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  INTERNOTIZIE SPORT 4

Milan, dalla Thailandia: "Campagna mediatica contro di noi. Interesse ma per ora nessun accordo"

Il finanziere e immobiliarista Bee Taechaubol con un comunicato chiarisce la sua posizione in merito all'interesse per l'acquisizione del club rossonero: "Interlocuzioni cordiali e private tra le parti". Vertice ad Arcore: avanti con Inzaghi


 

 

 

Calcio, scommesse e figuracce: giustizia (comica) sportiva –

Calcio, scommesse e figuracce: giustizia (comica) sportiva – Fatto Football Club

Il reo confesso Andrea Masiello torna in campo con l'Atalanta, il ct azzurro Antonio Conte rischia il rinvio a giudizio per frode sportiva. E chi ha denunciato lo scandalo? Costretto a smettere di giocare e a emigrare all'estero. La credibilità del pallone italiano non rotola più: va a rotoli

Atalanta-Cagliari 2-1. Nel tabellino, a disposizione per i padroni di casa: Avramov, Frezzolini, Scaloni, Migliaccio, Benalouane, D’Alessandro, Rosseti, Spinazzola, Bianchi, Masiello. Sì, proprio lui: Andrea Masiello, reo confesso dello scandalo Calcioscommesse colpevole di aver truccato diverse partite, torna in Serie A. Per adesso solo in panchina, presto probabilmente anche in campo. Ma non è l’unico avvenimento della settimana: secondo quanto anticipato da Repubblica, nei prossimi giorni la Procura di Cremona rinvierà a giudizio Antonio Conte, oggi ct della nazionale, all’epoca dei fatti allenatore del Siena, con l’accusa di frode sportiva. E mentre Stefano Mauri continua a giocare e segnare con la Lazio, dopo una squalifica soft e una posizione penale ancora da chiarire (anche per lui dovrebbe arrivare il rinvio giudizio), l’unico calciatore che ebbe il coraggio di ribellarsi al sistema non fa più il calciatore: Simone Farina oggi ha un incarico di community coach all’Aston Villa, in Inghilterra.

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Le contraddizioni della giustizia sportiva e del pallone italiano sono tutte nell’opposta parabola di questi due simboli del Calcioscommesse. In Italia c’è spazio per chi ha tradito i propri tifosi, per chi è arrivato anche a manipolare un derby (Bari-Lecce) con un autogol volontario. Ma non per chi ha denunciato le combine: Simone Farina era un discreto fluidificante mancino, arrivato anche a giocare in Serie B con il suo Gubbio. Dopo l’inchiesta non ha trovato più nessuna squadra che lo volesse, neanche un contrattino in una categoria minore. Si è ritirato dal calcio giocato nel 2012, a soli 30 anni. Certo, Andrea Masiello ha pagato: non poco, 2 anni e 5 mesi di inibizione per illecito sportivo, violazione dell’articolo 1 di lealtà sportiva e divieto di scommessa. E ha collaborato, confessando le sue colpe e aiutando gli inquirenti. Anche per questo è potuto tornare ad essere un calciatore. Giusto o sbagliato, difficile dirlo (ma se lo chiedete ai tifosi del Bari loro sì che non hanno dubbi).

Sul capo di Masiello, però, resta pendente il fascicolo della Procura, in cui compaiono i nomi di circa 250 calciatori. Alcuni di loro potrebbero essere rinviati a giudizio, ma continuano a giocare. Come ad esempio Stefano Mauri. Il capitano della Lazio è indagato a Cremona per associazione a delinquere finalizzata alla truffa sportiva (per cui è stato anche arrestato nel maggio del 2012), è stato interrogato in Svizzera nell’ambito di un’inchiesta per riciclaggio di denaro. Ma dalla Corte Federale è stato squalificato solo per omessa denuncia, e solo per nove mesi (peraltro ridotti a sei dal Tnas, vero e proprio “scontificio” che oggi non esiste più). Per questo Mauri è tornato presto in campo, e vive una seconda giovinezza con la maglia biancoceleste.

Anche il caso di Antonio Conte è emblematico. Indagato con l’accusa di frode sportiva, processato dalla Figc per omessa denuncia. Squalificato (senza troppe prove e convinzione) per dieci mesi (poi ridotti a quattro in appello), quindi assunto come commissario tecnico della nazionale dalla stessa Federazione che lo aveva ritenuto colpevole. E forse di nuovo al centro di un’inchiesta penale, adesso che da ct rappresenta tutto il movimento azzurro. La giustizia ordinaria è una cosa, quella sportiva un’altra: ma le differenze fra i due ordinamenti (che hanno tempi, regole e procedure diverse) non bastano a giustificare le troppe contraddizioni del nostro calcio. D’altra parte, il presidente della Figc, Carlo Tavecchio, governa la Federazione nonostante la sospensione di sei mesi ricevuta dalla Fifa per la famosa frase razzista su Optì Pobà. E il suo vice, Mario Macalli, è al centro di un contenzioso in Lega Pro, di cui non ha intenzione di mollare la presidenza pur essendo stato di fatto sfiduciato dalle sue società. In fondo è un po’ tutto il mondo del pallone italiano ad avere qualche problema con la giustizia.

 

 

 

COPPA ITALIA, QUARTI DI FINALE:ROMA ED INTER IN GRAVE CRISI. IN EUROPA SOLO IL BORUSSIA DORTMUND PEGGIO DI LORO

Coppa Italia, Roma-Fiorentina 0-2: doppio Gomez, viola in semifinale con la Juventus

Coppa Italia, Roma-Fiorentina 0-2: doppio Gomez, viola in semifinale con la Juventus
(ansa)

IL TERZETTO ALLO SFASCIO


 

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Con una doppietta nella ripresa del ritrovato centravanti tedesco, i toscani eliminano i giallorossi. Ora sfideranno i bianconeri (andata e ritorno). La squadra di Garcia conferma di essere in piena crisi di gioco e di idee, esce contestata dai tifosi sotto la Curva Sud

ROMA – Al decimo tentativo, Montella riesce finalmente a sfatare il tabù Roma e grazie a una doppietta di Gomez porta la Fiorentina in semifinale di Coppa Italia. Per i viola, che sognano la rivincita dopo la beffa in finale nella scorsa stagione, ora ci sarà l’ostacolo Juve da superare, in un doppio, attesissimo confronto. Un successo meritato ottenuto con grande cinismo e lucidità contro una pallida Roma che proprio non riesce a tirarsi fuori dalla crisi.
 
FIORENTINA, SUCCESSO DA GRANDE SQUADRA – La Fiorentina ha vinto da grande squadra. Ha aspettato per 45’, imbrigliando nella propria ragnatela gli avversari e poi ha colpito con due azioni in fotocopia, ideate da Pasqual e finalizzate dal redivivo Gomez. I viola hanno mostrato gioco e idee chiare e non hanno mai sofferto un avversario incapace di creargli un solo pericolo in tutta la ripresa. Montella non poteva sognare serata migliore.LA ROMA NON C’E’ PIU’ – La Roma s’interroga. Dopo un primo tempo volenteroso è completamente sparita. Non ha saputo reggere al cambio di ritmo dei viola e alle prime difficoltà si è sciolta. Le tante assenze sono solo una parziale giustificazione per Garcia. La squadra, in realtà, non ha più la convinzione della passata stagiona e dimostra di avere poche idee nel concludere l’azione. Di questo passo l’obiettivo scudetto rischia di sfumare ben prima dell’atteso scontro diretto con la Juve del 2 marzo.
 
MONTELLA RILANCIA PASQUAL, PIZARRO E GOMEZ – In piena emergenza per i tanti infortuni, Garcia ha ridotto ai minimi termini il turn-over concedendo un turno di riposo solo a De Sanctis, Holebas, Yanga-Mbiwa e Pjanic a cui ha preferito Skorupski, Cole, Astori e Paredes. Per il resto scelte obbligate completo il tridente Florenzi-Totti-Ljajic in attacco. Nella Fiorentina, Montella, privo dell’infortunato Gonzalo Rodriguez, ha inserito Savic in difesa e ha rilanciato dal 1’ Pasqual, Pizarro e Gomez. Davanti, poi, ha confermato Diamanti mentre a centrocampo ha concesso una nuova chance a Badelj, preferendolo a Mati Fernandez.
 
ROMA VOLENTEROSA MA IMPRECISA PER 45’ – La Roma è partita meglio e ha subito spaventato Tatarusanu con un sinistro da fuori di Nainggolan e un incursione di Florenzi. Col passare dei minuti la Fiorentina ha alzato il baricentro e gestito meglio la palla ma a rendersi pericolosa è rimasta solo la formazione giallorossa che, pur senza riuscire ad arrivare con continuità negli ultimi 20 mt, ha sfiorato il bersaglio ancora con un destro sul primo palo di Ljajic, smarcato in area da Totti, e poi con altre due conclusioni dalla distanza di Nainggolan e di un propositivo Paredes.
 
GOMEZ GELA L’OLIMPICO… – La musica è completamente cambiata nella ripresa. La Fiorentina ha alzato i ritmi e, dopo aver sfiorato per la prima volta il bersaglio con Diamanti e Gomez, è passata (65′): Badelj ha lanciato sulla sinistra Pasqual che con uno dei suoi tanti cross al bacio ha consentito a Gomez di battere in scivolata Skorupski con un tocco parabolico.

…E POI CHIUDE I CONTI – Garcia ha provato a scuotere i suoi cambiando l’attacco con Ljajic dietro a Ibarbo e Verde, inseriti nella mischia al posto di Totti e Maicon, ma la Roma non ha dato cenni di risveglio. La Fiorentina ha ringraziato e al primo vero affondo, all’89’, ha messo in ghiaccio la qualificazione con una bella girata dal dischetto di Gomez, smarcato ancora dal solito Pasqual. E così mentre Firenze ride, i giocatori della Roma dopo un anno e mezzo tornano a fare i conti con la rabbia dei propri tifosi che a fine partita li hanno sonoramente contestati sotto la curva.

 

Calciomercato, chi ha sbagliato compra (e paga dopo). Juve ferma, Milano cambia

Calciomercato, chi ha sbagliato compra (e paga dopo). Juve ferma, Milano cambia

Tanti movimenti, pochissimi soldi e qualche rivoluzione. Solo operazioni di rifinitura per la capolista, rivoluzioni per Roma, Inter e Milan (ma in campo sono ancora dolori). Porte girevoli anche per le genovesi, mentre il Napoli si è mosso prima di tutti

Alla ricerca dell’uomo della provvidenza per salvare la stagione. E rimediare agli errori della scorsa estate. È stato uno dei calciomercati invernali più movimentati degli ultimi anni. I colpi dell’ultimo minuto sono Ibarbo alla Roma, Salah alla Fiorentina (che però perde Cuadrado, il trasferimento più importante della sessione), Paletta al Milan, Matri alla Juve, Santon all’Inter. Ma prima erano già arrivati i vari Cerci, Shaqiri, Destro, Doumbia, Gabbiadini, Eto’o. Con pochi soldi, perché le casse sono vuote in Serie A. Ma con tanta fantasia: prestiti, parametri zero, diritti o obblighi di riscatto, tutto o quasi pur di non pagare adesso. Inter e Milan chiudono con addirittura dieci nuovi acquisti, Genoa e Samp hanno dato vita a una rivoluzione, anche la Roma ha cambiato tanto. Ma non sempre il campo premia chi compra di più. Specie a gennaio.

LA ROMA CAMBIA, LA JUVE NO – Le prime forze della Serie A hanno avuto atteggiamento quasi opposto. Ma del resto molto diverso è anche il momento delle due squadre: i bianconeri sono in fuga a +7, i giallorossi non vincono da cinque partite. Così la Juventus, con la calma dei forti, ha fatto poco o nulla: è tornato Matri, in prestito dal Genoa, per dare una soluzione in più (soprattutto numerica) ad Allegri in attacco dopo l’addio di Giovinco. Ed è stato anticipato l’arrivo del giovane Sturaro a centrocampo. Inutile rinforzare una squadra già dominante in campionato, impossibile fare adesso il salto di qualità per la Champions League. Probabilmente la rivoluzione arriverà in estate, specie se sarà ceduto Pogba. La Roma, invece, ha scelto di cedere Destro (che aveva ormai rotto con l’ambiente) sostituendolo con Doumbia: operazione discutibile, visto che acquisto e cessione si bilanciano economicamente, ma l’attaccante azzurro è tre anni più giovane dell’ivoriano (e ha già dimostrato di saper segnare in Italia). Poi, dopo l’infortunio di Iturbe, Sabatini ha scommesso su Ibarbo, talento ancora inespresso, che però a giugno costerebbe 15 milioni: un investimento non indifferente.

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MILANESI: REGINE SUL MERCATO, NON SUL CAMPO – Le più attive fin qui sono state sicuramente le due milanesi, costrette a fronteggiare una crisi tecnica profondissima. Roberto Mancini ha chiesto e ottenuto rinforzi importanti dalla società: Shaqiri e Podolski sulle fasce, il giovane Brozovic a centrocampo, all’ultimo anche il ritorno di Santon. Tutti prestiti, che però a giugno (quando arriverà il momento dei riscatti) potrebbero inguaiare le finanze nerazzurre. Per fare cassa, il ds Ausilio ha dovuto cedere il baby prodigio Bonazzoli (classe ’97, uno dei migliori talenti italiani) alla Sampdoria per circa sei milioni; l’Inter si è garantita il diritto di riacquisto, ma l’operazione evidenzia le difficoltà economiche del club. Dall’altra parte del Naviglio, dopo Cerci Galliani ha regalato a Inzaghi anche Mattia Destro, nel tentativo di salvare il suo allenatore e raddrizzare la stagione. E poi anche Antonelli (ottimo terzino, quasi “regalato” dal Genoa), Bocchetti e Paletta in difesa. Entrambe le milanesi appaiono sicuramente rinforzate alla fine del mercato. Ma per il momento sul campo non sono arrivati veri segnali di ripresa.

RIVOLUZIONE A GENOVA. NAPOLI PER IL TERZO POSTO – Anche a Genova Preziosi e Ferrero hanno deciso di fare grandi movimenti. Il Genoa ha quasi smantellato la squadra, cedendo Matri, Pinilla, Fetzfatzidis, Sturaro, Antonelli; è tornato Borriello ed è arrivato Niang, ma difficilmente basterà per coltivare ambizioni d’Europa. Diversa la situazione in casa Samp. Ferrero ha venduto Gabbiadini al Napoli e comprato tanto: Eto’o, Muriel, Correa, Munoz. Ma alla fine della giostra la squadra ne è uscita rinforzata? A sentire le parole dell’allenatore Mihajlovic (che fin qui ha spesso rimpianto la partenza di Gabbiadini, e ieri ha litigato con Eto’o) non sembrerebbe. Protagonista di una cessione pesante anche la Fiorentina, con Cuadrado acquistato dal Chelsea per oltre 30 milioni di euro (una delle operazioni più importanti di tutto il mercato internazionale): in cambio sono arrivati due grandi ex, Gilardino e Diamanti, e l’egiziano Salah (talento puro da verificare in Italia). Ferma al palo la Lazio, che non è riuscita a trovare un rimpiazzo per l’infortunio di Djordjevic (l’obiettivo Bergessio è sfumato al fotofinish). Mentre si è mosso poco e bene il Napoli: con due acquisti mirati (Gabbiadini e Strinic), piazzati all’inizio della finestra di mercato, il presidente De Laurentiis ha puntellato la rosa, che era già la più forte per la corsa al terzo posto. Come anche la Juventus per lo scudetto. Perché una squadra per vincere si costruisce in estate, raramente si improvvisa a gennaio.

 

 
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