1. Cosa sarebbe
successo se non fossimo entrati nello
SME?
I Paesi che fanno parte dell'Unione Europea e non hanno adottato
l'euro
sono cresciute di più
Non entrando nello SME e poi nell'Euro saremmo cresciuti
di più. Prova ne sia il fatto che i migliori anni di
crescita negli ultimi 20 anni si sono avuti dopo la temporanea
uscita dallo SME nel 1992 quando svalutammo la Lira.
La crescita dei
Paesi dell'eurozona (in blu) e dei Paesi UE che non hanno
adottato l'euro (in rosso) dal 2007 al 2014 - fonte Eurostat

2. Perché calcolare la decrescita dal 1997 e non dal 2002
quando è entrato l'euro?
Perché dal 97 il cambio era già fisso e solo nel 2002 è entrata
in circolo
la moneta unica
3. Il problema primario per le aziende è la pressione
fiscale non l'euro (questo è risultato dalle risposte del
sondaggio sulle imprese).
Euro e imposizione fiscale sono strettamente correlati. Con
l'euro lo Stato non può stampare moneta e quindi si può agire
solo in due modi:
- Più tasse: diminuzione competitività con le imprese europee e
internazionali. Imprese che falliscono, delocalizzano e crollo
del PIL
- Più debito pubblico: quindi aumento debito e interessi
crescenti a scapito degli investimenti
4. Sarebbe meglio far cambiare le regole europee e Trattati
che uscire dall'euro.
La risposta del Parlamento Europeo è stata ignorare ogni
proposta e in seguito di AVER fatto un
governissimo europeo tra destra e sinistra escludendo TUTTE le
altre voci. Se di Fiscal Compact e Eurobond non si può parlare è
necessario riprenderci la nostra sovranità monetaria
5. Se dovremo chiedere agli altri di finanziarci il problema
rimarrà.
L'Italia ha un avanzo primario positivo per cui l'unico motivo
puo' chiedere di essere finanziata è per pagare gli interessi
sul debito pubblico esistente che sarebbe ridenominato nella
nuova valuta e quindi i crediti dei Paesi esteri sarebbero
svalutati del 30% circa nell'arco di un anno. Lo spread sarà
tenuto sotto controllo dal fatto di avere la Banca d'Italia come
prestatore di ultima istanza che quindi calmiererà i tassi.
Inoltre con l'Italia che torna a crescere con la sua sovranità
monetaria il mercato non avrà problemi a finanziare il nostro
debito perché ciò che guida i rendimenti sui titoli pubblici è
prima di tutto la sostenibilità del debito
6. La svalutazione della moneta è come fare una patrimoniale
del 20%.
L'euro è stato svalutato del 10% rispetto al dollaro durante
l'estate 2014, ma nessuno ha visto il suo patrimonio decurtato o
la sua capacità di spesa limitata. Questo perchè se la moneta
che si possiede è quella usata dove si vive il suo valore
rispetto ad altre valute non è importante per la spesa corrente.
L'unico caso di similitudine tra sovranità monetaria a
patrimoniale è qualora il ritorno alla lira avesse forti impatti
sull'inflazione che andassero ad erodere il potere d'acquisto.
Questo non sarà il caso perché in Italia oggi soffriamo del
problema opposto, la deflazione. Un po' di inflazione
non può che far bene alla sostenibilità del nostro debito
pubblco.
7. Lo spread si impennerebbe e gli interessi sul debito
aumenterebbero di molto.
Con la Banca d'Italia prestatore di ultima istanza i tassi
sarebbero calmierati dalla Banca stessa che potrebbe in ogni
momento decidere di comprare debito se i tassi aumentassero
oltre una certa cifra.
8. L'uscita dall'euro corrisponde ad un default.
Default vuol dire non rispettare gli impegni presi per il
debito. Il 94% del nostro debito pubblico è sotto legge italiana
e quindi verrebbe ridefinito nella nuova valuta nazionale.