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L'Editoriale Sport

2015-2016: Lazio- Sparta Praga 0-3, fuori anche l'ultima italiana. Il massacro è terminato, non accadeva dal 2001.

E’ finita, stop, amen. Basta Calcio. La situazione più paradossale e più emblematica della liquefazione del calcio italiano, se vogliamo, è proprio quella della Lazio: che ha cominciato dalla Champions League, eliminata dal Bayer Leverkusen in estate, e si è fermata tra le sedici dell’Europa League, eliminata dallo Sparta Praga, squadra non propriamente di fenomeni e che finora non aveva mai vinto una partita in Italia. In un “discendendo” rossiniano culminato in questo cupo e inquietante gesto di autolesionismo: stadio semivuoto e in attesa di squalifica per razzismo dei suoi tifosi, squadra allo sbando, pubblico in aperta rottura con la società. Dicevano tutti, a giustificazione del campionato assai misero e quasi senza traguardi ormai raggiungibili, che in fin dei conti la Lazio di Lotito e Pioli, di Candreva e Biglia, di Anderson e Klose, avesse comunque una vocazione europea e che la sua stagione in Europa League potesse almeno in parte compensare tanto grigiore. Ma siccome non è evidentemente così e non esistono due Lazio,  rimontare tre gol è apparso subito impossibile - non è mica il Bayern Monaco - e il funerale del calcio italiano si è dunque celebrato addirittura a partita ancora in corso.

Se Roma e Juventus hanno la giustificazione di essersi imbattute nel Real Madrid e nel Bayern Monaco, la Lazio no. Aveva un avversario considerato facile e salutato addirittura con occhiolini, sorrisini e gomitatine al momento del sorteggio. Ma i nomi degli sconosciuti Dockal, Krejci e Julis, se li ricorderà per un pezzo, assai più dei Manchester United, Liverpool o Borussia Dortmund che ha evitato. E anzi a questo punto sarebbe stato assai più dignitoso farsi sbattere fuori da una superbig: nessuno avrebbe potuto dire niente. Così è diverso, l'umiliazione non è quasi sopportabile.

Siamo fuori da tutto, nemmeno un club italiano superstite. A metà marzo abbiamo lasciato sul campo Juve, Roma, Lazio, Napoli, e Fiorentina. Le due di Milano, un tempo roccaforte del calcio italiano, nemmeno ci sono arrivate alle Coppe e arrancano pure quest’anno. Sembrava un anno in cui potessimo fare qualche punto e sperare addirittura di recuperare un posto in più nelle Coppe. Niente di tutto questo, segnali di progresso illusori e fasulli. Perdiamo parecchi punti. Ad alto livello (Champions League) sentiamo la mancanza di qualche campione, più in basso (Europa League) facciamo anche colossali errori di valutazione, preparazione, programmazione. Non lottiamo per risalire, per rifarci un’immagine, non facciamo squadra. Gli italiani si gufano reciprocamente e godono meschinamente delle eliminazioni altrui.

L’Italia non ha mai capito lo spirito dell’Europa League, è talmente presuntuosa da pensare di poter vincere le partite con un piede solo e un braccio legato dietro. E infatti ne viene sbattuta regolarmente fuori.  Continuo a pensare che la Lazio non abbia giocatori così tanto inferiori a quelli dello Sparta Praga. Non abbiamo grandi squadre, ma abbiamo anche smarrito totalmente, purtroppo, l’arte di arrangiarsi e anche la sola arte di difendersi. E’ capitato a Pioli con la Lazio, ma pure a Sarri col Napoli e a Sousa con la Fiorentina. Prima di guadagnarvi la patente di guru in Italia, pensate sempre cosa avete ottenuto in Europa. 

Vista raramente tanta desertificazione, non accadeva da 15 anni: proprio vero che il clima sta cambiando.

 

Rigori, stadio e soldi. Le tre spine del super Barcellona

Una squadra imbattibile che però ha un difetto: sbaglia troppi penalty. Ma è fuori dal campo che si vivono le situazioni più difficili. Hanno presentato il progetto per il nuovo impianto, ma non ci sono i fondi per costruirlo. E il nodo sponsor blocca anche la Nike.

Più sono belli e più nascondono: "Stiamo cadendo nella trappola di credere a Messi". A Barcellona c'è qualcosa che non torna. Quei tre (ovviamente Messi, Suarez e Neymar) segnano e divertono, la squadra gioca a memoria un calcio a tratti paradisiaco, la gente affluisce copiosa al Camp Nou (erano in 87 mila per il Getafe) dimenticando che in tasca i quattrini sono quello che sono. Riceve, la gente blaugrana, così tanta luce da sentirsi trascinata, tutta insieme, senza distinzioni d'età, censo, cultura, quasi all'estremo opposto, provando una specie di goduria d'appagamento, un misto di noia e passione. E dimentica, sempre collettivamente, che la situazione del mes que un club non è un roseto fiammeggiante al confine della primavera e se anche lo fosse sarebbe corretto dotarsi di guanti per evitare il contatto con le spine. Che ci sono, sono sostanzialmente tre e hanno anche un nome: rigori, stadio e soldi.

Dei rigori dovrebbero rispondere i tre caballeros, dieci sbagliati su diciotto: "E' come se fosse poco poetico segnare così", si dice in giro, nell'unica occasione che si ha per contestare l'operato di Messi, Neymar e Suarez. Che per loro i rigori siano una difficoltà appare assurdo al punto che la loro fallibilità dal dischetto nasconde un altro dato eclatante: che il Barcellona entra a così alta velocità e così spesso nell'area avversaria da farsi fischiare diciotto rigori a favore: un'enormità: "E meno male che non ci servono...", proseguono i tifosi, che poi chiedono a Luis Enrique se per caso non sia stimolante per le altre squadre sapere che "ai rigori" il Barcellona diventa una squadra come le altre, se non peggio: "Tranquilli. Se arrivassimo ai rigori in finale, i miei li segnerebbero tutti!". Interrogarsi su quella specie di decadente "ennui" che porta gli stessi tifosi a temere la "maledizione" della Champions (nessuna squadra da quando non si chiama più Coppa dei Campioni ha vinto per due volte consecutive) e il "contrappasso" di Guardiola: "Arriveremo ancora una volta in finale ma perderemo". Contro chi? I timori dei più scaramantici sanno contro chi. Ma i problemi più "spinosi" sono altri. E anche più urgenti.

Hanno presentato il progetto del nuovo stadio. L'appalto è stato vinto da uno studio giapponese, il Nikken Sekkei, che lavorerà insieme con i catalani del Pascual i Ausió Arquitectes. Sulla carta è meraviglioso. Si tratterebbe di una riqualificazione urbanistica dell'intera area più una ristrutturazione dello scheletro dell'attuale impianto. La spesa è incalcolabile, ma da 600 milioni si può ragionevolmente spingersi a sospettare che, anche se si dovessero concludere i lavori nei tempi prestabiliti (dal 2017 al 2021), il costo dell'operazione non potrebbe fermarsi sotto il miliardo di euro. E chi paga? Pur apparendo sempre tra le aziende calcistiche col più alto fatturato, il Barcellona non ha praticamente una lira. Sta ancora scontando errori e qualche alzata di gomito per festeggiare con eccessivo anticipo traguardi commerciali mai raggiunti. Negli ultimi 25 anni si era già provato due volte a rinnovare lo stadio, che tra i grandi stadi del pallone, diciamo tra quelli più popolati, capienti e visibili a livello planetario, è sicuramente il più vecchio, insomma è nou ma è viejo. Il pubblico di casa lo ama e se potesse lo proteggerebbe con le proprie mani e con le proprie mani darebbe la prima passata di vernice. Ma non è così semplice. Ci sono persino le date delle presentazioni ufficiali del faraonico progetto, ma la verità è che nessuno può garantire che il nuovo Camp Nou si farà sul serio. Così come accadde quando La Porta affidò all'architetto inglese Foster il compito di ridisegnarlo. Anche allora era tutto pronto. Ma non si è mosso un mattone. Per trovare i fondi La Porta aveva venduto ai privati 130mila metri quadrati di terreno edificabile intorno allo stadio, tra quelli universitari e il quartiere di Les Corts. Quei soldi sarebbe dovuti servire per ricostruire lo stadio, invece sono spariti, inghiottiti dalla famelica bocca dei debiti. Era il 2010. Il vicinato è sul piede di guerra. Non vogliono cantieri ma soprattutto sognano un risarcimento sotto forma di scuole, ospedali, centro di accoglienza per i disabili e gli anziani. Il sindaco di Barcellona Ada Colau, la 43enne attivista di sinistra (una specie di emanazione catalana di Podemos) che un tempo occupava case e adesso le difende per i più poveri, non vede di buon occhio spese di tal portata e non è detto che sia disposta a chiudere un occhio in nome del calcio che unisce.

Per costruire lo stadio il Barcellona dovrebbe chiedere almeno 400 milioni in prestito e non c'è nessuna possibilità di ottenerli, non prima che il club effettui un aumento di capitale, ma questo, in una specie di corto circuito finanziario, non sarà mai possibile finché non viene sciolto il nodo Qatar Airways: rapporti interrotti e impossibilità di mettere a bilancio gli incassi futuri da "jersey sponsorship" (finora Qatar dava 60 mln all'anno, pochissimo rispetto a quanto prende, per esempio, lo United da Chevrolet). Il nodo Qatar blocca anche la Nike. Il colosso americano è in ritardo di due mesi sulla produzione delle magliette per la nuova stagione perché il Barcellona non sa cosa fargli stampare sopra, se Qatar o altro, o addirittura niente. Fatto sta che due mesi di ritardo sui tempi di produzione sono un'enormità che la Nike farà pesare sul suo rapporto col Barcellona. In tutto questo c'è sempre da pensare ai rinnovi dei contratti di Neymar e Busquets, i più delicati (parliamo di 30 milioni l'anno netti e complessivi). Ma anche in questo caso, senza un aumento di capitale, il Barcellona, pur non avendo un tetto salariale, non può rischiare di contravvenire il fair play finanziario (non più del 69% del capitale può essere utilizzato per i costi di mantenimento della rosa) e

 

rischiare altre sanzioni di mercato dalla Fifa. Insomma il nuovo Camp Nou, il cui nome fra l'altro verrebbe ceduto a un marchio per un certo numero di anni, quindi non si chiamerebbe più Camp Nou ma, supponiamo, Zabaione Catalano Arena, c'è ma soltanto sulla carta. Sulle foto sembra l'aeroporto di Singapore. Ma quando lo presenteranno, presenteranno il nulla. E il presidente Bartomeu lo sa. L'intreccio morboso di vecchi errori e grande calcio continua.

 

Addio a Corioni, il grande calcio della provincia,08 marzo 2016
Se ne è andato anche Gino Corioni, fu presidente del Brescia e ancor prima lo fu del Bologna e dell’Ospitaletto
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BRESCIA COMO

 Ci sono personaggi passati dalla provincia e usciti anche presto dal cono di luce dei riflettori, che un giorno fecero un piccolo pezzo di storia del calcio. A cavallo tra gli anni 80 e 90 Corioni era un novello Rozzi o un Anconetani e anzi arrivò persino un po’ più in là. Il Bologna di Maifredi era il suo Bologna, Maifredi una sua creatura che aveva scoperto come allenatore all’Ospitaletto. In quegli anni il Bologna di Corioni e Maifredi divenne un modello, entusiasmava per il gioco e accendeva il Bologna che tornò così trionfalmente in serie A. Quel modello di calcio lì - strettamente imparentato al sacchismo, ma meno fanatico e assai più alla buona - fu addirittura scopiazzato e trapiantato alla Juventus, pensa un po’… Finì come sappiamo tutti, con una colossale bolla di sapone, ma insomma la moda era quella e tutto sommato ci piaceva, ci entusiasmava, ci faceva scrivere. Begli anni.
Corioni fu uno di quei presidenti che scoprì come si poteva passare da un club all’altro, né più né meno come lo facevano i calciatori. L’Ospitaletto, il Bologna, il Brescia. A Brescia portò addirittura grandi allenatori e grandi calciatori, da Lucescu a Baggio. Da Brescia e tra le grandi braccia di Corioni e Carletto Mazzone sono passati Baggio, Pirlo, Hagi, Detari e Guardiola. Cioè Brescia ha potuto godersi e coccolarsi Baggio, uno dei più straordinari campioni mai generati dal football italiano. Uno dei più grandi allenatori al mondo, Pep Guardiola, periodicamente torna a Brescia per rivivere quell’atmosfera tutta particolare fatta di complicità tra la città e il pallone.

Ci fu un tempo, nemmeno poi tanto lontano in fin dei conti, in cui i campioni andavano in provincia e lì affrontavano serenamente e anzi direi con grande felicità il proprio tramonto. Per caso Del Piero ha scelto di chiudere la carriera al Padova, che lo allevò e lanciò per primo? Per caso Totti potrebbe anche solo immaginare di andarsene in provincia in qualsiasi club a sua scelta, dove lo farebbero non re ma imperatore, e dove si allenerebbe e giocherebbe come e quanto volesse lui? Non lo fa più nessuno.

No, non è più possibile oggi i grandi campioni, al limite, preferiscono tramontare nel lusso del calcio fintamente internazionale. Cina, Usa, Australia,  Canada, India. In realtà quel calcio lì al grande calcio della grande provincia italiana di vent’anni fa nemmeno può allacciargli gli scarpini.

03-03-2016

L'INTER FA IL MIRACOLO A META': ORA CHE FARE???

PARLA NURSANTO IL TRADE D'UNION TRA THOHIR E MORATTI NEL 2013.

Conosce bene Thohir ed anche Moratti, che nel 2010 gli regalò due biglietti per assistere alla finale di Champions di Madrid. Nursanto non ha dubbi: «Erick si è stufato dell’Inter. Vuole venderla». I perché sono tanti: problemi di Borsa, il crollo del prezzo del carbone (affare di una sua società), i 173 milioni di dollari che Rosan Perkasa Roeslani deve rimborsare all’azienda di cui era direttore generale (la Brau). Un crac che ha fatto mancare un sostegno vitale alle casse nerazzurre.

Entong racconta: «Tre anni fa Erick era all’apice della ricchezza: i valori di Borsa avevano raggiunto picchi inimmaginabili. Lui ed i suoi amici, Rosan fra questi, erano disposti a investire un miliardo in un club di prim’ordine. Quando Moratti chiese solo 300 milioni per il 70% dell’Inter, pensarono ad uno scherzo. Erano convinti di aver fatto l’affare della vita: se ci costa così poco, dicevano, in qualche anno facciamo degli utili e andremo alla grande. Cresceremo e vinceremo. E invece…».

Invece non è andata così: «O meglio, sembrava potesse succedere. Il primo anno è stato perfetto: Erick ha avuto una grandissima esposizione mediatica, lui è il più vanitoso della sua famiglia e non a caso si occupa di media e comunicazione.Sulla carta aveva un piano perfetto, ma in realtà si è trovato a sborsare ogni anno somme sempre più ingenti senza un ritorno. E non sa come fare: la famiglia ha meno cash per via del crollo dei titoli, l’unica azienda dei Thohir che funziona è la Adaro, ma è di proprietà di Garibaldi, il fratello. Non brilla nulla, in questo momento: pensate che ha dovuto fare un’opa sulle sue reti radiofoniche incassando la miseria di cinque milioni di dollari. E perde peso anche la sua rete televisiva, Jak Tv, che ha puntato tutto sul basket: ma chi guarda il basket in Indonesia?. Erick pensava che l’Inter lo facesse diventare più potente anche in patria e invece qui gli rimproverano di aver investito finora più o meno 380 milioni per un club straniero, invece di metterli nello sport indonesiano. E sapete quanto valgono questi soldi da noi? In più si aggiunge la perdita di appeal del calcio italiano: i tifosi vogliono vedere in tv e comprare le maglie del Manchester City, Chelsea e Arsenal. Poi vengono le due spagnole: dell’Inter importa a pochi. Lui ha cercato di far crescere l’interesse per la squadra comprando un quotidiano, Topskor, ma i risultati sono modesti». Così ecco il perché della ricerca di nuovi investitori, assicura Nursanto: «Si sta guardando intorno e se troverà un acquirente venderà. Ha capito che mai e poi mai guadagnerà un dollaro con il calcio italiano e con l’Inter. Ma lo ha capito troppo tardi».Xavier Jacobelli, sul sito di Tuttosport, ha confidato di aver sentito una confidenza di una persona vicina a Massimo Moratti, che avrebbe confermato la volontà dell’ex presidente di tornare a capo del club: “Domenica sera, a Milano, un importante interlocutore dell’ex presidente, che ne conosce bene umori e passioni interiste, si è lasciato scappare una confidenza: “Massimo non vede l’ora di tornare al comando in società, ma dipende soltanto da Thohir”. Il presidente del Triplete, galvanizzato anche dalla rimpatriata di Mourinho, ufficialmente ripete che nell’Inter continua a stare benone, quale azionista di minoranza nella misura del 29,50 per cento e supertifoso, ma viene dipinto come fortemente preoccupato per la piega che gli eventi stanno prendendo. Per Thohir si profila questo scenario: o la squadra vince almeno la corsa al terzo posto per tornare in Champins, sia pure passando sotto le forche caudine del preliminare o il signore indonesiano dovrà cedere il club, se non sarà riuscito trovare in Asia i partner che cerca”.

 

 

 

 
 

 

 
 

 

 

 

 

 

 
 
 
 

 

 

 
 
 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 

L'ITALIA SOTTO ATTACCO ECONOMICO-FINANZIARIO COME NEL 2011. DAL BAIL IN DELLE BANCHE LOCALI AL BAIL IN NAZIONALE.

di Benetazzo

Chi ha disponibilità in sotto forma di giacenze bancarie per importi inferiori alla fatidica soglia dei 100 mila Euro, come sappiamo dovrebbe sentirsi confortato perché in teoria quella disponibilità di denaro non può essere toccato.

. In realtà la banca in questione dovesse essere commissariata o messa sotto stretta vigilanza per ragioni di governance o di ulteriore deterioramento patrimoniale, potrebbe essere

 previsto in misura straordinaria, ovvero  il congelamento di quelle poste, neanche rimanere sotto la soglia dei 100 mila Euro consente di essere indenne da rischi. Non sono più rischi di patrimonio, ma diventano rischi di natura finanziaria legati alla disponibilità o alla fruibilità delle risorse, dei fondi nello specifico.

VIDEO Rischio congelamento giacenze bancarie anche sotto i 100mila euro

Rispetto al 2008, quando sembrava che il mondo finanziario stesse per finire, oggi ci troviamo in una situazione ben peggiore, con rischi notevolmente amplificati, misteriosamente anche ora ci troviamo con un’Italia sotto assedio finanziario, questa volta non è il debito pubblico ma è tutta l’industria bancaria che senza motivazioni particolarmente significative viene presa di mira dagli operatori istituzionali che stanno scaricando brutalmente titoli azionari in queste ultime settimane.Non è una novità la situazione di criticità del panorama bancario italiano che oggi stima oltre 300 miliardi di sofferenze e per le quali si dovrà trovare una soluzione definitiva che, soprattutto trasmetta conforto è questa l’angoscia principale sui mercati al momento attuale. 
Siamo innanzi a una nuova crisi sistemica più che una crisi sistemica sembra sia una crisi di transizione, questa transizione è legata al cambiamento appunto di modello produttivo da parte della Cina, volto a trasformare la più grande fabbrica del mondo in un nuovo player planetario in grado di autosostenersi attraverso i consumi interni, a cui poi si affianca la discesa senza precedenti del prezzo del petrolio venuta nei 18 mesi precedenti per il braccio di ferro che si sta vivendo tra Arabia Saudita e Stati Uniti.

L’Unione Europea rimane un malato cronico, per alcuni versi potrebbe essere definito anche un malato terminale, criticità che ormai si portano avanti da anni rimangono tutt’ora irrisolte senza la capacità di poter pianificare un percorso di crescita da qui ai prossimi 12 mesi a frutto ovviamente della continua ambiguità politica che continua a emergere a fronte di scenari politici contrastanti all’interno dei vari players europei, pensiamo solamente alla Grecia che da qui a qualche mese rivedremo "Grecia 2 la vendetta", sostanzialmente il Governo Tsipras non sarà in grado di far fronte ai propri impegni, pertanto la Grecia, la Nazione ellenica ritornerà in stallo e pensiamo a quello che sta accadendo in Spagna, pensiamo alla Francia quando andrà a votare nei successivi semestri, pensiamo alla stessa Italia che è ancora a oggi un punto di domanda non indifferente per quanto riguarda la propria lettura, il proprio panorama politico. Operatori istituzionali, fondi comuni di investimento, fondi sovrani che magari avevano negli anni precedenti fatto carico, messo in portafoglio anche titoli azionari bancari, adesso per non rischiare dicono: "non sto con il cerino in mano, scarico il titolo italiano e vado a rifugiarmi su altri asset che ritengo più sicuri".

I valori e le letture che avevamo in gennaio, all’inizio di gennaio sono grosso modo le stesse di quelle che avevamo a fine settembre, quindi cosa è accaduto misteriosamente che ha messo l’Italia come possibile obiettivo di una nuova aggressione finanziaria, non è che anche questa volta, politicamente l’Italia non piace più a un certo tipo di estabilishment finanziaria e sovranazionale in Europa? Pensate un attimo alle recenti esternazioni che ha fatto Renzi in queste ultime settimane che non sono state molto digerite e accettate a Bruxelles e a Francoforte, misteriosamente qualche settimana dopo l’Italia è di nuovo sotto assedio e da questo punto di vista mi dispiace dirlo il nostro governo è completamente assente nel senso che a oggi servirebbe una cabina di regia atta a tutelare, preservare gli andamenti dei titoli azionari, dell’industria bancaria visto che in base alla capitalizzazione di borsa poi ci sono ripercussioni dirette, legate alla patrimonializzazione dell’istituto stesso, pensiamo solamente a Monte dei Paschi che è una banca partecipata istituzionalmente dal paese che ha visto crollare nel giro di poche settimane la propria quotazione del 75%, passando dai 2 Euro di qualche mese fa ai 0,50 dei giorni nostri, stiamo parlando di 1,5 miliardo di perdita in conto capitale per tutta la fiscalità italiana, di questo stampa italiana tradizionale generalmente schierata con il governo non ne fa voce.

Con il 2016 dal primo gennaio sappiamo che è andato a regime quel meccanismo tanto antipatico, nefasto del bail in, potrà andare a impattare anche sulle giacenze e le disponibilità a prima vista dei risparmiatori dei correntisti per esempio italiani e pertanto a fronte di questi debiti che sappiamo non potranno essere mai più rimborsati, le banche italiane devono trovare una soluzione di ripiego, la soluzione di ripiego più ovvia dovrebbe essere la bad bank, ma la bad bank abbiamo visto che continua a vacillare come progetto meramente operativo da implementare in poco tempo.

L’altra strada ce la propone l’Eba, la quale ci dice: le banche europee si devono patrimonialmente rafforzare ancora di più, per fare questo ci sono due strade: 
1) trovare nuovi capitali e al momento attuale è abbastanza difficile, convincere qualcuno a investire il nuovo capitale di rischio soprattutto avendo visto quello che è accaduto negli ultimi due mesi a gran parte delle province europee, in prima battuta quelle italiane;
 
2) una svalutazione delle poste in bilancio dei crediti che vantano le banche tanto italiane, quanto quelle europee, questo per ovvie ragioni poi si traduce in una svalutazione delle quotazioni delle banche stesse, non dimentichiamo comunque che al momento attuale sono sotto l’occhio del ciclone le banche italiane per il bubbone dei crediti deteriorati, ma in Germania cominciano a emergere inquietanti interrogativi su grandi realtà bancari, grandi gruppi, hanno esposizioni rilevanti, a supporto delle esportazioni tedesche nei confronti dell’Asia, quindi potete immaginare che tipo di scenario potremo vivere da qui a qualche mese, qualche trimestre se in Cina dovesse sfuggire di mano il contenimento della crisi da parte delle autorità nazionali cinesi, volte al momento allo sgonfiamento tanto della bolla immobiliare, quanto di quella finanziaria.

 

 

 

 

 

 

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Debito pubblico, i problemi di un Paese che non ha una sinistra che fa la sinistra.

Una destra estrema ed estremista controlla il Partito Democratico. Prendete l’on. Gianpaolo Galli (ex Bankitalia, ex Confindustria).Sul Sole 24Ore contesta “vari autorevoli economisti” che “propongono che in Italia il disavanzo di bilancio venga aumentato ben oltre il limite del 3%”, in particolare “Giorgio La Malfa” e lanostra comune proposta “di andare al 5% almeno per un paio d’anni”. Auspica invece da par suo, per il futuro, una politica economica di “austerità” e “riforme strutturali” (déjà vu). La tesi di Galli è che il deficit pubblico sia completamente inutile, salvo nel brevissimo termine; dopo un paio d’anni (o forse tre) lascerebbe l’economia allo stesso punto in cui era prima, con l’aggravio di un maggiore debito pubblico. Non mi sembra questa la sede giusta per entrare nel merito: il Fatto Quotidiano non è un giornale economico. (La sede naturale sarebbe il Sole 24 Ore: una risposta di merito è stata scritta, ma non è ancora chiaro se l’accetteranno).

Vorrei solo mettere in contesto la posizione di Galli che, com’egli ricorda, è anche quella del Pd. Due anni fa hanno chiesto a 38 economisti fra i più noti, in tutte le Università americane – comprese quelle tendenzialmente di destra (come Chicago) -, se ritenevano che il grande deficit pubblico di Obama (nel 2009 e 2010) avesse aiutato in maniera rilevante o meno gli Usa ad uscire dalla crisi: 37 economisti su 38 risposero “sì”; l’unico “no” venne da Alesina, che nel frattempo ha cambiato idea! L’on. Galli perciò, nel panorama internazionale degli economisti, sta a destra della destra. Just saying.

Galli offre però anche un argomento politico: di questo voglio parlare. Scrive: “La terza ragione [per cui il deficit spending è dannoso] è che i mercati sanno che un piano di rientro dal disavanzo posto tutto a carico della prossima legislatura avrebbe credibilità zero. Non esiste nessun modo, né un vincolo costituzionale, né altro, per imporre la disciplina di bilancio a chi governerà dopo il 2018″. Si tratta dello stesso argomento usato nel 2009 dai repubblicani per cercare di impedire ad Obama di salvare l’America dalla crisi. Che si è dimostrato falso: difatti Obama è rientrato dal deficit. Tra l’altro lo ha fatto in modo lineare, senza il ‘go and stop’ o le pesanti manovre di austerità immaginate dall’on. Galli (la crescita ha fatto quasi tutto, alzando gli introiti fiscali). Ma non è solo l’America: in tutto il mondo si fa politica anticiclica in tempi di crisi, poi si rientra dal deficit, senza imposizioni esterne o vincoli. In tutto il mondo salvo che in Europa: perché i tedeschi non ci stimano, ci considerano sotto uomini, infidi, e ce lo vietano. Va bene i tedeschi, ma che sia un italiano ad alimentare questa sfiducia è triste!

La politica economica si sviluppa nel tempo, sempre. Se ogni politica buona per vincere la crisi viene preclusa perché si ipotizza che poi non saremo coerenti, perché siamo sotto uomini, allora restano solo le politiche sicuramente amare e però anche dannose (in tempi di disoccupazione le due tipologie coincidono). E così, saremo coerenti … nell’errore! Ma, oltre a prolungare una depressione inutile, in tal modo perdiamo anche la libertà: perché, se non siamo capaci di governarci da soli, dobbiamo affidarci a qualcuno di esterno (Ue: = i tedeschi) che però fa i suoi e non i nostri interessi.

È questo un modo di pensare coerente con il progetto istituzionale autoritario dell’attuale Pd, e dell’uomo solo al comando che impone il suo volere al popolo stupido e cattivo, ma plaudente (o bastonato). Un modo di pensare che da Putin a Trump, da Orban a Kaczynski, a Erdogan, va diffondendosi anche in Europa. Noi rigettiamo con sdegno questo modo di pensare. Un paese che non ha una sinistra che fa la sinistra, e una destra che fa la destra, è un paese sbilanciato destinato a finire male. Non sarà dunque la Turchia entrare in Europa, sarà l’Italia a entrare… in Turchia.

 

 

Bce a sorpresa azzera tutti i tassi - diretta tv ,10 marzo 2016
Draghi: piano contro stallo crescita e inflazione

Rendimento negativo per prestiti a banche. Qe 80 mld a mese

Le Borse prendono il volo / L'ira delle casse di risparmio tedesche

Galatasaray-Fenerbahce annullata
L’Isis progettava attentati al derby
di Istanbul come allo stadio di Parigi
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Turchia, autobomba nel centro di Ankara  foto 
27 morti alla fermata dei bus  
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Video Il luogo dell'esplosione (13-03-16)

Costa d'Avorio, attacco a tre resort occidentali
Oltre 12 morti, 5 sono europei
video - foto   
 

Un commando dal mare con kalashnikov e granate
Zona isolata da militari francesi e ivoriani 
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Rep tv Mastrogiacomo: "Paese cristiano, il radicalismo si espande"

LA DECRESCITA PERENNE di Bifo Berardi

Con il crollo della Cina, termina il "sogno" degli economisti "eterni"

Mario Draghi ripete l’esorcismo estremo: «Whatever it takes». Ma il pericolo attuale non è più quello di un collasso finanziario come nel 2008. Il pericolo è quello di una crisi di sovrapproduzione globale, e di una stagnazione di lungo periodo. Il crollo delle borse non è che un segnale. Da sei anni le banche centrali prestano denaro a costo zero, e da un paio di anni il petrolio scende ininterrottamente. Cionostante la domanda cala, e la stagnazione persiste, si aggrava, tende a divenire recessione.

Il 10 gennaio il New York Times ha pubblicato un articolo di Clifford Kraus dedicato agli effetti che il calo della domanda cinese produce sull’economia globale: «Per anni la Cina s’è ingozzata di ogni tipo di metalli e di energia perché la sua economia si espandeva rapidamente; le grandi aziende hanno ampliato aggressivamente le loro operazioni di estrazione e produzione, scommettendo sulla prospettiva che l’appetito cinese sarebbe continuato per sempre. Adesso tutto è cambiato. L’economia cinese si contrae. Le compagnie statunitensi, che tentano disperatamente di pagare i loro debiti mentre aumentano i tassi di interesse, debbono continuare a produrre. Questo eccesso spinge i prezzi verso il basso, e colpisce le economie dipendenti dalla produzione di merci di consumo come il Brasile e il Venezuela, ma anche i paesi sviluppati come l’Australia e il Canada» (Clifford Kraus, New York Times: China ’s Hunger for Commodities Wanes, and Pain Spreads Among Producers).

Negli anni passati le grandi corporation hanno investito somme enormi nell’estrazione di petrolio, nella raffinazione dello shale gas, nelle tecnologie necessarie per il fracking, e così via. Il sistema bancario globale ha finanziato queste operazioni. Tutti pensavano che la domanda sarebbe cresciuta indefinitamente. Ma ora il rallentamento dell’economia cinese non significa solo che l’incremento annuo del prodotto cinese, pur continuando ad essere elevato (6,9 per cento, secondo le opinabili stime cinesi), tende a diminuire. Significa soprattutto che la domanda di energia si è ridotta considerevolmente e tende a ridursi di più. Siamo di fronte alla più classica delle crisi di sovrapproduzione.

Scrive ancora Kraus: «I bassi tassi di interesse hanno alimentato il boom produttivo. La compagnia brasiliana Petrobras ha accumulato 128 miliardi di dollari di debito, raddoppiando i costi annuali di indebitamento durante gli ultimi tre anni per produrre sempre più petroli. Poi la storia è cambiata quando la crescita cinese ha iniziato a recedere. Nel 2015 i prezzi hanno avuto un rallentamento continuo. Il nickel, il ferro il palladio, il platino e il rame sono scesi del 25 per cento o più. I prezzi del petrolio sono scesi di più del 60 per cento negli ultimi diciotto mesi. Anche i prezzi del grano e del frumento sono precipitati».

D’altra parte le aziende si sono indebitate con le banche per poter avviare i loro investimenti, e non si possono fermare. Le banche hanno prestato somme colossali, e non possono riaverle indietro. «Decisioni di Investimento multimiliardarie prese anni fa, come lo sfruttamento delle sabbie oleose in Canada o le miniere di ferro in Africa occidentale, debbono necessariamente continuare. Non si possono semplicemente chiudere progetti di quell’entità. L’eccesso potrebbe continuare per anni» (ancora Kraus).

Può durare per anni, dice sempre Kraus, sull’autorevole quotidiano. Ma forse dovremmo fare un’ipotesi più radicale, e insieme più realistica: durerà per sempre, perché la crescita è divenuta impossibile, e non tornerà mai più. L’ossessione capitalistica impedisce di vedere la realtà: siamo di fronte a una crisi di sovrapproduzione di dimensioni inimmaginabili. Nessuna delle tendenze oggi leggibili nel sistema-mondo permette di prevedere che se ne possa venire fuori nel corso del prossimo decennio.

Il 17 gennaio «Le Monde» ha pubblicato un articolo dal titolo eloquente: Le grand vertige des marchés: «Nel 2015 il barile di petrolio potrà costare 380 dollari, avevano preconizzato gli economisti Patrick Artus e Mocef Kaabi nel 2005, tenendo conto dell’aumento del consumo mondiale e della scarsità di riserve… Invece il barile di petrolio è costato mediamente 40 dollari nel 2015. Il 15 gennaio 2016 è sceso a 29 dollari» (Charrel, Cosnard, Gueland, Lauer).

Il fatto che gli economisti Artus e Kaabiu prevedessero dieci anni fa che il petrolio sarebbe cresciuto fino a 380 dollari dimostra in primo luogo che gli economisti sono scienziati allo stesso titolo della Sibilla Cumana e del Mago Otelma, e che la scienza economica è soltanto una forma di legittimazione ideologica di una tecnica rivolta al massimo sfruttamento della vita umana. In secondo luogo, che la sovrapproduzione non poteva essere prevista entro le categorie del sapere capitalistico, ma solo a partire da un altro punto di vista: quello del valore d’uso sottratto alla logica dell’accumulazione, dei bisogni sociali effettivi sottratti alla codificazione finanziaria. Non c’é più bisogno di crescita né di lavoro, questa è la verità inammissibile nel contesto della codificazione capitalistica.

L’occupazione è destinata a calare ovunque, nonostante i patetici sforzi rivolti a dare lavoro; aumentare l’occupazione significa poi soltanto costringere la gente a lavorare sempre di più per guadagnare sempre di meno. La forma del lavoro salariato non ha più nessun fondamento di necessità e solo un reddito scollegato dall’erogazione di inutile lavoro permetterebbe di garantire la sopravvivenza, e anche di rilanciare la domanda.

«Il flusso di materie prime mette i prezzi sotto pressione, e provoca dolorose conseguenze. Le compagnie petrolifere hanno lasciato senza lavoro 250.000 operai nel mondo. Alcune aziende cominciano a dichiarare bancarotta» (Kraus, citato).

D’altra parte le nuove prospettive di produzione sono generalmente caratterizzate da un’altissima intensità di tecnologia e da una bassa necessità di lavoro. Per rilanciare la crescita e sostenere l’occupazione le banche centrali hanno investito somme immense, negli ultimi cinque anni. Invano.

«Le banche centrali sorreggono l’economia con una quantità incredibile di liquidità che la FED, la Banca d’Inghilterra, la Banca del Giappone e infine la Banca centrale europea hanno iniettato sui mercati per evitare lo sprofondamento dei mercati […]. Oggi queste liquidità costituiscono il 30 per cento del prodotto lordo mondiale, mentre erano il 6 per cento alla fine degli anni Novanta. Un aumento fenomenale che ha la conseguenza che i mercati sono diventati dipendenti da questo denaro facile, angosciati dal timore che il rubinetto si chiuda» («Le Monde», citato).

Fiumi di denaro pubblico vengono sottratti alla società per destinarli a imprese che producono quantità crescenti di beni per i quali la domanda è calante, nonostante la riduzione del costo del petrolio che favorisce una diminuzione dei prezzi. «Gli statunitensi comprano meno apparecchi elettronici (– 0,2 per cento), meno alimentari e bevande (– 0,3 per cento) meno vestiti (– 0.9 per cento). L’annuncio che Wal Mart chiude 154 magazzini in tutto il paese e licenzia 10.000 dipendenti non ha certo rassicurato. D’altra parte le vendite di Macy’s sono diminuite del 4.7 per cento e quelle di Gap del 5 per cento, durante i due ultimi mesi del 2015» («Le Monde»).

Perché la domanda crolla? Prima di tutto perché non abbiamo più bisogno di comprare, e questa dovrebbe essere una buona notizia. Abbiamo un numero sufficiente di pantaloni e abbiamo mangiato troppi hamburger. Buone notizie per l’ambiente e per la nostra salute, e sarebbe una buona notizia anche per i lavoratori che potrebbero lavorare meno. Ma no. Il capitalismo non può concepire una riduzione della domanda, né una riduzione del tempo di lavoro, senza considerare questi eventi come segno di una crisi che va affrontata nella solita maniera: riducendo il salario, aumentando lo sfruttamento.

La crescita si ferma, rincula, crolla. Il tempo di lavoro necessario è precipitato dovunque, e non riprenderà mai a salire, grazie alle tecnologie che riducono lavoro. Ma il capitalismo è incapace di organizzare queste due tendenze (che il marxismo ha previsto da centocinquant’anni). Il capitalismo è incapace di semiotizzare l’innovazione, perché le categorie di cui dispone sono quelle di lavoro salariato e di accumulazione.

Il tempo di lavoro necessario si riduce. E questo potrebbe aprire le porte a una liberazione di tempo sociale. Ma siccome il capitalismo si fonda sulla superstiziosa identificazione della sopravvivenza con il salario, la benedizione delle tecnologie labor-saving, anziché tradursi in liberazione di tempo sociale, si traduce in disoccupazione di massa, miseria. E guerra.

Sezioni crescenti della popolazione non hanno più un salario perché il lavoro è diventato inutile, perciò si organizzano in forma criminale. Cos’è in ultima analisi lo Stato Islamico se non una possibilità di occupazione e reddito per milioni di lavoratori giovani delle periferie del mondo arabo e d’Europa? Cosa sono le organizzazioni narcos, che straziano distruggono terrorizzano aree del territorio messicano, se non una possibilità di occupazione e reddito per centinaia di migliaia di disoccupati delle aree più povere del Messico?

È sempre stato vero che il capitalismo porta la guerra come la nube porta la tempesta, ma oggi il processo presenta caratteri originali, rispetto a un passato in cui la guerra aveva un carattere riconoscibile, dichiarato, e cominciava in un certo giorno per finire quando si firmava la tregua. Non c’è più inizio, non c’è più tregua, non c’è più territorio né confine. La guerra è ovunque.

Non soltanto gli stati organizzano la guerra come investimento di capitali che non trovano sbocco. È la società medesima a produrre la guerra: masse di giovani privi di futuro si organizzano in forma criminale per garantirsi un redditodato che il capitalismo non è più in grado di fornirgli un salario, mentre il ricatto del lavoro persiste, anche se il lavoro è divenuto inutile.

Cosa accadrà nel sistema finanziario quando lo shock raggiungerà le grandi banche che hanno investito sulle aziende che producono petrolio che nessuno vuole più comprare? Il 2016 è cominciato con una generale caduta delle Borse. Siamo solo all’inizio. Le conseguenze posso rivelarsi estremamente dolorose per la società.

Solo l’autonomia della sfera sociale dall’economia di accumulazione potrebbe permetterci di trovare una via d’uscita da questo labirinto. Solo la ricomposizione sociale può imporre unquantitative easing for the people, come lo chiama Christian Marazzi. Mario Draghi è l’eroe delle Banche e delle Borse, ma i soldi che lui regala alla finanza sono sottratti alla società. La liquidità, con cui l’autorità monetaria ha alimentato finora l’ingordigia del sistema finanziario, dovrebbe semplicemente essere diretta in un’altra direzione: reddito di cittadinanza, soldi per rilassare l’aggressività e permettere all’attività collettiva di rimediare alla devastazione psichica culturale ambientale prodotta dal ricatto del salario.

 

 

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DEL 21 AGOSTO 2011

 

 
 
 
 
 
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CALCIOPOLI, EX-CIRIELLI ED ASSOCIAZIONI A DELINQUERE: DA DEI DELITTI E DELLE PENE ( Beccaria, 1764) A DEI DELITTI E DELLE PACCHE (SULLE SPALLE)


 
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IL MANIFESTO

 

COPPE EUROPEE 2015-2016 : detentori Barcellona e Siviglia(bis).

Niente 'Remuntada' per il Barça, Supercoppa all'Athletic

 

Quarti con due big match Barça-Atletico e Psg-City  Facile per Real e Bayern

Quarti con due big match
Barça-Atletico e Psg-City
Facile per Real e Bayern
,
contro Wolfsburg e Benfica

 

Ottavi di finale

Calcio

 

Champions, Juve eliminata dal Bayern
Bianconeri illudono, tedeschi pari al 90°
Poi dilagano nei supplementari: 4 a 2
(16-03-16)

Ai quarti Atletico e City   Stasera alle 20.45 la Juve   Emergenza infortuni

 

Ai quarti Atletico e City 

Fanno festa Psg e Benfica 
Eliminate Chelsea e Zenit

 

 

 

 

Rimonta Juve   foto    2-2 con il Bayern Monaco

 

Rimonta Juve foto 
2-2 con il Bayern Monaco
,23-02-16

 

MERDOPA LEAGUE 2015-2016

ITALIANE TUTTE ELIMINATE:UN DISASTRO

Europa League, ottavi in palio    Dirette  Napoli- Villarreal  1-0      Tottenham-Fiorentina  0-0

 

Europa League, ottavi in palio:crollano Fiorentina e Napoli, passa solo la Lazio. Cade anche lo Shalke04. 
 Napoli- Villarreal 1-1  
Tottenham-Fiorentina 3-0

Lazio passa, 3-1 al Galatasaray. Passano i detentori del Siviglia, ManUnited, Dortmund, Liverpool, Valencia e Bilbao (25-02-16)

 

 
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IL MANIFESTO

 

Euro 2016, l'Austria fa festa in Svezia. Storico Rooney: supera Bobby Charlton

Islanda prima, Olanda quasi fuori: cambia l'Europa del calcio

 

 

Qualificazioni Mondiali 2018, l'Italia pesca la Spagna

Gli azzurri contro i fortissimi spagnoli in un girone che comprende anche Albania, Israele, Macedonia e Liechtenstein

 

 

 
ESTERI 2015-2016

Psg da record, campione con due mesi di anticipo

 

Psg da record, campione con due mesi di anticipo

 

 

Inghilterra, Coppa di Lega: Chelsea eliminato, Mourinho sempre più a rischio
 

COPPE EUROPEE 2015-2016 : detentori Barcellona e Siviglia(bis).

Niente 'Remuntada' per il Barça, Supercoppa all'Athletic

Ottavi di finale

MERDOPA LEAGUE 2015-2016

Spagna: il Barcellona crolla a Vigo, Celta in vetta con il Real

 

 
Al Barcellona la Supercoppa 2015-2016 (5-4 ai supplementari sul Siviglia), manca la Coppa del Mondo per Club e la Supercoppa Spagnola per bissare il SESTETE della stagione 2009-2010.

Champions, il Bayern travolge l'Arsenal. Chelsea ok, sollievo per Mourinho

 

Calcio Italia 2015-2016,

Inter-Roma 1-0, Medel firma il sorpasso nerazzurro

 

Inter al bivio: Champions o bancarotta

03 settembre alle 10:28

 

 

Fiorentina prima dopo 16 anni (era il 1999 con in panchina Trapattoni....)
Grande Napoli e fischi al Milan
:0-4   foto
(05-10-15)

Juve ok, Lazio terza. E riscatto della Roma
Mihajlovic: dimissioni? Non ci penso
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Inter fermata in casa Samp / Sassuolo ko  / Guarda i gol

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Serie B, ecco i calendari: subito il derby campano.

Serie B: Colpo del Como nel posticipo, 0-2 al Novara

 Il Cagliari inizia con il Crotone

Si parte il 5-6 settembre con la novità della gara la domenica alle 17:30, due caselle ancora mancanti. Prima giornata subito calda con la sfida tra Salernitana-Avellino, Livorno-Pescara, Bari-Spezia e Cesena-Brescia. I sardi, grandi favoriti, contro i calabresi. Il presidente Abodi: "Ricominciamo più forti di prima"

 

 

Lega Pro: ecco i gironi senza incognite,

 cinque gare della prima giornata il 16 settembre

Ufficializzate a Firenze le 34 giornate dei tre gironi, con ancora quattro incognite in attesa dei verdetti della giustizia sportiva e della decisione del consiglio Figc sul 54° club, ma Seregno e Messina chiedono il format a 60 squadre

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CALCIOSCOMMESSE TOTALE(2011-?)

indice Calcio
2014-2015

 

 

 

http://kassiesa.home.xs4all.nl/bert/uefa/

data/method4/crank2014.html  :per conoscere il ranking Uefa corrente

 
 

 

 

 

 

 
Nice 2 Meet

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edizione cartacea
 

PRIMA PAGINA

Torneo di Viareggio all'Inter: il Verona cede in finale

Finisce 2-1 l'ultimo atto a Pisa: nerazzurri avanti subito con Bonazzoli, nella ripresa il pari di Cappelluzzo. Poi quando i supplementari sembrano inevitabili, decide Gyamfi

 

PISA - Il Torneo di Viareggio va all'Inter. I nerazzurri completano il percorso netto fatto di sole vittorie battendo 2-1 il Verona nella finale disputata a Pisa. Bonazzoli, prestato dalla prima squadra (presente sulle tribune anche Roberto Mancini), ha sbloccato il risultato al 2' portando in vantaggio l'Inter: l'attaccante ha confermato il notevole fiuto del gol, avventadosi sul un corto retropassaggio di un difensore veneto ed anticipando il portiere. 

Il pareggio scaligero è arrivato al 60': Cappelluzzo è abile nel deviare di testa in rete un cross proveniente dalla destra. La gara prosegue abbastanza equilibrata e sembra destinata ai tempi supplementari, ma ad un minuto dal termine ci pensa Gyamfi, che al volo riprende una respoiunta del portiere e con il piattone mette in rete.

L'attaccante dell'Inter Federico Bonazzoli è stato eletto all'unanimità "Golden Boy" del torneo. Bonazzoli inoltre ha vinto pure il titolo di capocannoniere del torneo con 5 reti, premio condiviso col giocatore del Palermo Accursio Bentivegna. Il titolo di miglior portiere della competizione è andato a Pierluigi Gollini dell'Hellas Verona mentre il portiere di riserva dell'Inter Marco Pissardoha ricevuto il premio in qualità di giocatore più giovane della finale essendo nato l'8 gennaio 1998. Riconoscimenti infine per i due allenatori finalisti Stefano Vecchi dell'Inter (premiato col "Trofeo credito sportivo" dal commissario straordinario dell'Istituto per il Credito Sportivo Paolo D'Alessio) e Massimo Pavanel del Verona.

 

 

 

 

Ferrero, gaffe su Thohir: "Dissi a 
Moratti di cacciare quel filippino del cazzo...."

 

 

 
LINK INTERNATIONWEB:2013-2014

 

DESQUARED DONNA

CATWOMAN

ZALANDO BURTON

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DESQUARED DONNA 5

LINK STORIA 1

POLITICA ITALIANA: dal caso Matacena al massacro della finale di Coppa Italia 2014

POLITICA ITALIANA: da Cosentino ad Aldovrandi, lo sfascio della vendita degli immobili pubblici, fuori onda della Gelmini: sono una troiona pazzesca, def e spending review, arresto cosentino, arresto zagaria, silvio crolla angelino scappa, botte da orbi a Roma per il corteo casa.....

POLITICA ITALIANA: il feroce attacco di BeppeGrillo ad Obama,quando Salvini era un COMUNISTA PADANO,bunga bunga, dubai,caso baby squilloe la responsabilità del marito della Mussolini, quella che voleva la castrazione chimica, telefonate ai Ligresti della ministra della giustizia Cancellieri, la nuova vita di Ruby,artigiano du youtube:Italia paese di merda, ascesa e caduta di Cottarelli mister spending rewiev, affari e cosche: dalla Brianza all'Expo, il caso stamina, la fuga di Renzi, l'uscita di scena di D'Ambrosio il capo del pool mani pulite, grazie al suo lavoro venne spazzata via la secolare DC, secessionisti veneti in cescita, mps cede un altro 6%,Veronica Lario vuole 540 milioni di euro per divorziare dal Pagliaccio di Arcore, province addio, i manuali di difesa dall'euro....

POLITICA ITALIANA: dall'interdizione di berlusconi all'arresto della dama bianca

POLITICA ITALIANA: Referendum veneto un segnale a Roma?

POLITICA ITALIANA: chiude il MOndo CORSER

POLITICA ITALIANA: Ferrovie dello Stato,24 miliardi di investimenti ma 15 arrivano dai contribuenti, BPM di Ponzellini, ben 3 milioni di euro alla SATANCHE' senza alcuna garanzia, solo il suo buco del culo plastificato da troiona, o crescita o morte, la Ministra Giannini BATTE in strada, passa il demansionamento delle province di Del Rio, la nuvola di Fucsas: 180 milioni di euro di stronzate, l'impegno della Giannini: sono una troia pompinara, auto blu al via la vendita su ebay,

ESTERI: dalla scomparsa dell'aereo Malaysia all'occupazione russa della Crimea

ESTERI BIS

 

L'INTER IN MANO ALLE BANCHE

MEDIASET SI PRENDE LA COPPA DEI CAMPIONI 2015-2018

ETO HA 39 ANNI

L'ATLETICO MADRID E' CAMPIONE DI SPAGNA DOPO 18 ANNI

CHELSEA-ATELTICO MADRID 1-3

BAYERN M.-REAL MADRID 0-4

IMPRESA ATLETICO. BARCELLONA ELIMINATO

BAYERN CAMPIONE DI GERMANIA A MARZO 2014

STORIA DEGLI AIUTINI ARBITRALI ALLA MERDENTUS NEL 2013-2014

2020 : EURO 2020 ROMA SI CANDIDA

SCOPPIA L'EPOCA DELLO STADIO DI PROPRIETA'

LA ROMA PRESENTA IL NUOVO STADIO DA 300 MILIONI DI EURO

MILAN-PARMA 2-4    2013-2014

VERONA-INTER 0-2   2013-2014

I CAMPIONATI DEL QUINQUENNIO D'ORO (2006-2010)

STORIA dei campionati dal 2001

CALCIOPOLI PARTE UNO:DALL'INIZIO DEL PROCESSO,2007,ALLE PRIME CONDANNE

serie A,Coppe,Esteri 2009-2010

serie A aprile 2010

le notizie della stagione 2009-2010

calciopoli 1:la condanna a Giraudo

serie A, maggio 2010

40.000 abbonamenti nel 2009...

guerrilla ultras 1

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guerrilla ultras 4

Inter:torneranno i conti?

CALCIO ESTERO ESTATE 2010

serie A 2010-2011,agosto

serie A 2010-2011,settembre

TRACOLLANO INTER E CESENA

 Inter, il pareggio fa felice la Lazio

CALCIOPOLI 2 CHE VEDE COINVOLTA NATURALMENTE L'INTER.

LA STAGIONE 2010-2011, OTTOBRE

 MORATTI ( E L'INTER) NEI GUAI NERISSIMI

CALCIOPOLI PARTE DUE: LA NASCITA DI CALCIOPOLI 2, IL COINVOLGIMENTO DELL'INTER

STAGIONE 2010-2011, PARTE 1

LA STAGIONE 2010-2011, PARTE 2

LA STAGIONE 2010-2011, PARTE 3

LA STAGIONE 2010-2011,PARTE 4

PETER TOSH

http://www.dilandau.eu/download-songs-mp3/peter-tosh-johnny-b-goode/1.html

IRON MAIDEN 1980

http://it.dilandau.eu/scaricare_canzoni-mp3/remember%20tomorow%20iron%20maiden/1.html

http://www.testitradotti.it/canzoni/iron-maiden/remember-tomorrow

http://it.dilandau.eu/scaricare_canzoni-mp3/the%20legacy%20-%20Testament/1.html

http://it.dilandau.eu/heavy%20metal/Iron%20Maiden/

Strange%20World/scaricare-mp3-1.html

http://www.testitradotti.it/canzoni/iron-maiden/strange-world

TESTAMENT  1989-1990

http://dilandau.eu/thrash%20metal/

Testament/Practice%20What%20You%20Preach/download-mp3-1.html

http://it.dilandau.eu/scaricare_canzoni-mp3/the%20legacy%20-%20Testament/1.html

http://www.scamadviser.com/check-website/b-work-home.ru

http://video.repubblica.it/spettacoli-e-cultura/la-pubblicita-e-sessista-bocciata-pamela-anderson/130999/129504?ref=HRESS-3

http://lampadeartistiche.htmx.it/

http://xoomer.virgilio.it/sergio.diotti/index1.html

http://xoomer.virgilio.it/sergio.diotti/MANGA01.htm

http://internazionalsit.altervista.org/competition.shtml

http://www.internotizie.it/bancate.htm

LO SCIOGLIMENTO DEI GHIACCI AL POLO NORD IN TRE MESI !!!

http://video.repubblica.it/natura/polo-nord-il-ghiaccio-si-scioglie-il-time-lapse-e-inesorabile/

136085/134619?ref=HRESS-14

DITA IN FETISH

http://d.repubblica.it/personaggi/2013/06/25/foto/dita_von_teese_moda-1714431/1/?ref=HRESS-29#3

DALLE GLACIAZIONI

http://www.repubblica.it/scienze/2013/07/13/foto/

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http://www.guadagna-online-con-noi.it/pts/che-cos-%C3%A8-una-pts/

che cos'è una pts

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COPPE EUROPEE

SPOSTAMENTI

2015-2016: Lazio- Sparta Praga 0-3, fuori anche l'ultima italiana. Il massacro è terminato, non accadeva dal 2001.

E’ finita, stop, amen. Basta Calcio. La situazione più paradossale e più emblematica della liquefazione del calcio italiano, se vogliamo, è proprio quella della Lazio: che ha cominciato dalla Champions League, eliminata dal Bayer Leverkusen in estate, e si è fermata tra le sedici dell’Europa League, eliminata dallo Sparta Praga, squadra non propriamente di fenomeni e che finora non aveva mai vinto una partita in Italia. In un “discendendo” rossiniano culminato in questo cupo e inquietante gesto di autolesionismo: stadio semivuoto e in attesa di squalifica per razzismo dei suoi tifosi, squadra allo sbando, pubblico in aperta rottura con la società. Dicevano tutti, a giustificazione del campionato assai misero e quasi senza traguardi ormai raggiungibili, che in fin dei conti la Lazio di Lotito e Pioli, di Candreva e Biglia, di Anderson e Klose, avesse comunque una vocazione europea e che la sua stagione in Europa League potesse almeno in parte compensare tanto grigiore. Ma siccome non è evidentemente così e non esistono due Lazio,  rimontare tre gol è apparso subito impossibile - non è mica il Bayern Monaco - e il funerale del calcio italiano si è dunque celebrato addirittura a partita ancora in corso.

Se Roma e Juventus hanno la giustificazione di essersi imbattute nel Real Madrid e nel Bayern Monaco, la Lazio no. Aveva un avversario considerato facile e salutato addirittura con occhiolini, sorrisini e gomitatine al momento del sorteggio. Ma i nomi degli sconosciuti Dockal, Krejci e Julis, se li ricorderà per un pezzo, assai più dei Manchester United, Liverpool o Borussia Dortmund che ha evitato. E anzi a questo punto sarebbe stato assai più dignitoso farsi sbattere fuori da una superbig: nessuno avrebbe potuto dire niente. Così è diverso, l'umiliazione non è quasi sopportabile.

Siamo fuori da tutto, nemmeno un club italiano superstite. A metà marzo abbiamo lasciato sul campo Juve, Roma, Lazio, Napoli, e Fiorentina. Le due di Milano, un tempo roccaforte del calcio italiano, nemmeno ci sono arrivate alle Coppe e arrancano pure quest’anno. Sembrava un anno in cui potessimo fare qualche punto e sperare addirittura di recuperare un posto in più nelle Coppe. Niente di tutto questo, segnali di progresso illusori e fasulli. Perdiamo parecchi punti. Ad alto livello (Champions League) sentiamo la mancanza di qualche campione, più in basso (Europa League) facciamo anche colossali errori di valutazione, preparazione, programmazione. Non lottiamo per risalire, per rifarci un’immagine, non facciamo squadra. Gli italiani si gufano reciprocamente e godono meschinamente delle eliminazioni altrui.

L’Italia non ha mai capito lo spirito dell’Europa League, è talmente presuntuosa da pensare di poter vincere le partite con un piede solo e un braccio legato dietro. E infatti ne viene sbattuta regolarmente fuori.  Continuo a pensare che la Lazio non abbia giocatori così tanto inferiori a quelli dello Sparta Praga. Non abbiamo grandi squadre, ma abbiamo anche smarrito totalmente, purtroppo, l’arte di arrangiarsi e anche la sola arte di difendersi. E’ capitato a Pioli con la Lazio, ma pure a Sarri col Napoli e a Sousa con la Fiorentina. Prima di guadagnarvi la patente di guru in Italia, pensate sempre cosa avete ottenuto in Europa. 

Vista raramente tanta desertificazione, non accadeva da 15 anni: proprio vero che il clima sta cambiando.

Con due sopravissute su sei, l'italonia pallonara, nonostante lo sfascio della Roma, rimane a meno 3637 dagli inglesi; considerata la carneficiina in atto e' clamoroso, tuttavia c'e' il turno di sta sera di coppa dei campioni, i restanti ottavi e gli ottavi di merdopa dove gli inglesi, ahime, hanno fatto il pieno. Con un ranking ad inizio stagione di meno 2000 rispetto agli inglesi, doveva essere la stagione del sorpasso che avrebbe permesso la riconquista della quarta pazza champion persa nel 2011, invece si sta prospettando un collasso, ringraziando altresi il Padreterno per il crollo totale del calcio francese, sopravvissuto solo col Psg che sta sera sfidera' i blues a Londra. Sui commenti trionfalistici della Gazzetta dello sport sul 3 a 1 dell'Inter sul Palermo tecnicamente in serie B: teniamo presente che RCS, proprietaria della Gazzetta dello Sport, era in mano agli Agnelli fino a settimana scorsa, quando Exsor-FCA ha deciso di dismettere tutte le partecipazioni sulla stampa locale per concentrarsi su quella mondiale con l'acquisizione dell'Economist. Venendo meno gli Agnelli, che hanno altresi ceduto Stampa-Secolo XIX al gruppo Espresso-De Benedetti, e' lampante il cambio di linea editoriale: andatevi a rileggere gli editoriali al calor bianco contro l'inter dopo inter-samp ed juve-inter e confrontateli con i commenti di inter-palermo, facendo presente che l'inter nelle tre occasioni ha sostanzialmente fatto schifo.....

CARNEFICINA DELLE ITALIANE E CROLLO DEL RANKING: AVANZANO IN MASSA TEDESCHI, INGLESI E SPAGNOLI.(25-02-16)

L’unica superstite è la Lazio, che non è propriamente una falange macedone, ma tant’è, almeno ha fatto una bella partita, ed è lì. Agli ottavi di finale dell’Europa League, nemmeno in zona avanzatissima dunque. Il bello (o il brutto) è che la Lazio rischia presto di essere l’unica superstite del calcio italiano in Europa. Ci mancano ancora le sentenze della Champions League, ma non siamo messi benissimo. SOS, È DI NUOVO ALLARME DEL CALCIO ITALIANO. LA LAZIO (ELIMINATO IL GALATASARAY) RISCHIA DI ESSERE L'UNICA SUPERSTITE NELLE COPPE. SCHIAFFI INGLESI ALLA FIORENTINA, IL NAPOLI CONFERMA CHE SE HIGUAIN NON FA GOL NON VINCE. O LA JUVE FA IL MIRACOLO A MONACO O SIAMO PROPRIO RIDOTTI AL LUMICINO

 
 
 
 

Un incontro segreto a Londra apre la strada alla creazione di un super campionato europeo di calcio, con tutti i club del continente più forti, più ricchi e più capaci di attirare pubblico televisivo. Lo scopo è evitare che formazioni con un grande “brand” siano tagliate fuori dalla pioggia di soldi della Champions perché non riescono a qualificarsi, come per esempio è successo negli ultimi anni a Liverpool, Milan, Inter e Manchester United

 
 
 
 
 Fenomenologia del tifo: politicizzazione, regressione e virtualizzazione dello stadio in Italia. Il calcio come fenomeno politico e delinquenziale

Lee Van Cleef Il Cattivo per Bloooog!

Il braccio violento del tifo ha colpito ancora. I giocatori del Foggia sono stati aggrediti con mazze da baseball e pugni sul pullman al ritorno dalla partita persa ad Andria. Duecento ad aspettare la squadra per minacciarla in perfetto stile mafioso. Una cinquantina di tifosi dell’Atalanta invece hanno inscenato una manifestazione con fumogeni, striscioni e insulti sotto la sede della Gazzetta dello Sport a Milano, contro il giornalista (e amico) Sebastiano Vernazza. Aveva scritto un articolo, ovviamente assai critico, sul corteo di solidarietà a Claudio Galimberti, detto il Bocia, leader degli ultras dell’Atalanta, condannato dal tribunale per svariati atti di violenza.
E’ chiaro che alcuni tifosi, in particolare gli ultras, ricercano la spettacolarità dell’azione, la pubblicità, la sproporzione della reazione. Si muovono e agiscono in massa con fare delinquenziale e incivile. Proprio quando vengono isolati e condannati dai loro stessi compagni tifosi, trovano nella spettacolarità la soddisfazione che non viene più data loro

 San Siro, quei 140.000mila abbonati che hanno disertato
SAN SIRO, GLI SPETTATORI FANTASMA - MILAN 2015-2016
GIORNATA AVVERSARIA DICHIARATI EFFETTIVI DIFFERENZA %
2° Sab 29 Agosto 20.45 Empoli 34.382 28.014 +6.368 +22,73%
4° Sab 19 Settembre 20,45 Palermo 33.689 27.474 +6.215 +22,62%
7° Dom 4 Ottobre 20,45 Napoli 50.488 47.000 +3.488 +7,42%
9° Dom 25 Ottobre 15,00 Sassuolo 37.568 30.358 +7.030 +23,02%
10° Merc 28 Ottobre 15,00 Chievo 25.523 15.534 +9.989 +64,30%
12° Sab 7 Novembre 20,45 Atalanta 33.192 27.260 +5.932 +21,76%
14° Sab 28 Novembre 20,45 Sampdoria 32.368 20.000 +12.368 +61,81%
16° Dom 13 Dicembre 15,00 H. Verona 27.497 19.380 +8.117 +41,83%
18° Merc 6 Gennaio 15,00 Bologna 31.381 23.254 +8.127 +34,95%
Totale   306.088 238.454 +67.634 +28,36%
Media   34.007,777 26.494,888 +7.514,888 +28,36%


 

 

SAN SIRO, GLI SPETTATORI FANTASMA - INTER 2015-2016
GIORNATA AVVERSARIA DICHIARATI EFFETTIVI DIFFERENZA %
1° Dom 23 Agosto 20.45 Atalanta 37.042 27.600 +9.442 +34,21%
3° Dom 13 Settembre 20,45 Milan 79.154 73.779 +5.375 +7,28%
5° Mer 23 Settembre 20,45 H. Verona 34.548 25.325 +9.223 +36,42%
6° Dom 27 Settembre 20,45 Fiorentina 42.687 38.096 +4.591 +12,05%
8° Dom 18 Ottobre 20,45 Juventus 79.154 74.857 +4.297 +5,74%
11° Sab 31 Ottobre 20,45 Roma 59.213 54.172 +5.041 +9,30%
13° Dom 22 Novembre 20,45 Frosinone 37.469 27.665 +9.804 +35,44%
15° Sab 5 Dicembre 20,45 Genoa 39.485 30.021 +9.464 +31,52%
17° Dom 20 Dicembre 20,45 Lazio 46.260 39.602 +6.658 +16,81%
19° Dom 10 Gennaio 12,30 Sassuolo 40.322 32.854 +7.468 +22,73%
Totale   495.334 423.971 +71.363 +16,83%
Media   49.533,4 42.397,1 +7.136,3 +16,83%
 
 
 
 
La sentenza della Cassazione definitiva del 15 settembre 2015

 

 

La marcia sulla Roma degli ultrà neofascisti. Dopo i Guerrieri Ultras di Sandokan che cannibalizzarono la Curva Sud del Milan nel 2005 è il turno del CUCS giallorosso....

Gli scontri dopo il match di Europa League
Foto Sequestrati paradenti e bastoni

  LA GUERRIGLIA URBANA DEGLI ULTRAS NEO NAZI DELLO SPARTAK MOSCA

 

Pericolo ultrà: in Italia e Europa
critiche alla curva della Roma

Roma, silenzio di protesta e cori anti-Napoli 
In curva Sud striscione per De Santis
Il papà di Ciro Esposito: "Sono indignato" 

 

L'internazionale degli ultrà

Svelati da un rapporto della polizia 
tutti i collegamenti politici tra le tifoserie europee

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