Il presidente della regione
Emilia Romagna Vasco Errani, del Partito
democratico si è dimesso dopo la condanna in appello a un anno di
reclusione per falso ideologico. “E’ un
momento di amarezza”, ha detto poco dopo in una nota, “ora penso
all’istituzione. Per questo intendo rassegnare subito le mie
dimissioni, e nel farlo rivendico il mio impegno e la mia onestà
lungo tutti questi anni. E la mia piena innocenza anche in questo
fatto specifico. piena innocenza”.
Un passo indietro che subito ha provocato la solidarietà del Partito
democratico che chiede di non lasciare la carica.
Il governatore è stato
condannato nell’ambito del processo d’appello
nel quale era accusato per la vicenda della cooperativa Terremerse,
guidata da suo fratello Giovanni. In primo grado, a novembre del
2012, il governatore decise di farsi processare con rito abbreviato
e
il giudice per l’udienza preliminare Bruno
Giangiacomo lo assolse “perché il fatto non sussiste”.
Lo scorso 13 giugno il sostituto procuratore generale Miranda
Bambace aveva chiesto per il politico 2 anni di reclusione. La pena
per Errani ora è tuttavia sospesa con la condizionale. “E’ una
sentenza sconcertante. Faremo ricorso in Cassazione”, ha commentato
a caldo Alessandro Gamberini, legale del
governatore.”Leggeremo le motivazioni per capire come ha ragionato
la Corte – ha proseguito Gamberini – ma io rimango del parere che
avevo espresso in primo grado e cioè che Errani è innocente e non
c’è nulla che provi una sua istigazione a fare il
falso”. Soddisfazione per la sentenza letta dal giudice Pier Leone
Fochessati è stata invece espressa dal pg Miranda
Bambace: “L’accusa ha tenuto”, ha detto il magistrato a
ilfattoquotidiano.it.
A seguito della sentenza che lo
aveva mandato assolto nel 2012 era arrivata la decisione dei pm di
ricorrere in appello. Secondo quanto ricostruito in primo grado dal
pubblico ministero Antonella Scandellari, Vasco Errani
nell’ottobre 2009 avrebbe istigato due funzionari regionali,
Filomena Terzini e Valtiero Mazzotti (in appello
condannati a un anno e due mesi), a compilare una relazione falsa
sulla vicenda Terremerse, inviata poi ai magistrati della stessa
Procura e letta al consiglio regionale. Il tutto, secondo la pm, con
l’obiettivo di depistare eventuali indagini che si sarebbero potute
aprire (e che infatti partirono subito) sulla vicenda che riguardava
il fratello Giovanni.
Il quotidiano il Giornale aveva
pubblicato nell’ottobre 2009 un articolo in cui si affermava che un
finanziamento da un milione di euro era stato ottenuto dalla
cooperativa vitivinicola Terremerse in maniera illecita.
E facendo ciò era stato adombrato, da parte del giornale, un
coinvolgimento dello stesso governatore del Partito democratico.
Ora per il filone principale della vicenda, cioè per quel
finanziamento da un milione di euro ottenuto senza che, secondo
l’accusa, ci fossero i requisiti, Giovanni Errani e
altri due imputati sono a processo davanti al tribunale di Bologna
con l’accusa di truffa e falso ideologico.
La Regione Emilia Romagna si è costituita parte civile.
Un altro protagonista, funzionario della Regione
Aurelio Selva Casadei, è stato già condannato per la
medesima vicenda a un anno e due mesi con rito abbreviato in primo
grado: di fatto, con questa condanna, un giudice ha per la prima
volta riconosciuto la sussistenza di una truffa nella vicenda. In
appello, assieme al governatore Errani (difeso dall’avvocato
Alessandro Gamberini) sono tornati come imputati anche Terzini e
Mazzotti, anche loro assolti in primo grado con rito abbreviato (per
loro l’accusa in appello ha chiesto 2 anni e 2 mesi). Sono loro due
che scrissero materialmente la relazione presentata da
Vasco Errani in consiglio regionale e in procura.
Entrambi in primo grado erano stati assolti anche dall’accusa di
favoreggiamento. Secondo le motivazioni dell’assoluzione di primo
grado, non ci fu da parte di Vasco Errani istigazione a scrivere il
falso. Inoltre, anche la parentela tra Vasco e Giovanni Errani, era
rimasta, secondo il gup Giangiacomo, solo “uno spunto d’indagine”,
“al più un indizio”. Insomma le imprecisioni scritte in quella
relazione del 2009 non erano state dolose e non intendevano sviare
eventuali indagini, ma solo rappresentare una difesa
politica dalle accuse di un quotidiano.
L'IRAQ NON
ESISTE PIU' !!! (04-07-2014)

Nuove misure
di sicurezza sui voli per gli Stati Uniti per timore di attentati da
parte dei gruppi qaedisti in Siria, Iraq e Yemen. Il presidente Usa
chiede un governo di unità nazionale, ma al-Barzani va avanti sulle
richieste di separazione. L'Is conquista impianto petrolifero
siriano
WASHINGTON - Possono difendere la capitale,
tenere il controllo su Bagdad, ma l'esercito iracheno non è in grado
di riprendere i territorio occupati dagli insorti sunniti. A dirlo è
il capo di Stato maggiore, generale Martin Dempsey, gli fa eco il
segretario alla Difesa Chuck Hagel, che ha parlato alla stessa
conferenza stampa al Pentagono confermando l'invio dei 200
consiglieri militari Usa che stanno valutando la situazione. Il capo
militare ha ribadito che gli Stati Uniti non si faranno coinvolgere
nelle operazioni di combattimento, così come preannunciato dal
presidente Barack Obama.
Ma l'Iraq resta diviso.
Lacerato dalla violenza
settaria. Per un governo di unità sarebbe
necessaria la partecipazione dei curdi, che invece vanno avanti per
la loro strada, pronti a chiedere l'indipendenza.
La regione curda
semi-autonoma nel
nord dell'Iraq
per anni ha minacciato di
separarsi dal resto del
Paese. Ora, con la
rivolta sunnita e le battaglie a Bagdad, i politici
curdi dicono sia arrivato il momento:
l'Iraq è già
diviso lungo linee
settarie ed etniche.
"Il Paese è diviso.
Abbiamo una nuova
realtà" ha detto da Washington Fuad
Hussein, capo di
gabinetto del presidente
regionale curdo
Massoud Barzani.
La situazione è
incandescente.
L'esercito iracheno ha smentito di aver ordinato il ritiro di
migliaia di soldati dalla zona di confine con l'Arabia Saudita.
"Questa è una notizia falsa che ha lo scopo di colpire il morale
della nostra gente e dei nostri eroici combattenti", ha affermato il
portavoce delle forze armate irachene, il generale Qassim Atta. La
frontiera con l'Arabia Saudita - ha assicurato - è "totalmente sotto
il controllo" delle guardie irachene.
Stamani la tv saudita ha annunciato che Riad ha dispiegato 30mila
soldati al confine con l'Iraq dopo che le truppe irachene hanno
abbandonato le loro postazioni, lasciando le frontiere con l'Arabia
Saudita prive di protezione. La stessa emittente aveva diffuso un
video nel quale alcuni soldati con l'uniforme dell'esercito iracheno
testimoniano di aver ricevuto l'ordine dai vertici militari di
ritirarsi dalle zone di confine con i due paesi, senza che fosse
fornita loro alcuna motivazione.
Obama e il re saudita. La "attuale
situazione in Iraq e la minaccia che lo Stato Islamico in Iraq e in
Levante pone all'Iraq e all'intera regione" è stata al centro di un
colloquio telefonico tra il presidente Obama e re Abdullah di Arabia
Saudita. Nel corso della telefonata, Obama e Abdullah "hanno
ribadito la necessità che i leader iracheni procedano in maniera
spedita per formare un nuovo governo in grado di unire tutte le
diverse comunità irachene", si legge in una nota. Obama ha anche
rivolto un invito alla responsabilità dei leader arabi sunniti e
curdi, chiedendo loro di contribuire alla rapida formazione di un
governo di unità nazionale a Bagdad per fronteggiare all'offensiva
jihadista dell'Is.
Scontri vicino a Bagdad. Mentre è di 130
uccisi il bilancio degli scontri armati verificatisi nelle ultime
ore a Karbala, città santa irachena 100 km a sud di Bagdad, tra
forze di sicurezza e miliziani seguaci di un leader religioso ostile
al governo filo-iraniano del premier Nuri al Maliki. I combattimenti
erano scoppiati ieri tra le forze lealiste e miliziani dello shaykh
Mahmud Sarkhi. Quest'ultimo è stato arrestato assieme a 350 suoi
seguaci. Mentre 125 miliziani a lui fedeli son stati uccisi, secondo
fonti governative irachene. Una cinquantina di infermiere indiane
provenienti dallo Stato meridionale di Kerala sono state prelevate
contro la loro volontà dall'ospedale di Tikrit in Iraq, città
attualmente sotto il controllo dello Stato islamico dell'Iraq e del
Levante (Isil). Ne ha dato notizia il portavoce del ministero degli
Esteri indiano Syed Akbaruddin, evitando però di indicare il
responsabile di questa azione. A una domanda circa un possibile
rapimento delle donne, Akbaruddin ha risposto: "in zone di conflitto
non c'è libertà.
Liberati camionisti turchi rapiti in Iraq. In serata è stata confermata la notizia che 32camionisti turchi,
tenuti in ostaggio da giugno in Iraq dagli jihadisti dell'Is, sono
stati liberati e consegnati alle autorità turche nel paese.
Usa rafforzano gli aeroporti.
Gli Stati Uniti hanno comunque annunciato il rafforzamento delle
procedure di sicurezza negli aeroporti internazionali con voli
diretti verso gli Usa per il timore che militanti di al-Qaeda in
Siria e Yemen stiano sviluppando bombe che possano essere nascoste
sugli aerei. Le misure riguarderebbero aeroporti in Europa, Africa e
Medio Oriente, ma non ne è stato diffuso un elenco.
Misure che vengono prese anche in vista della ricorrenza del 4
luglio. Secondo fonti della sicurezza nazionale, membri di al-Nusra
in Siria e di al-Qaeda nella Penisola Arabica stanno collaborando
per la realizzazione di esplosivi che possano superare i normali
controlli. Preoccupano anche i recenti successi militari dello Stato
islamico in Iraq e Siria che può contare su un crescente numero di
militanti dall'America e dall'Europa che possono avere facile
accesso a voli diretti negli Usa.
Ieri il leader dell'Is al-Baghdadi aveva rivolto un appello ai
musulmani di tutto il mondo per venire a combattere sotto la sua
bandiera e aveva minacciato gli Stati Uniti parlando di
un attacco peggiore dell'11 settembre.
Uganda, allarme all'aeroporto.
Uno specifico allarme è stato lanciato oggi per l'aeroporto Entebbe
in Uganda, secondo quanto ha comunicato il Dipartimento di Stato
americano. L'ambasciata degli Stati Uniti a Kampala, in Uganda, ha
ricevuto dalle autorità locali "informazioni" riguardo ad un
possibile attacco all'aeroporto internazionale di Entebbe da parte
di un gruppo terroristico sconosciuto, oggi, 3 luglio, tra le ore 21
e le ore 23 (ora locale)".
MAPPA La cartina
del califfato "immaginato"
L'Is conquista impianto petrolifero siriano.
Proprio oggi i ribelli dell'Is - come rende noto l'Osservatorio
siriano dei diritti dell'uomo - hanno conquistato al-Omar, il più
grande impianto di estrazione di petrolio della Siria, fino ad oggi
nelle mani di altri gruppi ribelli anti-Assad. E nuovi gruppi di
ribelli annunciano il proprio giuramento di fedeltà ad al-Baghdadi,
al Califfato e allo Stato Islamico.
CHE COS'E' L'ISIS ? PERCHE' MINACCIA ANCORA PIU' GRAVEMENTE
IL COSI' DETTO MONDO OCCIDENTALE?? PERCHE' GLI USA COL CAPPELLO
IN MANO VERSO GLI AYATOLLAH IRANIANI??
RISPONDE MASSIMO FINI DI MOVIMENTO ZERO, L'ALA
COMUNITARISTA MEDIEVALISTA ITALIANA. Massimo Fini viene
accostato alla così detta destra terzoposizionista, in realtà è
un pensatore anti-occidentale ed anti-imperialista che ripropone
la società degli open field, dell'ereditarietà dei mestieri e
della compartimentalizzazione societaria.

Quello che sta
accadendo in Iraq, con questa avanzata irresistibile dell’Isis,
alias Stato islamico dell’Iraq e del Levante, è un fenomeno che
può cambiare la storia non solo di quella regione, ma anche
dell’Occidente, nel senso che qui non siamo più a una guerra
interna irachena tra
Sunniti e
Sciiti di cui non fregava niente a nessuno perché se
la vedevano tra di loro. Questi dell’Isis, in realtà, sono una
specie di internazionale del radicalismo islamico.
Ci sono i Sunniti (la parte occidentale
dell’Iraq), ma a questi si sono uniti gli islamici di altri
Paesi, dalla Siria alla Somalia. E tra l’altro ci sono anche
volontari europei. Ci sono 500 britannici, 300 francesi… Quindi
l’obiettivo dell’Isis non è semplicemente quello di conquistare
parte dell’Iraq, ma di muovere una guerra totale al mondo
occidentale. Non è più una questione interna all’Iraq.
Questa situazione è paradossale: che cosa avevano fatto gli
americani? Avevano creato questo governo fantoccio, come hanno
fatto in Afghanistan, e avevano finanziato un esercito (a sua
volta fantoccio). Infatti, di fronte all’avanzata dell’Isis
si è immediatamente liquefatto, non opponendo alcuna resistenza.
L’unica resistenza, adesso, la può fare
l’Iran, mandando le sue truppe. Si creerebbe, così, questa
alleanza curiosa tra Stati Uniti e l’odiato nemico di sempre, il
pericolo numero uno, uno dei Paesi dell’asse del male: l’Iran.
Gli Stati Uniti, dunque, hanno ottenuto un bel risultato…
Ora si devono alleare con l’Iran, ma non è detto che ce la
facciano a respingere l’Isis, perché questi sono infinitamente
più motivati e poi, ripeto, stiamo parlando di una
internazionale del radicalismo. Ci sono più o meno tutti. Manca
la Turchia. La Turchia sta quieta e cauta, perché in questa
avanzata l’Isis ha lasciato perdere i curdi dell'estremo
nord-est iracheno, con cui non hanno contrasto, e infatti
avanzano verso Baghdad, verso il centro-sud dell’Iraq.
E la Turchia ha una enorme paura
(da sempre) che i Curdi iracheni possano unirsi in una
guerriglia con i curdi turchi, che sono 12 milioni di persone. E
se si scatenano i curdi turchi la Turchia è fottuta. Per
questo motivo gli americani per tanto tempo hanno massacrato i
curdi, per interposta persona (Saddam Hussein). Proprio per
impedire che l’indipendentismo curdo si espandesse anche in
Turchia. C’è da tenere presente che i Curdi sono gli unici,
veri, che avrebbero diritto a avere uno Stato, perché tutta
quella zona lì si chiama
Kurdistan (c’è dentro Iraq, Turchia, Azerbaijan,Armenia,Siria,
Iran).
Il fatto, ripeto, è che l’Isis non
incontra una resistenza da parte del esercito regolare, quello
di al-Maliki. Perché i soldati non vogliono combattere e quando
succede questo è l’inizio della fine. Un po’ come la Rivoluzione
d’ottobre, dove lo Zar continuava a mandare eserciti contro i
rivoluzionari, che erano 4 gatti, e gli eserciti si
liquefacevano durante il percorso. E’ quello che sta accadendo.
Non c’è un vero esercito che difende, in questo momento, l’Iraq
creato dagli americani, l’Iraq di al-Maliki.
Gli americani spostano navi, spostano droni, ma questa gente tu
la puoi fermare solo con battaglie di terra e gli americani non
sono in grado di fare battaglie di terra, perché non hanno le
palle per fare le battaglie di terra. Possono essere
equipaggiati come vogliono. Ecco perché è
necessario un intervento iraniano, perché loro a fare la guerra
come si deve sono abituati, l’hanno fatta per 10 anni contro
Saddam Hussein. Pensare di poter fare la guerra solo con i droni
e con l’intelligence o con gli aerei, non è pensabile in una
situazione di questo genere. E poi gli americani non
possono permettersi altri morti dopo l’impressionante numero di
vittime in Afganistan (anche se i numeri occultati).
Tutto, insomma, dipenderà dallo scontro, da chi vincerà lo
scontro tra Isis e Iran. L’Iran è un Paese molto strutturato,
però non è una brigata internazionale, quindi difficilmente
controllabile e non facilmente battibile. E poi continua ad
appropriarsi delle armi che altri lasciano, quindi continua a
rafforzarsi.
Bisognerebbe chiedersi perché si è arrivati a questa situazione.
L’Iraq è un paese creato cervelloticamente dagli inglesi nel
1930, che hanno messo insieme queste tre comunità che non
c’entravano niente l’una con l’altra, e solo un dittatore feroce
poteva tenerle insieme, cioè Saddam Hussein. Lungi da me
difendere Saddamh, ma avere eliminato lui ha creato prima la
guerra civile tra Sunniti e Sciiti, e oggi questa (che è
assolutamente nuova) di queste brigate internazionali che
qualcuno definirebbe del terrore. Sono radicalisti islamici che
hanno le palle piene dell’occidente, oltre che degli Sciiti,
perché sono Sunniti.
La mia idea è sempre stata che la guerra ha una sua ecologia, se
vai a metterci il dito crei sempre sconquassi peggiori di quelli
che volevi evitare. Certe situazioni hanno un loro senso, penso
alla Libia, tu hai ucciso Gheddafi, con cui avevi fornicato fino
al giorno prima e la Libia oggi è una terra totalmente
ingovernata e ingovernabile, che diventa un pericolo per i
francesi e per gli occidentali in generale, che l’hanno
aggredita.