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  INTERNOTIZIE

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Leggi fatte e mai attuate, mancano 242 decreti
Così Renzi non cambia passo rispetto a Letta

Dal Jobs act alle Province e fino agli 80 euro. Misure cardine dell’esecutivo ancora incomplete
Boschi evidenzia le incompiute dei predecessori. Mentre il governo non risponde sui suoi arretrati

renzi letta 192

I predecessori Monti e “#lettastaisereno” ne hanno lasciati 207 e 306. Renzi è già a 242 e in soli otto mesi li ha raggiunti. Alle leggi cardine dell’esecutivo mancano ancora centinaia di decreti attuativi e regolamenti da emanare. Il ministro Boschi fa un dossier in cui per elogiare le performances dell’esecutivo parla delle incompiute dei predecessori. Intanto la presidenza del consiglio dei ministri non risponde al Fatto.it sui provvedimenti arretrati in capo a Palazzo Chigi  di Thomas Mackinson

"Meglio premio di lista che di coalizione"
Renzi ribalta l'Italicum e pensa al voto
. Berlusconi pronto a SPARECCHIARSI per salvare il suo impero mediatico dall'attacco di NEFTLIX E SKY, con quest'ultima che vuole passare al "chiaro"

"Meglio premio di lista che di coalizione" Renzi ribalta l'Italicum e pensa al voto

"Dobbiamo avere gli strumenti elettorali per affermarci", dice il premier. "Spero che da noi ci sia spazio per Migliore (ex Sel) e per quella parte di Sc che vuole stare a sinistra". Nei sotterranei di Arcore si consuma la fine di Forza Italonia: riesumata nell'ottobre 2013 nel tentativo maldestro di far cadere il governicchio Burletta, ve lo ricordate, ora diventa merce di scambio preziosa per avere sostegno dall'Ebetino di Firenze nella prossima guerra contro Sky, che vuole diventare in chiaro, e contro Neftlix, il gigantesco contenitore popolare di cinema via internet.

Silvio Berlusconi offre a Matteo Renzi la dolce morte di Forza Italia per tutelare Mediaset

C’è già chi la chiama “dolce morte”. Pure nella cerchia ristretta di Silvio Berlusconi, dalle parti di Arcore. Tutto dice che il Cavaliere ha scelto di “chiudere” – politicamente – Forza Italia. Per tutelare l’Impero economico. L’eutanasia come strategia. L’apoteosi del conflitto di interessi all’epoca del Nazareno. A Matteo Renzi vanno i benefici politici, in termini di consenso (a scapito di Forza Italia). A Berlusconi le garanzie sull’Impero, in vista della delicata successione verso i figli, di primo e di secondo letto.

Fa il boom degli ascolti, la dolce morte. Matteo Renzi che a Domenica live prende per mano Barbara D’Urso al 15 per cento e la porta in orbita fino al 23, mentre illustra una manovra che prosciuga l’elettorato di Forza Italia: sgravi fiscali, Irap, miele per le imprese. Renzi toglie ossigeno ed elettori al Cavaliere, e la fidata dipendente di Berlusconi ricambia con un’intervista che al confronto fa apparire Vespa un sovversivo. “Bonus bebè” e "diamoci del tu", anzi diamoci pure un bacio via selfie. Le labbra rosse di Barbara, che manda un kiss sono l’ennesimo bacio dei telegionalisti berlusconiani. A modo loro, pure Paolo Del Debbio a Quinta Colonna e il vicedirettore del Giornale Nicola Porro, conduttore di Virus, hanno baciato Matteo. E dunque, sussurrano dentro la cerchia ristretta del Cav, chiedendo l’anonimato: “E’ chiaro che Berlusconi sta assecondando lo sfondamento al centro di Renzi sul suo elettorato. È uno sfondamento consenziente. Sarebbe stato impensabile vedere Prodi o D'Alema nel salotto della D'Urso in questo modo”. Già, sfondamento consenziente. Perché l’ex premier fa finta di attaccare il governo, giusto qualche dichiarazione di circostanza. La verità è tutto il suo mondo si è posizionato sulla linea “Forza Renzi”, parafrasando il titolo del Giornale di Sandro Sallusti di qualche tempo fa.

È un cambio di schema di gioco quello che ha in mente Silvio Berlusconi. Radicale. Per questo Mediaset è a servizio di Renzi, compresi quei tg che ai tempi di Monti avevano un pezzo al giorno sui suicidi degli imprenditori. E per questo Forza Italia non fa opposizione. Proprio l’ultimo sondaggio anticipato dall’HuffPost fotografa il movimento elettorale in atto. Forza Italia è al 14 per cento con tendenza a scendere e i suoi voti sono in libera uscita verso due direzioni. Al centro verso Renzi. A destra verso la Lega lepenista di Salvini. I sondaggi indicano cioè che “Forza Italia sta morendo”. E non pare che l’ex premier sia particolarmente sconvolto. Anzi, per Berlusconi il futuro di Forza Italia, in questo momento, non è la priorità. Anzi, è la variabile meno importante inserita in un quadro più ampio. Perché è epocale la fase che si vive ad Arcore.

E il quadro più ampio è rappresentato dall’Impero, che non gode più della salute di una volta. Fininvest è in rosso, Mediaset in passivo e alle prese con un difficile mercato pubblicitario, Forza Italia travolta dai debiti a garanzia dei quali, presso le banche, c’è solo il nome di Silvio Berlusconi. A ciò va aggiunta la tegola di Bankitalia che obbliga Fininvest a vendere in Mediolanum le quote che superano il 9,9 per cento. Insomma l’Impero è in sofferenza. Ed è ancora tutta da giocare la partita per conferire Mediaset Premium a Telecom in cambio di una quota nel gruppo delle telecomunicazioni. Anzi, la partita pare essersi messa male davvero, stando agli spifferi di ambienti informati. Mentre c’è da resistere all’offensiva di Murdoch. Come ha scritto Claudio Tito su Repubblica, la pax televisiva sta per saltare, anche con “il possibile trasferimento in chiaro di Sky”. Una partita, questa, che già turba i sonni di Fedele Confalonieri. E su cui Berlusconi si attende un atteggiamento non ostile del governo: “Renzi – va dicendo – deve difenderci”.

Eccolo, il cambio di schema. In questo quadro la politica, per Berlusconi, è solo un arnese per dare ossigeno all’impresa. Nulla di più. Chi ha provato a intavolare discussioni strategiche sul futuro del partito, riporta così il mood che si respira ad Arcore: “Di Forza Italia e della politica non gliene importa più nulla, anzi su molti argomenti prova quasi fastidio”. Per questo Berlusconi sta accarezzando anche un’altra mossa per portare Forza Italia alla dolce morte. Ovvero dare a Renzi quel che chiede in termini di legge elettorale, dicendo sì al premio di lista e non di coalizione. È praticamente un modo per offrirgli la “sconfitta sicura di Forza Italia”, che arriverebbe terza (dopo Pd e Grillo) con una pattuglia di parlamentari. Poco male, perché comunque renderebbe permanente lo schema di questi mesi di appoggio esterno a Renzi, sempre con l’obiettivo di ottenere dal governo misure che tutelino l’impero e la sua eredità, dando ai figli aziende meno sofferenti. Ora, il Cavaliere è uomo fin troppo pragmatico ed è consapevole che ricostruire una coalizione di centrodestra è fatica improba: la Lega sta su posizioni lepeniste, la Meloni pure, Alfano è al due per cento su posizioni ultramoderate. Ci vorrebbe tempo, fatica, e sopratutto bisognerebbe fare opposizione a un governo che non gli è affatto ostile.

E ammesso che ci si riesca, Renzi resta più forte, è difficile che il centrodestra possa tornare al governo e Berlusconi è incandidabile. Allora è assai più realistico sacrificare l’eredità politica all’eredità dell’Impero. Raccontano fonti alte che la sintesi del ragionamento di Berlusconi è questa: “Quando si voterà, o arriva secondo o terzo, è lo stesso. L’importante è che porta in Parlamento 80-90 deputati, fedelissimi, gente che obbedisce e spinge i bottoni senza fiatare, mica come Fitto e tutti questi vecchi professionisti della politica. Li piazza lì e fa come adesso, va in soccorso a Renzi e tratta sui dossier che gli interessano”. Già, come adesso, senza Alfano, Meloni, Salvini. Con Renzi. Forever.

 

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