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MEDIOLANUM CAPITALE DELL'IMPERO ROMANO (285 d.C. - 476 d.C.) DA MASSIMIANO A TEODOSIO IL GRANDE

Ormai la città era diventata influente ed importante e gli imperatori, al varo della Tetrarchia voluta da Diocleziano allo scopo di consolidare strutture e confini di un impero sempre più vasto,decisero di farne capitale . Il confine nord in quel momento storico era a 400 chilometri e l'esistenza di un centro vasto come Mediolanum rispondeva perfettamente alle esigenze di difesa contro le invasioni barbariche sempre più frequenti.

Quando Diocleziano decise di dividere l'Impero in due, scelse per sé l'Oriente e Mediolanum divenne residenza e capitale[37] del suo "collega" Massimiano, a capo dell'Impero Romano d'Occidente. Entrarono trionfalmente in città su un cocchio, Diocleziano si riservò l'appellativo di Giovio e Massimiano quello di Erculeo. Sappiamo inoltre che nell'inverno del 290/291 i due Augusti si incontrarono a Mediolanum. Da questo momento la corte rimase stabilmente in questa città, per la parte occidentale dell'Impero.[38]

Dopo l'abdicazione di Massimiano (306) avvenuta nello stesso giorno in cui abdicò Diocleziano, vi fu una serie di guerre di successione nel corso delle quali in pochi anni molti dei contendenti risiedettero a Mediolanum: prima Flavio Severo nel 307 che preparò la spedizione contro Massenzio;[39] lo stesso Massenzio in lotta contro Costantino; ed infine Costantino reduce dalla vittoria contro Massenzio, per stringere un'alleanza con Licinio nel febbraio del 313, rafforzata dal matrimonio di quest'ultimo con la sorella di Costantino, Flavia Giulia Costanza.[40][41][42][43][44][45][46]

A Milano, nel 313 Costantino si accordò con Licinio per consentire, con l'Editto di Milano, la pratica del culto cristiano, le cui prime cellule milanesi risalgono al II secolo. Sempre Costantino I trascorrerà alcuni brevi periodi in città nell'ottobre del 315 (per occuparsi dell'eresia Donatista) o nel 326 (prima di recarsi a Roma per i Vicennalia).[38] E sempre a questo periodo l'Italia a nord dell'Arno fu soggetta ad un vicario dell'Annona (il cui ruolo era di mantenere la corte imperiale, le milizie civili e militari al seguito), che dalle retrovie potesse essere di sostegno al vicino limes danubiano.[25]

La statua di Costantino I nei pressi del colonnato e della basilica di San Lorenzo a Milano.

Dal 340 al 348 il terzo erede di Costantino, Costante I, soggiornò più volte nella metropoli lombarda, come quando nel 342/343 qui ricevette il vescovo Atanasio di Alessandria.[38] Nel 352 Costanzo II, dopo aver cacciato Magnenzio da Aquileia ed averlo forzato a tornare in Gallia, si recò a Mediolanum dove abrogò con un editto, le decisioni del "tiranno".[47] Nella città trascore alcuni periodi della sua vita negli anni successivi, come nell'inverno del 352/353 (quando prese in moglie Eusebia), 354 (quando qui si recò al termine di una vittoriosa campagna contro gli Alemanni) o nel 355 (quando decise di trasferirvi la propria capitale, lontano dalla Gallia).[48] Nel 355 qui a Mediolanum si unirono in matrimonio il Cesare Flavio Claudio Giuliano ed Elena,[49] ed un importante Sinodo (ripetuto anche nel 390).[25] Costanzo tornò spesso a Mediolanum fino alla primavera del 357, senza più farvi ritorno.[38]

Nel 364/365, Valentiniano I (Augustus senior) scelse ancora una volta Mediolanum quale sua capitale (che qui rimase per parte del 365, 368 e 374[38]), mentre lasciò che il fratello Valente (Augustus iunior) continuasse a considerare Costantinopoli sua residenza e capitale imperiale d'Oriente.[50]. Il 7 dicembre del 374 Ambrogio divenne vescovo della città e coltivò la sua amicizia con l'Imperatore Graziano che qui spesso soggiornò a partire dal 379 (quando emanò un editto a favore di Ambrogio, nel quale aboliva ogni precedente disposizione di tolleranza per le eresie) fino al 383 (quando fu ucciso a Lugdunum dall'usurpatore Magno Massimo). Dopo di lui soggiornarono a Mediolanum l'imperatore Valentiniano II (dal 383 al 387), lo stesso Magno Massimo (nel 387) e Teodosio I, che dopo aver battuto Massimo nel 388, vi fissò la sua residenza imperiale fino al 392. Qui tornerà dopo aver battuto un nuovo usurpatore, Flavio Eugenio, nel settembre del 394 e morendovi il 17 gennaio del 395 (con elogio funebre di Ambrogio).[38]

L'antica Milano romana (Mediolanum) (sec. III-V) con le mura e le porte, il forum (piazza principale), il teatro, l'anfiteatro, il circo, il palazzo imperiale,[51] la zecca, le terme Erculee, il mausoleo imperiale e le basiliche paleocristiane.

Ecco cosa ci racconta Ausonio della Mediolanum del 380-390:

« A Mediolanum ogni cosa è degna di ammirazione, vi sono grandi ricchezze e numerose sono le case nobili. La popolazione è di grande capacità, eloquenza ed affabile. La città si è ingrandita ed è circondata da una duplice cerchia di mura. Vi sono il circo, dove il popolo gode degli spettacoli, il teatro con le gradinate a cuneo, i templi, la rocca del palazzo imperiale,[51] la zecca, il quartiere che prende il nome dalle terme Erculee. I cortili colonnati sono adornati di statue di marmo, le mura sono circondate da una cinta di argini fortificati. Le sue costruzioni sono una più imponente dell'altra, come se fossero tra loro rivali, e non ne diminuisce la loro grandezza neppure la vicinanza a Roma»
(Ausonio, Ordo urbium nobilium, VII.)

Nel periodo in cui fu vescovo Ambrogio e dell'imperatore Teodosio I, Mediolanum divenne il centro più influente della Chiesa d'Occidente. Sant'Agostino fu convertito al cristianesimo nel 386 e ricevette il battesimo da S.Ambrogio. Il milanese Flavio Manlio Teodoro divenne prefetto del pretorio d'Italia negli anni 397-399, esercitando il suo potere proprio da Mediolanum-Aquileia. Nel 397 ottenne che l'Imperatore Onorio celebrasse a Mediolanum, e non a Roma, le feste solenni del suo quarto consolato.[52] Una volta divenuto console ordinario nel 399, celebrò questo avvenimento nella sua Mediolanum con giochi e spettacoli.[53] Nel 402 il generale dell'Impero romano d'Occidente, Stilicone, precipitatosi dalla vicina provincia di Rezia, riuscì a liberare Mediolanum dall'assedio dei Visigoti di Alarico, che avevano saccheggiato e devastato parte della pianura padana. Il re germanico, costretto a spostarsi verso Ovest, fu ancora una volta battuto dal generale "romano" presso Pollenzo (6 aprile del 402). Sei anni più tardi, nel 408, vi fu una breve apparizione a Mediolanum dell'Imperatore Onorio, mentre nel 452 le orde degli Unni di Attila saccheggiarono la città senza però incendiarla.

 

 

 

 

Milano, esonda ancora il Seveso   foto   in centro voragine di 12 metri   foto   -   video

Milano, esonda ancora il Seveso,26-07-2014  foto
in centro voragine di 12 metri
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Le previsioni: piogge fino ad agosto   meteo
Archivio foto L'esondazione dell'8 luglio

 

Maltempo, il Seveso torna ad allagare Milano. Guasto in centro, voragine di 12 metri

Dopo una notte di precipitazioni il fiume è esondati com'era già accaduto l'8 luglio: i mezzi del Comune in azione dall'alba. In corso di Porta Romana cede il manto stradale. Bloccata la circolazione

 

A Milano il Seveso è di nuovo esondato dopo una notte di precipitazioni. E una voragine di 12 metri di profondità, dell'ampiezza di sei metri per tre, si è aperta in pieno centro a Milano. In tilt i quartieri a nord, con strade e piazze chiuse, e in alcuni punti l'acqua ha raggiunto anche i 20 centimetri. L'esondazione del fiume si è conclusa poco dopo le 9. Verso le 7.30 le acque del fiume hanno invaso in particolare la zona di Niguarda. Alcune vie sono state chiuse e lo scarso  traffico del sabato mattina è stato deviato dai vigili, intervenuti sul posto insieme con i vigili del fuoco e la Protezione civile.disagi non sono comunque paragonabili con quelli dell'8 luglio scorso, quando in città finirono sott'acqua quasi due interi quartieri (Niguarda e Isola). Allora i danni provocati dal Seveso furono ingenti e proprio ieri il presidente della Regione Lombardia, Roberto maroni, ha chiesto lo stato d'emergenza quantificando in oltre 47milioni i danni per il capoluogo e negli altri comuni del Milanese coinvolti.

E una voragine profonda circa 12 metri si è intanto aperta in mezzo alla carreggiata al'altezza del civico 123 in corso di Porta Romana. A provocare il gigantesco buco è stata la rottura di una congiunzione fra la tubatura principale che trasporta l'acqua potabile e i tubi dei condomini. Il cedimento dell'asfalto, inghiottito dalla massa d'acqua che ha eroso il terreno sottostante, è avvenuto all'altezza dell'incrocio con via Eugenio Vaina.
 

 

Esonda il Seveso, quartieri allagati a Milano foto
Violenti temporali, danni in Veneto /
mete - 08-07-2014

 

 

Lombardia, è allarme maltempo   Foto   esonda il Seveso. A Orio voli dirottati

Lombardia, è allarme maltempo esonda il Seveso. A Orio voli dirottati

Nel capoluogo 20 cm d'acqua in alcune strade
Video Il soccorso in diretta a Rho - Niguarda
,25-06-2014

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 Ezio rimase sul campo ma mancava della potenza necessaria per ingaggiare battaglia, avendo a disposizione solo pochi uomini; era però consapevole che Attila aveva necessità di grandi quantità di foraggio e viveri per i suoi uomini e bastava un nulla perché scoppiassero epidemie; inoltre era in attesa dell'esercito che Marciano stava convogliando sul Danubio per chiudere in una sacca gli Unni. Attila si fermò finalmente sul Po, in una località tramandata col nome di "Ager Ambulejus", dove incontrò, nell'attuale Governolo,[19] frazione di Roncoferraro, un'ambasciata formata dal prefetto Trigezio, il console Avienno e papa Leone I (la leggenda vuole che proprio il papa abbia fermato Attila mostrandogli il crocifisso). Dopo l'incontro Attila tornò indietro con le sue truppe senza pretese né sulla mano di Onoria, né sulle terre in precedenza reclamate. Sono state date diverse interpretazioni della sua azione. La fame e le malattie che accompagnavano la sua invasione potrebbero aver ridotto la sua armata allo stremo, oppure le truppe che Marciano mandò oltre il Danubio potrebbero avergli dato ragione di retrocedere, o forse entrambe le cose sono concausali alla sua ritirata. Prisco riporta che la paura superstiziosa della fine di Alarico - che morì poco dopo aver saccheggiato Roma nel 410 - diede all'Unno una battuta di arresto. La "favola che è stata rappresentata dalla matita di Raffaello e dallo scalpello di Algardi" (come l'ha chiamata Edward Gibbon) di Prospero d'Aquitania dice che il papa, aiutato da Pietro apostolo e Paolo di Tarso, lo convinse a girare al largo dalla città. Vari storici hanno supposto che l'ambasciata portasse un'ingente quantità d'oro al sovrano unno e che lo abbia persuaso ad abbandonare la sua campagna,[20] e questo sarebbe stato perfettamente in accordo con la linea politica generalmente seguita da Attila, cioè di chiedere un riscatto per evitare le incursioni unne nei territori minacciati.