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  INTERNOTIZIE

L'IRAQ NON ESISTE PIU' !!! (04-07-2014)

Dopo le bombe, le marce, i sermoni, arrivano le ruspe. Fra le priorità dell'Isis, l'esercito qaedista che sta prendendo il controllo dell'Iraq, c'è infatti la fretta di abbattere le vestigia e i monumenti considerati infedeli. Così sui canali della propaganda fondamentalista arrivano le immagini di minareti, tombe e templi sciiti e cristiani abbattuti o fatti saltare per aria.

Ora la minaccia è arrivata anche alle testimonianze più antiche, ai capolavori di due millenni e mezzo fa, quando l'Iraq si chiamava Mesopotamia ed era il cuore della nascente civiltà mediterranea. Concentrati nei dintorni della roccaforte di quello che già definiscono il nuovo Califfato, Mosul, si trovano infatti 1.791 aree archeologiche, oltre a quattro capitali dell'impero considerato nell'Antico Testamento l'esempio stesso del potere spregiudicato e blasfemo: le città monumentali degli Assiri, con le loro sculture ciclopiche e i meravigliosi bassorilievi in pietra da poco studiati. Tutto ora è nelle mani dei ribelli.«Dopo anni di abbandono, monumenti quali Ninive, Nimrud e la stessa Mosul saranno programmaticamente cancellati, rasi al suolo dalla furia iconoclasta di questi gruppi», spiega preoccupato Carlo Lippolis , che ha frequentato spesso quelle zone per scavi diretti dall'Università di Torino: «Al momento nessuno sa nulla di certo. Ma se succederà qualcosa penso che l'Isis lo farà sapere a tutto il mondo». Perché colpire Ninive significa colpire le radici della società occidentale.

Per ora, non sono stati dimostrati danneggiamenti. Ma in un'intervista al intervista al Daily Beast il direttore del museo archeologico nazionale, Qais Hussein Rashid, ha raccontato come gli uomini di al-Baghdadi si siano installati definitivamente, la settimana scorsa, all'interno del museo di Mosul, dicendo agli impiegati locali di «essere in attesa di istruzioni dalla loro guida per distruggere le statue».

L
'ordine sembra sia stato chiaro: tutti i falsi idoli vanno spazzati via. Compresi quelli millenari delle sale museali di Mosul, già saccheggiate durante l'invasione statunitense del 2003, da poco ristrutturate e pronte a riaprire con ciò che era rimasto della loro ricca collezione.L'obiettivo dei miliziani dell'Isis potrebbe però non essere solo la distruzione che ruspe ed esplosivi stanno portando avanti contro i simboli della fede sciita. Secondo un'inchiesta del Guardian buona parte della ricchezza accumulata da al-Baghdadi (stimata approssimativamente in due miliardi di dollari) arriva proprio dal commercio di opere trafugate illegalmente in Siria e vendute sul mercato nero. «Hanno guadagnato 36 milioni di dollari solo dall'area di al-Nabuk, a ovest di Damasco. I pezzi hanno fino a ottomila anni», avrebbe spiegato un ufficiale dell'intelligence. E come ha raccontato l'Espresso un anno fa , i tesori strappati dalla Siria erano arrivati illegalmente anche in Italia.

Ad essere minacciati poi non sono solo i monumenti sciiti o le antichità assire. Da giugno i miliziani starebbero infatti bruciando chiese e monasteri cristiani. «Un nostro collaboratore che si trova a Baghdad mi ha confermato che per ora non ci sono notizie sicure che facciano pensare che la distruzione di antichità (musei e siti archeologici) sia già cominciata, mentre è confermato l'accanimento contro moschee sciite e chiese cristiane», continua Lippolis: «Inoltre si registrano danni a tombe di profeti: si parla ad esempio della tomba del profeta Giona, che sorge all'interno dell'area archeologica di Ninive, su di una collina sotto cui si celano le rovine di un palazzo neo-assiro, e che fino ad ora, salvo limitati sondaggi, era stata preclusa allo scavo archeologico estensivo proprio per la sacralità del luogo».

Secondo quanto ha riportato un impiegato del dipartimento dei manoscritti della biblioteca centrale di Mosul, molti volumi rari, soprattutto islamici, sarebbero scomparsi, per risbucare al di là del confine con la Turchia.  E le aree archeologiche si troveranno a breve in mezzo ai combattimenti, denunciano gli archeologi, mettendo a rischio il poco che si è salvato dai tombaroli e dalla furia religiosa, come è successo in Siria.Una fine da evitare. Ma come? «L'unica forza che può fermare questa scellerata azione dell'Isis è la popolazione locale», sostiene il docente di Torino: «che finora ha sempre tenuto molto al proprio glorioso passato e alla propria identità». Un episodio in questo senso sarebbe già avvenuto: settimana scorsa, i miliziani avrebbero provato a distruggere il santuario di Sheikh Fathi, ma sarebbero stati bloccati da un gruppo di abitanti che aveva circondato il tempio e lanciato pietre finché i ribelli non se ne erano andati. Un successo importante, ma breve: nella notte gli uomini di al-Baghdadi sarebbero tornati con un bulldozer, danneggiando irrimediabilmente la struttura.

«Io spero che la popolazione abbia la forza, la possibilità e il coraggio di opporsi», conclude Lippolis: «Sarebbe un segnale fortissimo per il mondo intero». Con una domanda che arriva fino a qui: «Noi lo faremmo?

 

 

 

 

 

 
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