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Is,
primi raid francesi in Iraq.
Jihadisti conquistano 60 villaggi
curdi in Siria
Colpito un deposito logistico dei
terroristi. La minaccia dello Stato
islamico al centro del dibattito, la
prossima settimana, all'Assemblea
Generale delle Nazioni Unite. Senato
Usa dice sì a strategia
anti-jihadista di Obama in Siria,
mentre i miliziani annunciano
l'avanzata. Quaranta curdi indagati
a Milano per terrorismo
internazionale
ROMA
- Oggi
l'aviazione francese ha compiuto i
primi raid aerei sul nordest
dell'Iraq per colpire le basi dello
Stato islamico, mentre i miliziani
dello Stato islamico hanno
conquistato, in 48 ore, 60 villaggi
curdi nel nord dalla Siria. La
guerra con gli jihadisti si conferma
uno scontro su due fronti, quello
iracheno e quello siriano, con tutte
le difficoltà logistiche e
geopolitiche che questo comporta.
Il primo bombardamento dei caccia di
Parigi, come comunicato dall'Eliseo,
è avvenuto intorno alle 9.40 ed è
stato condotto contro un deposito
logistico dei terroristi.
"L'obiettivo è stato raggiunto e
interamente distrutto", ha
comunicato l'Eliseo, che ha
annunciato "altre operazioni" nei
prossimi giorni. La Francia stava
già effettuando nei giorni scorsi
voli di ricognizione in Iraq e stava
fornendo armi ai combattenti curdi.
L'inquilino dell'Eliseo nei giorni
scorsi aveva ribadito che non
avrebbe mandato truppe di terra.
I miliziani jihadisti dell'Is hanno
lanciato questa settimana una
offensiva contro la regione curda
siriana, costringendo la popolazione
a fuggire. "I combattenti curdi
battono in ritirata perchè il
rapporto delle forze è loro
sfavorevole", ha dichiarato Rami
Abdel Rahmane, direttore
dell'Osservatorio siriano per i
diritti umani. La Turchia ha aperto
le sue frontiere ai curdi siriani,
dopo averle inizialmente chiuse nel
timore di non riuscire a far fronte
al nuovo afflusso.
Leggi / Is e propaganda, la
strategia comunicativa dello Stato
islamico
La lotta ai terroristi dell'Is torna
anche sul tavolo delle Nazioni
Unite: il tema del coordinamento
internazionale della battaglia al
'califfato' islamico sarà al centro
del dibattito, la prossima
settimana, all'Assemblea Generale
dell'Onu. Già oggi il problema viene
affrontato in una riunione del
Consiglio di Sicurezza a livello
ministeriale. Tra i presenti, il
segretario di Stato americano, John
Kerry, e il ministro degli Esteri
italiano,
prossima Lady Pesc, Federica
Mogherini.Congresso Usa
approva piano Obama.
Intanto, il Congresso americano ha
adottato
il piano del presidente degli Stati
Uniti, Barack Obama, per il
sostegno ai ribelli siriani,
impegnati nella lotta contro gli
jihadisti che stanno guadagnando
terreno nel nord della Siria. Il
Senato ha adottato con 78 voti
favorevoli e 22 contrari la prima
parte della strategia anti-jihadista
presentata da Obama la scorsa
settimana.
Il piano, già approvato dalla Camera
dei rappresentanti mercoledì, non dà
carta bianca al governo per
equipaggiare e addestrare i ribelli
siriani, ma richiede
all'amministrazione di riferire al
Congresso ogni 90 giorni sulla sua
esecuzione, il numero dei
combattenti addestrati, la selezione
dei gruppi siriani che usufruiscono
degli aiuti e l'uso di armi e
attrezzature consegnate. Il progetto
di legge non comprende crediti
aggiuntivi per finanziare
l'operazione e precisa chiaramente
che esso non costituisce in alcun
caso un'autorizzazione per il
dispiegamento di soldati americani
in Siria.
"Giustizia sarà fatta e l'Is verrà
distrutto", ha detto il presidente
Barack Obama parlando di nuovo agli
americani in diretta tv, dopo che
mercoledì scorso aveva annunciato
dalla Florida
la costituzione di una coalizione di
oltre 40 Paesi nella lotta allo
Stato islamico.
Venti morti a Baghdad per
esplosione autobomba.
L'inizio dei raid francesi in Iraq
ha coinciso con l'esplosione di
diverse autobombe a Bagdad che hanno
ucciso 20 persone e provocato almeno
23 feriti. Le esplosioni sono
avvenute nel quartiere a maggioranza
sciita di Karrada e arriva dopo
l'attentato kamikaze di ieri che ha
fatto almeno 28 morti e oltre 60
feriti in un quartiere a maggioranza
sciita nella zona nord della
capitale.
Situazione tesa anche in Libano: due
soldati libanesi sono morti e tre
sono stati feriti da un razzo
anticarro che ha centrato il loro
veicolo mentre erano di pattuglia
nei pressi di Aarsal, città sunnita
alla frontiera siriana teatro di
sanguinosi scontri con i jihadisti.
Pm di Milano indaga 40 curdi
per terrorismo. L'allerta
per possibili attacchi terroristici
è alta in tutto il mondo. Il timore
di attacchi nei confronti del Papa
ha portato alla decisione di
raddoppiare il dispositivo di
sicurezza attorno a piazza San
Pietro. Già nell'udienza generale
di mercoledì lo schieramento al
completo dell'ispettorato di polizia
vaticano è stato rafforzato con
pattuglie della Digos e della
Squadra mobile. Il ministro
Mogherini comunque in serata ha
rassicurato: "Non ci sono minacce
specifiche sull'Italia".
Nel frattempo so è chiusa a Milano
un'indagine della Procura sul
terrorismo: quaranta persone di
origine curda, residenti tra la
Lombardia, la Toscana e il Lazio,
risultano indagate per terrorismo
internazionale. Gli indagati curdi
sono accusati di aver raccolto fondi
per finanziare azioni violente del
Pkk in Turchia e dovranno rispondere
del reato di associazione con
finalità di terrorismo
internazionale.
La
versione integrale del film "Flames
of War" dura 55 minuti e ripercorre
tutta la storia dell'Isis e
dell'influenza americana in Medio
Oriente dal 2003. Guerra, uccisioni,
messaggi del califfo al-Baghdadi ed
esecuzioni sommarie: tutto per
giustificare la missione dello Stato
Islamico. Il filmato si conclude con
dei prigionieri siriani che scavano
la fossa dove verranno sepolti e
spiegano al loro presidente che
quello che sta per succedere è la
conseguenza del suo comportamento.
Gli ultimi secondi del filmato
mostrano l'esecuzione
“Questo è un
messaggio all’America.
Difensori della croce, una guerra su
delega non vi aiuterà nè in
Siria nè in
Iraq. Nel prossimo futuro
sarete impegnati in un confronto,
nonostante la vostra riluttanza. E i
figli dell’Islam
sono pronti, aspettate e vedrete.
Anche noi aspetteremo e vedremo”,
firmato il Califfo
Abu
Bakr al-Baghdadi. Il
messaggio alla fine dell’ultimo film
di 55 minuti diffuso dai miliziani
dello
Stato Islamico,
a due giorni dal trailer del 17
settembre “Flames
of War”, è una vera e
propria minaccia di guerra agli
Stati Uniti e
all’Occidente. Un avvertimento che
impressiona ancora di più dopo aver
visionato tutto il filmato: una
sequenza di azioni di guerra,
preghiere, discorsi (tra cui quello
dello stesso autoproclamato califfo)
ed esecuzioni contro le milizie
dell’esercito siriano di
Bashar al-Assad.
Il video, pubblicato
sui profili Twitter di sostenitori
del califfato, è stato realizzato
dalla stessa casa di produzione che
ha diffuso i video delle
decapitazioni di James Foley, Steven
Sotloff e David Haines. Le immagini
aprono con discorsi di
George W. Bush il giorno in
cui dichiarò guerra all’Iraq di
Saddam Hussein, nel 2003. I
jihadisti raccontano quelle che, a
loro dire, sono le menzogne che gli
Stati Uniti hanno propinato a tutto
l’Occidente per coinvolgerlo in una
guerra ingiusta e mossa solo da
interessi economici. Loro, i
terroristi, sarebbero coloro che
salvaguardano, in Iraq e in Siria,
la libertà del popolo musulmano
anche contro l’altro grande nemico,
il presidente siriano, colpevole di
aver instaurato un regime che viola
i diritti dei sunniti.
Proprio Assad e le
sue milizie sono gli altri obiettivi
dell’Isis.
Dopo le immagini che riportano
alcune parti del famoso discorso di
al-Baghdadi, i terroristi mostrano
le riprese di un’operazione di
guerra notturna in territorio
siriano in cui riescono a catturare
diversi militari di Assad. Dopo le
esecuzioni sommarie e le decine di
cadaveri buttati sul rimorchio di un
camion, l’occhio della telecamera si
sposta su un’altra scena: 3 uomini
dell’esercito regolare siriano
stanno scavndo una fossa, quella
che, come spiegheranno dopo, sarà la
loro tomba. Uno di loro inveisce
contro il suo presidente, sostenendo
di esser stato abbandonato come
tutti i suoi commilitoni, e spiega
che quello che gli sta succedendo è
la conseguenza del comportamento
dello Stato per cui ha combattuto. I
secondi successivi mostrano la
freddezza dei miliziani del
califfato: i militari siriani si
inginocchiano davanti alla fossa che
hanno scavato e vengono giustiziati.
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