INTERNOTIZIE |
di CARMEN
GALZERANO
ROMA - "Vorrei che qualcuno mi
spiegasse qual è il limite sotto al quale la barca
affonda. Perché taglia oggi, taglia domani, alla fine il
naufragio è garantito". È afflitto il direttore della
Biblioteca Nazionale di Roma, Osvaldo Avallone, costretto
a denunciare che l'austerità oltre a ridurre il numero
delle persone, mette a rischio la memoria dei libri.
"Ricevevamo finanziamenti per 3.089.000 euro, ora siamo
arrivati a 1.250.000. Io credo che il limite sia stato
superato da parecchio tempo", denuncia.
La Biblioteca di Castro Pretorio è un palazzo con dieci
piani di magazzini, dodici sale di lettura e sette milioni
di unità bibliografiche. Un patrimonio documentale di
inestimabile valore artistico, storico e sociale che ha
reso la Nazionale un punto di riferimento per studenti,
ricercatori, storici, appassionati e turisti. "In ogni
Paese civile del mondo la Biblioteca Nazionale è l'emblema
della nazione", osserva ancora il direttore. "In Francia
riveste un'importanza legata all'identità di un paese, la
British Library in Inghilterra è conservata come un
piccolo gioiello, gli Stati Uniti ne fanno un vanto. Qui
in Italia, rappresentiamo un peso, un vero fastidio.
Nessuno si preoccupa di questa istituzione se non a
parole".
A causa della penuria di risorse che da sempre tormenta il
sistema culturale italiano, la Biblioteca Nazionale di
Roma ha subito nel corso degli anni costanti tagli al
budget, ai quali si sono accompagnate decurtazioni dei
servizi e degli orari. Intanto, il personale. Secondo la
pianta organica la Biblioteca dovrebbe poter contare su
almeno 108 custodi: oggi ce ne sono appena 37. Cosa vuol
dire questo in termini di fruizione del servizio che
l'ente offre? "È evidente che si lavora lo stesso, ma c'è
un solo custode che deve lavorare per due. Niente pause,
impegno gravoso, orari più lunghi. I risultati ne
risentono. Chi studia o fa ricerca alla fine ottiene il
servizio. Ma a pessime condizioni: se prima il libro
chiesto si otteneva dopo mezz'ora ora ci vuole un'ora".
"Il fatto che la Biblioteca non abbia ancora chiuso i
battenti non significa che funzioni bene con 207 unità.
Abbiamo dovuto rinunciare alla distribuzione pomeridiana
dei libri; il nostro orgoglio era la catalogazione,
eravamo riusciti ad aggionarci dopo un lungo impegno
personale: i nuovi libri venivano catalogati e messi a
disposizione degli studiosi man mano che arrivavano, ma
questo allineamento sarà durato sei mesi. Il personale va
in pensione, non c'è ricambio, e il sistema si disallinea".
L'età media dei dipendenti di Castro Pretorio, del resto,
si aggira intorno ai 57 anni. L'ultimo concorso rilevante
di bibliotecari risale al 1984. "La colpa sostengono sia
la crisi economica - commenta il direttore - Sarà anche
vero. Non lo dubito. Ma come in tutte le crisi si deve
anche compiere delle scelte: se si continua in questo modo
tra cinque anni questo istituto chiude. Anzi. Potrebbe
accadere prima. Per motivi anagrafici". Eppure le
soluzioni per evitare l'impensabile esistono. "Bisogna
avere la volontà politica di trovarle e adattarle - spiega
ancora Avallone - Io mi auguro solo che cesserà questa
politica dei tagli indiscriminati. Si colpisce un po'
ovunque per risparmiare. La Cultura è un bene
imprescindibile. Rappresenta la nostra identità. Mai come
in questo momento c'è bisogno di tutelarla. Con politiche
di assunzione e di formazione del personale mirata".