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  INTERNOTIZIE

Dal Gottardo a Venezia. Ma in barca

di Franco Zantonelli

Manager svizzero rilancia l'idea di ripristinare l'"idrovia" usata da San Carlo Borromeo. Dai piedi delle Alpi elvetiche alla Laguna per via fluviale. "Neanche immaginate che effetto l'ingresso a Milano..."

Mentre il Canton Ticino storce il naso di fronte a Expo 2015 e lascia appeso a un referendum l'approvazione del credito per la propria partecipazione alla manifestazione milanese, un coraggioso manager decide di celebrarla, ripristinando l'idrovia da Ascona a Milano. La stessa, per intenderci, che nel 1584 condusse San Carlo Borromeo, malato e ormai alla fine della sua vita, dalla cittadina ticinese, situata sulle sponde del Lago Maggiore, fino a Milano. "Fu adagiato su un lettuccio e posto su una barca che, navigando prima sul lago Maggiore, poi sul Ticino e sul Naviglio Grande, lo condusse fino all'approdo di San Cristoforo, a due miglia da Milano", ricorda, attraverso una testimonianza dell'epoca, il settimanale di Lugano, L'Azione. Da qui, in lettiga - prosegue il racconto - Carlo Borromeo venne portato in arcivescovado: era la sera dei Morti e non gli rimaneva che un giorno da vivere".

A oltre 500 anni di distanza il manager cui abbiamo accennato, Claudio Rossetti, 51 anni, nativo di Biasca, un paesone alle falde del massiccio del San Gottardo, in occasione dell'Expo vuole ripercorrere l'ultimo viaggio dell'arcivescovo Borromeo. Una laurea in economia a Basilea, con specializzazione in marketing, attualmente direttore di un villaggio vacanze a Fiesch, nel Canton Vallese, Rossetti è oltretutto un intellettuale di tutto rispetto avendo diretto, per 10 anni, il Monte Verità di Ascona, luogo d'incontro e di convegni di uomini di lettere, di scienza ed esponenti politici di mezzo mondo. "Per tanto tempo mi sono occupato di utopie, con questo viaggio intendo fare il salto e passare alla pratica", tiene a precisare Rossetti. Il viaggio, peraltro, l'ha già compiuto, in anteprima, nel maggio scorso, a bordo di un gommone. "E`stato molto bello- spiega -perché si naviga per tre ore, sul Naviglio Grande, lungo 50 chilometri, in mezzo alle case e, in particolare, tra Boffalora e Turbigo, costeggiando delle splendide ville". "Ma anche in mezzo ai barconi, ai magazzini, ai ponti, ai lavatoi, che fanno di quel corso d'acqua un vero e proprio museo a cielo aperto".

 



Va detto, tuttavia, che al momento l'idrovia non è completamente navigabile perché, prima di imboccare il Naviglio Grande, in località Panperduto, al confine tra Piemonte e Lombardia, c'è una chiusa non ancora funzionante, per cui bisogna scendere dall'imbarcazione e percorrere un tratto a piedi. Il sacrificio, a quanto pare, viene immediatamente ripagato, una volta risaliti sul gommone. "Particolarmente spettacolare - dice infatti Rossetti - è l'ingresso a Milano via acqua, con l'approdo alla Darsena, in zona Porta Ticinese, quindi nel centro della città". "Siamo abituati a entrare a Milano con il treno o con l'auto e vi garantisco che, a bordo di un gommone, l'impressione è davvero diversa". Per il percorso in idrovia da Ascona a Lugano, previsto nell'agosto del prossimo anno, sono già aperte le prenotazioni. "Proponiamo tre giorni in barca ed uno dedicato alla visita dell'Expo, al prezzo di 1300 euro per persona", spiega Claudio Rossetti. A detta del quale l'interesse dei potenziali clienti non manca, anche se "le nubi che, di tanto in tanto, si addensano sul futuro della manifestazione, raffreddano gli entusiasmi".

 

"Il diritto all'oblio va contro la storia". Vallanzasca tra Google e Wikipedia

La richiesta: il mio nome non sia legato alle pagine sul bandito E Mountain View la accontenta. L'enciclopedia: immorale

IL DIRITTO all'oblio contro il diritto all'informazione. A sollevare l'ultima polemica nella diatriba tra chi desidera vedere cancellato il proprio nome dai motori di ricerca e chi, invece, ricostruisce sul web la biografia di personaggi della storia e della cronaca, sono stati quelli di Wikipedia. Sul sito della Wikimedia Foundation, che gestisce l'enciclopedia online, sono state pubblicate le notifiche con cui Google ha fatto sapere di avere oscurato alcuni link a Wikipedia su determinate ricerche.

Senza svelare il nome dei richiedenti, il colosso di Mountain View ha spiegato come per rispetto alla sentenza della Corte di giustizia europea che garantisce il diritto all'oblio (a seguito della quale Google ha ricevuto oltre 90mila domande di rimozione), almeno cinquanta pagine dell'enciclopedia hanno già subito questo trattamento. Quarantasei appartengono alla Wikipedia olandese: tra queste compare più volte il nome del giocatore di scacchi Guido den Broeder, una riguarda la voce in inglese su Gerry Hutch, irlandese incarcerato negli anni 80, mentre una pagina rimanda a una fotografia del musicista Tom Carstairs che suona la chitarra. Due segnalazioni riguardano anche pagine italiane: quella del gangster milanese Renato Vallanzasca e quella della sua banda, la banda della Comasina.

Come spiegato nelle notifiche, la decisione di Google non ha comportato la scomparsa di queste pagine dal motore di ricerca: i cinquanta link sono "oscurati" solo quando l'utente inserisce il nome della persona che ha chiesto la rimozione. Le voci wikipediane, infatti, rimangono vive e vegete oltre ad essere ancora raggiungibili tramite il motore di ricerca, ad esempio utilizzando altre parole chiave che non contengano il nome di chi non vuole più essere associato alla storia, nella fattispecie, del bandito. Nel caso italiano, a inviare la richiesta non è stato Vallanzasca (così hanno spiegato i suoi avvocati, e in effetti digitando il nome del gangster il primo risultato è proprio quello di Wikipedia), ma più probabilmente qualcuno che non vuole essere associato alle vicende di quegli anni. Sul nome, però, da Google mantengono il più stretto riserbo, anche perché altrimenti sarebbe violato il diritti alla privacy dell'individuo secondo la decisione della Corte.

Dalla Wikimedia Foundation lanciano un allarme per la difesa della libertà della rete. "I risultati di ricerca accurati stanno scomparendo dall'Europa  -  ha dichiarato Lila Tretikov, informatica di origini russe e direttore esecutivo della fondazione  -  senza nessuna spiegazione pubblica, nessuna prova reale, nessun controllo giurisdizionale e nessun processo d'appello. Il risultato è un luogo in cui le informazioni scomode semplicemente scompaiono". Parole a cui ha fatto eco Jimmy Wales, fondatore di Wikipedia, durante la conferenza annuale Wikimania che si è svolta a Londra: "La storia è un diritto umano. Io sto sotto i riflettori da un bel po' di tempo, alcune persone dicono di me cose belle e altre cose brutte. Ma questa è storia e non userei
mai un procedimento legale come questo per cercare di nascondere la verità. Credo che ciò sia profondamente immorale".
Anche Google aveva mostrato tutta la sua contrarietà alla decisione della Corte europea per bocca di David Drummond, chief legal officer dell'azienda californiana: "Non siamo d'accordo con la sentenza, è un po' come dire che un libro può stare in una biblioteca, ma non può essere incluso nel suo catalogo. Ovviamente, però, rispettiamo l'autorità della Corte e facciamo del nostro meglio per attenerci alle sue decisioni".

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