ore.