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Porta Nuova, il fondo sovrano del Qatar sale al 100% dei grattacieli milanesi

Porta Nuova, il fondo sovrano del Qatar sale al 100% dei grattacieli milanesi

A vendere all'emirato la quota residua sono stati tra gli altri Hines sgr e UnipolSai, subentrata come socio dopo la fusione con la Fondiaria-Sai della famiglia Ligresti. Manfredi Catella, amministratore delegato di Hines e sostenitore del premier Matteo Renzi, è finito di recente nelle cronache perché il suo nome è sulla lista Falciani

La Qatar Investment Authority, fondo sovrano dell’emirato guidato da Tamim bin Hamad al-Thani, è diventata l’unico proprietario di Porta Nuova, l’area milanese tra corso Como e la stazione Garibaldi su cui sorgono grattacieli tra cui quello che è sede di Unicredit. Il fondo Qia, che dal 2013 aveva già una partecipazione del 40%, ha rilevato il resto delle quote dagli altri soci, gli investitori iniziali nel progetto: Hines sgr, artefice della riqualificazione dell’area, UnipolSai, il fondo pensioni statunitense Ttiaa Cref, la Coima della famiglia Catella, la Galotti e il fondo Mhrec. Il prezzo dell’acquisizione non è stato reso noto, ma Porta Nuova ha un valore di mercato che supera i 2 miliardi di euro. “E una cifra riservata, ma si tratta di uno dei deal più importanti in Europa, sicuramente uno dei più importanti in Italia”, ha detto Manfredi Catella, amministratore delegato di Hines sgr, che continuerà a gestire i fondi di investimento proprietari di Porta Nuova. Secondo Catella comunque “nessuno ha guadagnato meno del 30%” rispetto a quanto investito inizialmente dieci anni fa.

La Qatar investment authority, che stando a Catella intende mantenere la maggioranza “per un lungo periodo”, in Italia possiede anche il Four Seasons di Firenze, il Gallia di Milano e gli hotel della Costa Smeralda rilevati dalla Colony Capital di Tom Barrack nel 2012. Operazione, quest’ultima, sulla quale – come emerso la settimana scorsa – la Procura di Tempio Pausania ha aperto un’inchiesta: gli inquirenti ipotizzano che la transazione sia passata attraverso società localizzate fittiziamente in Lussemburgo, dando origine a una maxi evasione fiscale da 600 milioni di euro. A fine 2014 il braccio finanziario degli emiri ha poi investito nella Inalca del gruppo della carne Cremonini attraverso IQ Made in Italy investment company, joint venture con il Fondo strategico italiano di Cassa depositi e prestiti.

Lo scorso novembre Catella, sostenitore dichiarato del premier Matteo Renzi, ha organizzato a Milano una delle cene di finanziamento del Partito democratico – 1000 euro a testa la cifra minima – a cui ha partecipato anche il leader del partito e presidente del Consiglio. Sede, lo spazio polifunzionale The mall, nel cuore di Porta Nuova appunto. E all’evento ha partecipato anche Pierluigi Stefanini, presidente di UnipolSai, subentrata come socio nel progetto Porta Nuova dopo l’acquisizione e fusione con la Fondiaria-Sai della famiglia Ligresti. Da cui Catella è stato a lungo finanziato. Sempre a novembre però l’imprenditore di origini siciliane ha guadagnato gli onori delle cronache per i suoi rapporti non proprio trasparenti con il fisco. Il giorno stesso della cena di finanziamento, infatti, è emerso che Hines compariva nell’elenco delle aziende protagoniste dello scandalo LuxLeaks, quelle che hanno firmato accordi segreti con il Granducato del Lussemburgo per pagare meno tasse in patria.

Più di recente, l’immobiliarista è finito nei titoli dei giornali perché il suo è uno degli oltre 7mila nomi italiani della lista Falciani, l’elenco di personaggi con oltre 100 miliardi di dollari di depositi in Svizzera trafugato alla banca Hsbc. Sul suo conto, nel 2007, risultavano 922mila dollari. Ma, contattato dal settimanale L’Espresso, Catella ha sostenuto di “non aver mai ricevuto rilievi dall’Agenzia delle Entrate”.