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Riforme, risposte scritte M5S a Pd: ‘Non avete più alibi. Disposti a trattare su tutto,abbiamo calato le braghe al massimo !!’

La nota è stata pubblicata sul blog di Beppe Grillo: i 5 stelle aprono sulle proposte di Renzi, ma al tempo stesso rilanciano con alcune osservazioni. Resta la richiesta del Senato elettivo, ma sono disposti al dialogo sulla funzione di Palazzo Madama. In serata scompaiono dal sito del leader alcuni passaggi della sfogo contro il premier

Disposti a trattare su tutto. Sono dieci i sì del Movimento 5 stelle alle dieci proposte di Matteo Renzi. E questa volta sono messi per iscritto, in una lunga nota pubblicata sul blog di Beppe Grillo. “Vi rispondiamo per la terza volta”, si legge, “ora non avete più alibi”. Apertura su ballottaggio, premio di maggioranza, abolizione del Cnel e ridefinizione delle funzioni del Senato. Ribattono punto per punto e presentano sul tavolo le loro osservazioni con altrettante contro proposte: “irrinunciabile” resta l’elettività di Palazzo Madama. La lunga giornata di trattative per le riforme era cominciata con l’incontro tra M5S e Pd annullato all’ultimo momento dai democratici: il capogruppo Roberto Speranza ha scritto alla presidente Boldrini che “senza risposte scritte non si sarebbe fatto nulla”. E così è stato. Ma non è bastato per convincere i 5 stelle a “far saltare il tavolo”: “Noi non ce ne andiamo”, ha commentato Luigi Di Maio in conferenza stampa, “d’ora in poi parleremo solo con Renzi”. Poi è stata una lunga serie di botta e risposta: i democratici che hanno invocato “serietà e chiarezza”, Grillo sul blog che ha lanciato un appello “alle forze democratiche che vogliono salvare l’Italia dalla deriva dittatoriale”. Intanto in serata è stata la volta dell’assemblea dei parlamentari Pd: quella che avrebbe dovuto essere una resa dei conti tra il premier e i suoi dissidenti, è diventata una riunione senza il leader per un confronto.

Il primo che ha rischiato di perdere la pazienza è stato Beppe Grillo. Nel primo pomeriggio ha pubblicato un post sul blog dove parlava di “dittatura” e di “un confronto democratico impossibile”. Sembrava la fine del dibattito e il ritorno “all’opposizione dura”, il ritorno al passato. Ma dura poco e il leader è costretto ad una precisazione: “Per chi non avesse capito il dialogo resta aperto”. I 5 stelle restano così compatti dietro Luigi Di Maio, il deputato che ha convinto anche il purismo dei vertici e ha dato vita alla trattativa con il Pd. Così sul blog di Beppe Grillo verranno poi cancellati i passaggi più duri dello sfogo contro il Pd e Matteo Renzi. Sia nella trascrizione sul blog che nei file audio sono spariti, in particolare, due passaggi della chiamata alla web tv La Cosa che oggi avevano aperto testate online e tg, ovvero: “Il M5S rappresenta milioni di italiani che non possono essere trattati come dei paria, come dei cani in chiesa da personaggi mai eletti in libere elezioni, da sbruffoni della democrazia. Nessuno potrà più imputarci di non aver cercato il dialogo”. Scomparso anche il seguente passaggio: “Si prende atto che Renzi, le cui palle sono sul tavolo di Verdini e Berlusconi, rifiuta con il M5S ogni confronto democratico e che l’Italia dovrà pagarne tutte le conseguenze”.

I 5 stelle hanno lavorato tutto il pomeriggio alla stesura del documento ufficiale, in contatto diretto con Grillo e Casaleggio. E in serata è arrivata la nota ufficiale, ma con una premessa. “Come mai per trattare di legge elettorale con un condannato come Berlusconi non richiedete nulla, né risposte scritte, né lo streaming in modo che tutti i cittadini possano capire cosa vi siete detti? A noi non crea alcuna difficoltà né lo streaming né la lettera. Ma allora perché non fate altrettanto con i vostri incontri con Berlusconi?”. Seguono le risposte punto per punto alle dieci aperture della lettera ufficiale di Matteo Renzi. E se nell’intervista al Corriere della Sera Di Maio lasciava intendere che le aperture valevano per otto casi su dieci, nell’ultima nota i 5 stelle vanno oltre: sono disposti a trattare su tutto, anche se per ogni caso rilanciano con altre richieste.

I sì sono dieci in tutto. Uno: “Sì al ballottaggio”, scrivono nell’articolo. “Al fine di evitare un pessima legge elettorale quale è la legge Berlusconi-Renzi siamo disponibili a prevedere un ballottaggio. Ma a condizione di evitare che la conquista del primo posto si trasformi in una corsa all’ammucchiata di tutto e il suo contrario”. E ribattono: “Per evitarlo, noi proponiamo: un primo turno proporzionale privo di soglie di sbarramento, in modo da consentire a chiunque di correre per il Parlamento e colmare il deficit di rappresentatività che la legge comporta; in caso di superamento della soglia del 50% + 1 dei seggi al primo turno, prevediamo un premio di governabilità minimo, che consegnerebbe al vincitore il 52% dei seggi; nel caso in cui nessuno raggiunga la maggioranza al primo turno, è previsto un secondo turno tra i due partiti più votati, al cui vincitore viene assegnato il 52% dei seggi”.

Seconda domanda: “Siete disponibili a assicurare un premio di maggioranza per chi vince, al primo o al secondo turno, non superiore al 15% per assicurare a chi ha vinto di avere un minimo margine di governabilità?”, risposta: “Sì, ferme restando le condizioni precedenti”. Terza domanda: “Siete disponibili a ridurre l’estensione dei collegi?”, un altro “sì”. “E’ possibile, ma questo e altri elementi tecnici dipendono naturalmente dall’impianto complessivo della legge”. Ed è sempre positiva la risposta a “Siete disponibile a far verificare preventivamente la legge elettorale alla Corte costituzionale, così da evitare lo stucchevole dibattito “è incostituzionale, è costituzionale?”. Quinta domanda: “Siete disponibili” a una modifica del Titolo V?, risposta: “Sì”. Sesta domanda: “Siete disponibili ad abbassare l’indennità del consigliere regionale a quella del sindaco del comune capoluogo e eliminare ogni forma di rimborso ai gruppi consiliari delle Regioni?”, ed è un altro “sì”. Quindi c’è l’ok all’abolizione del Cnel.

Sul capitolo Palazzo Madama i sì sono due, ma a patto che il Senato resti elettivo. Sì dei grillini al superamento del bicameralismo perfetto e al fatto che ” il ruolo del Senatore non sia più un incarico a tempo pieno e retribuito ma il Senato sia semplicemente espressione delle autonomie territoriali?”. Si al superamento del bicameralismo perfetto ma, con il Senato delineato così come si evince dal ddl Boschi, l’elezione diretta è imprescindibile. Sono queste le risposte che il M5S dà ai quesiti numero 8 e 9 posti dal Pd sulla riforma del Senato. Sul superamento del bicameralismo perfetto “non siamo pregiudizialmente contrari, a condizione che l’esistenza di tale assemblea abbia ancora una precisa funzione nel disegno istituzionale”, si legge sul post pubblicato nel blog di Beppe Grillo. Mentre su un Senato che sia espressione delle autonomie e su un incarico, per i ‘nuovi’ senatori, non più a tempo pieno, il placet del M5S è più critico. “Il testo che si va formando attribuisce una serie di poteri al Senato (elezione del Presidente, dei giudici costituzionali, dei membri laici del Csm, competenza decisionale nelle leggi di riforma costituzionale ecc.) che vanno molto al di là dei poteri locali e che sono inconciliabili con una formazione di secondo grado, per cui, sul punto, riteniamo che in presenza di tali attribuzioni sia irrinunciabile l’elettività di primo grado dei senatori”, sottolineano i 5 Stelle. “Il problema della retribuzione – si legge ancora nel post – è presto superato: siete disponibili al dimezzamento immediato delle indennità e degli emolumenti di tutti i parlamentari e degli stanziamenti previsti per i gruppi parlamentari? Noi lo abbiamo già fatto. E per farlo non occorrono complessi procedimenti di revisione costituzionale, ma solo volontà politica seria in tal senso”.

Infine, i 5 stelle sono disponibili anche a rivedere la questione immunità. Decima domanda: “Siete disponibili a trovare insieme una soluzione sul punto delle guarentigie costituzionali per i membri di Camera e Senato, individuando una soluzione al tema immunità che non diventi occasione di impunità?” e arriva ancora un altro sì. ”La nostra proposta in merito è semplice: affinché l’immunità non diventi occasione di impunità e tuttavia preservi il parlamentare nella sua essenziale funzione di rappresentante dei cittadini, riteniamo necessario e sufficiente cancellare le immunità attualmente previste, all’infuori della garanzia dell’insindacabilità per le opinioni e i voti espressi”.

 

 

 

 

 

L'IRAQ NON ESISTE PIU' !!! (04-07-2014)

Iraq, Generale Usa: "L'esercito può difendere solo Bagdad". Curdi spingono verso l'indipendenza.
L'ISIS DIVENTA IS:Califfato, si combatte in Siria e in Iraq una sfera di influenza che comprende tutta l'Africa Centro-Nord,tutto il Medio Oriente fino all'Indo,tutta l'Asia Centrale,tutto il Caucaso fino a Volgograd,tutta la penisola balcanica fino a Vienna,tutta la penisola iberica....

 

 

Nuove misure di sicurezza sui voli per gli Stati Uniti per timore di attentati da parte dei gruppi qaedisti in Siria, Iraq e Yemen. Il presidente Usa chiede un governo di unità nazionale, ma al-Barzani va avanti sulle richieste di separazione.  L'Is conquista impianto petrolifero siriano

 

WASHINGTON - Possono difendere la capitale, tenere il controllo su Bagdad, ma l'esercito iracheno non è in grado di riprendere i territorio occupati dagli insorti sunniti. A dirlo è il capo di Stato maggiore, generale Martin Dempsey, gli fa eco il segretario alla Difesa Chuck Hagel, che ha parlato alla stessa conferenza stampa al Pentagono confermando l'invio dei 200 consiglieri militari Usa che stanno valutando la situazione. Il capo militare ha ribadito  che gli Stati Uniti non si faranno coinvolgere nelle operazioni di combattimento, così come preannunciato dal presidente Barack Obama.

Ma l'Iraq resta diviso. Lacerato dalla violenza settaria. Per un governo di unità sarebbe necessaria la partecipazione dei curdi, che invece vanno avanti per la loro strada, pronti a chiedere l'indipendenza. La regione curda semi-autonoma nel nord dell'Iraq per anni ha minacciato di separarsi dal resto del Paese. Ora, con la rivolta sunnita e le battaglie a Bagdad, i politici curdi dicono sia arrivato il momento: l'Iraq è già diviso lungo linee settarie ed etniche. "Il Paese è diviso. Abbiamo una nuova realtà" ha detto da Washington Fuad Husseincapo di gabinetto del presidente regionale curdo Massoud Barzani.

La situazione è incandescente.
L'esercito iracheno ha smentito di aver ordinato il ritiro di migliaia di soldati dalla zona di confine con l'Arabia Saudita. "Questa è una notizia falsa che ha lo scopo di colpire il morale della nostra gente e dei nostri eroici combattenti", ha affermato il portavoce delle forze armate irachene, il generale Qassim Atta. La frontiera con l'Arabia Saudita - ha assicurato - è "totalmente sotto il controllo" delle guardie irachene.

Stamani la tv saudita ha annunciato che Riad ha dispiegato 30mila soldati al confine con l'Iraq dopo che le truppe irachene hanno abbandonato le loro postazioni, lasciando le frontiere con l'Arabia Saudita prive di protezione. La stessa emittente aveva diffuso un video nel quale alcuni soldati con l'uniforme dell'esercito iracheno testimoniano di aver ricevuto l'ordine dai vertici militari di ritirarsi dalle zone di confine con i due paesi, senza che fosse fornita loro alcuna motivazione.

Obama e il re saudita. La "attuale situazione in Iraq e la minaccia che lo Stato Islamico in Iraq e in Levante pone all'Iraq e all'intera regione" è stata al centro di un colloquio telefonico tra il presidente Obama e re Abdullah di Arabia Saudita. Nel corso della telefonata, Obama e Abdullah "hanno ribadito la necessità che i leader iracheni procedano in maniera spedita per formare un nuovo governo in grado di unire tutte le diverse comunità irachene", si legge in una nota. Obama ha anche rivolto un invito alla responsabilità dei leader arabi sunniti e curdi, chiedendo loro di contribuire alla rapida formazione di un governo di unità nazionale a Bagdad per fronteggiare all'offensiva jihadista dell'Is.

Scontri vicino a Bagdad. Mentre è di 130 uccisi il bilancio degli scontri armati verificatisi nelle ultime ore a Karbala, città santa irachena 100 km a sud di Bagdad, tra forze di sicurezza e miliziani seguaci di un leader religioso ostile al governo filo-iraniano del premier Nuri al Maliki. I combattimenti erano scoppiati ieri tra le forze lealiste e miliziani dello shaykh Mahmud Sarkhi. Quest'ultimo è stato arrestato assieme a 350 suoi seguaci. Mentre 125 miliziani a lui fedeli son stati uccisi, secondo fonti governative irachene. Una cinquantina di infermiere indiane provenienti dallo Stato meridionale di Kerala sono state prelevate contro la loro volontà dall'ospedale di Tikrit in Iraq, città attualmente sotto il controllo dello Stato islamico dell'Iraq e del Levante (Isil). Ne ha dato notizia il portavoce del ministero degli Esteri indiano Syed Akbaruddin, evitando però di indicare il responsabile di questa azione. A una domanda circa un possibile rapimento delle donne, Akbaruddin ha risposto: "in zone di conflitto non c'è libertà.
 

 


Liberati camionisti turchi rapiti in Iraq. In serata è stata confermata la notizia che 32camionisti turchi, tenuti in ostaggio da giugno in Iraq dagli jihadisti dell'Is, sono stati liberati e consegnati alle autorità turche nel paese.

Usa rafforzano gli aeroporti. Gli Stati Uniti hanno comunque annunciato il rafforzamento delle procedure di sicurezza negli aeroporti internazionali con voli diretti verso gli Usa per il timore che militanti di al-Qaeda in Siria e Yemen stiano sviluppando bombe che possano essere nascoste sugli aerei. Le misure riguarderebbero aeroporti in Europa, Africa e Medio Oriente, ma non ne è stato diffuso un elenco.

Misure che vengono prese anche in vista della ricorrenza del 4 luglio. Secondo fonti della sicurezza nazionale, membri di al-Nusra in Siria e di al-Qaeda nella Penisola Arabica stanno collaborando per la realizzazione di esplosivi che possano superare i normali controlli. Preoccupano anche i recenti successi militari dello Stato islamico in Iraq e Siria che può contare su un crescente numero di militanti dall'America e dall'Europa che possono avere facile accesso a voli diretti negli Usa.

Ieri il leader dell'Is al-Baghdadi aveva rivolto un appello ai musulmani di tutto il mondo per venire a combattere sotto la sua bandiera e aveva minacciato gli Stati Uniti parlando di un attacco peggiore dell'11 settembre.

Uganda, allarme all'aeroporto. Uno specifico allarme è stato lanciato oggi per l'aeroporto Entebbe in Uganda, secondo quanto ha comunicato il Dipartimento di Stato americano. L'ambasciata degli Stati Uniti a Kampala, in Uganda, ha ricevuto dalle autorità locali "informazioni" riguardo ad un possibile attacco all'aeroporto internazionale di Entebbe da parte di un gruppo terroristico sconosciuto, oggi, 3 luglio, tra le ore 21 e le ore 23 (ora locale)".

MAPPA La cartina del califfato "immaginato"

L'Is conquista impianto petrolifero siriano. Proprio oggi i ribelli dell'Is - come rende noto l'Osservatorio siriano dei diritti dell'uomo - hanno conquistato al-Omar, il più grande impianto di estrazione di petrolio della Siria, fino ad oggi nelle mani di altri gruppi ribelli anti-Assad. E nuovi gruppi di ribelli annunciano il proprio giuramento di fedeltà ad al-Baghdadi, al Califfato e allo Stato Islamico.

CHE COS'E' L'ISIS ? PERCHE' MINACCIA ANCORA PIU' GRAVEMENTE IL COSI' DETTO MONDO OCCIDENTALE?? PERCHE' GLI USA COL CAPPELLO IN MANO VERSO GLI AYATOLLAH IRANIANI?? RISPONDE MASSIMO FINI DI MOVIMENTO ZERO, L'ALA COMUNITARISTA MEDIEVALISTA ITALIANA. Massimo Fini viene accostato alla così detta destra terzoposizionista, in realtà è un pensatore anti-occidentale ed anti-imperialista che ripropone la società degli open field, dell'ereditarietà dei mestieri e della compartimentalizzazione societaria.

 

Quello che sta accadendo in Iraq, con questa avanzata irresistibile dell’Isis, alias Stato islamico dell’Iraq e del Levante, è un fenomeno che può cambiare la storia non solo di quella regione, ma anche dell’Occidente, nel senso che qui non siamo più a una guerra interna irachena tra Sunniti e Sciiti di cui non fregava niente a nessuno perché se la vedevano tra di loro. Questi dell’Isis, in realtà, sono una specie di internazionale del radicalismo islamico. Ci sono i Sunniti (la parte occidentale dell’Iraq), ma a questi si sono uniti gli islamici di altri Paesi, dalla Siria alla Somalia. E tra l’altro ci sono anche volontari europei. Ci sono 500 britannici, 300 francesi… Quindi l’obiettivo dell’Isis non è semplicemente quello di conquistare parte dell’Iraq, ma di muovere una guerra totale al mondo occidentale. Non è più una questione interna all’Iraq.
Questa situazione è paradossale: che cosa avevano fatto gli americani? Avevano creato questo governo fantoccio, come hanno fatto in Afghanistan, e avevano finanziato un esercito (a sua volta fantoccio). Infatti, di fronte all’avanzata dell’Isis si è immediatamente liquefatto, non opponendo alcuna resistenza. L’unica resistenza, adesso, la può fare l’Iran, mandando le sue truppe. Si creerebbe, così, questa alleanza curiosa tra Stati Uniti e l’odiato nemico di sempre, il pericolo numero uno, uno dei Paesi dell’asse del male: l’Iran. Gli Stati Uniti, dunque, hanno ottenuto un bel risultato… Ora si devono alleare con l’Iran, ma non è detto che ce la facciano a respingere l’Isis, perché questi sono infinitamente più motivati e poi, ripeto, stiamo parlando di una internazionale del radicalismo. Ci sono più o meno tutti. Manca la Turchia. La Turchia sta quieta e cauta, perché in questa avanzata l’Isis ha lasciato perdere i curdi dell'estremo nord-est iracheno, con cui non hanno contrasto, e infatti avanzano verso Baghdad, verso il centro-sud dell’Iraq. E la Turchia ha una enorme paura (da sempre) che i Curdi iracheni possano unirsi in una guerriglia con i curdi turchi, che sono 12 milioni di persone. E se si scatenano i curdi turchi la Turchia è fottuta. Per questo motivo gli americani per tanto tempo hanno massacrato i curdi, per interposta persona (Saddam Hussein). Proprio per impedire che l’indipendentismo curdo si espandesse anche in Turchia. C’è da tenere presente che i Curdi sono gli unici, veri, che avrebbero diritto a avere uno Stato, perché tutta quella zona lì si chiama Kurdistan (c’è dentro Iraq, Turchia, Azerbaijan,Armenia,Siria, Iran).
Il fatto, ripeto, è che l’Isis non incontra una resistenza da parte del esercito regolare, quello di al-Maliki. Perché i soldati non vogliono combattere e quando succede questo è l’inizio della fine. Un po’ come la Rivoluzione d’ottobre, dove lo Zar continuava a mandare eserciti contro i rivoluzionari, che erano 4 gatti, e gli eserciti si liquefacevano durante il percorso. E’ quello che sta accadendo. Non c’è un vero esercito che difende, in questo momento, l’Iraq creato dagli americani, l’Iraq di al-Maliki.
Gli americani spostano navi, spostano droni, ma questa gente tu la puoi fermare solo con battaglie di terra e gli americani non sono in grado di fare battaglie di terra, perché non hanno le palle per fare le battaglie di terra. Possono essere equipaggiati come vogliono. Ecco perché è necessario un intervento iraniano, perché loro a fare la guerra come si deve sono abituati, l’hanno fatta per 10 anni contro Saddam Hussein. Pensare di poter fare la guerra solo con i droni e con l’intelligence o con gli aerei, non è pensabile in una situazione di questo genere. E poi gli americani non possono permettersi altri morti dopo l’impressionante numero di vittime in Afganistan (anche se i numeri occultati).
Tutto, insomma, dipenderà dallo scontro, da chi vincerà lo scontro tra Isis e Iran. L’Iran è un Paese molto strutturato, però non è una brigata internazionale, quindi difficilmente controllabile e non facilmente battibile. E poi continua ad appropriarsi delle armi che altri lasciano, quindi continua a rafforzarsi.
Bisognerebbe chiedersi perché si è arrivati a questa situazione. L’Iraq è un paese creato cervelloticamente dagli inglesi nel 1930, che hanno messo insieme queste tre comunità che non c’entravano niente l’una con l’altra, e solo un dittatore feroce poteva tenerle insieme, cioè Saddam Hussein. Lungi da me difendere Saddamh, ma avere eliminato lui ha creato prima la guerra civile tra Sunniti e Sciiti, e oggi questa (che è assolutamente nuova) di queste brigate internazionali che qualcuno definirebbe del terrore. Sono radicalisti islamici che hanno le palle piene dell’occidente, oltre che degli Sciiti, perché sono Sunniti.
La mia idea è sempre stata che la guerra ha una sua ecologia, se vai a metterci il dito crei sempre sconquassi peggiori di quelli che volevi evitare. Certe situazioni hanno un loro senso, penso alla Libia, tu hai ucciso Gheddafi, con cui avevi fornicato fino al giorno prima e la Libia oggi è una terra totalmente ingovernata e ingovernabile, che diventa un pericolo per i francesi e per gli occidentali in generale, che l’hanno aggredita.

 

L'ISIS FA RISORGERE IL CALIFFATO SCOMPARSO NEL 1924 CON LA RIVOLUZIONE DI KEMAL ATATURK
Iraq, jihadisti proclamano califfato islamico: A SOLI 3 ANNI DAL DISASTROSO RITIRO DEGLI STATI UNITI D'AMERICA, ALL'INDOMANI DELL'UCCISIONE DI OSAMA BIN LADEN, NONCHE' DELL'ELIMINAZIONE DI SADDAM HUSSEIN E GHEDDAFY,IL MEDIO ORIENTE VEDE IL SORGERE DI UNA POTENZA POLITICO-MILITARE ANCORA PIU' MINACCIOSA E VIOLENTA DI AL-QAEDA

 



Copre i territori che si estendono tra Aleppo, nel nord della Siria, e il governatorato di Diyala, nella zona orientale dell'Iraq. Designato Abu Bakr al-Baghdadi, a capo dei musulmani nel mondo
BEIRUT - I jihadisti dell'Isis (Stato islamico dell'Iraq e del Levante) hanno annunciato oggi la ricostituzione del Califfato, regime politico islamico sparito da circa un secolo. In un audio postato su Internet, l'Isis, che combatte in Iraq e Siria, ha anche designato il suo capo Abu Bakr al-Baghdadi "califfo", cioè "capo dei musulmani" nel mondo.

Il Califfato dovrebbe essere imposto sulle regioni conquistate dall'Isis in Siria e in Iraq. Si tratta dei territori che si estendono tra Aleppo, nel nord della Siria, e il governatorato di Diyala, nella zona orientale dell'Iraq. "In una riunione, la shura (consiglio di Stato islamico) ha deciso di annunciare l'istituzione del Califfato islamico e di designare un Califfo per lo Stato dei musulmani - ha detto nel messaggio audio su internetAbu Mohammad al-Adnani, portavoce dell'Isis - Lo sceicco jihadista al-Baghdadi è stato designato califfo dei musulmani".

"Al-Baghdadi - ha aggiunto - ha accettato la designazione con un giuramento di fedeltà ed è così diventato califfo dei musulmani dovunque (nel mondo). Adnani ha aggiunto che le parole "Iraq" e "Levante" vengono tolte nella sigla Isis il cui nome ufficiale diventa quindi "Stato islamico". Il califfato, ha concluso, è "il sogno di tutti i musulmani" e "l'aspirazione di tutti i jihadisti". Il califfo designa dalla morte del profeta Maometto il suo successore "emiro dei credenti" nel mondo musulmano.

Dopo i primi quattro califfi che hanno regnato dopo la morte del Profeta, il califfato ha conosciuto la sua epoca d'oro ai tempi degli Omayyadi (661-750) e soprattutto degli Abbasidi (750-1517) prima di finire con la caduta dell'Impero Ottomano, abolito nel 1924.

 

DALLA PROCLAMAZIONE ALLA CAMPAGNA D'ESPANSIONE, LA NUOVA EGIRA ARABA

 

L'ISIS DIVENTA IS:Califfato, si combatte in Siria e in Iraq una sfera di influenza che comprende tutta l'Africa Centro-Nord,tutto il Medio Oriente fino all'Indo,tutta l'Asia Centrale,tutto il Caucaso fino a Volgograd,tutta la penisola balcanica fino a Vienna,tutta la penisola iberica....
Combattimenti al valico di Bukamal. Miliziani dell'Is hanno proclamato la nascita del califfato islamico da Aleppo a Diyala
BEIRUT - Intensi combattimenti tra il gruppo estremista Stato Islamico e le brigate islamiste rivali si sono registrati nella località siriana di al-Bukamal, alla frontiera con l'Iraq. Lo riferisce l'Osservatorio Siriano per i Diritti Umani. Secondo l'ong, lo Stato islamico ha ricevuto rinforzi militari dal deserto che circonda al Bukamal, nella provincia siriana di Deir al-Zur, ad appena 3 chilometri dal villaggio iracheno di al-Qaem, in mano all'organizzazione estremista.
Iraq, Isis annuncia la nascita del "califfato" da Aleppo a Diyala: ecco la mappa



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In contemporanea, aerei del regime di Bashar al-Assad hanno bombardato i villaggi di Al Basira e al Quria, a Deir al Zur, dove ci sono stati gli scontri tra lo Stato islamico e il Fronte al-Nusra, propagine di al-Qaeda in Siria. Venerdì il Fronte al-Nusra e i suoi alleati avevano lanciato un'offensiva per recuperare i controllo di al-Bukamal: la località era in mano al gruppo Yund al Haq, Soldati del Diritto, che prima era legata al Fronte al Nusra, ma la settimana scorsa aveva giurato fedeltà allo Stato Islamico.

La tv panaraba al Arabiya ha riferito che raid aerei sono stati compiuti da non meglio precisati velivoli nei pressi del valico frontaliero di Qaim, tra Siria e Iraq.

Ancora combattimenti a Tikrit. Le forze irachene sostenute da carri armati ed elicotteri militari stanno combattendo gli insorti sunniti che hanno preso il controllo di Tikrit, città natale di Saddam Hussein nel nord del Paese. Le truppe stanno ricevendo rinforzi con l'arrivo, nella tarda giornata di ieri, di 25 aerei da guerra Sukhoi Su-25, acquistati di seconda mano dalla Russia. I velivoli sono progettati per fornire supporto alle truppe di terra e distruggere obiettivi in movimento. "Questi aerei - dichiara il comandante dell'aviazione generale Anwar Hama Amin - entreranno in servizio entro pochi giorni, tre o quattro, per sostenere le unità e combattere i terroristi dello Stato islamico".

Minaccia per mondo intero. Ieri i jihadisti dello Stato islamico dell'Iraq hanno annunciato la ricostituzione del Califfato, regime politico islamico sparito da circa un secolo. In un audio su Internet, l'Is ha anche designato il suo capo Abu Bakr al-Baghdadi "califfo", cioè "capo dei musulmani" nel mondo. Secondo gli autori del filmato, il nuovo "stato" si dovrebbe estendere da Aleppo (Siria) a Diyala (Iraq).

"Le parole 'Iraq' e 'Levante' sono state rimosse dal nome dello stato islamico nei documenti ufficiali", ha precisato il portavoce dell'Isil (che dunque diventa Is), Abu Mohammad al-Adnani, nella registrazione audio diffusa in Rete, in cui ha sottolineato come il califfato rappresenti "il sogno di tutti i musulmani" e "il desiderio di ogni jihadista".

La proclamazione di un califfato islamico nell'ampio settore a cavallo tra Iraq e Siria è il segnale che il gruppo jihadista è diventato "una minaccia" per il mondo intero, ha detto il portavoce dell'esercito iracheno, Qassim Atta. "L'annuncio della nascita di un califfato è un messaggio da parte dello Stato islamico non solo per l'Iraq o la Siria, ma per la regione e il mondo. Il messaggio è che lo Stato islamico è diventato una minaccia per tutti i Paesi".

Interrotto oscuramento Web. Il governo iracheno ha deciso oggi di interrompere l'oscuramento delle principali piattaforme di socializzazione via Internet tra cui Facebook, Twitter e Youtube dopo tre settimane di black-out imposte in tutto il Paese in nome della "lotta al terrorismo" e in corrispondenza con l'offensiva qaedista nel centro e nel nord del Paese. Lo hanno riferito ai media locali fonti della Commissione generale per le telecomunicazioni irachena.

 

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