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VIENE MANTENUTO IL PATTO DEL NAZZARENO, ESCLUSI LEGGI POPOLARI ED M5S

 

Riforme, Renzi rafforza il patto. Ma Fi esplode: fronda contro Berlusconi

A Palazzo Chigi Berlusconi ha promesso fedeltà all'intesa del Nazareno. Ma l'assemblea dei parlamentari berlusconiani è una polveriera: "Vogliamo il Senato elettivo". Ma lui rimanda tutto: "Decido io la prossima settimana"

 

Il patto del Nazareno fa il tagliando e sembra reggere. Renzi e Berlusconi si giurano lealtà reciproca su Italicum e riforma del Senato: la legge elettorale sarà incardinata al Senato prima dell’estate (è una speranza più che un annuncio), mentre il Senato sarà composto da membri scelti con l’elezione di secondo grado. Lo spazio di manovra per il Movimento Cinque Stelle – che si era offerto quasi in zona Cesarini per avviare un dialogo – rischia di essere un po’ più stretto. “E’ pazzesco” commenta, dice Beppe Grillo che chiede di nuovo le preferenze in vista del nuovo incontro con il Pd. Ma dopo che il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha incontrato Silvio Berluxconi per la terza volta dopo condanna, interdizione e decadenza da senatore, la sorpresa è che a implodere per una volta è Forza Italia. Gli scontri sono esplosi durante l’assemblea congiunta dei parlamentari, con l’ex Cavaliere lì a ascoltare toni che si sono anche alzati. Oltre tre ore di confronto che hanno confermato che la fronda va molto oltre Augusto Minzolini: coinvolge figure storiche del partito come Renato BrunettaCinzia Bonfrisco e Giacomo Caliendo. Oggetto del contendere non tanto la legge elettorale (piace molto più ai berlusconiani che a una parte del Pd) quanto il Senato che molti vorrebbero elettivo. Ma alla fine di un’assemblea durata 4 ore la decisione è che sarà ancora lui, Berlusconi, a dire l’ultima parola. 

 

 

Il tagliando al patto del Nazareno: lealtà reciproca tra B. e Renzi
In mattinata Renzi ha ricevuto Berlusconi nel suo appartamento di Palazzo Chigi. Un incontro di due ore al quale hanno partecipato anche lo stesso Guerini, Gianni Letta e Denis Verdini. Dalla sede della presidenza del Consiglio sono usciti tutti contenti. ”E’ stato confermato l’impianto dell’intesa raggiunta nei mesi scorsi. L’accordo regge – ha detto Guerini – E’ stato un incontro molto positivo nel quale si è confermato il percorso detto in passato. Continuiamo a tenere il confronto aperto con tutte le forze politiche e oggi abbiamo approfondito con Forza Italia perché abbiamo l’obiettivo di realizzare le riforme”. Dalle parti di Forza Italia non parla nessuno ufficialmente, ma le agenzie di stampa descrivevano un Berlusconi quasi raggiante perché durante l’incontro ha avuto la rassicurazione che l’Italicum resterà invariato. Per dirla ancora più precisamente: il tagliando di oggi al patto di Nazareno conferma che le riforme sono tutte legate, lealtà del Pd sull’Italicum, lealtà di Forza Italia sulla riforma del Senato. Da qui la “fretta” di votare la nuova legge elettorale al Senato (dopo il primo ok di Montecitorio) già prima della sospensione dei lavori di agosto. E’ vero che per qualcuno la previsione non è proprio corretta: “Ne riparleremo a settembre” dice il capogruppo di Ncd al Senato Maurizio Sacconi. Ma d’altra parte incardinare l’Italicum prima della chiusura del Parlamento eviterebbe scherzi sulle preferenze, dopo l’apertura di Renzi nell’incontro con i Cinque Stelle. Guerini, comunque, formalmente, su questo punto lascia la porta aperta: “E’ un tema aperto su cui discuteremo con tutti”. Resta però che se ci fosse una classifica delle cose che Berlusconi non vuole nei testi delle riforme, le preferenze sarebbero al primo posto.

Riforme, 250 mila firme per leggi popolari e corsia veloce a ddl prioritari: è polemica

E' quanto previsto da alcuni emendamenti a firma dei relatori, Anna Finocchiaro e Roberto Calderoli, approvati dalla commissione Affari costituzionali del Senato, che ha ripreso l’esame e il voto delle modifiche al ddl sulle riforme costituzionali. Ok anche alla "ghigliottina" per i tempi in Parlamento e al parere preventivo della Consulta sulle leggi elettorali. E' polemica. Fdi: "Fastidio per la partecipazione popolare". M5S: "I partiti tolgono ancora potere ai cittadini"

Prosegue tra le polemiche il cammino delle riforme. In mattinata la Commissione Affari costituzionali del Senato ha ripreso l’esame e il voto degli emendamenti al ddl 1429, contenente le modifiche al testo costituzionale. Tra quelli approvati, un emendamento in particolare ha scatenato le reazioni dell’opposizione. E’ firmato dai due relatori, Anna Finocchiaro (Pd) e Roberto Calderoli (Lega) e modifica l’articolo 71 della Costituzione: in base al testo licenziato, per la presentazione delle leggi di iniziativa popolare serviranno 250 mila firme e non più 50mila come previsto ora dalla Carta. Secondo i proponenti, la discussione e l’approvazione in Parlamento delle proposte di legge d’iniziativa popolare saranno “garantite nelle forme e nei limiti stabiliti dai regolamenti parlamentari”. In Commissione erano stati presentati diversi subemendamenti che chiedevano che questi tempi certi (per esempio tre mesi o sei mesi) fossero inseriti direttamente in Costituzione, ma la Commissione ha deciso di approvare l’emendamento dei relatori.

L’ok alla modifica ha scatenato diverse reazioni polemiche. “Senato nominato, no all’elezione diretta del Capo dello Stato o del presidente del Consiglio, e ora l’aumento di 5 volte delle firme per le proposte di legge d’iniziativa popolare. È evidente il fastidio per la partecipazione popolare – attacca il capogruppo di Fratelli d’Italia-Alleanza nazionale, Fabio Rampelli- il tutto arriva da un presidente del Consiglio ‘eletto’ tramite primarie di partito, non regolamentate per legge”. “I partiti hanno messo a segno un vero e proprio golpe – afferma in una nota il deputato M5S Riccardo Fraccaro – l’emendamento è fortemente lesivo del diritto dei cittadini di esercitare l’iniziativa delle leggi”. ”Una maggioranza parlamentare di nominati, inquisiti e condannati fondata sull’inciucio sta scardinando la Costituzione per riscriverla ad uso e consumo del sistema partitocratico“, prosegue Fraccaro. “I partiti tolgono ancora potere ai cittadini”, scrive Beppe Grillo su twitter.

La commissione ha approvato, poi, un emendamento dei relatori al ddl Riforme che modifica l’articolo 72 della Costituzione. La modifica prevede una corsia preferenziale per la discussione e l’approvazione in Parlamento dei disegni di legge indicati dal governo come “essenziali per l’attuazione del programma“: i ddl in questione dovranno essere posti in votazione entro 60 giorni dalla richiesta dell’esecutivo. Viene, in pratica, inserita in Costituzione la fattispecie della cosiddetta “ghigliottina“: ”Il governo può chiedere alla Camera dei deputati – si legge nell’emendamento riformulato – di deliberare che un disegno di legge, indicato come essenziale per l’attuazione del programma di governo, sia iscritto con priorità all’ordine del giorno e sottoposto alla votazione finale entro sessanta giorni dalla richiesta. Decorso il termine, il testo proposto o accolto dal governo, su sua richiesta, è posto in votazione, senza modifiche, articolo per articolo e con votazione finale. In tali casi, i termini di cui all’articolo 70, terzo comma, sono ridotti della metà“.  Sono esclusi “i ddl in materia costituzionale ed elettorale e per quelli di delegazione legislativa, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali, di approvazione di bilanci e consuntivi”. Per questi rimane il normale iter, il quale prevede che sia la Conferenza dei capigruppo della Camera a stabilire i tempi, con un accordo tra i gruppi parlamentari, ma entro la quale il governo può avanzare le proprie richieste.

Un terzo emendamento firmato dai relatori e approvato dalla Commissione prevede, poi, che la Corte Costituzionale potrà dare il parere preventivo di costituzionalità sulle leggi elettorali “su ricorso motivato di almeno un terzo dei compenenti di una delle due Camere”. Il testo modifica l’articolo 10 del ddl Riforme. ”Le leggi che disciplinano l’elezione dei membri della Camera e del Senato possono essere sottoposte, prima della loro promulgazione – si legge nell’emendamento riformulato – al giudizio preventivo di legittimità costituzionale da parte della Corte costituzionale su ricorso motivato presentato da almeno un terzo dei componenti di una Camera, recante l’indicazione degli specifici profili di incostituzionalità. La Corte costituzionale si pronuncia entro il termine di un mese e, fino ad allora, resta sospeso il termine per la promulgazione della legge. In caso di dichiarazione di illegittimità costituzionale, la legge non può essere promulgata“.

Riforme, Berlusconi dà il via libera a Renzi. E dentro Forza Italia crescono i sospetti: "Ci ha venduti per tutelare Mediaset"

È “resa” la parola che rimbalza nei capannelli della Camera, al termine dell’incontro tra Berlusconi e Renzi. Quando si capisce che l’ex premier è andato a palazzo Chigi per dare il via libera a un accordo che non contiene neanche una bandierina per Forza Italia. Non solo non c’è il presidenzialismo, o il semi, ma al posto dell’elezione diretta c’è una specie di “elezione di terzo grado”, come la chiamano i deputati azzurri che hanno dimestichezza con la materia: i cittadini scelgono i consiglieri regionali e i sindaci, i quali a loro volta indicano i senatori, che poi eleggono il capo dello Stato. E poi l’intero impianto del nuovo Senato risulta un rospo indigeribile per un partito come Forza Italia, considerata l’attuale geografia elettorale.

Ecco perché in parecchi accompagnano al sostantivo “resa” altre due paroline che rendono l’idea: “senza condizioni”. Ed è magra la consolazione che, di fronte a un caffè negli appartamenti presidenziali (nel senso di Renzi) il Cavaliere, accompagnato da Gianni Letta e Verdini sia riuscito a ottenere quale tecnicalità sulla cosiddetta proporzionalità del Senato. Ovvero, detta in modo grezzo, riuscendo a strappare qualche senatore in più in Lombardia e nel Nord (dove Forza Italia ancora non sparisce) e meno in Valle D’Aosta. O che sia riuscito a ottenere la rassicurazione che si farà la legge entro l’estate, già sapendo che il calendario del Senato è ingolfato.

Sempre di “resa” si tratta. Su cui è già nata una fronda. Oltre al direttorissimo Minzolini, al Senato è nell’ombra che cova l’insofferenza. I pugliesi promettono battaglia e lo stesso i cosentini ani. Un terzo del gruppo cioè è fuori controllo in vista del voto d’Aula. Un frondista, a microfoni spenti la mette così: “Se Forza Italia diventa una corrente di Renzi, come sta accadendo, allora liberi tutti”. Perché è questo il sospetto sul perché della resa che allarma il corpaccione di Forza Italia. Che Berlusconi abbia negoziato più in termini personali che politici. “Ci ha venduto a Renzi per tutelare se stesso e le aziende”: è questa la frase ripetuta a microfoni spenti da truppe mai tanto sconfortate.

Una vendita che ha certo a che fare con i guai giudiziari del Capo, convinto che l’Appello su Ruby confermerà il primo grado e che il regalo di Natale della Cassazione sia la perdita della libertà. Ma che ha a che fare soprattutto col quel partito Mediaset, diventato un grande supporter di Renzi. I telegiornali, per chi ricorda come venivano usati su Prodi, D’Alema, Fini, trattano il premier come se fosse un alleato. I talk non mordono. Gli house organ come il Giornale esaltano le virtù del Renzi anti-tedesco. Ma soprattutto sono i dirigenti dell’azienda ad essersi esposti con dichiarazioni pesantissime verso il governo “amico”. Piersilvio è stato solo l’ultimo. Poche settimane fa Ennio Doris, presentando il suo libro aveva già detto “io voto per Silvio ma tifo per Renzi”. Così come erano arrivate lodi da Confalonieri e da Dell’Utri (finché non è finito al gabbio). In fondo, dice chi sa davvero le cose, l’unico settore dove Renzi non ha asfaltato un bel niente è quello delle concessioni tv. E anche sulla Rai ha annunciato tagli più che riforme che possano stimolare Mediaset in un’ottica di concorrenza. Un business che vale un Senato, un po’ come una messa per Parigi.

 

 

 

 

 

Iraq, Generale Usa: "L'esercito può difendere solo Bagdad". Curdi spingono verso l'indipendenza.
L'ISIS DIVENTA IS:Califfato, si combatte in Siria e in Iraq una sfera di influenza che comprende tutta l'Africa Centro-Nord,tutto il Medio Oriente fino all'Indo,tutta l'Asia Centrale,tutto il Caucaso fino a Volgograd,tutta la penisola balcanica fino a Vienna,tutta la penisola iberica....

 

 

Nuove misure di sicurezza sui voli per gli Stati Uniti per timore di attentati da parte dei gruppi qaedisti in Siria, Iraq e Yemen. Il presidente Usa chiede un governo di unità nazionale, ma al-Barzani va avanti sulle richieste di separazione.  L'Is conquista impianto petrolifero siriano

 

WASHINGTON - Possono difendere la capitale, tenere il controllo su Bagdad, ma l'esercito iracheno non è in grado di riprendere i territorio occupati dagli insorti sunniti. A dirlo è il capo di Stato maggiore, generale Martin Dempsey, gli fa eco il segretario alla Difesa Chuck Hagel, che ha parlato alla stessa conferenza stampa al Pentagono confermando l'invio dei 200 consiglieri militari Usa che stanno valutando la situazione. Il capo militare ha ribadito  che gli Stati Uniti non si faranno coinvolgere nelle operazioni di combattimento, così come preannunciato dal presidente Barack Obama.

Ma l'Iraq resta diviso. Lacerato dalla violenza settaria. Per un governo di unità sarebbe necessaria la partecipazione dei curdi, che invece vanno avanti per la loro strada, pronti a chiedere l'indipendenza. La regione curda semi-autonoma nel nord dell'Iraq per anni ha minacciato di separarsi dal resto del Paese. Ora, con la rivolta sunnita e le battaglie a Bagdad, i politici curdi dicono sia arrivato il momento: l'Iraq è già diviso lungo linee settarie ed etniche. "Il Paese è diviso. Abbiamo una nuova realtà" ha detto da Washington Fuad Husseincapo di gabinetto del presidente regionale curdo Massoud Barzani.

La situazione è incandescente.
L'esercito iracheno ha smentito di aver ordinato il ritiro di migliaia di soldati dalla zona di confine con l'Arabia Saudita. "Questa è una notizia falsa che ha lo scopo di colpire il morale della nostra gente e dei nostri eroici combattenti", ha affermato il portavoce delle forze armate irachene, il generale Qassim Atta. La frontiera con l'Arabia Saudita - ha assicurato - è "totalmente sotto il controllo" delle guardie irachene.

Stamani la tv saudita ha annunciato che Riad ha dispiegato 30mila soldati al confine con l'Iraq dopo che le truppe irachene hanno abbandonato le loro postazioni, lasciando le frontiere con l'Arabia Saudita prive di protezione. La stessa emittente aveva diffuso un video nel quale alcuni soldati con l'uniforme dell'esercito iracheno testimoniano di aver ricevuto l'ordine dai vertici militari di ritirarsi dalle zone di confine con i due paesi, senza che fosse fornita loro alcuna motivazione.

Obama e il re saudita. La "attuale situazione in Iraq e la minaccia che lo Stato Islamico in Iraq e in Levante pone all'Iraq e all'intera regione" è stata al centro di un colloquio telefonico tra il presidente Obama e re Abdullah di Arabia Saudita. Nel corso della telefonata, Obama e Abdullah "hanno ribadito la necessità che i leader iracheni procedano in maniera spedita per formare un nuovo governo in grado di unire tutte le diverse comunità irachene", si legge in una nota. Obama ha anche rivolto un invito alla responsabilità dei leader arabi sunniti e curdi, chiedendo loro di contribuire alla rapida formazione di un governo di unità nazionale a Bagdad per fronteggiare all'offensiva jihadista dell'Is.

Scontri vicino a Bagdad. Mentre è di 130 uccisi il bilancio degli scontri armati verificatisi nelle ultime ore a Karbala, città santa irachena 100 km a sud di Bagdad, tra forze di sicurezza e miliziani seguaci di un leader religioso ostile al governo filo-iraniano del premier Nuri al Maliki. I combattimenti erano scoppiati ieri tra le forze lealiste e miliziani dello shaykh Mahmud Sarkhi. Quest'ultimo è stato arrestato assieme a 350 suoi seguaci. Mentre 125 miliziani a lui fedeli son stati uccisi, secondo fonti governative irachene. Una cinquantina di infermiere indiane provenienti dallo Stato meridionale di Kerala sono state prelevate contro la loro volontà dall'ospedale di Tikrit in Iraq, città attualmente sotto il controllo dello Stato islamico dell'Iraq e del Levante (Isil). Ne ha dato notizia il portavoce del ministero degli Esteri indiano Syed Akbaruddin, evitando però di indicare il responsabile di questa azione. A una domanda circa un possibile rapimento delle donne, Akbaruddin ha risposto: "in zone di conflitto non c'è libertà.
 

 


Liberati camionisti turchi rapiti in Iraq. In serata è stata confermata la notizia che 32camionisti turchi, tenuti in ostaggio da giugno in Iraq dagli jihadisti dell'Is, sono stati liberati e consegnati alle autorità turche nel paese.

Usa rafforzano gli aeroporti. Gli Stati Uniti hanno comunque annunciato il rafforzamento delle procedure di sicurezza negli aeroporti internazionali con voli diretti verso gli Usa per il timore che militanti di al-Qaeda in Siria e Yemen stiano sviluppando bombe che possano essere nascoste sugli aerei. Le misure riguarderebbero aeroporti in Europa, Africa e Medio Oriente, ma non ne è stato diffuso un elenco.

Misure che vengono prese anche in vista della ricorrenza del 4 luglio. Secondo fonti della sicurezza nazionale, membri di al-Nusra in Siria e di al-Qaeda nella Penisola Arabica stanno collaborando per la realizzazione di esplosivi che possano superare i normali controlli. Preoccupano anche i recenti successi militari dello Stato islamico in Iraq e Siria che può contare su un crescente numero di militanti dall'America e dall'Europa che possono avere facile accesso a voli diretti negli Usa.

Ieri il leader dell'Is al-Baghdadi aveva rivolto un appello ai musulmani di tutto il mondo per venire a combattere sotto la sua bandiera e aveva minacciato gli Stati Uniti parlando di un attacco peggiore dell'11 settembre.

Uganda, allarme all'aeroporto. Uno specifico allarme è stato lanciato oggi per l'aeroporto Entebbe in Uganda, secondo quanto ha comunicato il Dipartimento di Stato americano. L'ambasciata degli Stati Uniti a Kampala, in Uganda, ha ricevuto dalle autorità locali "informazioni" riguardo ad un possibile attacco all'aeroporto internazionale di Entebbe da parte di un gruppo terroristico sconosciuto, oggi, 3 luglio, tra le ore 21 e le ore 23 (ora locale)".

MAPPA La cartina del califfato "immaginato"

L'Is conquista impianto petrolifero siriano. Proprio oggi i ribelli dell'Is - come rende noto l'Osservatorio siriano dei diritti dell'uomo - hanno conquistato al-Omar, il più grande impianto di estrazione di petrolio della Siria, fino ad oggi nelle mani di altri gruppi ribelli anti-Assad. E nuovi gruppi di ribelli annunciano il proprio giuramento di fedeltà ad al-Baghdadi, al Califfato e allo Stato Islamico.

CHE COS'E' L'ISIS ? PERCHE' MINACCIA ANCORA PIU' GRAVEMENTE IL COSI' DETTO MONDO OCCIDENTALE?? PERCHE' GLI USA COL CAPPELLO IN MANO VERSO GLI AYATOLLAH IRANIANI?? RISPONDE MASSIMO FINI DI MOVIMENTO ZERO, L'ALA COMUNITARISTA MEDIEVALISTA ITALIANA. Massimo Fini viene accostato alla così detta destra terzoposizionista, in realtà è un pensatore anti-occidentale ed anti-imperialista che ripropone la società degli open field, dell'ereditarietà dei mestieri e della compartimentalizzazione societaria.

 

Quello che sta accadendo in Iraq, con questa avanzata irresistibile dell’Isis, alias Stato islamico dell’Iraq e del Levante, è un fenomeno che può cambiare la storia non solo di quella regione, ma anche dell’Occidente, nel senso che qui non siamo più a una guerra interna irachena tra Sunniti e Sciiti di cui non fregava niente a nessuno perché se la vedevano tra di loro. Questi dell’Isis, in realtà, sono una specie di internazionale del radicalismo islamico. Ci sono i Sunniti (la parte occidentale dell’Iraq), ma a questi si sono uniti gli islamici di altri Paesi, dalla Siria alla Somalia. E tra l’altro ci sono anche volontari europei. Ci sono 500 britannici, 300 francesi… Quindi l’obiettivo dell’Isis non è semplicemente quello di conquistare parte dell’Iraq, ma di muovere una guerra totale al mondo occidentale. Non è più una questione interna all’Iraq.
Questa situazione è paradossale: che cosa avevano fatto gli americani? Avevano creato questo governo fantoccio, come hanno fatto in Afghanistan, e avevano finanziato un esercito (a sua volta fantoccio). Infatti, di fronte all’avanzata dell’Isis si è immediatamente liquefatto, non opponendo alcuna resistenza. L’unica resistenza, adesso, la può fare l’Iran, mandando le sue truppe. Si creerebbe, così, questa alleanza curiosa tra Stati Uniti e l’odiato nemico di sempre, il pericolo numero uno, uno dei Paesi dell’asse del male: l’Iran. Gli Stati Uniti, dunque, hanno ottenuto un bel risultato… Ora si devono alleare con l’Iran, ma non è detto che ce la facciano a respingere l’Isis, perché questi sono infinitamente più motivati e poi, ripeto, stiamo parlando di una internazionale del radicalismo. Ci sono più o meno tutti. Manca la Turchia. La Turchia sta quieta e cauta, perché in questa avanzata l’Isis ha lasciato perdere i curdi dell'estremo nord-est iracheno, con cui non hanno contrasto, e infatti avanzano verso Baghdad, verso il centro-sud dell’Iraq. E la Turchia ha una enorme paura (da sempre) che i Curdi iracheni possano unirsi in una guerriglia con i curdi turchi, che sono 12 milioni di persone. E se si scatenano i curdi turchi la Turchia è fottuta. Per questo motivo gli americani per tanto tempo hanno massacrato i curdi, per interposta persona (Saddam Hussein). Proprio per impedire che l’indipendentismo curdo si espandesse anche in Turchia. C’è da tenere presente che i Curdi sono gli unici, veri, che avrebbero diritto a avere uno Stato, perché tutta quella zona lì si chiama Kurdistan (c’è dentro Iraq, Turchia, Azerbaijan,Armenia,Siria, Iran).
Il fatto, ripeto, è che l’Isis non incontra una resistenza da parte del esercito regolare, quello di al-Maliki. Perché i soldati non vogliono combattere e quando succede questo è l’inizio della fine. Un po’ come la Rivoluzione d’ottobre, dove lo Zar continuava a mandare eserciti contro i rivoluzionari, che erano 4 gatti, e gli eserciti si liquefacevano durante il percorso. E’ quello che sta accadendo. Non c’è un vero esercito che difende, in questo momento, l’Iraq creato dagli americani, l’Iraq di al-Maliki.
Gli americani spostano navi, spostano droni, ma questa gente tu la puoi fermare solo con battaglie di terra e gli americani non sono in grado di fare battaglie di terra, perché non hanno le palle per fare le battaglie di terra. Possono essere equipaggiati come vogliono. Ecco perché è necessario un intervento iraniano, perché loro a fare la guerra come si deve sono abituati, l’hanno fatta per 10 anni contro Saddam Hussein. Pensare di poter fare la guerra solo con i droni e con l’intelligence o con gli aerei, non è pensabile in una situazione di questo genere. E poi gli americani non possono permettersi altri morti dopo l’impressionante numero di vittime in Afganistan (anche se i numeri occultati).
Tutto, insomma, dipenderà dallo scontro, da chi vincerà lo scontro tra Isis e Iran. L’Iran è un Paese molto strutturato, però non è una brigata internazionale, quindi difficilmente controllabile e non facilmente battibile. E poi continua ad appropriarsi delle armi che altri lasciano, quindi continua a rafforzarsi.
Bisognerebbe chiedersi perché si è arrivati a questa situazione. L’Iraq è un paese creato cervelloticamente dagli inglesi nel 1930, che hanno messo insieme queste tre comunità che non c’entravano niente l’una con l’altra, e solo un dittatore feroce poteva tenerle insieme, cioè Saddam Hussein. Lungi da me difendere Saddamh, ma avere eliminato lui ha creato prima la guerra civile tra Sunniti e Sciiti, e oggi questa (che è assolutamente nuova) di queste brigate internazionali che qualcuno definirebbe del terrore. Sono radicalisti islamici che hanno le palle piene dell’occidente, oltre che degli Sciiti, perché sono Sunniti.
La mia idea è sempre stata che la guerra ha una sua ecologia, se vai a metterci il dito crei sempre sconquassi peggiori di quelli che volevi evitare. Certe situazioni hanno un loro senso, penso alla Libia, tu hai ucciso Gheddafi, con cui avevi fornicato fino al giorno prima e la Libia oggi è una terra totalmente ingovernata e ingovernabile, che diventa un pericolo per i francesi e per gli occidentali in generale, che l’hanno aggredita.

 

L'ISIS FA RISORGERE IL CALIFFATO SCOMPARSO NEL 1924 CON LA RIVOLUZIONE DI KEMAL ATATURK
Iraq, jihadisti proclamano califfato islamico: A SOLI 3 ANNI DAL DISASTROSO RITIRO DEGLI STATI UNITI D'AMERICA, ALL'INDOMANI DELL'UCCISIONE DI OSAMA BIN LADEN, NONCHE' DELL'ELIMINAZIONE DI SADDAM HUSSEIN E GHEDDAFY,IL MEDIO ORIENTE VEDE IL SORGERE DI UNA POTENZA POLITICO-MILITARE ANCORA PIU' MINACCIOSA E VIOLENTA DI AL-QAEDA

 



Copre i territori che si estendono tra Aleppo, nel nord della Siria, e il governatorato di Diyala, nella zona orientale dell'Iraq. Designato Abu Bakr al-Baghdadi, a capo dei musulmani nel mondo
BEIRUT - I jihadisti dell'Isis (Stato islamico dell'Iraq e del Levante) hanno annunciato oggi la ricostituzione del Califfato, regime politico islamico sparito da circa un secolo. In un audio postato su Internet, l'Isis, che combatte in Iraq e Siria, ha anche designato il suo capo Abu Bakr al-Baghdadi "califfo", cioè "capo dei musulmani" nel mondo.

Il Califfato dovrebbe essere imposto sulle regioni conquistate dall'Isis in Siria e in Iraq. Si tratta dei territori che si estendono tra Aleppo, nel nord della Siria, e il governatorato di Diyala, nella zona orientale dell'Iraq. "In una riunione, la shura (consiglio di Stato islamico) ha deciso di annunciare l'istituzione del Califfato islamico e di designare un Califfo per lo Stato dei musulmani - ha detto nel messaggio audio su internetAbu Mohammad al-Adnani, portavoce dell'Isis - Lo sceicco jihadista al-Baghdadi è stato designato califfo dei musulmani".

"Al-Baghdadi - ha aggiunto - ha accettato la designazione con un giuramento di fedeltà ed è così diventato califfo dei musulmani dovunque (nel mondo). Adnani ha aggiunto che le parole "Iraq" e "Levante" vengono tolte nella sigla Isis il cui nome ufficiale diventa quindi "Stato islamico". Il califfato, ha concluso, è "il sogno di tutti i musulmani" e "l'aspirazione di tutti i jihadisti". Il califfo designa dalla morte del profeta Maometto il suo successore "emiro dei credenti" nel mondo musulmano.

Dopo i primi quattro califfi che hanno regnato dopo la morte del Profeta, il califfato ha conosciuto la sua epoca d'oro ai tempi degli Omayyadi (661-750) e soprattutto degli Abbasidi (750-1517) prima di finire con la caduta dell'Impero Ottomano, abolito nel 1924.

 

DALLA PROCLAMAZIONE ALLA CAMPAGNA D'ESPANSIONE, LA NUOVA EGIRA ARABA

 

L'ISIS DIVENTA IS:Califfato, si combatte in Siria e in Iraq una sfera di influenza che comprende tutta l'Africa Centro-Nord,tutto il Medio Oriente fino all'Indo,tutta l'Asia Centrale,tutto il Caucaso fino a Volgograd,tutta la penisola balcanica fino a Vienna,tutta la penisola iberica....
Combattimenti al valico di Bukamal. Miliziani dell'Is hanno proclamato la nascita del califfato islamico da Aleppo a Diyala
BEIRUT - Intensi combattimenti tra il gruppo estremista Stato Islamico e le brigate islamiste rivali si sono registrati nella località siriana di al-Bukamal, alla frontiera con l'Iraq. Lo riferisce l'Osservatorio Siriano per i Diritti Umani. Secondo l'ong, lo Stato islamico ha ricevuto rinforzi militari dal deserto che circonda al Bukamal, nella provincia siriana di Deir al-Zur, ad appena 3 chilometri dal villaggio iracheno di al-Qaem, in mano all'organizzazione estremista.
Iraq, Isis annuncia la nascita del "califfato" da Aleppo a Diyala: ecco la mappa



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In contemporanea, aerei del regime di Bashar al-Assad hanno bombardato i villaggi di Al Basira e al Quria, a Deir al Zur, dove ci sono stati gli scontri tra lo Stato islamico e il Fronte al-Nusra, propagine di al-Qaeda in Siria. Venerdì il Fronte al-Nusra e i suoi alleati avevano lanciato un'offensiva per recuperare i controllo di al-Bukamal: la località era in mano al gruppo Yund al Haq, Soldati del Diritto, che prima era legata al Fronte al Nusra, ma la settimana scorsa aveva giurato fedeltà allo Stato Islamico.

La tv panaraba al Arabiya ha riferito che raid aerei sono stati compiuti da non meglio precisati velivoli nei pressi del valico frontaliero di Qaim, tra Siria e Iraq.

Ancora combattimenti a Tikrit. Le forze irachene sostenute da carri armati ed elicotteri militari stanno combattendo gli insorti sunniti che hanno preso il controllo di Tikrit, città natale di Saddam Hussein nel nord del Paese. Le truppe stanno ricevendo rinforzi con l'arrivo, nella tarda giornata di ieri, di 25 aerei da guerra Sukhoi Su-25, acquistati di seconda mano dalla Russia. I velivoli sono progettati per fornire supporto alle truppe di terra e distruggere obiettivi in movimento. "Questi aerei - dichiara il comandante dell'aviazione generale Anwar Hama Amin - entreranno in servizio entro pochi giorni, tre o quattro, per sostenere le unità e combattere i terroristi dello Stato islamico".

Minaccia per mondo intero. Ieri i jihadisti dello Stato islamico dell'Iraq hanno annunciato la ricostituzione del Califfato, regime politico islamico sparito da circa un secolo. In un audio su Internet, l'Is ha anche designato il suo capo Abu Bakr al-Baghdadi "califfo", cioè "capo dei musulmani" nel mondo. Secondo gli autori del filmato, il nuovo "stato" si dovrebbe estendere da Aleppo (Siria) a Diyala (Iraq).

"Le parole 'Iraq' e 'Levante' sono state rimosse dal nome dello stato islamico nei documenti ufficiali", ha precisato il portavoce dell'Isil (che dunque diventa Is), Abu Mohammad al-Adnani, nella registrazione audio diffusa in Rete, in cui ha sottolineato come il califfato rappresenti "il sogno di tutti i musulmani" e "il desiderio di ogni jihadista".

La proclamazione di un califfato islamico nell'ampio settore a cavallo tra Iraq e Siria è il segnale che il gruppo jihadista è diventato "una minaccia" per il mondo intero, ha detto il portavoce dell'esercito iracheno, Qassim Atta. "L'annuncio della nascita di un califfato è un messaggio da parte dello Stato islamico non solo per l'Iraq o la Siria, ma per la regione e il mondo. Il messaggio è che lo Stato islamico è diventato una minaccia per tutti i Paesi".

Interrotto oscuramento Web. Il governo iracheno ha deciso oggi di interrompere l'oscuramento delle principali piattaforme di socializzazione via Internet tra cui Facebook, Twitter e Youtube dopo tre settimane di black-out imposte in tutto il Paese in nome della "lotta al terrorismo" e in corrispondenza con l'offensiva qaedista nel centro e nel nord del Paese. Lo hanno riferito ai media locali fonti della Commissione generale per le telecomunicazioni irachena.

 

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