La notizia arriva dopo che nelle ultime ore erano circolate
nuovamente voci contrastanti sulle sorti del leader dell'Is,
sulla cui testa è stata messa una taglia da 10 milioni di
dollari. Era già stata la televisione di Stato irachena,
citata da al Jazeera, a dire che il capo dell'Is era
stato ferito in un raid americano vicino alla città di Mosul,
e una prima conferma era già arrivata dal ministero della
Difesa iracheno che ha anche riferito che nell'incursione
sarebbe stato ucciso il braccio di destro di al Baghdadi,
Abu Muslim Turkmen. A stretto giro, la tv
irachena ha dato notizia dell'uccisione di un altro dirigente
dell'Is che sarebbe molto vicino al suo leader, Abu
Huthaifa al-Yamani, deceduto in un bombardamento su
Falluja.
Di
contro, il comando americano per il Medio Oriente (Centcom),
tramite la voce del colonnello Patrick Ryder, non conferma la
presenza del califfo nei raid americani. "Non abbiamo potuto
accertare", queste le parole del colonnello, se il capo dei
jihadisti fosse davvero presente sul luogo dei raid che hanno
colpito e "distrutto un convoglio di veicoli formato da dieci
camion dello Stato Islamico" vicino a Mosul che è la seconda
città irachena e rappresenta oggi il centro nevralgico del
sedicente califfato jihadista che l'ha conquistata a giugno,
all'inizio di quell'offensiva che ha consentito
all'organizzazione estremista sunnita di prendere il controllo
di una vasta area della Siria e dell'Iraq.
La tv
satellitare al Arabiya conferma la morte di un
ulteriore stretto collaboratore di al Baghdadi a seguito del
raid compiuto venerdì scorso da aerei Usa contro la cittadina di
Qaim, alla frontiera irachena-siriana. La tv pubblica la foto di
Auf Abdulrahman al Afri, conosciuto con il nome
di Abu Saha, un collaboratore che "accompagnava sempre al
Baghdadi senza mai lasciarlo".
L'emittente saudita, citando Hashim al Hashimi, esperto di
terrorismo iracheno, afferma che "Abu Saha è il più importante
esponente dell'organizzazione e che si dà per certa la sua morte
assieme ad altri 20 presi di mira nello stesso raid".
Secondo al Arabiya, Abu Sija era responsabile dei
prigionieri in mano all'Is, è ritenuto uno dei 20 più importanti
esponenti dell'organizzazione terroristica e risponde
direttamente all'autoproclamato 'califfo'.
Islamisti egiziani si schierano. Sul fronte
delle 'alleanze', invece, da un messaggio registrato
sull'account Twitter del gruppo 'Ansar Beit al Maqdis' emerge
che gli islamisti egiziani, già legati ad al Qaeda, hanno
giurato fedeltà allo Stato Islamico: "Annunciamo di giurare
fedeltà al 'califfo' Ibrahim Ibn Awad... di ascoltarlo e
obbedirgli", recita l'audio, indicando il leader del Is,
al-Baghdadi.
Dopo che l'esercito del Cairo nel luglio dello scorso anno ha
defenestrato il presidente islamista Mohamed Morsi,
il gruppo ha scatenato una campagna di violenze nella penisola
del Sinai, sua roccaforte, in cui sono morte decine di uomini
delle forze di sicurezza. I jihadisti egiziani avevano già
espresso il loro sostegno all'Is, senza però impegnarsi in
un'alleanza. Il portavoce del ministero dell'Interno del Cairo,
Hany Abdel Latif, ha repilcato che la novità
non cambia nulla nella battaglia del governo contro i
terroristi.
Obama: "Servono forze di terra". "Ora inizia
una nuova fase - ha dichiarato ieri il presidente americano
Barack Obama in una intervista a Face the Nation,
domenicale della Cbs - ora siamo nella posizione di
iniziare l'offensiva. I raid sono stati molto efficaci nel
degradare le capacità dell'Is e rallentare la loro avanzata. Ora
abbiamo bisogno di forze di terra, di forze di terra irachene
che possano iniziare a respingerli". Da tempo generali americani
impegnati a dirigere le operazioni nei cieli dell'Iraq e della
Sirya chiedono all'amministrazione un impegno sul terreno, per
rinforzare i progressi ottenuti dai bomardamenti, come spiega il
capo di stato maggiore dell'esercito ed ex comandante delle
operazioni in Iraq, il generale Ray Odierno: "La verità è che i
raid aerei servono per prendere tempo. Non risolveranno da soli
il problema. Per questo, serviranno soldati sul terreno".
Su Twitter il 'giallo' del nuovo account. Poco
prima delle 14, su Twitter appare un post che annuncia la morte
di al Baghdadi. A 'cinguettare', un account di dubbia
autenticità - creato appena due ore prima - che si
definisce"ufficiale" e che parla a nome "del ministro degli
Esteri iracheno, Ibrahim al-Jaafari". Scritto in lingua inglese
(all'attivo solo tre tweet), vi si legge: "Il governo iracheno
annuncia ufficialmente che il leader dell'Is, Abu Bakr al
Baghdad, è stato ucciso sabato nella città di Qaim (Iraq)".
Inoltre il sito al quale rimanda è irfad.org, il portale di
un'organizzazione di ricerca, e non un sito governativo.Iran
pronto a intervenire. L'Iran ha annunciato la sua
disponibilità a intervenire contro l'Is in Iraq. Lo riferiscono
i media di Teheran, citando le dichiarazioni rilasciate dal
vicepresidente Eshaq Jahangiri dopo un incontro
con il collega ed ex premier Nuri al-Maliki.
"Contro il terrorismo dobbiamo usare tutti i mezzi. L'Iran è
pronto ad utilizzare tutta la sua capacità a disposizione
dell'Iraq", ha affermato Jahangiri. Teheran ha fornito ai curdi
iracheni armi e consiglieri militari a Bagdad ma ha finora
negato supporto di truppe sul campo, anche se di recente le tv
irachene hanno diffuso una foto di Qassem Suleimani, il capo
della forza Quds, la selezione speciale dei pasdaran
responsabili per le azioni all'estero, in battaglia insieme ai
peshmerga.