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Isis, i Paesi
arabi al fianco di Obama Per
la prima volta dall’inizio
dell’attuale offensiva antiterrosimo
in Iraq, l’esercito degli Stati
Uniti ha attaccato posizioni dello
Stato islamico
vicino Baghdad. Lo ha riferito il
Comando centrale Usa a Tampa, in
Florida. Sono stati effettuati due
raid aerei nel sudovest della
capitale irachena, così come vicino
al monte Sinjar. L’attacco
nei pressi di Baghdad fa parte
dell’operazione “estesa” annunciata
dal presidente americano
Barack Obama l’8 settembre
scorso e ha avuto lo scopo di
aiutare le truppe irachene a terra
nella loro offensiva. Non è stato
precisato il luogo degli attacchi,
nè che tipo di postazione sia stata
colpita. La scorsa settimana il
presidente americano aveva
annunciato che una campagna estesa,
incluso l’autorizzazione di
raid in Siria, cercherà di
“far retrocedere e, in definitiva,
distruggere l’Isis”.
Intanto cresce la
preoccupazione in Europa.
L’ambasciatore iracheno presso la
Santa Sede Habeeb M.H. Al
Sadr, intervistato dal
Quotidiano nazionale, ha dichiarato
che Papa Francesco
sarebbe nel mirino del Califfato.
“Bisogna garantire la sicurezza del
Papa ovunque, perché credo che
possano cercare di colpirlo durante
i suoi viaggi o anche a Roma. Ci
sono membri dell’Isis che non sono
arabi ma canadesi, americani,
francesi, britannici e anche
italiani. Non sono a conoscenza di
fatti specifici, di progetti
operativi. Ma quanto dichiarato dai
terroristi dell’ autoproclamato
‘Stato islamico’ è
chiaro. Loro vogliono uccidere il
Papa. In Vaticano mi dicono di
essere tranquilli e che le
affermazioni dell’Isis non
cambieranno la loro posizione. Ma il
Santo Padre è molto vicino ai
rifugiati e ai cristiani
perseguitati e non smetterà di
esserlo perché l’Isis lo minaccia”.Secondo
il New York Times, circa
mille militanti di nazionalità turca
combattono tra le fila dello Stato
Islamico (Is), l’organizzazione
jihadista che controlla parte della
Siria e dell’Iraq settentrionale.
Secondo il quotidiano, che cita
fonti governative di Ankara,
la
Turchia è una delle
principali fonti per il reclutamento
di miliziani dell’Is MA NON SOLO: LA
TURCHIA COMPRA AL MERCATO NERO IL
PETROLIO DELL'ISIS, TURCHI CHE NON
VOGLIONO UNA NAZIONE CURDA E CHE PER
QUESTO SI SONO SFILATI VELOCEMENTE
DALLA COALIZIONE MALFERMA DI OBAMA
PUR ESSENDO LA TURCHIA FACENTE PARTE
DELLO SCACCHIERE NATO
SUD-MEDITERRANEO.
Nell’articolo si racconta la storia
di un ex combattente turco di 27
anni arrivato in Siria con 10 amici
e poi unitosi all’Is dopo 15 giorni
di addestramento. L’uomo, la cui
identità non è stata resa nota, ha
dichiarato di aver sparato a due
“nemici”, di aver partecipato a
un’esecuzione in pubblico e di aver
sepolto viva una persona.
La
Turchia ha annunciato nei giorni
scorsi che non parteciperà
attivamente alle operazioni militari
della coalizione internazionale in
Iraq e Siria e non concederà le sue
basi per raid aerei contro obiettivi
jihadisti. Ankara ha spiegato di non
voler mettere a repentaglio la vita
dei 49 turchi rapiti in un assalto
al consolato di Mosul tre mesi fa e
ancora nelle mani dell’Isis.
I tagliagola del
Califfato mettono tutti
–o quasi- d’accordo. A
Parigi, la
comunità internazionale serra le
fila contro gli jihadisti dell’Is.
Ma se il nemico è comune, i
fini dei membri
della coalizione sono spesso
diversi:
le monarchie del Golfo vogliono
tenersi al riparo dall’avanzata
integralista;
l’Occidente vuole proteggersi dalla
minaccia terroristica.
Preceduta dalla
terza decapitazione d’un ostaggio
occidentale, il cooperante scozzese
David Haines, la Conferenza di
Parigi sulla sicurezza dell’Iraq –
una trentina di delegazioni – decide
di appoggiare il governo di
Baghdad con ogni
mezzo, compreso “un
adeguato aiuto militare“.
Armiamo i nemici dell’Is, sperando
ci siano poi amici.
Ma l’impegno ad “eliminare” la
minaccia integralista, preso da
Obama e ribadito
da Cameron e
altri leader occidentali ed arabi,
non convince a pieno. Più di due
americani su tre, il 68%,
non ha fiducia nella strategia messa
a punto dalla Casa Bianca di
eliminare gli jihadisti sunniti
dello Stato Islamico tra Iraq e
Siria con raid aerei, delegando
invece le operazioni di terra in
Iraq all’esercito di Baghdad e ai
peshmerga curdi e in Siria ai
cosiddetti ribelli
moderati.
Ma, pur bocciando la politica estera
del loro presidente –solo il 38% la
condivide-, gli americani, stavolta,
sono dei ‘tentenna’ come lui: non
credono all’efficacia della
strategia, ma,
per non inviare di nuovo truppe
laggiù, tre su cinque la sostengono,
in mancanza di meglio.
Il consulto di Parigi aggiunge un
tassello al disegno di Obama di una
coalizione anti-jihadista.
Hollande avverte
che “la minaccia è globale e la
risposta deve essere globale”: senza
perdere tempo, l’aviazione francese
conduce la sua prima missione (aerei-spia
Rafales decollano dalla
base militare francese di Abu Dhabi
e compiono una ricognizione
sull’Iraq).
La volontà di
sostenere l’Iraq con ogni mezzo,
compreso “un adeguato aiuto
militare”, è esplicito nel
comunicato finale della Conferenza
parigina
–c’erano pure Onu, Ue e Lega Araba-.
L’aiuto, viene precisato, dovrà
essere “in linea con le
necessità espresse dalle
autorità irachene, nel rispetto del
diritto internazionale e senza
mettere a rischio la sicurezza della
popolazione civile”.
Ai colleghi ministri degli Esteri,
Federica Mogherini
ricorda che l’Italia ha già inviato
i primi due carichi di
armi e munizioni ai
guerriglieri curdi, nel nord
dell’Iraq. Ma Roma vuole anche
giocare un ruolo politico, contando
su “buone relazioni con tutti i
Paesi della regione”.
Nella
coalizione, non entra l’Iran:
Teheran non raccoglie l’invito di
Obama alla collaborazione perché
–dice la guida suprema Ali
Khamenei- gli americani
“hanno le mani sporche di sangue”. E
la Turchia ne resta
ai margini. Mentre la Siria
ne viene ostentatamente tenuta
fuori.
Gli
iracheni incassano aiuti e sostegno.
Ma se il presidente Fouad
Massoum, un curdo,
sollecita altri raid aerei perché
“senza una pronta risposta lo Stato
islamico occuperà altri territori”,
il neopremier, lo sciita Haider al
Abadi mette uno stop ai
bombardamenti sulle città in mano
all’Is, per scongiurare vittime
civili. |