Riforma Senato, Matteo Renzi spiazzato da Sel: "Fino a ieri accordo
fatto". Dubbi Dem su Chiti...
Fino a ieri sera sembrava tutto risolto. Vannino
Chiti aveva portato avanti la mediazione con Sinistra e libertà in
Senato, in stretto collegamento con il capogruppo del Pd a Palazzo
Madama Luigi Zanda. Insomma, Matteo Renzi ieri sera è andato a letto
convinto che oggi Sel avrebbe ritirato gran parte degli emendamenti
alla riforma costituzionale per garantire così
le votazioni sul ddl entro l'8 agosto e il voto finale alla ripresa,
a settembre. Che poi è la proposta illustrata stamane da Chiti
al Senato. Il punto è che mentre Chiti parlava in aula, nel Pd erano
ancora tutti convinti che la mediazione fosse andata in porto, che i
vendoliani avrebbero ritirato gli emendamenti. Invece no. Sel
spiazza ancora una volta Renzi, il ministro per le Riforme Maria
Elena Boschi e tutti i Dem. Di ritiro degli emendamenti al Senato
non c'è traccia. Anzi. E i renziani si interrogano sulla trattativa
di Chiti.
Dal Sel ti dicono che sì, ieri ci sono stati
colloqui con Chiti. Effettivamente era stata data una certa
disponibilità a rimuovere i "macigni" che pesano sulla riforma, per
usare il linguaggio di Renzi. Però, rimbrottano i vendoliani, "il
governo non ha risposto nel merito, ha solo preso atto della nostra
disponibilità a ritirare gli emendamenti senza aprire la trattativa
sui punti da noi indicati". E a questo punto, la disponibilità
iniziale è stata frenata. Perché, sottolineano ancora i senatori di
Sel, "noi non dichiariamo aperture per andare in ferie, non vogliamo
che tutto questo succeda per garantire a tutti una giornata sotto
l'ombrellone il 13 agosto". Spiega Loredana De Petris in conferenza
stampa: "Noi abbiamo dato la nostra disponibilità al ritiro di una
consistente parte degli emendamenti, ma questa nostra disponibilità
deve avere un contraltare di risposte dal governo. E' arrivato il
momento in cui nessuno può fare giochini". Di fatto, quindi, Sel
chiede un tavolo di confronto al Pd. "Chiediamo risposte o un luogo
dove poter discutere", chiarisce il neoleader Nicola Fratoianni in
conferenza stampa. Su cosa?
Ecco i punti di merito. "Non basta dire che dopo
la riforma si fa il referendum costituzionale - dice Fratoianni,
deputato di Sel - vanno definite le modalità concrete per arrivarci.
E ancora: le firme per chiedere il referendum vanno riportate a
500mila: è inaccettabile che il ddl Boschi le aumenti a 800mila".
Stessa cosa dicasi per le firme necessarie per presentare proposte
di legge di iniziativa popolare: "Siano riportate a 50mila", chiede
Fratoianni. E poi il tema della platea di elezione del presidente
della Repubblica: "Così com'è nel ddl Boschi - dice il parlamentare
vendoliano - la maggioranza si può prendere tutto. Invece la platea
va allargata, magari agli eurodeputati: bisogna discuterne". Infine,
il nodo del pareggio in bilancio in Costituzione: "Va eliminato per
praticare la flessibilità. Si inizi da lì - continua Fratoianni -
dopodichè per cambiare verso all'Europa, bisogna cambiare i
trattati. Su tutto questo vogliamo risposte precise e non ambigue:
non si tratta di un ricatto, il ricatto lo pongono loro se dicono di
ritirare gli emendamenti senza discutere nel merito". Quanto alla
proposta di Senato elettivo, Sel lascia intendere che è disposta ad
eliminarla dalla discussione in Senato, per poi riprenderla "nella
campagna elettorale per il referendum". Ma sia chiaro: "Non facciamo
tutto questo per guadagnare una settimana e per andare in ferie -
dice Fratoianni - E non siamo frenatori solo perché esprimiamo dei
dubbi di merito sulla riforma. Vogliamo risposte nel merito".
Nel Pd la 'ritirata' di Sel è stata presa come
una doccia gelata. "Non ce l'aspettavamo, ci siamo fidati di Chiti,
ci chiediamo se abbiamo fatto bene", bisbigliano i renziani. Al
Senato resta il punto interrogativo sulle riforme, con la conferenza
dei capigruppo che ancora una volta non riesce a decidere nulla e si
aggiorna nel pomeriggio. Nessuno scommette sulle vacanze dal 9
agosto in poi.