Libia, rapito per alcune
ore l'ex premier Abushagur. Stava mediando una tregua
fra le milizie
Ripresi gli scontri all'aeroporto, islamisti all'attacco
a Bengasi. Continua l'incendio del deposito di
carburante, ma adesso è sotto controllo. Le forze
islamiste conquistano la più importante base militare
della città
LA crisi libica continua ad
avvitarsi in maniera veloce e imprevedibile: mentre il
problema del pericoloso incendio di un deposito di
benzina potrebbe risolversi da solo nelle prossime ore
(i milioni di litri di carburante stanno bruciando del
tutto), lo scontro fra milizie rivali è sempre più duro.
E adesso qualcuno prova anche a far ricorso ai rapimenti
politici: in mattinata a Tripoli è scomparso l'ex primo
ministro Mustafà Abushagur, un moderato che era stato
premier per poche ore nel settembre del 2012, ma poi si
era vista bocciare la lista dei suoi soli 10 ministri
perché non aveva accontentato gli interessi di tutte le
fazioni e delle varie città e comunità di Libia. L'ex
primo ministro è stato liberato alcune ore più tardi.
Nessuna organizzazione ha rivendicato il rapimento, ma è
probabile che l'uomo sia stato sequestrato proprio
perché stava mediando una tregua tre le diverse fazioni
in lotta.
Abushagur nelle elezioni del 25 giugno era risultato
primo fra gli eletti: in queste ore stava lavorando da
mediatore fra le varie fazioni, ovvero fra il gruppo di
milizie e gruppi politici guidati da Zintan e fra quelli
filo-islamici guidati da Misurata. La sua famiglia ne ha
denunciato la scomparsa: secondo un giornalista a
Tripoli "se verrà confermato che Abushagur stato rapito,
è stato proprio perché è un moderato, mentre ormai c'è
chi vuole lo scontro finale".
Oggi una tregua di 24 ore non è stata rispettata del
tutto, nel pomeriggio gli scontri e i tiri di razzi sono
ripresi. Ma comunque il cessate-il-fuoco in mattinata è
servito alla città per respirare, e ai pompieri libici
per continuare il lavoro di spegnimento del deposito di
carburante.
Facendo rimbalzare una notizia incontrollata che
circolava sui social network, il sito Internet
dell'ufficio stampa del primo ministro libico aveva
pubblicato l'annuncio secondo cui l'Italia avrebbe
offerto 7 aerei Canadair per spegnere l'incendio. Ma
questa era la richiesta dei libici: la verità è che con
gli scontri ancora in corso mandare pompieri italiani a
terra o anche solo far sorvolare Tripoli da aerei
Canadair è molto pericoloso. A Roma il Ministero degli
Esteri ha quindi smentito la notizia dei 7 Canadair, pur
confermando che Roma è pronta ad aiutare la Libia ma
solo in condizioni di sicurezza.
Sul fronte orientale, a Bengasi le truppe del generale
"ribelle" Haftar sono state attaccate dal gruppo
islamista Ansar Al Sharia: gli islamici hanno
conquistato la base in cui si trovavano alcune unità
delle truppe speciali dell'esercito libico alleate con
Haftar. IN mattinata un aereo militare che era impegnato
a bombardare le postazioni di Ansar al Sharia è
precipitato (non è chiaro se sia stato abbattuto). Il
generale Sagr Al-Jerouchi, "capo delle operazioni aeree"
dei militari comandati dal generale Khalifa Haftar
sostiene che il caccia Mig non è stato abbattuto, ma che
il pilota ha avuto problemi tecnici e si è lanciato con
il paracadute. E il quartier generale delle Forze
speciali dell'esercito libico, principale base militare
di Bengasi, è caduta ieri sera in mano dei gruppi
islamisti, dopo diversi giorni di sanguinosi
combattimenti.
Il 'Consiglio della Shura dei rivoluzionari di Bengasi',
un'alleanza di gruppi islamisti e jihadisti, ha
annunciato in un comunicato di aver preso il controllo
della base. Notizia confermata dall'esercito.
A Roma intanto il sottosegretario con la delega alla
sicurezza Marco Minniti ha tenuto un'audizione innanzi
alla Commissione Difesa del Senato: "Il nostro primo
obiettivo", ha detto Minniti, "è la cessazione delle
ostilità". "E' molto importante che in questo momento ci
sia un'azione di mediazione che impedisca il conflitto
tra le milizie in atto a Tripoli ma anche a Bengasi,
anche se i protagonisti sono differenti. La prima cosa è
fermare il conflitto". Al secondo punto Minniti ripete
quello che ha chiesto lo stesso ministro degli Esteri
Federica Mogherini: che ci sia un rinnovato impegno
delle Nazioni Unite, "che sia nominato un Alto
Rappresentante delle Nazioni Unite per la Libia, un ex
capo di Stato o di governo, in modo da tenere conto
della drammaticità delle condizioni del paese".
Minniti sostiene poi che sarà necessario "lavorare in
maniera incessante perché il Parlamento eletto il 25
giugno in Libia possa insediarsi il 4 agosto. E'
fondamentale che nella ricostruzione democratica di quel
Paese, un Parlamento liberamente eletto possa
pacificamente riunirsi. Cosa al momento non scontata".
In Senato Minniti ha ringraziato "i nostri operatori
all'ambasciata a Tripoli, a nome del Governo italiano e
del Parlamento, perché in condizioni difficilissime si
sta garantendo una capacità di intervento assolutamente
straordinaria".