Netflix
in Italia nel 2015, cambia la televisione?
Netflix
annuncia il prossimo sbarco in Italia. Nel giro di un anno molte
cose nel nostro sistema televisivo potrebbero
cambiare con vantaggi per alcuni e problemi per altri.
Diverse sono le avvisaglie
di quanto potrà succedere, prima fra tutte l’insistente
interesse di Sky ad aumentare la sua presenza nella
televisione generalista. Come insegna la storia di altri paesi
l’arrivo di un nuovo operatore, con servizi economicamente
vantaggiosi per gli utenti, spinge gli altri a riposizionarsi per
recuperare spazi e guadagni. D’altra parte, era inevitabile che la
globalizzazione dei mercati e lo sviluppo delle
piattaforme alternative a quelle tradizionali
(frequenze e satellite) cambiassero i punti di riferimento di un
settore che, soprattutto in Italia, è stato caratterizzato da
rendite di posizioni conseguenti soprattutto all’assenza di una
seria disciplina antitrust.
Ma in concreto, cosa
potrebbe succedere? E’ difficile fare previsioni
esatte, anche se alcune tendenze sembrano delinearsi. L’arrivo di un
nuovo modello di fruizione dei contenuti audiovisivi produrrà
certamente un vantaggio sul piano della domanda di larga
banda, favorendo chi in questo momento investe nella posa
di fibra. Da questo punto di vista molte delle idee di questi anni
su come incentivare gli investimenti potrebbero essere superate. In
secondo luogo, il modello della televisione a pagamento
potrebbe entrare in crisi e non essere più conveniente per il
consumatore a fronte di un offerta di contenuti di qualità non
legata al vincolo di un abbonamento. “Pago per quello che vedo”
sembra essere lo slogan del futuro, anche se bisogna considerare
l’attuale assetto dei diritti premium (soprattutto
il calcio) e i tempi con i quali questo assetto tenderà a cambiare.
C’è poi il tema dell’offerta
di televisione generalista che per alcuni anni ancora sarà al centro
del sistema. Ragioni demografiche (maggior peso degli anziani e
delle loro abitudini televisive) e ragioni economiche (non tutti
possono permettersi di pagare soprattutto in un clima di
ristrettezze economiche) fanno della televisione generalista ancora
il modello prevalente di fruizione televisiva. L’arrivo di tycoon da
oltreoceano tenderà dunque a concentrare nel settore della Tv
generalista gli operatori attuali, a caccia soprattutto delle
risorse della pubblicità. Potrebbe così spiegarsi
l’interesse di Sky: colmare una possibile diminuzione dei
proventi pay fin qui raccolti con la pubblicità. L’arrivo
del “terzo incomodo” spiega poi anche le grandi manovre intorno a
Telecom Italia. La rete di quest’ultima,
adeguatamente potenziata, è infatti fondamentale per lo sviluppo del
modello “pago per quello che vedo”.
Insomma un gran trambusto
che potrebbe portar bene soprattutto a noi consumatori. Dico
“potrebbe” perché sullo sfondo si agitano già forze che attraverso
il solito uso “perverso” delle regole tentano di lasciare tutto così
com’è, cercando di difendere le posizioni acquisite. Le prove? Vedi:
il patto del Nazareno e i recenti “encomi bipartisan” alla
legge Gasparri;
i tentavi di contrastare la
neutralità della rete; il furore assoluto contro
il servizio pubblico,
la vendita di
RaiWay).