Caccia a 20
miliardi, il governo pronto a far salire il deficit
Accelerata sulla
manovra, ecco la nuova spending review. Renzi blinda Berlusconi:
importante stia al tavolo dell'Italicum
ROMA - roma.
Prima la presa d'atto della frenata dell'economia, poi la rinuncia
all'allargamento del bonus di 80 euro a pensionati e partite Iva
(che sarebbe costato 5 miliari), quindi l'impegno a lavorare
d'agosto alla legge di Stabilità. La task force renziana ha già in
mente la contromossa autunnale alla caduta del Pil e alla rinnovata
tensione sui conti pubblici. Un piano d'emergenza per trovare 20
miliardi per il 2015 e costruire un cordone di sicurezza intorno ai
conti pubblici, cercando di evitare cure drastiche a colpi di
austerità.
A far scaldare i motori, dopo le polemiche delle ultime ore e il
"caso" Cottarelli, è intervenuta nel frattempo la mancata
bollinatura da parte della Ragioneria generale di due norme del
decreto Madia, approvato nei giorni scorsi alla Camera: il
pensionamento di 4.000 insegnanti con le norme, pre-Fornero, di
"quota 96" (costo nel 2014 circa 50 milioni) e l'anticipo del
pensionamento dei professori universitari da 70 a 68 anni (costo un
centinaio di milioni). La Ragioneria pone rilievi per la qualità e
l'entità delle coperture, soprattutto per la seconda misura, e il
governo, al Senato, è intenzionato a correre ai ripari: Madia e
Morando sono al lavoro nel week end.
Il nuovo quadro che si è venuto a delineare ha convinto Renzi ad
accelerare la preparazione della legge di Stabilità, che sarà
comunque varata, regolarmente, a settembre. La valutazione di fondo
è che servono circa 20 miliardi di manovra lorda: non lo dice solo
l'ex viceministro del Tesoro, Stefano Fassina, che parla di 23
miliardi da giorni, ma che sta in una posizione critica nel Pd.
Anche all'interno del governo i primi calcoli portano a questa
cifra.
Da trovare ci sono infatti i 7-10 miliardi per il rinnovo del bonus
Irpef da 80 euro per il 2015, i 4 miliardi di spese indifferibili (Cig
in deroga, 5 per mille, missioni militari ed altro), i 4 miliardi di
tagli alle spese postati sul 2015 dal governo Letta che dovranno
essere trovati, pena l'entrata in funzione della clausola di
salvaguardia con relativo taglio lineare delle agevolazioni fiscali.
Infine 2-3 miliardi dovranno servire per proseguire nella correzione
del deficit. In tutto una ventina di miliardi.
Dove trovarli? L'idea che sta circolando è quella di far conto
intanto su una riduzione dello spread e la conseguente minor spesa
per interessi di circa 3 miliardi, dato che gli stanziamenti sono
stati per prudenza sovrastimati nel Def. La seconda mossa, che
darebbe un paio di miliardi, riguarda la contabilizzazione del buon
gettito dell'Iva che arriva dalle ristrutturazioni ecologiche delle
abitazioni per le quali si stima un giro d'affari di 20 miliardi per
il 2015. Il resto verrebbe dalla spending review: la cifra
annunciata da Renzi è di 16 miliardi, ma a fronte di queste nuove
risorse individuate dal governo, potrebbe essere limata con
l'obiettivo politico di non intaccare più di tanto sanità, pensioni
e servizi essenziali.
Molto dipenderà dal rapporto con l'Europa e dall'obiettivo di
deficit-Pil che ci si porrà per il prossimo anno. Il Def fissava
l'1,8 per cento per il 2015, ma già nei giorni scorsi Renzi, durante
la direzione del Pd, ha annunciato di voler portare il livello al
2,3 per cento: dunque manovra più leggera. Non è escluso che si
salga ancora, restando sotto il 3 per cento e riuscendo a racimolare
qualche miliardo di margine, 5 oppure 6. Naturalmente questa opzione
deve fare in conti con Bruxelles. Salire ulteriormente verso il 3
per cento (dopo aver già fatto slittare il pareggio strutturale di
bilancio al 2016) aprirebbe un fronte con l'Unione che potrebbe
trovare una soluzione solo una volta consolidati gli assetti della
nuova Commissione e stabilite le modalità del meccanismo di
flessibilità a fronte di riforme. Da considerare anche che preme la
raccolta delle firme per il referendum per l'abolizione del Fiscal
Compact: l'ulteriore ricorso al rigore non farebbe che dare maggiore
fiato all'iniziativa.
Infine c'è la rivalutazione del Pil: il 20 settembre scatteranno le
nuove serie di Eurostat che, cambiando metodo di calcolo e
allargando il campo delle attività illecite contabilizzate,
aumenterà il prodotto interno lordo di circa il 4 per cento. Una
stima elaborata dalla Confcommercio valuta nello 0,1 la diminuzione
del rapporto deficit-Pil dovuta alla crescita del denominatore:
dunque 1,7 miliardi in più che comunque contribuiranno alla
composizione della manovra allargando i margini.