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OMBRE A SAN SIRO : Milano, la crisi e il suo derby più buio

 

LUCI a San Siro, Vecchioni, per il derby?
"LUCI di abbagliante bellezza non credo proprio. Ombre, semmai. Una volta San Siro era chiamato la Scala del calcio, ma adesso è un periodo grigio, confuso. Prima o poi passerà, ma per ora ci siamo dentro".

Andrà allo stadio?
"No. È già molto se guardo il derby in tv. Dopo venti minuti di Inter-Verona non ne potevo già più. A me piaceva l'atmosfera di festa che c'era nei derby, mi piaceva sapere che a Torino, a Roma, a Napoli avrebbero guardato in tv quel derby preoccupati per la classifica. Adesso per il resto d'Italia è una partita come un'altra. Conta solo per noi tifosi, e battere il Milan rimane un piacere immenso, ho un sacco di amici milanisti e godrei nel vederli schiumare".

Com'è diventato interista?
"Complesso di Edipo. Ero un bambino quando mio padre ha lasciato San Giorgio a Cremano per venire a Milano. Commerciava in tessuti, in senso buono, mica un magliaro. Lui s'è schierato col Milan e io automaticamente con l'Inter. Quella di Ghezzi, Giacomazzi, Armano, Lorenzi, Skoglund, Nyers. Un uomo affascinante, mio padre, con la passione per i cavalli. Si mangiava, da piccoli, a seconda delle sue fortune. Tartufo d'Alba o minestrine. E la fortuna conta. Mazzarri ultimamente ne ha avuta poca e ha pagato anche colpe non sue".

Chi gli ha dato la spinta decisiva?
"Secondo me gli investitori, gli sponsor, per il brutto gioco. Difficile piazzare il marchio e farlo rendere. Oggi si ragiona così. Aggiungiamoci larga parte dello stadio coi fischi, gli insulti, perfino i laser in faccia, povero Mazzarri, e s'è arrivati alla svolta".

Moratti non coinvolto, lei crede?
"Se sì, marginalmente. S'era sbagliato lui e s'è sbagliato Thohir pensando che Mazzarri fosse l'uomo giusto per l'Inter".

Quelli giusti, in passato?
"Trapattoni e Bagnoli".Strano, m'aspettavo Mourinho.
"Ma lui è il defensor fidei, è Nembo Kid. Normale che i tifosi l'adorino. Andavo allo stadio, l'anno del triplete, e devo aggiungere che al di là delle doti da condottiero, Mourinho ha avuto un culo da far paura. Ma serve, eccome, pure quello".

D'accordo sulla scelta di Mancini?
"Sì, forse avrei vagliato con più attenzione la candidatura di Zenga. E in futuro penserei a Simeone. Comunque Mancini dal limbo in cui ci troviamo parte avvantaggiato, conosce i luoghi, ha il gusto della sfida, imposta la difesa a 4, era ora, e può dare la sferzata e la sterzata. Può rendere l'Inter meno prevedibile. E arrivare serenamente in Europa League".

Nessuna possibilità di Champions?
"Tre o quattro su cento, a largheggiare. Juve, Roma e Napoli fanno corsa a sé, e delle tre la meno forte mi sembra la Roma".
Lei ha scritto l'inno ufficiale dell'Inter nel 1971.
"Speravo ve ne foste dimenticati".

Titolo: Inter spaziale. Interprete Mario Bertini, il mediano.
"Non ne vado molto fiero. Ma, nel tempo dei bilanci (due mogli, quattro figli, una sessantina d'anni nelle scuole italiane da studente e da professore) l'Inter rappresenta una costante".

C'è una differenza sostanziale tra interisti e milanisti?
"Noi siamo tragici, loro lirici. Per noi un pareggio è un dramma, loro sorridevano beati anche in serie B. Ma anche questa vigilia illustra bene la differenza: Inzaghi è un genio e Mazzarri un asino, ma c'è solo punto di scarto tra Milan e Inter".

Cosa si aspetta dalle ombre a San Siro?
"Un pareggio con tanti gol, 2-2 oppure 3-3, perché le difese sono quel che sono, noi e loro. Una partita dura, nervosa, spigolosa, che nessuno vuole perdere ma forse nessuno oserà abbastanza per vincere. Se una lucina può spuntare, dalla nostra parte, si chiama Palacio. È il più intelligente e utile. Icardi e Osvaldo mi dicono poco. Ranocchia sta migliorando. Questa Inter ha un difetto di fondo, appena incassa un colpo va al tappeto e non si rialza più. Anche il Milan è fragile di temperamento, ma meno di noi. La Juve è all'opposto, lotta sempre, quel che porta a casa se lo merita tutto. Molti allenatori della Juve mi sono stati antipatici, ma sulla forza della squadra c'è poco da dire".

Come ha vissuto il passaggio tra Moratti e Thohir?
"Come quando il Pci è diventato Pds. Ma anche nel passaggio di consegne s'è rivista una caratteristica degli interisti: aspirano alla perfezione e non sono mai contenti. C'era chi rimproverava a Moratti di essere un presidentetifoso e voleva un presidente-manager. Adesso che c'è Thohir gli stessi tifosi rimpiangono Moratti".

E lei?
"Io penso che il calcio sia risultati sì, ma anche aspettative, sogni, allegria, cuore, quindi Moratti l'avrei voluto a vita. Ma, se ha deciso così, l'ha fatto per il bene dell'Inter. Non è stata una mossa impulsiva ma meditata. Ergo, buon lavoro a Thohir".

Ma Thohir ce li ha i soldi e la passione?
"I soldi non so, spero di sì. E di passione deve averne se parte dall'Indonesia per venire a vedere certe partitacce".

Si può accostare il mediocre livello di Milan e Inter ai guai di Milano, alle sue carenze, alle sue tensioni?
"Si può, c'è chi lo ha fatto. Ma io non ci sto, e non solo perché amo Milano di un amore sterminato".

Aggettivo a doppio taglio.
"Sterminato in positivo. D'accordo, non è più quella degli anni '70, quando ero comunista e quindi, per i miei studenti, un reazionario. È sparita la borghesia illuminata e, con gli operai, la cultura operaia. Sono quasi spariti i milanesi da generazioni, attestati credo sul 30%. Vedo un cambiamento di Milano, non un degrado. Tutto quello che può fare, Pisapia son convinto che lo faccia. A differenza di molti italiani e di quasi tutti gli italiani interisti io sono ottimista. Anche sull'Expo. Non sarà tutto perfetto, ma la città ne uscirà bene. Non è sgangherata, Milano. Non è di quelle città che aprono subito le gambe e magari neanche le braccia come una volta, ma apre le orecchie e non chiude gli occhi. Ovunque, la fatica di collegare i capitali al lavoro. Quanto a tensioni nelle periferie, Roma è messa peggio. Avevo molte certezze e ho molti dubbi. Civati, Cuperlo, Vendola li conosco, e gli voglio bene. Ma hanno le soluzioni?".

E Renzi le ha?
"Allo stato teorico ha qualche idea interessante. Ma quando sempre più gente fatica a campare la teoria non basta. A me basterebbe che chi sta a sinistra fosse davvero di sinistra, nient'altro. E che fosse restituita dignità ai lavoratori. O c'era bisogno della sentenza Eternit per dire che in Italia la giustizia non è uguale per tutti? Anche la scuola non è uguale per tutti, lo lasci dire a uno che ci ha passato dentro una vita".

Proprio per questo, per la vicinanza con i ragazzi, cosa pensa dello sfogo del ct Conte sui giovani che non hanno voglia di faticare, di imparare sui campi di calcio?
"Non conosco abbastanza il mondo dei giovani calciatori per dare torto o ragione a Conte. Per la mia esperienza, ho trovato molti studenti portati al piacere di imparare. Più nei ginnasi che nei licei, anche fuori Milano: a Rho, a Desenzano, a Brescia. Mi sa che sui giovani circolano più luoghi comuni che su Milano. A proposito, posso chiedere un favore a lei e ai suoi colleghi? Se l'Inter dovesse vincere, e sottolineo se, non scrivete che si vede già la mano di Mancini, è una frase che mena gramo".

C’erano una volta le semifinali di Champions alla milanese. Ma il mondo gira veloce e undici anni dopo quelle stesse squadre si ritrovano di fronte a San Siro per sperare di metterci piede, nell’Europa che conta. Anche perché la prossima coppa si alza nel loro stadio e almeno il sogno più che proibito di galoppare verso la finale casalinga vorrebbero cullarlo entrambe. C’è posto solo per una tra Milan e Inter al gran ballo del mercoledì sera e certo non tutto passa per il derby di domenica. Può essere una scossa, però. La sterzata che i nerazzurri hanno affidato a Roberto Mancini inizia così, di fronte ai rossoneri capaci di vincere solo due delle ultime nove partite. Davanti a quel Inzaghi autore di 4 gol nella più classica delle stracittadine. Già, Pippo, l’uomo delle notti di Champions ora tutta da conquistare affidandosi a Menez o a Torres, lasciati partire da due squadre protagoniste per davvero sul palcoscenico europeo.

È il più milanese dei faccia a faccia, questo Milan-Inter. Di quel tipo che ti prendi la città per mesi, mezzo traguardo stagionale. È casciavìt contro baùscia. Una sfida che non ha più gli occhi del mondo addosso ma dell’intera metropoli sì. Perché è cambiato quasi tutto, comprese sedi e proprietà. Una sola squadra impegnata in Europa, tra sfide a città azere che non esistono più e il Dnipro come spauracchio. E mai così male è andata in campionato negli ultimi vent’anni. Rossoneri e nerazzurri galleggiano nella pancia della classifica, non solo Juventus e Roma davanti ma pure le genovesi. Vivono di obiettivi minimi, tra questi i novanta minuti che valgono settimane di sfottò. Altro che scudetto dei record portato a casa dall’Inter il 22 aprile 2007 e risposta milanista in Champions appena un mese dopo. Ad Atene, sotto il 2-0 al Liverpool, l’autografo lo mise proprio SuperPippo che ora in giacca e cravatta chiede a San Siro di trasformarsi in una bolgia per respingere l’assalto nerazzurro condito dall’entusiasmo per l’arrivo di Mancini, che di derby ne ha vinti quattro, due proprio sette anni fa durante la galoppata che valse il suo secondo scudetto con la Beneamata.

 

Sarà l’occasione per scoprire come il suo 4-3-1-2 sta addosso all’Inter. L’ha cucito in fretta ma dovrà sembrare un abito di gala. Kovacic trequartista e libero da catene nel 4-3-1-2, Vidic sacrificato per far posto alla difesa a quattro davanti alla quale Kuzmanovic sostituirà lo squalificato Medel. Nessun nuovo Cambiasso a fare da diga e lanciare gli assalti, ma un argentino per sognare la Champions (di parteciparci, s’intende) quello c’è, Mauro Icardi. Infermeria un po’ più sgombra, ultimo dispetto a Mazzarri che la seguirà in tv. Si è portato via pure la colpevole pioggia, il tecnico toscano: si vedranno le stelle sopra San Siro, a questo giro di parte rossonera e finalmente pieno dopo due mesi nei quali solo l’Italia ha saputo attirare oltre 60mila spettatori. I 70 e più mila di domenica spingeranno il Milan tutto lotta e furore, con Alex e Rami in difesa e un centrocampo ancora da scrivere. Davanti Menez favorito su Torres, con El Shaarawy e Honda (o Bonaventura) a lavorare i nerazzurri ai fianchi. È il tridente con il quale si è spesso accesa la corrida di un Diavolo finora poco equilibrato che con ogni probabilità dovrà rinunciare anche a due martelli – in fascia e al centro – come Abate e De Jong, entrambi alle prese con problemi fisici.

Oggi visita di Berlusconi a Milanello, Thohir si è invece seduto in consiglio d’amministrazione perché il rilancio passa anche per la qualità delle finanze. L’indonesiano si affaccerà alla Pinetina domani. Suggerimenti e supporto, prima del grande silenzio di domenica. Poi l’adrenalina che crescerà tra piazzale Lotto e l’Ippodromo, fino alle luci di San Siro. Sperando di evitare la beffa del pareggio, ritardatario sulla ruota di Milano. Solo uno degli ultimi 19 derby è finito senza vinti né vincitori, appena tre dal 2000 a oggi. Vedono da lontano l’Europa, guardano dal basso la corsa scudetto. Qualcuno sventoli i propri colori almeno sulla città.

 

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Ribaltone all'Inter, via Mazzarri Thohir chiama Mancini   foto   -   videoblob

Ribaltone all'Inter, via Mazzarri
Thohir chiama Mancini
foto - videoblob
 

Serie A Inter, Mancini rilancia: «Torno per vincere»

Presentazione per il tecnico che ha sostituito Mazzarri: «Credo nel progetto altrimenti non sarei qua. Non vedo l'ora di iniziare a lavorare con la squadra. Possiamo far bene. Kovacic può diventare un campione. Calciopoli? Pensiamo al campo e basta polemiche»

di Andrea Ramazzotti

APPIANO GENTILE - Trentacinque minuti di conferenza densi di spunti e di "titoli". Roberto Mancini al suo ritorno all'Inter non ha deluso le aspettative nella conferenza stampa di presentazione.

Mancini, i tifosi hanno intasato i social network mostrando tutto il suo affetto per lei. Soddisfatto?
Molto perché non avrei mai pensato di tornare. Nel calcio queste cose accadono, anche se

stavolta è successo tutto in fretta. Vuol dire che ho fatto qualcosa di importante qui.

Torna dopo molti anni: non c’è il rischio che le ambizioni siano sproporzionate al valore della squadra?
Difficile dirlo. Non conosco bene i giocatori perché li ho visti solo qualche volta. L’entusiasmo è alla base di tutto, di ogni vittoria. Sta a noi riportare entusiasmo, i tifosi allo stadio e ritornare a vincere.

Cosa l’ha convinta a tornare all’Inter?
Non avrei mai pensato di tornare. Mi hanno spiegato il progetto e mi è piaciuto. Credo che possa essere una bella storia. Credo in questo progetto sennò non avrei accettato. Vincere attraverso il lavoro.

 

Cosa pensa della situazione attuale dell’Inter?
Quando si cambia allenatore vuol dire che le cose non vanno bene. Mazzarri comunque è un allenatore bravo e lo ha sempre dimostrato. Spero che si possa fare quello che si è fatto 10 anni fa. Questa è una squadra con qualità come c’erano qualità 10 anni fa. Bisogna mettere bene insieme i giocatori e farli rendere al massimo. Si può far bene.

Massimo Moratti ha detto di essere contento del suo ritorno. Cambia qualcosa senza Moratti?
Moratti ha fatto la storia dell’Inter, lui e il padre. Tutto questo è impossibile da cancellare. La sua decisione va rispettata al 100%. Ci siamo parlati e mi ha detto che è felice del mio ritorno. E’ ancora dentro all’Inter e questo è importante. Abbiamo iniziato a vincere insieme e lo ringrazio di avermi fatto venire all’Inter 10 anni fa. Ora la situazione societaria è diversa, ma Moratti c’è sempre.

Pensa che il suo percorso possa essere identico a quello di 10 anni?
Allora abbiamo iniziato un buon lavoro e siamo migliorati anno dopo anno. Quando hai una buona base, vincere dopo è importante. Sono stati anni belli e importanti per i tifosi, anche quelli successivi al mio addio con Mourinho sono stati fantastici. L’importante è tornare a vincere.

Qual è la prima cosa che dirà ai giocatori?
L’entusiasmo è alla base del nostro lavoro. Se non si lavora sorridendo è tutto più difficile.

Cosa pensa di Kovacic?
E’ un ragazzo giovane, ma ha grandi qualità. Bisogna capire che non può sempre giocare benissimo e che deve passare da situazioni dure e difficili. Credo però che possa diventare un campione.

La prima chiamata dell’Inter quando l’ha ricevuta?
Giovedì notte.

A gennaio quanto è da puntellare questa squadra?
Ho bisogno di iniziare a lavorare, anche se nel calcio la pazienza non è tanta. I giocatori dovranno imparare in fretta i miei pensieri. Dobbiamo lavorare e vincere in fretta. Dobbiamo mettere la testa sul nostro lavoro. Il mercato? Devo conoscere la squadra bene e poi parlerò di mercato.

Lei è il primo grande allenatore che torna in Italia dopo la “diaspora” dei nostri grandi tecnici. L’ha arricchita l’esperienza all’estero? Perché è stato richiamato?
Il perché dovete chiederlo al presidente. Quando uno lavora all’estero si arricchisce e negli ultimi anni ho vissuto esperienze importanti nel più bel campionato al mondo, la Premier, e poi in Turchia. Sono state due avventure eccezionali e ora ritorno all’Inter con un bagaglio arricchito da quello che ho fatto negli ultimi 6 anni.

Le piacerebbe diventare il Ferguson dell’Inter?
Non bisogna guardare molto in là nel tempo. Ferguson è stato 27 anni allo United e non credo che resterò 27 anni all’Inter. Sono contento di essere tornato e di lavorare di nuovo in Italia. Voglio dare una mano all’Inter per tornare a vincere.

Cosa pensa di Inter, Milan e Juventus rispetto a quando se n’è andato?
Ho sempre pensato che sono i tre club più importanti d’Italia. Ora si sono aggiunti Roma e Napoli. Ci sarà da combattere contro Juve e Milan perché la Juve è forse la migliore squadra in Italia e il Milan è sempre il Milan…

Il calcio italiano è in crisi?
La crisi c’è non solo in Italia, ma da per tutto. L’Italia ne risente di più ed è calato di livello del nostro calcio, ma il campionato è sempre difficile.

Con il Galatasaray ha eliminato la Juventus che recentemente è stata “attaccata” anche da Thohir, pronto a rispondere ad Agnelli. Cosa pensa a distanza di qualche anno di calciopoli?
Ho sempre detto le cose come stavano e non mi sono mai nascosto. Penso che oggi bisogna solo pensare al campo. Bisogna migliorare anche questo in Italia perché viviamo sempre tra le polemiche, cosa che in Inghilterra non succede. I personaggi più importanti sono i calciatori che fanno divertire la gente. Le polemiche non sono importanti.

Avrebbe preferito un approccio più morbido a livello di avversarie?
Quando giovedì sera ho parlato non sapevo neppure il calendario dell’Inter… Come lo scorso anno quando sono andato al Galatasaray e abbiamo trovato subito la Juventus.

Negli ultimi 25 anni è stato l’allenatore che è stato più all’Inter e che ha vinto di più. Pensa che sia possibile un progetto a lungo termine con lei?
I risultati sono importanti ovunque, soprattutto in Italia. E’ l’allenatore che paga per tutti. E’ il lato meno bello del nostro lavoro, ma lo sappiamo.

Le piace avere una squadra giovane?
E’ uno stimolo avere una squadra giovane e questo è uno dei motivi per cui ho accettato. E’ una squadra che può crescere insieme a me. Lavorando bene si può avere una formazione forte nel tempo. Per me è un grande stimolo e spero che la squadra giochi anche bene a calcio.

Cosa si sente di dire dei fischi a Mazzarri?
Io faccio il suo stesso lavoro e sono dispiaciuto quando succedono queste cose. La colpa quando le cose vanno male non sono solo dell’allenatore.

Le piacerebbe riportare Balotelli all’Inter?
Mario sta bene a Liverpool. Ha una grande chance ed è tornato in un club molto importante della Premier. Deve far bene lì.

Ha parlato con Thohir?
Lo ringrazio perché mi ha fatto tornare all’Inter. Era molto felice quando gli ho parlato anche se gli è dispiaciuto per Mazzarri. Vuole avere successi all’Inter e speriamo che possa essere io ad accontentarlo.

Giocherà con la difesa a 3 o a 4?
Ho giocato al City e al Galatasaray con la linea a tre, ma anche Zanetti (lo indica in platea, ndr) a volte abbiamo fatto la difesa a tre. Eravamo più giovani… Voglio parlare con i giocatori e poi deciderò.

Cosa pensa di Guarin che all’Inter è stato un po’ incostante? E di Vidic?
Vidic ha cambiato campionato e ha bisogno di qualche mese di assestamento. E’ capitato a tutti, anche a Platini, e deve avere il tempo per conoscere la A. Guarin è un grande giocatore, ha fatto bene al Porto e voglio parlare con lui per capire qual è la sua migliore posizione.

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