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  INTERNOTIZIE

 

 

 

LA PRIMA INVASIONE DI ATTILA (441-442 D.C.)

In quel periodo gli Unni stavano concordando con gli ambasciatori dell'imperatore Teodosio II il ritorno di numerosi fuggiaschi rifugiatisi entro i confini dell'Impero romano d'Oriente. Nell'inverno del 439, Attila e Bleda si incontrarono con i legati imperiali a Margus (l'odierna Požarevac) e, seduti a cavallo secondo l'usanza unna, conclusero un accordo molto vantaggioso con il quale i Romani accettarono non solo di riconsegnare i fuggitivi, ma raddoppiarono anche il tributo in oro, allora pari a 350 libbre romane (circa 114,5 kg), aprirono i mercati ai commercianti unni e pagarono un riscatto di otto solidi per ogni Romano fatto da loro prigioniero. Soddisfatti dell'accordo, gli Unni levarono gli accampamenti dall'impero spostandosi verso i territori interni del continente, forse con l'intento di consolidare e rafforzare il proprio dominio. Accettando questo trattato di pace, i Romani d'Oriente speravano di aver rimosso ogni pericolo di attacco unno dai Balcani, per poter così sguarnire il limes danubiano di truppe per inviarle in Africa a combattere i Vandali, che da poco avevano occupato Cartagine.[8]

Nell'anno successivo, il 440, Genserico, re dei Vandali, invase la Sicilia con una potente flotta. Il timore da parte di Teodosio II che le scorrerie della flotta vandala potessero danneggiare anche l'Impero d'Oriente, oltre che il legame dinastico che lo legava all'Imperatore d'Occidente, il cugino Valentiniano III, lo spinse a inviare, nella primavera del 441, un'immensa flotta di 1100 navi in Sicilia, sotto il comando di Flavio Areobindo, Ansila e Germano, in vista di uno sbarco in Africa per riconquistare Cartagine.[9] Attila, forse su richiesta del re vandalo Genserico, decise di approfittare dello sguarnimento del limes danubiano cogliendo un pretesto per rompere gli accordi di Margus. Nel 440 fecero di nuovo la loro comparsa sui confini dell'impero sanciti con il trattato aggredendo i mercanti sulla sponda settentrionale del Danubio. Attila e Bleda minacciarono una nuova guerra, asserendo che i Romani non avevano rispettato gli accordi presi e che il vescovo di Margus, nei pressi dell'odierna Belgrado, aveva attraversato il Danubio per saccheggiare e violare le tombe dei re degli Unni sulla riva settentrionale.[10] Passarono il fiume e devastarono le città dell'Illiria e le fortezze, tra cui, secondo lo storico Prisco di Panion, Viminacium. Il vescovo di Margus, il profanatore di tombe che aveva provocato l'ira degli Unni, timoroso per la propria sorte, accettò di consegnare la città di Margus agli Unni in cambio della sua incolumità.

Poiché Teodosio aveva rimosso i baluardi sul fiume dopo la presa di Cartagine da parte di Genserico, re dei Vandali nel 440, e l'invasione dell'Armenia da parte di Yazdegerd II della dinastia dei Sasanidi nel 441, nello stesso anno fu facile per Attila e Bleda aprirsi un varco attraverso l'Illiria per raggiungere i Balcani. L'esercito degli Unni, dopo aver saccheggiato Margus e Viminacium, occupò Sigindunum (l'attuale Belgrado) e Sirmium (l'attuale Sremska Mitrovica), e poi sospese le operazioni militari. Nel 442 conquistarono Naissus, oggi Niš con l'uso di arieti e torri d'assedio, equipaggiamenti militari di nuova concezione. Si racconta che quando Attila attaccò e devastò Naissus, le rive del fiume della città si coprirono di un tal numero di cadaveri che a causa del fetore di morte diventò impossibile per chiunque entrare a Naissus per anni e che Attila gongolasse davanti alle gesta di devastazioni compiute dai suoi uomini.[1] Teodosio, allarmato, richiamò allora le truppe dal Nordafrica, ma prima che la flotta tornasse accettò di firmare una pace con gli Unni.[11]

Soddisfatte per un po' le loro pretese, gli Unni fecero ritorno nel loro impero. Secondo Giordane (che riporta quanto riferito da Prisco di Panion), qualche tempo dopo, nel periodo di pace che seguì alla ritirata da Bisanzio, forse intorno al 445, Bleda morì ed Attila divenne l'unico re.[12] In ogni modo, Attila con la morte del fratello divenne il capo indiscusso degli Unni e rivolse di nuovo le sue attenzioni verso l'Impero d'Oriente.

Monarca assoluto

 

 

 

 



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