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“Uscire
dall’euro” e “difendere la sovranità del popolo italiano dalla Bce”.
Sono Beppe Grillo e Gianroberto
Casaleggio, in un doppio intervento in prima serata al
Circo Massimo, a scandire le nuove parole
d’ordine del Movimento 5 Stelle. “La mia sovranità
nazionale non la regalo a nessuno”, dice Casaleggio. In
un’arena che vede una presenza più consistente rispetto al giorno
d’esordio (tra le 10 e le 12mila persone secondo la polizia, mentre
lo staff entusiasta azzarda: “Affluenza di 50mila persone”). “Mio
nonno”, continua Casaleggio, “ha fatto per tre anni il partigiano,
la mia sovranità devono venire a prendersela, ma non con una
lettera della Bce. Devono venire con le armi, come hanno
fatto una volta”.
La
tre giorni del Movimento 5 Stelle a Roma, al
Circo Massimo, è
stata un indubbio successo, comunque la si pensi. Non esiste nessun’altra
forza politica, oggi forse nemmeno il Pd,
che possa non solo organizzare ma nemmeno ambire a occupare lo
spazio assembleare più ampio che ci sia in Italia per una iniziativa
politica. Il fatto che Grillo ci sia riuscito e con lui i deputati,
i senatori e gli attivisti del movimento, dice che il flusso che
alimenta questa forza politica è ancora vivo e orienterà ancora la
politica italiana. Nonostante gli errori, gli insuccessi, le
ingenuità o le scelte sbagliate, c’è una corrente robusta che fa
gonfiare le vele del M5S e ci sono e ci saranno ancora avvenimenti
come quello di
Genova con sindaci alla Doria, indicati come
l’alternativa al moderatismo del Pd, incapaci di operare cambiamenti
strutturali una volta giunti al governo. Quello che si fa notare, però,
nella tre giorni “grillina” è che il movimento che per primo e più
di tutti ha esaltato e utilizzato la Rete
come forma obbligata e privilegiata della politica
alla fine ha dovuto riscoprirne una delle forme più antiche: il
raduno di piazza, la festa dei militanti e degli
elettori. Una festa dell’Unita 2.0. in
chiave moderna e futurista. Senza salsicce, dibattiti paludati,
balere del liscio. Ma con lo stesso spirito.
I gazebo disseminati al Circo Massimo al
posto degli stand delle sezioni locali: i fortunati, e
riusciti, speak corner dei deputati al posto dello stanco rito dei
dibattiti; il comizio finale pirotecnico
invece del classico comizio politico – del resto Grillo è un
conoscitore sopraffino della comunicazione. Tutto può essere
ricondotto all’idea di fondo che spiegava il senso delle feste di
partito e che oggi spiega la nuova fase del M5S. Quei raduni, infatti, oltre a
costruire il momento di apertura all’elettorato, il luogo
privilegiato per far conoscere le proprie idee, i propri programmi,
la propria capacità di stare sul territorio, erano anche un momento
fondamentale di auto-riconoscimento per i militanti.
Un luogo in cui un “popolo” prendeva consapevolezza di sé, si
ritrovava e si riforniva di energia politica. Le feste dell’Unità,
quelle dell’Amicizia o dell’Avanti, nella prima
Repubblica, e poi, ancora
dell’Unità o di Liberazione
nell’ultimo ventennio, hanno rappresentato, insieme ai sempre più
sporadici cortei di partito, un modo per strutturare un soggetto
politico, per dare modo ai militanti di conoscersi e di sostenersi. Questa novità è importante
perché costituisce un’indicazione della volontà di
rilancio del M5S dopo la frase di offuscamento seguita
alle elezioni europee. Il punto è sempre quello: la battuta di
arresto elettorale ha fatto segnare il passo a chi credeva che il
proprio momento stesse per arrivare. Che il “sistema” fosse a un
passo dallo sgretolarsi. Il 41% a Renzi ha detto che non è ancora
così e che c’è ancora della strada da fare. Serve, quindi,
attrezzarsi alla “lunga marcia” – anche se la stella renziana può
appannarsi da un momento all’altro – e serve una compattezza che ha
bisogno anche dell’incontro fisico, della
mitica “piazza”. Il messaggio lanciato da Grillo al termine della
tre giorni è, del resto, molto esplicito. E se, come sembra, questa
piazza verrà replicata a livello locale, la dinamica sarà evidente. L’unica incognita
che ancora rimane irrisolta è che questa, ritrovata, dimensione
della politica da sola non basta. Per sostenere uno scontro come
quello che il M5S ha in mente di sostenere serve anche una strategia
di più ampio periodo, un apparato politico-ideale più
ampio del “no” che finora sembra aver costituito l’anima
del movimento. Certo, risponderanno in molti, il M5S ha moltissime
idee di cui, spesso, i giornali non parlano. Ma per strategia di
insieme non si intende l’elenco delle proposte da portare avanti –
ad esempio il reddito di cittadinanza – ma l’idea di società che si
intende costruire. Non stiamo parlando delle alleanze che si possono
ipotizzare perché c’è un passaggio che viene prima. Una volta l’idea
di fondo era quella “liberale” o “socialista” o un mix di entrambe.
Se partirà davvero la campagna per il “no all’euro”,
questa avrà bisogno di spiegare cosa ci mette dopo: si ritorna allo
stato nazionale, si propone una politica “autarchica”, si pensa ad
alleanze tra paesi diversi? E quali? Grillo, ad esempio, fa spesso
riferimento alla “decrescita” come idea di
società che sottende alla sua politica ma non ha mai codificato
questo schema. I vecchi partiti avrebbe fatto milioni di convegni.
Chissà che, prima o poi, magari sempre in chiave 2.0. non ci siano
anche questi.
M5s, la senatrice Cristina De Pietro
Grillo
se la prende con tutti, anche con gli economisti: “nessuno
ha previsto la crisi del 2008“ afferma. Eppure ‘Economia
Canaglia’ lo ha letto, è uscito un anno prima della crisi e nel
capitolo secondo se ne preannuncia l’avvento. E forse ha anche letto
‘Il Contagio’ e ‘Democrazia Vendesi’ dove si
prevede tappa per tappa il declino economico dell’Italia e
quello di Eurolandia. Quello che Grillo
dovrebbe dire è che non serve a nulla prevedere il futuro nero
dell’economia italiana primo perché gli italiani ancora non hanno
capito che la situazione è nera, anzi nerissima, secondo perché sono
convinti di appartenere ad una grande potenza economica, terzo
perché la classe politica, tutta, con nessuna eccezione, è
profondamente ignorante. Consegnare il paese a gente competente ed
onesta non si può perché chi lo è si tiene ben lontano dalla
macchina politica vecchia e da quella nuova. Il problema
italiano è l’assoluta mancanza di cultura ed etica
politica, non sappiamo neppure cosa significano questi
due concetti. Per questo prendersela con Renzi non serve proprio a
nulla, è il prodotto di una cultura politica poverissima, quasi
inesistente. Bisogna passare
molto tempo all’estero per rendersi conto di tutto ciò. In nessun
paese al mondo ci sono così tanti talk show politici
dove si avvicendano un gruppo di persone – politici, economisti,
politologi, portaborse e tirapiedi -, sempre la stessa gente che
dice sempre le stesse cose inutili. Ma non basta, i talk show sono
arene dove ci s’insulta, non ci si confronta su tesi o idee, si urla
e basta. I conduttori sembrano domatori del circo non giornalisti.
Il semplice fatto che gli italiani trascorrono ore ed ore davanti a
questo spettacolo, poiché di questo si tratta, dimostra la loro
scarsa cultura politica. Altra
caratteristica l’accettazione passiva di leader non
eletti, gente che viene paracadutata alla guida del
governo da crisi politiche che minacciano lo scioglimento del
parlamento, e la perdita della poltrona e della pensione per i
deputati. Tagliarsi lo stipendio non serve a nulla è una mossa
mediatica che dura poco tempo, poi bisogna dimostrare di saper fare
il proprio mestiere invece di litigare costantemente dentro e fuori
il proprio partito. All’estero
facciamo ridere perché non siamo capaci di cambiare nulla,
prigionieri di un immobilismo che ormai ci sta asfissiando, siamo la
peggiore economia d’Europa, non abbiamo fatto l’austerità e le
riforme imposte alla Grecia, ma
siamo in deflazione con un PIL costantemente negativo.
L’immobilismo questo produce. Almeno i greci se la possono prendere
con Bruxelles, noi con chi ce la prendiamo? Con Monti, Letta e
Renzi, leader non eletti? Vista dal di fuori
la situazione in Italia appare surreale, tutti fanno populismo,
tutti curano l’immagine mediatica, tutti promettono la luna e
nessuno tira fuori uno straccio di piano, un’idea. Il nuovo governo
indiano ha assunto un gruppo di consulenti digitali, pezzi da
novanta, per ristrutturare il sistema non di comunicazione (quello
che pensiamo subito tutti noi) ma amministrativo e facilitare
l’interazione tra agenzie di stato e cittadini.
Un’impresa enorme ma almeno è un piano, un’idea.
L’Italia ha appena conseguito la maglia nera dell’Unione Europea per
la giustizia, qualcuno ha visto negli ultimi tre anni uno
straccio di proposta concreta per riformare la giustizia? No, si
litiga in parlamento, nelle commissioni, in televisione e non si
arriva mai a nulla. Sembra quasi che a nessuno interessino le sorti
del paese, ciò che conta è non darla vinta all’opposizione, sabotare
il governo, fare lo sgambetto ai ministri. Tanta, troppa energia negativa. Quindi perché ci
sorprendiamo che abbiamo un karma nero come il carbone? Come se ne esce? Prima di tutto spegnendo
la televisione, boicottando tutti questi programmi inutili
che aumentano l’astio e la rabbia che ci bolle dentro. Punto secondo
smettiamo di vivere una vita come una partita di calcio perenne, con
l’ossessione di mettere il pallone in porta al punto di fare
continuamente autogoal. Le persone in gamba ancora ci sono, che ci
costa starle a sentire ed anche se non siamo d’accordo perché non
riflettere su quello che dicono? Nel 2010 l’unica voce critica nei confronti
dell’euro era la mia e sono stata attaccata da tutti. Quando Draghi
ha salvato l’euro in corner e l’Italia non è stata costretta ad
uscire dall’unione monetaria sono stata accusata di disfattismo
perché avevo scritto che o l’euro non arrivava al 2012 o l’economia
italiana era destinata ad un lento ed inesorabile declino. Ebbene
oggi quel declino è tangibile. Non è vero che gli economisti non avevano
previsto la crisi del 2008 o quella del 2010 o la deflazione
corrente, il problema è che in Italia nessuno vuole ascoltare le
brutte notizie.
Intanto alle 18 Agorà fuori programma con
il sindaco di Parma in rotta coi fondatori.
DIRETTA TV Un referendum per uscire
dall'euro, uno per l'introduzione del reddito di cittadinanza. E non
si parla di votazioni sul blog e consultazione tra gli attivisti.
No, questa volta Beppe Grillo fa sul serio. Una raccolta firme con
tutti i crismi, per portare gli italiani a decidere con le urne su
due dei punti programmatici più importanti del Movimento 5 stelle. È quanto proporrà il leader
stasera, nel corso del suo intervento, il secondo dal palco del
Circo Massimo. Sceso tra i gazebo di Italia 5 stelle, il leader del
M5s è stato assaltato da cronisti e telecamere, insultati dagli
attivisti che hanno intonato il coro: "Venduti, venduti".
L'ex comico è tornato ad attaccare Matteo Renzi: "Deve fare
presto, deve essere più veloce a distruggere il paese. Con il Jobs
act creerà milioni di schiavi e disperati. Il leader che non si ritiene
tale spiega che "Il piano B per uscire dalla merda è solo il M5s", e
che stasera dal palco Sulla manifestazione infuria la
guerra dei numeri.
Per eletti e simpatizzanti si è registrato il pienone, l'ex-comico
liquida quelli che definisce "media di regime". Perché secondo gli
osservatori sotto il palco ieri stazionavano quattro, cinquemila
persone, numeri confermati dagli organizzatori al Fatto quotidiano,
per i quali "comunque il pienone sarà tra oggi e domani". Il Grillo visto oggi al Circo
Massimo, occhiali da sole e camicia bianca, sembra essersi ripreso
appieno dal malore di ieri notte. Che, racconta il Corriere della
Sera, sarebbe stato
provocato da "un'indigestione di tartufo bianco". Certo, con il
crollo dei prezzi dell'ultimo anno un etto è sceso a costare 250
euro. Cifre che però stonano con un evento il cui finanziamento è
interamente dalle donazioni di privati, ai quali, ai punti ristoro,
viene ossessivamente ricordato: "Il M5s ha rinunciato a 42 milioni
di euro di finanziamento pubblico. Dona anche tu e in cambio ti
offriremo da mangiare e da bere". Qualche malumore in piazza si è
registrato anche sull'alloggio del leader: "Certo però che io
stringo la cinghia e vengo in camper con la famiglia - discuteva un
gruppetto di attivisti sotto il palco- non è bellissimo che Beppe
stia in un albergo da 200 euro a notte. Lo spirito del M5s
dovrebbe passare anche da queste piccole cose". Intanto in rete continua a far
discutere l'incredibile gaffe dell'organizzazione. Ieri, al termine
dell'intervento di Grillo, sui maxischermi è passata una gigantesca
slide: "O noi, o la democrazia". Un errore, spiegano. Mancava "la
fine della". Ma oggi è un altro giorno.
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