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  INTERNOTIZIE

L'INTERA STAGIONE 2014-2015

(*)Messi delle meraviglie fa piangere Guardiola. Barça-Bayern è 3-0

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Bayern Monaco-Porto 6-1, rimonta e semifinale per i tedeschi

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Champions, ufficiale: la finale 2016 a Milano

MALE LA ROMA: TRAVOLTA IN CASA DAL MANCHESTER CITY RETROCEDE IN EUROPA LEAGUE.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Europa League, Sampdoria-Vojvodina 0-4: figuraccia per Zenga. Il tecnico fa mea culpa(05-08-15)

Europa League, Sampdoria-Vojvodina 0-4: figuraccia per Zenga. Il tecnico fa mea culpa

Blucerchiati strapazzati all’Olimpico di Torino dai serbi, nell’andata del terzo turno preliminare di Europa League. Le reti di Ivanic, Stanisavljevic e Ozegovic (doppietta) rendono una formalità il ritorno, tra sette giorni a Novi Sad. L’allenatore doriano si rivolge ai tifosi: "Colpa mia, la squadra non c’entra"

TORINO – Il percorso europeo della Sampdoria targata Zenga rischia verosimilmente di fermarsi alla prima stazione. Il poker subito per mano del Vojvodina, all’Olimpico di Torino, è una sentenza per i liguri ai quali, tra sette giorni, servirà un miracolo per superare il terzo turno eliminatorio di Europa League, nell’inferno di Novi Sad. Sotto già dopo quattro minuti per mano di Ivanic, la Samp affonda definitivamente nella ripresa sotto i colpi di Stanisavljevic e Ozegovic, autore di una doppietta. Forse servirà una mano dall’alto, nella città natale di quel Vujadin Boskov che ha scritto le pagine più belle della storia della Samp.

SAMPDORIA SOTTO GIÀ AL 4’ – La formazione blucerchiata è quella prevista alla vigilia, con una sola novità: non c’è Regini, costretto in panchina da un virus intestinale, e Zenga si affida all’esperienza di Angelo Palombo per supportare Silvestre al centro della difesa. Proprio il capitano, però, sale sul banco degli imputati già al 4’: il talentuoso Ivanic viene pescato in area, sfugge al n.17 doriano e infila Viviano in diagonale. La doccia fredda paralizza la Samp, che rischia ancora in più di una circostanza (il più pericoloso è Stanisavljevic, che impegna Viviano su calcio di punizione e colpisce la traversa poco dopo la mezz’ora, approfittando di un’altra incertezza dei due centrali di Zenga).

BLUCERCHIATI MEGLIO PRIMA DEL RIPOSO – Col passare dei minuti, però, la Samp cresce e si fa vedere con sempre maggiore insistenza nella metà campo avversaria: per il primo tiro nello specchio dei liguri bisogna attendere il 41’, per opera di Muriel, ma la palla-gol più nitida arriva su calcio da fermo (splendida la punizione di Fernando dopo un quarto di gara, fuori di un niente alla destra di Zakula. Anche Eder, Krsticic e Soriano hanno buone occasioni ma è la precisione che manca.

NELLA RIPRESA IL CROLLO DEFINITIVO – I primi minuti del secondo tempo, però, sono la fotocopia dell’avvio di gara: il Vojvodina sale con facilità e, in contropiede, passa ancora. Ozegovic viene servito in verticale, Viviano riesce a respingere miracolosamente il suo tiro ma non può nulla sulla ribattuta dell’indisturbato Stanisavljevic. La reazione è immediata, con Zakula costretto a tirare fuori il meglio del suo repertorio su Eder e Soriano. Al minuto 58, però, arriva un’altra mazzata: Ozegovic riesce a timbrare il tabellino dei marcatori con uno splendido pallonetto sull’uscita di Viviano, dopo aver addomesticato il lancio di 50 metri da parte di Nastic.

INUTILI I CAMBI, ALLO SCADERE ARRIVA IL POKER – Sullo 0-3, Zenga corre ai ripari: fuori Palombo e Krsticic, dentro Regini e Wszolek. Il Vojvodina, però, addormenta la partita e abbassa il proprio baricentro, non concedendo spazi. Neanche il successivo ingresso di Bonazzoli riesce a dare nuova linfa alla manovra offensiva di una Samp che, invece, capitola ancora: Ozegovic, già vicino alla doppietta personale a cinque minuti dal termine, fulmina Viviano con un sinistro che si infila all’incrocio dei pali. I canti dei quattromila tifosi blucerchiati arrivati a Torino non si fermano fino al triplice fischio di Ekberg, quando la contestazione si fa sentire.

ZENGA: “È COLPA MIA” – Come se l’umiliazione in campo non fosse bastata, Walter Zenga trascina la squadra a salutare i tifosi inferociti e si rivolge a loro, dicendo a chiare lettere: “Io sono qui, è colpa mia, i giocatori non c’entrano”. Dopo le scuse del Mister, è la volta del presidente Ferrero ad applaudire i tifosi e ringraziarli per la presenza e il sostegno, una delle poche note positive di una serata nera per i colori blucerchiati.
 
SAMPDORIA-VOJVODINA 0-4 (0-1)
SAMPDORIA (4-3-3): Viviano, Cassani, Palombo (14′ st Regini), Silvestre, Zukanovic, Barreto, Fernando, Soriano, Eder, Muriel (24′ st Bonazzoli), Krsticic (14′ st Wszolek). All. Zenga (57 Brignoli, 1 Puggioni, 96 Massolo, 6 Coda, 13 Pereira, 15 Salamon, 95 Ivan, 80 Oneto)
VOJVODINA (4-3-3): Zakula, Vasilic, Pankov, Djuric, Nastic, Sekulic, Ivanic (42′ st Babic), Maksimovic, Stanisavljevic (40′ st Stamenic), Ozegovic, Puskaric (24′ st Palocevic). All. Zagorcic (12 Peric, 25 Kordic, 3 Radovic, 13 Pankov, 27 Pavkov, 26 Dinga, 20 Asani, 11 Gacinovic, 22 Zocevic, 19 Kordic)
ARBITRO: Ekberg (Svezia)
RETI: 4′ pt Ivanic, 3′ st Stanisavljevic, 13′ st Ozegovic, 44′ st Nastic
ANGOLI: 3 a 5 per il Vojvodina
AMMONITI: Sekulic, Pankov, Stanisavljevic per gioco scorretto
RECUPERO: 0 e 4′.

 

(*)Sampdoria indagata dalla Uefa: ora l'Inter vede l'Europa League ed invece no. Il 18 giugno 2015 l'Inter va in buca: l'Uefa accoglie sia i genovesi che la lazio ancora sotto indagine per ben 2 partite aggiustate nel 2011: Lazio-Genoa e Lecce-Lazio. Poi in Europa si riempono la bocca di stronzate come:"Bisogna rispettare le regole..."

Il Genoa ritira il ricorso, è fuori dall'Europa

 

 

 

Europa League: Liverpool fuori ai rigori, è l'unica sorpresa

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ARCHIVIO COPPE EUROPEE

 

 

 

 

Tsipras chiude il calcio greco: troppe violenze, sospesi tutti i campionati

 
Panathinaikos-Olympiacos 675

Caso Neymar, il Barcellona rischia l'esclusione dalla Liga

Secondo la stampa spagnola, le richieste del procuratore Perals sarebbero pesantissime (anni di carcere) anche per il presidente Bartomeu e per il suo predecessore Rosell

 

Il calcio impossibile della lega pro ex serie C

 

Federcalcio: Brescia ripescato in serie B, AlbinoLeffe e Pordenone in Lega Pro

Le rondinelle, retrocesse al termine dell'ultimo campionato, ritrovano la serie cadetta al posto del Parma. Lombardi e friulani la serie inferiore, che ora ha 53 squadre: nei prossimi giorni sarà scelta la 54esima (per tre gironi da 18). Cambia il regolamento: squalifica dopo il quinto giallo

 

 

(*)Lega pro, Buffon non è più presidente: venduta la Carrarese

 

 

(*)Tra club falliti e conflitti interni: la Lega Pro cade a pezzi

Dopo la mancata iscrizione di ben otto squadre e il probabile ripescaggio del Brescia in B, la terza serie presenta nove caselle vuote che non sarà facile colmare. Un momento critico per un sistema che solo lo scorso anno era stato riformato

 

 

(*)LA LEGA PRO SOLLEVA DALL'INCARICO IL SUPER PROCURATORE PALAZZI, MOTIVAZIONE: INCOMPETENZA

 

 

 

 

 

 

Sepolti sotto una montagna di debiti e penalizzazioni
di FRANCESCO SAVERIO INTORCIA
ROMA - L'insostenibile leggerezza del pallone di periferia è testimoniata dall'affollamento del suo cimitero sportivo: 107 squadre di provincia sparite dal 2000 a oggi, seppellite da una montagna di debiti. Il piccolo mondo della serie C ha cambiato nome, mutato formula, lanciato lo streaming gratuito di tutte le sue partite sul web. Ma anche adesso che si chiama
Lega Pro, che ha una divisione unica e ha ridotto i club in lizza, resta un torneo in cui è difficile arrivare a fine mese, figurarsi a fine stagione. Ci sono i calciatori del Savoia che non vedono uno stipendio da mesi e hanno inscenato plateali forme di protesta, come quella di allenarsi in strada, fuori dallo stadio. Quelli del Monza, in ritiro prima di una partita importante, hanno imparato a fare la spesa e cucinarsi la pasta da soli. Il Barletta, invece, per trovare acquirenti alla società è arrivato a dare la procura a un capo ultrà.

 

(*)Lega Pro, la rabbia del Savoia: "Senza soldi anche per il sapone"

 


All'inferno e ritorno, la lezione del Vicenza
di ANTONINO PALUMBO
VICENZA - Dal rischio fallimento alla corsa verso la Serie A in un anno e mezzo. Attraverso un quinto posto in Lega Pro, un ripescaggio in B, un cambio di guida tecnica (da Lopez a Marino, a fine ottobre) e l'amore di una tifoseria calorosa e paziente, che ha imparato in 113 anni di storia come, lì in provincia, a un meraviglioso anno da leone corrisponda quasi giocoforza un lustro o un decennio nel folto del gregge.
Vicenza lo sa e non si illude, eppure prova a costruire per l'ennesima volta il suo miracolo sportivo, un'eccezione alle tante storie di club piegati dalla crisi economica e gestionale. Il club biancorosso, che dall'anno della sua fondazione, ha cambiato otto volte denominazione e sei volte proprietà, vuole tornare in Serie A dopo 14 anni, magari evitando la ghigliottina dei play-off. L'ultima partita nel massimo campionato risale al 17 giugno 2001, un triste successo a Udine per 3-2 con due gol di Kallon e uno di Zauli.

Ben diverso fu l'epilogo del primo campionato di serie A disputato dal Vicenza. Nell'anteguerra il club veneto aveva lanciato talenti come Camolese, Chiodi, Vosta Rossi e i fratelli Umberto e Romeo Menti, quest'ultimo passato poi al Grande Torino e scomparso nella tragedia di Superga nel 1949: ancora oggi lo stadio lungo nato lungo il Bacchiglione porta il suo nome. Menti era già granata quando, nel giorno di Pasqua del '43, il Vicenza conquistò la permanenza in A vincendo a Torino con la Juventus per 6-2, all'ultima giornata.

Nel 1953 la vecchia "Acivi" venne acquistata dalla Lanerossi, il colosso laniero di Schio. Il Vicenza conservò l'approccio da provinciale, attento al bilancio e ai giovani, ma conquistò i galloni di outsider, capace talvolta di concludere il campionato nella parte medio-alta della classifica, di lanciare giocatori come Azeglio Vicini, Sergio Campana e poi Renzo Cappellaro, Mario David, Mirko Pavinato e Luigi Menti, di vincere il premio del Seminatore d'Oro per il miglior allenatore stagionale, assegnato a Roberto Lerici nel 1960-1961. E di festeggiare il titolo di capocannoniere di Luis Vinicio, nel 1966.

Salvo grazie a una incredibile rimonta nel 1973, il Vicenza cadde in B tre anni dopo per poi tornare prontamente in Serie A e vivere il campionato più esaltante della sua storia grazie anche alla presenza in squadra di Paolo Rossi: giunse seconda, segnando più di tutti (50 gol, 24 dei quali di Rossi) e conquistando lo storico pass per la Coppa Uefa. Dopo il volo, però, arrivò puntuale la caduta: due retrocessioni in tre stagioni e nell'81 Vicenza si ritrovò in Serie C1.

Dopo un'altra serie di alti e bassi, il passaggio da Lanerossi alla proprietà Dalle Carbonare aprì una nuova, storica fase per il club che proprio nell'anno dei Mondiali in Italia cambiò denominazione in Vicenza Calcio e dopo la vittoria della Coppa Italia nella stagione 1996-1997 arrivò fino alla semifinale della Coppa delle Coppe. Puntuale, poi, l'anno successivo, il ritorno in B, bissato nel 2001. Il Vicenza ha cambiato ancora padrone nel 2004, passando dalla britannica Enic (subentrata sette anni prima) a una proprietà formata da imprenditori locali. Nel luglio del 2013 ha evitato il fallimento grazie a nuovi investitori, dieci mesi fa è stato ripescato il B per l'addio del Siena. Adesso è lì che bussa alla porta della A, sperando che non sia solo l'ennesimo giorno da leone.
Controlli prima per non piangere dopo
di MASSIMO MAZZITELLI
ROMA - I conti del fallimento è facile farli. Ogni società di Lega Pro ha costi di gestione di almeno 2 milioni di euro l'anno tra stipendi giocatori, staff tecnico e dipendenti, più viaggi e spese varie (materiale tecnico, campo, medici ecc..). E parliamo di società comunque attente ai bilanci: il totale diviso per le 60 squadre dei tre giorni è di 120 milioni. Sapete quanto la Lega gira ogni anno alle società? Non più di 60 milioni tra diritti tv, sponsorizzazioni e minutaggio giovani. C'è un buco almeno di 60 milioni di euro e con l'attuale crisi economica è difficile che possa essere colmata da sponsorizzazioni delle singole squadre, sono sempre di meno e sempre più povere, né da ricchi presidenti, di cui ormai non c'è più traccia.

Chi li mette quei sessanta milioni, ad essere ottimisti? E' chiaro che ormai il sistema Lega pro non regge più nonostante le ripetute e poco circostanziate promesse del presidente sempre più contestato Macalli. Non regge perché 60 squadre sono troppe. La proposta di Lotito di un campionato con sole 36 squadre forse potrebbe avere un senso, ma non regge semplicemente perché non ci sono più i soldi. Ormai è evidente che il campionato di Lega Pro è diventato una "scommessa": fare squadre ambiziose, oltre il conto economico, e sperare nella promozione e nei proventi milionari dei diritti televisivi della serie B. Chi però non raggiunge l'obiettivo, fallisce. Senza poi contare i milionari millantatori che i danni li fanno anche nel mezzo della stagione.

L'unica soluzione è fare pulizia prima, controllare i conti economici delle società e iscrivere al campionato solo quelle in grado di reggere economicamente la Lega Pro: gli esempi positivi ci sono: Bassano, Südtirol, Salernitana, Teramo e qualche altra. I conti devono tornare prima che cominci il campionato. I controlli devono essere capillari prima di formare i calendari: ci devono essere le garanzie per stipendi e spese varie. E' l'unico sistema per ridare credibilità ad un campionato che ormai vede le classifiche decise più dalle penalizzazioni che da vittorie e pareggi.

 

A Siena basket e calcio rinascono senza Montepaschi: Mens Sana e Robur vedono la promozione.

 

 

SERIE  -A ITAGLIOTA

 

 

 

 

 

TORINO-JUVENTUS del 26 aprile 2015

Chi ama lo sport non può che ricordare ed onorare l'unica grande leggenda di Torino !

Quando rispetterete le sentenze, quando non aggiugerete illecitamente scudetti cancellati ai tanti vinti in una qualche maniera,quando perderete una partita per errori arbitrali SENZA correre dai VOSTRI giornalai LECCACULO gridando AL LUPO AL LUPO,quando non esporrete striscioni inneggianti al fine che giustifica qualsiasi mezzo ( anche L'ASSOCIAZIONE A DELINQUERE FINALIZZATA ALLA FRODE SPORTIVA),quando ammetterete che dal processo per doping siete stati PRESCRITTI e non ASSOLTI (NON E' LA STESSA COSA), quando la finirete di imbrattare il cippo di Meroni o la lapide di Superga pisciandoci sopra, quando la smetterete con i cori razzisti, quando eviterete di scrivere striscioni sull'aereo,quando le bombe carta ve le tirerete in famiglia al cenone di Capodanno,quando i giornalai la finiranno di leccarvi il culo, forse il vostro pullman di merda potrà circolare tranquillo in ogni città. Fino ad allora continuate a farvi trasportare da un carro armato camuffato da autobus e non lamentatevi se la gente vi schifa.

Torino, esplode bomba carta durante il derby
Nove feriti tra i tifosi granata, cinque arresti

botte da stadio

 

 

Torino-Juventus 2-1: Quagliarella regala il derby ai granata dopo 20 anni

Torino-Juventus 2-1: Quagliarella regala il derby ai granata dopo 20 anni
Quagliarella dopo il gol decisivo (lapresse)

Stracittadina funestata da episodi violenti che nulla hanno a che fare con lo sport, ma onorata in campo dai protagonisti. Vantaggio di Pirlo e pareggio di Darmian nel primo tempo. Nella ripresa rete decisiva dell'ex bianconero. Campioni d'Italia anche sfortunati: tre i pali colpiti

 

 

 

 

 

 

 

 

SERIE B ITALIANA

 

 

 

 

 

 

 

Calcio, arrestati vertici del Catania  Il presidente Pulvirenti, l'ad -   foto   e il direttore generale ai domiciliari

Calcio, arrestati vertici del Catania
Il presidente Pulvirenti, l'ad -
foto
e il direttore generale ai domiciliari

"Comprate partite di B per non retrocedere"
Video Il n. 1 del club esce dalla questura (23 giugno 2015)

 

Dopo il Carpi anche Frosinone in serie A  -    foto     Brescia va in B

Dopo il Carpi
anche Frosinone e Bologna
in serie A

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

Calciopoli, per la Corte d’Appello di Napoli sette anni di campionati falsati

Secondo i giudici "appare indubbio - si legge a pagina 108 delle motivazioni - che sia emerso un sistema ben collaudato per falsare la reale potenzialità di alcune squadre". Il 'sistema Moggi', quindi, esisteva e operava dalla stagione '99/2000 fino al 2005/2006

Il sigaro di Luciano Moggi era in cima alla Cupola di Calciopoli. L’ex Dg della Juventus era la “figura apicale” del sodalizio che ha condizionato i campionati di serie A di calcio fino al 2006. La circostanza trova conferma nelle circa 250 pagine di motivazioni della sentenza emessa il 17 dicembre scorso dalla VI sezione della Corte d’Appello di Napoli(presidente Silvana Gentile, giudice relatore Cinzia Apicella). Le motivazioni, appena depositate, ribadiscono il ruolo di Moggi come “ideatore del sodalizio” in grado di esercitare “un ruolo preminente sugli altri sodali” coinvolti in Calciopoli in virtù anche “di una spregiudicatezza non comune”. Moggi è condannato in Appello per associazione a delinquere a 2 anni e 4 mesi. Per lo stesso reato di associazione a delinquere sono stati condannati anche l’ex vicepresidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio (Figc) Innocenzo Mazzini e l’ex designatore arbitrale Pierluigi Pairetto a 2 anni con pena sospesa. Inflitti inoltre dieci mesi con pena sospesa per gli ex arbitri Bettini e Dattilo e un anno con pena sospesa a De Santis. Alcune condanne sono state ridotte in maniera consistente rispetto alla sentenza di primo grado (a Moggi erano stati inflitti 5 anni e 4 mesi) grazie alla prescrizione di numerose ipotesi di reato. Prescrizione alla quale hanno rinunciato alcuni imputati, ovvero i ‘fischietti’ coinvolti nel sistema (qui la sentenza d’appello Calciopoli in pdf).Secondo i magistrati della Corte d’Appello, Moggi aveva una “personalità decisa, ma al contempo concreta e priva di filtri nell’esporre le sue decisioni”. Ed emergeva “anche per la sua capacità di porre in contatto una molteplicità di ambienti calcistici fra loro diversi e gestirne le sorti con una spregiudicatezza non comune”. Per i giudici di secondo grado “la figura assolutamente apicale nel sodalizio di Luciano Moggi appare certa e inequivocabile”. Come sottolineano le motivazioni della condanna, Moggi “non solo ha ideato di fatto lo stesso sodalizio, ma ha anche creato i presupposti per far sì di avere un’influenza davvero abnorme in ambito federale”. La sentenza fa riferimento alla “peculiare capacità di Moggi di avere una molteplicità di rapporti a vario livello con i designatori arbitrali fuori dalle sedi istituzionali, ai quali riusciva a imporre proprie decisioni, proprie valutazioni su persone e situazioni (come nel caso delle trasmissioni televisive soprattutto valutative sulla condotta dei singoli arbitri) coinvolgendoli strettamente così nella struttura associativa e nel perseguimento della comune illecita finalità“. “Appaiono eclatanti – si legge nella sentenza – le diverse incursioni di Moggi, assieme a Giraudo, negli spogliatoi di arbitri e assistenti”. In particolare i giudici rievocano il caso Paparesta. Moggi era furioso nei suoi confronti dopo Reggina-Juventus del 7 novembre 2004. E l’arbitro, si legge nelle motivazioni, era talmente intimorito da Moggi che omise di fare menzione dell’aggressione subìta nel referto.



continua su: http://www.fanpage.it/calciopoli-ecco-le-motivazioni-della-sentenza-pdf/#ixzz2wmbmwTeR 
http://www.fanpage.it

Leggi la sentenza Calciopoli integrale in pdf

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