Berlusconi
cede a Renzi sull'Italicum ma vuole garanzie sul dopo-Napolitano.
Pure Confalonieri lo chiama: non rompere....i coglioni!!!
È nel corso di una lunga e anche tesa
telefonata con Confalonieri che Silvio Berlusconi si convince a dire “sì” a
Renzi sulla nuova legge elettorale. Lo dirà al premier domani, quando è
previsto un colloquio a distanza. Per il presidente di Mediaset la vera posta
in gioco è troppo alta per fare scherzi. Vale un sacrificio. È il Great game
del
Quirinale. Nei tavoli che contano dell’Impero berlusconiano gli articoli
di oggi su Repubblica e Fatto in relazione alla “stanchezza”
del capo dello Stato vengono letti con allarme: “Sta
facendo trapelare che vuole mollare per accelerare l’approvazione della
nuova legge elettorale e organizzare la successione ordinata. Conoscendo
Napolitano, non si dimette al buio, senza la nuova legge elettorale, ma il
fatto che sia scritto senza smentita significa ‘fate presto’”.
Ed è proprio la successione a
Napolitano il terreno su cui Berlusconi si aspetta da Renzi di essere
“ricompensato” per il sacrificio sulle legge elettorale. Già, sacrificio. In
queste ore si sta trattando di soglie e tecnicalità varie. Assodato il premio
alla lista, e assodata pure la soglia di sbarramento del 5 per cento, si
discute di un listino “modello toscano” per avere una quota di nominati.
Modifiche importanti, ma che non cambiano il senso del “prezzo” che il
Cavaliere si è deciso a pagare. Ovvero una legge elettorale che mette, nero su
bianco, la sua sconfitta elettorale: “Con questa legge – dicono nella cerchia
ristretta - arriviamo terzi”. È la resa. E una formidabile arma nelle mani di
Renzi, per piegare i suoi.
Resa in cambio di “centralità”
politica, di “presentabilità”, che consiste nello stare ancora nel gioco che
conta sulla successione di Napolitano. Tutelando, stando nel gioco che conta,
l’Impero in difficoltà. A Berlusconi lo ricorda Confalonieri nel corso di un
colloquio così schietto da suonare ruvido. E non solo il presidente di
Mediaset. Tutti i vertici dell’Impero negli ultimi giorni si sono messi a
parlare con Gianni Letta e Denis Verdini, per spingere a un accordo
“filo-governativo”. Quello che pensano lo fa intendere in un tweet Daniela
Santanché, vicinissima al potente senatore toscano.
Succede che, per
molti, Berlusconi ha solo da perdere passando da “padre
della patria” di nuovo a Caimano, nell’era di Cesano Boscone.
Finora, sarà un caso, ma da quando c’è il Nazareno piovono
assoluzioni in famiglia: è successo su Ruby al Cavaliere, è
successo a Confalonieri e Pier Silvio su Mediatrade. Finora,
sarà un caso, ma da quando c’è il Nazareno nessuno si è
sognato di mettere in discussione questo assetto televisivo.
Mediaset perde colpi, perde pubblicità, e sarebbe fatale se
Renzi mettesse mano alle regole, magari privatizzando (anche
in parte) la Rai, spalancando la concorrenza a Mediaset. Il
Colle c’entra con tutto questo, eccome. Berlusconi ha
toccato con mano che è il crocevia dei destini italiani.
Starne fuori può far male assai: “Nel Nazareno – dice un
azzurro vicino al dossier - c’è l’elezione assieme del
successore. Renzi ha sempre detto che lo elegge con noi. Se
rompiamo, arriva Prodi e ci sfascia”. Meglio il sì. A costo
di sfasciare il partito. Dove si ingrossano le truppe del
ribelle “Fitto” che, al momento, conta circa quaranta
parlamentari. Quasi la metà.