<

Italia – Uruguay sancisce la fine dell’era geologica Abete: settecentomila anni con pochissime luci e tantissime ombre: si passerà dal Giurassico al Cretacico??

Vittima e al tempo stesso concausa dell'immobilismo del calcio italiano, il numero uno della Figc (eletto per tre volte) ha concluso pochissimo dal punto di vista politico

 
 
Italia – Uruguay sancisce la fine dell’era Abete: sette anni poche luci e tante ombre
 
Sette anni di luci (poche) e ombre, alle prese con l’eterno immobilismo del sistema calcio italiano, di cui è stato al contempo vittima e concausa. La sconfitta di ieri contro l’Uruguay e l’eliminazione dai Mondiali di Brasile 2014 ha segnato la fine della presidenza di Giancarlo Abete in Figc. Alla guida della Federazione era stato eletto per tre volte: nel 2007, dopo i due commissariamenti di Guido Rossi e Luca Pancalli, nel post Calciopoli; quindi nel 2009, e ancora a gennaio 2013, poco più di un anno fa. Sempre con percentuali bulgare, da candidato unico.

A testimonianza di un sistema incapace di rinnovarsi, e di cui Abete non può essere additato come solo colpevole. Certo, i risultati non depongono dalla sua parte. Sul piano tecnico, Abete verrà ricordato per le due eliminazioni consecutive al primo turno ai Mondiali di Sudafrica 2010 e Brasile 2014. In mezzo c’è stato il successo degli Europei 2012, con la finale raggiunta dopo aver eliminato l’Inghilterra e strapazzato la Germania, e il bel gioco espresso in campo, nonostante la pesante sconfitta all’ultimo atto con la Spagna. Sembrava un’inversione di tendenza. Ma in realtà, come ha spiegato ieri Prandelli in conferenza stampa, la campagna positiva in Polonia e Ucraina era stata solo un’illusione: buona a nascondere i problemi del movimento, non a curarli.

Stesso discorso a livello giovanile: sotto Abete, l’Under 21 è arrivata in finale agli Europei 2013. Ma a quelli del 2011 non si era neanche qualificata, e rischia di fare la stessa fine per la prossima edizione. Ma è soprattutto sul piano politico che Abete ha concluso poco. L’unico obiettivo raggiunto è stata la revisione dello statuto federale: approvata a fatica nel 2011, muove in direzione di uno snellimento delle procedure (comunque insufficiente) e di una maggiore democrazia e partecipazione interna. Per il resto praticamente nulla. La candidatura agli Europei 2016 è stata bocciata sonoramente dalla Uefa (respinta con appena 23 voti a favore, alle spalle della Francia poi assegnataria dell’edizione, ma anche della Turchia): un chiaro segno della sfiducia nei confronti del calcio italiano.

Sulla questione stadi, anni di discussioni interne e con la politica sono serviti a poco: solo l’accelerazione decisa dal governo Renzi è riuscita a sbloccare la situazione. Sono indietro anche le tanto necessarie riforme dei campionati: la Lega Pro c’è riuscita, grazie all’appoggio della Figc ma soprattutto alla propria determinazione. Serie A e Serie B (con 20 e addirittura 22 squadre ancora iscritte), sono ferme al palo, senza che il presidente sia riuscite a farle ragionare. Non è andata troppo meglio con la giustizia sportiva, criticata per come ha gestito situazioni complesse (come quelle legate al calcioscommesse), dando l’impressione di decidere in maniera spesso estemporanea. Per non parlare del caos generato nel corso dell’ultima stagione dalle nuove norme sulla “discriminazione territoriale. Quasi inesistenti, infine, gli investimenti sui giovani e sulla base del movimento: Abete ha provato ad innovare, ad esempio inserendo Roberto Baggio nei quadri tecnici di Coverciano. Il Codino ha lasciato dopo pochi mesi, sbattendo la porta: “Non mi hanno fatto lavorare”.

 

 

ERA DA 48 ANNI CHE L'ITALIA NON USCIVA PER DUE VOLTE CONSECUTIVE DAI GIRONI ELIMINATORI DELLA FASE FINALE DI UN MONDIALE DI CALCIO. QUINTO POSTO NEL RANKING UEFA E BISOGNA ANDARE INDIETRO DI TRENT'ANNI PER RITROVARE LA MEDESIMA POSIZIONE. L'ITALIA HA INNESTATO LA MARCIA INDIETRO NON SOLO A LIVELLO ECONOMICO CON UNA TRIPLA B NEGATIVA, MA ANCHE A LIVELLO SPORTIVO. QUESTA NAZIONE NON ESPRIME UN ATLETA LEGGERO DAI TEMPI DI EVANGELISTI (SALTO IN LUNGO), NEL CICLISMO SI FA PRIMA A STABILIRE CHI NON SI DOPA,PER NON PARLARE DELLA NOBILE ARTE CHE NON ESPRIME UN ATLETA DEGNO DAI TEMPI DI PATRIZIO OLIVA. NEL CALCIO OLTRE AL TRACOLLO TECNICO-SPORTIVO SI UNISCE UNO SPAVENTOSO IMPOVERIMENTO DELLO SPETTACOLO SEMPRE PIU' TELEVISIVO E SEMPRE MENO LEGATO AL LUOGO DOVE SI SVOLGE LA MANIFESTAZIONE, COL RISULTATO DI LASCIARE L'EVENTO IN MANO LETTERALMENTE A MAFIE DI TIFOSERIE CHE TRADUCONO LA PARTITA CON LO SCONTRO FISICO PER IL CONTROLLO DEL TERRITORIO, ZONE FRANCHE NELLA QUALI ARRIVARE AD UCCIDERE DELLE PERSONE.

 

 

 

 

 

L'ISIS FA RISORGERE IL CALIFFATO SCOMPARSO NEL 1924 CON LA RIVOLUZIONE DI KEMAL ATATURK
Iraq, jihadisti proclamano califfato islamico: A SOLI 3 ANNI DAL DISASTROSO RITIRO DEGLI STATI UNITI D'AMERICA, ALL'INDOMANI DELL'UCCISIONE DI OSAMA BIN LADEN, NONCHE' DELL'ELIMINAZIONE DI SADDAM HUSSEIN E GHEDDAFY,IL MEDIO ORIENTE VEDE IL SORGERE DI UNA POTENZA POLITICO-MILITARE ANCORA PIU' MINACCIOSA E VIOLENTA DI AL-QAEDA

 



Copre i territori che si estendono tra Aleppo, nel nord della Siria, e il governatorato di Diyala, nella zona orientale dell'Iraq. Designato Abu Bakr al-Baghdadi, a capo dei musulmani nel mondo
BEIRUT - I jihadisti dell'Isis (Stato islamico dell'Iraq e del Levante) hanno annunciato oggi la ricostituzione del Califfato, regime politico islamico sparito da circa un secolo. In un audio postato su Internet, l'Isis, che combatte in Iraq e Siria, ha anche designato il suo capo Abu Bakr al-Baghdadi "califfo", cioè "capo dei musulmani" nel mondo.

Il Califfato dovrebbe essere imposto sulle regioni conquistate dall'Isis in Siria e in Iraq. Si tratta dei territori che si estendono tra Aleppo, nel nord della Siria, e il governatorato di Diyala, nella zona orientale dell'Iraq. "In una riunione, la shura (consiglio di Stato islamico) ha deciso di annunciare l'istituzione del Califfato islamico e di designare un Califfo per lo Stato dei musulmani - ha detto nel messaggio audio su internetAbu Mohammad al-Adnani, portavoce dell'Isis - Lo sceicco jihadista al-Baghdadi è stato designato califfo dei musulmani".

"Al-Baghdadi - ha aggiunto - ha accettato la designazione con un giuramento di fedeltà ed è così diventato califfo dei musulmani dovunque (nel mondo). Adnani ha aggiunto che le parole "Iraq" e "Levante" vengono tolte nella sigla Isis il cui nome ufficiale diventa quindi "Stato islamico". Il califfato, ha concluso, è "il sogno di tutti i musulmani" e "l'aspirazione di tutti i jihadisti". Il califfo designa dalla morte del profeta Maometto il suo successore "emiro dei credenti" nel mondo musulmano.

Dopo i primi quattro califfi che hanno regnato dopo la morte del Profeta, il califfato ha conosciuto la sua epoca d'oro ai tempi degli Omayyadi (661-750) e soprattutto degli Abbasidi (750-1517) prima di finire con la caduta dell'Impero Ottomano, abolito nel 1924.

 

DALLA PROCLAMAZIONE ALLA CAMPAGNA D'ESPANSIONE, LA NUOVA EGIRA ARABA

 

L'ISIS DIVENTA IS:Califfato, si combatte in Siria e in Iraq una sfera di influenza che comprende tutta l'Africa Centro-Nord,tutto il Medio Oriente fino all'Indo,tutta l'Asia Centrale,tutto il Caucaso fino a Volgograd,tutta la penisola balcanica fino a Vienna,tutta la penisola iberica....
Combattimenti al valico di Bukamal. Miliziani dell'Is hanno proclamato la nascita del califfato islamico da Aleppo a Diyala
BEIRUT - Intensi combattimenti tra il gruppo estremista Stato Islamico e le brigate islamiste rivali si sono registrati nella località siriana di al-Bukamal, alla frontiera con l'Iraq. Lo riferisce l'Osservatorio Siriano per i Diritti Umani. Secondo l'ong, lo Stato islamico ha ricevuto rinforzi militari dal deserto che circonda al Bukamal, nella provincia siriana di Deir al-Zur, ad appena 3 chilometri dal villaggio iracheno di al-Qaem, in mano all'organizzazione estremista.
Iraq, Isis annuncia la nascita del "califfato" da Aleppo a Diyala: ecco la mappa



{}

In contemporanea, aerei del regime di Bashar al-Assad hanno bombardato i villaggi di Al Basira e al Quria, a Deir al Zur, dove ci sono stati gli scontri tra lo Stato islamico e il Fronte al-Nusra, propagine di al-Qaeda in Siria. Venerdì il Fronte al-Nusra e i suoi alleati avevano lanciato un'offensiva per recuperare i controllo di al-Bukamal: la località era in mano al gruppo Yund al Haq, Soldati del Diritto, che prima era legata al Fronte al Nusra, ma la settimana scorsa aveva giurato fedeltà allo Stato Islamico.

La tv panaraba al Arabiya ha riferito che raid aerei sono stati compiuti da non meglio precisati velivoli nei pressi del valico frontaliero di Qaim, tra Siria e Iraq.

Ancora combattimenti a Tikrit. Le forze irachene sostenute da carri armati ed elicotteri militari stanno combattendo gli insorti sunniti che hanno preso il controllo di Tikrit, città natale di Saddam Hussein nel nord del Paese. Le truppe stanno ricevendo rinforzi con l'arrivo, nella tarda giornata di ieri, di 25 aerei da guerra Sukhoi Su-25, acquistati di seconda mano dalla Russia. I velivoli sono progettati per fornire supporto alle truppe di terra e distruggere obiettivi in movimento. "Questi aerei - dichiara il comandante dell'aviazione generale Anwar Hama Amin - entreranno in servizio entro pochi giorni, tre o quattro, per sostenere le unità e combattere i terroristi dello Stato islamico".

Minaccia per mondo intero. Ieri i jihadisti dello Stato islamico dell'Iraq hanno annunciato la ricostituzione del Califfato, regime politico islamico sparito da circa un secolo. In un audio su Internet, l'Is ha anche designato il suo capo Abu Bakr al-Baghdadi "califfo", cioè "capo dei musulmani" nel mondo. Secondo gli autori del filmato, il nuovo "stato" si dovrebbe estendere da Aleppo (Siria) a Diyala (Iraq).

"Le parole 'Iraq' e 'Levante' sono state rimosse dal nome dello stato islamico nei documenti ufficiali", ha precisato il portavoce dell'Isil (che dunque diventa Is), Abu Mohammad al-Adnani, nella registrazione audio diffusa in Rete, in cui ha sottolineato come il califfato rappresenti "il sogno di tutti i musulmani" e "il desiderio di ogni jihadista".

La proclamazione di un califfato islamico nell'ampio settore a cavallo tra Iraq e Siria è il segnale che il gruppo jihadista è diventato "una minaccia" per il mondo intero, ha detto il portavoce dell'esercito iracheno, Qassim Atta. "L'annuncio della nascita di un califfato è un messaggio da parte dello Stato islamico non solo per l'Iraq o la Siria, ma per la regione e il mondo. Il messaggio è che lo Stato islamico è diventato una minaccia per tutti i Paesi".

Interrotto oscuramento Web. Il governo iracheno ha deciso oggi di interrompere l'oscuramento delle principali piattaforme di socializzazione via Internet tra cui Facebook, Twitter e Youtube dopo tre settimane di black-out imposte in tutto il Paese in nome della "lotta al terrorismo" e in corrispondenza con l'offensiva qaedista nel centro e nel nord del Paese. Lo hanno riferito ai media locali fonti della Commissione generale per le telecomunicazioni irachena.

 

.