Fiat lascia l'Italia e vola a Wall Street: addio al titolo dopo
111 anni
Il Lingotto era arrivato a Piazza Affari
nel 1903, venerdì l'ultima seduta a Milano: lunedì debutterà Fca
(Fiat Chrysler Automobiles). Si completa il disegno strategico
annunciato da Gianni Agnelli nel 1999
(reuters)TORINO -
Centoundici anni dopo,
il titolo Fiat sparisce dalla Borsa. Ci era arrivato nel
1903, quattro anni dopo la fondazione della Fabbrica Italiana
Automobili Torino. L'ultimo giorno di contrattazioni del vecchio
titolo sarà venerdì 10 ottobre. L'annuncio ufficiale è di questa
mattina. Con un comunicato il Lingotto (ma sarebbe ormai più
corretto dire
Londra, dove ha sede il nuovo quartier generale del gruppo)
annuncia che si sono verificate tutte le condizioni per la
trasformazione pianificata da Marchionne e John Elkann nei mesi
scorsi. Domenica 12 ottobre nascerà ufficialmente Fca, la
società di diritto olandese con sede fiscale in Gran Bretagna
che sostituirà la Fiat. Il giorno dopo, il 13 ottobre, mentre
nelle vie di New York andrà in scena la tradizionale parata del
Columbus Day, il titolo Fca verrà quotato a Wall Street e sul
mercato telematico di Milano.
Il passaggio di questo week-end, ormai annunciato e organizzato
da tempo, è comunque un momento di grande importanza simbolica.
Venerdì, con la chiusura di Piazza Affari, Fiat smetterà di
essere un'azienda italiana, anzi cesserà proprio di esistere.
Rimarrà italiano il suo azionista principale, Exor, la
finanziaria degli Agnelli che ha trasferito la sua sede dalla
storica palazzina torinese di corso Matteotti agli uffici del
Lingotto.
A Torino rimarrà la sede delle attività europee. La testa
finanziaria del gruppo volerà a St James's street, nella city.
Si completerà così, nel giro di un fine settimana, il disegno
strategico annunciato da Gianni Agnelli quindici anni fa, nel
1999, in occasione della festa per il centenario della Fiat.
"Siamo ancora troppo italiani, siamo un gruppo
semi-internazionale". Oggi è un gruppo globale. Tanto che gli
unici stabilimenti Fiat visitati dal presidente del Consiglio
italiano sono a Detroit. Ai dipendenti della Penisola rimane la
speranza che presto il piano produttivo del gruppo porti la
realizzazione di nuovi modelli nelle fabbriche italiane. Per
azzerare la cassa integrazione e, un giorno, tornare ad
assumere.