INTERNOTIZIE |
Papa Francesco: è la terza guerra mondiale
"Si combatte a pezzetti. Sono pronto ad andare in Kurdistan",18 agosto 2014
"Siamo entrati nella Terza guerra mondiale, solo che si combatte a pezzetti, a capitoli". Non usa mezzi termini Papa Francesco sulle crisi internazionali in corso durante il volo di ritorno dalla missione in Corea del Sud, atterrato oggi a Ciampino (Roma) alle 18. Il Pontefice ha denunciato l'efferatezza delle guerre non convenzionali e che sia stato raggiunto "un livello di crudeltà spaventosa" di cui spesso sono vittime civili inermi, donne e bambini. "La tortura è diventata un mezzo quasi ordinario". Questi "sono i frutti della guerra, qui siamo in guerra, è una Terza guerra mondiale ma a pezzi". Il Pontefice, molto scosso dagli avvenimenti e dai sanguinosi combattimenti nel mondo, soprattutto in Siria e Iraq, ha aggiunto di "essere pronto a recarsi nel Kurdistan" iracheno per pregare e alleviare la sofferenza delle popolazioni colpite dalla guerra: "In questo momento non è la cosa migliore da fare, ma sono disposto a questo".
Iraq, Usa e Iran appoggiano al Abadi. Vaticano: "Religiosi musulmani condannino la barbarie"
Caos istituzionale e raffica di attentati a Bagdad. Il premier uscente al Maliki sempre più solo. Francia e Italia: l'Europa torni dalle ferie. L'Onu: "Fare di più". "Seicento ragazze in ostaggio" dai miliziani dello Stato islamico. Si schianta un elicottero: feriti due giornalisti del Nyt e la parlamentare yazida protagonista del drammatico appello di qualche giorno fa , 13 agosto 2014
BAGDAD
- L'orrore della guerra, con le
atrocità compiute dalle milizie
dello Stato islamico. E il
caos politico a Bagdad, con il
premier uscente Nuri al Maliki
spodestato da un altro sciita,
Haider al Abadi, per formare un
nuovo governo. La situazione in Iraq
continua ad aggravarsi e di pari
passo aumenta la preoccupazione
della diplomazia internazionale.
Dopo le parole pronunciate negli
ultimi giorni da papa Francesco, il
dramma iracheno è stato oggetto di
una dura dichiarazione del Consiglio
Pontificio per il Dialogo
interreligioso presieduto dal
cardinale Jean-Louis Tauran: si
esige "una presa di posizione chiara
e coraggiosa dei responsabili
religiosi, soprattutto musulmani"
contro queste "pratiche indegne per
l'uomo. In nessun caso sarà
giustificata una tale barbarie"
soprattutto per motivi religiosi su
cristiani e yazidi. I responsabili
religiosi devono anche "esercitare
la loro influenza sui governi", e
sottolineare che "il sostegno, il
finanziamento e l'armare il
terrorismo è moralmente
condannabile". A stretto giro, in
risposta al Vaticano, la massima
autorità religiosa dell'Egitto, il
Grand Mufti Shawqi Allam, ha
condannato lo Stato islamico, che
"rappresenta un pericolo per l'Islam
e i musulmani, danneggiando la sua
immagine, uccidendo e diffondendo
corruzione".
Stati Uniti e Ue.
Il presidente degli Stati Uniti
Barack Obama si è concentrato nelle
ultime ore sullo scontro politicio
in atto a Bagdad. Ed è stato chiaro:
l'Iraq ha compiuto un "passo in
avanti promettente" con l'incarico
affidato ad al Abadi. Della stessa
idea anche il nuovo presidente turco
Erdogan. Contemporaneamente, il
Pentagono ha annunciato di aver
effettuato quattro nuovi raid aerei
contro i militanti dello Stato
islamico, colpendo checkpoint e
camion degli islamisti intorno alle
montagne del Sinjar per favorire la
fuga della minoranza yazida,
obiettivo degli jihadisti. Obama ha
poi avuto anche un colloquio
telefonico con il premier designato
al Abadi, nel corso del quale i due
hanno concordato sull'importanza di
formare al più presto un nuovo
governo inclusivo, che rappresenti
tutte le comunità. Ma negli Stati
Uniti la strategia del capo della
Casa Bianca
viene criticata da Hillary Clinton,
segretario di Stato durante il primo
mandato di Obama.
Italia e Francia: "Fare
presto". Di fronte
all'estrema gravità della crisi
irachena si muove anche la
diplomazia europea. "Ho chiesto con
la ministra italiana Mogherini che
venga convocata d'urgenza una
riunione dei ministri degli Esteri
Ue sull'Iraq", ha dichiarato il capo
della diplomazia di Parigi Laurent
Fabius, "e mi aspetto che l'urgenza
venga rispettata. So bene che in
Occidente è periodo di vacanze, ma
quando la gente muore, anzi crepa,
bisogna tornare dalle ferie". E
ancora: "Si tratta di aiutare i
curdi, gli iracheni, ad avere i
mezzi per resistere e, se possibile,
sconfiggere" gli jihadisti che
vogliono "uccidere tutti coloro che
non la pensano come loro, che non
rinnegano la loro religione, con la
tortura e stupri sistematici".
Anche l'Iran scarica Al
Maliki. Al Maliki, intanto,
ha perso anche l'appoggio dell'Iran,
suo ultimo e più grande alleato
nella regione. Il ministero degli
Esteri di Teheran ha infatti
espresso sostegno ad al Abadi, anche
lui sciita. "La repubblica islamica
dell'Iran sostiene il processo
legale che è stato portato avanti
per la nomina del nuovo primo
ministro iracheno", ha detto Ali
Shamkhani, segretario del Consiglio
supremo di sicurezza nazionale
iraniano, che ha invitato "tutti i
gruppi politici e le coalizioni
irachene a mantenere l'unità" per
fronteggiare il difficile momento
politico-militare.
"I militari restino fuori".
Il primo ministro iracheno
uscente, nonostante il suo
siluramento, ha comunque ordinato
alle forze di sicurezza di restare
fuori "dalla crisi politica" in
corso su chi formerà il prossimo
esecutivo, invitandole a "continuare
nel loro lavoro di difesa dello
Stato". Ma a Bagdad la tensione è
altissima: almeno dieci persone sono
morte oggi e una trentina sono
rimaste ferite per l'esplosione di
due autobomba nella capitale,
secondo fonti della sicurezza.
Mentre otto morti e 21 feriti si
contano in un attentato nel
quartiere centrale di Karrada,
contro una moschea sciita. Due
persone sono state uccise e ferite
invece in un'altra esplosione a
Zafaraniya.
Centinaia di ragazze yazide
tenute prigioniere. Intanto
si allunga l'elenco delle denunce
contro i miliziani sunniti dello
Stato islamico (Is, ex Isis).
L'ultima, fatta dalla parlamentare
yazida Vian Dakhil, riguarda oltre
600 ragazze della minoranza
religiosa degli yazidi che sono
tenute in ostaggio nel carcere di
Badush, a Ninive. Le ragazze sono
state rapite insieme ad altri
componenti della minoranza yazida a
Sinjar, località vicina a Mosul.
Continua intanto il dramma di decine
di migliaia di profughi yazidi,
fuggiti nei giorni scorsi da Sinjar,
conquistata dagli islamisti. Secondo
Dakhil, "50 bambini al giorno"
muoiono sulle montagne intorno a
Sinjar, dove migliaia di sfollati
sono bloccati senza viveri ed acqua.
Per alleviare le loro sofferenze
aerei statunitensi hanno lanciato
pacchi di aiuti umanitari. Altre
migliaia, invece, affrontano in
condizioni difficilissime il viaggio
verso la frontiera siriana, distante
decine di chilometri, per mettersi
in salvo. Il segretario generale
dell'Onu, Ban Ki-moon, ha chiesto al
mondo "di fare di più" di fronte al
dramma degli yazidi.