L'Istat rivede i conti e apre 3 miliardi di
"spazio" al governo grazie a troie,papponi,spacciatori e drogati
Nel 2013 il Pil nominale cresce di quasi 59 miliardi, ma anche dopo
l'aggiornamento dei principi statistici, l'anno scorso va in
archivio con una flessione dell'1,9 per cento. Il nuovo scenario è
leggermente più favorevole per il governo: il deficit scende dal 3
al 2,8%
Procede la revisione dei conti pubblici da
parte dell'Istat, sulla base dei nuovi principi statistici europei,
e rispetto ai dati diffusi a marzo 2014, calcolati sulla base del
'vecchio' sistema dei conti nazionali, il livello del Pil nominale
per l'anno 2013 viene rivisto al rialzo del 3,8%, con una crescita
di quasi 59 miliardi di euro. Cambia poco per le variazioni di un
anno con l'altro, mentre si genera un piccolo "tesoretto" per il
governo, che vede abbassarsi, seppur di poco, il rapporto tra
deficit e Prodotto interno lordo.
"Rispetto ai dati diffusi a marzo 2014, calcolati sulla base del Sec
95 (il vecchio sistema statistico, ndr), il livello del Pil
nominale per l'anno 2013 è stato rivisto al rialzo del 3,8%. I tassi
di variazione del Pil per gli anni recenti hanno, invece, subìto
revisioni molto contenute. In particolare, il tasso di variazione
del Pil in volume del 2013 è risultato identico a quello stimato a
marzo 2014 (-1,9%, ndr); quello relativo al 2012 è stato
rivisto al rialzo da -2,4% a -2,3%", spiega l'Istat. La
presentazione dei dati, per altro, è slittata di qualche ora per la
protesta dei precari dell'Istituto di statistica: una delegazione di
alcune decine di lavoratori precari, in rappresentanza di 375
dipendenti a termine, ha occupato la sala stampa, impedendo così di
procedere al briefing previsto inizialmente per le 11 del mattino.
I dati migliori per il governo arrivano sul versante del deficit e
del debito. L'indebitamento netto
delle Pa, infatti, risulta al 2,8% del Pil per il 2013, meglio
del 3% delle ultime stime ufficiali. Il debito pubblico
2013, ricalcolato dall'Istat, si attesta al 127,9% del Pil, da
132,6% calcolato secondo il vecchio sistema: un miglioramento di
oltre quattro punti percentuali.
Ora, assumendo per l'anno in corso un Pil e un deficit piatti, e
quindi mantenendo i 1.619 miliardi di euro correnti rivisti oggi
dall'Istat, e immaginando un disavanzo in linea con l'ultimo
aggiornamento al 2,8% del Pil si "libererebbe" uno 0,2% di spazio
per non sfondare il parametro Ue, che corrisponde a circa 3
miliardi. Soldi "sulla carta" che non sono risorse già presenti al
governo, ma sarebbero da reperire sui mercati. Si tratta di calcoli
approssimati, sui quali presto arriverà la parola definitiva con
l'aggiornamento del Def del primo ottobre e poi con la Legge di
Stabilità. Ancher perché l'andamento economico di quest'anno rende
quanto mai incerte le previsioni per il prossimo futuro. Non a caso
lo stesso premier, Matteo Renzi, è stato cauto: commentando la prima
revisione di Istat sui dati 2011 aveva parlato di "robetta" in
quanto a vantaggi per i conti. "Mi hanno spiegato i tecnici che
guadagneremo 0,1 punti: ci sarà un miglioramento del debito/Pil, ma
per la crescita cambia poco". Nei suoi conti, dunque, lo "spazio" è
di 1,5 miliardi.
Tabella: tutte le stime sull'Italia
Nelle scorse settimane, come accennato,
l'Istat aveva diffuso i dati relativi all'anno 2011, il primo
sul quale si è applicata la nuova metodologia. In quell'occasione,
il Prodotto è stato rivisto in rialzo di 57 miliardi di euro, un
balzo del 3,7%. Quanto ai nuovi, più recenti, aggiornamenti, nel
2013 si sottolineano altri effetti: pressione fiscale
in miglioramento di 0,5 punti percentuali, al 43,3% dal
43,8%; avanzo primario in discesa dal 2,2 al 2%.
Sono tre i pilastri della revisione adottata in accordo con gli
Istituti europei di ricerca: le modifiche relative al Sec 2010 (che
nel 2011 hanno pesato per 1,6 punti del miglioramento complessivo
del Pil); il superamento delle riserve europee alla implementazione
del Sec 95 (tra le quali proprio l'inclusione delle attività
illegali, per 0,8 punti di Pil); l'innovazione delle fonti e
metodologie nazionali (1,3 punti di Pil). A fare notizia, a inizio
mese, è stata soprattutto la nuova stima dell'Istituto sull'attività
sommersa in Italia: 187 miliardi nel 2011, l'11,5% del Pil, ai quali
si possono sommare i dati dell'illegalità (droga, prostituzione e
contrabbando) per un combinato dell'economia "non osservata" di
oltre 200 miliardi. Nel dettaglio dell'economia illegale, per i cui
criteri si sono levate numerose critiche da autorevoli economisti,
si annoverano 10,5 miliardi dalla commercializzazione della droga,
3,5 miliardi dalla prostituzione, 0,3 miliardi dal contrabbando di
sigarette, 1,2 miliardi dall'indotto.
i".

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